ANNO 1940


il proclama del Fuhrer all'esercito germanico

"Il combattimento che si inizia 
deciderà della sorte della nazione tedesca 
per i prossimi mille anni"

A tutte le truppe tedesche del fronte. Proclama:

"L'ora della lotta decisiva per l'avvenire della nazione tedesca è giunta. Da trecento anni a questa parte lo scopo della Potenza inglese e francese di impedire una reale consolidazione dell'Europa, e soprattutto della Germania, ha sempre tenuto l'Europa, e la nazione tedesca in special modo, in una condizione di debolezza e di impotenza. Per raggiungere tale scopo, la sola Francia ha, nello spazio di due secoli, dichiarato la guerra alla Germania trentun volte. Da dozzine di anni lo scopo dei dominatori britannici è ugualmente quello di evitare che la Germania divenga unita, di rifiutare al Reich i beni vitali che sono necessari per mantenere un popolo di 80 milioni di uomini.
L'Inghilterra e la Francia hanno perseguito tale politica senza ,mai occuparsi del Regime che esisteva in Germania. Lo scopo era di tenere il popolo tedesco in soggezione e uomini responsabili di quei due Paesi confessano ora apertamente  tale scopo.
La Germania, dopo essere stata vinta, dovrebbe essere smembrata e suddivisa in piccoli Stati. In tal modo la Germania perderebbe la sua sovranità e per conseguenza la possibilità di garantire al suo popolo il diritto di vivere su questa terra.
Per tale motivo sono stati respinti tutti i miei tentativi di pacificazione ed il 3 settembre dello scorso anno c'è stata dichiarata la guerra.
Il popolo tedesco non nutre alcun odio e alcuna inimicizia contro i popoli inglese e francese.
Ma il popolo tedesco si trova ora dinanzi all'alternativa se continuare a vivere o perire. In poche settimane le nostre valorose truppe hanno battuto i nemici polacchi inviati a combatterci dagli anglo-francesi. In tal modo è stato evitato il pericolo sul fronte orientale.
In seguito l'Inghilterra e la Francia hanno deciso di attaccare la Germania dal nord. Dal nove aprile l'esercito tedesco ha soffocato sul nascere il tentativo.
Ora avviene ciò che noi avevamo previsto da diversi mesi, come un pericolo sempre incombente.
L'Inghilterra e la Francia tentano, inscenando una gigantesca manovra nell'Europa sud orientale, di attaccarci nel territorio della Ruhr attraverso l'Olanda e il Belgio.
Soldati del fronte occidentale, è giunta per voi l'ora decisiva. Il combattimento che si inizia deciderà delle sorti della Nazione tedesca, per i prossimi mille anni.

Fate ora il vostro dovere. Il popolo tedesco è accanto a voi con i suoi voti più ardenti". 

Berlino, 10 maggio 1940. Adolf Hitler  

in questa pagina extra è riportato anche il
testo del Memorandum >

MA ANDIAMO A INIZIO ANNO
RIPARTIAMO DA GENNAIO

1° Gennaio si apre l'anno con l'Italia che conferma la sua neutralità nella guerra che Hitler ha scatenato in oriente (in Polonia) ed è in procinto di scatenarla in occidente (Francia-Inghilterra). Mussolini sembra essere pieno di dubbi, di trovarsi dentro un vicolo cieco, appare sempre più condizionato dal Furher, oppure ha paura delle sue imprevedibili mosse, non escludendo un suo intervento in Italia, dentro la Val D'Adige, dal Passo Resia e dal Brennero fino a Verona e all'Adriatico Veneto. (Queste brutte intenzioni erano del resto già circolate in alcune riunioni tedesche - ma si dissero che erano sproloqui di alcuni politici ubriachi).

L'inizio dell'anno non porta ancora consigli, nè toglie i dubbi a Mussolini. Anzi diventano maggiori e piuttosto evidenti nelle loro angosciosa gravità, quando vede Hitler dominare la scena politica e militare Europea. Mussolini fa l'altalena fra il costituire un "blocco di neutrali";   oppure scrivere a Franco di unirsi anche lui a fianco della Germania; oppure a rassicurare il Re di non preoccuparsi, che lui non vuole la guerra. E, stando ai documenti, lo dimostra pure. Infatti .......

Il 3 Gennaio 1940 con una lunga lettera a Hitler (adoperandosi a fargli una intera panoramica sull'Europa) Mussolini tenta di convincere Hitler di fare un accordo pacifico con inglesi e francesi e rovesciare semmai le sue armate a est, contro la Russia di Stalin, contro il bolscevismo, che Mussolini gli indica ("io non ho modificato la mia mentalità rivoluzionaria") essere quello il nemico mondiale numero uno, oltre che ricordagli che la Russia ha 21 milioni di Kmq di territorio. "Non potete abbandonare la bandiera antibolscevica che avete fatto sventolare per 20 anni".

Gli da' insomma dei consigli non da poco conto e quasi lo bacchetta, per poi rivestire i panni del soggiogato, quindi diventa accomodante. Si scusa di avere ottimi rapporti commerciali con Inghilterra e Francia "facciamo scambi per necessità di materie prime anche se siamo fortemente antibritannici e antifrancesi"..... "Le voci di eventuali blocchi neutrali sono false"......."Alla Finlandia non abbiamo dato ingenti aiuti ma solo 40 aerei ordinati prima della guerra". "La propaganda inglese alla radio non la possiamo efficacemente disturbare, ma nessun italiano prende sul serio le parole di libertà, giustizia, diritto, morale ecc"...e in un punto della lettera diventa abbastanza lucido, realista e premonitore;  avverte il pericolo, ma dà un colpo al cerchio e uno alla botte...

(LA LETTERA ORIGINALE CON MOLTE SUE CORREZIONI E' QUI > >

"...Sono convinto che Francia e Inghilterra non riusciranno mai a far capitolare la vostra Germania aiutata dall'Italia, ma non é sicuro che si riesca a mettere in ginocchio questi due Paesi. Gli Stati Uniti non permetterebbero una totale disfatta delle democrazie. Gli imperi crollano per difetti statici interni, gli urti dall'esterno invece possono consolidarli".
"L'Italia fascista intende essere la vostra riserva, dal punto di vista politico diplomatico, economico, e dal punto di vista militare, quando l'aiuto non vi sia di peso, ma di sollievo. Desidero che il popolo tedesco sia convinto che l'atteggiamento dell'Italia é nello spirito e non fuori dallo spirito dell'alleanza
". 
(Lettere/Documenti  Mussolini-Hitler, King Features Syndacate, New York, 1946)

(A questa lettera Hitler non rispose mai. Ma di altro tenore fu poi quella inviata il prossimo anno, fine giugno '41, sei giorni dopo l'invasione tedesca della Russia. Assicurandogli che l'Europa antibolscevica, quella antiebraica, quella cristiana, e tutta l'Italia fascista antibolscevica da 20 anni, tifava per le armate tedesche, tutte contente della "CROCIATA CONTRO IL BOLSCEVISMO".
ERA VERO! MOLTE NAZIONI PLAUDIRONO ALL'ATTACCO NAZISTA DEL '41 ALLA RUSSIA. ALCUNE NON PARTECIPANTI MA TUTTAVIA LE NAZIONE CAPITALISTE ERANO CONTENTE. E ALLA STESSA CHIESA NON E' CHE GLI DISPIACEVA UNA BELLA "CROCIATA" CON L'ANNIENTAMENTO DEI "SENZA DIO" )


Il "caporale" tedesco  - IN QUESTO GENNAIO 1940 - si allarmò solo quando gli Stati Uniti mandarono in giro per l'Europa, WELLES, per trovare delle soluzioni a una pace duratura (che l'america proponeva decennale). ROOSEVELT  stava infatti tessendo la sua tela pacifista e lanciava appelli. Molti Stati lo derisero, altri si allarmarono o furono sospettosi, ritenendola una interferenza sull'Europa; temevano infatti che gli Usa si sarebbero inseriti nuovamente nello scacchiere internazionale europeo come nel 1917.
Nessuno aveva dimenticato le "Linee WILSON" e i trattati di Versailles, e questa nuova guerra era la causa di quelle scelte, era anzi la continuazione di quella guerra e di quei trattati.
Mussolini rifiutò l'appello. Era fra quelli che derisero - e con una maleducazione eccessiva - la proposta: "Sono gli effetti della paralisi infantile! Seminatore di panico, anticipatore di catastrofi, fatalista di professione. Vuol fare in condottiero e non può nemmeno andare al gabinetto da solo".

