ANNO 1967

CRONOLOGIA DELL'ANNO  

3 Dicembre
Christian Barnard
esce dalla sala
operatoria dopo
lo storico trapianto
al cuore
di un paziente.
Il suo coraggio
al limite della temerarietà.
Sbigottisce il mondo!

"Mai l'uomo che vive in ciascuno di noi
si senti' cosi' uguale a tanti altri"

 

IL '67 - E' l'anno in cui di PAOLO VI viene resa nota la sua enciclica Populorum progressio >>. 

Una enciclica che avrebbe dovuto far rumore!

 "Il documento  prospetta la dimensione mondiale della questione sociale ai nostri giorni, giacchè i popoli della fame interpellano drammaticamente i popoli dell'opulenza. Tra i dati del problema vengono ricordati "l'eredità nefasta" del colonialismo e lo squilibrio crescente tra civiltà tradizionale e civiltà industriale. Riguardo alla proprietà privata, il testo afferma che esso non costituisce un diritto incondizionato o assoluto, perchè nessuno ha diritto di tenere per se ciò che supera il suo bisogno quando gli altri mancano del necessario. Considerato il capitalismo liberale "un malaugurato sistema", il documento sostiene che la legge del libero scambio non è più in grado di reggere le relazioni internazionali e quindi supera ormai il principio del liberalismo, perchè troppo spesso questa libera concorrenza genera la dittatura economica" (Comun. Ansa, del 28 marzo, ore 09.55)

Si parla di "progresso" ma nello stesso tempo in questi giorni stiamo andando indietro; in tutto il mondo il proseguimento dei bombardamenti in Vietnam provocano indignazione e vivaci manifestazioni di protesta, stanno dilaniando le coscienze. Le divergenze di opinione stanno aumentando e stanno insinuandosi anche dentro le file dei cattolici. Fino al punto che nel corso dell'anno, il "dissenso" con la disubbidienza alla gerarchia episcopale e papale, diventerà esplosiva. Senza ritorno.

Contemporaneamente: "Una nuova fase della guerra in Vietnam è cominciata. Per la prima volta truppe statunitensi sono entrati in territorio vietnamita, a Saigon, dove prima operavano reparti sudvietnamiti. Inizia una delle più ambiziose aperazioni offensive degli Usa".(Com. Ansa, 7 gen. ore 07.57

L'enciclica di PAOLO VI è moralmente rilevante ma è fragile per ricomporre i fermenti dentro il mondo cattolico in Italia e non solo in Italia (i cattolici in America di Spellmann), è ininfluente per far mutare il corso agli eventi di carattere geo-politico economico e militare che stanno sconvolgendo il mondo. (Vietnam, America Latina, Cina, Russia, Medio Oriente).

 

L'ANNO IN BREVE

 

E' L'ANNO in cui  mentre alla Camera si sta discutendo il disegno di LORIS FORTUNA sulla legge del divorzio - che con una semplice legge ordinaria poteva essere introdotto perchè non incostituzionale - è intervenuto già il 23 gennaio con un discorso addolorato, PAOLO VI  che condanna questa egoistica visione della società, opulenta e arida che ora sta insinuandosi anche dentro l'unità della famiglia.
Qualche interessato (soprattutto donna) maligna "i preti dovrebbero sposarsi, così conoscerebbero anche loro "l'aridità" di due persone che non si vogliono più bene ma che per salvare le apparenze sono costrette a conservare l'ipocrita "unità".

E' L'ANNO dove esplode il caso SIFAR. L'Italia viene a sapere che tre anni prima, il 14 luglio del 1964, si era andati molto vicino a un colpo di Stato. E' l'Espresso a pubblicare il documento esplosivo e tutto il resto viene a galla; scoppia lo scandalo.

E' L'ANNO dove in Parlamento si discute la riforma dell'Università. Lo si fa da anni, ma questa volta i giovani sono diversi e diversi sono le realtà nella quale sono chiamati a vivere. I giovani scendono in piazza, fanno le occupazioni, le barricate per difendere il diritto allo studio di tutti.
Vogliono gli studenti la democratizzazione degli atenei, la liberalizzazione degli accessi e nessun condizionamento politico e nemmeno economico dall'esterno. Una Libera Università dentro una Libera Società.
Ma otterranno briciole. Solo il libero accesso, e con le stesse antiquate strutture. Sarà una Università per tutti, ma senza aule e professori.
Dalle iniziali rivendicazioni scolastiche si passa alla "rivoluzione" politica che si allarga a macchia d'olio; prima con i movimenti pacifisti contro gli americani in Vietnam inneggiando Ho Chi Min, Mao, Che Guevara; poi contro l'intero "sistema".
Tutti i fermenti e i protagonisti del Sessantotto sono solo nella fase di incubazione, ma stanno attirando proseliti, allargando il consenso.

E' L'ANNO dove per i proditori attacchi nel Sud Est asiatico duramente contestati in Europa, le rivolte studentesche iniziano anche in America; si intensifica l'opposizione al proseguimento della guerra in Vietnam. Numerosi giovani si rifiutano di rispondere alla chiamata di leva e si rifugiano in Canada. Grandiose marce per la pace si svolgono a San Francisco, a New York e a Washington.
"In America molti scrittori firmano contro la guerra; "La nostra coscienza ci vieta di commettere il "Delitto del silenzio".  In nome della libertà noi abbiamo lanciato il terribile arsenale della massima potenza militare nel mondo contro un piccolo paese agricolo, uccidendo, bruciando, mutilando la sua popolazione; in nome della pace noi creiamo un deserto; in nome della sicurezza noi rischiamo un conflitto mondiale" (Com. Ansa, 9 Nov, ore 11.45)

E' L'ANNO dove non molto lontano dall'Italia, fra arabi e israeliani scoppia la guerra, che permette a Israele con la sua fulminea guerra dei "sei giorni" di occupare la Palestina. Il massiccio esodo dei profughi palestinesi creerà le condizioni per far nascere il terrorismo internazionale che trasformerà il Medio Oriente in una polveriera permanente.

E' L'ANNO dove viene ucciso Che Guevara. Milioni di vessilli con il suo viso sventolarono in tutte le manifestazioni del mondo. Una scelta simbolica che diventò un sentimento comune di tutti i dimenticati della terra, di tutti coloro che sentivano i propri diritti ignorati e calpestati, che sognavano una società più solidale, che non volevano allinearsi a un mondo dove pochi uomini decidono per tutti.
(Una bandiera e un simbolo che la morte del Che, non è riuscita nè ad ammainare nè ad abbattere). 

MA ANDIAMO PER ORDINE CRONOLOGICO

 

8 GENNAIO . Dopo la tregua voluta dagli americani in Vietnam per le feste di Natale, riprendono più aspri i combattimenti in terra, in mare, in cielo. E questa volta sono gli americani a sostituirsi definitivamente ai sudvietnamiti fino a questo momento impiegati. "E' l'inizio della "ambiziosa campagna americana" dentro il "Triangolo di ferro". In due giorni 273 missioni di caccia bombardieri  e di B-52, hanno spianato la strada" (Com. Ansa 10 Gen. ore 15.55)

Ma i Vietcong a Natale non hanno festeggiato un bel nulla, anzi hanno lavorato e molto. Infatti  si sono riorganizzati e all'arrivo di quella che doveva essere il prologo dell'inizio della grande campagna americana nel delta del Mekong, per molti è invece la fine della loro esistenza.
Gli americani subiscono  in questi giorni forti perdite. Il Ministro della difesa americano fa sapere che si sono persi finora 2.273 aeroplani. Ma per queste cifre ritenute non veritiere, come pure i reali danni inflitti in Vietnam con i bombardamenti, l'ambasciatore italiano a Washington FENOALTEA polemizza e si dimette dall'incarico.
Le polemiche non mancano, i socialisti uniti ora PSU, contestano queste dimissioni in senso negativo: "Ciò che è discutibile, è il modo, il momento, la pubblicità.  Il governo non so se possa accettarle, e per una ragioni di costume debba proporsi invece una questione di esonero" (Vittorelli, Psu - Com. Ansa del 11 maggio, ore 20.50)
IL MSI con Michelini invece chiede al Governo "Se sia vero che le dimissioni sono state determinate da un contrasto insorto con il governo sulla politica del centrosinistra nei confronti degli Usa, in relazione al mutato atteggiamento italiano sul problema Vietnam" (Ib. ore 22.01).

Gli americani nel loro Paese, dopo l'insuccesso nel Mekong,  iniziano a vedere tornare i loro figli a migliaia dentro le bare avvolte nella bandiera;  la protesta sale, i casi di renitenza alla leva pure. Le marce pacifiste cominciano a diventare oceaniche. Che è poi un incoraggiamento a farle negli altri paesi che contestano, protestano, s'indignano per questa guerra assurda.
Ogni governo con una politica estera  filoamericana ha degli imbarazzanti atteggiamenti al proprio interno. Più degli altri, tanto è il disagio di Fanfani che era stato il mediatore di quella  proposta pacifica che abbiamo già letto, poi fallita; ma è sempre ministro degli esteri e la sua posizione si è già compromessa due volte: con le dimissioni a fine '65 e poi con la mediazione; sempre per la questione Vietnam.. 

23 GENNAIO - La proposta dell'introduzione del DIVORZIO in Italia fa pronunciare a PAOLO VI un discorso in difesa dell'indissolubilità del matrimonio che suscita le proteste dei laici, visto che una commissione di affari costituzionali sta decidendo in questo periodo di introdurlo nell'ordinamento italiano non essendo in contrasto con alcun articolo della Costituzione.
Contrariamente a quanto era accaduto in altri Paesi, in Italia il Concordato incluso nei Patti Lateranensi e recepito poi nella Costituzione del 1948, pur non sancendo l'indissolubilità attribuiva funzioni civili al sacerdote celebrante: di conseguenza il matrimonio concordatario era indissolubile e poteva essere annullato soltanto dalla chiesa o, per gli effetti civili, dallo Stato (che prevedeva però pochissimi casi).

Il divorzio, in uso in molti casi fin dall'epoca di Augusto, Costantino nel 331 lo ridusse solo ai casi di delitti gravi, fu soppresso anche per questi motivi da Giustiniano nel 542. Tutta la materia dopo questa data fu definitivamente sottoposta al diritto ecclesiastico per mille anni esatti, fino alla grande spaccatura fra cattolici e protestanti nel XVI secolo.
Nei paesi protestanti il ritorno ai costumi dell'Antico Testamento consentì di reintrodurre il divorzio regolato come il matrimonio dal diritto civile. Negli altri paesi rimasti cattolici, il Concilio di Trento riconfermò invece l'indissolubilità del matrimonio e negò il divorzio.

