ANNO 1946 

CRONOLOGIA DELL'ANNO

LA VOCE DI DE GASPERI

 

COSTO DELLA VITA NELL'ANNO 1946

Stipendio di un operaio Lire 10.000, costo Giornale £ 4, biglietto Tram £ 4, tazzina Caffè £ 20, Pane £ 45, Latte £ 30, Vino £ 75, Pasta £ 120, Riso £ 60, polpa Manzo £ 400, Zucchero £ 720 (!), un grammo di Oro £ 818.
CI FISSEREMO D'ORA IN AVANTI SEMPRE SU QUESTE VOCI 
OGNI 5 ANNI FINO AL 2000.

LE 2 PRINCIPALI NOTIZIE DELL'ANNO :

IL 9 MAGGIO
IL RE D'ITALIA VITTORIO EMANUELE III di Savoia
abdica a favore del figlio UMBERTO II. In precedenza gli aveva concesso solo la luogotenenza. Il nuovo re d'Italia regnerà solo 35 giorni.
(VEDI I PARTICOLARI E I PROCLAMI NEI LINK SUCCESSIVI NELLA TABELLA)

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DE GASPERI in un discorso, metaforicamente consegna una scheda al Principe Umberto spiegando alla radio in che cosa consiste

De Gasperi
la voce di De Gasperi
(richiede plug-in RealAudio® o RealPlayer®)

IL 2 GIUGNO, ELEZIONI
si vota per il referendum. Il responso che arriva dalle urne é  il seguente:
"REPUBBLICA" VOTI 12.717.923
"MONARCHIA" VOTI 10.719.284.

dichiarati non validi 1.509.735 . Il pretendente al trono, re Umberto II, é infuriato e grida allo scandalo dei brogli, fino all'ultimo non si rassegna. Ritiene un atto rivoluzionario e arbitrario la presa del potere del governo di De Gasperi che ha ricevuto dal consiglio dei ministri il mandato provvisorio.

La sconfitta a Umberto brucia e significa abbandonare il suolo italiano e prendere immediatamente la strada dell'esilio (dorato).

Nella COSTITUENTE il risultato fu il seguente : (fra parentesi i seggi)
DC 35,2% (207) -- PSI 20,7% (115) -- PCI 18,9% (104)
PRI 4,4% (23) -- PLI 6.8% (6) -- MON 2,8% (0)
UOMO Q. 5,3% (30) -- UN.DEM.NAZ. 6,8% (41)
IND. SICILIA 0.7% (4) -- BLOCCO NAZ. 2,8 (16)
e altri minori. Nulle + bianche 7,8%.

Diritto al voto 28.005.449 - Votanti 24.947.187 (89,1%)

Chiare sono le conseguenze delle divergenze nella sinistra incapace di coagulare un blocco per contrapporsi ai democristiani che dai loro contrasti ne traggono solo benefici. Non era bastata alle sinistre l'esperienza del periodo pre fascista.
Comunque l'Italia sta voltando pagina, anzi comincia a scrivere un altro volume della sua storia.
Ma c'è qualcosa che non va!

Seguono mesi di grande incertezza e tensioni. De Gasperi, che ha assunto le redini del governo, è costretto a dimettersi il 1° luglio 1946, ma riceve il secondo incarico cui ne seguiranno altri due.
I comunisti partecipano attivamente alla compagine governativa e Togliatti nelle vesti di ministro della Giustizia si è adoperato strenuamente per disinnescare la polveriera della sovversione partigiana, capeggiata da quei gruppi che non avevano riconsegnato le armi pronti a intervenire per evitare l'avvento di una nuova, improbabile dittatura. E' lui a concedere l'amnistia ai fascisti, a reinsediare nel loro ruolo tutti i magistrati che avevano collaborato con la repubblica di Salò, a lasciare irrogare pene detentive per centinaia di anni a quei partigiani che non avevano voluto deporre le armi, a stipulare la pace con la Chiesa attraverso l'articolo 7 della Costituzione. Consapevole del fatto che difficilmente il suo partito avrebbe potuto insediarsi al potere in virtù degli accordi di Jalta e per l'avversione dell'Unione Sovietica al piano di aiuti per la ricostruzione europea forniti dal governo americano con il piano Marshall, Togliatti è tuttavia convinto di essersi meritato l'imperitura partecipazione alla conduzione politica del Paese. (ma il duello De Gasperi-Togliatti è appena iniziato. Ne vedremo gli sviluppi il prossimo anno)

Guardiamo intanto la Penisola. L'Italia del Nord e il Centro é Repubblicana, quella del Sud Monarchica, e vi sono manifestazioni e scontri già per questo, come se non bastassero le manifestazioni per la mancanza e la precarietà dei posti di lavoro e i problemi annessi alla disastrata economia ridotta al 29% rispetto al 1939. Ma da entrambi gli schieramenti c'é molta strumentalizzazione e nel Paese grande confusione, molta incapacità e poco realismo nei politici.
Poi la sinistra si è affermata soprattutto nel Nord e questo va già a creare una divisione geografica politica che diventa viscerale e culminerà nei momenti drammatici del 1948 con l'attentato a Togliatti.

Fine del prologo

CRONOLOGIA DEGLI EVENTI

6 GENNAIO - L'attenzione di tutti i partiti é concentrata a Roma. Il 29 dicembre, 2000 delegati in rappresentanza di 1.500.000 iscritti si erano riuniti al Congresso del PCI.
La struttura del partito é ben edificata e ramificata dal vertice alla base. Il nuovo corso che vorrebbe dare Palmiro TOGLIATTI é quello della "democrazia progressiva". Un partito nuovo verso un socialismo "italiano". Tutto fa prevedere una fusione del PCI con i socialisti.

4 FEBBRAIO -
Dopo il PCI, é la volta del Congresso del PdA, il partito d'Azione che si riunisce a congresso a Roma. Ma qui fin dalle prime battute appare subito un contrasto insanabile fra i liberaldemocratici di PARRI e LA MALFA, e quelli filo-socialisti.
Questo partito era un prodotto nato dall'eccezionalità della guerra e non un movimento espressione di larghi strati sociali, quindi non era un partito di massa.


Ferruccio PARRI, il comandante partigiano delle formazioni di Giustizia e Libertà, ancora il 21 giugno 1945 si era assunto l'ingrato compito di presiedere il nuovo governo di unità nazionale formato dai rappresentanti dei partiti antifascisti della Resistenza. Vi aderirono i democratici cristiani con DE GASPERI che assunse il dicastero degli Esteri, i liberali e il Partito Socialista di Unità Proletaria con Manlio BROSIO e Pietro NENNI nominati entrambi vicepresidenti del Consiglio, i comunisti con TOGLIATTI, SCOCCIMARRO e GULLO che s'insediarono rispettivamente ai ministeri della Giustizia, delle Finanze e dell'Agricoltura, oltre naturalmente al Partito d'Azione di cui Parri è un esponente di spicco.

PARRI era un uomo straordinario, aveva guidato con tenacia e coraggio la Resistenza, ma questa era appunto una eccezionalità, non era adatto invece a quella politica che ora si affacciava sullo scenario italiano, intesa come faticosa mediazione e costruzione di equilibri non solo politici ma di coscienze, sotto ancora gli influssi emotivi (negativi o positivi a secondo l'appartenenza ai vari gruppi).
Il PdA esigeva un'azione poco realistica, come la drastica e sommaria epurazione negli apparati dello Stato e anche nei settori della produzione di tutte quelle persone compromesse con il vecchio regime, senza peraltro proporre come e con chi sostituirli. Non bastava per fare un esempio, mettere in galera Valletta della Fiat e mettere al suo posto un uomo qualsiasi; magari buon politico ma non capace manager.
Gli altri partiti invece chi più chi meno erano desiderosi di soluzioni meno traumatiche. Non si poteva creare dal nulla una nuova classe dirigente. Si rischiava di commettere l'errore di Lenin all'indomani della Rivoluzione,  lui, per andare avanti, per non far crollare il Paese nel Caos, lasciando da parte le utopie, dovette richiamare in fretta e furia l'apparato burocratico giacobino, e a questo quasi "prostituirsi".


