ANNO 1925 (03)

MAGGIO - OTTOBRE 1925

Patto di Locarno -
"Premessa di una nuova guerra mondiale" (Stalin)


MAGGIO 1 - Scrittori, professori e pubblicisti italiani rispondono al manifesto gentiliano del 21 aprile pubblicando sul «Mondo» un contromanifesto (che abbiamo accennato nelle pagine precedenti)
- L'Opera nazionale dopolavoro (OND) è istituita con appropriato decreto. Progressivamente, passa sotto il diretto controllo del Partito nazionale fascista.
- La legge contro le associazioni segrete, presentata in gennaio da Mussolini e da Alfredo Rocco, va in discussione alla Camera.
Durante il dibattito, Antonio Gramsci pronuncia il suo primo e unico discorso parlamentare, mettendo in luce come l'insieme delle norme contenute nel provvedimento in esame non miri soltanto a colpire la Massoneria, come affermano i promotori della legge, bensì fornisca al governo i mezzi legali per eliminare qualsiasi libertà di associazione. La legge sarà approvata dalla Camera il giorno 19.

MAGGIO 13 - Ratificata dal congresso dei Soviet la nuova costituzione dell'URSS: quasi immutati i principi del 1918.
MAGGIO 16 - La Camera italiana delibera la concessione al voto e all'eleggibilità alle donne nelle elezioni amministrative.
MAGGIO 25 - Mussolini incontra Gabriele D'Annunzio nel tentativo di comporre i dissapori che ha allontanato il poeta dal fascismo. L'incontro, che si protrarrà fino al giorno 27, suscita vivo interesse in Italia e all'estero.
MAGGIO 29 - Per la riforma dei codici penale e di procedura penale e della legge di pubblica sicurezza la Camera approva una legge di delega al governo.

GIUGNO 1925

GIUGNO 2 - La Banca Morgan di New York accorda al governo italiano un'apertura di credito di 50 milioni di dollari, da utilizzare per provvedimenti in difesa della lira.

GIUGNO 7 - Per quanto riguarda l'Aventino, nella primavera i parlamentari secessionisti rivedono la loro linea di azione. Tutti si sono ormai convinti che avere abbandonato i lavori della Camera non ha dato i frutti sperati, ma non tutti sono persuasi dell'opportunità di cedere prima di aver ottenuto qualche risultato.
L'unico modo di uscire dal vicolo cieco in cui si trovano pare ancora l'intervento del sovrano. L'occasione viene offerta dalle celebrazioni previste per il 7 giugno 1925, venticinquesimo anniversario del regno di Vittorio Emanuele III, che prevedono cerimonie con contatti diretti tra i membri del Parlamento e il Re.
Le opposizioni sanno che il sovrano è contrario alla secessione aventiniana e che a più riprese ha fatto sapere di aspettarsi che i deputati desistano dalla loro protesta e partecipino, in aula, ai dibattiti sulle leggi che il governo presenta.
Leggi quasi sempre importanti come, per esempio, la riforma del sistema elettorale (si propone un ritorno al collegio uninominale, che però non si attuerà mai). Fra gli « aventiniani » c'è insomma ancora chi spera che, con opportune pressioni, si possa ottenere un passo del Re contro il governo Mussolini.
Ma non accade nulla, anche se il Re continua a ripetere a tutti quelli che lo interrogano in proposito che sta aspettando un pretesto costituzionale per intervenire.
I deputati delle opposizioni partecipano al grande ricevimento offerto dal Re. In questa occasione.
i capi dell'Aventino chiedono, un colloquio privato con il sovrano e benché Mussolini tenti di mandarlo a monte, non riesce ad evitarlo. Il Re fa sapere di essere disposto a ricevere i capi dell'Aventino in udienza privata, ma vuole che si presentino uno per volta. Per primo sale al Quirinale Amendola, poi è il turno del leader dei demosociali Giovanni Antonio Colonna Di Cesarò; l'indomani è la volta di Alcide De Gasperi, capo dei popolari, e infine di Bonomi, che viene scelto anche perché Collare dell'Annunziata, ossia « cugino » del Re. I colloqui durano all'incirca quaranta minuti l'uno, ma nulla trapela sul loro contenuto. Ma dato che non accade nulla, il colloquio è anch'esso una "nullità".
Motivo in più per gli Aventiniani di polemizzare tra loro se tornare o no alla Camera.

