ANNO 1924 (02)

CRONOLOGIA DELL'ANNO 1924
(seconda parte)

LUGLIO - AGOSTE - SETTEMBRE - OTTOBRE - NOVEMBRE - DICEMBRE
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LUGLIO 1924

1 LUGLIO - Dimissioni dei ministri Gentile, sostituito con il liberale di destra Alessandro Casati; di Carnazza ministro dei lavori pubblici, sostituito con il liberale di destra Gino Sarrocchi; di Corbino ministro dell'economia nazionale, sostituito con il popolare Cesare Nava. Un altro ex popolare Paolo Mattei Gentili entra nel governo come sottosegretario alla giustizia.
- Interviene il Re, lanciando un appello alla concordia. Ma la protesta aumenta.

9 LUGLIO - In Italia il governo Mussolini annuncia un provvedimento restrittivo per la libertà di stampa. Il decreto è approvato con esecuzione immediata dal consiglio dei ministri. Tale provvedimento, che riprende le disposizioni previste da un decreto legge già predisposto nel luglio del 1923 e mai reso esecutivo, dà facoltà ai prefetti di intervenire in modo censorio in una serie molto ampia, che consente perfino la soppressione di un giornale. In questo nuovo decreto le norme, contengono indicazioni ancora più repressive.
Molti direttori e proprietari di testate, e la stessa Federazione nazionale della stampa prendono posizione contro il decreto (che più tardi rigorosamente applicato, sarà ancora più duro).

25 LUGLIO - L'on. Roberto Farinacci, il "ras" di Cremona, più intransigente e più aggressivo in fatti e parole, assume la difesa in giudizio del fascista Amerigo Dumini nel processo per l'omicidio di Matteotti.
Da notare che nel febbraio 1925, a "bufera" passata, Farinacci ricoprirà la carica di segretario generale del Partito Nazionale Fascista. Negli stessi giorni, viene richiamato un altro intransigente che aveva fatto allontanare, spedendolo in Somalia a fare il governatore: cioè De Vecchi; oltre che fascista della prima ora, il quadrunviro era stato uno dei creatori della Milizia, dove ora è tornato per prenderne il comando (dopo l'uscita di De Bono).
E' ormai chiaro che Mussolini è costretto a fare delle concessionhi all'ala intransigente del movimento. Messi a capo di qualcosa - pensa forse Mussolini- i ribelli difficilmente si metteranno alla testa di un gruppo secessionista. Anzi saranno loro, eventualmente a stroncare le ambizioni di qualche altro irrequieto "ras" di provincia.

AGOSTO 1924

1 AGOSTO - La Milizia fascista che finora era un gruppo di pretoriani che rispondeva solo a Mussolini, entra a far parte delle Forze armate e viene sottoposta anch'essa all'obbligo di prestare giuramento di fedeltà al re. Tuttavia Mussolini ne corserva il comando invece di essere, come tutti gli altri reparti dell'Esercito, posta alle dipendenze del ministero della guerra.

2 AGOSTO - In Russia viene pubblicato il testamento politico di Lenin: Stalin viene definito poco intelligente e cattivo marxista. Ma il documento è comparso molto in ritardo, quando ormai Stalin ha consolidato il suo potere e inizia a fare il vuoto intorno a sé, eliminando i più dotati antagonisti che gli insidiano la poltrona.
3 AGOSTO - Alla Conferenza di Londra raggiunto fra gli alleati l'accordo sul problema delle riparazioni di guerra della Germania.

6 AGOSTO - Il "Corriere della sera» pubblica un articolo di Luigi Einaudi intitolato "Il silenzio degli industriali". L'economista fa chiaramente riferimento alla situazione creatasi dopo l'assassinio Matteotti, e accusa il mondo industriale italiano di assistere disinteressato e appartato agli eventi drammatici che stanno travagliando il paese. Seguono le polemiche.