Hitler rispondendo fu anche lui sprezzante "Io sono il capo di una povera nazione, voi sig. Roosevelt parlate di pace e avete uno spazio vitale quindici volte più grande; parlate anche di giustizia, ma io non posso sentirmi responsabile dei destini del mondo, visto che il mondo non si è mai interessato prima d'ora delle condizioni pietose del mio popolo e della mia Germania".

Era evidente, dopo quanto abbiamo letto lo scorso anno che la situazione creata da Mussolini in Italia - dopo la Polonia - non poteva durare a lungo. Le decisioni con chi stare bisognava pur prenderle. Anche se quelle di sopra sono ancora molto ambigue e per nulla nette e decise (l'avvertimento però era chiarissimo). In Italia c'erano molti che tramavano e facevano piccoli passi diplomatici (ma anche vere e proprie congiure) per sganciarsi dalla temibile Germania; ma c'erano anche altri, gli italiani filotedeschi (i cosiddetti "filo-acciaisti"), che invece cercavano di convincere Mussolini a rispettare i patti e a schierarsi con i tedeschi. Comunque pochi i coraggiosi, e pochi erano anche quelli all'altezza di dare un giudizio preciso e intelligente, non solo soggettivo ma oggettivo. Abbiamo appena letto, perfino Mussolini é oggettivo guardando oltre atlantico "Mettere in ginocchio i franco-inglesi? Gli Usa non lo permetterebbero...."

E sappiamo anche che confidandosi con Ciano la sua preoccupazione era quella di non dover sotto la minaccia tedesca "costringermi a mangiar l'agro limone" Cioè allearsi con la arrogante e odiata Francia, che "nulla aveva fatto per evitare una guerra" (Diario di Ciano).

Fra i primi (antitedeschi) c'era ITALO BALBO, l'eroe dell'aria, che mandato a governare la Libia, si precipita in Italia per dissuadere Mussolini a non mettersi con Hitler per non diventare prima o dopo "il lustrastivale dei tedeschi" (era stato in Germania a visitare l'aeronautica tedesca e aveva visto i loro progressi,  la loro organizzazione e una grande efficienza logistica e di mezzi rispetto all'Italia; ne ebbe paura ma nello stesso tempo li disprezzava per la troppa arroganza). Niente da fare, Mussolini dopo aver fatto l'ondivago ha deciso di fare la sua scelta: vuole (o deve per forza) "marciare fino in fondo" con i tedeschi. (del resto lo chiedono i giornali e la popolazione, convinta che "stiamo perdendo il treno").

In questa sollecitazione c'è di tutto: il patriottismo, l'opportunismo, o la paura (degli "acciaisti") di dare l'impressione che ancora una volta non si rispettano i patti (come nel 1915, quelli di Londra), e hanno il timore di essere accusati traditori.
Stranamente proprio i militari - pensando ai pochi mezzi che hanno a disposizione- frenano, sconsigliano, e qualcuno pensa perfino di destituire Mussolini.

5 Gennaio - Quello che si temeva in Italia, nonostante le intenzioni di neutralità, arriva sugli italiani come una doccia fredda. Sembra un preallarme delle intenzioni belligeranti. Si annuncia la distribuzione delle carte annonarie per il razionamento dei principali prodotti di consumo. Pane, Carne, Grassi, Zucchero, Patate e altro. Il clima non è sereno, gli antintervististi abbondano, alla  guerra nessuno è pronto; nemmeno i generali soffiano sul fuoco, loro sanno da tempo ("Rapporto Cavallero") di non avere i mezzi, né di essere pronti per fare una guerra; almeno fino al 1942.

10 Gennaio - Hitler comunica ai comandanti delle tre armi Hermann Gòring (aviazione), Erich Raeder (marina) e Walter von Brauchitsch (esercito) la decisione di sferrare l’offensiva a Occidente il 17 gennaio denominata "Piano Falce". 
Ma costretti ad un atterraggio di fortuna nei pressi del Belgio, non lontano dal confine tedesco, viene catturato un aereo tedesco con a bordo i maggiori Reinberger e Hoenmansì. Hanno con sé documenti importantissimi e segretissimi destinati al comando del Gruppo di armate B, relativi al piano di attacco in Occidente. Le autorità di Bruxelles vengono così a conoscere le intenzioni aggressive di Hitler nei confronti del loro paese e dell’Olanda. 
Il giorno dell'offensiva per le brutte condizioni atmosferiche viene rimandato di giorno in giorno, finchè Hitler decide di rinviare tutto in primavera, anche per renderla più sicura.
Pur non molto convinto, il suo stato maggiore ritiene opportuno nel frattempo preparare una campagna contro la Norvegia e la Danimarca ("piano Weserubung" - sotto il nome "Esercitazione Weser")
I motivi sono: interessano in particolare il minerale di ferro delle miniere norvegesi e la posizione strategica dei due paesi, quando si sferrerà l'attacco in Occidente.
Ma dello stesso avviso sono gli Inglesi e i Russi. E saranno questi ultimi a muoversi, prima ancora dei tedeschi.

Il 1° Febbraio von RIBBENTROP porta il messaggio di Hitler a Mussolini; lo invita a rispettare i patti, a rompere gli indugi, a entrare in guerra con lui; poi sollecita un incontro con il Fuhrer a brevissima scadenza. Hitler ha fretta di concludere e ha fretta di muoversi.

10 Marzo -Ribbentrop invita ancora una volta l'Italia a entrare in guerra e a rispettare il "Patto d'Acciaio". Mussolini temporeggia, ribadisce le intenzioni di poterlo fare solo quando avrà i mezzi necessari. Ma nello stesso tempo teme una invasione tedesca in Italia.
Infatti fa proseguire in Alto Adige i lavori di fortificazione ai confini con l'Austria, in un ambiente (quello altoatesino) in fibrillazione (avvengono persino alcuni attentati). In 250.000 attendono il "liberatore", ci sperano e si sono anche preparati, organizzati e hanno già un "capopolo", omonimo di quello che sfidò Napoleone: Hofer.

Nel corso del mese ci sono vari incontri in altre sedi per evitare l'ingresso in guerra dell'Italia. Incontri riservati del ministro della Real casa Pietro Acquarone con alcuni esponenti molto vicini a Mussolini come Galeazzo Ciano. Ma ci sono anche altre iniziative più oscure, che trapelano e che leggeremo più avanti.

La pagina storica dell'anno - 19 Marzo 1940

Il 18-Marzo Hitler e Mussolini si incontrano al Brennero e discutono sulla determinazione di collaborare insieme, al fine di procedere con la massima rapidità contro la Francia e l'Inghilterra. Mussolini deve ascoltare per due ore di fila  il fiume di parole di Hitler, poi al suo turno, di pochi minuti, parla, temporeggia poi accetta di scendere al suo fianco solo se gli si invia del materiale bellico (anche se la Germania si è già impegnata a fornire materiali per l'apparato produttivo, come il carbone dopo l'embargo inglese) solo così dice Mussolini "saremo pronti a marciare assieme a voi e al popolo tedesco"

Hitler è infastidito e deluso di questo alleato che ha mille scuse per tirarsi indietro e che osa anche dare consigli; Mussolini vorrebbe anche ricordargli la lunga lettera inviatagli a gennaio, che non ha ricevuto risposta, ma Hitler scantona. Non ha tempo, ha fretta, conclude e se ne torna a casa.
Anzi sulla questione Alto Adige Hitler ha minimizzato, come al solito ha scantonato  "abbiamo ben altre cose più importanti in mente". 
Mussolini ribadisce ancora una volta di non essere pronto, anche se le probabilità del coinvolgimento dell'Italia appaiono sempre di più alte, pur essendoci molte perplessità nelle alte cariche militari delle tre armi.