Reintrodotto in Francia dalla Rivoluzione e successivamente legalizzato da Napoleone, fu nuovamente messo al bando dalla Restaurazione, ma nuovamente reintrodotto nel 1884. L'Italia dell'Unità nonostante i forti attriti con la Chiesa si limitò sempre a compiacere le direttive della stessa, compreso Mussolini con il suo Concordato, traslato poi anche nella nuova Costituzione.
Dopo il 1960, con l'intensificarsi della mobilità geografica e sociale, la situazione di migliaia di coppie divenne angosciosa, erano dunque giunti i tempi favorevoli. Il gran moto di ammodernamento dei costumi innescato dal boom economico e dalla diffusione dell'istruzione "produsse" quindi la legge Fortuna-Baslini sul divorzio, anche se  in casi fortemente circoscritti.

La proposta di legge la si discute in questi giorni, ma remano contro le istituzioni cattoliche, la Democrazia Cristiana e alcune forze laiche che iniziano  la loro battaglia a tutto campo. Il divorzio entrerà nelle legislazione italiana il 1° dicembre del 1970 in un modo molto strano.
La DC aveva strappato ai partiti che volevano il divorzio per legge, la promessa, di non ostacolare un referendum abrogativo, era - disse la DC - la popolazione che doveva decidere, ed era sicurissima di vincere, mentre le sinistre altrettanto convinte di perdere accettarono di fare il Ponzio Pilato.


Ma accadde un fatto molto strano: se per la prima volta dal dopoguerra gli schieramenti contrapposti non corrispondevano più a quelli politici tradizionali perchè i socialisti i socialdemocratici e i repubblicani (al governo con la DC) partecipavano attivamente con la DC nell'abrogazione della legge, nello stesso tempo per la prima volta non corrispondeva alle loro ideologie nemmeno più lo schieramento degli elettori. Ma non se ne erano affatto accorti !!!!

Anche se in seguito, tutto il PCI (poco convinto della vittoria) appoggerà in modo blando il divorzio, a sorpresa saranno determinanti i voti dei dissidenti nelle file socialiste, socialdemocratiche, repubblicane e.... non pochi i ribelli nelle stesse file dei cattolici perchè i conti non tornavano proprio. 
Insomma tutti i partiti non conoscevano i propri elettori. Nessuno aveva tastato il polso degli italiani (o almeno sentito le sorelle, le figlie, le cugine) sia quelli che poi risultarono vincenti che i perdenti. Gli italiani diedero una lezione a tutti. (come vedremo a suo tempo).

31 - GENNAIO - Scoppia lo SCANDALO del SIFAR. PARRI denuncia in Parlamento lo spionaggio politico dei servizi segreti, che sono stati sotto la direzione del Generale De Lorenzo, al vertice dal 1956 (ora Capo di Stato Maggiore), e svela i retroscena di un fantomatico colpo di Stato del 1964. Le affermazioni di Parri scuotono il Senato.
Rivela che è a conoscenza che sono state fatte 250.000 schedature di particolari cittadini italiani di cui 34.000 sono veri e propri fascicoli dossier di importanti personaggi politici, della magistratura, e noti imprenditori italiani, compilati con lo spionaggio e con l'uso delle intercettazioni telefoniche;  propone una inchiesta parlamentare per appurare questi inquietanti fatti. Tremelloni ministro della difesa era già intervenuto il 25 gennaio alle prime voci,  affermando che si trattavano di meschini risentimenti, informazioni tendenziose, e perfino risibili. Qualcosa c'era stato ma erano semplici informazioni che però - disse- erano finiti i fascicoli tutti al macero. A sconfessarlo il 15 febbraio è l'Europeo che pubblica l'intero dossier del Sifar addirittura coinvolgendo l'ex presidente della Repubblica Antoni Segni (Con
il famoso Piano Solo che abbiamo già accennato nel '64).   E' una notizia bomba! Ma il bello deve ancora venire fuori!

(((aggiornamento 28 febbraio 2000 – Il processo ha preso spunto da un opuscolo pubblicato nel 1993 dal settimanale 'Avvenimenti', nel quale si affermava che il gen. De Lorenzo era un “golpista”. A presentare la querela è stato il figlio dell'ufficiale, Alessandro De Lorenzo. Il processo è stato aggiornato al 3 aprile 2000  quando deporranno l'ex direttore della Repubblica Eugenio Scalfari ed il sottosegretario alla Difesa Massimo Brutti. (ne abbiamo già accennato qualcosa sul link sopra Piano Solo del '64)  Il sen. Giulio Andreotti, all'uscita dall'aula del tribunale di Velletri dove è stato ascoltato come testimone e quale ministro della Difesa dell'epoca, in un processo per diffamazione, dice:“Io non ho mai visto il Piano Solo, ma da tutto quello che si è saputo non sembra fosse assolutamente un piano di carattere eversivo, non credo assolutamente che ci sia stato il rischio di un golpe in Italia”.
Prima di lui anche il sen. Francesco Cossiga nell'ambito dello stesso procedimento, aveva ridimensionato l'importanza del Piano Solo, redatto nel 1964 dall'allora comandante generale dell'Arma dei Carabinieri, Giovanni De Lorenzo. “Considero questo Piano - ha precisato Andreotti – un fatto di nessunissima importanza sostanziale su cui si sono create tante leggende”.
In aula, il senatore si è soffermato su due punti in particolare delle spiegazioni che diede il gen. De Lorenzo sui fascicoli del Sifar, i servizi segreti del tempo, che ha definito “plausibili”: il numero dei fascicoli esistenti e il coinvolgimento in essi di esponenti ecclesiastici. Andreotti ha ricordato che i fascicoli furono distrutti nell'inceneritore a Fiumicino nel 1974, quando tornò alla carica di ministro della Difesa ed apprese che il materiale non era stato ancora distrutto, come aveva disposto in precedenza la commissione Alessi. “Non mi risultano casi – ha precisato Andreotti - in cui questi fascicoli siano stati utilizzati diversamente dal loro scopo o che siano stati fatti abusivamente fascicoli”. In quell'anno egli apprese il contenuto degli 'omissis' che coprivano una parte della relazione riguardante la vicenda, scoperta, ha detto, che “non mi ha portato ad una valutazione diversa da quella che avevo espresso in precedenza”. Il senatore ha precisato anche: “Nel 1964 non sentii parlare del Piano Solo, ne ho sentito evocare dopo”, cosi' come del presunto ordine di uccidere 50 altoatesini. Infine Andreotti si è soffermato sui cattivi rapporti esistenti tra il gen. Aloia, predecessore del gen. De Lorenzo nella carica di capo di Stato Maggiore, e il comandante di Corpo d'Armata, Beolchini, autore della prima relazione sui fascicoli per la commissione che indagò sul caso. “Il gen. Beolchini nutriva risentimento nei confronti del gen. De Lorenzo”, ha detto Andreotti, mentre i rapporti tra Aloia e De Lorenzo “erano pessimi”. Fu questo uno dei motivi principali per cui si oppose all' epoca alla successione di De Lorenzo a capo di Stato Maggiore)))) 

7-11 - FEBBRAIO - Alcuni studenti dell'Università di Pisa manifestano e occupano l'Ateneo. Le motivazioni sono all'incirca le stesse degli studenti di Roma dello scorso anno: sono chiamate "Tesi della Sapienza". In sostanza si innesta una grande forma di protesta per la tanto attesa riforma universitaria che il ministro LUIGI GUI con la proposta di legge (la celebre 2314) aveva promesso ma poi modificandola in vari punti, non era poi andato incontro a una riforma con  maggiore profondità, e da quello che doveva essere il grande piano, partorì alla fine un piccolo "topolino"

 



Si è inquieti per un tentativo di colpo di Stato militare in Italia
e dalla Grecia arriva la notizia che i militari ne hanno fatto uno.

LUIGI GUI più che una riforma universitaria, aveva concesso solo frammenti della tanto attesa riforma,  ed inoltre aveva aumentato la tassa d'iscrizione raddoppiandola, rendendo così l'Università più elitaria di prima. Indubbiamente non conosceva la realtà esterna, ne' il mondo dei giovani della nuova generazione. Era convinto di operare nell'800 con una popolazione scolastica di poche migliaia, invece fuori ci sono quasi sei milioni di giovani nella fascia dai 15 ai 20 anni, tanti ne erano nati dal 1947 al 1952. (Il 1967 rappresentò nelle scuole il massimo storico della presenza  di giovani, di tutti i tempi. Un primato che resisterà forse per secoli, visto che nel 2005 i giovani della stessa fascia saranno due terzi di quelli di questi anni e nel 2010 non saranno nemmeno la metà).

L'ipotesi rivoluzionaria nacque dunque sostanzialmente per una immediata democratizzazione dell'Università; introduzione di rappresentanze di tutte le componenti negli organi di governo; e la garanzia della libertà di espressione culturale e politica in nome di un sapere critico e non nozionistico, autoritario e borghese.
La "tesi" romana aggiungeva e affermava
inoltre un "diritto al salario" che permettesse al mondo accademico di fare un collegamento con la classe operaia in modo da colpire a fondo la politica economica del capitalismo italiano. E non a caso fra breve la contestazione antiautoritaria si salderà (non come nel resto d'Europa) con la riapertura delle lotte sociali ed operaie durante una fase dove c'era un governo fantasma di centrosinistra (il terzo governo Moro) con forti contrasti tra i partiti della maggioranza ma anche all'interno degli stessi singoli partiti della maggioranza.

Contestato inoltre il progetto dove si prevedeva l'istituzione dei dipartimenti, la cui realizzazione era però facoltativa e le loro funzioni limitate solo ad alcuni settori di ricerca. Infatti era previsto nei consigli di amministrazione delle Università una rappresentanza di imprese che avrebbero sfruttato tale ricerche sul piano industriale (all'americana). Gli studenti contestarono anche questa proposta perchè ritenevano essere questi puri tentativi di condizionamento dall'esterno allo sviluppo delle operazioni di sperimentazione, che invece volevano promuovere con ogni mezzo solo all'interno delle Facoltà in piena autonomia.