Fervente antifascista, specchiato galantuomo, uomo onesto, cortesissimo e di animo mite, Ferruccio Parri si era assunto un compito impossibile e superiore alle sue forze, una parentesi effimera destinata a estinguersi di lì a pochi mesi. Il 21 novembre 1946 i liberali, che accusano pretestuosamente il capo del governo di aver agito in modo "disordinato e incontrollato", decidono di ritirare i propri ministri dall'esecutivo, assestando il colpo di grazia a una compagine governativa che fin dall'inizio si era mossa tra un mare di insidie. Tre giorni dopo anche i democristiani rinunciano alla loro partecipazione al governo costringendo Parri a rassegnare le dimissioni. Da quel momento le redini della Nazione passano in mano a cattolici e comunisti, a De Gasperi e Togliatti inizialmente uniti da una sorta di potere consolare che li vede affiancati nella maggioranza di governo e successivamente uniti da un patto di collaborazione, con i comunisti all'opposizione ma fattivamente coinvolti attraverso i sindacati e il mercato del lavoro sul cammino del progresso e della ricostruzione. Nel frattempo l'Italia è divisa da una scelta che infiamma gli animi di cocenti e contrastanti passioni. 
Monarchia o Repubblica?


8 FEBBRAIO -
Il Congresso del PdA segnò la fine di una esperienza. Carlo LEVI la suggellò così "In questo giorno é finita la Resistenza". PARRI sul palcoscenico si era messo a piangere ricordando i partigiani caduti; ci fu molta commozione in sala, ma mise a nudo la sua inconcludenza". LA MALFA, come altri, non si fece commuovere, si staccò e mise le basi per il suo PRI. Altri aderiranno al PCI, e altri ancora ai socialisti. Alle amministrative del prossimo marzo il PdA é quasi estinto, prende solo 9 comuni su 5722, e dopo il 1947 il PdA esce definitivamente di scena.

23 FEBBRAIO -Alla FIAT si ricostituisce quasi interamente il vecchio staff dirigenziale (70 giorni prima era morto il fondatore mentre era in corso una pratica di epurazione generale assieme ai suoi alti dirigenti, con Valletta in cima alla "lista nera", per aver collaborato col fascismo. Ma risulterà poi che aveva collaborato con gli inglesi e con gli stessi capi della Resistenza).
Scampato il pericolo, Amministratore Delegato e Presidente del gruppo, viene nominato proprio lui, VITTORIO VALLETTA, dal 1921 un "uomo Fiat". Resterà al vertice fino al 1961 (ne abbiamo parlato lo scorso anno) mentre la vice presidenza la assume il nipote del fondatore, il ventiquattrenne GIOVANNI AGNELLI; successivamente nel '66 presidente. Il governo a fine gennaio aveva annullato la pratica di epurazione e anzi con gli stessi dirigenti prima accusati si impegna  a garantire il rifornimento delle materie prime come pure le grandi commesse statali.

10 MARZO -
Si vota in 5722 Comuni d'Italia su 7294. E' quasi un trionfo per la DC. Suoi sono 2534 comuni, i comunisti ne prendono 2289, i liberali 98, democrazia del lavoro 69, i repubblicani 38, e infine l'Uomo Qualunque 23.

Su questo ultimo partito che si era appena formato poche settimane prima e a fine dicembre pubblicava un settimanale diffuso in 800 mila copie, confluirono molti nostalgici del fascismo, oltre  gli elettori che temevano sia il comunismo che l'eccessivo potere che potevano prendersi i partiti della moderna democrazia rappresentativa. Il motto di GUGLIELMO GIANNINI - il fondatore - era "Nessuno ci rompa più le scatole". Era l'ardente desiderio dopo 20 anni di dittatura. Ma la sua fu una esperienza che durò poco. Ognuno messa da parte i rancori, trovò poi in seguito la sua strada.


12 MARZO -
Nella Legge per l'epurazione, una categoria più delle altre (non poco responsabile) era stata bersagliata, ed era quella dei giornalisti che prima dalle colonne dei giornali del regime avevano enfatizzato gli atti, le parole e i pensieri  di Mussolini (aggiungendovi con fervore, anche i propri).
Ma anche qui non si poteva certo fare una sommaria pulizia. Tutti avevano scritto sotto il regime, chi per la pagnotta o chi aveva subito il plagio, c'era nelle varie redazioni  il fascista vero e il fascista falso, come nelle alte gerarchie, in cielo in terra e in ogni luogo.
Montanelli uno dei tanti, disse che a venti anni non si può ragionare come a quaranta.
Poi continuò anche in seguito a dirlo: che a 60 ("turatevi il naso votate Dc") non si ragione come a 40; che a 80 si è più maturi che a 60, e quando ne avrà 100 dirà che a 80 non si può ragionare come a 100.  Perchè allora impegnarsi a scrivere tanto, visto che non sono le idee a far cambiare la gente, ma è solo l'età.
Ma non rimase un caso isolato.
Nel ventennio erano tutti fascisti. Nel '45 nessuno lo era più. Dissero che erano stati plagiati, aggregati con la forza o che bisognava essere  per forza fascisti per campare, che non c'era libertà di scelta.
Poi nel 1992-1994 metà italiani (e questa volta liberi di esprimersi democraticamente) tornarono a dire: "no, noi non abbiamo mai rinnegato". Troveremo così attivisti di sinistra e sessantottini extraparlamentari, schierarsi, scrivere, o entrare nelle liste della destra riapparsa all'orizzonte.

L'8 febbraio di quest'anno venne definitivamente soppresso l'Alto Commissariato incaricato per le sanzioni e per l'epurazione dentro la stampa.
L'Albo dei giornalisti (istituzione creata dal regime - e che quindi rimase - unica al mondo)  prese dunque una decisione: d'ufficio furono nuovamente iscritti tutti quelli che erano già stati epurati o allontanati. Ognuno ritornò al suo lavoro e in pochi mesi in Italia, già al 31 maggio si contavano 150 testate di quotidiani. A primeggiare subito il Corriere della Sera che inizia a stampare giornalmente oltre 500.000 copie.


Ma proprio rientrati tutti no. Le faide interne in certi giornali esplosero ma non per questioni ideologiche, ma perchè qualcuno voleva fare carriera molto in fretta scavalcando i capi redattori o gli stessi direttori. Nomi famosi durante il fascismo li ritroveremo al vertice, ma altrettanti molti loro colleghi, spesso di primo piano, furono allontanati per meschini motivi (mai chiariti). Insomma la tolleranza funzionò per alcuni ma non per altri.

La pagina storica dell'anno - 9 Giugno 1946.

11 APRILE - Non meno traumatico il Congresso del PSIUP a Firenze. Il problema é sulla questione di mantenere rapporti con i comunisti che la corrente di PIETRO NENNI e LELIO BASSO appoggiano, mentre un altro gruppo guidato da GIUSEPPE SARAGAT al PCI nega ogni collaborazione.
Lo scontro diventerà incandescente quando il 20 novembre lo stesso Saragat apre le ostilità al Psiup e nel gennaio del '47 dichiarerà l'avvenuta scissione creando il suo PSLI mentre il Psiup ridiventa il PSI.

Una scelta autolesionista (diranno i dissenzienti) addirittura autodistruttiva, visto che il PSLI é risucchiato nella sua palude di moderatismo, da dove non uscirà più, creando non pochi problemi a tutta la sinistra italiana. E anche dentro il proprio partito.

