ANNO 1963

CRONOLOGIA DELL'ANNO

Qui, su questa spianata, alle ore 22.39  del 9 ottobre esisteva LONGARONE.
Alle prime  luci dell'alba era scomparsa.
( vedi il 9 ottobre, ed anche la pagina dedicata "Vajont la diga assassina" )

DISSENSO CATTOLICO - DON MAZZI

E' l'anno dove vengono a mancare due grandi personaggi:  una emozione fortissima per l'assassinio di KENNEDY e una commozione grandissima per la morte di PAPA GIOVANNI XXIII. Due uomini che erano indicati dalle folle, uomini della speranza e uomini della pace.

E l'anno delle prime difficoltà in Italia; termina l'euforia del miracolo economico. Partiti, sindacati e tutto il mondo del lavoro ridiscutono il modello di sviluppo. I lavoratori dopo anni di lotte, inizieranno a ottenere qualche miglioramento, determinando una sensibile ridistribuzione del reddito, ma non sono riusciti ad evitare (alcuni economisti affermano  provocato dagli imprenditori abituati alle "vacche grasse" con il poco "mangime") gli effetti di una stagnazione, dovuta a minori investimenti e quindi al restringimento del mercato del lavoro medesimo.
Meno lavoro, meno stipendi; meno stipendi meno consumi; meno consumi meno produzione. Anche perchè è finita la manna del basso costo del lavoro.
Il vero "miracolo" è stato per pochi; per alcuni (gli imprenditori) un "paradiso", per altri un "purgatorio", e per altri ancora un "inferno".

E' l'anno dove infatti proprio per questa combattività dei lavoratori, le grandi imprese, i grandi gruppi per recuperare i grossi margini di profitto decentrano i loro investimenti su altri territori, o parte della loro produzione industriale va fuori dalle grandi fabbriche, inizia a diffondersi il lavoro a domicilio, senza regole, e al di fuori da ogni controllo sindacale e tributario.
Vedremo in pochi anni artigiani diventare medi imprenditori e grandi industrie ridimensionate, ma solo apparentemente, perché quest'ultime non hanno perso il controllo dell'intera economia. Lo esercitano solo in un altro modo: presso i terzisti (che finanziano pure per allestire un laboratorio) e questi lasciata la fabbrica delle 8 ore ne fanno ora 16 negli scantinati di casa, nei garage, nei capannoni improvvisati.

E' l'anno dove nel disordine, nella confusione, nell'indeterminatezza di una programmazione economica (dove si razionalizza, si fanno tagli, si penalizza qualche settore, ma non si programma un bel nulla) si consumano tante energie, si affossano tante idee buone, come le riforme, l'urbanizzazione e le regioni; la nazionalizzazione elettrica è passata ma una buona parte dei rimborsi versati agli ex proprietari delle vecchie centrali se ne va all'estero. E con il poco rimanente, si inizia a far proliferare gli enti e le industrie pubbliche (Sip, Alfa Romeo, centri siderurgici, quasi sempre in passività).

Iniziano le burocrazie parallele, guidate da clientele politiche. E queste non solo non affrontano le nuove esigenze - non ne hanno nemmeno le capacità- ma impediscono la funzionalità perfino a quelle tradizionali e a quelle ancora efficienti. Assisteremo, nonostante "politici e tecnici" che ora sono anche di estrazione socialista (prima come osservatori poi dopo due governi entrano anche loro nella "stanza dei bottoni") a molti dibattiti astratti nelle attività governative; applicheranno correttivi ma alcuni andranno a toccare i profitti dei grandi gruppi che, allarmati, fuggono con i capitali all'estero, e non solo con i propri soldi del "miracolo", ma perfino con quelli dello Stato che sono arrivati con i rimborsi della nazionalizzazione dell'Enel, convinti (illusi) i politici che li avrebbero investiti in Italia.  

Impedimenti  per una ragione sola, c'e' una forza economica e politica nello schieramento governativo che è avverso a una  "programmazione" economica; perché teme essere questa  una razionalizzazione dell'attività capitalistica. E infatti molti imprenditori la intendono (e la temono) come una ingerenza nel liberismo economico. Però a differenza degli economisti statali,  i grandi capitalisti gridano, si stracciano le vesti, ma poi sanno come muoversi. Decentrano verso i terzisti o vanno all'estero con i capitali.

E' l'anno dove cominciano a salire i prezzi nel mercato dei consumi interni e  diminuiscono quelli prodotti per l'estero. ("se non esportiamo beni durevoli (li vorrebbero a basso costo di manodopera) non possiamo importare prodotti di consumo" dicono gli industriali. E dato che ai prodotti di consumo in Italia di incentivarne la produzione nelle piccole e medie aziende nessuno ci ha mai pensato, quei pochi prodotti che ci sono (fatti da artigiani o da qualche contadino ancora con la zappa) aumentano di prezzo.

 Si è messa dal 1° gennaio, la cedolare d'acconto sui titoli azionari, e la nominatività,  ma servono questi provvedimenti solo a diffondere maggiori apprensioni e a sviluppare la fuga dei capitali all'estero. E il governo non sa cosa fare (ce ne saranno tre di provvedimenti nel corso dell'anno); alterna in certi momenti interventi restrittivi, e in altri fa interventi espansivi. Poi se vede allargare questi ultimi, per una ragione o per l'altra (sempre misteriosa - le lobby?) torna a bloccare tutto.

Si perfora il Monte Bianco ma poi per anni e anni non si farà l'autostrada. Si fa la prima trasmissione televisiva a colori, ma si impedisce per anni alle industrie di costruire televisori a colori ("gli italiani non sono maturi, farebbero spese pazze su un bene voluttuario" - La Malfa).
Si progetta il Centro Siderurgico di Taranto, poi quando sarà terminato, l'acciaio era già sceso al costo del ferro e conveniva ormai importarlo.
Si progetta l'Alfa Romeo a Napoli e in pochi anni si trasforma in un colossale fallimento. Un auto Alfa l'italiano la paga 100, allo strato ne costa 140.
La chimica incentiva i vecchi prodotti di base ma dimentica di fare i detersivi che ogni massaia italiana ormai consuma a chili, regalando a due multinazionali estere l'intero mercato che fatturerà in pochi anni come quello automobilistico.
Di turismo nessun governo ne parla, mentre l'Italia inizia a essere invasa da milioni di turisti che portano valuta pregiata.
Poi l'ultima grande beffa: All'inizio dell'anno entra in funzione la prima Centrale nucleare di Latina.

"Latina, 28 dicembre - Il reattore della centrale elettronucleare di Latina è entrato ieri nella cosidetta "fase critica" (Comun. Ansa, del 28 dicembre 1962, ore 08.12)
"Quando lavorerà a piena potenza la centrale produrrà una quantità di energia che coprirà il fabbisogno elettrico di una città come Roma" (ib. ore 08.32)
"Le fonti tradizionali di energia appaiono insufficienti e diventa perciò necessario il ricorso al nuovo tipo di energia"(Ib. ore, 22.15)

Si progettano anche quelle di Trino Vercellese e del Garigliano. Ma interviene l'"esperto" SARAGAT con "ostinate" considerazioni tecniche, tecnologiche, ed economiche per bloccare tutto.

"Le centrali atomiche, sono da un punto di vista economico, un disastro, quanto più produrranno energia, tanto più contribuiranno all'aumento medio del suo costo..." (Nota diffusa da Saragat; Comun. Ansa del 10 agosto 1963, ore 14,23)
"L'errore è di concepire il problema da un punto di vista autarchico......(Ib. ore 13.58)

Autarchico? Ma non abbiamo mica l'Uranio sotto i piedi !!!
INoltre ha dimenticato Saragat -o fa finta- che il petrolio per far funzionare le geotermiche l'Italia non lo possiede, lo deve importare, e che basta una crisi in medio oriente per andare "tutti a piedi" ( accadrà nel '73).

Perplessità negli ambienti scientifici e dell'economia per le inesattezze di carattere tecnico ed economico; per averne parlato Saragat come  qualcosa di astratto, mentre questi programmi  hanno tutta la considerazione nei paesi più progrediti all'interno e all'esterno della Comunità europea. Ma Saragat attacca ancora...e questa volta attacca esplicitamente il Cnen
"Il Cnen non è un modello di chiarezza, e non sarebbe conveniente portare nell'Enel i metodi e la mentalità che presiedono il Cnen" (Ib. 14 agosto, ore 13.44)

Gli attacchi dei giornali a Saragat sono al vetriolo e anche ironici. L'Avanti: "Non ci interessano i contrasti personali, noi gradiremmo altri interventi di Saragat, ma vogliamo renderlo attento sull'opportunità di documentarsi scrupolosamente, per mettersi in condizione di parlare con cognizione di causa" (Ib, ore 19.35)
La voce Repubblicana: "Avanziamo fondate riserve su quanto affermato dall'on Saragat. Ci rende assai dubbiosa la citazione dei testi ai quali egli ha attinto le notizie e le tesi. Non gli è proprio riuscito di trovare sui problemi elettronucleari un documento più recente del supplemento dell'Enciclopedia Britannica. In Germania si rimprovera agli imprenditori proprio il contrario di ciò che l'on. Saragat rimprovera agli imprenditori italiani: il fatto di non essersi impegnati tempestivamente in un programma nazionale e stanno correndo ai ripari, cioè nella direzione opposta a quella auspicata dall'on. Saragat" (Comun. Ansa del 18 agosto, ore 20.09) 

 ...ma spingi e spingi, gli italiani  convinti da questi "tecnici" nati nel 1898, e che hanno studiato quando la fisica nucleare non era neppure entrata nelle scuole,  che si sono documentati sull'enciclopedia, riusciranno a farle chiudere le centrali, poi ipocritamente molti italiani accenderanno la luce con l'energia d'oltralpe prodotta dal nucleare (paradossalmente incentivandone la costruzione - che se veramente sono pericolose, quelle estere se saltano non è che l'Italia sia al riparo).
Chiuse dopo aver speso decine di migliaia di miliardi. Riusciranno perfino a far arrestare IPPOLITO, il segretario generale del Comitato dell'Energia nucleare (Cnen) che da dieci anni (come in altri Paesi) sosteneva una moderna politica nucleare. Per interesse privato in atti d'ufficio fu condannato a 11 anni di carcere. Nel 1966 verrà poi graziato proprio da... Saragat, e verrà poi eletto deputato al Parlamento Europeo.

Finisce così (prima ancora di iniziare) la triste storia del nucleare in Italia. Il colpo di grazia venne poi al referendum contro il nucleare con la nascita del Movimento ambientalista, sfruttando l'emotività di un incidente nuclearein Russia. 
Viene il sospetto che chi finanziava gli ambientalisti o erano i francesi per vendere poi all'Italia energia nucleare oppure erano i petrolieri per vendere petrolio alle centrali termoelettriche. (Nel 1992 la Francia produceva col nucleare già il 60% della sua energia elettrica, ed è ormai la sua una produzione cosi "autarchica" (come diceva Saragat) che inizia ad esportarla anche in Italia. Paradossalmente il referendum vietava la partecipazione dell'Enel a impianti nucleari all'estero, ma non impediva  l'acquisto di energia prodotta col nucleare;  e dato che i Francesi l'energia elettrica non la forniscono gratis, l'Italia nell'importarla (oltre un 10% del suo fabbisogno) ne ha incentivato perfino la produzione.

