ANNO 1927

1a PARTE - mesi di GENNAIO-APRILE

L'OVRA - TRIBUNALE SPECIALE

CARTA DEL LAVORO

 

GENNAIO

Il 1° GENNAIO esce un foglio clandestino del partito comunista, L'Unitą. Unica voce all'interno del Paese che sfuggendo alla repressione del regime riesce ugualmente a riorganizzarsi e a creare una concentrazione di forze antifasciste in Italia. Mentre all'estero, in Francia BRUNO BUOZZI organizza un esecutivo in esilio che mantiene alcuni collegamenti (con il suo periodico "L'operaio italiano") con i gruppi che operano in Italia. Questi ultimi sono pochi e non hanno la vita facile, la repressione é continua ed estesa su tutto il territorio, con i soliti mezzi, ma anche con un nuovo apparato di controllo e con intenzioni repressive.
Entra infatti in funzione il prossimo 1° febbraio (vedi) il Tribunale Speciale e l'OVRA.


5 GENNAIO - Il Comitato esecutivo della Confederazione Generale del Lavoro dichiara sciolta l'organizzazione (CGdL). Con i provvedimenti sindacali già varati nel corso dei due anni precedenti, di fatto questo sindacato non era già più operante. Di ispirazione socialista, il comitato ricostituirà il proprio esecutivo in Francia con il già accennato Bruno Buozzi, con Felice Quaglino, Giovanni Bensi e altri fuoriusciti.
Tuttavia dopo una riunione tenutasi a Milano il 16 gennaio, il 2 febbraio alcuni esponenti della sciolta CGdL (in prima fila Rinaldo Rigola) accettano la legislazione fascista e si impegnano a contribuire con una critica costruttiva all'azione dei sindacati unici e con la magistratura del lavoro. Prese il nome di "Concentrazione", e nel successivo plebiscito non si schierò con il NO, ma si astenne.

5 GENNAIO - All'inaugurazione dell'anno giudiziario; viene ribadito dai "saggi" magistrati che "LA GIUSTIZIA NON VA INTESA COME UN CONCETTO ASSOLUTO, BENSĢ DEVE ESSERE POSTA IN RELAZIONE CON LA REALTĄ POLITICA DEL MOMENTO". - I commenti sono inutili. Quanto sopra lo hanno gią scritto (o dettato ai loro subalterni) tutti gli uomini potenti della storia, che hanno creato le leggi, la giustizia, il diritto (oggi diremmo "at personam").

6 GENNAIO - Un regio decreto modifica l'ordinamento giuridico degli impiegati. Nella sua sintetica e cruda sostanza "chi manifesta opinioni, o si adopera in azioni, in contrasto con le direttive di governo, viene espulso dal posto di lavoro"

10 GENNAIO - Si varano nuovi provvedimenti sulle associazioni giovanili, che sono sciolte. Soppresse tutte le altre organizzazioni. Unico organismo per l'educazione morale e fisica dei giovani è l'ONB (Opera Nazionale Balilla); tollerata invece (ma solo in località oltre i 20.000 abitanti) quella degli Esploratori cattolici; ma anche questi devono avere come simbolo il fascio littorio e fregiarsi della scritta ONB.
Il papa amareggiato interviene il 24 gennaio con una lettera a Gasparri, ma per non mandare a monte le trattative conciliative che in segreto sono già in atto con la Santa Sede, il pontefice stesso invita a osservare le nuove leggi

12 GENNAIO - Con la decisione del Gran Consiglio, si chiudono le iscrizione al PNF. Procedono intanto anche le epurazioni. Circa 7.400 sono quelli già espulsi dal partito da Farinacci, ma l'opera del suo successore, Turati è ancorta più imponente. 7.000 persone furono nel corso di questo 1927, espulse nel solo fascio di Roma. Fino al 1930, si contano circa 50-60.000 espulsioni e circa 100.000 le iscrizioni non rinnovate. Ma anche Giuriati, successore di Turati alla direzione del PNF, nel 1931-32 continuò l'epuarzione che colpì circa 120.000 iscritti.
Per rimanere a questo anno 1927; Turati l'8 novembre, al Gran Consiglio, riferisce i dati relativi all'epurazione delle strutture del partito a un anno dall'entrata in vigore del nuovo statuto: gli espulsi sono 2000 dirigenti e 30.000 iscritti.
Termina così la indiscriminata iscrizione fatta dai gerarchi e gerarchetti nei loro "feudi" di provincia, che senza andare troppo per il sottile, nel distribuire le tessere - a notabili e a facoltosi locali - guardavano solo agli appoggi economici di questi nuovi iscritti; e a loro volta questi si iscrivevano solo per avere appoggi politici nei loro affari.
Le iscrizioni verranno solo più concesse ai giovani che hanno già militato negli avanguardisti. Il 29 marzo nell'ottavo Annuale dei Fasci ricevono la tessera e il moschetto 80.000 avanguardisti. Che hanno poco a che vedere con il Partito, salvo le manifestazioni coreografiche gestite da insignificanti (politicamente) uomini del partito.