24 APRILE -
E' la volta del congresso della DC. A emergere é la figura di DE GASPERI. Grande mediatore, non esaspera lo scontro con gli altri partiti, ma alacremente cerca il dialogo costruttivo su questioni realistiche e non utopiche. E continuamente tasta il polso della nazione.

Sulla questione Monarchia o Repubblica, fa un sondaggio fra gli iscritti (836.000) e scopre che il 60% é schierato per la Repubblica, il 17% per la Monarchia, mentre il 27% non si pronuncia. Ma De Gasperi non guarda solo al risultato generale numerico, ma analizza il voto e scopre -e saggiamente non sottovaluta- che la monarchia é presente in molti strati sociali della borghesia e nella classe media, ma soprattutto non sottovaluta che il Mezzogiorno é decisamente a maggioranza monarchica. E' lui contrariamente a quello che fanno tutti i partiti, non si schiera, lascia libertà di coscienza ai suoi elettori di votare come vogliono. Ed é la sua la mossa vincente!

Gli altri partiti volevano che la Costituente oltre decidere la forma monarchica o repubblicana del Nuovo Stato che nello stesso tempo attendesse alla legislazione ordinaria.

(vedi qui, come nacque la Costituente (i nomi dei costituenti) e la Costituzione Italiana)

De Gasperi invece voleva una soluzione diversa: ai costituenti la stesura del testo costituzionale, al governo la legislazione ordinaria, e al referendum solo la scelta della soluzione istituzionale.

Per De Gasperi la legislazione ordinaria doveva essere subito gestita da un governo provvisorio, il resto era ancora tutto da inventare. C'era davanti a loro un Paese distrutto, una economia a terra, il disagio in tutte le categorie sociali, la crisi in tutti i settori produttivi. Senza un intervento immediato poteva crollare tutto, anche quel poco che stava alla meno peggio funzionando con il precario e l'improvvisazione degli italiani, che come per incanto quando entrano dentro nelle grandi crisi sfoderano le migliori risorse anche senza una guida politica.

Inoltre c'era il rischio non remoto, che il capitale avrebbe preso le vie d'oltre frontiera. Quindi occorreva subito una programmazione economica e sociale cercando di far sedere attorno a un tavolo tutte le categorie (compromesse o meno) esaminando i problemi e cercando delle soluzioni realistiche immediate. Non c'era insomma da perdere tempo, lungo il percorso si potevano correggere alcune scelte nel modello di sviluppo, negli interventi, nei mezzi;  ma non partire significava aver fatto la peggiore delle scelte.

Scrive Nicola Travaglia (L'Eta' contemporanea, 5° vol. pag.88.-Garzanti Ed) "I due maggiori partiti della sinistra, al di la' delle critiche, talune giuste, al mito americano, non avevano da contrapporre a quel progetto soluzioni facilmente realizzabili. Sul piano economico, le idee erano piu' chiare su quello che non si voleva che sul modello da realizzare e, del resto, la preferenza per il liberismo era diffusa anche tra i pochi economisti italiani che si riconoscevano nei programmi della sinistra. In definitiva le forze di sinistra non seppero presentare agli italiani una prospettiva chiara e realistica per l'immediato futuro e si autocondannarono per molto tempo a una funzione critica, alle posizioni democristiane ma non in grado di costruire un'alternativa fattibile a quel che si andava realizzando".

Alla luce di queste prime considerazioni la rottura dei governi di Unità Nazionale poteva essere rinviata di qualche mese ma in nessun modo evitata e accantonata.

9 MAGGIO -
Come abbiamo visto all'inizio di questo anno in anteprima Vittorio Emanuele III abdica a favore del figlio Umberto, non compromesso con il regime, con nessuna responsabilità nella guerra. Ma il sovrano si era dissociato troppo tardi e inoltre con la fuga dell'8 settembre non era riuscito neppure a salvare la dignità della corona. Solo la pelle!

Un gesto questo del Re, venuto all'improvviso, forse per ridare un immagine alla Casa Savoia ("la posizione di mio figlio e della dinastia ne risulteranno consolidate") , ma gli italiani non cascarono nel tranello e lo stesso De Gasperi il giorno dopo questo annuncio, al Consiglio dei ministri minimizzerà. Fu considerato solo una pagliacciata, gli italiani avevano ancora freschi nella memoria quel Re ambiguo che aveva sempre ubbidito a un "caporale" per vent'anni, dicendo sì quando doveva dire no, e no quando doveva dire sì.

2 GIUGNO -
Elezioni Referendum (lo abbiamo già anticipato in apertura, inoltre vedi i vari link che seguiranno più dettagliati.... sull'attesa, i vari proclami e infine i risultati)

3-4-5 - GIUGNO - Tre giorni caldi nel Consiglio dei ministri in una seduta fiume per quella che venne considerata una crisi estremamente grave. Umberto rifiuta di trasferire i suoi poteri al Presidente del Consiglio come prevede la legge. L'abilità di De Gasperi in questa circostanza é encomiabile, fa la spola con i rappresentanti dei partiti e gli alleati, mirando alla fermezza, ma soprattutto (scriverà Andreotti, che é già il suo delfino e poi diventerà sottosegretario alla Presidenza del Consiglio) "per assicurare che una svolta così importante, com'é la scelta istituzionale, si possa compiere in modo da offrire in seguito motivi o pretesti di dubitare che essa non abbia una assoluta validità morale prima ancora che politica".

Il 7 Giugno
a Padova, in tribunale, é presentato un ricorso da un gruppo di zelanti magistrati monarchici, perchè non sono stati resi noti nei risultati del referendum il numero che fa riferimento alle schede nulle; vogliono conoscere la maggioranza dei votanti e non solo i voti validi. Ma la Corte di Cassazione respinge il ricorso e fa presente il 13 giugno - dando i risultati definitivi - che comunque c'è il mezzo milione di differenza di voti in più. Ufficialmente la Repubblica Italiana é proclamata.

IL 10 GIUGNO
a risultati ormai acquisiti, ma non ancora confermati dalla corte di Cassazione investita dal problema sollevato da Umberto e mentre DE GASPERI riceve dal consiglio dei ministri il mandato di Capo di Stato provvisorio, si svolgono manifestazioni in varie parti d'Italia. Nel nord ci sono scontri fra repubblicani e monarchici, mentre a Roma e soprattutto a Napoli si verificano incidenti anche gravi, e sono causati da quelli che sostengono fortemente la monarchia. Ma sono questi (non dobbiamo dimenticarlo) coloro che non hanno conosciuto i 20 mesi della guerra civile del Nord, la RSI e la Resistenza.

IL 13 GIUGNO
UMBERTO II di Savoia, lascia l'Italia (ma non abdica) dopo aver lanciato alla radio un proclama, dove afferma che ritiene un atto rivoluzionario e arbitrario la presa del potere del governo di De Gasperi, che però gli risponde per le rime.

Umberto "liquidato" dal responso della Corte di Cassazione, oltre che acrimonioso sfrutta anche gli incidenti "In spregio alle leggi e al potere indipendente e sovrano della magistratura, il governo ha compiuto un gesto rivoluzionario, assumendo con un atto unilaterale e arbitrario poteri che non gli spettano e ha posto il Re nell'alternativa di provocare spargimento di sangue o di subire la violenza".


"Leggemmo -
scrive Andreotti - il messaggio, e le conclusioni erano tanto prive di interesse che nella sala eravamo poco meno che in venti giornalisti. Il risultato della Corte di Cassazione era dato per scontato, come e' scontato il linguaggio dei fatti".

Ha dimenticato Umberto che la sua fuga dell'8 settembre, questo sì era un atto arbitrario, fu un atto che provocò uno spargimento di sangue. Un vero e proprio tradimento al popolo italiano, a quelli soprattutto del Nord che pagarono non per colpa loro ma anche per colpa sua con 20 mesi di guerra civile. Un vero ignobile tradimento (secondo alcuni) fatto ai tedeschi e poi agli italiani.