 Oppure era finanziata dai petrolieri. Infatti ci sono in ballo grossi interessi. Dei petrolieri! Si promuoveranno solo le centrali geotermiche che consumano petrolio. Trascurando perfino quelle idroelettriche; le dighe non vengono nemmeno più curate. Una volta fatta la diga l'acqua poi - osserva il petroliere - non costa nulla, l'acqua scende dal cielo gratis, le dinamo delle centrali termiche invece per farle girare bruciano e quindi consumano petrolio tutti i 365 giorni dell'anno.
Così, nell'incuria delle dighe, il 9 ottobre una intera montagna, il Monte Toc, sprofonda dentro l'invaso della DIGA DEL VAJONT. Una massa d'acqua cancella dalla faccia della terra LONGARONE e i suoi abitanti.

MA ANDIAMO PER ORDINE CRONOLOGICO

15 GENNAIO - FANFANI, presidente del consiglio,  si reca in visita negli Stati Uniti. Colloqui con il  Presidente Kennedy per costituire nel quadro della Nato una difesa nucleare anche sul territorio italiano, mentre la Francia lo rifiuta e pone pure il veto all'ingresso della Gran Bretagna nella Comunita' Europea. Al ritorno, il 24, Fanfani annuncia  l'installazione in Italia dei missili Polaris.

16 GENNAIO - I socialisti entrati in una virtuale "stanza dei bottoni" (non sono ancora al governo) iniziano già a lottare contro il malcostume dei democristiani. Si danno da fare con ROSSI DORIA con una denuncia in Parlamento. Portano a conoscenza il pauroso deficit della Federconsorzi (che continuerà imperterrita fino agli anni '90). Ed emerge nella documentazione l'impossibilita' di controllare le uscite; inoltre mettono il dito sulla piaga: affermano che il monopolio degli ammassi dei cereali è  totalmente controllato dalla DC, dai poteri occulti.
Queste escandescenze creano i primi disagi in quello che dovrebbe essere il primo governo di centrosinistra che Moro ha in mente di formare dopo la liquidazione di Fanfani e le nuove elezioni. Ma i disagi aumentano e faranno fallire anche gli accordi fatti per le elezioni; preferendo accettare un governo "ponte" in attesa di superare la Dc i contrasti col Psi, troppo impaziente e anche troppo "ficcanaso" dicono i democristiani.

30 GENNAIO - Il Friuli e Venezia Giulia e' la quinta regione italiana a Statuto speciale dopo la Sicilia, Alto Adige, Val d'Aosta e la Sardegna.

1 FEBBRAIO - Una legge del Parlamento riduce la ferma militare, che viene portata da 18 mesi a 15 mesi.

7 FEBBRAIO - Viene modificata la legge che regola il numero dei Deputati e Senatori nei due rami del Parlamento. D'ora in avanti nel Senato saranno 315 i Senatori, mentre alla Camera i deputati saliranno a 630.
(Gli Stato Uniti che contano una popolazione quintupla rispetto all'Italia, di senatori ne hanno solo 100 e di deputati 450).

18 FEBBRAIO - Il presidente della repubblica Segni scioglie le Camere. Sono fissate le elezioni politiche per il 28 aprile. Fanfani viene liquidato. Salvo un periodo agli Esteri nel '67 con Moro, non lo rivedremo mai più fino al 1983.

28 FEBBRAIO - FURIO CICOGNA presidente della Confindustria nella sua relazione ai soci esprime le preoccupazioni della categoria per alcune riforme allo studio nel governo centrosinistra. Queste riforme afferma " scuotono la fiducia degli imprenditori".
Non si fa attendere la risposta dal Presidente del Consiglio Fanfani,  preso a bersaglio da Cicogna, e assicura che non vi saranno nazionalizzazione di altre industrie, e che presto insieme alla categoria si dara' vita a una programmazione economica che riuscira' a soddisfare sia le categorie industriali che i lavoratori, purche' si abbia  voglia di collaborare, non solo criticare.

7 MARZO - Sconcerto nell'Episcopato, indignazione e critiche nella Democrazia Cristiana, ma grande euforia nelle file della sinistra, mentre non ci capiscono proprio più nulla sia gli atei che gli agnostici. Le motivazioni di un simile passo sfugge a tutti.
Papa Giovanni XXIII riceve in udienza privata il genero di NIKITA KHRUSCEV, ADZUBEI, direttore del giornale Izvestia, organo del Partito Comunista russo. In San Pietro  da' il braccio alla moglie (appunto la figlia di Kruscev) ed entra accolto dagli sconcertati monsignori nel grande tempio della cristianita'.  Insomma il "comunismo" dentro in Vaticano! L'impatto della notizia e' clamorosa, debordante e fa il giro del mondo in pochi minuti. Ma questo papa dove vuole arrivare? Cosa ha in mente? Passano pochi giorni, e da' lui stesso la risposta a tutto il mondo cristiano e laico. Infatti l'.....

11 APRILE - Papa Giovanni XXIII rende pubblica la sua enciclica PACEM IN TERRIS. (ne abbiamo parlato lo scorso anno e anche nel 1958- vedi). (è inoltre riportata interamente QUI >>>
Il Papa in questa enciclica presenta la Chiesa come "Popolo di Dio" e non come un santuario lontano dove c'e' un potere che decide da solo il giusto dall'ingiusto. Rivela in questo suo intervento una straordinaria sensibilita' ai problemi contemporanei e rivolgendosi a " tutti gli uomini di buona volonta'" indica il "segno dei tempi", l'ascesa delle classi lavoratrici, mutamenti nella condizione femminile, la nascita di nuovi Stati, e ha il convincimento che i conflitti devono essere risolti non con le armi ma con la collaborazione reciproca, non con l'intolleranza ma la reciproca comprensione sui diritti e doveri.

Roma - "Per la prima volta un documento del genere viene indirizzato non solo al mondo cattolico, ma a tutti gli uomini di buona volontà, giacche le linee dottrinali tracciate dal documento pontificio scaturiscono e sono suggerite da esigenze nella stessa natura umana, e rientrano perciò nella sfera del diritto naturale. Il motivo fondamentale è contenuto nel periodo iniziale "la pace in terra, anelito profondo degli esseri umani di tutti i tempi, può essere instaurata e consolidata solo nel pieno rispetto dell'ordine stabilito da Dio"
(Comun. Ansa del 10 aprile, 0re 10.33)

Papa Giovanni si sofferma sull'eguaglianza degli uomini e riconosce il diritto alla liberta' di manifestazione del pensiero, e giustifica la collaborazione tra credenti e non credenti.
In mezzo a queste frasi e leggendo queste parole, diventano   inutili i commenti.
La Pacem in Terris e' una delle grandi encicliche nella storia della chiesa, uno spartiacque netto e preciso, non ancora bene analizzato non ancora del tutto compreso anche se oggi rileggendo la storia di questi ultimi 40 anni, le lucidissime premonizioni di quell'anziano prete, ci appaiono attualissime.

Molte cose furono dette, molte cose che andavano al di la' delle deboli forze di questo papa. Non saranno subito comprese, anzi creeranno delle ostilita', lo abbiamo letto lo scorso anno, ma non per questo rimasero inascoltate. Ne' Papa Giovanni,  ne' poi il Sessantotto modificheranno la Storia, ma entrambi i due eventi misurarono in anticipo la linea di febbre di una societa' malata che cercava nuovi spazi dove respirare aria piu salubre, ossigeno culturale e presa di coscienza ecologica e geopolitica sopra un pianeta che stava avviandosi lentamente verso la globalizzazione politica, economica e sociale, e soprattutto esistenziale. 
Cosciente di viverci appena 1000 mesi, l'uomo ha iniziato a prendere coscienza che siamo su una piccolissima sfera, su un piccolo azzurro pianeta sospeso nel cielo, dove basta un soffio cosmico o peggio una ventata di follia di alcuni uomini che si credono onnipotenti, per essere polverizzati davanti a un universo indifferente.

16 APRILE - Pur con questo grande clima di solidarietà universale verso Papa Giovanni, la politica è sorda; la DC si dissocia dal grande progetto urbanistico già in cantiere (presentato da Sullo ministro dei L.P. al consiglio dei ministri il 14 luglio 1962).
Troppi gli interessi di alcuni che sulla speculazione edilizia stanno creando i propri imperi con l'appoggio del sottobosco politico. All'edilizia di una lobby occorrono licenze? si fanno chiudere gli occhi in Comune. Occorrono sovvenzioni? si fanno le leggine. Occorre cercare degli spazi? si impedisce la liberalizzazione di tanti terreni e quelli dei latifondisti salgono di costo.

Si vuole fare un aeroporto, un nuovo quartiere? Prima ancora che esca la legge si avvisa il parente che crea una società, che il giorno dopo acquista quel terreno, lo rivende allo Stato e la settimana dopo ha in mano tutti i lavori. Lui riconoscente fornisce il "foraggio"; "lui" spesso è solo un prestanome, un burattino, l'ultimo piccolo personaggio delle scatole cinesi delle lobby politiche.

In questo giorno dunque dalla DC, viene bocciato la proposta di legge SULLO e non se ne parlera' più; si affossa la Riforma Urbanistica delle città e il Paese rimane saldo in mano agli speculatori.
(il 16 aprile (con Camera e Senato sciolte il 18 febbraio - e con le prossime elezioni politiche il 28-29 aprile) la segreteria della DC con una nota sul "Popolo" si dissocia dal progetto di riforma urbanistica presentata e sostenuta dal suo ex ministro democristiano dei lavori pubblici Fiorentino Sullo (che ritroveremo poi confermato nel nuovo governo Leone del 23 giugno, ma ovviamente con il suo progetto di legge affossato)

La legge Sullo -lo abbiamo gia' accennato lo scorso anno - si basava sulle esperienze europee, ed era il proseguimento di quello studio fatto dall'Istituto nazionale di Urbanistica che aveva fondato ADRIANO OLIVETTI. Sullo lo aveva presentato ancora nel 1960, e si basava sull'esproprio generalizzato preventivo dei terreni da parte dei Comuni, che li urbanizzavano e poi concedevano ai privati il diritto di costruire. Era insomma un freno efficace alla speculazione di pochi soggetti che stavano facendo nelle città quello che volevano con i loro grandi appezzamenti di terreni, spesso fuori dalle aree urbane, su terreni inadatti e con palazzoni con tipologie costruttive da caserma, fuori da ogni idea urbanistica non solo moderna, ma nemmeno impostata sullo sviluppo dei nuovi servizi sociali occorrenti per creare una vera comunità; infatti, non si avvicinavano nemmeno a quelli di 2000 anni fa, l'urbanistica delle città antiche era migliore, Pompei ne e' un esempio straordinario.

Insomma gli oppositori alla Legge Sullo furono i suoi colleghi DC, che lo accusarono di essere un comunista e di voler trasformare le città d'Italia in città russe. Fu accusato e anche in malo modo di collettivismo comunista e prima delle elezioni fecero sapere al Paese (agli speculatori !) che si dissociavano da quella linea. I proprietari di terreni tornarono a fare sogni tranquilli. Il pericolo era passato. La caotica colata di cemento coprirà città e le costiere d'Italia, alimentando una speculazione di migliaia di miliardi a beneficio di pochi gruppi. La "grande corruzione" cominciò così; prima di tutto sull'edilizia.