12 AGOSTO - Altra scissione dentro il Partito Popolare. Un gruppo si stacca dalla destra del Partito popolare, e costituisce a Bologna nella sede dell''Avvenire d'Italia» il Centro nazionale italiano. Motivo della scissione è l'atteggiamento tenuto dal PPI nei confronti del delitto Matteotti, che ha portato il partito a fare causa comune con socialisti e massoni.

16-17 AGOSTO - Il cadavere di Giacomo Matteotti è stato ritrovato in una macchia alla Quartarella, nei dintorni di Roma. Si riaccendono in tutto il paese i sentimenti di commozione e di indignazione.

22 AGOSTO - La salma di Matteotti tumulata in forma privata a Fratta Polesine, suo paese natale. Molto singolare il rifiuto Vaticano di una visita che la vedova voleva fare al Papa. La giustificazione è per non compromettere i buoni rapporti che si stanno instaurando tra la Santa Sede (con il Cardinale Gasparri- lo ritroveremo ai Patti Lateranensi del '29) e il capo del Fascismo.
De resto Pio XI non ha fatto mistero, quando in una sua allocuzione del 24 marzo (a pochi giorni dalle elezioni del 6 aprile) ha esaltato "l'opera di restaurazione dei valori religiosi compiuta dall'attuale governo fascista".
Che fu interpretato come un segnale verde dato ai credenti propensi ad appoggiare il fascismo senza timori, e indipendentemente dalle vicissitudini del partito popolare.

27 AGOSTO - Pochi giorni dopo nella stessa Roma, l'organo del partito popolare Il Popolo viene sequestrato due volte in un giorno per aver pubblicato critiche a Mussolini in seguito all'assassinio di Matteotti.
31 AGOSTO - In un discorso ai minatori del Monte Amiata, Mussolini sferra un duro attacco contro le opposizioni, definendole "impotenti" e dichiarandosi pronto a farne "strame per gli accampamenti delle camicie nere".

SETTEMBRE 1924

1 SETTEMBRE - Nasce la "Lega italica", nuova formazione politica per iniziativa del drammaturgo Sem Benelli. Si era presentato alle elezioni di aprile nel "listone", ma aveva poi preso le distanze dal fascismo in seguito al delitto Matteotti.
3 SETTEMBRE - Concluso un accordo provvisorio tra i governi italiano ed egiziano per la frontiera libica.
6 SETTEMBRE - A Torino Piero Gobetti, editore e direttore della rivista "Rivoluzione liberale" subisce a Torino una violenta aggressione da parte di una "squadraccia" fascista.

7 SETTEMBRE - Colloquio di Mussolini col Re: assicurato al sovrano l'impegno per la tutela dell'ordine pubblico.
9 SETTEMBRE - Pio XI parla agli universitari della FUCI (Federazione universitari cattolici italiani) definendo le linee di condotta alle quali i cattolici devono attenersi nell'affrontare la lotta politica. Viene messa in discussione ogni ipotesi di collaborazione con i socialisti, anche in funzione antifascista: la posizione tenuta dal Partito popolare all'interno del fronte aventiniano è, in pratica, sconfessata.
- Nello stesso giorno rappresentanti della Confindustria consegnano un memorandum a Mussolini. Nel documento, presentato dal presidente e dal segretario, Antonio Stefano Benni e Gino Olivetti, e da Ettore Conti e Alberto Plrelli, si chiede il ristabilimento della fiducia nell'ordine e nella legge costituzionale, il riconoscimento dell'assoluta libertà di organizzazione sindacale al di fuori di ogni pressione proveniente dal potere politico, la definitiva "normalizzazione" del paese anche attraverso la soluzione del problema della milizia.


13 SETTEMBRE - Armando Casalini, deputato fascista viene assassinato a freddo a Roma; l'omicida, il comunista Giovanni Corvi, dichiara di aver agito per vendicare l'on. Matteotti.
Più che una vendetta ha fatto un favore ai fascisti, che ora mettono sulla bilancia un loro martire.