In questo frangente delle elezioni che sta spaccando ancora una volta gli italiani, gli alleati, ma soprattutto gli americani, sono molto allarmati. Le ragioni sono le stesse contenute negli appelli di Alexander e di Clark sulla smobilitazione dei partigiani alla fine del '44 e a pochi giorni dalla fine della guerra. Consideravano la Resistenza tutta di sinistra. I suoi componenti, dei ribelli in armi. La usarono per alcuni motivi, poi la lasciarono al suo destino e in certi casi la contrastarono, come quando chiesero prima dell'inverno 1944 - la consegna delle armi e il "tutti a casa".

Allarme e preoccupazioni proprio in Abruzzo, e soprattutto a Chieti dive il centro ascolto radio di Palazzo Mezzanotte, era stato trasformato in Quartiere Generale Americano con collegamenti costanti con la Casa Bianca.
Era la zona con il primo risultato italiano tenuto sotto controllo. Arrivarono i dati dell'Abruzzo. Monarchia 459.478 contro Repubblica 347.678. (Chieti addirittura
78%; mentre la repubblica ebbe solo il 22%) Un K.O. che mise in fibrillazione tutto l'apparato militare statunitense. Contemporaneamente arrivarono inquietanti messaggi dalla Casa Bianca. "Tenersi pronti!". A far scattare "l'operazione Komunism", come quello di Churchill in Grecia. 
Poi il resto dei risultati su tutto il territorio tranquillizzarono, ma il fenomeno anomalo nel Nord rimaneva, perché oltre che essere questo decisamente per la Repubblica, era soprattutto un territorio in prevalenza comunista.

Nulla in confronto al KO che da lì a poco si verificò a Pescara il 15 Febbraio del '48 (33 giorni esatti prima delle Elezioni Politiche). Si votò per le Amministrative; tutta Italia puntò gli occhi su questa città dove vinsero i Comunisti col Fronte Popolare con il 48,6% contro il 27,7% della DC. (ci ritorneremo su questi fatti nel 1948).

Intanto vediamo i primi importanti provvedimenti di questo governo......

22 GIUGNO - Il nuovo governo (provvisorio) concede un'amnistia generale per i reati politici. Vengono scarcerati molti esponenti del vecchio regime. Quelli più gravi sono rinviati a giudizio.
Il desiderio di una pacificazione generale nel Paese predomina e risulta essere la cosa più saggia da farsi in un momento di forti tensioni, con i rancori non ancora placati da entrambe le parti.

Per alcune epurazioni -fra poco più di un anno- il 7 febbraio 1948, sarà GIULIO ANDREOTTI il giovanissimo sottosegretario alla presidenza del consiglio a emanare un importantissimo decreto in cui sono definitivamente estinti tutti i giudizi in corso delle persone coinvolte. Finisce la caccia alle streghe.
Quanti devono a lui questa provvidenziale "chiusura tombale"!!!

25 GIUGNO -
Si riunisce e iniziano i lavori dell'Assemblea Costituente. Presidente SARAGAT (PSIUP), vice UMBERTO TERRACINI (PCI), GIOVANNI CONTI (PRI), GIUSEPPE MICHELI e FAUSTO PECORARI (DC) che dopo cinque giorni..il.......

1 LUGLIO -
Elegge il capo provvisorio dello Stato. Nomina Presidente della Repubblica ENRICO DE NICOLA

1 LUGLIO - Nello stesso giorno il governo presenta le dimissioni al nuovo Capo dello Stato, che gli rinnova subito dopo l'incarico di formare un nuovo governo. Nello stesso giorno prima di sciogliere il governo (sotto la pressione della sinistra che vuole concedere aumenti salariali ai lavoratori, in uno scenario in cui è forte la disoccupazione e l'inflazione) concede a tutti i lavoratori sposati 3000 lire di premio a ciascuno, e 1500 lire ai celibi

15 LUGLIO -
Nuovo governo di DE GASPERI (presidente), GONNELLA, SEGNI, SCELBA, CINGOLANI, CAMPILLI, MICHELI, ELDISIO della DC. FERRARI, GULLO, SCOCCIMARRO del PCI. MORANDI, D'ARAGONA, ROMITA, NENNI del PSIUP. FACCHINETTI, MACRELLI del PRI. Mentre PALMIRO TOGLIATTI rifiuta ogni incarico di governo per dedicarsi unicamente al Partito.

19 LUGLIO - La Costituente (vi collaborano tutti i partiti di massa) nomina i "Settantacinque" per elaborare il testo della Costituzione. Come modello si prende quella di Weimar (la Francia nel '47 farà la stessa scelta). Gli Azionisti si batteranno per una Repubblica presidenziale di tipo americano. Gli altri, oltre che guardare alla Germania, dagli anglosassoni prendono a modello la giustizia costituzionale. Ma alla fine la scelta cadde su un esecutivo né forte né autonomo. Dopo Mussolini nessuno voleva più un singolo uomo con in mano un potere troppo grande. Una esperienza era già bastata. Ma ne riparleremo a suo tempo.


Luglio: ALCIDE DE GASPERI rappresentante di un Paese vinto, non è presente alla Conferenza di Parigi davanti ai 21 Paesi vincitori per la spartizione dell'Europa; non é stato neppure invitato, ne' tanto meno dovrebbe parlare. La delegazione italiana parte comunque, e De Gasperi sfodererà tutto l'orgoglio. Non solo parlerà, non solo non pagherà i danni di guerra e le spese che gli alleati hanno sostenuto e hanno già elencato, ma si farà pagare i rifornimenti in Italia fatti agli anglo-americani, e i rimborsi delle amlire che gli alleati avevano speso in Italia.

 

VEDI QUI L'INTERO INTERVENTO e il TRATTATO DI PACE per l'Italia
(182 Pagine in lingua originale)



Alla partenza del 7 AGOSTO con la delegazione (assieme a Saragat, Corbino e Bonomi) imbarcandosi sull'SM.75, a un redattore dell'Ansa che gli chiedeva qualcosa circa le prospettive del viaggio, De Gasperi non era molto ottimista: "Non so nemmeno se parto come imputato. Direi che la mia posizione è per quattro quinti quella di imputato come responsabile di una guerra che non ho fatto e che il popolo non ha voluto, per un quinto quella di cobelligerante. La figura di cobelligerante è riconosciuta nel preambolo del Trattato come principio, ma nel testo si tiene invece conto dei quattro quinti, rappresentati dalla guerra perduta e non del quinto costituito dalla nuova guerra che abbiamo combattuto a fianco degli ALLEATI. Tutto lo sforzo che bisogna fare mira a ricordare agli ALLEATI che li abbiamo chiamati così perchè li abbiamo creduti tali" 
(comun. Ansa ore 10.25)

De Gasperi quando (dopo tre giorni di anticamera) fu ammesso a parlare prese la parola alle ore 16 del 10 AGOSTO dinnanzi ai rappresentanti dei 21 stati vincitori, fu la parola di un vinto che però si sentiva e si poteva sentire vincitore, un italiano che parlava per il popolo suo, con una tale altezza morale, da farsi d'accusato ad accusatore, da umiliato a maestro di coloro che umiliandolo volevano farlo anche con un intero popolo di alta civiltà qual'era l'italiano.

IL DISCORSO DI DE GASPERI A PARIGI


"Prendendo la parola in questo consesso mondiale sento che tutto, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me: e soprattutto la mia qualifica di ex nemico, che mi fa considerare come imputato e l'essere citato qui dopo che i più influenti di voi hanno già formulato le loro conclusioni in una lunga e faticosa elaborazione.
Non corro io il rischio di apparire come uno spirito angusto e perturbatore, che si fa portavoce di egoismi nazionali e di interessi unilaterali?
Signori, è vero...........
L'INTERO DISCORSO E' RIPORTATO IN QUESTE PAGINE > > >

 

Dopo l'intervento il rappresentante jugoslavo Kardelj chiese all'assemblea quarantott'ore di riflessione. O forse per ridurre un po' la portata storica del discorso.