GIUGNO 13 - Il direttore del «Popolo» organo dei Popolari, Giuseppe Donati, è costretto a lasciare l'Italia in seguito a una violenta campagna denigratoria e a minacce personali.

GIUGNO 14 - La "battaglia del grano" è annunciata con un comunicato dell'Agenzia Stefani.
Il progetto é ambizioso, ed é quello di rendere autonoma la produzione del grano in Italia che rappresenta ormai da anni circa il 50% del deficit della bilancia dei pagamenti: circa 4 miliardi di lire.
L'Italia che ne consuma 75 milioni di quintali l'anno, ne importa circa 25 milioni, quindi con gravi ripercussioni nella bilancia dei pagamenti visto che l'Italia esporta pochi prodotti, fra l'altro solo prodotti di grandi complessi industriali, come la chimica.
Con il rilancio dell'agricoltura e gli incentivi, si introducono i concimi, le varietà selezionate, le prime macchine agricole, i primi trattori ecc.
La propaganda mobilita tutti i mezzi per rendere in progetto fattibile sotto il profilo produttivo ma soprattutto sotto il profilo politico.
La vittoria su questo fronte deve rappresentare una dimostrazione d’indipendenza, quindi di prestigio nel mondo che sta ora osservando con molta curiosità l'Italia con questo singolare regime, ma soprattutto osserva l’Uomo che con il sistema delle corporazioni (poi nel 1934 saranno 22) sta inventando e ottenendo soddisfacenti risultati con un nuovo tipo di economia, antiliberale, interclassista, nazionalista; con mille difetti ma molto gradita agli interessi dei grandi gruppi monopolistici italiani, che tramite Mussolini hanno così allontanato per sempre lo spettro del collettivismo comunista, cioè l'espropriazione.
La "battaglia del grano" fu vinta; nel 1931 la produzione superò gli 80 milioni di quintali. Purtroppo questo felice risultato, accadde quando il prezzo dei cereali all'estero, fin dal 1927 erano crollati. Mussolini fu costretto a chiudere le frontiere agli speculatori che trovavano più conveniente comprare il grano all'estero.

GIUGNO 17 - In Italia i gruppi di opposizione dell'Aventino si dichiarano contrari al ritorno alla Camera.
GIUGNO 19 - Una legge per l'epurazione della burocrazia da pubblici funzionari che "non diano piena garanzia di fedele adempimento dei loro doveri o si pongano in condizione di incompatibilità con le generali direttive politiche del governo" è approvata dalla Camera.

GIUGNO 20 - La disciplina della stampa periodica è riordinata dalla Camera (vedi fine anno).

GIUGNO 21 - II IV e ultimo congresso del PNF (Partito nazionale fascista) si apre a Roma. Nel discorso conclusivo Mussolini invita i fascisti ad abbandonare la violenza, ormai controproducente per l'immagine che il partito intende offrire di sé e per l'edificazione in corso di un vero e proprio regime politico, verso cui il partito non può mostrarsi in contrapposizione. Ma alla fine, della violenza, ne farà l'apologia.
Al congresso proclamazione di rigida intransigenza; riaffermato il permanente diritto al potere di Mussolini, che sostiene che tutte le istituzioni dello Stato devono diventare fasciste.
Poi rispondendo al contromanifesto di Croce, Mussolini prende la parola dicendo chiaramente che i fascisti non hanno bisogno di discutere perché sanno, soprattutto, agire. Poi, a un certo punto del suo discorso, Mussolini passa a esaltare l'etica fascista della violenza. Ecco le sue parole:
« Voi sapete quello che io penso della violenza. Per me essa è profondamente morale, più morale del compromesso e della transazione. Ma perché abbia in sé la giustificazione della sua alta moralità è necessario che sia sempre guidata da un'idea, giammai da un basso calcolo, da un meschino interesse, e soprattutto bisogna evitare la violenza contro coloro che non sono colpevoli o piuttosto ignoranti o fanatici».
Mussolini ha una pausa, si guarda intorno con aria scaltra e poi continua:
« Ora vi farò una confessione che vi riempirà l'animo di raccapriccio. Sono pensoso prima di farla. Non ho mai letto una pagina di Benedetto Croce».
L'uditorio applaude, accogliendo la confessione con un fragoroso scoppio di ilarità. Palesemente compiaciuto di aver colto nel segno, Mussolini aggiunge: «Questo vi dica quello che io penso di un fascismo che fosse "culturizzato" con la "kappa" tedesca. I filosofi risolvono dieci problemi sulla carta ma sono certo incapaci di risolverne uno solo nella realtà della vita ».
Croce viene così a conoscenza della frase a lui diretta e si preoccupa di far sapere che Mussolini non ha detto la verità: gli è infatti facile dimostrare che non soltanto egli ha letto le sue opere, ma che le ha, anche, commentate e citate.
Già nel discorso pronunciato al Consiglio Nazionale Fascista, in Roma il 7 agosto precedente aveva affermato: "Senza lo Stato non c'è nazione. Ci sono soltanto degli aggregati umani, suscettibili di tutte le disintegrazioni che la storia può infliggere loro". E ribadisce quest'anno nel discorso del 28 ottobre: "La nostra formula è questa: tutto nello Stato, niente al di fuori dello Stato, nulla contro lo Stato".