Nascono cosi' ai bordi delle grandi citta' le "Coree", cubicoli addossati l'uno all'altro, dove nessuno pensa a scuole e negozi, chiese e ambulatori, farmacie o cinema, e dimentica di fare perfino le strade e le fogne.
Nascono cosi' a Milano le "coree", a Cologno, a Cinisello, San Donato, Bollate, Melegnano, Cormano, Turla, Sesto, Cesano, Cusano. Anonimi paesi che in pochi anni avranno una popolazione come una grande città, o come due medie città come Cremona e una Bolzano messe insieme.
Milano nel '51 aveva elaborato a norma con la vecchia legge urbanistica un comprensorio urbano di 79 comuni, in questo periodo qualcuno riuscì a portarli solo a 35. Perchè se si andava oltre, alcuni terreni dei latifondisti molto vicini alla città potevano andare incontro a una diminuzione di prezzo.

A Torino non cambia la musica, i piccoli comuni presi d'assalto sono Collegno, Grugliasco, Nichelino, Rivoli, Settimo, Orbassano. E ricordiamo che alla Fiat, dei suoi 100.000 addetti in questo 1963 ne lavorano in centro 89.000, infatti, tutti gli stabilimenti (escluso Mirafiori ma è appena in periferia) sono in territorio urbano; la zona da Corso Vittorio Porta Nuova a Porta Palazzo, con i suoi vecchi palazzi barocchi abbandonati, sono diventati in questo periodo delle topaie, dove vivono nelle stanze degli ex vecchi "piemontesi doc" anche dieci meridionali per vano (operai Fiat, indotto e fauna diversa).

Del resto sono arrivati a Torino in questi anni 600.000 immigrati, e l'edilizia popolare è solo il 15% del totale costruito, edificato in una citta' che supera il milione di abitanti in centro e i due milioni con i comuni limitrofi.
Attorno alla Lingotto, ad Altessano fino al 61 c'erano le bidonville, la Shangai torinese, la Corea dei meridionali, una inverosimile popolazione di diseredati che aspettavano di entrare (o almeno un componente di questi veri e propri clan) dentro la Fiat a fare il turnista in qualche catena di montaggio. In Corso Polonia c'erano dei veri e propri pollai, fatti di cartone e di lamiere, una "miseropoli" inimmaginabile.
Solo nel '66-70 ci sara' il decentramento della Fiat. E a Rivalta a quindici chilometri dal centro si costruirono i nuovi i quartieri popolari, seguirono poi quelli di Vallette, Falchera, Lingotto, e anche a Mirafiori. Naturalmente su terreni di chi? della Fiat. Gli interessi della rendita fondiaria furono salvi.
Il Piano intercomunale? Nel cassetto. Non e' certo in sindaco a comandare a Torino!

Ma anche uno sguardo su Roma non guasta. Perche' anche nella provincia di Roma in questi anni sono arrivati 600.000 immigrati (nel 1975 la popolazione è di 1.900.000 ab.). Ma la costruzione edilizia a Roma città non è proletaria. Il 60% è dell'apparato burocratico (360.000 persone che riempiono i ministeri e gli enti vari), il 16 % viene assorbito dal commercio e dai mestieri vari e solo il 24% dagli operai di ogni settore.
Tre tipologie di case, e tre ubicazioni urbane precise, lontanissime l'una dall'altra, che  neppure si sfiorano. Ma in entrambi i relativi terreni, i proprietari sono sempre quelli, in centro hanno terreni e palazzi per i funzionari, in periferia hanno i terreni per la seconda fascia, e oltre, al di la' dei pascoli di capre e pecore (queste sono molto piu' vicini alla città) hanno i terreni per il proletariato.

Il giro è quello, marchesi, baroni e baronesse, conti e contesse, principi, salesiani, opere pontificie e vari altri enti ecclesiastici possiedono fondi immensi (con un pezzettino, abbandonato perfino dall'impero romano perchè aquitrinoso,  lo abbiamo gia' letto, ci hanno costruito l'aeroporto di Fiumicino) e ne hanno di terreni fuori e dentro la città.
Negli immensi parchi privati delle grandi casate dei nobili sopravvissuti a tutte le tempeste da Napoleone in poi, si creano i quartieri "bene", verso la cinta quelli della gente media, e a dieci quindici chilometri gli arcipelaghi di Pietralata, Primavalle, Trullo, Quarticciolo, San Basilio, Prenestina, Tor Pignatara ecc ecc. E in mezzo, tra le borgate e la città, verde brado, i ruderi con le pecore. Per la troppa distanza il comune poi negherà allacciamenti di acqua, luce, strade e fogne.

A Napoli invece, si toccano i vertici del caos; piu' che una Shangai cinese nascono le "muraglie cinesi", dal Vomero a Posillipo; basta dare uno sguardo dal porto di Mergellina. E cosi' a Genova, Palermo, a Firenze e in tante altre città.
In tutti i casi soldi a palate per i "palazzinari", che creano societa' immobiliari, con alle spalle nomi di conti, marchesi, frati, preti, e si aggiungono d'ora in avanti anche i boiardi di Stato e gli amici degli amici.
E l'Italia, dalla Pacem in Terris, si avvio' alla Cementum in Terris.


E la "LEGGE SULLO" che fine ha fatto? FIORENTINO SULLO (della DC)  l'hanno silurato i compagni della stessa DC. Prima ancora della nuova legislatura del dopo elezioni (pur con Sullo riconfermato ai Lavori Pubblici), come già detto sopra, era uscita il 16 aprile una nota della Segreteria DC sul Popolo: "La DC si dissocia dal progetto di riforma urbanistica presentata e sostenuta dal (nostro Ndr.) ministro democristiano Sullo".

 Sentiamo lo stesso Sullo cosa dichiara lo stesso giorno che ha appreso la nota (il Popolo uscirà il giorno dopo):  "Una campagna bene orchestrata vuole incutere spavento diffondendo preoccupazioni assolutamente fuori posto. Si sono posti in allarme gli attuali proprietari di case, mentre dovrebbe essere noto che gli attuali proprietari non sono affatto toccati dal progetto elaborato. Si è inventato che il  progetto di legge impedirebbe ad altri milioni di cittadini di diventare in futuro proprietari di case, quando invece solo rendendo più basso il costo delle aree nei comuni più importanti un maggior numero di persone potrà diventare proprietario di case a basso costo. Non si è avuto scrupolo di fomentare il panico di milioni di cittadini italiani, che hanno invece tutto da guadagnare da una nuova legge urbanistica, e questo si è fatto soltanto per tutelare gli interessi fondiari - sproporzionatamente aumentati per effetto dello sviluppo del paese- di poche migliaia di persone. La mia sola preoccupazione è di voler combattere la speculazione di centinaia di miliardi sui suoli. Invece si inventano le bugie che vogliamo espropriare i proprietari di case. Il tempo darà ragione alle persone in buona fede alle quali crediamo di appartenere"
( Comun. Ansa del 15 aprile, ore 18.21).

L'attacco a Sullo si scatenò, e fu durissimo;  per aumentare il discredito iniziò una campagna diffamatoria toccando anche la sua vita privata. Della legge urbanistica non se ne parlò più.


Ma ci attendono ora le elezioni politiche;
siamo al 28 aprile

poi: DISSENSO CATTOLICO - DON MAZZI
(anche se esploderà poi nel '67)

28 APRILE - ELEZIONI POLITICHE. Qualche cambiamento: DC 38,3% PCI 25,3 % PSI 13,8% PLI 7,0 % PSDI 6,1 % MSI 5,1% PRI 1,4 %. (vedi in "curiosita" )

La DC perse il 4%, il PSI lo 0,4%, il PLI (che si era opposto con tutta la sua forza alla riforma urbanistica il 16 marzo, quindi 10 giorni prima, affossandola) raddoppia a "caldo" i voti dal 3,5 al 7%. I ricchi speculatori lo hanno subito premiato.
Il PCI dal 22,7% passo' al 25,3! Il PRI (pur accogliendo alcuni dissidenti della DC) rischio' di scomparire con il suo antisocialismo lamalfiano. Non gli riuscì in sostanza (era quello il suo obiettivo) di indebolire la sinistra del centrosinistra, anzi fece quasi il karakiri.

IL 25 MAGGIO - ALDO MORO ricevuto l'incarico tenta di formare il suo governo, ma il 18 giugno rinuncerà all'incarico, è ancora immatura la situazione, ancora troppi i contrasti sia in casa DC che in casa PSI.
Ci riesce invece (gli danno il permesso) il 19 giugno GIOVANNI LEONE con un governo monocolore, tutto DC, che però è un "Governo ponte". Moro infatti non molla il suo lavoro, nè accantona l'arte del convincimento; lavorerà a fondo, e solo il 5 dicembre riuscirà a formare il suo primo governo centrosinistra e sarà proprio lui, Moro, a guidare un quadripartito, DC-PSI-PSDI-PRI. Che vara non senza problemi e forti contrasti. Comunque il 17 dello stesso mese ottiene la fiducia con 350 SI', 233 NO, 4 le astensioni. 25 della sinistra socialista abbandonarono l'aula.

Ancora una volta Cicogna, Presidente della Confindustria, in quell'occasione, afferma (troveremo la prima pagina del giornale il prossimo anno) che le riforme del centrosinistra messe in programma dal nuovo governo "hanno scosso gli imprenditori seri". Moro comincia ad essere malvisto.

3 GIUGNO - Muore Papa Giovanni XXIII, dopo tre giorni di agonia.

Furono tre giorni che tennero il fiato sospeso l'Italia;  si disse con tanta malignità che pregavano piu' i comunisti per la sua salute che non i democristiani.
Ma anche il cordoglio nel mondo fu grande. La Chiesa anglicana celebra un sermone alla cattedrale di Canterbury, e il Times scrive "Pochi pontificati hanno colpito l'immaginazione del mondo come i quattro anni e mezzo di Giovanni XXIII...Il mondo è ansioso di trasformare la politica papale in termini secolari"
(Comun. Ansa, delle ore 04.01)

Da Ginevra: "Vissert Heeft, che raggruppa  chiese ortodosse e protestanti ha detto "Giovanni XXIII ha portato nei rapporti tra la Chiesa romana e le altre chiese un mutamento profondo che ha permesso di iniziare un vero dialogo" (Ib. ore 15.53)

In America: "Metodisti, battisti, episcopali, evangelici, ebrei, delegati, diplomatici e funzionari di ogni razza e nazionalità si sono riuniti in una "meditation room" spoglia , priva di simboli confessionali....per lui pregano anche gli atei...La bandiera dell'Onu doma sarà esposta a mezz'asta" (Ib. ore 02.00)
Da Mosca: "Bandiera a mezzasta -dopo il personale messaggio di condoglianze di Kruscev- è stata esposta nella nave sovietica ormeggiata al porto di Genova" (Ib. ore 19.21)
Togliatti: "...ci riempie di dolorosa commozione...ha superato barriere che sembravano invalicabili aprendo prospettive che ancora ieri potevano sembrare irreali. Giovanni XXIII si è affermato come una delle più grandi personalità del mondo contemporaneo" (Ib. ore 21.10)

I messaggi non lasciano dubbi, ma proprio per le ragioni che li hanno giustificati, per un certo tipo di episcopato  si era rivelato un uomo molto scomodo con le sue aperture non solo ai laici ma agli stessi comunisti, ricevendoli addirittura in Vaticano. Per la sinistra invece, socialisti e comunisti, lui era l'uomo che li aveva affrancati al nuovo corso della storia, al "segni dei tempi", alla "libera manifestazione del pensiero", alla "collaborazione dei credenti con i non credenti".