Infatti gli studenti proponevano, dopo numerose "assemblee permanenti" un Consiglio di Facoltà che assumesse il ruolo tutelare nei confronti di questi eventuali tentativi di condizionamento. Una libera Università dentro una libera società. Mentre Gui aveva negato con la sua legge ogni autonomia agli atenei e aveva ostinatamente rivendicato il controllo esecutivo su ogni provvedimento emanato dagli organismi accademici.
Insomma il tanto atteso progetto di legge della riforma dell'Università, pur passando con i voti della maggioranza, non solo non fu sostenuto dai repubblicani, dai socialisti e dai comunisti, ma fu contrastato anche da alcuni settori della DC. Non c'era dunque da sorprendersi se a contrastarlo e a combatterlo scesero poi in piazza gli studenti inferociti. Il mondo fuori dal Parlamento era cambiato ma sembrava proprio che nessuno se ne fosse accorto.

Decadde poi la proposta di legge con la fine della legislatura, e decadde con l'ultimo conato di contestazione a fine 1968 anche l'anno della contestazione degli studenti.
Otterranno nel luglio del 1969 la liberalizzazione degli accessi (studenti di ogni ordine), ma era un "contentino", e solo per fermare la protesta. Dispensò illusioni, poi nulla fece in seguito per adeguare strutture ordinamenti e organizzazione interna dell'Università alle nuove esigenze che stavano nascendo con la modernizzazione del paese e dal massiccio aumento delle iscrizioni. Non ci saranno affatto risposte costruttive paragonabili a quelle degli altri paesi, come la Francia e gli Stati Uniti per rimodellare l'istruzione superiore.

Con queste manovre diversive e demagogiche del governo ("L'Università è ora di tutti") la maggioranza degli studenti fu convinta di aver vinto la battaglia e se ne tornarono nel loro "privato" convinti di essere riusciti a modificare l'assetto dell'Università e della scuola.
Non fu certo questa maggioranza a dare il nome al Sessantotto (forse tutto sarebbe finito qui) e non fu nemmeno questa a dare una spallata al costume e alle mentalità della quieta società mettendo fin dalle prime battute in fibrillazione i partiti di governo.
A operare fu invece una agguerrita minoranza, in contrapposizione a un'altra, che in seguito conosceremo e che suscitarono una reazione violenta da parte degli apparati dello Stato legati a quell'ala più conservatrice che si sentiva gravemente minacciata da quella che veniva già considerata una rivoluzione sociale annunciata; quindi temuta, pertanto da contrastare ad ogni costo e... con ogni mezzo.

Ancora più forti queste reazioni quando queste minoranze molto attive iniziarono ad ottenere dei raggianti  risultati nelle fabbriche, accanto agli operai, contestando perfino i sindacati e spingendo i lavoratori a nuove forme di lotta con l'obiettivo di riuscire a modificare profondamente gli equilibri politici ed economici nel paese. Quello di contestare i sindacati si rivelerà un boomerang, visto che questi riuscirono a trovare (finalmente) una unità, a distaccarsi dai partiti e a ottenere diversi miglioramenti economici, normativi e lo Statuto dei Lavoratori.

Questi gruppuscoli non esaurite le energie nella lotta nell'utopia scolastica aveva ormai scoperto la protesta e trasferirono i metodi della lotta in quella politica, dove i fermenti su tutte le realtà sociali erano gravidi di tensioni; per la crisi economica, in quella dei servizi sociali (del tutto dimenticati nel periodo del "miracolo" - e questo fu il grosso errore), in quella politica all'interno di alcuni partiti "ghettizzati" come il Pci; dentro quelli che erano al governo; in quelli cattolici e socialisti in fase di lacerazioni (che leggeremo più avanti); poi, in quelli nuovi, anch'essi del tutto ignorati, come i problemi della donna che sta proprio ora iniziando la sua lotta all'emancipazione. 
Infine  nella politica internazionale dove da una parte c'è sdegno e inquietudine per la guerra in Vietnam e dall'altra gli stessi avvenimenti stanno creando i nuovi modelli nella lotta armata contro l'imperialismo e  creando i nuovi utopistici miti: Mao, Che Guevara, Ho Chi Min.

Si comincia con la critica ai sistemi sociali; si fanno battaglie culturali; si socializza con il mondo operaio; ci si mobilita con loro e per loro nelle battaglie anticapitalistiche; nascono i giovani teorici che criticheranno il revisionismo del PCI. Iniziano così a divenire sempre più numerosi i gruppi e le frange politicizzate e i numerosi "gruppuscoli" rivoluzionari. Si formano assemblee di operai-studenti (mai accaduto prima) e insieme scendono nelle strade, nelle piazze, dentro e fuori i cancelli delle fabbriche. Alcuni protagonisti li ritroveremo nei prossimi anni.

Ma stanno incominciando anche le risposte a queste manifestazioni; che non saranno di riforme, ma delle reazione violenta attuate con la cosiddetta "strategia della tensione" con l'ondata stragistica e terroristica. (saranno dal '68 al '75, 4.384 atti di violenza contro persone, e 63 omicidi politici)
Distinguere le etichette non è stato mai facile, nemmeno dopo trent'anni. I giornali, di allora fortemente legati ai partiti di governo connotarono la stagione terroristica "essenzialmente come espressione del sovversivismo rosso". 

Altri, ma non sulla stampa di allora, dissero che era "estremismo neofascista in connivenza con i servizi segreti. Altri ancora dissero estremisti dei partiti di governo, e di quello cattolico in particolare, mobilitati per bloccare un movimento che aveva già conseguito risultati importanti e che aspirava a modificare profondamente gli equilibri politici ed economici nel paese" - "la distanza tra le richieste dei contestatori e le risposte dei governi rimase sempre incommensurabile e questo favorì senza dubbio l'egemonia dell'ala più conservatrice della coalizione di governo, favorevole a misure repressive piuttosto che a risposte riformatrici. La prima ondata stragistica e terroristica è opera proprio dell'estremismo neofascista in collusione con pezzi degli apparati statali legati a settori del ceto politico di governo" (Nicola Tranfaglia, Problemi del mondo contemporaneo, vol.5, p.105, Garzanti, 1994) (un suo punto di vista. Ndr)

Ancora privi di esperienze associative, ma ricche di cameratismo come non si era mai visto, nacquero i nuovi leader, rossi, bianchi, neri, variegati, provenienti da ogni estrazione sociale, e nacque anche un nuovo fenomeno sociologico: il dopo Sessantotto.
E' la data socio-antropologica dell'Italia del dopo 2000. Dopo questa data (per motivi di età) comanderanno loro, quelli del '68, che hanno già rotto e romperanno ancora di più la staticità politica di questi anni che vanno dal '68 al '98. Un esatto bilancio lo potrà fare solo lo storico del 2040, non prima. E sarà un bilancio forse positivo, e partirà da lontano da questa stagione, che fu chiamata "primavera abbagliante".
Che non scopriremo mai abbastanza. I protagonisti stanno appena ora affacciandosi alla politica con quell'imprinting ricevuto in questo '67-68.

9 FEBBRAIO - E' Torino a dare l'inizio a un'altra occupazione dell'Università per protestare contro la riforma universitaria del governo. Per venti giorni centinaia di studenti occupano palazzo Campana, sede delle Facoltà umanistiche. Su invito del rettore interviene la polizia per lo sgombero e la relativa chiusura della Facoltà. Gli studenti attuano la resistenza passiva con un colossale sit-in. Portati via di peso, duecento studenti saranno denunciati.

13 - FEBBRAIO - Altri fermenti a Pisa e nei dintorni. Sono ancora contestazioni studentesche: e qui si costituisce il gruppo (poi in Movimento nel luglio del '69) di Potere Operaio, un nucleo nascente della "nuova sinistra" guidato da ORESTE SCALZONE, FRANCO PIPERNO, e ANTONIO NEGRI, che diedero vita anche all'omonimo giornale che usci  fino al 1973.
Quello di Negri, un collettivo operaio, riteneva che ormai la lotta non doveva più seguire le logiche della politica parlamentare ormai ritenute tutte battaglie consumate, ma portate al di fuori delle istituzioni, affidandosi alla spontaneità degli operai, a una avanguardia in grado di sostenere, con coraggio e a proprio rischio uno scontro frontale contro l'apparato repressivo dello Stato.

In parallelo sorge anche il gruppo pisano di ADRIANO SOFRI che si estende nei vari gruppi delle Università del nord, poi nel settembre 1969 a Torino darà vita a Lotta Continua, anche questo un Movimento con un omonimo settimanale che nel '72 si trasformò in un quotidiano;  il più seguito dalle giovani generazioni. Fra i fondatori oltre a ADRIANO SOFRI, troviamo ROMANO LUPERINI e UMBERTO CARPI, già della rivista "Nuovo impegno".

Sono due gruppi (non ancora movimenti) studenteschi ormai già fuori dalle vecchie gerarchie dei partiti storici. Vogliono un proprio spazio e agiscono in piena autonomia. Hanno nuove idee (alcune frange stravedono per quelle cinesi) e applicano nuove strategie. Sono entrambi convinti che le condizioni oggettive per l'avvento del comunismo siano ormai mature. Ora devono creare quelle soggettive e ritengono che il proletariato occidentale spetti dare inizio alla rivoluzione mondiale contro "l'imperialismo". Insomma i due gruppi spargono intorno a se' una cultura della politica guerreggiata, dove la parola d'ordine è "mai più senza fucile", mentre  RENATO CURCIO è ancora più chiaro ""chi non possiede potenza di fuoco non possiede nemmeno peso politico".

20 FEBBRAIO - A Viareggio il fenomeno della contestazione studentesca si allarga. Si aggiungono gli studenti delle scuole superiori che vogliono solidarizzare con gli universitari. Nel corteo si verificano incidenti con la polizia che ha caricato le nuove leve.
Ci sono contusi, arresti, sdegno di tutta la popolazione locale che compatta scende in piazza. L'intera città si mobilita, 6000 cittadini formano un corteo per protestare contro chi ha dato l'infame ordine di caricare gli studenti. Una carica questa che non paga; tutta Italia solidarizza con i cittadini di Viareggio e tutto il mondo della scuola solidarizza con gli studenti di Viareggio. E' un boomerang che fa allargare a macchia d'olio e aumentare le animosità. La protesta viareggina si sta trasformando in un fatto non più locale ma nazionale. Ma nessuno ancora ci capisce qualcosa. I politici sono assenti. Mentre i gruppuscoli rivoluzionari aumentano e teorizzano la violenza giustificandola con la rabbia, che ora si sposta dal mondo studentesco a quello dei lavoratori.

