ANNO 1950

* LA PILLOLA ANTICONCEZIONALE
di Pincus

* LA CIBERNETICA
e l'Uomo formica di Wiener

*** PINCUS "concepisce"  la sua prima PILLOLA ANTICONCEZIONALE che avrà una lunga gestazione prima di "partorirla" da suo laboratorio. Seguiterà a "sperimentarla" fino al 1956 su migliaia di donne. La società ancora bigotta, é poco sensibile a questa novità per ovvi motivi. La religione cattolica la condanna senza mezzi termini come un assassinio, ritenendola immorale e contro il disegno divino. Inoltre   fu giudicato questo mezzo un invito alla cuncupiscentiae.


Ad arte fu perfino divulgata  la sua pericolosità per la salute, anche quando una commissione del mondo scientifico certificò non esserci nessuna controi
ndicazioni salvo patologie e casi clinici particolari pari a qualsiasi altro banale medicinale. In Italia lo stesso ministero della sanità si pronunciò in tal senso rendendola  libera sul mercato, ma  la Chiesa seguitò a pronunciare il suo divieto drastico anche se i gesuiti di Civiltà Cattolica la ritenevano un espediente plausibile in quanto non troncava una vita ma ne impediva il concepimento.

Sarà solo dopo il 1961 (in Italia nel '72 - dieci anni di ritardo!) che la pillola inizierà ad avere una percepibile approvazione delle stesse donne, quando certe aperture alla sessualità, nel frattempo diventato l'argomento più dibattuto negli anni 60, andrà a modificare all'interno della società, certi comportamenti e pregiudizi contribuendo enormemente alla emancipazione femminile.   Fra l'altro era un mezzo anticoncezionale  (non come il profilattico maschile) che non si vedeva, e che il partner addirittura ignorava, e questa discrezione contribuì non poco a diffondere questa nuova pratica  che in un altrettanto modo discrezionale contribuì a incrementare le vendite e quindi a eliminare sempre di più il timore della gravidanza che fino a questo momento aveva tenuto lontano le donne dalla rivoluzione sessuale che il consumismo della nascente civiltà edonistica promuoveva con pochi risultati, a causa dei  pregiudizi atavici che erano diventati  veri divieti sacrali, dei blocchi psichici.  Dove, più che  per motivi etico morali c'era innanzitutto il terrore di una gravidanza non desiderata con tutte le "gravi" conseguenze che questo stato comportava nella vecchia società ipocrita, falsa perbenista e conformista.

Anche a molte cattoliche non sfuggì questa forte desiderio di libertà che maturava con i tempi; ma molte, ancora timorate, attesero che si esprimesse la Chiesa. Questa purtroppo disattese le aspettative e pur arrivando tardi nel condannarne l'uso, non aveva compreso il problema sostanziale, che forse sfuggiva perchè la stessa Chiesa - affermavano le donne - non poteva capire, perchè era una istituzione mascolina che al suo interno aveva emarginato sempre la donna, anzi la donna non ne faceva parte, nè aveva la Chiesa mai voluto approfondire la "natura"  (psicologica e fisiologica ecc.) del mondo femminile votandosi e imponendo il celibato ai suoi componenti. 

La tardiva condanna a considerare l'uso della pillola un peccato (giudicato come già detto un invito alla cuncupiscentiae) arrivò in ritardo, quando non solo la donna laica ma anche la cattolica avevano già superato i problemi di coscienza all'interno di una società che era mutata profondamente nel costume con la promiscuità e la diffusa mobilità degli individui, sul lavoro, studio, tempo libero ecc. 

Crollava dunque una mentalità, e fu "liberazione", un'autonomia potenziale della  sessualità femminile e quindi finalmente una totale indipendenza dal maschio.  Anche perché nel frattempo nella società c'era stata un'evoluzione; e nella condanna c'era un punto che mal si conciliava col mondo femminile ormai inserito dentro con pari dignità come persona in questa società diventata  permissiva e autonoma non solo nelle apparenze, nel costume, ma anche - possiamo dire - nel  "psico-fisiologico".
Una scelta dunque;  quindi la fine di quello che fino allora era considerato "un dovere" , spesso anche sgradito, molte volte imposto (pensiamo ai matrimoni combinati) o anche spesso  un rapporto violento non consenziente. Questo sì, era vergognoso e immorale, ma ostinatamente sempre ignorato; dalla Chiesa lo possiamo anche capire, ma dagli uomini che scrivevano saggi moralistici e filosofici e si ritenevano dotti, e poi discutevano di dignità e di civiltà, questo non lo capiremo mai.