16 SETTEMBRE - L'on. Farinacci (e non poteva che essere lui) invoca un decisivo contrattacco fascista per vendicare la morte di Casalini e spezzare gli elementi che sabotano la regolare vita del Paese.
18 SETTEMBRE - A New York fallito attentato contro l'aviatore Locatelli durante una manifestazione di antifascisti italiani.
19 SETTEMBRE - Lo scrittore Luigi Pirandello chiede a Mussolini la tessera del partito fascista. Aderisce con un telegramma direttamente indirizzato a Mussolini, proponendosi come "umile e obbediente gregario" di una "fede nutrita e servita sempre in silenzio".
Nei giorni successivi si scatenerà tra stampa fascista e antifascista una violentissima polemica sul gesto compiuto dal drammaturgo; ne saranno principali protagonisti i giornali "II Mondo" e "L'impero".

20 SETTEMBRE - Perseguendo la caccia di consensi degli intellettuali più prestigiosi del Paese, Mussolini nomina 53 nuovi senatori; tra essi il maestro Giacomo Puccini e il poeta Salvatore Di Giacomo.

28 SETTEMBRE - L'on. Farinacci viene ferito in duello dal principe Valerio Pignatelli.

OTTOBRE 1924

4 OTTOBRE - Arrestato a Marsiglia il tenente Augusto Malacria per l'assassinio dell'on. Matteotti.

6 OTTOBRE - L'Unione radiofonica italiana inizia a emettere trasmissioni regolari dalla sua stazione di Roma.
7 OTTOBRE - Il partito liberale al Congresso nazionale di Livorno ha qualche divergenza al suo interno. Si è creata una frattura fra i collaborazionisti, favorevole a un accordo incondizionato con il governo fascista; e un'altra corrente che invece desidera conservare la piena autonomia del partito. Prevale quest'ultima, invitando gli altri a insistere presso il governo per ristabilire la legge e il libero svolgersi della vita civile nel paese. Risoluzione molto blanda, insomma.

11 OTTOBRE - Le Associazioni dei combattenti e dei mutilati decidono l'astensione dalle cerimonie fasciste del 28 ottobre per protesta contro le violenze impunite nelle province.

16 OTTOBRE - La destra liberale presieduta dall'on. Salandra decide di confermare l'appoggio al governo fascista e si costituisce in gruppo parlamentare autonomo; ma ha posto però una sorta di ultimatum a Mussolini, affinché realizzi una effettiva "normalizzazione" della situazione.
- nello stesso tempo il Partito comunista insieme agli altri gruppi dell'Aventino, con l'intento di contrapporre alla Camera a maggioranza fascista un'assemblea in grado di rivendicare la guida politica del paese propone di dare vita a un antiparlamento.
Ma gli altri gruppi dell'Aventino si esprimono contro tale iniziativa. Che cosa hanno in mente di fare, vistO che stanno diventando uno sparuto gruppo, non si sa. Aspettano la Provvidenza dal cielo.

21 OTTOBRE - A Berlino scioglimento del Reichstag per l'impossibilità di ottenere una maggioranza parlamentare.
23 OTTOBRE - Il generale De Bono si dimette dal comando della Milizia (MVSN) perchè coinvolto nelle indagini sul delitto Matteotti. II comando lo assume Italo Balbo, ma nel corso del mese di novembre, anche lui sarà costretto a dimettersi dopo alcuni attacchi della stampa di opposizione, che lo indicano responsabile in una serie di atti di violenza. Il comando della MVSN passa al gen. Asclepio Gandolfo.

24 OTTOBRE - Il Comitato delle opposizioni decide (!!!) di mantenere il ritiro dei deputati sull'Aventino; mentre alla Camera, già qualcuno pensa di farli decadere come deputati e lasciarli a prendere aria sul Colle.

25 OTTOBRE - In seguito alle pressioni esercitate da Mussolini, il cardinale Pietro Gasparri invita l'ex segretario del Partito popolare don Sturzo a trasferirsi a Londra. Il prete siciliano rimarrà in esilio all'estero per ventidue anni.