Il giorno dopo l'incontro del Brennero, a Roma il ministro degli Esteri italiano Galeazzo Ciano riceve per la seconda volta in poche settimane il sottosegretario di Stato americano Sumner Welles. 
Ai primi di Aprile il Presidente Roosevelt invia un messaggio a Mussolini invitandolo a non schierarsi con la Germania; di riflettere prima di agire.
Lo stesso messaggio gli arriverà da Churchill.... (dal 10 maggio lui è Primo ministro) .... ma il 16 maggio, quando Hitler ha ormai scatenato l'offensiva e ha già invaso il Belgio e l'Olanda.

20 Marzo - Forti contrasti dentro il governo francese. A Parigi si dimette il gabinetto Daladier: Paul Reynaud forma un governo di guerra. Il giorno 28 Marzo Francia e Inghilterra tentano di stipulare un'alleanza per scendere in campo e impegnarsi reciprocamente a non concludere trattati di pace separati.
Contrasti anche dentro il governo inglese, che proseguono fino al 3 aprile, quando con il rimpasto del ministero Chamberlain, Churchill viene chiamato a presiedere il comitato dei ministri della Difesa e ottiene il consenso del governo per la posa di campi minati nelle acque territoriali norvegesi, già deciso nella seduta del Consiglio Supremo Interalleato del 28 marzo.
Il giorno 8 aprile viene deciso di inviare i primi contingenti del corpo alleato in Norvegia.
Alla sera  la flotta inglese salpa da Scapa Flow dirigendosi verso la costa norvegese per intercettare la formazione navale germanica che ha già iniziato il giorno precedente ad effettuare i primi sbarchi  in Norvegia.
Lo stesso giorno il governo norvegese - nonostante l'invasione tedesca in atto - non ordina la mobilitazione generale. Solo verso sera, durante una riunione del Consiglio dei ministri viene decisa la mobilitazione (segretissima) di 5 brigate da campagna nella Norvegia meridionale.

9 Aprile -  Hitler  invade la Danimarca e la Norvegia con un blitz fulmineo e spettacolare, che molti abitanti pensarono che stessero girando un film. 
Hitler informa l'alleato Mussolini quando l' invasione é già avvenuta  e già quasi conclusa. Le truppe tedesche incominciano la occupazione della Danimarca e della Norvegia. Partecipa all’operazione al gran completo tutta la marina del Reich.  Il corpo di spedizione comprende 7 divisioni di fanteria e 2 da montagna; un corpo d’armata aereo forte di oltre 400 aerei da combattimento, 70 da ricognizione e 500 da trasporto. 
Le 7 formazioni in cui è suddiviso l’esercito di occupazione tedesco, 2 dopo 12 ore entrano nella capitale Copenaghen e dopo 48 hanno già invaso l'intera Danimarca. Le altre 5 sbarcano in Norvegia a Oslo, Kristiansand, Bergen, Trondheim e Narvik.
 
Si scatena l'offensiva navale inglese e proprio a Narvik  affondano 8 cacciatorpedinieri tedeschi. Con l'appoggio dell'aviazione il 19 Aprile sbarcano a Narvik.
Gli anglo-francesi chiedono al Belgio di poter entrare con le loro truppe terrestri nel paese. Il governo belga respinge la richiesta.
L'avanzata tedesca è ora su tutti i fronti norvegesi, e il 30 Aprile gli inglesi sono costretti ad abbandonare il suolo norvegese.

27 Aprile - Nel frattempo Hitler ha già comunicato al comandante in capo delle forze armate e  Comando Supremo della Wehrmacht che intende scatenare l’offensiva contro la Francia nella prima settimana di maggio.
Buona parte delle truppe tedesche provenienti da Oslo e da Trondheim si ricongiungono a Dombas. 


1 Maggio -  Altro messaggio personale il presidente degli Stati Uniti Franklin Delano Roosevelt che invita caldamente Mussolini a non entrare in guerra a fianco dei tedeschi.
Da più parti  arrivano le prime notizie di un assembramento di reparti tedeschi sul confine francese.
L’addetto militare francese a Berna invia a Parigi la segnalazione che i tedeschi sferreranno una grande offensiva tra l’8 e il 10 maggio e che lo sforzo principale verrà effettuato in direzione di Sedan.
Nel frattempo il giorno 7 maggio in Gran Bretagna per lo scacco subito in Norvegia, il primo ministro inglese Chamberlain viene messo in minoranza ai Comuni ed è costretto a dimettersi. E' crisi.
Solo il 10 maggio a invasione tedesca iniziata, Winston Churchill forma un governo di unione nazionale.

9 Maggio - Direttive in codice per l’attacco previsto per la mattina del giorno dopo a Occidente. " W. FA/abt. L-Nr. 22-180/40 g k "- Il Fuhrer  comandante supremo ha deciso: " Giorno A l0-V - Ora X 5,35 " Le parole convenzionali da comunicare ai vari reparti della Wehrmacht, non prima delle ore 2 I.30:
“Danzig” o “Augsburg” Il Capo dell’Oberkommando della Wehrmacht. Keitel

10 MAGGIO - ORE 5,35 - ORA X - SCATTA L'OFFFENSIVA TEDESCA 
Truppe tedesche aviotrasportate si lanciano sui ponti di Rotterdam, Dordrecht e Moerdijk in Olanda, e altri paracadutisti piombano sul forte di Eben Emael, cardine della difesa belga a Liegi. Le armate tedesche dei Gruppi B e A varcano i confini belga, olandese e lussemburghese.
Gli Anglofrancesi cadono nella trappola: alle ore  7,30: le avanguardie della 7a armata francese e della BEF entrano in Belgio. Secondo il loro “Piano Dyle”, sarebbe stato possibile contenere un eventuale attacco tedesco basandosi sulla difesa del Belgio e facendo perno col fianco destro su Sedan e sull’altopiano delle Ardenne. Da qui l’immediata avanzata anglofrancese in territorio belga. 


Il “Piano Dyle” però non ha previsto un attacco tedesco proprio attraverso l'altopiano delle Ardenne considerato invalicabile. Ma l’azione è invece ritenuta realizzabile dal “Piano Falce” di von Manstein. Con l’attacco in forze ai Paesi Bassi, il Comando tedesco attira verso nord-est gli Alleati e rende più agevole sfondare le linee sulle Ardenne e raggiungere in breve il mare nei pressi di Calais. Salta così in un sol colpo il cardine difensivo anglofrancese di Sedan con conseguenze disastrose.

12 Maggio - I belgi tentano di rafforzare le loro posizioni sulla linea della Dyle, mentre la  7a armata francese, che era entrata nei Paesi Bassi è già in difficoltà e riceve l’ordine di evacuare Breda e di ripiegare sulla Schelda, poi si attestano sulla riva sinistra della Mosa, con la destra già abbandonata al nemico, compresa Sedan che viene raggiunta dalla 10a divisione corazzata di Guderian.

Il 13 Maggio
le agguerrite panzerdivision di Rommel, Guderian, Hoth, sfondano sulla Mosa. Rotterdam subisce un furioso attacco dall'aviazione tedesca. Gouderian inizia una fulminea corsa verso il mare che raggiungerà il 21 ad Abbeville.
La divisione corazzate di Guderian ha forzato i passaggi sulla Mosa e i due fianchi di Sedan.
In Belgio, la armata francese e le divisioni inglesi di lord Gort raggiungono la riva della Dyle: gli inglesi si dispongono tra Lovanio e Wavre, i francesi tra Wavre e Namur.
I tedeschi conquistano Liegi. L’esercito olandese è allo sbando e il comando generale ordina la ritirata sulle posizioni difensive della cosiddetta “Fortezza olandese”, una striscia di terra  tra Amsterdam, Rotterdam ed Utrecht. Il governo belga lascia la capitale e ripara a Londra.
I tedeschi stabiliscono tre teste di ponte, una
a Namur a Mézières, l’altra a Monthermé. Una terza, più importante, nel bosco della Marfé, presso Sedan...”.