27 FEBBRAIO - Viene istituito il CIPE, Comitato Interministeriale Programmazione Economica. Il 17 marzo si vara alla Camera il primo Piano Quinquennale di sviluppo con 306 sì, 203 no e 9 astenuti. Ma il 12 maggio in un convegno a Milano indetto dalla DC dorotea, gli imprenditori criticano l'"economia programmata", che vorrebbero invece "concertata" (dicono da loro "indicata meglio!")
Ma il 25 luglio la Camera cammina diritta, approva il programma economico di sviluppo quinquennale nonostante l'astensione dei deputati CGIL nel PCI e nel PSU. Il Cipe il 28 luglio darà l'approvazione all'IRI per la costruzione di uno stabilimento per la costruzione di automobili; l'Alfasud di Pomigliano d'Arco a Napoli.
Non rimane certo indifferente la Fiat che vede in questo progetto lo Stato come suo concorrente, e indica che è un vero e proprio sperpero di denaro pubblico. Infatti sostiene che il mercato è già saturo e che è  più agguerrita la concorrenza straniera. E che comunque se verrà accantonato questo progetto concorrenziale la Fiat stessa si impegna a fare un grande piano di investimenti nel Sud.

Non verrà ascoltata. Lo stabilimento Alfasud vedrà la luce e vi si produrranno auto sempre con i conti in rosso. Le auto andranno sul mercato a un prezzo politico, si disse, alla metà del costo produzione. Finche' dopo tredici anni di perdite con un management improvvisato, quindi  incapace, si giunse alla decisione di venderla. Nel 1980 si prese in considerazione un'offerta non della Fiat ma della giapponese Nissan ( vedi il 1980 ) poi dopo sei anni nell'86 si trattò con la Ford.
Ma andò tutto alla Fiat. Si sprecarono capitali enormi e si persero venti anni prima di cederla infine all'azienda torinese. Se presa in considerazione fin da quest'anno la Fiat poteva aspirare a diventare una delle più grandi case automobilistiche del mondo. Siglò l'acquisto nel'86, quando all'estero avevano già attuato grandi concentrazioni, fusioni, investimenti colossali, produzioni unificate, adottato tecnologie avanzate e nel frattempo erano già sbarcati in Europa anche i giapponesi.

12 APRILE - A Roma grandi manifestazioni contro i bombardamenti americani in Vietnam. Nei cortei  si sono uniti agli studenti molti cittadini che vogliono portare la loro solidarietà al paese martoriato;  si verificano poi diversi scontri con la polizia, cariche e numerosi incidenti per tutta la giornata provocando numerosi feriti e arresti.

16 APRILE - Grandi manifestazioni pacifiste in America. Milioni di giovani sfilano per le vie di New York (500.000)  e di San Francisco al grido di "stop the bombing". L'America si sta interrogando. I cortei sono sempre più affollati. Johnson sta diventando impopolare. E a complicare le cose ci sono anche i tumulti razziali; e anche qui intervengono le truppe federali.

21 APRILE - La commissione Bolchini per una indagine sul Sifar, iniziata dopo la denuncia di Parri il 31 gennaio scorso in una sua relazione conferma le deviazioni dei servizi segreti, che dal 1956 avrebbero raccolto 157.000 dossier personali di cui 34.000 su "persone di interesse rilevante per la vita nazionale" , cioe' politici, imprenditori, magistrati, che a un determinato segnale dovevano essere arrestate e deportate in Sardegna.
Si ritorna a parlare con notizie più precise di un tentativo di Colpo di Stato del 14 giugno del 1964 (Piano Solo, vedi '64) da parte dei militari dell'arma dei carabinieri al comando del generale De Lorenzo per impedire la nascita di un governo dai connotati troppo di sinistra. Ma le notizie sono ancora vaghe. Non documentate. La maggioranza minimizza, "sono frottole, notizie risibili, i dossier non esistono".
Ma dentro questo clima fatto di accuse inquietanti, che crea un allarmismo e molta preoccupazione nelle file dei politici e dei cittadini italiani (che dovranno fra l'altro andare a votare il prossimo anno) arriva nello stesso giorno la notizia dalla Grecia che porta con se' una altrettanto inquietante analogia con i fatti appena portati alla ribalta in Italia.
I militari con la connivenza della (illusa) monarchia hanno attuato un colpo di Stato per impedire la prevista vittoria elettorale delle sinistre. I colonnelli Papadopoulos e Pattakos fanno arrestare migliaia di oppositori, sciolgono il parlamento, sopprimono le libertà politiche e instaurano nel Paese una rigida censura in un clima duramente repressivo (in dicembre la monarchia (Costantino) sarà del tutto esautorata dalla giunta militare).

25 APRILE - Altra grande manifestazione a Napoli contro i bombardamenti in Vietnam, che si aggiungono ora ai traumatici fatti accaduti in Grecia. (molti temono che qualcosa del genere possa accadere in Italia da un momento all'altro). Avvengono tafferugli e scontri con la polizia dove si contano numerosi feriti. Una nota stonata viene dal nuovo partito socialista unificato. Prende parte alla manifestazione il segretario dei socialisti DE MARTINO in disaccordo con il co-segretario TANASSI. (ricordiamo che il PSU è al governo). Il primo infatti sta manifestando contro la politica estera dello stesso governo. Nascono qui le prime incomprensioni all'interno del PSU che il 14 luglio si manifesteranno poi dentro il governo, creando la prima insanabile frattura, portando così l'unificazione a un fallimento clamoroso.


3 MAGGIO - Sulle gravi notizie che stanno circolando sul caso Sifar, il PCI piuttosto allarmato chiede di aprire una inchiesta parlamentare, ma il presidente del Consiglio MORO invoca il segreto di Stato, non ritiene essere indispensabile, e che comunque il governo si impegna autonomamente a cercare la verità (non dimentichiamo che gli inquietanti fatti dove si chiede ora di fare piena luce si riferiscono proprio al critico periodo di quel famoso governo del 18 luglio del 1964; e protagonista era proprio Moro- che prima di assumere la carica di capo governo, si recò da Segni, e nei colloqui il presidente della repubblica, in preda all'ira  gli venne un attacco di trombosi)

14 MAGGIO - CASO SIFAR - Nelle edicole tutta la verità. Esce l'Espresso con la notizia bomba. "Finalmente la verità sul Sifar. 14 Luglio 1964. Complotto al Quirinale. Segni e De Lorenzo preparavano il colpo di Stato".
De Lorenzo querela l'Espresso, ma è un boomerang, tre processi, tre inchieste amministrative, e una Commissione parlamentare permetteranno di ricostruire l'intera vicenda con un certo realismo e una nutrita documentazione.
Si scopre così che alla vigilia del secondo governo centrosinistra di Moro, i maggiori politici dell'opposizione erano fra gli "enucleandi", e che il loro arresto e la loro deportazione era già stata predisposta con un confino su un'isola della Sardegna.

Quello che apparve più inquietante fu il venire a conoscenza che esisteva un "terzo stato" e un potere invisibile. Ma altrettanto allarmante fu nello scoprire quant'era fragile la democrazia italiana visto che un solo generale dei carabinieri in piena autonomia e nella clandestinità delle istituzioni si era potuto permettere di organizzare con il suo "solo" apparato di uomini (le tre divisione dell'arma) l'intero Piano Solo (appunto così chiamato perche' agiva da solo) che prevedeva arresti, deportazioni in massa in Sardegna , occupazioni delle prefetture, della Rai Tv, delle centrali telefoniche e delle sedi di alcuni partiti e infine un intervento antisovversivo sulle popolazioni in caso di disordini per le traumatiche operazioni appena elencate.
Moro al processo risponderà sempre con degli omissis, o con segreto di Stato, e quindi non si fece mai luce su questi episodi.

MARIANO RUMOR più tardi nelle sue memorie dichiarò "Il Piano Solo se fu certo una gravissima e scorretta iniziativa, nel suo contenuto non rivelava nessuna connessione con la situazione politica, ma era una ipotesi valida per qualsiasi evenienza sovversiva". (ricordiamo che SEGNI in quel frangente era Presidente della Repubblica ed ex capo della corrente dorotea che lasciò poi proprio a Rumor).


Invece PIETRO NENNI uno dei potenziali "eneucleandi" dentro la lista (poi quel giorno si ritrovò vice presidente del Consiglio) seguitò a dire sempre con tanta ritrosia " che sì, forse, quel giorno dentro il Quirinale ho orecchiato un rumore di sciabole".
Lo storico D'Auria è ancora più soft, "Erano delle semplici precauzioni, assolutamente normali in clima di crisi politica". Sembra soft ma quel "normale" è ancora più inquietante. Significa che potrà ancora accadere ad ogni canto di un "gallo" qualsiasi. E visto che la scena politica di questo 1967 non è migliore di tre anni fa, e le elezioni sono vicine, i timori non sono infondati.

22 MAGGIO - Manifestazioni anti americane contro i bombardamenti anche a Firenze. Numerosi incidenti tra i manifestanti, infiltrati e polizia. Si contano 12 feriti e numerosi arresti di dimostranti. Tutte le città metropolitane sono ormai già scese in piazza con imponenti manifestazioni per far cessare i bombardamenti, ma sembra tutto inutile. La macchina infernale della guerra procede imperterrita.

2 GIUGNO - Scoppiano manifestazioni studentesche anche in Germania. Le motivazioni nascono anche qui per altri motivi, per la visita dello Scia d'Iran a Berlino, ma si cova dentro nell'ambiente ben altro. Anche qui il clima è decisamente segnato da uno scontro politico ideologico sui fatti che stanno avvenendo in varie parti del mondo, come la guerra in Vietnam; si teme un coinvolgimento anche della stessa Germania che questa volta dovrebbe combattere a fianco degli americani, visto che "l'Alleanza Atlantica deve essere in grado di rispondere con tutti i mezzi di cui può disporre a qualunque attacco contro di essa". 