NOVEMBRE 1924

4 NOVEMBRE - Nelle celebrazioni del 6° anniversario della vittoria, i generali Diaz e Cadorna ricevono il bastone di Marescialli d'Italia; per Thaon de Revel quello di Ammiraglio. Ma nelle manifestazioni in città si verificano alcuni scontri tra fascisti ed esponenti delle organizzazioni combattentistiche.
6 NOVEMBRE - Il repubblicano Calvin Coolidge rieletto a grande maggioranza presidente degli Stati Uniti.
7 NOVEMBRE - Formato in Gran Bretagna il nuovo governo dal conservatore Stanley Baldwin; Winston Churchill nominato Cancelliere dello Scacchiere.

8 NOVEMBRE - L'Unione nazionale delle forze liberali e democratiche si costituisce per iniziativa di Giovanni Amendola. Il manifesto di fondazione lancia un appello alla mobilitazione di quanti siano disposti a una opposizione al fascismo "in nome dell'esistenza dello Stato legale".
Tra i firmatari dell'appello di Amendola si trovano i nomi di molti politici, giornalisti, intellettuali e uomini di cultura, come Corrado Alvaro, Ivanoe Bonomi, Roberto Bracco, Piero Calamandrei, Felice Casorati, Guido De Ruggiero, Luigi Einaudi, Luigi Salvatorelli, Carlo Sforza, Giovanni Visconti Venosta.

11 NOVEMBRE - II Consiglio dei Ministri vieta fino a nuovo ordine adunate, comizi e cortei politici in tutta Italia.
11 NOVEMBRE - Pubblicando un manifesto, le opposizioni aventiniane ribadiscono la linea astensionistica e indicano nuove elezioni.

13 NOVEMBRE - Seduta di riapertura della Camera: Mussolini commemora gli onorevoli Matteotti e Casalini, considerandole vittime della violenza politica.
- I comunisti abbandonano l'Aventino. L'intero gruppo comunista riprenderà a partecipare ai lavori della Camera nella seduta del 26 novembre. E' la prima defezione dal Comitato del gruppo parlamentari di opposizione, del quale facevano parte popolari, demosociali, amendoliani, repubblicani, socialisti unitari, massimalisti, e comunisti.

15 NOVEMBRE - L'on. Giolitti annuncia l'intenzione di passare all'opposizione. La decisione è motivata dagli attacchi che il governo ha condotto contro la libertà di stampa.
28 NOVEMBRE - Dimissioni di Italo Balbo dal comando generale della Milizia per i fatti già sopra accennati; Mussolini decide di conservargli il grado «fuori quadro».
30 NOVEMBRE - In un raduno delle opposizioni aventiniane a Milano, i capi dell'antifascismo, guidati da Giovanni Amendola, in una dura requisitoria, fa una morale al Paese (con le chiacchiere) ma in quanto ad agire lui e gli Aventiniani non fanno nulla.

DICEMBRE 1924


5 DICEMBRE - La Voce Repubblicana è assolta a Roma nel processo intentatole dall'on. Italo Balbo che lo aveva querelato per diffamazione; il ras di Ravenna viene pure condannato alle spese processuali..
7 DICEMBRE - Denuncia contro il generale De Bono per le sue responsabilità nel delitto Matteotti. Lo giudicherà il Senato costituito in « Alta corte di giustizia».
- Pochi giorni prima, Ettore Conti, al Senato, pronuncia un discorso in cui si riflette tutto il disagio degli industriali italiani dopo il delitto Matteotti. Il giorno seguente, il generale Gaetano Giardino sottolineerà l'esistenza di un profondo "disagio di coscienza" derivante dalla situazione esistente nel paese. Si farà, in questo modo, portavoce del malessere anche di certi ambienti dell'Esercito nei confronti dei governo di Mussolini.


11 DICEMBRE - Riaperto il processo per l'assassinio di don Minzoni; il direttore del Popolo, Giuseppe Donati, fa il nome dei sicari fascisti.
13 DICEMBRE - Congresso nazionale della Confederazione Generale del Lavoro a Milano: schiacciante prevalenza della maggioranza unitaria.