14 Maggio - Ore 13,30: Henri Winkelman, comandante supremo delle forze armate olandesi, firma la capitolazione dell' Olanda.
Ore 16: i carri francesi, già pronti a contrattaccare i mezzi corazzati tedeschi nella zona dello sfondamento sulla Mosa, tra Dinant e Sedan, ricevono l’ordine di sparpagliarsi su un fronte di 20 km. La 9a armata francese del gen. Corap ripiega su Rocroi, inseguita dalla 6a divisione corazzata tedesca il giorno dopo si disperde.
Per quasi tutto il giorno, circa 200 bombardieri alleati attaccano in ondate successive il ponte galleggiante gettato da Guderian sulla Mosa nei pressi di Sedan, attraverso il quale affluiscono i rinforzi tedeschi; ma senza risultati. Degli 85 velivoli abbattuti dalla contraerea tedesca, 35 sono inglesi. Tra Dinant e Sedan i tedeschi hanno aperto una breccia di 80 km. Entro il pomeriggio Guderian porta sulla Mosa quasi tutti i mezzi delle sue divisioni corazzate. Il gen. Walter von Reichenau riceve l’ordine di attaccare con la sua armata le posizioni nemiche tra Lovanio e Namur. L’azione è prevista per il giorno dopo.

15 Maggio - Negli alti comandi francesi non si rendono conto della situazione che è disperata.  Alphonse-Joseph Georges, comandante in capo del settore nord-est, manda a dire al comandante in capo delle forze di terra Gamelin che: “Non ci sono grandi novita", "Piccole infiltrazioni nemiche";  "L’attacco sembra bloccato"; " Alcuni tedeschi che abbiamo catturato ci appaiono stanchi".
Ma nella tarda serata, arriva al Quartier Generale la notizia che i carri armati tedeschi hanno raggiunto Montcornet, a una ventina di km da Laon. Gamelin la comunica subito a Daladier, ministro della Difesa Nazionale, il quale ordina un immediato contrattacco. Gamelin replica che non ha più riserve disponibili; e chiede l'urgente appoggio dell'aviazione inglese prima che l’esercito francese sia distrutto completamente. Né che potrà disporre una difesa per la via a Parigi. 
 Ma l'appoggio aereo inglese è molto limitato.

16 Maggio -  I francesi comunicano a Churchill che la battaglia è perduta e che la strada per Parigi è ormai aperta al nemico. Nel primo pomeriggio Winston Churchill arriva a Parigi in aereo. Alle 17,30, accompagnato da sir John Dill, vicecapo dello Stato Maggiore Imperiale, incontra al Quai d’Orsay, sede del Ministero degli Esteri francese, il presidente del Consiglio Reynaud, il ministro degli Esteri Daladier e il comandante in capo delle forze armate francesi gen. Gamelin.
Churchill vuol sapere come è disposta la difesa arretrata, ma si turba quando apprende che nessuno ha disposto una difesa. Erano così sicuri con la Maginot da non averci nemmeno pensato.
Intanto la 7a divisione corazzata di Rommel è penetrata per 80 km in territorio francese in direzione di Cambrai catturando circa 10.000 prigionieri e 100 carri armati.
Verso sera, le divisioni corazzate di Guderian si trovano a circa 90 km a est di Sedan.
Il comandante in capo dell’esercito francese Gamelin declina ogni responsabilità per la difesa di Parigi e ordina la ritirata generale delle forze francesi dal Belgio.

17 Maggio - Anziché proseguire in direzione sud-ovest verso Parigi, Guderian piega verso nord-ovest: a mezzogiorno le sue avanguardie raggiungono l’Oise a sud di Guise, poco lontano da St. Quentin. Nulla può fare il colonnello De Gaulle nei successivi due giorni a nord di Laon.
Reparti della 6a armata del gen. von Reichenau entrano a Bruxelles. A Parigi si tira un respiro di sollievo: la valanga corazzata tedesca non punta più sulla capitale. Ci si prepara così meglio a difendersi richiamando -dopo le dimissioni di Gamelin-  il maresciallo Pétain dall’ambasciata di Madrid e il gen. Weygand dal comando del Levante.
Intanto Guderian occupa St. Quentin. Rommel raggiunge Cambrai. Numerosi prigionieri vengono fatti vicino a Cambriai. Viene conquistata anche Anversa.

18 Maggio - Churchill e Roosevelt rinnovano l'invito a Mussolini a non schierarsi con i tedeschi.
Mussolini sta seguendo con il fiato sospeso i successi sfolgoranti delle armate di Hitler, e nemmeno risponde.

Il 19 Maggio  Churchill  rivolge il suo primo messaggio radiofonico come Primo Ministro del nuovo governo al popolo inglese:

"I speak to you for the first time as prime Minister in a solemn hour for the life of our country....."Per la prima volta io vi parlo come primo ministro in un'ora solenne per la vita del nostri paese, del nostro Impero, dei nostri alleati, e soprattutto della causa della libertà. In Francia e nelle Fiandre infuria una battaglia tremenda. I tedeschi, con una eccezionale azione coordinata di bombardamenti aerei e carri armati pesantemente corazzati, hanno sgominato le difese francesi a nord della linea Maginot, e potenti colonne dei loro veicoli corazzati stanno devastando l'aperta campagna, che nei primi due giorni era senza difensori. Dietro l'incarico di Sua Maestà ho formato un governo di uomini e donne di ogni partito e di quasi ogni opinione politica. In passato abbiamo avuto punti di vista contrastanti e divergenze, ma ora siamo uniti da un solo intento: combattere fino alla conquista della vittoria, e non arrenderci mai alla schiavitù e alla vergogna, qualunque possa essere il prezzo e la sofferenza. Se questo è uno dei più terrificanti periodi nella lunga storia della Francia e della Gran Bretagna, essa è anche, senza ombra di dubbio, il più sublime. Fianco a fianco, senza aiuto se non quello dei loro amici e parenti dei grandi dominios, e quello dei vasti imperi che sono protetti dal loro scudo, fianco a fianco i popoli britannici e francese si sono levati per salvare non solo l'Europa, ma anche l'umanità, dalla tirannia più ripugnante e distruttiva di ogni spiritualità che mai avesse oscurato e insozzato le pagine della storia. Dietro di loro, dietro di noi, dietro gli eserciti e le flotte della Gran Bretagna e della Francia, sta un gruppo di stati frantumati e di popoli oppressi, i cechi, i polacchi, i norvegesi, i danesi, gli olandesi, i belgi, sui quali tutti calerà la lunga notte delle barbarie, non illuminata neppure da una stella di speranza, a meno che noi non vinciamo - come dobbiamo vincere - come vinceremo"

(Questo discorso  alla radio lo abbiamo in originale. Lo metteremo in seguito).

Il 20 Maggio il gruppo corazzato KLEINST  sta chiudendo in una sacca tutte le armate belghe, britanniche e francesi che verrebbero così tagliate fuori da ogni collegamento. Un milione di soldati, 334.000 inglesi, 500.000 belgi e 100.000 francesi. I tedeschi a quel punto potrebbero farne una strage ma.....

Rommel, nonostante l’ordine del suo diretto superiore, gen. Herman Hoth, comandante del XV corpo corazzato, di fermarsi, con la sua 7a divisione avanza e occupa le importantissime alture di Arras, una ventina di km a ovest di Cambrai
Ore 9:  la divisione corazzata, con Guderian in prima linea, occupa Amiens, poi avanza e alle ore 19  occupa anche Abbeville. Un’ora dopo uno dei suoi battaglioni raggiunge la Manica a Noyelles. I carri armati tedeschi hanno aperto nelle linee alleate un corridoio largo all’incirca una trentina di km, da est a ovest. A nord di questo corridoio si trovano l'armata francese, le 9 divisioni del Corpo di spedizione britannico di lord Gort e l’esercito belga; a sud 4 armate francesi, la 10a, la 7a, la 6a e la 2a dislocate nell’ordine da ovest a est.

Avendo raggiunto il mare, i tedeschi hanno quasi accerchiato nelle Fiandre e nell’estremo lembo della Francia nord- orientale 45 divisioni alleate. Il Fuhrer euforico già dichiara che la guerra è vinta e che l’armistizio sarà firmato a Rethondes (dove fu firmato l’armistizio dell’ 11 novembre 1918) e che la Francia dovrà restituire alla Germania “tutti i territori che le ha rapinato da 400 anni a questa parte”.

Sui giornali italiani grande ammirazione per le armate tedesche conquistatrici, disprezzo e dileggio rivolto agli "eserciti di dilettanti inglesi e francesi".