Gli USA commossi (!!) gli strinsero perfino la mano e De Gasperi verrà poi a casa con 50 milioni di dollari. Cui si aggiungeranno da gennaio a giugno con i fondi UNRRA altri 435 milioni.

Polemiche in Italia delle sinistre per come sono state condotte le trattative di pace e le condizioni accettate. Le opposizioni rimproverano ("De Gasperi ci ha venduti") che a firmare il trattato imposto dagli Alleati abbia il giorno 7 febbraio deciso il Consiglio dei Ministri (che è provvisorio) senza aver sentito il parere della Costituente, informata solo dopo l'onerosa ratifica. Creerà da questo momento una insanabile rottura fra quelle forze che avevano lottato congiuntamente per l'unità nazionale e si erano attivati insieme per la lotta antifascista!

Molti dei fondi ottenuti dagli americani, verranno utilizzati per il ripristino del sistema industriale, per la riconversione, per procurare alle stesse aziende le necessarie materie prime, ma soprattutto per procurare cibo a un Paese lacerato e affamato

LA FAME IN ITALIA - Dagli USA - ancora vigente in Italia il razionamento alimentare - arrivarono enormi contingenti di derrate che sembravano venire da un altro pianeta. C'era la farina "bianca" dove ci si confezionava un pane spugnoso e bianchissimo, arrivarono le scatolette di carne, di minestrone e perfino con dentro gli spaghetti conditi, poi le scatole di legumi, la carne congelata, la cioccolata, il latte condensato, e lo zucchero....  una rarità quanto il caffè.

Negli ultimi mesi, pure a guerra finita, l'unico modo per mangiare (salvo quello che si trovava con la borsa nera) era di prendere con la tessera 200 grammi di pane al giorno a testa e al mese 1200 gr. di riso, 800 gr. di pasta, 850 gr. di carne, 500 gr. di zucchero, 250 gr di lardo; poi quando arrivavano alcuni contingenti (sempre con il tesseramento) qualche etto di fagioli, pollame, patate, uova, scatolame, latte, sapone, olio, sapone da barba, sapone per bambini, tagli di stoffa, scarpe ecc.
Quanto veniva distribuito con la tessera erano circa 1200 calorie a persona, in certi periodi 900, il resto se si aveva fame bisognava procurarselo a borsa nera, che ormai era diventata  bianca perchè la si praticava ormai alla luce del sole. C'erano i controlli, ma i controllori erano diventati più sordidi e profittatori dei controllati. Non solo si procuravano gratis certi quantitativi, ma incassavno pure soldi per chiudere non uno ma due occhi.

L'aggiotaggio, l'imboscamento delle derrate alimentari era così tanto praticato che ancora a fine 1948 si trovavano ancora sul mercato prodotti alimentari come biscotti, dolciumi, surrogato di cioccolata confezionati prima e durante la guerra, e in moltissimi casi con le camole dentro.
L'impatto quindi con il ben di Dio distribuito dagli alleati, fu la migliore e la più decisiva propaganda americana sul suolo italiano. Che gli americani sapevano amministrare molto bene, anche cinicamente, quando aprivano e chiudevano i magazzini. Cioè facevano o non facevano le distribuzioni in particolari e delicati momenti della vita politica del Paese. Come fu fatto nel referendum o nelle elezioni. Lauro distribuì agli elettori, scarpe, pacchi di spaghetti, scatolame vario e conquistò Napoli (da Roma per farselo amico qualcuno gli mandò 35 miliardi da spendere, senza alcun controllo).

5 SETTEMBRE - ALTO ADIGE Una pagina oscura. Dopo le richieste avanzate dal governo austriaco, quella di far ritornare il Trentino- Alto Adige alla "madre patria", gli alleati respinsero la richiesta e fecero firmare a Parigi dai due rappresentati di governo De Gasperi e Gruber un accordo dove questa regione avrebbe goduto in avvenire piena autonomia amministrativa, culturale e la completa uguaglianza dei diritti. (si era ritornati al famoso diktat di Wilson nel 1919 - vedi)

Molti articoli a favore della regione in seguito vennero disattesi dal governo italiano, male interpretati, volutamente ignorati (li aveva fatti De Gasperi !! L'"austriaticante", il "Trentino prestato all'Italia" !!!), e quindi sorgerà in seguito la "caldissima" "questione Alto Adige" che diventera' spinosa nel 1955, critica nel 1957, e il 12 giugno 1961 diventera' "esplosiva". Nella notte del 11, si verificarono 235 attentati per rivendicare l'autonomia e la mancata integrale applicazione del Patto Gruber-De Gasperi.

Inizia il periodo del terrorismo altoatesino, dove però ci sono molte ambiguità e falsità, visto che chi scrive era in questo periodo a Merano (per quasi quattro anni) in un reparto speciale, proveniente dalla Scuola dei Sabotatori Paracadutisti della Polizia di Viterbo. Un piccolo reparto di 45 uomini alle dipendenza dirette del generale di Corpo d'Armata. Molte cose di quel periodo terroristico furono -proprio noi che eravamo sul posto, in prima linea- veramente molto difficili a capirsi.

22 AGOSTO - Autonomamente  in Piemonte (ma subito dopo il fenomeno si estese nell'intero Nord) gruppi di partigiani ripresero le armi in mano e rioccuparono i posti della Resistenza per protestare contro l'abbandono del governo e per contrastare quelle trame di potere che stavano indisturbatamente riorganizzandosi  a Roma con gli ex burocrati del regime.

Dopo alcune settimane, - e si rischiò di far intervenire nella repressione anche le forze alleate ancora in Italia oltre che reparti dell'esercito - il PCI e il PSIUP a cui sembra (?!) essere sfuggito il controllo di alcune schegge impazzite, si impegnano a far rientrare la protesta dei rivoltosi, mentre il governo emana provvedimenti per venire incontro alle richieste, anche se non tralascia di far arrestare alcuni capi ribelli quando in autunno cesseranno le proteste. A Mestre l'11 settembre fu perfino dato l'assalto alla sede della polizia, mentre il 19 ottobre a Roma i disoccupati diedero l'assalto al Viminale, causando scontri con morti e feriti.

27 OTTOBRE - Dopo gli scioperi selvaggi, le contestazioni, le rivolte, gli scontri in piazza durante tutta l'estate in molti centri del Nord, dove la situazione dell'ordine pubblico è diventata preoccupante, la CGIL e la Confindustria firmano un accordo che riesce a stemprare la tensione.

E' riconosciuto un aumento dei salari del 35%, il pagamento della tredicesima mensilità, 12 giorni di ferie retribuite, pagamento delle festività e la riconferma della scala mobile (contingenza che era stata siglata alla fine del '44).
L'intenzione in entrambi le parti è di porre una tregua per almeno sei mesi al susseguirsi di scioperi e manifestazione per il costo della vita; proteste sociali sempre più ampie che potevano trasformarsi in un pericoloso detonatore di una rivoluzione civile.

7 NOVEMBRE - Complotto comunista? - E' quello che cosi' viene definito l'incontro di Togliatti con Tito per tentare di trovare una soluzione al problema di Trieste; qui troviamo appunto la Iugoslavia avanzare una richiesta sulla provincia di Gorizia in cambio di: 1) La parte di Trieste tagliata in due dalla linea di demarcazione. 2) La restituzione dei prigionieri italiani che sono ancora nelle carceri o nei campi di concentramento slavi. Ma molti si dice (migliaia sono i corpi ritrovati ed é off limit il territorio) buttati dentro nelle foibe (stima di circa 20.000).