GIUGNO 28 - La sentenza dell'Alta Corte di Giustizia per la denunzia di affarismo contro il senatore De Bono: inesistenza dei fatti e mancanza di materia penale. Mussolini (che lo aveva in precedenza allontanato) lo fa rientrare dall'Africa e lo accoglie come un eroe. L'intenzione principale è quella di non averlo come nemico. Un'altra concessione (dopo Farinacci) per addolcire i ras di provincia.

GIUGNO 28 - Si apre a Roma con la lettura di un messaggio di don Luigi Sturzo dall'esilio il V congresso dei Popolari. Sarà l'ultimo congresso del Partito popolare; i cattolici ritroveranno un loro partito politico solo negli anni della resistenza (1943-1945) con la fondazione della Democrazia cristiana.

LUGLIO 1925

LUGLIO 1 - La convenzione per la concessione dei telefoni ai privati entra in vigore; in base a questo contratto lo Stato conserva il controllo della rete a grande distanza, mentre il territorio nazionale viene ripartito in cinque zone nelle quali operano altrettante società: la STIPEL in Piemonte e Lombardia; la TELVE nelle Tre Venezie; la TIMO in Emilia, Marche, Abruzzo e Molise; la TETI in Liguria, Toscana, Lazio, Umbria, Sardegna; la SET in Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia. La telefonia urbana nel 1925 conta 611 reti (153 statali e 458 in concessione privata), gli abbonati sono 145 797 (di cui 101 500 alle reti statali). I posti telefonici pubblici sono 4433 (1871 statali e 2562 dei concessionari).

LUGLIO 2 - Un comitato permanente del grano è costituito presso la presidenza del consiglio con lo scopo di seguire la realizzazione della
"battaglia del grano"; ne è nominato segretario Mario Ferraguti
(ne riparleremo il prossimo anno, ai primi incoraggianti risultati, con il discorso di Mussolini).

LUGLIO 3 - Una delegazione della Confindustria incontra Mussolini e chiede che sia decisamente affrontata la crisi monetaria e che siano sostituiti i ministri delle finanze, Alberto De Stefani, e dell'economia nazionale, Cesare Nava.
(Un ampio resoconto il prossimo anno, con l'articolo di Mussolini
"La battaglia economica" e quello sulla "Difesa della Lira")

LUGLIO 5 - La commissione dei diciotto guidata da Giovanni Gentile per la riforma istituzionale presenta a Mussolini le conclusioni del suo lavoro. Sono indicate alcune modalità per il rafforzamento del potere dell'esecutivo, per il riconoscimento giuridico dei sindacati e per dare una rappresentanza parlamentare alla nuova struttura corporativa. La relazione rimarrà praticamente inascoltata. Come nel "Manifesto" e nella creazione della piattaforma ideologica del fascismo, Gentile manca di proposte concrete.