20 DICEMBRE - Raffaele Paolucci, ex nazionalista vicino agli ambienti politici e di corte, organizza una riunione a Roma per sondare la possibilità di realizzare un accordo tra fascisti moderati, deputati liberali, combattenti e possibilmente aventiniani, al fine di scalzare il governo Mussolini e garantire un "ritorno alla normalità".
21 DICEMBRE - Mussolini, spiazza tutti, e presenta alla Camera un progetto di riforma elettorale per il ritorno al collegio uninominale minacciando così lo scioglimento della Camera e il ricorso a nuove elezioni. Per le "mezze tacche" della provincia, si diffonde il panico; sanno che in una elezione uninominale molti di loro non saranno eletti.

25 DICEMBRE - A Roma grandiosa cerimonia per l'inizio dell'Anno Santo; Pio XI apre la Porta Santa in S. Pietro.
27 DICEMBRE - Compaiono tralci sul retroscena dell'assassinio di Matteotti in un memoriale di Cesare Rossi, ex capo dell'ufficio stampa della presidenza del consiglio, che era scomparso dalla circolazione. Sono pubblicati sul giornale di Giovanni Amendola, «Il Mondo». Da questo documento risulta evidente la diretta o indiretta responsabilità di Mussolini nel delitto Matteotti.
Oltre che indignazione in tutta Italia c'è grande scalpore.

29 DICEMBRE - Dimissioni di Antonio Salandra da presidente della giunta del bilancio della Camera. Salandra aveva ancora votato a favore del governo nella seduta parlamentare di inizio novembre, ponendo però una sorta di ultimatum a Mussolini. Le sue dimissioni fanno temere un'ampia defezione dei liberali, con la conseguente apertura di una crisi.

30 DICEMBRE - In una riunione del consiglio dei ministri Mussolini dichiara che ha l'intenzione di "applicare tutte le misure necessarie per la tutela degli interessi morali e materiali del paese". Tutti si chiedono come farà, visto che circolano vignette e articoli sui giornali fascisti con intenzioni bellicose.

"Cremona Nuova" (di Farinacci) il 31 dicembre sarà ancora più esplicito "La parola di Capodanno: mettere il manganello a portata di mano". Le pressioni dell'estremismo fascista che vuol fare "piazza pulita" di ogni opposizione, sono sempre più forti.
Un tono da ultimatum quello di Curzio Malaparte (ovvero il figlio dell'industriale tessile tedesco Sukert) sull "Impero" il 31 dicembre: ricorda al suo capo che il suo mandato gli viene dalle "province fasciste" e che "non deve credere di salvarsi sacrificando i fascisti", e concludeva "o tutti in galera o nessuno".

31 DICEMBRE - Intanto avviene un concentramento fascista a Firenze proveniente dall'intera regione. Mentre vengono devastati la sede del «Nuovo giornale», due logge massoniche, circoli e studi di professionisti antifascisti, e disordini analoghi avvengono Pisa, Siena e Bologna, i Comandanti di legione della MVSN si recano da Mussolini per chiedergli di rompere gli indugi e mettere a tacere le opposizioni così da evitare l'insorgenza del fascismo provinciale, ormai insofferente di fronte al protrarsi di una situazione di stallo. L'episodio è noto come il "pronunciamento dei consoli", dal titolo attribuito ai comandanti di legione della milizia.
Danno un ultimatum a Mussolini: "O rompi gli indugi, e noi ti siamo accanto; o tutti in prigione, compreso voi, che però ci resterete per sempre. Ti sconfesseremo con un gesto clamoroso, ci consegneremo tutti all'autorità giudiziaria per dimostrare solidarietà ai nostri colleghi esecutori del delitto, ma ci dissoceremo dal mandante, che ormai tutti lo sanno, siete stato voi".
E' insomma un ricatto.