21-22-23 Maggio - A Parigi, il nuovo comandante in capo  generale Weygand (73 anni), espone al primo ministro francese Reynaud e al premier britannico Churchill il suo piano per evitare la disfatta. Secondo Weygand, i belgi dovrebbero ripiegare, mentre i britannici e i francesi dovrebbero contrattaccare in forze in direzione sud-ovest. Contemporaneamente le armate provenienti dal sud dovrebbero varcare la Somme e, attaccando verso nord, cercare di ricongiungersi alle forze alleate di quel settore: si spezzerebbe così il cuneo creato dalle divisioni corazzate tedesche (le divisione corazzate tedesche Weygand  non sa nemmeno cosa sono!!!)

 La RAF dal canto suo fornirà tutto l’appoggio aereo necessario. Il piano Weygand ottiene l’approvazione dei politici, ma, sfortunatamente, nessuna delle mosse previste potrà essere attuata, nonostante un improvviso arresto dell’avanzata tedesca dal 23 al 25 maggio. Innanzitutto i belgi non sono assolutamente disposti a ritirarsi più a ovest del fiume Lys. In secondo luogo, lungi dall’attaccare da Arras in direzione sud, lord Gort e le sue 9 divisioni inglesi eviteranno di misura l’accerchiamento, evacuando la città nella notte sui 24. L’attacco alleato da nord sarà pertanto rinviato al 26 maggio; ma la sera del 25, lord Gort dovrà lanciare due delle divisioni destinate all’offensiva in direzione di Ypres, per turare una falla apertasi nello schieramento alleato proprio nel punto dove avrebbero dovuto saldarsi le linee difensive inglese e belga. Sembrerebbe facile come piano, ma il coordinamento tra francesi e inglesi è quasi assente del tutto, ed è piuttosto critica.
La 2a divisione corazzata tedesca investe con violenza Boulogne; la 10a attacca Calais.
I tedeschi conquistano Boulogne. Gli Alleati arretrano verso Dunkerque.
Il fronte belga è spezzato tra Geluwe e il fiume Lys.
Il comando belga informa gli anglo-francesi che la situazione del suo esercito è critica. Dal canto suo il governo belga chiede a re Leopoldo di abbandonare il paese come già hanno fatto la regina d’Olanda e la granduchessa del Lussemburgo. Il re però rifiuta.
La situazione è disperata, per belgi, inglesi e francesi.
Le forze corazzate tedesche sono già arrivate a soli 16 chilometri dal porto della Manica.

Ma a salvare questa situazione disperata e critica, arriva il gen. Karl Gerd von Rundstedt, comandante del Gruppo di armate A tedesche, che ordina ai suoi reparti corazzati di sospendere l’avanzata e di procedere al raggruppamento.

ED E' MOLTO STRANO...

...il 24 Maggio Hitler in persona a Charleville dà l'ordine formale di non attaccare ne' da terra ne' dal cielo i 338 000 inglesi sbarcati in aiuto dei francesi, ma da' invece loro modo e tempo di abbandonare sulla costa tutto il materiale militare e reimbarcarsi per la loro isola. E' la disfatta di Donkerque.
Gli storici non hanno mai risolto questo problema. Perché mai  Hitler non attaccò l'Inghilterra in quel preciso istante nel momento che  l'isola era priva di esercito e gli impianti aeroportuali tutti vulnerabili. I generali di Hitler non gli perdoneranno mai questa indecisione. Dissero poi che fu il più grande errore di tutta la guerra. Ma perche?
Qui ci viene in soccorso Halder (in questo mistero) che annotò "Il Furher è terribilmente nervoso. Spaventato dal successo, non ha il coraggio di sfruttare la situazione e vorrebbe metterci le briglie". La stessa Luftwaffe non fu utilizzata così a pieno come si sarebbe potuto, anche qui Hitler tirò il freno.
Ancora più chiare sono le memorie di Blumentritt, il programmatore delle operazioni di Rundstedt:  "...quando Hitler visitò il quartier generale, ci stupì parlando con ammirazione dell'impero britannico, della necessità della sua esistenza e della civiltà che la Gran Bretagna aveva portato nel mondo. Paragonò l'impero alla chiesa cattolica e disse che erano entrambi elementi essenziali della stabilità del mondo. Asserì inoltre che dalla Gran Bretagna voleva solo il riconoscimento della posizione tedesca nel continente".
E' chiaro che si è portati a sospettare che al di là delle ragioni militari, c'erano motivi politici.
A Donkerque  c'erano gli inglesi accerchiati, mica i tedeschi.
(O forse bisognerebbe non dimenticare l'atavico attrito tra Inghilterra e Francia, con Nelson all'attacco e Napoleone a Boulogne)

Inoltre c'è un altro "mistero". L'avventurosa (?) iniziativa di una "pace segreta"  (alle spalle dell'unione sovietica) del fino allora "delfino di Hitler": cioè il "volo di Rudolf Hess" in Gran Bretagna avvenuta il 19 maggio mentre a Donkerque ci sono gli inglesi accerchiati e non certo i tedeschi.  Ma che poi Hitler sconfessò, dandogli del pazzo.
A fine guerra, stranamente fra i criminali di guerra, lui uno dei fedeli gerarchi,  Rudolf Hess al processo di Norimberga fu l'unico a non essere impiccato.  Morirà il 17 agosto del 1987 portandosi dietro anche il "segreto" del suo volo in Gran Bretagna.
Il 26 Maggio i tedeschi occupano proprio Boulogne e costringono  le truppe anglo-francesi a una precipitosa ritirata.  Il Belgio capitola e il giorno dopo anche Calais.

Il 28 Maggio il quartier generale tedesco dirama il seguente comunicato 
"Il quartier generale del Furher comunica:  Sotto l'impressione della micidiale potenza delle armi tedesche, il re del Belgio é giunto alla determinazione di porre fine ad ogni ulteriore assurda resistenza e di chiedere l'armistizio. ha accettato la richiesta tedesca di capitolazione incondizionata. Di conseguenza l'esercito belga in data odierna ha deposto le armi e ha cessato di esistere"
(Questo discorso  alla radio lo abbiamo in originale. Lo metteremo in seguito).

L'esercito belga alle 4 del mattino ha cessato di opporre resistenza al nemico accogliendo l'ordine del re ("per risparmiare la vita di tanti uomini") mentre il governo si è dissociato dall'azione (e ha duramente criticata quella del re - anche in seguito)  proclamandosi l'unico governo legale del Belgio, e ha formalmente dichiarato la sua determinazione di continuare la guerra a fianco degli alleati, venuti in aiuto del Belgio dopo un loro appello.
Ore 17: Leopoldo III re dei Belgi invia un suo parlamentare al Quartier Generale tedesco: è il primo atto della capitolazione belga.
Ore 22 : i tedeschi fanno sapere all’inviato del re dei Belgi che il Fuhrer esige la resa incondizionata.
Ore 0,30: del 28 maggio, Leopoldo III, senza consultare gli Alleati, firma la capitolazione del suo paese: il governo lo sconfessa, ma, obiettivamente, l’esercito belga non esiste più.
Calais capitola dinanzi agli attacchi della 10a divisione corazzata tedesca. Comincia l’evacuazione del Corpo di spedizione britannico da Dunkerque. Gli inglesi se ne tornano a casa!!!


Il 28 Maggio - Dunque capitola il Belgio, 500.000 uomini si arrendono, mentre le corazzate tedesche hanno così davanti la strada aperta per Parigi. Ma il piano grandioso e strategico di Hitler sconcertò e colse di sorpresa i francesi perché i tedeschi dopo il crollo del fronte belga, lo svilupparsi della conversione a nord delle colonne motorizzate tedesche hanno ormai chiuso in una sacca altri 500.000 soldati francesi e inglesi; anche se il grosso del BEF (British Expeditionary Force) era ancora lontano da Dunkerque.
Per fortuna che le misure preparatorie per un reimbarco erano iniziate in Inghilterra già da una settimana. Centinaia di traghetti, pescherecci, piccole imbarcazioni erano pronte a salpare dall'isola per  una eventuale evacuazione denominata "Operazione Dynamo".