Tuttavia per i primi, i Figli di Dio provocò una lacerazione, mentre i secondi chiamati  ora"Popolo di Dio", avveniva invece una ricomposizione dentro la società, indossavano una nuova veste, diventavano i portatori di istanze giuste nelle loro lotte, riconosciute ormai dai più attenti osservatori come un inarrestabile progresso (comunque una mutazione) all'interno di una società, e si valutava positivamente la conquista dei nuovi diritti, che ritenevano quasi un autonomo processo di distensione, proiettato verso l'uguaglianza degli uomini, mettendo al bando gli egoismi, alcune estremistiche ideologie, o il bigottismo; chi più chi meno, senza tante distinzioni, stavano raccogliendo in questi tempi delle buone "messi" e alcuni anche ottime  "vendemmie".

Ma non bastava solo un uomo, c'era tutto l'apparato cattolico politico (per una ragione) e quella ecclesiale (per un'altra - una emorraggia  di valori) che frenava; quindi le aperture c'erano ma con molti limiti e anche con molte contraddizioni (lo abbiamo visto lo scorso anno cosa accadeva quando Papa Giovanni diceva dal pulpito una cosa e nello stesso tempo da un altro pulpito si affermava l'incontrario).
Contraddizioni perchè risulto' essere quasi una voce isolata la sua nonostante fosse al vertice, perchè la sua opera aveva spinte troppo deboli e oltremodo fragili; non furono sufficienti a ricomporre i fermenti che stavano ribollendo nelle comunità cattoliche dentro e fuori la chiesa.

Fermenti che fanno da innesco al '68.

DON MAZZI


Un fermento che esplose poi nel dissenso cattolico con la miccia accesa il 17-25 novembre '67, con la prima occupazione all'Università Cattolica, contemporaneamente ai fatti di Don Mazzi il ribelle dell'Isolotto. La lettera dei seminaristi di Verona a Natale.
Don Mazzi si era messo sul piede di "guerra", affermando "ubbidire alla gerarchia cattolica significa quasi sempre disubbidire alle esigenze piu' profonde, vere ed evangeliche del popolo". 
Ricordava che la difesa dei diseredati e dei deboli era il Verbo.

Fu questa  la data di un vero e proprio scisma, che alimentò subito dopo anche i fermenti del '68.
Da una parte la chiesa sempre più legata al potere politico economico culturale, dall'altra la chiesa dei disoccupati, dei sottoccupati, degli analfabeti, dei rifiutati, dei lavoratori. E fu ribellione.

Le contraddizioni sono palesi, i limiti di quel dominio che la Chiesa aveva nel passato (di intervenire nella sfera dell'ordine temporale) sono davanti a tutti: lo spirito evangelico, la mitezza, la carità, la misericordia, l'assoluta fiducia nella provvidenza di Dio si scontrano ogni giorno con una realtà ben diversa. E non per cinismo, materialistica visione della vita, immoralità (e meglio sarebbe dire amoralità, perchè più nessuno sta insegnando la morale) ma perchè sia la vecchia che la nuova generazione sono esposte a mille ipocriti messaggi che subdolamente catturano le coscienze piu' deboli. Non deboli per motivi di carenze bio-genetiche, ma per carenze educative della vecchia generazione (che sta pensando ad altro) e per le troppe ubriacature ideologiche di quella nuova; nelle relazioni sociali esterne - lavoro, scuola, associazioni - non trova un punto di riferimento ben preciso perchè all'esterno non si è mai formato, o se si è formato è quasi sempre corporativo, gruppi con diverse anime e con diversi obiettivi, piu' pragmatici, che si fermano al puro cameratismo ma non vanno oltre. Mentre quella luce pastorale che si era formata in secoli di esperienze umane si sta mettendo, persino nel piu' lontano villaggio al servizio del politico o si è chiusa troppo in se stessa. La diversità tra lo scaltro politico e il mite parroco è ormai abissale.

Caduta di importanza quello che era il centro di aggregazione del quartiere o del villaggio - come era avvenuto per secoli - in chiesa e nella Chiesa, che rappresentava (ed era) l'espressione della sapienza - caduta nella sudditanza politica, non trovando risposte alternative alle realtà contemporanee, la nuova generazione si sente (o subisce) inconsapevolmente orfana e in balia di se stessa.

Perchè si arrivo' a quel '67 ce lo spiega Sidney Tarrow, che censisce il Italia fino a quella data 93 casi di dissenso originati da un intrusione considerata illecita e arbitraria della gerarchia nei rapporti fra fedeli e i loro pastori "naturali", operanti  in "prima linea" dentro la nuova società. Ribellioni (contro il ruolo gregario) e proteste (contro certe rimozioni) di elementi come tanti Don Mazzi sparsi in Italia.

Il '67, perchè in quel Natale si ribellarono perfino i seminaristi contro la guerra in Vietnam, che il Cardinale SPELMAN considerava "Santa", e benediva i gagliardetti dei soldati in partenza (solo quelli che avevano bassi voti nelle universita!) e faceva pregare per quello "sforzo di giustizia" (!) (ma ci ritorneremo piu' avanti. La lettera dei seminaristi è molto chiara).

Ma è e rimane Don Mazzi a dar fuoco alle polveri nel '67 con la sua Comunità all'Isolotto di Firenze. Rimosso lui e chiusa la chiesa, il Cardinale FLORIT ostinatamente la fece riaprire e volle celebrare lui la messa. Ma l'intera comunità usci sul sagrato. "LUI" paradossalmente fu considerato un "vero estraneo" alla Comunità di quella che si poteva ormai considerare la sua una "Chiesa di Classe". L'"effetto" Don Mazzi arrivo' all'Università' Cattolica del Sacro Cuore a Milano, a novembre; e dopo pochi giorni per altri motivi a Trento, poi il 25 dicembre ai seminaristi di Verona, e il 27 dicembre a Torino. Mancavano quattro giorni al '68, e 30 giorni perchè esplodesse poi in tutta Italia la contestazione studentesca. (su questi fatti, Don Mazzi e '68, ci ritorneremo su più avanti)

21 GIUGNO - "Città del Vaticano- La fumata è stata Bianca, indica che il papa è stato eletto (ore 11.22).  - Papa è stato eletto il cardinale Montini (ore 12.11). - Il nuovo pontefice ha assunto il nome di PAOLO VI (ore 12.12) - Alle ore 12.21, Paolo Vi si è affacciato sulla loggia ed ha impartito alla folla la benedizione. (Comun. Ansa, ore 12.24)

Viene eletto Papa Paolo VI, GIOVANNI BATTISTA MONTINI. Nato a Concesio il 26 settembre 1897. Arcivescovo di Milano nel 1954, dopo essere stato alla segreteria di Stato fin dal 1937, fu nominato cardinale nel 1960. L'episcopato, lo abbiamo già letto in precedenza, lo aveva già designato papa  prima ancora della nomina di Giovanni XXIII (Pio XII  lo considerava il suo successore) poi optarono per il mite patriarca di Venezia, che con la sua età, la sua condiscendenza, con nessuna opinione risoluta nella sua lunga carriera, doveva essere una piccola tregua per chiudere l'autocrazia ombrosa e solitaria di Papa Pacelli.
Un papa di transizione non era del resto una novità dentro la Chiesa. Ma non fu così. Lo abbiamo letto, questo papa si rivelo' invece una mina vagante, un perturbatore del conservatorismo; con le sue encicliche, poi con il suo Concilio provocò non poche lacerazione non solo dentro la Chiesa ma anche fuori, dentro i partiti politici di dichiarata (sic!) estrazione cattolica (intendiamoci quelli che guardavano anche loro all'edonismo, al disinvolto liberismo, e anche a quella spregiudicatezza (senza avere il timor di Dio) che stava allargando il suo regno.


Il nuovo papa inizierà l'opera rinnovatrice della Chiesa soprattutto col Concilio Vaticano II, che porteranno in questo incombente periodo di crisi, alcune aperture moderne nella collegialità, e in parallelo anche una riforma della Curia; anche se molto blande. Veri cataclismi non ci furono.

Paolo VI nel suo messaggio inaugurale fece capire subito che avrebbe continuato il dialogo con il mondo contemporaneo e che avrebbe riaperto i battenti del Concilio, deludendo chi si aspettava una sterzata del tipo pacelliana, e una riappropiazione di quello spazio che Papa Roncalli aveva allargato un po' troppo ai non credenti.

Duro' sette anni il suo pontificato, ed anche Paolo VI si dimostro' fragile e debole. Il suo calvario settennale  lo porta all'Isolotto, a DON MAZZI (ne parleremo ancora nei prossimi anni) , senza avere  la forza necessaria per ricomporre le fratture e arginare le spinte del dissenso che erano già così nitide all'orizzonte.
E subisce anche lui i colpi e i contraccolpi. Gira il mondo con slanci di solidarietà, fra i diseredati di Kampala e di Bombay ma non approfondisce i diseredati dell'Isolotto di Don Mazzi. A Firenze Paolo VI ritorna al tradizionalismo piu' ortodosso. Non accetta la protesta della Comunità.
Sospende a divinis il Parroco su sollecitazione del Cardinale Florit; e si ritrova così una chiesa vacante; poi grosso errore, stronca tutte le aspettative della Comunità (che chiede il reintegro del Parroco) con un atto d'imperio e con la risposta (che alcuni storici considerano fatale) "La richiesta è una minaccia marxista e far dipendere dalle decisioni della comunità l'accettazione o meno di un provvedimento episcopale riguardante il parroco non corrisponde all'interpretazione cattolica del concetto di chiesa". Insomma la base non conta nulla !

Siamo alla rottura completa e all'incomprensione totale. La stampa amplifica questa "guerra", vi si incunea, e il caso diventa nazionale su tutte le prime pagine. Piovono a Don Mazzi attestati di solidarietà da tutta Italia, e 97 preti della stessa diocesi di Firenze si schierano con lui.
Ma a Roma non si afferra la portata di questa protesta, che è la prima cellula di un gravissimo disagio che presto si moltiplicherà e si amplierà a dismisura fino a creare un organismo di disturbo rilevante, che resterà per anni celato, poi nel 1992 al crollo della DC la divisione sarà palese, metà di qua, metà di là, con lacerazioni profonde e con l'originario  messaggio evangelico stravolto; rimase solo la politica, o meglio si barattò per il primo il  potere che la  seconda offriva.
Sintomatico il commento di quel monsignore nel sentire le "sirene" dei trasformisti che tiravano da una parte all'altra i cattolici quando ci fu lo sfacelo della DC: ", state almeno zitti! abbiamo creduto troppo in voi, ora lasciateci piangere dalla vergogna in pace"

Paolo VI a Firenze non afferra il problema incombente, ha già condannato Don Milani, e a Don Mazzi gli scrive personalmente, pregandolo di "piegarsi al dovere dell'obbedienza". Forte di questo autorevole spalleggiamento, il Cardinale Florit, più ostinato che mai, riapre la chiesa, e la Comunità dell'Isolotto che invece si aspettava un messaggio di fine ostilità, vide in questo gesto una sfida autoritaria. Nel silenzio tombale mentre il cardinale celebrava la messa, l'intera Comunità uscì dalla Chiesa, sul sagrato, a stringersi con Don Mazzi. Un ko! Fu quella una messa da Requiem.