O sono forse parole dei più facinorosi, irresponsabili, quelli che non hanno nulla da perdere; ben diverso doveva essere quello dei loro capi, dei gerarchi che erano saliti al potere, che prima erano -gli faceva notare Farinacci- dei morti di fame e ora sguazzavano nei milioni- al che Mussolini, infastidito gli rispose - "ma non mi risulta che tu a Cremona sia rimasto un morto di fame, fai anche tu la vita da milionario, viaggi con la fuoriserie e vai negli alberghi di lusso".
Mussolini ha ben accettato l'idea di mollare; potrebbe salire al Quirinale, rassegnare al Re le dimissioni, ma anche chiedere le elezioni, e a quel punto con la minaccia della nominale mandare a casa i nemici all'esterno e anche quelli all'interno (i ras di provincia che si agitano troppo, già pronti ad abbatterlo e sostituirsi a lui). Ma applicando la nominale, molti sarebbero tornati a casa a fare i morti di fame.

L'ultimo giorno dell'anno 1923 e il Capodanno del 1924, Mussolini lo passò sul filo del rasoio; sicuramente lesse anche quelle due righe sul Corriere della Sera, scritte da Albertini che affermava che "la cosa più saggia che poteva fare Mussolini era di dare le dimissioni... si dimetta e si ponga a disposizione dell'autorità giudiziaria".

Sul filo del rasoio lui aveva dunque due sole alternative, o cadere nella brace o nella padella. Mussolini - e questa volta fu un abilissimo stratega- sfidò tutti. Non solo, ma sul filo del rasoio ci mise gli altri.
Il 3 gennaio si presentò in Parlamento. Nessuno raccolse la sfida, né i nemici, né gli amici.

Il finale di quel 3 gennaio l'abbiamo già raccontato nel precedente capitolo.
Un finale dove molti capirono chiaramente che a dare ordini sarebbe stato d'ora in avanti solo lui.
La pubblica accettazione fu totale. A non voler cadere nella brace o nella padella, c'era il vecchio Stato, i nobili, i latifondisti, gli industriali, il nuovo ceto sociale, i militari, i cattolici, il Re; ed infine le masse... che nel vedere un così lungo codazzo di "saggi" cavalier serventi e autorevoli intellettuali, non si chiesero dove andavano, ma si accodarono.

Mussolini riusci così a rimanere al potere. Sacrificò alcuni dei suoi accoliti più odiati; agli insofferenti nazionalisti furono affidati alcuni posti chiave (Federzoni divenne ministro degli interni e Rocco ministro della Giustizia); e molti liberali di destra e monarchici furono chiamati a far parte del governo.
Fu riorganizzata la Milizia spostando al comando diverse pedine (quattro capi in breve tempo: De Bono, Balbo, Gandolfo, De Vecchi) e la stessa MVSN entrò a far parte delle forze armate, sottomessa alla disciplina militare.

Se qualcuno pensa che Mussolini -dopo il 3 gennaio- si diede molto da fare con l'opposizione, sbaglia. Il vero suo "travaglio" (Cfr. Mussolini, XX, p. 162) era già in corso subito dopo la Marcia su Roma, nel gennaio del 1923 quando creò la Milizia, questa era pensata per mettere fine allo squadrismo più indisciplinato, per tenere sotto controllo la massa degli squadristi e per mettere fuori gioco i ras.
Fino alla crisi Matteotti la milizia non fu nient'altro che una federazione di squadre locali, guidata dai "ducini" di provincia. Che nonostante la troppa autonomia che si erano presi nell'organizzare e scatenare una serie di spedizioni contro singoli avversari, sedi di gruppi e associazioni, questi gruppi che gli aveva fatto giuoco creare a Mussolini furono utili solo per affermare che la Rivoluzione fascista aveva avuto successo.
Gli furono utili, ma ne perse poi il controllo e rischiò grosso, soprattutto con il "Delitto Matteotti". Di sicuro gli assassini di Matteotti non gli fecero un favore. Il giorno che parlò Matteotti, Mussolini aveva già nettamente vinto. Ricordiamoci che dopo le accuse di Matteotti, la Camera proprio per nulla influenzata dalla denuncia del socialista, prima rigettò l'O.d.G.di Matteotti con 285 no, 57 sì, e 42 astenuti, poi votò la fiducia proprio a quel governo che Matteotti contestava, con 361 voti a favore e solo 107 contrari.