I tedeschi avevano preso la direzione verso la Normandia. E mentre i francesi si erano ammassati in un punto con 70 divisioni, le armate tedesche passarono da un'altra parte dove i francesi non avevano approntato delle difese. I francesi non li aspettavano dalla foresta delle Ardenne perché dicevano era "impossibile", invece le armate di Hitler piombarono proprio da questa zona che era considerata una barriera insormontabile, naturale.
I francesi non avevano prevista l'organizzazione e l'efficienza tedesca. I secolari tronchi nella sterminata foresta cadevano come birilli al passaggio di infernali macchine create apposta dagli ingegneri tedeschi; i francesi nelle retrovie fecero allora saltare 70 ponti strategici, ma i tedeschi li ricostruirono in poche ore con un reparto anche questo specializzato che aveva tutta l'attrezzatura, pontoni, canotti, putrelle in acciaio, gru, con i relativi ingegneri e un esercito di carpentieri.
Era stato previsto tutto, nei minimi particolari. Perfino il bunker del quartier generale della Linea Maginot, Hitler l'aveva fatto riprodurre fedelmente in Germania e su quel modello  si erano allenati per mesi e mesi delle squadre speciali.

Gli Inglesi apertasi la falla belga, temettero (!?)  la sconfitta,  e con una ritirata drammatica (!?) a Donkerque se ne ritornarono sulla loro isola, rifiutando (!?) di impiegare i propri  aerei per difendere la Francia; "ci servono per difenderci da una eventuale invasione" disse Churchill ai francesi e li lasciò al loro destino.
Finiva così l'alleanza con la Francia  abbandonata a se stessa, ed era quello che Mussolini aveva temuto. Infatti se si alleava con la Francia e l'Inghilterra non solo non avrebbe ricevuto nessuno aiuto  ma avrebbe anche forse ricevuto una vendicativa punizione da Hitler, più o meno terribile. Se una Francia era caduta in cinque giorni con una linea di difesa impressionante lunga cinquecento chilometri, per sfondare in Italia bastavano poche ore, forse pochi minuti (60) per arrivare da Innsbruck o da Stoccarda a Verona.

29 Maggio - Mussolini convoca un vertice militare, informando che vuole intervenire nel conflitto a fianco di Hitler. I tedeschi hanno conquistato Ypres, Ostenda e Lilla.
La fine del Belgio convince Mussolini che l’Italia deve intervenire nel conflitto il più presto possibile.
Chiederà al Re di assumere lui il comando delle operazioni belliche.
(ma le versioni di questa delega al comando storicamente è ancora dibattuta; se fu lui a chiederla oppure fu forzato ad accettarla su pressioni di altri. Resta un fatto, che il comandante supremo era sempre il Re, in base allo Statuto Albertino, quindi unico responsabile delle operazioni era lui! - La stessa dichiarazione di guerra alla Francia e all'Inghilterra, reca la firma del Re e non di Mussolini.)

Nel verbale segreto, con il resoconto stenografico della riunione tenuta a Palazzo Venezia nella stanza del Duce alle ore 11, Mussolini afferma "La situazione attuale non permette ulteriori indugi perché altrimenti noi corriamo pericoli maggiori di quelli che avrebbero potuto essere provocati con un intervento prematuro....(...) Se tardassimo di due settimane non miglioreremmo la nostra situazione, mentre potremmo dare alla Germania l'impressione di arrivare a cosa fatte, quando il rischio è minimo, oltre alla considerazione non essere nel nostro costume morale colpire un uomo che sta per cadere.....Fatta questa premessa da oggi nasce l'alto comando che "de jure" sarà reso noto quando la Maestà del Re mi darà il documento che affida a me il Comando delle Forze Armate" (Lettere e Documenti di Mussolini-Hitler, King Features Syndacate, New York, 1946)

IL 29 Maggio i tedeschi diramano su tutte le radio il loro bollettino straordinario:
"Hier sind alle deutschen Sender..... Qui parla radio tedesca da tutte le stazioni trasmittenti. vi leggiamo un bollettino straordinario del Comando Supremo della Wehrmacht: La grande battaglia delle Fiandre belghe e francesi, in seguito alla distruzione degli eserciti inglese e francese ivi impegnati, si avvia alla sua conclusione. Da ieri anche il corpo di spedizione inglese è in completo sfacelo. Abbandonando tutto il suo immenso materiale bellico sta fuggendo verso il mare. A nuoto e servendosi di piccole imbarcazioni, il nemico cerca di raggiungere nella rada le navi inglesi che sono state attaccate con effetti micidiali -come già annunciato con altro comunicato straordinario - dalla nostra Lufwaffe."
(Questo discorso  alla radio lo abbiamo in originale. Lo metteremo in seguito).

Mentre parla alla radio Hitler ha già informato i comandanti dei Gruppi di armate riuniti a Cambrai che ha deciso di “riunire immediatamente le forze corazzate per un’azione a sud, al fine di chiudere i conti con l’esercito francese”. 
10 Panzerdivisionen vengono riorganizzate in 5 Panzerkorps, tre dei quali vengono affidati a von Bock, comandante del Gruppo di armate B e due a von Rundstedt, che comanda il Gruppo di armate A. Von Bock trasferisce tre armate, la 4a, la 6a e la 9a sulla Somme per prendere posizione con la 2a, la 12a e la 16a di von Rundstedt già sull’Aisne e l’Ailette.
Dal canto suo il gen. Weygand, comandante in capo delle forze armate francesi, intende contrattaccare proprio dal lato meridionale del corridoio aperto dalle divisioni corazzate tedesche, dove del resto è concentrato il grosso delle forze francesi: ai Panzerkorps egli contrappone dunque, sulla sinistra dello schieramento, la 10a, la 7a e la 6a armata,al centro la 4a e la 2a, mentre sulla destra piazza le tre rimanenti, la 3a, la 5a e l’8a.

Il 1 Giugno, e fino al giorno 3, gli inglesi fra immense difficoltà e lasciando quasi tutto il loro equipaggiamento sulla costa, hanno abbandonato il continente; gli olandesi si sono arresi, e la Francia da sola non sa più cosa fare.
Del resto esonerato il vecchio GAMELIN hanno richiamato in servizio il maresciallo PETAIN che è più vecchio di lui, ha 83 anni (era già vecchio alla prima Guerra Mondiale) affiancato dal più giovane WEYGAND che  di anni ne ha... 73! Entrambi assolutamente non sanno nulla delle moderne concezioni belliche. Inoltre al primo non gli dispiacerebbe fare un compromesso con la Germania, mentre il secondo é decisamente un uomo di destra, con forti simpatie filotedesche (per Hitler i due sono un ambo secco!).

Entrambi invece di attivarsi a ricompattare i reparti e adottare nuove strategie, convinsero poi i compatrioti a lasciare le armi, a non più combattere contro i tedeschi (ed è quello che volevano del resto anche i comunisti francesi).
C'era una sola novità, un giovane generale, esperto di mezzi corazzati. In un libro anni prima aveva scritto che "quando i tedeschi scateneranno la guerra, lo faranno coi carri armati, e in tal caso la Francia non sarà in grado di difendersi".
Il giovane generale ne aveva anche letto un altro, uscito nel '37, ed era del Generale Guderian che nella sua opera Achtung! Panzer!
esponeva le sue teorie strategiche circa l'impiego dei carri armati come arma non più di accompagnamento e di protezione della fanteria, ma come mezzo di attacco puro ed in grado di effettuare sfondamenti veloci e finora impensabili. L'intuizione di Guderian fu di comprendere che il carro armato offriva la velocità e la resistenza necessarie ad effettuare un'avanzata a velocità vertiginosa e che fosse perciò in grado di formare una breccia incolmabile dal nemico: prima del carro armato, infatti, uno sfondamento era effettuato da truppe di fanteria o di cavalleria, che avevano non solo una velocità di movimento molto inferiore, ma che inoltre nel giro di pochi giorni sarebbero state troppo esauste per proseguire l'attacco, permettendo così all'avversario di chiudere la breccia. Il carro armato invece, offriva appunto l'autonomia e la potenza per poter polverizzare in un punto lo schieramento avversario, piombare alle spalle della vecchia linea del fronte, ed effettuare accerchiamenti così rapidi da risultare fatali e non ostacolabili. L'intuizione tedesca, portò dunque alla costituzione della divisioni Panzer.
In Francia i vecchi generali erano di altro avviso. Per loro esisteva solo la fanteria.
Meno uno, quel generale francese visto sopra, ed era Charles DE GAULLE. Che inizialmente subito dissociandosi dalla linea politica dei primi due, con il suo intervento diede del filo da torcere ai tedeschi, ma ormai la situazione era compromessa, per tante motivi: prima militare ma soprattutto per l'ambiguità politica all'interno del Paese.