LUGLIO 10 - Giuseppe Volpi di Misurata, e Giuseppe Belluzzo nuovi ministri delle Finanze e dell'Economia nazionale in sostituzione di De Stefani e Nava. Il governo dimostra così di accettare le indicazioni provenienti dagli ambienti industriali e finanziari.

LUGLIO 18 - Italia e Iugoslavia firmano il trattato di Nettuno per la definizione dei confini dei territori dalmati.

LUGLIO 21 - L'onorevole Giovanni Amendola subisce mentre viaggiava in macchina tra Montecatini e Pistoia a Serravalle Pistoiese (PT) una violenta aggressione, in conseguenza della quale morirà nell'aprile del 1926 in Francia.

LUGLIO 26 - Il Consiglio dei ministri abolisce l'imposta sui titoli e ripristina il dazio sul grano. Penalizzando le importazioni, Mussolini intende stimolare la produzione interna e si impegna a impedire l'aumento dei prezzi al consumo. Con l'adozione di questa misura termina la fase di liberismo agrario che ha caratterizzato la politica economica italiana nel dopoguerra e ha ufficialmente inizio la
"battaglia del grano" (con l’ammasso dello stesso).

LUGLIO 27 - La rivista clandestina
«Non mollare» prende posizione contro gli atteggiamenti legalitari degli aventiniani. Nato a Firenze, all'indomani del discorso di Mussolini del 3 gennaio, per iniziativa di Gaetano Salvemini, Carlo e Nello Rosselli, Ernesto Rossi, Nello Traquandi, il periodico, legato agli ambienti della formazione combattentistica Italia libera, sorta immediatamente dopo il delitto Matteotti, uscirà fino all'ottobre del 1925.
LUGLIO 29 - Per l'incremento della produzione agricola e il miglioramento delle colture, il governo vara un decreto legge. Si incentivano le coltivazioni, l'uso dei fertilizzanti e le attrezzature.
LUGLIO 31 - E concessa l'amnistia in occasione del venticinquesimo anniversario dei regno di Vittorio Emanuele III.

AGOSTO 1925

AGOSTO 1 - Al processo di Ferrara, assoluzione di tutti gli imputati dell'assassinio di don Minzoni.
AGOSTO 2 - Per il giubileo del Re decretata in Italia l'amnistia per tutti i reati politici escluso l'omicidio.
AGOSTO 4 - Gaetano Salvemini fugge in Francia, dopo essere stato rimesso in libertà provvisoria. Era stato arrestato per l'attività del giornale clandestino
«Non mollare». Rimarrà in esilio per oltre venti anni.

AGOSTO 18 - La FIAT si accorda con i comunisti delle commissioni interne per un aumento salariale. Tale iniziativa porta alla reazione dei fascisti, che costringono tutti i membri eletti nelle commissioni interne a dimettersi entro il 30 agosto.
AGOSTO 30 - In Italia il Consiglio dei ministri delibera la costituzione dell'Arma dell'Aeronautica con un ministero a parte: I'interim ovviamente lo assume personalmente il neopilota Mussolini, che ha quindi ora il comando di tutte le forze armate.

SETTEMBRE 1925


SETTEMBRE 5 - Italia e Ungheria stipulano un accordo commerciale.
SETTEMBRE 8 - Il generale Maurizio Gonzaga nominato comandante della Milizia volontaria di sicurezza nazionale (MVSN)
SETTEMBRE 13 - Concluse a palazzo Vidoni a Roma le trattative fra industriali e corporazioni fasciste: abolizione delle commissioni interne e monopolio del sindacato fascista.

SETTEMBRE 19 - Il Partito Socialista Italiano decide di non proseguire la protesta dell'Aventino.
SETTEMBRE 24 - Solenne celebrazione a Racconigi delle nozze della principessa Mafalda con il conte Filippo d'Assia.
SETTEMBRE 29 - Il giornale
«La Stampa» è costretto, per ordine del prefetto, a sospendere le pubblicazioni fino al 9 novembre.