Una data storica. Lo abbiamo già affermato. Quel giorno segno' una data storica per il "dissenso cattolico". Il vero potere temporale crollò di fatto in quel giorno all'Isolotto, non a Breccia Porta Pia. Nessuno aveva mai osato tanto, nè da una parte nè dall'altra, e questo voleva dire una sola cosa: una grande frattura. Un'intrusione che fu considerata illecita o perlomeno arbitraria. Ma ad approfittarne non furono le sinistre ma gli stessi partiti cattolici "di sinistra".
Quest'ora, segna il vero distacco dell'Italia confessionale pacelliana. Un nuovo corso, che penalizzerà fortemente la Chiesa. Il potere passò al partito che fagociterà d'ora in avanti, associazioni, patronati, enti, e tutto il mondo cattolico che rimase cattolico ma sempre meno praticante, compreso il crollo delle vocazioni, che inizia da questa data.

Ci saranno ancora raduni di massa nelle occasioni varie, si arriverà negli anni 1997 alle grandi manifestazioni che fanno "spettacolo", audience, che faranno cioè un' "altra cosa", e tutto il messaggio si infrange contro un mondo ormai secolarizzato. Lo sanno benissimo quelli che regolano i meccanismi mass-mediologici; ogni cosa che avviene davanti a un milione di persone, tra sventolii di bandiere e telecamere di centinaia di tivù, puo' essere deformata, e tutto trasformato in un grande mercato.  Il 20 dicembre 1967 insomma forse è la data storica della rottura, del dissenso e dell'incomprensione di una Chiesa ormai per molti meno vicina alla gente.
Fu un grosso dispiacere per Paolo VI.

( Le vicissitudini di Don Mazzi le troveremo nei prossimi anni che seguono,
soprattutto nel '67 e nel Natale del '67 quando fu pubblicata la lettera dei seminaristi di Verona, contro l'intervento in Vietnam) 

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23 GIUGNO - Moro rinuncia all'incarico di formare un nuovo governo che viene invece affidato a GIOVANNI LEONE. Un governo monocolore democristiano definito "governo ponte" in attesa di maggiore unità in casa DC e PSI. Lo si nota al voto alla Camera il giorno.... 

11 LUGLIO -  ... la fiducia viene data con 255 si 225 no e 119 (!!!) astensioni (PSI, PSDI, PRI, PNM, SVP).

9 SETTEMBRE -  "Papa Paolo VI che aveva già annunciato, subito alla sua elezione, l'intenzione di continuare il concilio ecumenico Vaticano II, ha proclamato questa mattina l'apertura per domani della seconda sessione celebrando una messa in San Pietro con i 2400 padri conciliari"
(Comun. Ansa, ore 11.05)

9 OTTOBRE - A Roma in questo autunno iniziano le prime pagine di una "storia" che avrà sempre di piu' degli inquietanti risvolti. Mai risolti del tutto. Nel 1990 sapremo qualcosa, ma molti lati rimarranno oscuri.
Il fatto è lo sciopero degli edili a Roma contro la serrata dei costruttori. Una grande manifestazione sindacale si svolge in piazza Venezia. Presto degenera in tumulti. Polizia e manifestanti si scontrano, caroselli, barricate, auto incendiate, centinaia di feriti, centinaia di arresti, e 33 dimostranti processati e condannati a due anni di carcere.

Chi ha iniziato nessuno lo sa, ma siamo alla stessa situazione di Piazza Statuto a Torino. Provocatori, teppisti, estranei si infiltrano, iniziano gli scontri e tutto poi degenera in una totale confusione. Il giorno dopo le proteste della sinistra per gli incidenti avvengono verbalmente, ma anche con pesanti editoriali dove le accuse sono chiare, ma provocano altrettanti interventi pesanti della magistratura nel condannare a pene severe alcuni arrestati fra cui alcuni giornalisti della sinistra. (E Segni (!!) fa ai magistrati gli encomi solenni).

FERRUCCIO PARRI non risparmia gli attacchi; accuserà i servizi segreti, quelli del Sifar, di essere stati loro i provocatori. Cadranno le accuse, ma nel 1990 sapremo che la struttura Gladio non era stata del tutto estranea a questa rivolta.

IL DISASTRO DEL VAJONT


9-10 OTTOBRE - In una tranquilla serata, alle ore 22,39 del 9 ottobre, su Longarone si abbatte una valanga d'acqua che la distrugge completamente spazzando via case e 1989 persone. Staccatasi dal monte Toc, una frana di milioni di metri cubi di terra e rocce è piombata sul bacino artificiale formato dalla diga. Le acque tracimando con una gigantesca onda di cinquanta milioni di metri cubi, hanno scavalcato la diga, sono piombate nella gola, hanno acquistato velocità, e sono piombate come un maremoto a cento chilometri orari sul paese, spazzandolo via una volta, poi con il riflusso livellò quanto restava di Longarone.

Nelle responsabilità venne fuori che era stata progettata e costruita da tecnici che ignorando precise informazioni di geologi che avevano sconsigliato il bacino, si trovarono essi stessi a far parte della commissione che doveva approvare sia il progetto che il collaudo. Non solo, ma nonostante qualche avvisaglia di smottamenti avevano proceduto ugualmente all'invaso. Fu fatto il processo ma le condanne furono lievi, e pochi i responsabili. 1989 persone morte per non aver i colpevoli ascoltato quelli che furono ritenuti piccoli e insignificanti allarmi di un geologo. Lo scarica barile fu dominante.

( altri particolari sulla tragedia in pagine a parte QUI > >

5 NOVEMBRE - Si dimette il governo "balneare" Leone e nello stesso tempo si riunisce il consiglio della DC per trovare una linea di governo con una formula di centrosinistra comprendente il PSI. Si procede alle consultazioni e viene raggiunto un accordo con DC, PSI, PSDI, PRI.
ALDO MORO ha avuto l'incarico di formare il nuovo governo.

22 NOVEMBRE Viene assassinato il Presidente degli Stati Uniti KENNEDY a Dallas, nel Texas. Non saranno mai individuati gli organizzatori e i veri responsabili. A sostituirlo è il vicepresidente Johnson.
 (in seguito tracceremo la figura di questo presidente, che lasciò al suo successore in eredità il gravoso e "maledetto" (l'espressione è americana) Vietnam. 

5 DICEMBRE - ALDO MORO forma il suo primo governo di  centrosinistra "organico"; sei i ministri socialisti. Vice presidente del C. PIETRO NENNI. Al Consiglio della DC del 5 novembre Moro ha ottenuto una larga maggioranza sulla formazione di un centrosinistra con il PSI ma i suoi colleghi non li ha convinti proprio tutti.
E' dal 25 gennaio del '62 che Moro lavora su questo progetto e finalmente ha partorito la sua creatura. Un quadripartito formato da DC, PSI, PSDI, PRI. Un governo che non nasce in tranquillità, una frangia socialista, 25 deputati (poi anche 13 senatori) al momento della fiducia usciranno dall'aula. Altri otto, fra i quali SANDRO PERTINI e MARIO BERLINGUER dichiarano con una lettera che hanno votato solo per disciplina di partito e non con coscienza.
I 25 deputati saranno deferiti ai probiviri e sospesi dal partito per un anno, ma questi non aspetteranno dodici mesi , ma s'incamminano verso una scissione, e nel gennaio del '64 andranno a creare un proprio partito, il PSIUP, socialisti di unità proletaria con segretario TULLIO VECCHIETTI e altri ventisei deputati e undici senatori dissidenti.

VECCHIETTI era stato già stato spietato alcune settimane prima: " Il ministro Fanfani è fallito perchè la politica del governo e la lotta delle masse sono andate ciascuno per proprio conto. Quando è sembrato che la pressione dal basso influenzasse il corso del centrosinistra i dorotei hanno messo la pietra tombale sul governo. Si è assistito non solo ad un errore della Dc, ma anche ad un errore del Psi, ed è consistito nell'interpretare entro i limiti dell'ammodernamento economico dell'economia capitalistica la volontà delle classi lavoratrici. Quando noi diciamo che la politica di centrosinistra comporta prezzi inaccettabili non condanniamo a priori la formula, nè la collaborazione con la Dc. Quel che consideriamo nefasto è l'accettazione di una politica impegnata a difendere la realtà del capitalismo occidentale"
(Comun. Ansa del 28 ottobre, ore 12.04)

12 DICEMBRE - Dissidenti pero' anche fra i democristiani, al momento del voto di fiducia a questo nuovo governo di centrosinistra. A polemizzare è Scelba della corrente Centrismo che dichiara che la sua corrente voterà contro. E si brucia. Scelba dopo tanto protagonismo in diciotto anni, dal '45 fino a questo 1963, scompare dalla scena politica. O mettersi con Moro o finire dimenticati negli angoli.

E per finirci un tipo come Scelba nell'angolo, significa che Moro in questi anni dominava l'intera politica.
Scelba ritornerà sulla scena per un attimo e solo per essere richiamato nel '66 a formare un governo, ma non andrà molto lontano. Non solo il suo partito lo boccia subito ma non gli dà nemmeno un ministero nel successivo terzo governo Moro. I laici della DC non lo vogliono, e gli rifilano il solito premio di consolazione, la carica di Presidente della DC (che non valeva nulla -  quella che i "rampanti"  affibbieranno poi a Moro nel '76 per non nuocere). 

I cattolici centristi non vanno piu' di moda. Sono tramontati tutti. Dominano i dorotei (ma si frantumeranno presto anche loro e verranno fuori dal cilindro i morotei e poi i pontieri, quelli che stanno costruendo il ponte fra maggioranza e sinistra- FRANCESCO COSSIGA e ADOLFO SARTI) poi i fanfaniani che sono diventati remissivi, e gli andreottiani che invece già scalpitano con il loro leader ANDREOTTI che in un modo (come ministro) o nell'altro (come presidente) sarà molto piu' longevo di Moro, sarà nella quinta, nella sesta, nella settima legislatura, e ricomparirà perfino (dopo dieci anni dalla morte di Moro) nella decima, nel 1989. Battendo il record, 6 presidenze del consiglio (+ una virtuale)  contro le 5 di Moro. Nei ministeri in seguito ci sarà sempre una sua presenza.

13 DICEMBRE - A inserirsi nella polemica dentro la DC (che deve essere feroce) scende in campo un'altra volta l'Osservatore Romano che richiama i cattolici a fare il loro "vero dovere di cattolici". Chiara la presa di posizione sulla svolta della politica italiana "che si sta avviando -  l'articolista  afferma- "su strade pericolose e dove i valori cristiani e civili sono calpestati e la coscienza civile stravolta".

17 DICEMBRE - Nonostante i richiami che vengono sempre meno ascoltati, Moro si presenta alla Camera per la fiducia con il suo primo governo di centrosinistra. Ottiene 350 si (DC, PSI, PSDI, PRI), 233 no (PCI, PLI, MSI, PDIUM e un Pacciardi PRI isolato). 4 le astensioni e i già ricordati sopra 25 deputati socialisti che abbandonano l'Aula e che verranno sospesi dal partito.

21 DICEMBRE - il governo Moro viene approvato anche dal Senato con 175 si', 111 no, ma anche qui' tredici senatori socialisti abbandonano l'aula e anche questi saranno sospesi dal partito.
Con questo schieramento della DC  inizia un lungo percorso che durerà 15 anni con Moro protagonista, e comprimari Rumor e Andreotti. Un pezzo della storia d'Italia con dentro tutto quello di cui si occuperanno le drammatiche cronache: Il 68, il 69, la strategia della tensione, il compromesso storico, gli scandali, l'economia in ripresa, la recessione, il terrorismo di vari colori. Le pagine piu' oscure della storia d'Italia, quando questo percorso terminerà  con l'assassinio dello stesso Moro. Ucciso il 9 maggio 1978 a pochi mesi dalla quasi certa salita al Quirinale.