La disfatta militare era dovuta soprattutto a quella troppa sicurezza riposta sulla Linea Maginot che  risultò quasi inutile. 

LA LINEA MAGINOT
L’opera prende il nome di "Linea Maginot", in onore di André Maginot, ministro della Guerra dal 1929 al 1931, che ne ha concepita l’idea di fondo. Il sistema, progettato nel corso degli anni Venti, risponde a idee militari che sono ancora basate sulla  guerra del 1914-18; non tengono conto dei più recenti sviluppi della tecnologia militare, in cui diventa determinante l’estrema mobilità dei reparti meccanizzati oltre che corazzati: le fortificazioni sono funzionali a una guerra difensiva di sbarramento. 
Costruiscono questo grandioso sistema fortificato fra il 1930 e il 1937
Nel 1934 è il giovane ufficiale Charles De Gaulle, che ha intuito le potenzialità della guerra di movimento, a denunciare la costruzione della grandiosa opera come un colossale errore; a suo avviso gli sforzi devono concentrarsi sulla creazione di unità blindate appoggiate dall’aviazione (sarà proprio questa la strategia vincente seguita dai tedeschi). Anche il generale inglese Fuller definisce la linea Maginot “la pietra tombale della Francia”.
La costruzione delle fortificazioni richiede una forza lavoro enorme e ingenti risorse finanziarie. Una volta completata, la linea di difesa si snoda per circa 400 chilometri lungo la frontiera franco- tedesca (dal confine con la Svizzera a quello con il Lussemburgo, all’altezza di Montmédy) a protezione di importanti regioni industriali e minerarie. Il risultato è una enorme città in cemento e acciaio, che si sviluppa nel sottosuolo.
Un sistema di gallerie, ascensori, impianti di ventilazione e strade ferrate consente le comunicazioni fra i quartieri per gli alloggi, gli ospedali, le mense, i depositi di armi e munizioni, i magazzini per i viveri e per l’acqua. In alcuni punti queste strutture sono collocate a sei diversi livelli sotterranei. Il sistema comprende inoltre centrali per l’energia elettrica, per le comunicazioni telefoniche e telegrafiche, apparecchiature per il controllo della pressione atmosferica per la difesa da eventuali attacchi con i gas. In superficie viene collocata una catena di casematte dotate di moderni sistemi di artiglieria puntati verso i confini orientali.
L’opinione pubblica francese si illude che la linea Maginot costituisca un baluardo di assoluta sicurezza. Alla vigilia della disfatta, vi è ancora la fiducia nella solidità delle opere difensive dislocate sul territorio belga, che vengono considerate come una sorta di prolungamento della Maginot.
Lo stato maggiore francese confida nella forza numerica del proprio esercito e nella qualità della propria artiglieria, che nel complesso appare superiore a quella tedesca. Fino all’ultimo i capi militari francesi insisteranno in una strategia che si rivelerà disastrosa. Nelle sue istruzioni ai comandanti il generale Huntzinger, capo della Il armata francese nel settore di Sedan, conferma che la priorità è quella di assicurare l’inviolabilità della linea Maginot e di impedirne l’aggiramento.
Gran parte degli effettivi dell’esercito furono così concentrati dietro la linea di difesa, privando di forze preziose i settori più critici, dove l’inferiorità numerica dei francesi spianerà la strada all’avanzata tedesca. È così che i tedeschi possono dare il colpo mortale alle illusioni francesi, aggirando la linea Maginot presso Sedan e aprendosi la strada verso Parigi, lasciando le fortificazioni della linea Maginot ancora paradossalmente, intatte.

Su questa muraglia di cemento la Francia puntava tutta la sua difesa, di conseguenza non era stata approntato nessun altro piano alternativo strategico. C'era poi stato il repentino abbandono degli inglesi. Poi c'erano i belgi che si erano arresi lasciando la strada aperta all'invasione. E c'era infine il pessimo clima interno del Paese dove si diceva che le maestranze di sinistra, socialista, filofascista (non poca) addette alla produzione boicottavano le munizioni, facendole difettate e non in grado di esplodere al momento del loro impiego contro i tedeschi.

Infine era dovuta questa disfatta, all'anomalo governo; 2 soli (De Gaulle e Mendel) volevano continuare la difesa ad oltranza mentre altri 14 elementi (non pochi) votarono e firmarono la resa incondizionata; e formeranno subito dopo, un nuovo governo filonazista (569 voti favorevoli (!!!) questa era la situazione politica interna!, solo 80 contrari, 17 astensioni !) e troviamo garante proprio l'ottantatreenne PETAIN (che formerà poi il noto Governo di Vichy), mentre De Gaulle deve riparare in Inghilterra; qui  inizia la sua tenace resistenza, lanciando proclami ai suoi cittadini: "La Francia ha perduto una battaglia, ma non la guerra".

I soldati francesi in queste ambiguità, nel disfattismo dei vertici (oltre che alla base) e sull'orlo dello sfacelo totale sul piano militare, sono dunque allo sbando. Alcuni reparti combatteranno ancora dopo l'armistizio, altri invece (ma anche buona parte della popolazione a Parigi) festeggeranno i tedeschi che vi giungeranno il 14 giugno. (Una situazione di caos che va ad anticipare l'8 settembre '43 in Italia - quando i nemici che la bombardavano furono accolti come salvatori).

In Francia c'era chi disertava e chi con la sua ideologia oscillante si era già messo a fare la guerra a fianco dei tedeschi contro i propri patrioti che invece continuavano a comportarsi da veri nazionalisti, da eroi, facendo i "partigiani" e ovviamente nel nuovo Stato filo-hitleriano venivano tutti bollati come banditi.
Si era quasi sull'orlo della guerra civile; ma Hitler, a guerra conclusa, non volle calcare troppo la mano, smussò gli attriti. Diede varie direttive ai suoi diplomatici oltre che ai generali di essere moderati, e quando si incontrò a guerra finita con Mussolini non volle con le sue pretese imporre alla Francia una pace di annientamento, ne' voleva far salire l'odio nell'animo dei francesi nei confronti dei tedeschi occupanti.
Umiliarla sì ma distruggerla non gli conveniva. Hitler aveva altri progetti in mente.

Hitler infatti, negli ultimi giorni di conflitto, non contento dell'aggiramento alla Maginot, e senza averne bisogno, per dimostrare al mondo che la più potente e fortificata linea difensiva -come era stata definita  quella francese-  non aveva resistito alle sue corazzate; per umiliare la Francia, mandò all'attacco diretto e frontale della mitica Linea Maginot l'armata di VON LEEB che la annientò "tagliandola come il burro".
La catastrofe fu quindi completa. 1.500.000 di francesi furono fatti prigionieri e poi mandati a lavorare in Germania.
1° Giugno.
Siamo quasi alla fine, a Hitler con le porte aperte, gli resta solo la presa di Parigi. Sono passati solo 20 giorni dal 10 Maggio e l'Europa all'alba di questo giorno é a un passo dal cambiare la sua carta geografica.

1° Giugno. Siamo quasi alla fine, a Hitler con le porte aperte, gli resta solo la presa di Parigi. Sono passati solo 20 giorni dal 10 Maggio e l'Europa all'alba di questo giorno é a un passo dal cambiare la sua carta geografica.

Ma ora, accantoniamo la vittoriosa marcia di Hitler su Parigi e ritorniamo in Italia; torniamo a Mussolini che fino  al 10 Maggio era rimasto a guardare, mantenendo la sua "non belligeranza"; perfino in aprile, quando come abbiamo già letto, con un altro blitz (dopo l'Austria, la Cecoslovacchia, la Polonia) Hitler aveva conquistato la Norvegia e la Danimarca senza nemmeno informarlo se non a cose fatte.

L'offensiva che ora si é scatenata (anche questa senza informarlo) sul fronte occidentale non fa rimanere indifferente Mussolini che rompe gli indugi; anzi vi è costretto. Del resto con una Italia circondata da tre lati dalle armate tedesche che cosa poteva altro fare? In Europa era sola!
La Francia non esisteva più, la Russia era alleata di Hitler, e l'Inghilterra si era barricata in casa.