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CIBERNETICA
e l'Uomo formica

*** WIENER è il padre della CIBERNETICA. E' lui a progettare i primi sistemi in grado di autoprogrammarsi da soli. E' l'inizio dello sviluppo delle prime apparecchiature a feed-back. E' lui a porre i fondamenti della teoria dell'informazione e dei servomeccanismi. Ma è anche lui a estendere poi in questi anni '50 le sue dotte considerazioni agli organismi viventi meglio di qualsiasi filosofo umanista, e dei saccenti economisti e tecnocrati della rivoluzione industriale.
Wiener arriva a queste considerazioni per aver spaziato nei tre campi fondamentali della conoscenza umana. Fra l'altro precocemente e con maestri straordinari.

A otto anni  aveva completato gli studi.  A nove anni era già iscritto alle scuole superiori e suo professore era addirittura  Bertrand Russel, che come sappiamo oltre che filosofo, fu soprattutto un grande matematico.
Wiener si  laurea  in matematica, poi in filosofia e non ancora soddisfatto in biologia. Nel 1930 inizia le sue prime applicazioni elettriche, in parallelo agli studi sulla serie di Fourier e sugli integrali di Lebsgue, quindi progetta alla fine degli anni 30 le prime macchine calcolatrici di tipo analogico e digitale.

In Introduzione alla Cibernetica (che esce quest'anno (1950) - il termine è suo) Wiener esamina anche le conseguenze delle più recenti conquiste della tecnica sull'organizzazione sociale umana (la catena di montaggio che sta trasformando (ma anche alienando) in questi anni anche l'Italia industriale) rivelando che non sono ne' scientifici ne' sensati quei ragionamenti che, usando i concetti e gli schemi della cibernetica (chi meglio di lui la conosce - feed-back - azione-retroazione) tendono a valutare il comportamento umano solo in base all'efficienza e al rendimento. In sostanza, sostiene, con cognizione di causa (lui che ha studiato anche biologia) non basta studiare i movimenti dell'uomo con gli stessi criteri, meccanicità e produttività di una formica operaia.

"La condizione umana modellata su quella della formica e' dovuta a una fondamentale ignoranza e incomprensione - dei cosiddetti psicologi del lavoro attuali (una razza mercenaria al soldo dei capitalisti) - ignoranza e incomprensione sia della natura della formica che della natura dell'uomo".

L'individuo umano ha sempre rappresentato un costoso investimento di studio e di cultura, ma giacchè è possibile oggi più di ieri, al potente di turno disfarsi dell'enorme vantaggio dell'istruzione e servirsi del materiale umano per organizzare lo "Stato" delle formiche, questo dio onnipotente del capitalismo, si rende responsabile di una degradazione della natura stessa dell'uomo, e che se un essere umano é condannato a svolgere le funzioni limitate della formica, non soltanto cesserà di essere un uomo ma non sarà neppure una buona formica.

Ne sanno qualcosa coloro che hanno instaurato uno stato dittatoriale. Alcuni dopo averlo creato e guidato con un sistema appunto meccanicistico (corporativistico o collettivistico poi tayloristico detto anche fordista) convinti di aver ottenuto il totale consenso e asservimento, caduti in disgrazia, vedono crollare in un lampo il consenso di un popolo ridotto in soggezione  in questa "schiavitù" moderna, spesso con ribellioni violente. Quando questo accade é perchè gli uomini appunto non sono diventati nè formiche, nè "uomini responsabili, ma solo e nient'altro che "uomini", con tutte le contraddizioni. E guai a non esserci queste contraddizioni, sono solo queste che ci distinguono dagli animali cari a Maeeterlinck (Vita delle Termiti) o a Orwell (Fattoria degli animali).

"Non sono affatto abnormi e inutili tutti quei comportamenti umani che non hanno la meccanicità e la produttività dei meccanismi autoregolantisi. Se si vogliono trarre conclusioni sull'uomo bisogna studiarlo e accettarlo complicato com'e'".

(a scrivere tutto questo é Wiener, il padre della cibernetica, non un filosofo qualunque con utopie umanistiche, e nemmeno un materialista con utopie meccanicistiche!)

 

FINE

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