SOCIALISTI - Dopo poche battute, inizia un'altra epoca. Si era già tenuto nell' ottobre '76 il Midas, con la rivolta dei socialisti quarantenni, e ad emergere fu proprio un quarantenne BETTINO CRAXI.
Poche settimane dopo la morte di Moro, Craxi propose (il 2 luglio) a SANDRO PERTINI cinque giorni prima che diventasse Presidente della Repubblica (l'8 luglio) candidato unitario della sinistra, ma Pertini rifiutò. Ma Craxi, che molti nel suo partito credevano una marionetta,  un "bambino" in mezzo ai lupi democristiani e comunisti e lo consideravano una figura scialba ( lo nominarono segretario-ponte proprio per questo), iniziò comunque a sfoderare gli artigli e proruppe come un uragano dentro la politica italiana, che trova così per altri 15 anni il suo protagonista padrone. Anche lui nel bene e nel male fu un protagonista. Ma anche abile, nel capire che c'era bisogno del suo ago della bilancia dentro i due grandi partiti in sfacelo, litigiosi e abulici, in un momento in cui c'era persino la borghesia in ritirata, un afasia in tutti i settori del paese e un'inflazione galoppante a due cifre che stava sfasciando l'intera Italia. Ormai si stava andando a fondo quando si sfioro' il 22% nel 1980.
Analizzando attentamente, nel bene e nel male fu una benefica ventata. Da non buttare via il bambino con l'acqua sporca, o l'acqua sporca con il "bambino".

31 DICEMBRE - Si chiude l'anno con una novità per il Molise. Diventa la ventesima regione italiana con un decreto legge costituzionale.

Ma seguono altri fatti dell'anno, con una breve panoramica

ALTRI FATTI del 1963

IL CAROSELLO IN TV fa conoscere agli italiani, la Brillantina Linetti, la Cedrata Tassoni, il Profumo Capriccio, il Lucido Brill, e un certo signore, Calindri, che consiglia di bere Cynar contro il "logorio della vita moderna" che in effetti sta veramente appannando lucide riflessioni, cioe' che cosi' il modello di sviluppo non poteva durare a lungo; pochi redditi e tanti consumi, di cui una parte non indifferente acquistati senza moneta ipotecando le entrate future del reddito con pacchi di cambiali, o peggio il "segni" al proprio negoziante, che significa "poi paghero'".

E' infatti il periodo in cui nel Nord (molto meno nelle altre regioni) che ogni famiglia italiana ha in media in scadenza due cambiali al mese e oltre un 70% fa la spesa alimentare con i "libretti", con il "segni" (E si gioca perfino con le parole, paga il Presidente della Repubblica, che si chiamava appunto Segni).

Un grosso problema per i negozianti che non hanno incassi liquidi, e grossissimi problemi hanno i fornitori, che non possono farsi saldare le fatture delle merci consegnate, perche' l'incasso giornaliero dei negozianti è virtuale; i "libretti" non sono cambiali ma crediti sulla fiducia che il negoziante da' al cliente, ma che non può certo girare al suo fornitore come se fosse una cambiale.  E non rimase circoscritto nei negozi di alimentari ma si estese su altri articoli, in quelli durevoli. Il vecchio carbonaio o legnaio si era trasformato non solo in venditore di bombole di gas o di kerosene, ma aveva le nuove stufe, i mobili per cucina, e vendeva al vecchio cliente senza emettere nemmeno piu' cambiali che costavano sempre di piu'. 

Il meccanico del quartiere aveva cominciato nel riparare biciclette, poi iniziò a vendere i motorini, gli scooter, infine i piu' intraprendenti a vendere le moto e le auto. Chi vendeva prima lampadine inizio' a vendere radio, televisioni, giradischi, ecc.
Tutti accettando dilazioni di pagamenti senza un congruo anticipo, o anticipi irrisori e diluendo il saldo in 12, 24, 36, e perfino a 48 mesi sulla fiducia. ("non si preoccupi, lo comperi, mi dara' un tanto al mese" questo era il ritornello ).
Perfino i dischi, una Nona Sinfonia di Beethoven ancora in 78 giri, composta da 8 dischi, costava 9000 lire (quanto 4-5 chili di carne) la potevi portare a casa pagandola in dieci rate da 900 lire. Dal tuo libraio all'angolo, una Storia dell'Arte in tre volumi della Marzocco costava 15.000 lire , 1000 lire al mese per portarla a casa. Questa era la prassi, il sistema, per chi voleva avere dei beni,  spendendo già lo stipendio che avrebbe preso in uno, due, tre anni.
Una massa quindi di denaro che non circola più ne' in moneta ne' in cambiali per ovvie ragioni, e che andava ad ostacolare ogni volonta' di miglioramento nel sistema distributivo e produttivo di ogni tipo di merce, di consumo o durevoli. Un percorso che non poteva portare che a un vicolo cieco; una scelta suicida che faceva fermare il volano dell'economia che si trovo' senza denari, e i pochi disponibili logicamente sempre piu' cari, i cui costi ricadevano sui prodotti,  e che a loro volta innescavano e vanificavano ogni rivendicazioni salariali, in una spirale continua. Un rincorrersi permanente.

Questo sistema economico arcaico portò a un anomalo forte aumento dei prezzi, non tutti dovuti ai maggiori profitti della produzione (che semmai stavano vertiginosamente calando) ne' all'effettivo costo del denaro nelle banche, ad alti  interessi, proprio perche' mancavano i depositi dei piccoli e medi risparmiatori, mentre i grandi  già iniziavano a portare quest'anno capitali all'estero.
Quindi era un valore aggiunto che sfuggiva a monte del sistema (che nessuno sembrava tenerne conto - quando invece bastava frequentare i negozi, osservare, e quindi capire). Cosicchè l'aumento veniva pagato dal consumatore finale in un modo sommerso e che poi con la vita sempre più cara a sua volta premeva per il miglioramento dei salari con manifestazioni di piazza che portarono il Paese a gravissime tensioni di ordine pubblico (vedi a Roma gli edili, a Torino i metalmeccanici) e a una reciproca incomprensione. Non si vedeva o non si voleva vedere una realta' che era invece davanti a tutti, in ogni negozio e in ogni settore.

Tutto questo penalizzava ogni tipo di investimento nel preciso momento in cui le nuove tecnologie erano pronte,  e che per produrre bene e tanto dovevano queste
tecnologie necessariamente entrare nelle fabbriche. Ma queste ultime invece cominciano gia' a lasciare a casa molti operai a causa di questa congiuntura sommersa. I necessari investimenti vennero nuovamente arrestati, non c'era liquidità e il costo del denaro seguitava a salire.
 A non essere invece molto penalizzate, le grandi aziende di Stato, e la grande industria privata che godeva di interventi e salvataggi statali. Inizia appunto in questi anni l'industria "assistita". Ma solo quella a forti capitali, non quella media, e nemmeno parlarne di quella piccola. 

Nella sola Torino non esisteva in questi primi anni del '63, "una sola" fabbrica che non era in sofferenza, e molte chiuderanno per sempre (Savigliano, Nebiolo, Barbero e molte altre ), e alcune piccole e grandi si salveranno solo perche' diventeranno fornitori dell'unica fabbrica: la Fiat (erano circa 12.000 le piccole aziende fornitrici in questo 1963 - il decentramento era già avvenuto ma nessuno se n'era accorto ). 

Hanno bisogno i terzisti di soldi? Niente paura, c'e' la Fiat, con la sua finanziaria UFI, che ti anticipa le fatture emesse alla stessa Fiat, cosi' l'azienda (paradossalmente) guadagna interessi anche sullo sconto delle fatture medesime.
Una operazione fantastica quella della Fiat, che si potrebbe chiamare "stare dentro una botte di ferro", ha una miriade di fornitori che paga a 6 mesi, ma se costoro non ce la fanno ad aspettare tanto tempo possono ottenere prestiti sul 50% delle fatture già fatte all'azienda stessa pagando interessi alla finanziaria che è sempre della Fiat, che ha sempre, inoltre, in caso di crisi l'assistenza finanziaria dello Stato, o fa pressioni per svalutare la lira per poter meglio vendere all'estero.

I nodi di queste anomale situazioni (che misero in ginocchio l'economia) verranno al pettine con i primi scioperi degli edili e le serrate che iniziarono in questo autunno (il 9 Ottobre, provocando incidenti, centinaia di feriti, condanne per i giornalisti della sinistra, accusati di sedizione a mezzo stampa) e verranno ancora di piu' al pettine quando all'inizio del 1964 la crisi congiunturale dell'economia diventera' preoccupante soprattutto sui modi di come affrontarla.

Sono tutti impreparati, politici, sindacati e industriali e questi ultimi non troveranno di meglio che buttare la spugna e filarsela all'estero oppure creare in piccole sacche del Sud i "poli di sviluppo" i grandi complessi chimici, siderurgici, petroliferi, automobilistici, quindi tutti gruppi ad alta intensita' di capitale. Di 2762 miliardi investiti nel sud, dal'63 al '68, ben 1711 furono quelli destinati alla chimica e alla metallurgia.
Industria sollecitata e poi assistita e che non razionalizzò per niente la vita sociale del Sud, e illusorie furono le connessioni tra questi "poli" e il resto dell'economia locale. L'assorbimento della manodopera si limitava a qualche contadino nei mesi liberi della campagna.

Ma servirono solo a rimescolare le carte, si ha l'impressione che vengono stanziate somme ingenti nel sud ma poi a una attenta analisi ci si accorge che si sono favorite al massimo due tre zone ( i famosi, "poli" Siracusa, Taranto, Pomigliano) e due tre grandi gruppi, fra l'altro ad alta tecnologia, che creano pochissimi posti di lavoro. (Gioia Tauro assorbì immensi capitali, non creo' nemmeno un posto, e alla fine si chiuse tutto. (la racconteremo a suo tempo, cosa era Gioia Tauro e come poi finì) 

Nelle intenzioni ideologiche (al governo ci sono ora i socialisti) c'erano gli interventi straordinari per risolvere la "questione meridionale" che dovevano eliminare squilibri fra nord e sud, ma poi nella pratica si andarono a creare squilibri ancora più grandi, all'interno dell'economia e della societa' meridionale, con unita' produttive di tali dimensioni che prescindevano dalla situazione del mercato locale.
Erano serviti solo allo sviluppo dei grandi gruppi monopolistici e avevano creato in poche sacche del meridione un alto reddito ma solo a poche persone, fra l'altro tecnici venuti dal nord. E se prima era stato sconvolto nei venti anni precedenti il territorio con le grandi migrazioni verso il Nord e l'estero, in questi altri venti che seguiranno verra' paradossalmente sconvolto dall'industrializzazione delle partecipazioni statali con l'unico scopo, e con l'alibi della "stravecchia" "questione meridionale", di gestire grandi flussi di denaro. Altrettanto quelle private che una volta ottenuti privilegi e denari se ne ritornavano a casa al nord con il "pieno" di miliardi.
(Lo abbiamo letto nel 1961 (vedi) quali erano i trucchi).

EMILIO COLOMBO sul Messaggero indirizzando una lettera aperta a MORO, non andra' per il sottile, sostiene con toni allarmanti il "prossimo collasso dell'economia italiana" e propone rimedi estremi. (lo leggeremo nel prossimo 1964 il suo allarmante intervento che mettera' nell'angoscia tutti gli italiani).