Dalla Iugoslavia erano già fuggiti circa 120.000 italiani civili, tutti terrorizzati di finire nelle foibe. Dopo il trattato di Rapallo del 1920, che aveva assegnato all'Italia la zona slava, su questo territorio il governo di Mussolini nel corso del conflitto iniziò una italianizzazione forzata, ritenuta dagli slavi  selvaggia per via di una forte repressione nei confronti dei 500.000 slavi, che furono costretti ad andarsene lasciando averi, attività, case, terreni e il territorio.

Durante la guerra i partigiani slavi di Tito riconquistarono queste zone che  furono poi assegnate  alla Iugoslavia a fine conflitto, e questi agirono con gli italiani residenti allo stesso modo come erano stati trattati in precedenza;  anche peggio, diffondendo un clima di terrore con le persecuzioni. (Gli slavi si giustificarono dicendo "stiamo facendo quello che loro ci fecero subire a noi, che eravamo in casa nostra").

Tanto che fine 1945, 32 mila italiani erano già fuggiti da Pola, 54 mila da Fiume, 20 mila da Zara, 14 mila da Trieste, abbandonando anche loro averi, case, attività. (ma secondo gli slavi erano averi che gli italiani si erano con la forza appropriati illegalmente durante il fascismo).

In questa circostanza il governo italiano non accettò la richiesta Iugoslava, anche se diede l'impressione di essere disponibile ad aprire  negoziati. Purtroppo dovranno passare venti anni per risolvere questa questione.

Nel 1953 si arrivò  a una grave crisi  con la mobilitazione dell'esercito italiano, e a un passo da un intervento armato. Nel 1954 si firmò un accordo molto blando e non risolutivo e solo nel 1974 con il Trattato di Osimo venne risolta la questione. Non del tutto, perchè appena questo territorio nel 1990 con la crisi Iugoslava spaccò gli equilibri e anche l'unità slava, una parte di questo territorio nel frattempo diventato la Slovenia, ha avanzato delle pretese su quelle proprietà che gli slavi dovettero lasciare durante la dominazione fascista. La "questione" quindi non é ancora finita.

9 NOVEMBRE - Suona l'allarme in casa DC. Alle elezioni amministrative svoltesi nelle grosse città di Roma. Torino, Genova, Firenze, Napoli e Palermo, la Democrazia Cristiana registra un notevole calo su quasi tutte le città. PCI e PSIUP (quest'ultimo ancora unito - e questo dimostra che uniti potevano vincere ovunque) fanno un fronte unico (Fronte del Popolo) facendo perdere alla DC a Roma 100,000 voti e a Napoli 400.000.

20 NOVEMBRE - GIUSEPPE SARAGAT dopo le elezioni che sono state tutte favorevoli alla sinistra, fa la sua famosa intervista dove sono chiare le sue intenzioni: venire fuori dal PSIUP e creare una sua corrente. E' la profonda ferita nella sinistra che non si rimarginerà più.
Saragat forse sperando di entrare nell'agone politico come un protagonista, entra dentro una palude dove non ne uscirà più.

Se ne avvantaggia la DC, che oltre che attirare nel suo alveo proprio la corrente di Saragat col  nuovo partito che costituirà all'inizio del prossimo anno, la stessa DC strizza l'occhio all'Uomo Qualunque e al PNM di Napoli dove il comandante Lauro dopo che la monarchia ha fatto il pieno dei voti monarchici è  lui a mettersi a capo di questo partito che inizia personalmente a guidare fino a diventare lui stesso sindaco di Napoli con l'80% delle preferenze. Una buona riserva di voti congelati per la DC; voti che possono diventare a tempo debito un buon prezioso raccolto di suffragi mettendo fine al suo carisma (infatti, vedremo in seguito la fine ingloriosa di Lauro)

La DC non conta solo su queste alleanze, immediate e future ma sta stemprando le riserve che ha il papa su questo partito e su chi lo guida. De Gasperi durante la guerra si era rifugiato in Vaticano, ma aveva conservato la sua autonomia, e pur essendo cattolico praticante, non era diventato un clericale ma un politico realista. Del resto lo era stato anche Mussolini realista,  pur essendo un anticlericale. Ma questa virtù politica degasperiana non piaceva molto al papa, e non gli piaceva il suo dichiarato pluralismo. Infatti Pio XII da oltre due anni stava soppesando e valutando l'operato di De Gasperi, ma ciò che gli fece accelerare le sue scelte su l' "uomo giusto e capace", fu la disfatta di Roma, il "nemico rosso era in casa".

Romperà quindi ogni indugio nel prossimo 22 Dicembre.....

Papa Pio XII - Eugenio Pacelli
Pio XII Pio XII Eugenio Pacelli, nato a Roma 2 Maggio 1876. Consacrato sacerdote 1899. Nella Segretaria di Stato dal 1901 al 1939. Nel 1915 Missione segreta a Vienna. Nel 1920 accreditato come Nunzio Apostolico presso il Governo del Reich e si trasferisce a Berlino nel 1925. Nel 1929 presta il suo contributo per la firma del concordato con la Prussia. Il 2 marzo 1939 e' eletto Pontefice. Nel 1948 in occasione delle elezioni, fa valere la sua autorita' per evitare al Paese una svolta a sinistra. Il 1° luglio 1949 con un decreto del Sant'Ufficio, scomunica chiunque aderisce al Partito Comunista o in qualche modo possa favorirlo o aiutarlo. Sei mesi dopo proclama l'anno 1950 il dogma dell'Assunzione. Tutte le contrade d'Italia sono percorse dal baldacchino con la "Madonna Pellegrina", accentuando la frattura con le chiese riformate. Muore il 9 Ottobre 1958

*** PADRE LOMBARDI E GEDDA

22 DICEMBRE - Nel suo discorso pastorale PIO XII scende in campo in modo palese e chiaro. Parla nella sua omelia del grave pericolo comunista. I seguaci della Stella Rossa li indica come incarnazione dell'Anticristo, la Russia "Un popolo senza Dio"  e minaccia scomuniche. Termina con una invocazione che sembra una dichiarazione di guerra "O con Cristo o contro Cristo".

Dopo la disfatta della DC, soprattutto a Roma (La Città Santa in mano rossa !!), Pio XII guardò con preoccupazione lo scenario italiano, i successi elettorali dei comunisti, e ruppe le esitazioni dando (opportunisticamente) apertamente l'appoggio a De Gasperi e al suo partito scudocrociato.

Ma è un appoggio da padrone. Da questo momento dice il Vaticano la DC non deve più preoccuparsi, non deve educare l'elettorato, non deve trasmettergli valori e non deve creare un apparato elettorale, perché la Chiesa ha già tutto questo, da duemila anni.

E ha due uomini che si riveleranno, pur con tutte le riserve e le critiche della opposizione, gli uomini giusti per condurre quello che verrà poi chiamato nella politica italiana il "periodo del confessionismo". Adottando mezzi e i sistemi che facevano parte dell'antropologia della Chiesa.

GEDDA

LUIGI GEDDA é l'uomo giusto, quello che ci vuole, con il suo zelo frenetico e il suo dinamismo per mobilitare tutte le associazioni cattoliche, tutte le parrocchie d'Italia, i centri ricreativi e assistenziali, le associazioni, il lavoratori cristiani (ACLI), le corporazioni di categorie varie (crea associazioni cristiane di medici, professori, universitari, di mestieri, di contadini, edicolanti, cinematografari, artisti, giornalisti, editori, ecc. ecc. Chi non ne fa parte ha la sua strada tutta in salita in ogni settore pubblico e privato). Gedda entra nei giornali, fonda riviste, domina sulla radio e quasi più nulla é lasciato in mano ad altri e nulla lasciato al caso. ( VEDI QUI LUIGI GEDDA - i suoi "COMITATI CIVICI" contro "L'IMPERO DEL MALE"

DE GASPERI é l'altro uomo giusto. Non é compromesso con il fascismo. Non é mai entrato come attivista nella lotta all'antifascismo, e neppure in alcun comitato. Non é un dichiarato monarchico  e non è neppure  un repubblicano. Non ha  militanza fascista e neppure esperienze prefasciste, quindi nessun conto in sospeso da saldare. Non é un sacrista e non é nello stesso tempo ne' un Romolo Murri ne' un Don Sturzo capace di sfidare le alte gerarchie vaticane. E' invece un abile tessitore.