17-21 GENNAIO - Di passaggio in Italia Winston Churchill, cancelliere dello scacchiere inglese. Dopo due incontri con Mussolini, il politico inglese in una conferenza stampa alla sua ambasciata, esprime simpatia al capo del fascismo, e il sostegno alla sua politica, affermando che ora "L'Italia ha dato il necessario antidoto al veleno russo". ( il resto l' abbiamo già accennato nelle pagine di apertura di questo stesso anno).

28 GENNAIO - In Germania i monarchici si schierano con la Repubblica.
30 GENNAIO - Costituito il nuovo governo tedesco guidato da Wilhelm Marx. Il 10 febbraio, si verifica in Germania la scissione del partito tedesco-nazionale: monarchici intransigenti formano un “Partito del Kaiser”.

FEBBRAIO

1 FEBBRAIO - Viene rimosso dall'incarico di Capo di Stato Maggiore, Pietro Badoglio. Gli si affida quello di Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, ma privo di compiti operativi.
I motivi di questa rimozione non sono stati mai chiariti. Nel 1929 e fino al 1934, Mussolini gli affida l'incarico di Governatore della Libia (alcuni dicono per "levarselo dai piedi", come dopo la Marcia su Roma, quando lo destinò come ambasciatore in Brasile).
Dopo la trionfale 'impresa coloniale e la fondazione dell'Impero, Badoglio (attaccato soprattutto da Farinacci) cadrà nuovamente in disgrazia nel '40 con la rovinosa guerra in Grecia . Vivrà appartato per l'intero periodo della guerra, ma riemergerà il 25 luglio 1943, per assumere l'incarico di Governo, dopo la destituzione e l'arresto di Mussolini.

1° FEBBRAIO - Inizia la sua attivitą il "Tribunale speciale per la difesa dello Stato". Quest'espressione di forza č denominata "Organizzazione per la Vigilanza e la Repressione dell'Antifascismo", meglio conosciuta come OVRA.

E' molto pił rapida nell'azione della polizia e agisce nell'ombra; è un organismo con compiti di polizia politica segreta, che esiste sotto qualsiasi regime, anche democratico, relativamente legale e che spesso e a sua insaputa si affianca a quella ufficiale, ma con poteri maggiori e agli ordini di alte autorità dello Stato, o che godono pure la fiducia delle grandi potenze.
Spesso per mantenere certi equilibri (vedi poi quelli di Yalta dopo la seconda guerra mondiale) agiscono anche in concerto, pur dando l'impressione entrambi i due Paesi di farsi una guerra fredda.

Anche Mussolini, non perse mai i contatti con i servizi segreti inglesi, con quel singolare personaggio che rispondeva al nome di Samuel Hoare (gli dedicheremo prossimamente un capitolo a parte - è la più intrigante storia del periodo pre-fascista e del fascismo stesso e poi delle ridicole sanzioni del '35-'36).

L'OVRA, vigila, osserva, controlla, perquisisce, scheda, interviene, appoggiandosi ad una rete d'informatori, delatori o pentiti; sono onnipresenti in ogni apparato pił delicato dello Stato; una capillare presenza all'interno della burocrazia, della giustizia, delle forze armate, nelle grandi strutture economiche ma anche dentro le varie attività del Paese. E' in sostanza una polizia segreta che stronca sul nascere ogni velleitą di sabotare con atti o idee disfattiste l'opera che sta conducendo lo Stato fascista (Mussolini) sul territorio. Per come agisce e come si muove quest'organizzazione sarą chiamata la "piovra".
Alla fine di questo stesso anno 1927, l'
OVRA, raccoglie più di 100.000 fascicoli nominativi di persone sospette, da tenere ulteriormente sotto osservazione. Al vertice della direzione di quest'organo, è chiamato ARTURO BOCCHINI, capo della Polizia (ex prefetto in città difficili come Bologna, Genova, Brescia) che non è nemmeno un fascista, ma assolve egregiamente il suo compito di ligio funzionario. Un uomo di primordine, che per anni servì Mussolini e il regime con uno zelo e un'efficienza, tecnica e politica, unici e i cui meriti non a caso saranno riconosciuti persino dai più intelligenti suoi avversari.