Si scontrano comunque su questi temi già quest'anno i partiti di governo, la DC contro il PSI, mentre il PRI avanza proposte sulla politica dei redditi, anticipando Colombo, e sostenendo che c'e' una eccessiva crescita dei salari rispetto a quella del reddito nazionale.
I contrasti e lo scontro portarono alle dimissioni del nuovo governo Leone, che come abbiamo letto verrà sostituito a Dicembre con quello di MORO, che non andrà molto lontano nemmeno lui, anzi il 26 giugno del prossimo anno aprirà una delle piu' drammatiche crisi della storia della Repubblica, e ci giungeranno dall'estero (!!) le inquietanti voci di un colpo di Stato.

Per i non "addentrati", prima nel 1967 con le rivelazione dell'Espresso (detto il golpe del Piano Solo), poi nel 1990 da una testimonianza di un ex generale del Sid, emergera' infatti il ruolo della struttura Gladio negli incidenti dell'ottobre di quest'anno, e inoltre sapremo che in quel 26 giugno 1964, giorno delle dimissioni di Moro, doveva scattare il piano di occupazioni delle principali citta' italiane, con l'arresto di molte personalita' politiche delle opposizioni (ma non solo queste) da mandare al confino in Sardegna;  seguivano precisi ordini sull'eventuale repressione di quelle forze che si sarebbero opposte alle tre divisioni dell'Arma allertate e pronte ad entrare in azione al segnale convenuto.

Una pagina molto oscura della storia d'Italia mai chiarita da Moro, che forse pago' con la vita (fu assassinato dalle Brigate Rosse nel '78) i suoi omissis attribuendoli alla sicurezza dello Stato. Affermazioni fatte al processo che si tenne nel 1968 tra l'Espresso e il generale De Lorenzo Capo del Sifar dal 1954 al 1962 e Comandante dei carabinieri nel '64.
Venne fuori che proprio lui aveva predisposto in concerto con il "Palazzo" questo colpo di Stato, che però chiamò volendone ridimensionare la portata: "piano di intervento cautelativo di ordine pubblico". (in codice Solo,  perchè, lo avrebbero fatto il colpo "solo" le tre divisioni dell'arma dei carabinieri""

AUTO - Dopo il numero di auto del 1960 (vedi) l'Italia ne produce  in questo 1963, 1.105.000, nel 1964 1.029.000, nel 1965 1.134.000, ma di camion e trattori rispettivamente 75.000, 61.000, 72.000.
All'inizio del 1965 vi sono circolanti 5 milioni di auto, 5 milioni di moto e sono seduti gli italiani davanti a 6.044.000 di televisori. Ma gli italiani non sono affatto ricchi, osserviamo.....

BENESSERE - Un italiano impiegato-operaio guadagna lire 60.000 al mese. E lo spende in questo modo: 27.600 per mangiare, 5.400 in vestiario, 10.800 per l'affitto, 5.100 per istruzione viaggi e varie, 11.100 per rate di macchina, mobili, motorino, televisore, frigo, cucina economica (i simboli dell'avere) mentre molti consumi primari, dell'alimentazione, della persona, della casa, o del tempo libero, sono ancora del tutto sconosciuti. Lo vedremo piu' sotto.

Facendo una comparazione con i nostri anni 1995 la percentuale spesa delle singole voci sono le seguenti:

1963------ Alim. 46%--Vest. 9%--Affitto 18%---Istr. T. lib. 8%---Rate ecc 19%
1995 --------------- 22 % ------- 9 % ----------16 % ---------------- 32 % ------------- 20 %

Non e' che si mangiava di piu', ma era un'alta percentuale dello stipendio che serviva per alimentarsi appena decentemente appena sopra il limite necessario come apporto calorico.

Sembra incredibile! Ma abbiamo già in listino 68 modelli di autovetture:
FIAT 500 £.450.000---600 £.650.000--1100 £.975.000
LANCIA APPIA £.1.275.000 --MAGGIOLINO VW £ 985.000
GIULIETTA £ 1.525.000------ SIMCA £ 980.000
LANCIA FLAMINIA £ 2.940.000
FERRARI 250 GT £ 5.800.000
MERCEDES 300 £ 6.850.000

E si vendono!
Nel triennio '63-65 la Fiat ne vende in media 650.000 all'anno
Alfa Romeo 50.000---Lancia 27.000--- Bianchi 26.000
Innocenti 22.000---Opel 24.000-----VW 25.000
Simca 21.000
e vengono immatricolate nell'anno anche 250 Ferrari, 250 Maserati, 1500 Mercedes, 2500 BMW, 3000 Citroen etc.

Non si è fatto invece proprio nulla per quanto riguarda i veicoli industriali. Statistiche peggiori degli anni precedenti.

Proprio su camion e autobus vale la pena soffermarsi. Nei 3 anni 1963-64-65 in Italia sono iscritti al PRA 3.571.158 autoveicoli nuovi, 6.700 autobus, 195.124 camion, 2054 trattori (684 all'anno !!!!!). Da notare che perfino Mussolini nel 1936 (1 anno !) aveva dato precedenza a questo settore facendo uscire dalla produzione in un anno 9108 autobus, e 81.243 camion

1960 (vedi)
Auto-(in parentesi veicoli industriali x 1000)
Ital.--------------Ingh.--------------Germania-----------Giapp.---------------Usa----------------------Francia
1.105 (75)-----1.607 (403)-------2.414 (254)---------407 (875) (!)--------7.644 (1.464)---------1.520 (217)

Quella di sopra, è una situazione in contraddizione fra l'opulenza dei consumi privati e l'inefficienza dei servizi pubblici e sociali. Questa carenza balzerà prepotentemente, prima con le rivolte degli operai, poi con i coltivatori diretti, poi con gli edili (i padroni faranno la serrata), infine col '67 inizierà la svolta nel costume: Intanto....

Possiamo vedere da questa tabella alcune significative voci di costume e soprattutto notare le pensioni integrative, sconosciute in Italia, che fra l'altro è il Paese che si avvia fin d'ora a diventare il più vecchio del mondo e paradossalmente il meno previdente del mondo.

3 quotidiani settimana. ITALIA 48% -.OLANDA 89% -.G.B 98% -.FRANCIA 76% -.GERM. 84%
Usa shampoo .............ITALIA 19% -.OLANDA 80% -.G.B 63% -.FRANCIA 69% -.GERM. 68%
Usa profumi ...............ITALIA 20% -.OLANDA 68% -.G B 43% -.FRANCIA 85% -.GERM. 69%
Maquillage donne........ITALIA 15% -.OLANDA 58% -.G B 58% -.FRANCIA 55% -.GERM. 49%
Uso del rossetto .........ITALIA 22 %-.OLANDA 58% -.G B 73% -.FRANCIA 61% -.GERM.41%
Assic. Vita&pens. ......ITALIA 7% ---OLANDA 62% -.G B 71% -.FRANCIA 29% -.GERM. 54%

CONSUMI ALIMENTARI - Siamo ancora molto lontani da una esigenza definita normale, non necessariamente voluttuaria ma semplicemente necessaria a una vita più dinamica e moderna. C'e' qualcosa con queste caratteristiche di praticità ma è ancora molto caro, sono merci di importazioni e non locali. Manca fra l'altro una cultura distributiva, e carente è ancora quella della confezionatura.
Lo scatolame è ancora visto con diffidenza, solo il 5% acquista a "scatola chiusa" la pasta, l'olio, lo zucchero, il riso, che si vendono a etti, e sono tutti ancora sfusi. Una legge impone le confezioni da quest'anno; tempo 1 anno per adeguarsi in tutto il Paese (ma con le varie proroghe ce ne vorranno cinque di anni). E finalmente i supermercati con questa legge riusciranno, con molta lentezza, ad aprire anche in Italia.

Il PRIMO VERO SUPERMERCATO di una ditta tedesca (salvo una piccola esperienza a Roma) si inaugura a Bolzano, chi scrive è candidato direttore (per le garanzie di mestiere che offrivo) , gli si offrono 75.000 lire al mese, paga ancora bassa, ma, - si dice - è il futuro, e che in Germania e' un lavoro come un altro, responsabilità poca, relativa, gia' tutto confezionato. Ne sono attirato ma preferisco un'altra grande multinazionale, una delle piu' grandi d'Europa, che mi offre di girare l'Italia come Ispettore Commerciale con incarichi speciali per tutto il territorio. Anche questa è una attività nuova per l'Italia. Creare punti vendita. Costruire una clientela possibilmente selezionata, capace, proiettata verso il consumo di massa. Quindi giovane con la mentalità aperta e intraprendente.

Il motivo è che anche in Italia si è scoperta la legge di Maometto che va alla Montagna e bisogna costruire una rete di vendita. Iniziano d'ora in avanti le grandi industrie a visitare con gli Agenti o i propri rappresentanti i punti vendita, rifornirli direttamente, scavalcando i grossisti locali e vendendo direttamente la propria produzione.
Inizia il decollo dei consumi, e chi scrive diventa uno dei primi promoter trainer della piu' grande industria alimentare italiana e successivamente nei beni di consumi generali, poi manager di un azienda pubblica, infine con una propria azienda a (tentare) di vendere nel '80 i primi computer importati dall'America.

L'Autore diventa così Ispettore per tutte le cento città italiane della più grande multinazionale presente sul mercato nazionale. In 10 anni percorre ogni anno 160.000 km, visitando 2600 località, 27.000 clienti (si conservano tutti i rapporti), e vide nascere e partecipo' in prima persona al decollo (molto difficile e problematico) della distribuzione capillare, organizzata, funzionale e innovativa, cercando di trasferire i modelli europei visitati.
(che pur a poca distanza -come Stoccarda- comparando quelle strutture con quelle italiane sembravano essere su un altro pianeta).

I primi anni sono molto squallidi e il Paese ha fisionomie contrastanti; da arrendersi in certi casi, tanta è l'improvvisazione nel settore, sia in quello esistente effettivo che in quello emergente potenziale; povertà e carenze nelle strutture, ma soprattutto negli acquisti. Difficile ottenere i regolari periodici saldi delle fatture delle merci consegnate, con la conseguenza di depennare molti punti vendita in sofferenza pur avendo l'azienda  enormi capitali.

Una Curiosita', una delle voci più ricorrente che dominava il mercato alimentare era la mortadella: 3 tipi, da lire 45 all'etto a lire 95: voce pluri-ricorrente nella spesa familiare di ogni italiano che lavorava. Era il cibo spesso quotidiano, viste le ingentissime quantità che se ne producevano. Anche se molti non ammettevano di ricorrervi, ne' hanno mai ammesso di averla mangiata, ma le migliaia di tonnellate vendute in Italia in questi tempi ci dicono l'incontrario.

I CONSUMI ALIMENTARI - Risibile le quantità di olio (il Bertolli, uno dei pochi confezionati, veniva venduto in bottigliette tipo profumo 1/10 di litro), assenti le confezioni di pasta, riso, biscotti, caffè, zucchero, farina. Le vendite di carta igienica, detersivi, prodotti persona, sono ancora inesistenti, si usano giornali nei servizi e la liscivia per lavare, mentre le proteste si innestano, e il modello europeo CEE è solo un utopia lontana.