OTTOBRE 1925

OTTOBRE 2 - Ci si avvia al galoppo verso il sistema corporativo. Infatti, la Confindustria e la Confederazione fascista siglano un patto, in base al quale si riconoscono reciprocamente come rappresentanti esclusivi degli industriali e dei lavoratori. Sono abolite le commissioni interne di fabbrica. In questo modo è definitivamente riconosciuto il monopolio sindacale fascista. II patto di Palazzo Vidoni costituisce la base per la successiva organizzazione del sistema corporativo.
Ludovico D'Argano si dimette da segretarie della Confederazione generale del lavoro.

OTTOBRE 3 - Le squadre fasciste toscane scatenano a Firenze e nell'intera provincia una serie di spedizioni contro singoli antifascisti, sedi di gruppi e associazioni; le violenze si protrarranno per vari giorni. In conseguenza di questi fatti, Mussolini fra collocare a riposo il Prefetto e il Questore.
E accusa Farinacci, segretario del Partito, di non essere capace a tenere a bada i suoi squadristi, facendo così un pessimo servizio al regime. La definitiva smobilitazione delle squadre, la fine di ogni violenza e l'epurazione dal partito dai suoi elementi più indisciplinati, sono imposte dal Gran consiglio del fascismo a Farinacei.
Il Gran consiglio nella stessa seduta (che si chiuderà il giorno 8) decide inoltre di proporre una serie di misure tese al rafforzamento dei poteri dell'esecutivo.

OTTOBRE 5 - Alfredo Rocco presenta una relazione sull'inquadramento delle organizzazioni sindacali nello Stato, in cui si prevede il riconoscimento del solo sindacato fascista. Gli altri sindacati potranno continuare a esistere ma solo come associazioni di fatto. E' contemplata l'istituzione di una magistratura del lavoro, al quale, nella tutela degli interessi complessivi della nazione, devono essere rinviati tutti i conflitti del lavoro; lo sciopero e la serrata sono vietati.

OTTOBRE 6 – E’ progettata una riforma de Senato: si prevede che questa assemblea, fin ad allora di nomina regia, sia in parte eletta da enti e corporazioni, inquadrandosi così nel nuovo ordine corporativo. L'insieme di queste norme sarà promulgato il 13 aprile 1926. Il Re sta a guardare; esautorato.

OTTOBRE 9 - Il Consiglio dei ministri delibera l'istituzione del podestà di nomina regia (!?) che nei comuni assorbirà i poteri del sindaco, del consiglio e della giunta.
D'ora in poi unica autorità è il podestà. Abolite le elezioni amministrative per la nomina del Sindaco. Quanto ai Prefetti, questi devono obbligare il giuramento gli impiegati delle province e comuni. Negli stessi impieghi, assoluto divieto per gli appartenenti ad associazioni e organizzazioni all'infuori di quelle fasciste. Approvata dal consiglio dei ministri, la legge sugli enti locali entrerà in vigore nel febbraio del 1926.

IL TRATTATO DI LOCARNO
"...siamo di fronte non alla pace, ma alle premesse di una nuova guerra" (Stalin)

OTTOBRE 16 - Il trattato per la sicurezza e la pace europea, solennemente concluso a Locarno. Germania, Francia e Belgio riconoscono le frontiere sancite dai trattati di pace della prima guerra mondiale e s’impegnano a risolvere con metodi pacifici eventuali future controversie. Italia e Gran Bretagna assumono funzione di garanti. L'orizzonte diplomatico europeo sembra schiarirsi alla luce di quello che è definito lo
"spirito di Locarno".