Una valutazione drasticamente opposta, della sua azione di polizia e dei suoi metodi, di certo non mancano. Singolare è invece il profilo che ne fece Gyges, su "Nuovo Avanti" del 20 maggio 1939, con il titolo "Bocchini, il Fouché di Mussolini"; scrisse infatti: "Arturo Bocchini è il solo uomo di formato napoleonico che il regime fascista abbia trovato. E' veramente un Fouché - un maestro nella sapienza di dosare secondo l'opportunità, secondo l'efficacia di intimidazione (sul singolo e sulla collettività) la misura delle pene. Su Fouché ha il vantaggio, come servitore del regime, che non ha mai tentato alcun intrigo al di fuori della sua funzione. E' evidentemente un ministro della polizia, che non si cura di sapere perché e per chi egli dirige con tecnica perfetta lo strumento formidabile di asservimento"

Sarà lui ad arrestare alcuni deputati comunisti, e dissidenti, fra cui Antonio Gramsci. Sarà lui a confermare il confino a Ponza di Sandro Partini rifiutandogli il ricovero nonostante fosse malato (lo considerò un irriducibile).

Vincolato soltanto a Mussolini, Bocchini riesce a garantire alla "sua" polizia la piena autonomia dal PNF e da ogni altra istituzione del regime. Oltre che indagare sui "sovversivi", Bocchini proprio dentro il regime, elimina o circoscrive certi abusi e sregolatezze di alcuni "duri" del fascismo.
(ne parleremo ancora in una pagina dedicata all'OVRA vedi QUI > > >

Forse nel 1940 si rese conto che l'Italia stava precipitando verso la guerra con la scelta sbagliata di Mussolini. Alcuni affermano che non esitò a tramare contro lo stesso Mussolini. Ma non ne ebbe il tempo.

Il capo dell'OVRA morirà nei primi mesi del 1940 al termine di una cena, dopo aveva portato a termine alcune misure di polizia per il delicato periodo bellico che stava iniziando. I medici diagnosticarono ictus cerebrale. Alcuni, anche fra i familiari sostennero che fu avvelenato. Si disse che stava diventando - con il suo grande apparato poliziesco - troppo pericoloso.

Nei riguardi del Tribunale Speciale, questo "fornendo al regime uno strumento pseudolegale, lo autorizza a giudicare coi sistemi più sbrigativi della cosiddetta "legge di guerra" i reati più discutibili, quelli appunto politici. Le sentenze saranno severissime. Durante la sua attività il Tribunale, insediatosi al palazzo di Giustizia di Roma, celebrerà 978 processi, giudicando 5619 imputati; ne saranno condannati 4596, complessivamente con circa 27.735 anni di carcere e 47 condanne a morte (in 36 di queste condanne comprendevano sloveni e croati, delle quali 26 furono eseguite con la fucilazione). Gli assolti furono 998 (
C. Schwarzenberg, Diritto e giustizia nell'Italia fascista, Mursia, 1977).

Il Tribunale Speciale avrebbe dovuto applicare la legge del 25 novembre 1926, n.2008, solo temporaneamente per soli cinque anni. Ma entrato nel 1931 in vigore il nuovo Codice Penale, le norme di quella legge furono trasfuse nelle norme di questo nuovo codice. Cosicchè l'operato del Tribunale speciale continuò fino al 22 luglio 1943, quando si riunì per l'ultima volta per condannare un operaio, tale Boni Pietro di Viadana in Mantova, per aver denigrato la guerra e offeso il duce in una caserma di Vicenza dicendo "La guerra grazie a Dio l'abbiamo perduta, ma se trovo il Duce gli cavo gli occhi e l'uccido". Fu condannato a cinque anni, ma tre giorni dopo - il 25 luglio- cadeva il regime.