Leader in Germania del movimento studentesco è RUDI DUTSCHKE; è lui a guidare le agitazioni contro un progetto di legge che prevede la sospensione delle garanzie democratiche in caso di minacciata sovversione (ci si cautela qui). (l'11 aprile del '68 il leader verrà gravemente ferito e gli studenti daranno vita a grandiose manifestazioni)

5 -11 GIUGNO - Mediterraneo in fiamme. Guerra dei sei giorni. Con un attacco a sorpresa fulmineo le truppe israeliane di MOSHE DAYAN distruggono a terra gran parte delle forze aeree egiziane, siriane, giordane ed irachene, penetrano nel deserto del Sinai e raggiungono il canale di Suez, occupando la Cisgiordania e il Golan, territorio egiziano, giordano e siriano.
A conclusione di questa guerra durata "sei giorni" Israele occupa l'intera Palestina. 700.000 profughi palestinesi in fuga si rifugiano in Giordania ed in Libano. E' accaduto tutto in sei giorni, ma dopo trent'anni, la questione non è stata ancora risolta. Israele non ha mai voluto abbandonare le posizioni conquistate. Il governo israeliano si era accordato subito a guerra finita per il rientro dei palestinesi, ma solo pochi avevano accettato. Stati Uniti e Gran Bretagna sono accusati dagli egiziani, palestinesi e arabi di prendere parte alle operazioni belliche e di aiutare con aiuti economici, con mezzi e armi gli israeliani. E' l'inizio di una escalation del terrorismo palestinese.

15 GIUGNO - Per la questione Israeliana dove non dovrebbe intervenire in una così delicata questione di politica estera, il presidente della Repubblica Saragat in un discorso auspica un rafforzamento dell'Italia alla Nato, sollecita l'Onu a intervenire, e invia un messaggio di solidarietà agli israeliani. E' facile capire quanto questo sia stato poco apprezzato non solo da tutto il mondo arabo, ma anche da chi sta promuovendo con molta diplomazia iniziative di pace bilaterali. Infatti il....

21 GIUGNO - ...MORO e il suo ministro degli esteri FANFANI volano a Washington, all'Onu, e poi il giorno dopo ancora alla Casa Bianca per cercare di trovare una soluzione pacifica e stabile in entrambi i paesi del Sud Est asiatico. Mentre la politica estera sul Medio Oriente rimane sempre ambigua.

26 GIUGNO - Papa PAOLO VI nomina ventisette nuovi cardinali fra cui troviamo l'arcivescovo polacco di Cracovia, KAROL WOJTYLA, il futuro Papa GIOVANNI PAOLO II.

26 GIUGNO - Nello stesso giorno (a soli 44 anni) muore il parroco di Barbiana DON LORENZO MILANI.
L'esperienza straordinaria di questo prete del Mugello farà proseliti in tutto il mondo cattolico e anche non cattolico. I suoi scritti, Lettera a una professoressa, ma soprattutto Lettera a Don Piero avranno una enorme influenza su tutto il mondo studentesco (e non solo su questo).
E' lui a mettere in crisi le prime comunità cattoliche, ma è ancora lui per primo a capire che alla comunità non basta più il parroco pastorale, ma hanno bisogno i fedeli, di un amico affidabile, con un legame nuovo. Usa ripetere una felice  espressione di Paolo VI, le Comunità hanno bisogno di un "esperto di umanità" inserito all'interno e non all'esterno di una umanità che sempre di più si sta chiudendo -recitando una commedia sociale messa in scena dai media- nella sua individualità competitiva a favore del profitto materiale e sta liquidando tutti gli altri valori come la solidarietà, l'amicizia , l'amore universale ormai divenuto straniero anche dentro le famiglie; dentro nella stessa si sta liquidando il necessario bisogno di spiritualità.

Il Parroco di Barbiana con la sua chiesa sempre più vuota, sempre più sostituito dai politici che distribuiscono prebende, benesseri materiali, elevati ad unica ragione di vita, mentre sono del tutto assenti  un'assistenza morale e spirituale di cui il mondo avrebbe invece tanto bisogno in questi mutamenti epocali della società, DON MILANI con desolazione scrive:
"Avere in mano Sacramenti, Camera, Senato, Stampa, Radio, campanili, pulpiti, scuola, tutta una dovizia di mezzi divini e umani e raccogliere il bel frutto di essere derisi dai poveri, odiati dai più deboli, amati solo dai più forti. Aver la chiesa vuota. Vedersela svuotare ogni giorno di più.... Siamo una legione.... Parroci armati fino ai denti, ma sconfitti da un nemico senz'armi". (L. Milani, Esperienze pastorali (1957), Firenze 1990. p.464).

Don Milani ora è morto, a soli 44 anni, e lascia questa grande eredità, o meglio un testamento rivoluzionario quanto quello del "Che". Proprio a Trento all'Università occupata di Sociologia (centro focale, strategico e ideologico di tutta la contestazione studentesca italiana sessantottesca con Curcio a capo) gli studenti fuori dal Duomo dove non possono entrare perché sbarrato dai poliziotti chiamati dalla Curia, leggono le lettere di Don Milani sul sagrato; poi in Facoltà adottano lo sciopero "attivo" trattando all'interno proprio lezioni su Don Milani.

14 LUGLIO - Dopo la partecipazione di De Martino a Napoli alle manifestazioni antiamericane, la sinistra del PSU non partecipa al voto di fiducia alla Camera, che invece approva la solidarietà del governo alla politica americana in Vietnam con 287 sì e 207 no. Si è ciechi e servili.
Tutta Italia sta manifestando contro, perfino buona parte degli stessi americani, ma i politici della maggioranza, non vedono e non sentono. Indirettamente è come approvare i bombardamenti indiscriminati su un Paese inerte che sta conducendo una lotta impari.

14 AGOSTO - A Vallombrosa un convegno delle ACLI discute sulla società del benessere e la crisi dei valori fondamentali in questo particolare periodo storico del Paese. Forti riserve sull'operato della DC; vi si criticano alcune inadeguate visioni sullo sviluppo del neocapitalismo, e per la prima volta nelle file degli aderenti ACLI viene messo in dubbio l'unità politica dei cattolici.
Il dissenso cattolico sta allargandosi e avrà una prospettiva più vasta di quella politica. Dopo quello di don Milani, il caso "Don Mazzi" all'Isolotto di Firenze crea altri grossi fermenti epocali; verrà rifiutata la validità dei tradizionali vincoli di obbedienza all'interno della Chiesa stessa. Il prete toscano "ribelle" fu molto chiaro e lapidario "Ubbidire alla gerarchia cattolica significa quasi sempre disubbidire alle esigenze più profonde del popolo". (ma ne riparleremo il prossimo anno).

8 SETTEMBRE - Come se non bastassero le manifestazioni contro la guerra americana in Vietnam, giunge la notizia della cattura del capo dei guerriglieri "Che" GUEVARA in Bolivia, ucciso dai soldati di un governo militare equipaggiato e addestrato dagli Stati Uniti. Nelle piazze e nelle strade italiane ora i cortei e le manifestazioni contro gli imperialisti americani scandiscono tre nomi, Mao, Ho Chi Min e il "Che".
Mai così tanto, il mondo occidentale aveva preso così a cuore il destino di tre popoli così lontani e così molto diversi. E mai aveva espresso così tanta ostilità per gli americani, nemmeno quando bombardavano le città italiane.
I padri non capiscono, la maggior parte non sanno nemmeno dove si trovano questi Paesi. Ma a non capire non sono soli, sono in buona compagnia; i politici, i giornalisti, gli intellettuali, i cattolici. Qualcuno dalle colonne dei giornali a commento delle scritte "Usa go home!", ricorda loro di non dimenticare che "l'Italia deve tutto agli americani", e che "Go home!" non lo hanno gridato gli italiani quando sbarcarono gli americani per liberarci. Affermazioni che creano ancora più distacco, e dimostrano di quanta sudditanza i padri (e i giornalisti) si sono nutriti.

 "E allora vogliamo essere orfani" scrisse qualcuno di rimando. Ed è questa la emblematica frase che sancisce definitivamente la rottura non solo tra le due generazioni ma di un'epoca. E' un epitaffio, e mancano soli 100 giorni al '68.

11 SETTEMBRE - Che ci fosse una tanta sfacciata sudditanza soprattutto nei politici lo si avverte subito quando in questi giorni SARAGAT vola in America e davanti a Johnson alla radio rivolgendosi agli americani ricorda "il prezioso aiuto che gli Usa ci hanno dato per la ricerca della strada maestra della libertà, del progresso e della giustizia sociale" e definisce gli Usa "la grande culla della civiltà occidentale".
Una vera bestemmia per gli italiani che hanno 2700 anni di civiltà, una Storia Romana, un Rinascimento, duemila anni di cristianesimo e un Cristoforo Colombo che portò in quei luoghi le prime perline di vetro.
Al rientro in Italia Saragat è duramente criticato, ma Moro lo difende e parla chiaro "Il presidente è stato fedele alla linea politica stabilita dal governo e dal Parlamento".
Per la linea politica - insomma si è disposti anche a dire che noi, prima dello sbarco degli americani in Italia, eravamo dei selvaggi, e che loro provenivano dalla "
grande culla della civiltà occidentale".

Insomma il teorico dell'austromarxismo, il tre volte ondivago del socialismo italiano, salito al Quirinale con i voti dei comunisti, è un dichiarato filo-americano. I suoi socialisti lo puniranno fra qualche mese alle elezioni politiche. Faranno il funerale ai suoi sogni di grandezza e sanciranno con la sua piccola statura politica il fallimento di cinquant'anni di militanza socialista dimostratasi sempre ambigua.

23 SETTEMBRE - Quello che temeva la popolazione americana era un coinvolgimento nella guerra del Vietnam della Russia.
E i timori in questo giorno crescono. Infatti l'Urss stringe un accordo militare con il Vietnam del Nord, che provoca angoscia non solo alla popolazione americana ma in tutto il mondo. Si teme ora l'escalation della guerra, e si teme un intervento anche della Cina che farebbe innescare una terza guerra mondiale molto più estesa della precedente. E se prima c'erano ancora dei neutralisti all'intervento, ora gli stessi hanno deciso di ingrossare le file dei pacifisti.
Se la Cina o la Russia scendevano in campo in questo periodo  il corso della storia cambiava. 
Una alleanza Cina Russia, con la potenza bellica che possedevano entrambe, oltre al numero impressionante di uomini avrebbe spazzato via l'America. Visto che questa non è nemmeno in grado di risolvere i suoi grossi problemi in un Paese come il Vietnam, grande come l'Italia.