I Patti (un insieme di intese iniziate il 5 ottobre) siglati il 16 ottobre e firmati poi a Londra 1° novembre, comprendevano: due trattati d'arbitrato fra Germania da una parte e Cecoslovacchia e Polonia dall'altra; due convenzioni arbitrali tra Germania, Francia e Belgio; un trattato di garanzia fra Germania, Francia, Gran Bretagna, Italia e Belgio. Mentre trattati di arbitrato si limitarono a impegnare le parti alla ricerca di una soluzione negoziata, assai più importanti fu il trattato di garanzia (o « trattato renano ») con il quale la frontiera del Reno, già prevista a Versailles, veniva solennemente riconosciuta come definitiva e posta sotto la garanzia delle potenze firmatarie che sarebbero intervenute militarmente contro lo stato che non avesse rispettato gli accordi.
Ricordiamo qui, che nel 1923 l'occupazione franco-belga della Ruhr, a garanzia delle riparazioni di guerra dovute dai tedeschi, aveva condotto le relazioni tra Francia e Germania a un punto tale di frizione che la diplomazia internazionale ritenne di dover intervenire e sostenere gli sforzi che A. Briand in Francia e G. Stresemann in Germania compivano a favore di una sistemazione pacifica delle vertenze sorte al termine della prima guerra mondiale tra vinti e vincitori. Fu quindi deciso di riunirsi a Locarno dal 5 al 16 ottobre 1925 i rappresentanti della Francia (A. Briand), della Gran Bretagna (A. Chamberlain), dell'Italia (V. Scialoia e poi B. Mussolini), del Belgio (E. Vandervelde) e della Germania (H. Luther e G. Stresemann); la partecipazione della Polonia e della Cecoslovacchia fu invece a titolo limitato. La Russia ovviamente non partecipò, non essendo entrata nella Società delle Nazioni.

Ai contemporanei parve che i patti di Locarno segnassero una svolta storica nel senso della collaborazione e pacificazione internazionale, e con questo significato venne usata la locuzione «spirito di Locarno». Fu inteso e propagandato come lo strumento della riconciliazione franco-tedesca. Inoltre lo "spirito" sembrò implicare una più ampia e generale riconciliazione.
La guerra era davvero finita. La Francia, il Belgio e la Germania rinunciavano reciprocamente ad aggredirsi: non più occupazione della Ruhr, e nemmeno guerra tedesca di rivincita. Gran Bretagna e Italia prestarono la loro garanzia solidale che il patto non sarebbe stato violato; la Germania sarebbe entrata nella Società delle Nazioni. I popoli potevano trarre un respiro di sollievo.

Ma non fu così.
Il patto di Locarno, riferito al sistema politico europeo, era una soluzione pericolosamente parziale. Esso era come una coperta troppo piccola: tirandola da una parte, finiva per lasciar scoperta l'altra. Qui stava, appunto, il pericolo. La Germania sarebbe stata indotta a recuperare ad oriente ciò cui temporaneamente rinunciava ad occidente. Era infatti più facile per essa, e meno rischioso: almeno in apparenza, fin tanto che i grandi vincitori, la Francia, la Gran Bretagna e l'Italia, non avessero valutato tutte le conseguenze per le sorti dell'equilibrio europeo, al di là delle sorti dell'Europa di Versailles, della espansione tedesca verso oriente.
Non a caso la cosiddetta dottrina tedesca, e, soprattutto nazista, dello «spazio vitale» prende le mosse dalla prospettiva di un'espansione ad est.
E non è un caso l'avvertimento profetico di Stalin, nel dicembre 1925, proprio nel momento in cui si perfezionava formalmente il patto di Locarno (firma, 1° novembre). "Badate - egli disse - non siamo di fronte alla pacificazione dell'Europa capitalistica, ma alle premesse di una nuova guerra".
Stalin temeva una collusione tra la Germania e i suoi antichi avversari ai danni della Russia socialista. Questo era, per lui, il significato del patto di Locarno. Perciò spettava all'Unione Sovietica di rovesciare lo schema, di "lanciare" la Germania, con il suo incoraggiamento, un'altra volta contro l'occidente. Era il solo mezzo per sottrarsi alla stretta tedesca: come si vide poi il 23 agosto 1939, quando Stalin e Hitler posero mano al pactum sceleris (Patto Molotov-Ribbentrop - che lasciò impietrito Mussolini; "come! è una vita intera che combatto i bolscevici e quello lì (Hitler) va a fare con loro un'alleanza") che precedette di una settimana l'invasione della Polonia, e lo scoppio della nuova guerra europea, poi mondiale.