13 FEBBRAIO - Viene istituita la "tassa sul celibato" degli uomini non sposati dai 25 ai 65 anni, il cui gettito serve a finanziare l'Onmi, l' Opera Maternitą e Infanzia.
Si abbassano gli affitti, le tariffe postali, le ferrovie. Si vara poi la Carta del lavoro il 22 aprile per coordinare e incentivare le produzioni ma anche per respingere le richieste salariali degli operai.
Tempestivo il 2 MAGGIO troviamo Turati segretario del partito, che inizia la sua opera di persuasione partendo dalle campagne. Si reca perfino nelle risaie, per fare la sua propaganda in difesa del processo deflattivo; difesa della lira; traguardo quota 90; congiuntura  ecc.; e chissą cosa capivano le mondine o i contadini;  ma Turati ottenne quello che voleva, e alla fine i sindacati fascisti dei contadini annunceranno di rinunciare al 10% del salario. (??!!)

Il sacrificio dei pił umili é subito portato d'esempio agli altri sindacati di categorie di lavoratori, che s'impegnarono di propria iniziativa (!?) a fare altrettanto; poi il 5 maggio il governo riterrà giusto imporre la stessa riduzione generale a tutti i dipendenti pubblici. 

L'abilitą di Turati ha compiuto questo "miracolo" della "demoltiplicazione" su tutti i settori del mondo del lavoro. E' abilissimo in questa strategia partendo dal basso, dalle masse, per far poi digerire il brutto rospo alle categorie meglio pagate.

Non altrettanto riuscita, il raggiungimento di "quota 90", quella che č definita dagli industriali una semplicistica e sbagliatissima manovra economica. Infatti, essi affermano, "questa rivalutazione creerà scompensi economici che si estenderanno su tutta l'economia nazionale".
E affermano ancora, che la notevole riduzione delle esportazioni porterà a fallimenti e alla chiusura di alcune fabbriche, all'aumento della disoccupazione e quindi anche alla diminuita domanda interna. Cioè a un vero disastro.

Ma le lamentele per quota 90, non giungono dai piccoli e medi imprenditori (che possono fare a meno delle esportazioni ma non dei capitali per investire sul mercato interno), ma giungono dai grandi gruppi industriali, che vorrebbero la stabilizzazione della lira a 120. La loro voce si fa sentire in Senato il 21 maggio, con il loro rappresentante Ettore Conti; ma la sua lamentela è rinchiusa a doppio catenaccio nell'aula. Nessun giornale la riporta, e La Stampa di Torino (propr. Fiat) che aveva osato pubblicarla viene sequestrata.
Mussolini che difende la rivalutazione della lira, è infuriato. Preparerà uno dei suoi più incisivi discorsi, il 26 maggio alla Camera, che passerà alla storia come il "Discorso dell'Ascensione".

22 FEBBRAIO - L'Italia decide di non accedere alla proposta americana di limitare gli armamenti navali.

MARZO

2 MARZO - Già annunciate il 10 gennaio (provvedimenti sulle associazioni giovanili), tutte le società sportive sono organizzate dentro il nuovo Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI) presieduto dal segretario del PNF. Il 24 aprile i FASCI cattolici, (Federazione Associazioni Sportive Cattoliche Italiane) si sciolgono e gli atleti confluiscono e sono inquadrati nei ranghi del nuovo comitato.

10 MARZO - Riaffermazione della sovranità italiana in Libia: riassetto amministrativo e abolizione dei Parlamenti locali.
11 MARZO - Tutta la Somalia del nord è assoggettata dopo una serie di operazioni militari italiane.
- Seguiranno a fine marzo operazione militare italiana in Cirenaica: il sud bengasino viene occupato fino ad Agedabia

20 MARZO - Arrestato l'ex deputato ALCIDE DE GASPERI, già segretario del Partito Popolare, mentre tentava di espatriare in Iugoslavia. Processato in maggio, sarà condannato a quattro anni di reclusione. Dopo una serie di interventi della Santa Sede, lascia il carcere dopo sedici mesi, e si rifugia in Vaticano, dove ottiene un lavoro come impiegato bibliotecario.