Superata il 3 gennaio, indenne questa crisi, di espulsioni dal Partito ce ne furono già in febbraio, ma non molte, mentre, come si chiedeva ed era forse necessario, ne sarebbero occorse, decine di migliaia. Ma paradossalmente la revisione delle liste o per tenere a bada lo "squadrismo" (un anarchismo che Mussolini dopo la Marcia su Roma, già non tollerava più, perchè gli alienava sia l'opinione pubblica sia le forze politiche ed economiche "alleate" e che alla lunga, avrebbe indotto la monarchia e l'esercito a rivedere il loro atteggiamento), fu affidata (o fu costretto affidarla per fare immediate concessioni all'ala più intransigente del movimento) ad alcuni influenti "ducini" di provincia (ne vedremo uno più avanti) che resero vani altri energici provvedimenti; di modo che "svilirizzarono politicamente il partito, privandolo delle sue funzioni sostanziali e trasformandolo in un pletorico organismo, privo di effettiva capacità politica, grandiosa facciata di un edificio senza fondamenta e le cui porte erano controllate da un apparato statale, che di fascista - lo si sarebbe visto il 25 luglio 1943- aveva poco più che una patina superficiale di comodo" (De Felice, La conquista del potere, pag.431).

Le insoddisfazioni, gli antagonismi, le invidie, dei "ducini", dentro il partito come dentro l'ambiente militare, non furono per nulla estirpati, rimasero solo latenti.
Il modus vivendi fu possibile solo perchè Mussolini diede inizio allo "Stato forte", affidandosi ai prefetti, che avevano il compito di organizzare la polizia, reprimere i sovversivi, difendere il regime e vegliare sull'"ordine sociale-intellettuale" della provincia; ed infine nominare i podestà. Il Prefetto (detto anche il "federale") era lui insomma il responsabile del territorio e non più il segretario del partito.

Già il 4 gennaio (all'indomani del discorso alla Camera), Mussolini diede ai prefetti disposizioni molto severe per richiamare alla più ferrea disciplina i dirigenti del Partito Fascista.
Più tardi Mussolini sottolineò questo ampio potere in una circolare del 5 gennaio 1926 dandogli grande rilievo :
"Il Prefetto, lo riaffermo solennemente, è la più alta autorità dello Stato nella provincia (queste nel 1926 le portò da 61 a 91 - I prefetti da 78 a 100 - Nda.). Tutti i cittadini, e in primo luogo quelli che hanno il grande privilegio e il massimo onore di militare nel Fascismo, devono rispetto e obbedienza al più alto rappresentante politico del regime Fascista".

Un'altra abilissima tattica strategica di Mussolini -che voleva ad ogni costo incarnare lo spirito della moderazione davanti alle classi dirigenti conservatrici- fu quella di utilizzare il "fascistissimo" Farinacci (ras di Cremona, con la reputazione di "duro" e di "estremista").
Al processo degli assassini di Matteotti, Farinacci li difese pronunciando infuocate arringhe. Nel febbraio Mussolini lo nominò segretario del Partito. Farinacci ricevuta carta bianca impose una rigida disciplina al partito, usando il pugno di ferro con i dissidenti, e procedendo a diverse epurazioni; cacciò dal partito perfino sei deputati e due consoli della Milizia. E ovviamente lui -che era il modello di tutti i ras locali- invece di estirpare, continuò a tollerare, se non a incoraggiare la violenza dello squadrismo.