 Non si verificò per il semplice fatto che proprio tra Cina e Russia in questo periodo sorsero dei profondi contrasti ideologici che impedirono una grande intesa politica e militare contro l'egemonia mondiale degli Stati Uniti. La sinistra ha sempre perso per questi motivi. In Italia pure, con le sue lacerazioni  nel 1921 e nel 1948.(PSI e PCI)

30 SETTEMBRE - Nuovo e ultimo attentato dinamitardo in Alto Adige dei Sudtirolesi su un treno proveniente da Innsbruck. Questa volta alla stazione di Trento, dove muoiono due poliziotti. L'Italia oltre a non aver risolto la "questione sudtirolese" nonostante siano passati dieci anni dai primi attentati, ai primi di luglio aveva posto per questi contrasti il suo veto all'adesione dell'Austria sia alla CEE, Comunità economica europea che alla CECA.A

ESPLODE LA PROTESTA 
CATTOLICA

9 OTTOBRE - Viene ucciso dalle truppe governative di un governo militare fantoccio appoggiato dagli americani ERNESTO "CHE" GUEVARA, il capo dei guerriglieri in Bolivia che lotta per l'indipendenza del paese. 
"Vallegrande - E' stato annunciato questa sera che Ernesto "Che" Guevara è stato ucciso in uno scontro tra reparti dell'esercito bliviano e guerriglieri" (Comun. Ansa, ore 23.27)
Nel suo testamento che infiamma tutta la gioventù occidentale c' è l'ultimo suo invito: "Creare uno, due, cento, tanti Vietnam".

Amato e discusso, il "Che" resta il simbolo della lotta contro le dittature, lo sfruttamento, le sofferenze e la fame. Una bandiera che la morte non ha affatto ammainato. Milioni di vessilli con il suo viso sventoleranno in tutte le manifestazioni del mondo. Una scelta simbolica che è diventata evidentemente un sentimento comune di tutti i dimenticati della terra, di tutti coloro che sentono i propri diritti ignorati e calpestati, e di tutti coloro che non sono insensibili al grido di dolore dell'umanità emarginata.
Dopo aver partecipato accanto a Fidel Castro alla rivoluzione cubana, aveva tentato alla fine del '65-66 una sollevazione della Bolivia e poi di riflesso in tutto il continente latino americano contro le dittature, la fame, le democrazie in ostaggio, lo sfruttamento e le sofferenze......

"Divento' il simbolo di riscatto non solo degli oppressi di un continente, ma anche di tutti coloro che nel mondo, come lui, sognavano e sognano una società piu' solidale, non schiava solo del profitto, una società di "uomini nuovi" come lo stesso "Che" la definiva.


Forse per questo in un'epoca di valori in crisi come la nostra la personalità piu' romantica della rivoluzione cubana, il "Che", è assunta a simbolo di coloro che non vogliono allinearsi a un mondo dove pochi uomini decidono per tutti di un unico valore, il mercato. (Gianni Minà, da Storia Illustrata,)

21 OTTOBRE - Grande e imponente marcia della pace a Washington davanti al Pentagono. Iniziano a sfilare in carrozzella i primi reduci mutilati, già messi da parte dalla società. Avvengono scontri fra i dimostranti e le forze dell'ordine decisamente inadeguate, ma poi viene subito mobilitato anche l'esercito. Siamo già quasi allo scontro civile fra americani.
Intanto si sta organizzando un movimento per il rifiuto collettivo della chiamata alle armi; in dicembre organizzeranno una imponente manifestazione per la pace e per l'obiezione di coscienza. Ma molti verranno perseguitati e dovranno rifugiarsi in Canadà per non essere incriminati di diserzione. La guerra in Vietnam non è solo impopolare in Europa ma lo è anche fra i cittadini del paese che la sta conducendo. Alla coscrizione sono chiamati quelli che hanno nelle Università i voti più bassi.
Cittadini che non vogliono accettare di morire per un paese che non conoscono e per delle ragioni che sfuggono alla comprensione dei piu'. "Non è in gioco l'unità e la sicurezza del Paese, ma se le tensioni interne e quelle esterne aumenteranno si mettono veramente a rischio entrambe"
Questa era la più ricorrente riflessione. E fu profetica.

28 OTTOBRE - Il tribunale italiano emette una condanna postuma a DON MILANI per le sue dichiarazioni anti-patriottiche nel difendere l'obiezione di coscienza (vedi 1966 - 15 febbraio). La sentenza è di cinque mesi e dieci giorni di carcere. Capita in un momento poco felice; non solo in Italia ma anche e proprio in America dove si stanno svolgendo grandi manifestazioni contro la coscrizione e divampano le ostilità per l'intervento militare in Vietnam; con  gli americani chiamati a combattere che sono già diventati cinquecentomila.

In Italia la sentenza a Don Milani (lo erano già i suoi scritti) è una miccia vagante che sta girando in tutti gli atenei italiani. Non solo, ma è anche una miccia dentro quei gruppi spontanei di cattolici che stanno sorgendo all'interno delle varie associazioni fuse dentro la ormai dilaniata DC che ha come il simbolo la croce, e sono questi gruppi che daranno presto vita a un palese e forte "dissenso cattolico" non solo politico, ideologico ma anche ecumenico.
Dopo Don Milani, Don Mazzi farà il resto. Ma nelle alte gerarchie sembra che nessuno ne afferri la drammaticità e neppure analizza il problema. Si fanno solo discorsi di cieca ubbidienza al tradizionalismo ortodosso, alla struttura ierocratica della chiesa, e all'apparato istituzionale con i suoi poteri interni imperativi.
Il conformismo religioso di un tempo (dove per tradizione evangelica si è sempre annidata una mentalità anticapitalistica - la difesa dei diseredati e dei deboli era del resto il Verbo) sta conoscendo la disubbidienza non solo nelle grandi città metropolitane ma sta trascinando nel vortice anche i gruppi dei piccoli centri a un confronto quotidiano, dove in pochi anni dentro queste comunità la circolazione delle idee maturate dagli eventi sociali sta andando piu' in fretta del vecchio tradizionale parroco, che nella maggioranza dei casi assiste alle discussioni ma è frastornato, perfino sbigottito di cio' che ha davanti, che sta correndo veloce. Si sta allargando il "regno del consumismo", e questo sta stabilendo il suo "Vangelo".
"Chi mi ama mi segue", "Non avrai altri Jesus" afferma categorico una etichetta di Jeans sui muri d'Italia.

Corre piu' in fretta perfino della Populorum progressio, una enciclica troppo fragile per ricomporre i fermenti dentro il mondo cattolico in Italia , troppo ininfluente per far mutare il corso agli eventi di carattere politico economico e militare che stanno sconvolgendo il mondo quest'anno (Vietnam, Cina, Russia, Sud America, Grecia, Medio Oriente, e l'inquietudine americana e europea sempre di piu' in aumento)

Sono Comunità che stanno vivendo una trasformazione epocale su tutti i fronti, nel costume, nell'economico, nel politico, nella vita di ogni istante che scorre davanti a loro in un modo totalmente diverso da quello vissuto dai loro genitori, c'è l'ascesa economico-sociale delle classi lavoratrici, l'ingresso dirompente della donna nella vita pubblica, nascono e si estendono le comunità politiche indipendenti, ma soprattutto le nuove generazioni hanno una maggiore scolarizzazione che porta con l'istruzione a possedere piu' conoscenze, che permette loro una maggiore analisi critica del mondo contemporaneo; ed è proprio questa la ragione della profonda incomprensione tra la chiesa - ancora arroccata a una ierocrazia- e il loro mondo, che vogliono difendere (e qui si dimostrano maturi dialetticamente avvertendo il pericolo - basta rileggersi un passo dell'enciclica) dall'invasione dei nuovi "sacerdoti della pubblicità" che spingono ad adorare i nuovi feticci della opulenta società. (cosa è mai la vita se non hai la cucina X?, poi lo si sostitui' con il liquore Y, poi con un cioccolato K ecc ecc e presto arriveremo persino a un rotolo di "carta igienica trascendentale" che se non l'hai a disposizione la "vita non è vita"; una gratificazione a buon mercato che inizia anche dal WC.

Le contraddizioni sono palesi, i limiti di quel dominio che la Chiesa aveva nel passato (di intervenire nella sfera dell'ordine temporale) sono davanti a tutti: lo spirito evangelico, la mitezza, la carità, la misericordia, l'assoluta fiducia nella provvidenza di Dio si scontrano ogni giorno con una realtà ben diversa. E non per cinismo, materialistica visione della vita, immoralità (e meglio sarebbe dire amoralità, perchè nessuno più sta insegnando la morale) ma perchè, sia la vecchia che la nuova generazione, sono esposte a mille ipocriti messaggi che subdolamente catturano le coscienze più deboli.
Non deboli per motivi di carenze bio-genetiche, ma per carenze educative della vecchia generazione e per le troppe ubriacature ideologiche di quella nuova, che nelle relazioni sociali esterne - lavoro, scuola, associazioni - non trova un punto di riferimento ben preciso perché non si è mai formato, o se si è formato è quasi sempre corporativo, gruppi con diverse anime e con diversi obiettivi, piu' pragmatici, che si fermano al puro cameratismo ma non vanno oltre.
Mentre quella luce pastorale che si era formata in secoli di esperienze umane si sta mettendo, persino nel piu' lontano villaggio, al servizio del politico o si è chiusa troppo in se stessa. La diversità tra lo scaltro politico e il mite parroco è abissale. Una volta era il secondo il saggio della comunità del paese; ora avvilito fa anche lui la coda alla segreteria del primo per chiedere qualche "elemosina".

Caduta di importanza quello che era il centro di aggregazione del quartiere o del villaggio - come era avvenuto per secoli - in chiesa e nella Chiesa, che rappresentava (ed era) l'espressione della sapienza - caduta nella sudditanza politica, non trovando risposte alternative alle realtà contemporanee, il "gregge" della nuova generazione si sente inconsapevolmente orfana e in balia di se stessa.

(E orfani si sentiranno poi i parroci, quando ci sarà lo sfacelo della DC negli anni '90. Un monsignore, nel vedere il trasformismo, e nel vedersi tirare la giacca a destra o a sinistra, fu lapidario "State almeno zitti, abbiamo creduto troppo in voi, ora lasciateci almeno piangere dalla vergogna in pace!")

Il giovane del '68 non possiede più un metro critico "casalingo" per le sue scelte; è troppo il divario culturale fra lui e l'ambiente familiare (8 studenti su 10 hanno a casa il padre e la madre con la licenza elementare) ed è una palla al piede questa incomunicabilità  (il neo-saputello commette un grande errore: scambia l'analfabetismo familiare con la ottusità) un'avventata e arrogante presa di posizione che non gli permette poi di  poter analizzare l'ambiente esterno, molto ma molto più infido e complesso di quello familiare, perchè spesso quello esterno è ermetico, ancor più incomprensibile dentro le istituzioni pubbliche, dentro quelle politiche, nella scuola, sul lavoro,  e ultimamente perfino in quelle religiose.