25 MARZO - Il ministro dell'Istruzione Pietro Fedele, in un discorso alla Camera è un zelante esecutore della volontà di Mussolini. Fra l'altro afferma che "bisogna fascistizzare la SCUOLA, e questa ha il compito di educare la gioventù italiana a comprendere il fascismo e a vivere il clima storico creato dalla rivoluzione fascista".

APRILE

5-6 APRILE - Mussolini e il presidente del Consiglio ungherese Istvàn Bethlem, si incontrano e firmano a Roma il trattato d'amicizia tra Italia e Ungheria. Questo patto per alcuni storici, é il primo colpo di piccone allo sgretolamento dell’instabile edificio costruito sul trattato di pace di Versailles e Mussolini inizia a rivelare alcune sue intenzioni. L'occasione gli è offerta dagli Ungheresi che hanno forti tendenze revisioniste nei trattati post bellici di Versailles. E con l'Ungheria Mussolini stipula un contratto di conciliazione e di arbitrato.
Non solo ma l'Italia offre all'Ungheria un appoggio per le future rivendicazioni nei confronti della Cecoslovacchia, Jugoslavia e Romania, nei cui territori in base al trattato di Versailles, con lo smembramento dell'Impero Asburgico, erano stati incorporati regioni con consistenti minoranze magiare.

Nel discorso di "circostanza", Mussolini andò pił in lą delle circostanze, quando affermò che "l'Ungheria e l'Italia hanno obiettivi comuni in Europa". Dopo queste allarmanti dichiarazioni, Jugoslavia e Francia si precipiteranno a novembre a firmare un trattato segreto di alleanza. E diventano ancora pił preoccupate il mese dopo quando alla fine dell'anno, il 31 dicembre, sul confine austriaco viene scoperto un carico di armi proveniente dall'Italia e diretto in Ungheria. (Questo perche Mussolini a Roma in segreto aveva preso anche l'impegno nel sostenere il riarmo dell'Ungheria) - Il fatto sgomenta mezza Europa, non solo politicamente ma si posero tutti una inquietante domanda. Se l'Italia fornisce armi a un paese straniero significa allora che ne ha in esuberanza.
L'attrito tra Italia e la Francia lo vedremo aumentare il prossimo anno, in Africa, per la spartizione quasi in condominio di Tangeri; ma Mussolini sdrammatizza e alle reazioni francesi fa l'amichevole "siamo dei fratelli che litigano, ma siamo affezionati". Sembra esserci pure un principio di avvicinamento dell'Italia all'Inghilterra. Ma é solo apparenza. L'Inghilterra stipulerà sempre i rapporti (segreti) con la Francia ma non con l'Italia (anche se restano sempre dei dubbi; soprattutto per l'opera del già accennato Samuel Hoare, e sull"avventura abissina mussoliniana in A.O.).

16 APRILE - 230 milioni di lire sono sottoscritte all'estero (in buona parte emigranti) per il Prestito del Littorio. Gli italiani all'estero iniziano ad essere orgogliosi di essere Italiani. Non vi è giorno che sui giornali d'oltre atlantico non si parli dell'Italia e di Mussolini.
- Pubblicato un appello di intellettuali francesi per Nicola SACCO e Bartolomeo VANZETTI. Il controverso caso giudiziario statunitense che coinvolse i due emmigrati italiani di tendenze anarchiche. Erano stati arrestati a Boston il 5 maggio del 1920 con l'accusa di un doppio omicidio a scopo di rapina. Pur con insufficienza di prove il 14 luglio 1921 furono condannati a morte. Ma già nel processo, poi per ritardare la sentenza, si scatenarono nella stessa America tensioni sociali fra innocentisti e colpevolisti. Questi ultimi influenzati da una clima di panico antiradicale e xenofobo che percorse gli Usa negli anni 1920.
A difesa dei due imputati, e per una revisione del processo, si mobilitò l'opinione pubblica internazionale, dando origine ad uno dei principali episodi di protesta civile del periodo. Ma le autorità politiche e giudiziarie statunitensi (del Massachusettes) rifiutarono di riaprire il processo. (vedi il 7 e il 23 agosto)

19 APRILE - Nella Cina meridionale, Canton si proclama indipendente dal governo bolscevizzante di Han-Kou.

22 APRILE - Il Gran Consiglio approva la "Carta del Lavoro", e il Governo la traduce in legge, ampliando la legge sulle organizzazioni sindacali, emanata il 3 aprile dell'anno precedente; inoltre annuncia i presupposti dell'ordinamento corporativo in gestazione. La Magistratura del lavoro, ribadisce il divieto di sciopero e il divieto di serrata; motivo: tutte le forze economiche devono essere subordinate allo sviluppo della potenza nazionale.