Dunque, negli otto anni tra il 1924 e il 1932, normalizzazione apparente e incertezza profonda. Sono gli anni in cui la Società delle Nazioni scopre i suoi limiti (l'incapacità; ad esempio, di risolvere compiutamente i problemi della sicurezza, della soluzione pacifica delle controversie internazionali e del disarmo); la Francia moltiplica le sue alleanze nell'Europa orientale; la Gran Bretagna si ripiega su se stessa a causa delle gravissime tensioni sociali; nasce il pretenzioso e contraddittorio revisionismo italiano; e un po' dappertutto riprende coraggio e vigore il nazionalismo, che alimenta a sua volta nuove tensioni irredentistiche. L'Europa di Versailles è insidiata dal di dentro, nelle sue strutture portanti; e l'inquietudine crescente per il suo avvenire è il sintomo rivelatore di una crisi che si avvicina.
La crisi ha il suo preannuncio nelle catastrofiche ripercussioni sull'economia europea della grande depressione americana degli anni a partire dall'ottobre 1929. Esse costituiscono la controprova oggettiva della fragilità dell'Europa di Versailles, dei suoi difetti organici. Colpite dalla crisi economica sono tutte le potenze europee, e in particolare i vinti, la Germania e i paesi danubiani. Ma non stava meglio l'Inghilterra, che si chiuse a riccio, anche e soprattutto con gli Stati Uniti, con lo "scellerato abbandono" del "gold standard"; "un colpo fatale, una catastrofe di enormi proporzioni". Gli inglesi (proprio loro i libertisti per eccellenza, attuarono il protezionismo) e riuscirono a far abbandonare il gold a 22 Paesi che chiusero così tutte le importazioni americane. Fu un altro tremendo KO per gli Usa).

La crisi dovrebbe essere uno stimolo a riparare agli errori del 1919-20 e a quelli successivi, perché economia e politica si tengono per mano.
Ma la Francia, ossessionata dalla propria sicurezza, si impunta: rifiuta la parità degli armamenti con la Germania (che pure sarebbe dovuta in ossequio all'art. 8 dello statuto della S.d.N.), rifiuta di rinunciare alle riparazioni. Ed ecco allora la Germania che risponde con valanghe di voti per il partito di un "caporale" che dell'ingiusto "diktaten di Wersailles" (idem le riparazioni) ne fa una bandiera. Quando la Francia acconsentirà la fine delle riparazioni (luglio 1932) è troppo tardi. La Germania è già diventata nazista: HITLER sale legalmente al potere il 30 gennaio 1933.
Questo avvenimento, senza dubbio, rappresenta una svolta radicale. Le parti in Europa si invertono. La Francia perde l'iniziativa; l'assume la Germania: e non la cederà più fino allo scoppio della guerra e oltre.
L'Europa di Versailles, rappresentata dalla Francia e dai suoi alleati, si arrocca su posizioni difensive, riassunte simbolicamente dalla linea Maginot, per resistere ai colpi d'ariete del revisionismo nazista. Ma essa non si avvede che il vero problema che ora le si pone non è la chiusa difesa dello
statu quo, bensì la creazione di un nuovo equilibrio capace di assorbire la spinta eversiva tedesca; ciò che è possibile soltanto a patto di abolire le superstiti discriminazioni risultanti dai trattati di pace.

L'Europa di Versailles crede che, per salvarsi, basti ricostituire il fronte dei vincitori; e sostituire nella scacchiera la pedina tedesca con quella sovietica. Il primo fallisce miseramente nella primavera del 1935. La conferenza di Stresa, che raduna i rappresentanti della Gran Bretagna della Francia e dell'Italia per discutere le conseguenze del riarmo militare tedesco, è il suo atto di nascita ma è anche il suo certificato di morte.
Il fronte dei vincitori è ucciso dalle velleità imperiali di Mussolini. La controversia italo-etiopica divide l'Italia dalle altre due grandi potenze alleate. La Gran Bretagna difende, con l'indipendenza etiopica, la Società delle Nazioni. Essa deve proteggerla con il suo ombrello fino a quando non avrà ripreso ad armarsi.

La Gran Bretagna in questo momento è la sola grande potenza disarmata: perciò non può correre rischi, da quando la Germania ha stracciato le clausole militari del trattato di Versailles ben sapendo che nessuno avrebbe reagito. L'imperialismo italiano non valuta le conseguenze della rottura del fronte dei vincitori, non avverte che della breccia può approfittare soltanto la Germania. L'Italia, isolata rispetto ai suoi antichi alleati, isolata dall'Europa di Versailles per effetto delle sanzioni societarie, finirà alla fine per cercare l'appoggio della Germania, ma in condizioni di irrimediabile disparità negoziale.
Da questo momento, pur conquistando un «impero», l'Italia perde la sua libertà d'azione, riducendosi al rango di «brillante secondo» della Germania nazista. A buttare definitavamente Mussolini nelle braccia di Hitler, è l'Europa di Versailles.