In casa c'era sì la ignoranza ma c'era anche la schiettezza e l'esperienza della vita, che significa lotta per l'esistenza quotidiana; fuori invece c'era l'erudizione, ma anche la finzione, l'inesperienza e una affettività molto superficiale per non dire ipocrita.

In tutta la storia umana mai era avvenuto un simile balzo, un simile distacco tra la generazione dei figli e dei padri, fra l'altro padri e madri che avevano vissuto in prima persona uno dei più grandi conflitti della storia umana.

Ma nessuno ando' in soccorso, né gli uomini politici, né gli intellettuali che rimasero tutti alla finestra, o del tutto assenti; ne' le gerarchie cattoliche, ne' tanto meno la scuola che stava vivacchiando con un bagaglio accademico elitario degli anni Trenta (già allora vecchio oltre che carente  rispetto agli altri Paesi).
Per la prima volta nella storia, l'aggregazione, le conoscenze, le affinità, il dialogo, il confronto delle idee, sono avvenute non all'interno del nucleo familiare, non in un centro aggregativo secolare, come in passato, ma all'esterno, anche se con tanta confusione addosso dei partecipanti. Molto spesso accadeva che il vestito culturale ideologico messo al mattino non era più lo stesso alla sera, perché il "soggetto vivo" (ma purtroppo malleabile) della contestazione viveva di parvenza, e si entusiasmava tanto appena il  primo parvenu politico iniziava dottamente a parlare. E che dialettica!  Nelle assemblee parlavano come libri stampati, citazioni, concetti ideologici, prediche, proclami, dichiarazioni e tanti paroloni. 

Se scorriamo i nomi dei leader dei movimenti, scopriamo che erano tutti militanti cresciuti nei partiti storici; erano loro che guidavano una massa di giovani ancora privi di esperienze e tutti ansiosi di liberarsi delle varie cappe di gerarchie dentro la famiglia, dentro la scuola, dentro la chiesa, nelle istituzioni. Un terreno fertile per chi voleva organizzare un gruppo, una comune, un movimento, i cosiddetti "laboratori della conoscenza", oppure dei gruppuscoli eversivi, sia  da una parte che dall'altra.

A qualcuno non sembrò vero l'ora di notorietà dentro il gruppo, dove un applauso era assicurato a tutti. Nessuno resistette alla narcisistica esibizione di leggere un proclama e prendersi l'acclamazione. Ognuno viveva il protagonismo. Pochi diventarono i protagonisti, ma stupirono tutti con la loro dialettica, questo è certo.
I giovani prima non contavano nulla; c'erano le solide basi del potere gerarchico che con le inespugnabili roccaforti del linguaggio dominavano. Mantenevano questa dominanza incutendo rispetto grazie al complesso di inferiorità che sapevano ingenerare proprio con il linguaggio quando divulgavano il sapere o qualsiasi altra stupidissima cosa.
E quando divulgavano non scendevano mai i gradini di quella consolidata gerarchia, farlo era per loro un impegno poco nobile. La scuola come diceva Don Milani era "tagliata su misura dei ricchi", che non tenendo conto dell'ambiente dove cresceva il figlio dell'operaio selezionava spietatamente, bocciava e operava con quell'ingiustizia che lui chiamava "la strage dei poveri", ma anche "la strage degli innocenti".

Ora invece c'era in atto una nuova rivoluzione. Una evoluzione mentale velocissima che stava saltando tutte le minestre ideologiche già cucinate; e in una forma più sconvolgente; con l'improvvisazione, con l'autodidattica, con i cosiddetti "laboratori", che determinarono però una reazione a catena inarrestabile e incontrollabile.
Troppo il "minestrone" messo sul "fuoco", con tanto brodo e poca sostanza, e troppi i "commensali" attorno a banchettare, dove ognuno in piena libertà affondava il suo "cucchiaio", poi saliva in cattedra al posto del professore e faceva il suo bel discorso. E se lui senza aver capito nulla aveva applaudito gli altri che l'avevano preceduto, gli altri applaudivano poi lui anche se non avevano capito pure loro nulla. Ciò che afferravano erano solo qualche "parolona" ben detta.

(ci fu un film, di Goddard, La Cinese, che colse tutti questi aspetti, con molto anticipo sui tempi.
Vedi in Cultura)

Le madri non ci capivano nulla, ma si commuovevano nel vedere i figli fare i tribuni, si stavano prendendo una rivalsa sui mariti tutti spenti, diventati tutti anodini. Nessuno ha mai messo in evidenza questo grande apporto materno nella contestazione studentesca, ma erano loro, di nascosto dai mariti che preparavano le vettovaglie per le occupazioni, che facevano la cresta alla spesa, che fornivano gli spiccioli, le vecchie coperte, i vecchi cappotti, i maglioni. ("mi raccomando non prendere freddo").

Le ultime due generazioni viventi in questo '67 (nati 1900 - nati 1925 (i genitori dei sessantottini) ) erano in certe regioni il 30-58% analfabeti, il 45-85% elementari scolarizzati .  Non dimentichiamo dunque che queste due precedenti  generazioni (nonni e padri)  in questo periodo erano a contatto e ovviamente convivevano con la nuova generazione. Era dunque impossibile una integrazione o una comprensione dei nuovi problemi, e non per motivi di conflittualità generazionale; cioè la solita, com'era sempre accaduto nella storia dell'uomo, ma per motivi ripetiamo culturali-educativi.
Montanelli questa generazione di ribelli la liquidava così: "fanno la solita caciara che abbiamo fatto tutti quando eravamo giovani".
Non aveva capito nulla!! Non era la solita! Quando lui era studente, nell'Italia di allora una buona metà era analfabeta e l'altra metà appena scolarizzata.

La terza generazione invece (anni 1950) contava gia nelle sue file 6 milioni di studenti oltre le medie.
Non deve dunque meravigliare se molti giovani alzarono la "cresta" in casa. Avevano preso ben coscienza  di questa diversità. L'impressione di poter fare grandi cose balenò dunque davanti a tutti. Ma non conoscevano le "volpi"; e non era sufficiente essere eruditi.
Vedendo in casa i "poveri cristi" padri pensavano che il "potere forte", fuori, fosse della stessa pasta.
A venti anni volevano scalzare le vecchie volpi che perpetuavano trame, intrighi e intese da padre in figlio già da un secolo dentro i loro palazzi. - La scuola non aveva certo insegnato come combattere le volpi, mentre la famiglia (che pur qualche consiglio lo poteva dare) ormai era stata liquidata. Quindi la lotta fin dall'inizio era impari, oltre che illusorio delirio di potenza.

Ci furono indubbiamente utopie generose, si suppose perfino di poter riuscire a minare il sistema, e ci fu anche la convinzione di "aver messo paura" (lo sentiremo dalla viva voce il prossimo anno). Comunque o autonoma (e spontanea),  o mutuata (e strumentalizzata) dai partiti storici che teorizzavano la rivoluzione, c'era tuttavia una grande carica vitale ovunque, e si stava sprigionando nell'uomo contemporaneo in ogni latitudine. Il muoversi anche in un modo così confuso e infido non fu affatto una sconfitta, ma una vittoria, semmai la sconfitta poteva venire solo con la stoica rassegnazione; ma dove c'è rassegnazione non esiste la vita e non si va da nessuna parte.

"Dovete sperare" era il ritornello classico dai vari pulpiti storici del passato. Ma in questo contesto nuovo era difficile rassegnarsi con la speranza, perche' nella natura umana VIVERE non è rassegnarsi. "La rassegnazione è il coraggio ridicolo di uno sciocco" scriveva Stendahal. Chi è disposto ad agire è disposto e sa anche soffrire senza provare umiliazione. Chi invece non agisce, non sa soffrire e spesso non ha neppure stima di se stesso. La rassegnazione non muove nulla, non fa migliorare il mondo, ne' la vita propria, ne' quella degli altri.
Ed infatti, con la carica vitale che c'era in giro, qualcosa si mosse, e fece molto rumore. Nell'ambiente politico e in quello cattolico.

Sidney Tarrow in Democrazia e disordine censisce quest'anno in Italia novantatré casi (che sono tanti!) di "dissenso cattolico", "originati da un'intrusione considerata illecita o perlomeno arbitraria della gerarchia nei rapporti fra i fedeli e i loro pastori "naturali": si tratta di ribellioni contro il ruolo gregario assegnato ai laici; di proteste contro la rimozione o il trasferimento di parroci; di rifiuto delle nomine imposte dall'alto; e soprattutto di denuncia del comportamento morale, politico e religioso di uno o piu' sacerdoti."
(l'allusione al cardinale Spelmann che benedice i partenti per il Vietnam dicendo loro che è una guerra santa, è chiara)

Per "naturali" si intendono quelli che vivono a contatto delle comunità con le dure realtà locali; che vogliono scuotere, trasformare, dove sarebbe anacronistico voler eliminare o attenuare i mali solo predicando e invocando solo la provvidenza divina senza muoversi, aggregare, discutere, comprendere, e quindi poi agire e fare.
E peggio ancora sarebbe predicare la rassegnazione, quella che veramente mortifica l'uomo, che non lo migliora affatto, lo porta solo sull'orlo del suicidio, come quelli che avvenivano nel passato (tanti) poi si calava un velo pietoso e li si liquidava frettolosamente come eventi penosi.

"Naturale" (in questo momento,  non ancora stato rimosso dalla curia) lo è DON MAZZI, all'Isolotto di Firenze, uno dei piu' grandi quartieri popolari d'Italia costruito e stipati di operai.  La chiesa al centro del quartiere non è solo una costruzione per l'ascetismo evangelico, la sua piazza non è solo un simbolo ornamentale, e il suo parroco non è solo un uomo di chiesa; ma tutto l'insieme è il punto vitale della discussione e del confronto aperto a tutti. Non sono parrocchiani che ascoltano il  prete di periferia , ma sono dei parrocchiani che parlano a un prete,  che vive ed è al centro del loro mondo.