CARTA DEL LAVORO

La genesi di questo progetto fu lunga; due di questi disegni di legge furono elaborati inizialmente da Bottai; ma ci si dedicò poi Rocco e fu il suo progetto che fu definitivamente approvato; consistente in trenta articoli
: (testo ufficiale definitivo pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 30 aprile 1927).

CARTA DEL LAVORO
Art. I
La Nazione italiana è un organismo avente fini, vita, mezzi di azione superiori per potenza e durata a quelli degli individui divisi o raggruppati che la compongono. È una unità morale, politica ed economica, che si realizza integralmente nello Stato fascista.
II
Il lavoro, sotto tutte le sue forme organizzative ed esecutive, intellettuali, tecniche, manuali è un dovere sociale. A questo titolo, e solo a questo titolo, è tutelato dallo Stato.
Il complesso della produzione è unitario dal punto di vista nazionale; i suoi obiettivi sono unitari e si riassumono nel benessere dei singoli e nello sviluppo della potenza nazionale.
III
L'organizzazione sindacale o professionale è libera. Ma solo il sindacato, legalmente riconosciuto e sottoposto al controllo dello Stato, ha il diritto di rappresentare legalmente tutta la categoria di datori di lavoro o di lavoratori, per cui è costituito; di tutelarne, di fronte allo Stato e alle altre associazioni professionali, gli interessi; di stipulare contratti collettivi di lavoro obbligatori per tutti gli appartenenti alla categoria, di imporre loro contributo e di esercitare, rispetto ad essi, funzioni delegate di interesse pubblico.
IV
Nel contratto collettivo di lavoro trova la sua espressione concreta la solidarietà tra i vari fattori della produzione, mediante la conciliazione degli opposti interessi dei datori di lavoro e dei lavoratori, e la loro subordinazione agli interessi superiori della produzione.
V
La magistratura del lavoro è l'organo con cui lo Stato interviene a regolare le controversie del lavoro, sia che vertano sull'osservanza dei patti e delle altre norme esistenti, sia che vertano sulla determinazione di nuove condizioni del lavoro.
VI
Le associazioni professionali legalmente riconosciute assicurano l'uguaglianza giuridica tra i datori di lavoro e i lavoratori, mantengono la disciplina della produzione e del lavoro e ne promuovono il perfezionamento.
Le Corporazioni costituiscono l'organizzazione unitaria delle forze della produzione e ne rappresentano integralmente gli interessi.
In virtú di questa integrale rappresentanza, essendo gli interessi della produzione interessi nazionali, le Corporazioni sono dalla legge riconosciute come organi di Stato.
Quali rappresentanti degli interessi unitari della produzione, le Corporazioni possono dettar norme obbligatorie sulla disciplina dei rapporti di lavoro e anche sul coordinamento della produzione tutte le volte che ne abbiano avuto i necessari poteri dalle associazioni collegate.
VII
Lo Stato corporativo considera l'iniziativa nel campo della produzione come lo strumento piú efficace e piú utile nell'interesse della Nazione.
L'organizzazione privata della produzione essendo una funzione di interesse nazionale, l'organizzatore dell'impresa è responsabile dell'indirizzo della produzione di fronte allo Stato. Dalla collaborazione delle forze produttive deriva fra esse reciprocità di diritti e di doveri. Il prestatore d'opera, tecnico, impiegato od operaio, è un collaboratore attivo dell'impresa economica, la direzione della quale spetta al datore di lavoro che ne ha la responsabilità.
VIII
Le associazioni di datori di lavoro hanno l'obbligo di promuovere in tutti i modi l'aumento, il perfezionamento della produzione e la riduzione dei costi. Le rappresentanze di coloro che esercitano una libera professione o un'arte e le associazioni di pubblici dipendenti concorrono alla tutela degli interessi dell'arte, della scienza e delle lettere, al perfezionamento della produzione e al conseguimento dei fini morali dell'ordinamento corporativo..
X
L'intervento dello Stato nella produzione economica ha luogo soltanto quando manchi o sia insufficiente l'iniziativa privata o quando siano in giuoco interessi politici dello Stato. Tale intervento può assumere la forma del controllo, dell'incoraggiamento e della gestione diretta. Nelle controversie collettive del lavoro l'azione giudiziaria non può essere intentata se l'organo corporativo non ha prima esperito il tentativo di conciliazione.