Oltre questa visione oggettiva, Mussolini ha anche -repentinamente- quasi tutti gli italiani decisi a rompere gli indugi. Tutti i Paesi stanno aspettando la mossa di Mussolini. Inglesi (ma comodi a casa!), Francesi (quattro gatti rifugiati a Londra) e Americani (ma lontanissimi, non pronti a entrare in guerra, e con una opinone pubblica contro un intervento) cercano di dissuadere il Duce ad intervenire a sostegno dei tedeschi: ma lui, ancora si dibatte - pur impreparato (e questo dovrebbe bastare, ma non è sufficiente) - nel dubbio, e sono questi gli attimi che vanno a decidere il destino di tutta l'Europa. Forse bastava accettare le proposte di Churchill, cioé mantenere la neutralità che aveva già anticipato nel '39 e la futura catastrofe poteva essere evitata? Forse...

Lo abbiamo già letto nel '39, quando riflettendo a quali conclusioni Mussolini giunse; ed era proprio la critica  situazione di questi giorni, che devono essere stati per lui penosi. Allora aveva detto che se la Francia capitolava davanti alla potente macchina da guerra preparata da Hitler, lui sarebbe rimasto solo.
Non escludeva infatti  che l'Inghilterra per non farsi annientare l'esercito, abbandonasse la Francia al suo destino per arroccarsi nella sua isola.  Inoltre non poteva certo contare sugli americani che non erano pronti, e nemmeno  -in questo periodo- volevano entrare in guerra. Ora guardando i fatti, in effetti sono tutti eventi che si sono verificati nella realtà in queste poche settimane, anzi in pochi giorni. Mussolini sa di essere solo!

In conclusione Mussolini teme che schierandosi contro Hitler, l'esercito tedesco, conclusa la campagna vittoriosa sul suolo francese avrebbe attaccato l'Italia non solo da nord, cioé da Passo Brennero, da Passo Resia e da Tarvisio, ma ovvio, ora anche da ovest, cioè dalla Francia. Da Hitler questo c'era da aspettarselo.
Che Mussolini non avesse idee chiare sul da farsi e con chi associarsi lo si era già visto il 30 Nov del '39, quando mandò aiuti alla Finlandia assalita dai Russi, che erano fino a quel momento alleati dei tedeschi, sconcertando lo stesso Hitler, che in quella circostanza (lo leggiamo nelle sue lettere) cominciò molto a dubitare delle capacità politiche e strategiche del suo "maestro".

Ma dopo il blitz alla Francia e la batosta data agli inglesi, Mussolini (e in Italia non solo lui) non ha più dubbi: Hitler ha spazzato via in 20 giorni quello che era considerato il più potente esercito del mondo, e  ha ricacciato oltre La Manica quelli che dovevano aiutarla: gli inglesi. Hitler era ormai alle porte di Parigi, vista l' imminente capitolazione della Francia, quindi non si poteva più restare a guardare.

Mussolini inoltre - all'interno - moralmente non é solo, adesso gli italiani si sono trasformati tutti in interventisti. La sensazione che si é diffusa in Italia, anche nei più scettici, é che la Germania é ormai invincibile. Qualcuno accende un cero alla madonna (anche negli ambienti cattolici) nel ricordare che "l'Italia per fortuna é alleata di Hitler, altrimenti chissà come finiva anche per noi". Gli industriali che in questi 284 giorni di non belligeranza si erano mantenuti tiepidi (stavano facendo del resto ottimi affari con le esportazioni e la borsa) dissero che era un errore perdere l'occasione di vincere la guerra accanto all'alleato tedesco. Bisognava subito "correre in aiuto ai vincitori" prima che diventasse troppo tardi.

Perfino il Re che fino a marzo  era antitedesco  e stava perfino tramando un congiura per destituire Mussolini (pur essendo perplesso - ma questo lo dirà dopo!) alla domanda di molti militari che si consultavano con lui, aveva una sola frase che girava negli ambienti come un ordine scritto "gli assenti hanno sempre torto". L'antipatia per i tedeschi  (dopo Parigi) cessò all'improvviso quando concesse a GORING, reduce delle sue imprese in Francia,  il Collare dell'Annunziata; che significa diventare cugini del Re (Un bel parente! E un bel gesto!)

Mussolini però é sempre frenato da alcuni generali per quella carenza di mezzi che ha l'Italia, per la sua impreparazione, e per i soldi che mancano. (E' dal "dissanguato" '36  che tutti piangevano per i tagli fatti nell'ammodernamento delle tre armi). 
Ma Mussolini teme di arrivare tardi, ha fretta, non vuole perdere l'occasione, e non solo lui; molti credono che sia un intervento senza rischi, una "guerra lampo". Mussolini é perfino cinico "La guerra sarà breve e io ho solo bisogno di un certo numero di morti per sedere al tavolo della pace accanto a Hitler".
Ha Badoglio, ancora pieno di dubbi, perché lui é un francofilo (qualcuno prevede perfino le sue dimissioni) e nel sentir parlare di guerra a fianco dei tedeschi diventa un riccio; Mussolini lo tranquillizza "non chiamiamola guerra, chiamiamola una passeggiata" e lo convince (ma mica tanto come vedremo).

1-2 Giugno - Alla mezzanotte, l'evacuazione inglese a
Dunkerque è completa. 338.000 uomini  sono portati in salvo. Evacuati altri 95.000 alleati. Si fece un ultimo sforzo per salvare altri 26.000 francesi, ma poi furono abbandonati con amari risentimenti della Francia.
Ma se dal 24 maggio Hitler non avesse fermato le corazzate e gli aerei la salvezza sarebbe stata impossibile anche per gli inglesi.
Weigand aveva raccolto 49 divisioni per coprire il nuovo fronte, lasciandone 17 (seduti) sulla Maginot. Mentre 10 divisioni corazzate e 130 divisioni di fanteria tedesche era quasi ancora intatte.

4 Giugno - Alle ore 3,40 lascia Dunkerque  l’ultima nave inglese di soccorso. All’alba i tedeschi arrivano sul litorale.  Complessivamente nel grandioso e disperato salvataggio sono andate perdute circa 200 imbarcazioni tra grandi, medie e piccole, 177 aerei, il 40% dei quali bombardieri. Gli inglesi hanno abbandonato sul suolo francese 2000 cannoni, 60.000 automezzi, 76.000 tonnellate di munizioni, 600.000 tonnellate di carburante e di rifornimenti. L’Inghilterra è rimasta praticamente disarmata: terminata l’evacuazione di Dunkerque in Inghilterra sono disponibili soltanto 500 pezzi di artiglieria, compresi quelli prelevati dai musei.

Quasi disarmata, con la flotta lontana nel nord. Se le truppe tedesche fossero sbarcate in questo periodo l'Inghilterra avrebbe potuto fare ben poco. Possedeva solo una divisione equipaggiata. Si arruolarono circa 250.000 uomini nel giro di una settimana, erano 300.000 a fine mese, a luglio 500.000 ma i fucili bastavano solo per 100.000 il resto randelli e picche. 
Il fattore salvezza fu che Hitler e il suo comando non avevano fatto alcun preparativo, nessun piano; lasciò passare tutto il mese di giugno senza far nulla, forse sperando in una pace con gli inglesi. Ma anche dopo, quando fu disilluso dalle sprezzanti risposte di Churchill, i preparativi furono esitanti. Eppure la sorte della Gran Bretagna in quelle condizioni era segnata.
Churchill nelle sue "memorie" dirà "se Hitler avesse impiegato la sua divisione paracadutisti come poi fece a Creta, noi eravamo spacciati!".
Tuttavia un abbozzo di un piano per l'invasione dai tedeschi fu fatto il 21 luglio, e doveva essere preceduta da un formidabile attacco della Luftwaffe (lo leggeremo più avanti). 

 

TORNIAMO IN ITALIA
A MUSSOLINI
CHE VUOLE ROMPERE GLI INDUGI
ma tentenna > > > > >

 

OPPURE FAI RITORNO ALLE PAGINE DELLA
TABELLA-INDICE CON IL BACK

< < alla HOME PAGE DI STORIOLOGIA