Mussolini, nominando proprio Farinacci - che sapeva benissimo di che pasta era fatto- suo scopo era di rassicurare gli altri ras; nello stesso tempo se il cremonese proseguiva con il suo violento comportamento, avrebbe screditato se stesso e tutti gli altri.
A Mussolini gli fu sufficiente aspettare solo qualche mese.
Quando a Firenze il 3 ottobre e nei giorni successivi gli squadristi organizzarono una spedizione a Firenze scatenando in città e nell'intera provincia delle inaudite violenze contro singoli cittadini antifascisti, sedi di gruppi e caddero vittime otto liberali e massoni, Mussolini impose a Farinacci lo scioglimento degli squadristi e la loro espulsione dal Partito; poi sei mesi dopo finito il processo Matteotti, Farinacci fu destituito (ufficialmente diede le dimissioni), rispedito a Cremona senza neanche un incarico, e lì languì per un decennio guardato a vista dalla polizia prefettizia.

Con le nuove leggi costituzionali, del partito Mussolini non aveva più bisogno. Il 21 giugno 1925 a Roma ci fu l'ultimo congresso del PNF. Mussolini concludendo i lavori invitò i convenuti ad abbandonare la violenza, ormai controproducente per l'immagine del Partito. Questo continuò con a capo Augusto Turati, fino al 1931, che lo trasformò nello strumento docile della strategia politica mussoliniana.
Il Partito divenne solo più l'anticamera del clientelismo, più accentuato nei piccoli centri, dove i segretari "ducini" (questa volta non più squadristi ma elementi che provenivano dalla piccola borghesia locale, anche se il vero potere rimase nelle mani dei notabili della vecchia consorteria prefascista) dispensavano favori di ogni genere ai propri "sudditi" in cambio di appoggio politico. Spesso furono proprio questi "baroni" (che con tempestivo opportunismo avevano indossato la camicia nera) a comandare dal di fuori, attraverso il Prefetto.

Le nuove iscrizioni furono spesso fatte per necessità, e le iniziali PNF furono infatti anche interpretate come "Per Necessità F
amiliari". Mentre nei pubblici uffici far parte del Partito era praticamente obbligatorio, e divenne obbligatorio ufficialmente nel 1933.
Il Partito, messo fuori dalla politica, cambiò progressivamente la sua natura. Mera struttura di supporto per gridare a richiesta slogan del partito; per l'addestramento militare della gioventù; o per organizzare più soltanto le grandi parate domenicali.
Queste ultime, quando il posto di segretario del partito fu ricoperto per un decennio da ACHILLE STARACE (dal 1931 al 1939), con le grandiose coreografie atletico-militari da lui imposte al Paese, furono memorabili, ma anche grottesche.
Mise in stivale gli italiani fin dalla culla, gli insegnò a dare il Voi; a salutare con l'alzata del braccio "a 170 gradi, mano distesa, aperta, dita unite, col petto in fuori e pancia in dentro"; a saltare nei giochi ginnici il cerchio di fuoco; a consigliare gli scienziati a fare più esercizi ginnici e "darsi all'ippica" (frase che rimase famosa); a esaltare la combattività delle nuove generazione forgiate da lui, che voleva "acciaiate".


Il compito del Partito doveva proprio essere quello di insinuarsi in ogni angolo della vita, di creare quel fascista scattante, disciplinato, un soldato con lo sguardo fiero e dritto, pronto ad eseguire qualsiasi ordine per il bene della Patria e della rivoluzione fascista. Starace era nato apposta per fare questo. Iniziò a eseguire alla lettera gli ordini di Mussolini. Lui perfino "respirava per ordine del Duce". (vedi la sua Biografia > >
Un Partito così - non influenzerà né poteva influenzare la politica;
purtroppo, nonostante l'Opera Nazionale Balilla, i Fasci Femminili, i GUF (Gruppi Universitari Fascisti), che convergeva nel Partito, questo non riuscirà né a formare una nuova classe dirigente, né riuscirà a ispirare i giovani, né a rassicurare i più anziani. (allevando così nel suo seno alcune serpi).
Il Partito condizionò la vita di un popolo, ma probabilmente trovò anche un popolo disponibile ad essere condizionato.

SULLA CRISI MATTEOTTI
CI RITORNEREMO NEI FATTI DELL'ANNO 1925

INTANTO SPIEGA

Mussolini - Che cosa è questo fascismo > > >

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