De Gasperi stesso dichiara " Noi siamo pluralisti, non siamo totalitari, noi contiamo su alleanze e fiancheggiatori, su forze spirituali al di fuori di noi, come le forze dei cattolici militanti; come quelle scolastiche; sulle forze autonome del sindacato, sulle associazioni economiche. Quindi un complesso di importanti relazioni e connessioni che legano il partito a queste collaborazioni, a questi contributi indipendenti da esso. Il partito e' il quadro di una realta' piu' vasta, che deve interessare il campo elettorale e, per suo mezzo, il popolo".

Un De Gasperi abile nel curare i rapporti con le forze antifasciste, a tenere a freno gli integristi invasati, ed é abile a promuovere con la stampa il suo pensiero globale che andava in varie direzioni. Agli imprenditori e operai diceva che aveva bisogno di entrambi perchè  altrimenti rendeva vano il prestito che lo Stato aveva sottoscritto (emesso il 31 Ottobre che porterà nelle casse statali 231 miliardi), rendeva vani gli aiuti americani, e rendeva vano senza la loro collaborazione ogni sforzo organizzativo per ricostruire il Paese, la società, l'economia.

Rivolgendosi invece a quelle categorie che si erano quasi defilate o stavano alla finestra: la classe media che stava vivendo inquietudine non sapendo da che parte stare; e rivolgendosi anche a tutto quel mondo fatto di burocrazia, statale e pubblica, magistratura, esercito, università, parastato, anche questi tutti timorosi di essere messi da parte da questo o quel partito, De Gasperi li tranquillizzò fece capire che aveva bisogno anche di loro per costruire la nuova Italia, e che   "nessuno avrebbe torto loro un capello".

Fu così abile (fu un vero capolavoro della sua politica) che convinse anche il capo dei comunisti. Non solo facendogli mettere la firma ma anche trasformandolo in un utile messaggero. Infatti PALMIRO TOGLIATTI col suo partito approvò nella Costituzione l'art.7 (I Patti Lateranensi fatti da Mussolini - Stato Chiesa,  indipendenti e sovrani ) convinto però che fosse rispettato l'art.3 (Davanti alla legge pari dignità, senza distinzione di religione...ecc)

Eppure i preti non gli furono  riconoscenti a quella importante firma. Il 30 aprile del '48 il Card. Ruffini con una lettera al Ministero degli Interni chiedeva di mettere fuori legge il PCI, e  il 1° luglio '49 il Sant'Uffizio emise il decreto di scomunica dei suoi aderenti e insieme  gli amici degli aderenti, cioè compresi i partiti che si alleavano (vedi manifesto riportato nell'anno 1948).
(Vale la pena rileggere cosa disse Togliatti al momento della votazione sull'Art.7)

TOGLIATTI:  "Per quanto riguarda la prima parte, in cui si dice che lo stato e la chiesa cattolica sono organi nel proprio ordine indipendenti e sovrani, il gruppo comunista non ha difficoltà ad approvarla  nella sua precisa formulazione. Quanto alle seconda parte dell'articolo, in cui si stabilisce che i rapporti fra stato e chiesa siano regolati dai Patti Lateranensi, è essa che ha formato argomento alle più appassionate discussioni, ma anche su questo punto l'orientamento suo e del suo partito è preciso ed esplicito. Fin dal 1946, in occasione del quinto congresso comunista, pose, e il congresso approvò, come postulati del partito i seguenti: 
1) Rivendicare la libertà di coscienza, di fede, di culto e di propaganda religiosa; 
2) considerare definitivamente chiusa la questione romana; 
3) affermare che i Patti Lateranensi, essendo strumento bilaterale, non possono essere modificati che bilateralmente.
"La pace religiosa  - prosegue Togliatti - è stata permanentemente l'obiettivo del partito comunista. Ecco perchè la dichiarazione che egli è per fare potrebbe trasformarsi in un appello a tutte le altre parti della Camera di votare come i comunisti voteranno. Col suo voto egli comprende benissimo che la responsabilità che il partito comunista si assume è assai grave, più grave ancora di quella del partito socialista, ma il fatto essenziale è questo: la classe operaia non vuole scissione per motivi religiosi e non vuole intaccata l'unità morale e politica della nazione. Di queste due esigenze i comunisti non possono non tener conto.
Unico scopo che muove i comunisti è quello dell'unità delle masse lavoratrici in Italia. Per questa unità i comunisti voteranno a favore, e ciò facendo non credono di sacrificare nulla di se stessi, ma di contribuire alla ricostruzione del paese". (Animati commenti in tutti i banchi e vivi applausi alla estrema sinistra).
I risultati della votazione furono i seguenti: presenti e votanti 499, maggioranza 250: hanno votato a favore 350, votato contro 149. I due commi dell'Art. 7 sono approvati.
Hanno votato sì: democristiani, comunisti, qualunquisti, una parte dei liberali". (Ag. Ansa, 25 marzo, ore 24.00)


Togliatti aveva votato l'inserimento dell'art. 7 ! Ma voleva il rispetto dell'art. 3 del medesimo testo. Se disatteso portava pari pari, nel nuovo aspetto politico istituzionale, al Concordato stipulato sotto il regime fascista fra Stato e Chiesa, a tutto vantaggio ora di quest'ultima. (Mussolini con il concordato ebbe appunto l'appoggio di tutta la Chiesa, nel '29)

In questa occasione Togliatti fece anche il "messaggero" che serviva al partito cattolico. Lui voleva la pace religiosa. Non avrebbe mai immaginato questo ribaltamento di ruoli e l'ingratitudine " la classe operaia non vuole una scissione nel Paese per motivi religiosi. Noi non vogliamo la guerra" . Per farla breve l'articolo 7 passò con 350 voti, 149 contrari.
A favore i comunisti, i democristiani, i qualunquisti. A risultati ottenuti Togliatti affermò con ottimismo "Questo voto ci assicura un posto al governo per i prossimi venti anni".

Non fu un buon profeta, fra poco scenderanno in campo gli "arditi della fede", i "baschi verdi", che addestrati da Gedda canteranno "siamo arditi della fede/ siamo araldi della croce/ siam un esercito all'altar"-.
Poi verranno le mobilitazioni con i "Treni dell'Amicizia", e la spettacolare "Peregrinatio Mariae".
Venne deciso di celebrare
l'anno della Madonna (una cosa nuova, mai avvenuta in precedenza, una ottima invenzione) che in ogni piu' piccolo paese d'Italia mobiliterà le 27.647 parrocchie, 66.351 chiese, 3172 case religiose maschili, 16.248 case religiose femminili, 4.456 istituti di assistenza e beneficenza, i 249.042 ecclesiastici, fra cui 71.072 preti, 27.107 religiosi professi e 150.843 professe.

Ci fu così una enfasi irrazionale nelle migliaia di processioni che si tennero in ogni angolo della penisola; sempre più  in crescendo, che sbigottivano perfino agli addetti. La psicosi poi delle madonne che piangevano si diffuse in ogni angolo d'Italia. Tutta acqua al mulino: "Piange perché e' addolorata dalla "belva comunista" si disse " e piange dal dolore".
I radiomessaggi del papa diventarono martellanti, indirizzati ogni volta a una categoria precisa; l'abbraccio ecumenico c'era ma era rivolto palesemente solo a una categoria: solo ai cattolici di provata fede, che dovevano poi riportare sulla retta via i simpatizzanti della sinistra, "i senza Dio".