Rimaneva l'Unione Sovietica. Dopo essersi illusa che l'avvento del nazismo al potere, provocando un immediato conflitto in occidente, doveva essere favorito anche a prezzo del sacrificio della socialdemocrazia tedesca, a partire dal 1933 la Russia aveva abbandonato la politica di Rapallo. Dovendosi difendere dalla Germania, non le rimaneva che ripararsi dietro l'Europa di Versailles. Così, nel 1934, anche l'Unione Sovietica era entrata nella Società delle Nazioni; nel 1935 si fece campione della sicurezza collettiva, e si alleò con la Francia e con la Cecoslovacchia.
Ma ai fini dello stabilimento di un vero equilibrio europeo, era un compagno di strada del tutto infido. La sua meta non era un'Europa pacificata, ordinata, fiduciosa nel proprio avvenire, ma la rivoluzione mondiale ed essa stessa, per questo mezzo, assunta al rango di suprema potenza universale.
Il comportamento sovietico dal 1933 al 1939 fu puramente ispirato a ragioni tattiche; e quando queste vennero meno, tornò alla politica di Rapallo. Ciò che importava, per essa, era la coerenza rivoluzionaria, e fare esplodere al momento giusto le «contraddizioni» della società degli stati capitalistici.
Nel 1936 la crisi europea è ormai in pieno svolgimento. Il patto di Locarno non esiste più, neppure sulla carta. Lo ha lacerato la Germania la mattina del 7 marzo, con la complicità dell'Italia sanzionata. Da questo punto gli eventi si rincorrono lungo le linee di frattura dell'Europa di Versailles, già evidenti nei trattati di pace. La guerra civile spagnola sarà il banco di prova, - e mette allo scoperto la debolezza psicologica, prima ancora che diplomatica e militare, della Francia e della Gran Bretagna.
Il 1938 - lo vedremo in seguito- è l'anno della grande rassegnazione, pudicamente battezzata come
appeasement. In realtà è l'anno nel quale si svela per intero la sfiducia originaria e mai superata dei vincitori nella Europa di Versailles.
"L'Austria è inghiottita dalla Germania il 13 marzo; il 30 settembre la conferenza di Monaco suggella la spartizione della Cecoslovacchia. Nessuno si è mosso, l'Italia ha applaudito. Poi, il 14 marzo 1939, Hitler invade anche la Boemia e la Moravia. Non si può più parlare di revisionismo, di raggiustamento degli equilibri interni dell'Europa di Versailles. La Germania muove per la seconda volta in trenta anni all'assalto del continente. Allora, per la seconda volta, è la guerra". (Rodolfo Mosca - (*)


OTTOBRE 19 - L'occupazione della Somalia, secondo i termini del protettorato del 1889, è completata dall'Italia.

OTTOBRE 29 - Discorso di Mussolini alla Scala di Milano nel 3° anniversario della Marcia su Roma: « Il fascismo potrà essere rovesciato solo con la forza ».
OTTOBRE 30 - Italia e Germania firmano a Roma un trattato di commercio.
Fonti, citazioni, testi, bibliografia
(*) RENZO DE FELICE "Mussolini il fascista"- Einaudi, 1966
CONTEMPORANEA - Cento anni di giornali italiani
MUSSOLINI, Diario della Volontà (1914-1922) - Quaderni Fascisti, Ed. Bemporad 1927
MUSSOLINI, Scritti Politici. Feltrinelli
MUSSOLINI, Scritti e Discorsi, La Fenice, 1983
A. PETACCO, Storia del Fascismo (6 vol.) Curcio
MARTIN CLARK, Storia dell'Italia contemporanea 1871-1999), Bompiani
+ AUTORI VARI DALLA BIBLIOTECA DELL'AUTORE  


concludiamo con i mesi di NOVEMBRE - DICEMBRE 1925 > > >

OPPURE FAI RITORNO ALLA
TABELLA-INDICE CON IL BACK