Nelle controversie individuali concernenti l'interpretazione e l'applicazione dei contratti collettivi di lavoro, le associazioni professionali. hanno facoltà di interporre i loro uffici per la conciliazione.
La competenza per tali controversie è devoluta alla magistratura ordinaria, con l'aggiunta di assessori designati dalle associazioni professionali interessate.
XI
Le associazioni hanno l'obbligo di regolare, mediante contratti collettivi, i rapporti di lavoro per le categorie di datori di lavoro e di lavoratori, che rappresentano.
Il contratto collettivo di lavoro si stipula fra associazioni di primo grado, sotto la guida e il controllo delle organizzazioni centrali, salva la facoltà di sostituzione da parte dell'associazione di grado superiore, nei casi previsti dalla legge o dagli statuti.
Ogni contratto collettivo di lavoro, sotto pena di multa, deve contenere norme-precise sui rapporti disciplinari, sul periodo di prova, sulla misura e sul pagamento della retribuzione, sull'orario di lavoro.
XII
L'azione del sindacato, l'opera conciliativa degli organi corporativi e la sentenza della magistratura del lavoro garantiscono la corrispondenza del salario alle esigenze normali di vita, alle possibilità della produzione e al rendimento del lavoro. La determinazione del salario è sottratta a qualsiasi norma generale e affidata all'accordo delle parti nei contratti collettivi.
XIII
Le conseguenze delle crisi di produzione e dei fenomeni monetari devono equamente ripartirsi fra tutti i fattori della produzione.
I dati rilevati dalle pubbliche amministrazioni, dall'istituto centrale di statistica e dalle associazioni professionali legalmente riconosciute, circa le condizioni della produzione e del lavoro e la situazione del mercato monetario, e le variazioni del tenore di vita dei prestatori d'opera, coordinati ed elaborati dal Ministero delle Corporazioni, daranno il criterio per contemperare gli interessi delle varie categorie e delle classi fra di loro e di queste coll'interesse superiore della produzione.
XIV
La retribuzione deve essere corrisposta nella forma piú consentanea alle esigenze del lavoro e dell'impresa.
Quando la retribuzione sia stabilita a cottimo, e la liquidazione dei cottimi sia fatta a periodi superiori alla quindicina, sono dovuti adeguati acconti quindicinali o settimanali.
Il lavoro notturno, non compreso in regolari turni periodici, viene retribuito con una percentuale in piú, rispetto al lavoro diurno.
Quando il lavoro sia retribuito a cottimo, le tariffe di cottimo debbono essere determinate in modo che all'operaio laborioso, di normale capacità lavorativa, sia consentito di conseguire un guadagno minimo oltre la paga base.
XV
Il prestatore di lavoro ha diritto al riposo settimanale in coincidenza con le domeniche. I contratti collettivi applicheranno il principio tenendo conto delle norme esistenti, delle esigenze tecniche delle imprese, e nei limiti di tali esigenze procureranno altresì che siano rispettate le festività civili e religiose secondo le tradizioni locali. L'orario di lavoro dovrà essere scrupolosamente e intensamente osservato dal prestatore d'opera.
XVI
Dopo un anno di ininterrotto servizio il prestatore d'opera, nelle imprese a lavoro continuo, ha diritto ad un periodo annuo di riposo feriale retribuito.
XVII
Nelle imprese a lavoro continuo il lavoratore ha diritto, in caso di cessazione dei rapporti di lavoro per licenziamento senza sua colpa, ad una indennità proporzionata agli anni di servizio. Tale indennità è dovuta anche in caso di morte del lavoratore.
XVIII
Nelle imprese a lavoro continuo, il trapasso dell'azienda non risolve il contratto di lavoro, e il personale ad essa addetto conserva i suoi diritti nei confronti del nuovo titolare. Egualmente la malattia del lavoratore, che non ecceda una determinata durata, non risolve il contratto di lavoro. Il richiamo alle armi o in servizio della MVSN non è causa di licenziamento.
XIX