L'infallibilità episcopale e sacerdotale si dilatò. Ogni curato era un vescovo, ogni vescovo un papa. Questo "confessionismo", questa esaltazione si insinuò nella vita di tutti i giorni. La Chiesa dentro lo Stato. E fu molto difficile dalla campagna fino agli alti impieghi in città trovare un posto di lavoro se si era contro o non si partecipava con solerzia ai riti. Perfino in famiglia liti fra mogli, sorelle, figlie con gli ex partigiani, gli ex prigionieri, ex lavoratori, ex illusi o semplicemente simpatizzanti della sinistra.
Le prime con le loro tradizioni ataviche, correvano nelle chiese e nelle processioni, gli altri a rodersi il fegato. E quasi si vergognavano nell'acquistare dagli attivisti in strada il giornale l'Unita' che ormai ogni edicola si rifiutava di vendere. (C'era la scomunica  per chi lo stampava, lo leggeva, lo diffondeva).

PADRE LOMBARDI gli "spot elettorali con "il microfono di Dio"

Poi sorsero (una grande invenzione di Gedda) i Comitati Civici; poi dalla radio cominciò a tuonare Padre Lombardi, con il suo "Microfono di Dio". Non contento di far arrivare la sua "voce dal cielo"  (allora non c'era la Tv) Dio lo si trovava negli altoparlanti in ogni piazza d'Italia, tutte affollate, monopolizzate con la mobilitazione di preti, monache, associazioni, parrocchie, boys scout, ad ascoltare l' oratoria di Lombardi, che era decisamente straordinaria, una eloquenza  che strappava gli applausi alla folla in delirio. Lui, tribuno nato, con la sua irruenza, come un ciclone, martellava, scuoteva, anatemizzava, criminalizzava i comunisti "senza Dio" nelle piazze. Trascinava la folla all'esaltazione e nello stesso tempo gli incuteva tutto il terrore della prossima Apocalisse, il cupo avvento dell'Anticristo "rosso" dall'Est.

Una vera e propria crociata contro i comunisti, particolarmente e fortemente polemica contro questi "atei senza Cristo, senza Dio, senza anima, figli del demonio con le mani sporche di sangue"

Gedda giustificò questa lotta appellandosi agli antichi martiri della Chiesa "questa fede che abbiamo radicata in noi é fino al punto di dare per essa se necessario il sangue". Per lavare l'onta della Città Santa in mano agli atei comunisti,  con il suo fanatismo, minacciò perfino De Gasperi (che risentiva di questo smacco, ma non era angosciato come Gedda) di dare vita a una forte coalizione clerico-fascista indipendentemente dalla DC degasperiana. ("!!! )
(Qui Gedda minacciando fu anche ingenuo perchè rivelò implicitamente la tipologia dell'elettorato della DC- clerical-fascista)

Inizierà così il 1947. Con la riaffermazione - di fatto - del potere temporale della Chiesa.
Oltre le manifestazioni di sopra, ci sarà l'esenzione fiscale agli enti ecclesiastici (non la toglieranno più) la conservazione della legislazione matrimoniale, i severi controlli sull'editoria, i riti religiosi collettivi, l'istruzione pubblica, la selezione dei quadri direttivi nelle aziende private o pubbliche.
La persecuzione verso i "nuovi pagani" le scomuniche, ricordavano proprio i metodi dell'antropologia ecclesiastica dei tempi di Costantino.

Era sceso in campo l'esercito della fede: altri non dimenticati "Arditi".
Nel Paese, molti si adeguarono al nuovo corso che prometteva, prometteva, prometteva. Ma attenzione, come nel fascismo, un bel giorno, anche questo clima si spense da solo, tutto era stato appoggiato su una base di argilla. Verrà il '68, e poi negli anni '90 tangentopoli. DC a piangere, i comunisti a godersi la disfatta, e non tanto per loro merito, ma dovuto a personaggi mediocri che i grossi leader si erano allevati in casa e poi (con le tanti correnti)
si erano visti scavalcare.

31 DICEMBRE - Finisce l'anno con un colpo di scena. Il 26 dicembre per iniziativa di GIORGIO ALMIRANTE, nasce il Movimento Sociale Italiano (MSI). Il bacino di adesioni è inizialmente composto dai reduci di Salò, familiari e parenti dei caduti, dai colleghi e dagli amici (circa 300.000) dei 15 mila "martiri" (ma si afferma 40-50 mila), secondo Almirante  giustiziati sommariamente senza un regolare processo e alcuni uccisi solo perchè portavano la divisa di quello Stato che in quel momento era sul territorio del Nord sovrano, quindi non fanatici ma giovani richiamati dalle regolari liste di leva. E non si potevano certo opporre. Fuggire, disertare, lo poteva fare solo chi era solo senza una famiglia; perchè a questa sarebbero ricadute le conseguenza (come in tutti i regimi, anche quelli altamente democratici (vedi in America durante la guerra nel Vietnam!)

IL 31 DICEMBRE GIORGIO ALMIRANTE fa il suo storico discorso e ribadisce "il fascismo e' stato nella sua ventennale evoluzione tutto il Paese, e chi volesse esser ligio a tutti gli aspetti del recente passato dovrebbe essere ad un tempo repubblicano e monarchico, conservatore e rivoluzionario, pragmatista e dogmatico, individualista e collettivista".

L'MSI farà poi la sua prima comparsa solo nelle elezioni politiche del 18 aprile del 1948 conquistando 526.670 voti.
Poi inizierà a risalire lentamente  la china, fino al  22 gennaio 1994, con AN, di GIANFRANCO FINI   conquistando voti in ogni zona del Paese. Alle elezioni amministrative di Roma, quasi metà città voterà per lui. C'e' poi l'unione con un improvvisato politico, un palazzinaro, che più che far politica, procura benefici alla propria azienda (che era in ctisi) creando un movimento al cui vertice c'è LUI e il suo cesarismo. Dichiaratosi poi apertamente di destra, affrancherà Fini e  giorno su giorno provocherà sofferte scissioni proprio nel partito cattolico.
(Insomma la convinzione di Gedda di dare vita a un partito clerico-fascista nel 1948 non era una bizzarria, conosceva benissimo l'"anima" di una parte della DC,  la creazione del partito di centro-destra (clerico-fascista)   fu solo rimandata - e lui riuscirà perfino a vederla).

Quando ormai negli anni '90 le generazioni che visse" il catto-fascismo" e l' "l'antifascismo" andranno verso la totale estinzione, la Destra salirà al vertice in un Paese diviso in due poli; con il suo più importante antagonista che è proprio la sinistra. I cattolici quasi orfani di un intero sistema crollato con Tangentopoli, sono ancora una volta divisi, raffazzonati e rabberciati in uno e l'altro schieramento. Dove la partita non è finita ed é ancora tutta ancora da giocare alle soglie dell'anno 2000; fra centro-destra e centro-sinistra. Capire cos'è il centro non è facile. E' stato sempre ondivago, una volta sembra zuppa di pane, un'altra volta sembra pan bagnato. Tanti i movimenti cattolici, i movimenti cristiani, o come quello ecclesiale cattolico che si allea poi con la destra. Aveva adunque ragione Gedda, l'elettorato della DC- era clerical-fascista)
Ma la politica non é solo una scienza, ma è un'arte che spesso però
sfugge a un management mercantile, ne può nulla fare il miglior marketing. La gente alle volte fa quello che vuole.

"Quasi sempre, in politica, il risultato é contrario alle previsioni" Chateaubriand)
E l'Italia ha (?!) un popolo molto difficile da capire. Da 2000 anni!

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