Ispettore-Trainer (trascinatore) di 167 venditori sparsi in tutte le città italiane con un bacino effettivo di 27.000 clienti,  in concerto con la dirigenza decide di dare impulso ai prodotti alternativi della casa, della persona (abbiamo visto sopra a quale livello erano i consumi), oltre che alimentari; ma si farà molta fatica a introdurli, non esiste mercato e la disciplina del commercio è antiquata, gli addetti sono legati al passato, poco innovativi, e del resto i consumi sono molto scarsi.
Di tipi di riso ne abbiamo 6 tipi, ma e' solo uno quello che si vende, l'Originario, quello che costa meno di tutti e la cui richiesta e' oltre il 90 % del venduto, naturalmente sfuso. I formaggi nazionali costano il doppio di quelli Olandesi, Francesi e Tedeschi che quindi decidiamo di importare.
Che e' poi un'altra mazzata alla produzione italiana, dove esiste una produzione e una raccolta del latte  ancora arcaica e in piccole stalle con qualche animale. Le centrali del latte municipali hanno conferenti nelle campagne che hanno un paio di vacche, e il costo della raccolta fra personale e camion è il doppio del valore del latte stesso raccolto, ma ci sono esigenze territoriali elettorali, il prezzo politico è quindi il doppio di quello che si pagherebbe importandolo dall'Olanda o dalla Germania dove e' già tutto razionale, grandi complessi, grandi pascoli, grandi allevamenti con 10.000 capi. Ma in Italia bisogna assistere il comprensorio, l'economia locale, i poveri contadini che non hanno altro, e che quando sta male la vacca chiamano il prete a farla benedire e non il veterinario perchè costa.

Dalla Germania, facciamo arrivare, carta igienica, assorbenti intimi, detersivi; dalla Francia saponette da Toilette. Del primo articolo, alcuni vagoni con 50.000 rotoli impiegheremo 3 mesi per venderli in Italia, gli assorbenti (15.000 pacchi) rimarranno invenduti per 1 anno. I detersivi in polvere in confezioni (il Persil), un lusso; quello delle lavatrici ancora una rarità, il decollo avverra' solo nel 1965, con Candy e Castor per tutti; a rate.

Ma la TV invece impazza. Ecco la dinamica degli abbonamenti in questi anni 1954(88.118)--1955(178.793) 1956(366.151)--1957(673.080)
1958(1.096.185)---- 1959(1.572.572)--- -1960(2.123.545)
1961(2.761.738) 1962 (3.457.262)--1963 (4.284.889)
1964 (5.215.503) 1965 (6.044.542) (!).
L'imperativo è averla ad ogni costo!

Un vestito confezionato costa 35.000 lire, un televisore 180.000, un paio di scarpe 6000, il canone della tv 12.000, un disco di musica 1.800, un libro di Montanelli 1800 lire, frigorifero 60.000, un litro di super 120 lire.

Tra il 1958 e 1963 (miracolo economico) così salgono tra queste due date questi beni di consumo durevoli per famiglia: i televisori dal 12% al 49%, frigoriferi dal 13% al 55%, lavatrici dal 3% al 23%, auto da 1.400.000 a 4.800.000. Ma non abbiamo superato alcune forme di povertà come qualità e quantita', nell'alimentazione, nell'istruzione e nella sanità. Nelle campagne nemmeno parlarne, agricoltura arcaica, e l'economia di mercato (soprattutto nel sud, ma anche in Piemonte e in Veneto) è ancora quella in natura.

Quest'anno insomma inizia il lento declino dell'economia Italia che dopo il "Miracolo" ha dato agli italiani tante lamiere messe insieme, poca sostanza nella alimentazione e pochi servizi-sociali.
A San Remo la Cinquetti vincerà iniziando il prossimo anno con "non ho l'età". La surreale riflessione su un modello di sviluppo degli italiani al di sotto della maturità e al di sopra dei propri mezzi, già turbati dai primi licenziamenti che fanno presagire la tempesta proprio con l'inizio del '64, dove una buona metà degli italiani canteranno l'altra canzone, quella di Bobby Solo, Una lacrima sul viso, una vera premonizione nell'orizzonte dell'economia italiana.
L'altrettanto surreale "Volare" di Modugno che ha fatto decollare subito dopo nel '58, come il missile dello Sputnik l'economia italiana (sembrava un "infinito" modugnano)  sta invece planando a motori spenti in questa fine '63, e toccherà terra all'inizio del '64 con ancora a bordo tutti i problemi irrisolti.

SCUOLA Un primo piccolo passo verso una buona "crescita" culturale a livello europeo per poi non "piangere" lo si fa proprio quest'anno. Votata negli ultimi giorni di dicembre dello scorso anno, finalmente questa nuova legge istituisce in Italia la Scuola Media Unica e rende obbligatoria la frequenza fino 14 anni. Lo era già con la "legge Gentile" in teoria, ma non di fatto, il lavoro minorile veniva ancora sfruttato abbondantemente nelle città povere ma soprattutto nelle campagne dove la struttura scolastica era fatiscente se non addirittura inesistente.

Abbiamo già visto qualche dato ma è necessario fare il punto sulla situazione Europea più dettagliata per capire quanto sia stato "utile" il basso tasso di scolarizzazione e povertà degli italiani per realizzare il decantato miracolo economico attraverso i bassi salari di alcune popolazioni che vivevano da un secolo ai margini della scolarizzazione. Errori dovuti a una certa ottusa filosofia di come bisognava intendere l'istruzione della popolazione ignorando i Paesi vicini.

Del resto vigeva in Italia la mentalità di CARADEUC che cosi' si esprimeva, "stiamo attuando una politica perversa, persino il popolino vuole studiare! E questa istruzione è fatale, insegniamo a leggere e scrivere a gente che invece dovrebbe imparare solo a maneggiar strumenti e che dopo non vuol far più questo. Il bene della società richiede che le conoscenze della gente non vadano al di la' di quanto è necessario per le loro occupazioni di routine, e ogni uomo che vede più in la' della sua routine non sarà mai capace di seguire attentamente il suo lavoro. Nel popolo minuto è necessario che sappiano leggere e scrivere solo coloro i cui mestieri richiedono tale perizia"". E l'Italia veniva considerato dai suoi governanti un "popolo minuto".

Maria Teresa d'Austria non la pensava così, e con lei molti altri Paesi, meno che in Italia.
Vediamo cosa accadde in questo secolo.

Andiamo a vedere alcune cifre


L'ISTRUZIONE IN ITALIA E IN EUROPA

Analfsmo-italia----germ.-----g. bret.-------francia------st uniti-------svezia---------belgio
%1850-----------77--------20-----------31-------------47-----------20------------10--------------45
%1880-----------63---------2-----------14-------------17-----------17--------------1--------------22
%1900-----------49---------1------------3--------------17-----------11--------------0--------------19
%1950----------15---------0------------2---------------4-------------3----------------0---------------3

Dalle cifre sopra, si può notare che nell'istruzione nel 1950-1960, l'Italia era indietro di 100 anni rispetto alla Svezia e Germania, di 70 anni rispetto alla Gran Bretagna, Francia, Stati Uniti. Ipocritamente qualcuno sentenziò in Italia che "essendo l'istruzione una questione privata, non si doveva violare il diritto della famiglia nel far decidere lo Stato". E questo fu il risultato.

E' chiaro che una frase del genere poteva venire solo da un ricco. E qualcuno in questa nuova legge della scuola appena accennata, tentò ancora di favorire le scuole private (che in sostanza erano poi quelle religiose) addirittura proponendo di concedere finanziamenti statali per la lodevole opera che conducevano e lasciando la libera scelta alle famiglie di mandarci i propri figli.
Il governo Moro cadde il 25 giugno del '64 (innescando quel tentativo di colpo di Stato di cui abbiamo già accennato, proprio per la questione dei finanziamenti alle scuole private. (che qualcuno ripropone fra l'altro in questi anni 1997-98. Scuola di serie A per chi avrà soldi, di serie B per chi non li avrà ? Un bene o un male? Ci sono tanti punti di vista.

La scuola privata punta al profitto e ha in concorrenza altre scuole private, quindi obbligata a offrire strutture e servizi migliori e dotarsi di un corpo docente i cui corrispettivi camminano con la legge di mercato della domanda offerta in base alle capacità e alla preparazione. Una dura selezione!
Quella pubblica sia nella struttura molto burocratizzata e sia nel corpo docente,  cui è assicurato comunque il posto, che sale fra l'altro di qualifica non con le capacità e la preparazione ma con gli anni di insegnamento, gli viene a mancare la competitività e gli stimoli ad aggiornarsi.
Di conseguenza diventa carente la scuola pubblica di attualità. Soprattutto nei primi anni di scuola dove non esiste nessuna cognizione sistematica (salvo in quelle dove esiste una piena abnegazione dell'insegnante) a preparare lo scolaro ai successivi programmi delle superiori non solo nelle scuole private ma anche in quelle pubbliche. Cosicchè lo studente, anche quello potenzialmente idoneo arriva al periodo critico senza aver mai vissuto una giornata di studio abbastanza severa da mettere alla prova le sue capacità.

Il ragazzo che esce da una scuola pubblica a quattordici anni e viene inserito in una scuola privata, ha una disciplina nello studio molto carente e allo stato grezzo rispetto a chi invece ha fatto i suoi primi otto anni dentro un istituto privato con tutta un'altra rigorosa disciplina oltre ad aver trovato migliori  strumenti didattici e stimoli.

UNIVERSITA' - Per quanto riguarda invece il decollo della frequenza degli studenti nelle università pur essendo nate queste in epoche storiche lontanissime, dando grande prestigio all'Italia, solo nel 1950 il Paese iniziò a preparare una vera classe dirigente di tecnici, pur mancando le strutture che erano vecchie, obsolete, poco tecnologiche, con i professori di formazione crociana gentiliana, tutti negati alle discipline scientifiche. Infatti gli iscritti a queste facoltà sono ai livelli più bassi d'Europa.

Nel 1950 gli iscritti furono 19.700 unità, (non c'è un errore!), nel 1960 diventarono 312.000, nel 1970 le iscrizioni avevano raggiunto 617.000, nel 1981 furono 1.035.000, fino arrivare alle cifre del 1996 dove si sfioreranno il 1.500.000 pur essendo i frequentanti fissi circa 1.000.000 e i laureati solo 65.000 all'anno.
 
Un saldo negativo, una defezioni enorme, che non esiste in nessun Paese, dovuta soprattutto perchè all'inizio degli studi universitari non esiste (non è stato formato) quell'insegnamento alla disciplina e alla severità nel programmarsi autonomamente un percorso di studi.
Quella cognizione sistematica di cui abbiamo letto sopra è del tutto carente e spesse volte non per colpa del soggetto ma ovviamente per carenza educativa. Presto ci si accorge al primo e al secondo anno (e si perde molto tempo per capirlo) che la meta è lontanissima e che i sacrifici non sono solo cinque o sei anni, ma diventano alla luce dei fatti oggettivi, otto, nove e anche dieci anni; così si butta la spugna.

Risultato che solo 6 iscritti su 100 raggiungono la meta. Qualcosa deve per forza essere sbagliato a monte. Da notare che fra quelli usciti dalle scuole private e che hanno deciso di iscriversi all'università il 95% si laurea, in quella pubblica si invertono le cifre,  il 90% abbandona.

Attenzione che l'indagine ha tenuto conto del ceto culturale e sociale. Cioè a parità di reddito e di cultura dei genitori. Cade il fattore ambiente e il tenore di vita, ed emerge solo il fattore metodo. Nell'insegnamento la prima  disciplina che si dovrebbe insegnare é la determinazione.
Anche se è scontato che chi ha grande risorse economiche affida i figli a insegnanti che sanno insegnare questa "determinazione".

FINE

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