Le infrazioni alla disciplina e gli atti che perturbino il normale andamento dell'azienda, commessi dai prenditori di lavoro, sono puniti, secondo la gravità della mancanza, con la multa, con la sospensione dal lavoro e, per i casi piú gravi, col licenziamento immediato senza indennità.
Saranno specificati i casi in cui l'imprenditore può infliggere la multa o la sospensione o il licenziamento immediato senza indennità.
XX
Il prestatore di opera di nuova assunzione è soggetto ad un periodo di prova, durante il quale è reciproco il diritto alla risoluzione del contratto, col solo pagamento della retribuzione per il tempo in cui il lavoro è stato effettivamente prestato.
XXI
Il contratto collettivo di lavoro estende i suoi benefici e la sua disciplina anche ai lavoratori a domicilio. Speciali norme saranno dettate dallo Stato per assicurare la polizia e l'igiene del lavoro a domicilio.
XXII
Lo Stato accerta e controlla il fenomeno della occupazione e della disoccupazione dei lavoratori, indice complessivo delle condizioni della produzione e del lavoro.
XXII
Gli uffici di collocamento sono costituiti a base paritetica sotto il controllo degli organi corporativi dello Stato. I datori di lavoro hanno l'obbligo di assumere i prestatori d'opera pel tramite di detti uffici. Ad essi è data facoltà di scelta nell'ambito degli iscritti negli elenchi con preferenza a coloro che appartengono al Partito e ai Sindacati fascisti, secondo la anzianità di iscrizione.
XXIV
Le associazioni professionali di lavoratori hanno l'obbligo di esercitare un'azione selettiva fra i lavoratori, diretta ad elevarne sempre di piú la capacità tecnica e il valore morale.
XXV
Gli organi corporativi sorvegliano perché siano osservate le leggi sulla prevenzione degli infortuni e sulla polizia del lavoro da parte dei singoli soggetti alle associazioni collegate.
XXVI
La previdenza è un'alta manifestazione del principio di collaborazione. Il datore di lavoro e il prestatore d'opera devono concorrere proporzionalmente agli oneri di essa. Lo Stato, mediante gli organi corporativi e le associazioni professionali, procurerà di coordinare e di unificare, quanto piú è possibile, il sistema e gli istituti della previdenza.
XXVII
Lo Stato fascista si propone:
1) il perfezionamento dell'assicurazione infortuni;
2) il miglioramento e l'estensione dell'assicurazione maternità;
3) l'assicurazione delle malattie professionali e della tubercolosi come avviamento all'assicurazione generale contro tutte le malattie;
4) il perfezionamento dell'assicurazione contro la disoccupazione involontaria;
5) l'adozione di forme speciali assicurative dotalizie pei giovani lavoratori.
XXVIII
È compito delle associazioni di lavoratori la tutela dei loro rappresentanti nelle pratiche amministrative e giudiziarie, relative all'assicurazione infortuni e alle assicurazioni sociali. Nei contratti collettivi di lavoro sarà stabilita, quando sia tecnicamente possibile, la costituzione di casse mutue per malattia col contributo dei datori di lavoro e dei prestatori di opera, da amministrarsi da rappresentanti degli uni e degli altri, sotto la vigilanza degli organi corporativi.
XXIX
L'assistenza ai propri rappresentanti, soci e non soci, è un diritto e un dovere delle associazioni professionali. Queste debbono esercitare direttamente le loro funzioni di assistenza, né possono delegarle ad altri enti od istituti, se non per obiettivi d'indole generale, eccedenti gli interessi delle singole categorie.
XXX
L'educazione e l'istruzione, specie la istruzione professionale, dei loro rappresentanti, soci e non soci, è uno dei principali doveri delle associazioni professionali. Esse devono affiancare l'azione delle Opere nazionali relative al Dopolavoro e alle altre iniziative di educazione.

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Fonti, citazioni, testi, bibliografia
RENZO DE FELICE "Mussolini il fascista"- Einaudi, 1966
CONTEMPORANEA - Cento anni di giornali italiani
MUSSOLINI, Scritti Politici. Feltrinelli
MUSSOLINI, Scritti e Discorsi, La Fenice, 1983
A. PETACCO, Storia del Fascismo (6 vol.) Curcio
MARTIN CLARK, Storia dell'Italia contemporanea 1871-1999), Bompiani
CIANO, Diario,
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