"Naturale" lo è anche don LUIGI GIUSSANI, un sacerdote tanto appartato quanto intraprendente che inizia a destare sospetti nella gerarchia, ma che fa molti proseliti; nel 1969 andrà a creare il movimento di Comunione e Liberazione, radunando 25.000 accoliti sparsi in 120 città italiane.
(Dopo il '78 con l'avvento del papa polacco, di estrazione operaia, operaio lui stesso, CL, otterrà grandi successi nella "chiesa povera" e sarà molta piu "attenta" alle esigenze della comunità cattolica)

Ma il piu' clamoroso dissenso cattolico sarà quello a fine anno, a Natale (lo leggeremo fra poco). Diede un grosso dispiacere a Paolo VI. E come viene indicato da molti storici, è qui, a cavallo tra questi due anni  '67 e '68, che avviene il vero declino della Chiesa autoritativa nella sfera dell'ordine temporale.
Una tappa o un grande ciclo concluso, che Paolo VI (forse pensando solo al terzo segreto di Fatima - che però non volle mai divulgare per non creare altri allarmismi) commentò solo con una frase che conteneva tanta amarezza. "Aspettavamo la primavera ed è venuta la tempesta".
(Una frase che non volle mai chiarire). Infatti Paolo VI fu turbato piu' di Giovanni XXIII (che gli aveva lasciato il "segreto" senza scorgerci dentro gli eventi che di li' a poco sarebbero accaduti). Papa Roncalli aspirava a una chiesa senza nubi, vedeva i "tempi nuovi", le "aperture" ai non credenti; invece gli eventi che stava vivendo Paolo VI erano gravidi di tanta amarezza e coincidevano con il "segreto" che non volle mai divulgare. (ma era noto - vi rimandiamo al 18 ottobre del 1997, per saperne qualcosa di piu', tenendo presenti il tempo di Giovanni XXIII, il suo concilio Vaticano II, e l'anno dell'elezione di Paolo VI).

1 NOVEMBRE - Occupazione dell'Università di Sociologia a Trento (l'unica Facoltà di questa nuova disciplina in Italia). Uno dei punti piu' caldi del Paese (chi scrive era indirettamente presente; l'ha vissuta ora per ora questa occupazione; così i vari incontri alla saletta rossa del bar del Teatro Sociale). A Trento la contestazione è tremendamente politicizzata dagli studenti che hanno dalla loro parte anche molti professori. Spicca (Toni) ANTONIO NEGRI, capo e ideologo di POTERE OPERAIO, e fra gli allievi CURCIO, il futuro capo e ideologo delle BRIGATE ROSSE.

17 NOVEMBRE - Dimostrazioni e occupazioni iniziano alla Università Cattolica di Milano. La città, le forze dell'ordine, i partiti cattolici, sono sbigottiti. Ma sbigottiti sono gli studenti che si sono visti raddoppiare la tassa d'iscrizione. E' il fiammifero che accende le polveri. Il rettore non perde tempo, non vuol fare occupare le Facoltà come a Trento, chiama subito la polizia per farla sgomberare e la chiude a tempo indeterminato. Ma alla Cattolica le cose non finiscono quì. Deve ancora iniziare il '68! Le barricate! Le cariche!
Leader degli studenti milanesi è MARIO CAPANNA, il tribuno piu' ascoltato, sempre in prima fila a prendere manganellate;  che subirà in seguito arresti, condanne e il carcere.
Nel frattempo a Trento seguita l'occupazione di Sociologia;  gli studenti si sono letteralmente barricati nell'edificio che si trova sul lato destro della facciata principale del Duomo. Qui davanti al sagrato contestano i celebranti della messa leggendo provocatoriamente le lettere di DON MILANI.
 E anche a Trento la cosa non finisce qui!

22 NOVEMBRE - Dopo la guerra lampo del 8-11 giugno, sferrata dagli israeliani cui è seguita l'occupazione della Palestina, l'ONU su sollecitazione araba interviene con una risoluzione che chiede ad Israele il ritiro dei territori occupati. Gli israeliani forti delle loro ragioni, non cederanno nulla, e da questo momento la questione non avrà piu' fine.
Ulteriori trattative nei vari anni che seguirono, anche dopo i numerosi attentati terroristici, non avranno esiti positivi e porteranno il terrorismo arabo ad essere endemico, mentre Israele per difendersi, rimase in stato di guerra permamente."Siamo un piccolo paese, ma sappiamo combattere. Vogliamo solo difendere la nostra sicurezza" (Moshe Dayan, ordine del giorno del 5.6, Comun. Ansa, ore 12.10)

23-27 NOVEMBRE - A Milano si svolge il X congresso della DC. Il partito è ora dilaniato all'interno;  frammentato in otto correnti. Il forte gruppo doroteo perde voti anche se ha fatto alleanza con i dissidenti di altre quattro correnti. Comunque il capo corrente Mariano Rumor conserva la maggioranza (con un 62,2 % dei voti) e viene riconfermato segretario. Ma le lacerazioni fra laici e cattolici non si fermano qui'.....infatti il ........

25-26 NOVEMBRE - Dopo Vallombrosa, a Rimini si svolge un altro convegno del "dissenso" cattolico:  Il titolo della locandina è tutto un programma "La fine dell'unità politica dei cattolici, la socialdemocrazia al potere e le prospettive della sinistra italiana".
  Sta esplodendo il "Dissenso Cattolico". Tra i relatori, LUIGI ANDERLINI, ACHILLE OCCHETTO;  e VLADIMIRO DORIGO per molti anni dirigente della DC. E' quest'ultimo a impegnarsi a coordinare molti gruppi di dissidenti che stanno ormai sorgendo spontanei in tutta Italia nell'ala sinistra cattolica. (La presenza di Occhetto non fu dunque un caso)

27 NOVEMBRE - Dopo la prima occupazione studentesca del 9 febbraio, che protestava contro il progetto di riforma universitaria, altre manifestazioni studentesche si verificano nel capoluogo piemontese. Nuova occupazione di palazzo Campana dell'Università di Torino, sede delle Facoltà umanistiche, poi si estenderà alla Facoltà di architettura e proseguirà per tutto il mese di dicembre, quando il 27 la polizia la fece nuovamente sgomberare, portando via di peso gli studenti, ripetendo il colossale sit-in di febbraio.

3 DICEMBRE - Citta del Capo - Trapianto di cuore. Operazione d'avanguardia. Per la prima volta nella storia dell'uomo: il cuore di un essere umano deceduto viene asportato e trapiantato in un altro uomo (vedi maggiori dettagli e l'impatto che ebbe la notizia nel mondo, in "Scienza")

22 DICEMBRE - Un altro accorato (ma patetico e anacronistico) messaggio papale viene diffuso in occasione del Natale da PAOLO VI, affinche' gli americani cessino i bombardamenti in Vietnam. Patetico perche' sembra non sortire a nessun risultato. Anacronistico nella situazione, perchè fortemente in contrasto con gli eventi di queste ore natalizie  nelle varie manifestazioni studentesche.
Infatti se gli stessi appelli con le stesse intenzioni papali sono esternati dalla popolazione studentesca scatta la denuncia, e se fatte dalle forze politiche si è accusati di andare contro la politica estera italiana, che è molto ambigua: con gli israeliani e gli arabi.  Inoltre (e questo crea altra confusione)  le posizioni di alcuni rappresentanti del governo (a Napoli alle sfilate antiamericane c'era DE MARTINO, il Segretario del PSI, che è al governo) non coincidono affatto con quelle degli Stati Uniti.
Anacronistico anche perche' il governo, il giorno dopo, il .....23 dicembre ....
E i seminaristi il 25 dicembre.......

23 DICEMBRE - Il Governo, il presidente della repubblica Saragat e il Papa, danno il benvenuto al presidente degli Stati Uniti Johnson a Roma. Il "clima" non era certo favorevole.
PAOLO VI aveva gia' ricevuto il 1° aprile il vicepresidente Humphrey; poi a Firenze subito dopo fu invece molto contestato. Inoltre  non dimentichiamo che in Aprile proprio a Roma si era tenuta una grande manifestazione contro i bombardamenti americani in Via Veneto davanti all'ambasciata Usa, che aveva provocato scontri fra studenti e polizia, con incidenti, molti feriti e numerosi arresti nelle due parti in contrapposizione che si erano affrontate: sinistra e destra.

25 DICEMBRE - Dopo il messaggio di Amore e di Pace di Paolo VI, appena irradiato e fresco di stampa sui giornali, con una "lettera aperta" che rendono pubblica, i seminaristi di Verona si fanno sentire; condannano l'intervento americano in Vietnam scrivendo al Papa: "Amore, Pace: parole che rischiano di restare vuote se non troviamo l'effettiva maniera di realizzarle...... Condanniamo la politica degli Stati Uniti i quali approfittando della loro potenza politica e militare vogliono imporre con la forza una loro visione di pace. Crediamo che nulla possa giustificare questa guerra, tanto piu' che questi potenti si dichiarano cristiani".

Ma quelli del Circolo Cattolico Maritain di Rimini vanno oltre, a Paolo VI gli scrivono direttamente una lettera e vale la pena di citarla per capire il lievito che fara' fermentare il drammatico "dissenso".
"Il cardinale Spellman ha detto che "gli Stati Uniti stanno combattendo nel Nord Vietnam una guerra santa", e, rivolto alle armate statunitensi ha detto  "Voi non solo state servendo il vostro paese, ma state servendo la causa della giustizia, la causa della civilta' e la causa di Dio. Noi siamo tutti uniti nella preghiera e nel patriottismo in questo sforzo". Noi, cattolici di Rimini, siamo scandalizzati e sgomenti. E' questa la Pacem in terris? E' questa la nuova "eta' conciliare"?. Siamo tornati alle crociate di infausta memoria e al patriottismo di cattiva lega con la benedizione delle armi e dei gagliardetti? Padre, Lei che cosi' ansiosamente e paternamente non perde occasione per ammonire da "errori" e "deviazioni" e "pericoli" che si possono ravvisare negli scritti o nell'impegno di qualche sconosciuto membro di questo o quell'ordine religioso, e nell'attivita' di qualche "cenacolo" laico (chiaro il riferimento a Don Mazzi e Don Milani) non vorra' rimanere inerte di fronte a certe grossolane deviazioni, a certe scandalose negazione della Pace, sol perche' fanno capo ad un cardinale di S.R. Chiesa?"
(Da Lettera aperta al papa sulla "guerra santa" nel Vietnam, 1967. Citata anche in "Storia dell'Italia repubblicana" di Silvio Lanaro, Marsilio Editori, 1996).

Questo anno e questo Natale 1967, non poteva  finire nel modo peggiore.

FINE

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