ANNO 1977

CRONOLOGIA DELL'ANNO ( 2a PARTE )

 

1 GIUGNO - Sembra l'inizio di una mattanza dei giornalisti italiani. Se ne contano nel corso del mese 12 gambizzati. A cominciare la lunga serie è il vicedirettore del Secolo XIX, VITTORIO BRUNO, Il 2 giugno il bersaglio è INDRO MONTANELLI del Giornale Nuovo raggiunto da quattro colpi di pistola alle gambe, il 3 giugno è gambizzato il direttore del TG3 EMILIO ROSSI. Il 18 settembre  a Torino è colpito il redattore dell'Unità NINO FERRERO. Il 16 novembre toccherà a CARLO CASALEGNO e questa volta mirando alla testa.
Gli attentati sono rivendicati dalle BR, del gruppo "Walter Alasia", una formazione emersa di recente con assalti a giornali, sedi di partito, università.
Il 21 giugno tocca al preside della facoltà di economia all'Università di Roma, REMO CACCIAFESTA, e ancora a Torino è gambizzato MAURIZIO PODDU vicepresidente del gruppo DC della capitale piemontese. Si accascia poi con delle pallottole alle gambe PUBLIO FIORE consigliere regionale del Lazio della DC . Il 2 novembre entrambi "gambizzati", il dirigente dell'Alfa Romeo ALDO GRASSINI e il 10 novembre il dirigente della Fiat PIETRO OSELLA.


12 GIUGNO - Il dissenso dentro le file dei comunisti (quello che Berlinguer riconoscerà solo dopo) che sta "perdendo il rapporto del vertice diretto e continuo con le masse" si estende agli intellettuali. Il PCI sempre con un po' di imbarazzo è riuscito spesso a neutralizzare il grosso delle tendenze ultras e delle spinte estremistiche, ha ostentato una politica di fermezza contro il terrorismo. Ma gli ultimi atteggiamenti "consociativi" fanno aumentare queste spinte ed accrescono il dissenso.
Lo abbiamo letto, il segretario del più forte partito dei lavoratori sta avviandosi a quegli incontri per fare accordi, che anni dopo dirà "furono violati". Accordi su misure (chiamate emergenze) antipopolari, che dovrebbero favorire l'occupazione, la casa, i servizi sociali,  ma che non furono mai rispettati. Per questo a gennaio aveva chiesto al Paese sacrifici, austerità, lotta agli sprechi consumistici.

GIORGIO AMENDOLA usa proprio l'Unità'  per scrivere un feroce attacco a quella linea dell'ambiguita' come ormai a molti sembra essere quella di Berlinguer. L'ha già espressa   il poeta Eugenio Montale e ha  poi rincarato la dose  Leonardo Sciascia e tanti altri. Amendola scrive "Vogliamo sapere chi vuole combattere per la salvezza della democrazia  ed è pronto a tutti i sacrifici e chi sta dall'altra parte".

29 GIUGNO - In fibrillazione anche i sindacati. Il 6 si era svolto il congresso della CGIL dove è stato   riconfermato LAMA nonostante la sua ultima avventura. - Poi  il 14 si è svolto  il congresso della CISL dove MACARIO e CARNITI della corrente di sinistra hanno prevalso sulla linea  di MARINI, ma nello stesso tempo hanno criticato fortemente la CGIL di Lama per quella sua linea piuttosto ambigua e  poco chiara con lo stesso Berlinguer e con il governo.   Lama si barcamena, e come abbiamo visto è stato fortemente contestato a Roma. Infine in questo 29 giugno, all'ultimo congresso della UIL (area socialista - un tempo l'area più rivoluzionaria, una costola della Cgil nata nel 1950 perchè contraria a un accordo con i cattolici) troviamo il segretario GIORGIO BENVENUTO che non ha proprio nessuna simpatia per i governi della "non sfiducia",  e le critiche  che riserva a proposito del "compromesso" berlingueriano sono molto polemiche.

In sintesi afferma:  "Berlinguer crede di essere a capo di un polo politico, ma non ha nessuna forza perchè è un polo fantasma. Questo fasullo bipolarismo è una messainscena della DC per avere consensi, e  non porta da nessuna parte. Berlinguer é  dunque  soltanto "usato".  L'alternanza che  crede possibile è pura utopia. La DC non lo permetterà mai. Dalla poltrona, ANDREOTTI e tutta la sua DC, non lo schioderanno mai, e a dare una mano ai suoi amici di partito sarà proprio l'illuso Berlinguer". 
("credevamo e puntavamo sulla possibilità che la Dc potesse davvero rinnovarsi e modificarsi e cambiare metodi e politica. Abbiamo sbagliato. Ci siamo illusi. I mezzi usati da noi non conseguivano allo scopo." (lo scriverà Berlinguer, ma dopo, alla fine dell'"avventura").

Di critiche al PCI, oltre a quelle di Amendola e quelle dei sindacati,  ve ne saranno altre. Roventi e inquietanti. Soprattutto quelle del prossimo luglio. Dove alcuni accusano perfino il PCI di fare repressione su chi non è d'accordo sulla  linea politica berlingueriana.

 

8 LUGLIO - Di critiche al PCI, alla sua linea morbida, ai continui appelli alle larghe maggioranze di solidarietà ve ne sono molte.  Non bastano i ricorrenti anomali accordi alla politica economica del Paese con i vari provvedimenti  che sono predisposti con tanta buona volontà,  ma al lato pratico quando passano alla fase esecutiva tutto è vanificato da una voluta serie di intralci burocratici, dove ognuno specula sui ritardi. Si parla di equo canone, del blocco dei fitti per  la casa, ma la ripercussione immediata è che si blocca tutta l'edilizia a causa della disincentivazione sugli investimenti immobiliari, non dei piccoli (che seguitano a tenere alta la domanda - chi ha qualche soldo non vuole farsi erodere dall'inflazione arrivata quest'anno a oltre il 20%) ma dei grandi capitalisti. Ed ecco il governo che corre subito a fare una legge sulla casa. Per un triennio dovevano essere costruiti 600.000 alloggi. Stanziati quattromila miliardi. Dopo non tre anni ma dopo otto anni le case costruite saranno solo 125.000 e tutti i soldi prosciugati in mille rivoli.

Oltre a quelle di AMENDOLA (addirittura sull'Unità) e a quelle dei sindacati,   ce  ne sono altre di critiche. Roventi e inquietanti. E questa volta vengono dalla Francia. Sono gli intellettuali francesi, Sartre, Foucault, Guattari, Barthes, Deleuze che appoggiano e sottoscrivono un appello della comunista italiana MACCIOCCHI. Le accuse sono pesanti. Si lamentano della repressione che i comunisti fanno a chi è dissidente alla linea del partito e al compromesso, e affermano di essere i berlingueriani oramai per la classe operaia diventati gli uomini della "Nuova polizia". Le polemiche si fanno accese e Sciascia su La stampa di Torino rincara la dose con un articolo che dà perfettamente ragione agli intellettuali francesi.


Intanto i gruppi di estremisti aumentano di numero e le imprese terroristiche pure. Ne' le istituzioni ne' i politici né i sociologi di questo periodo, e nemmeno quelli che studieranno negli anni successivi il fenomeno di questi anni bui, sono stati capaci di fare l'inventario dei primi o capire nelle seconde quali sono le radici culturali e le motivazioni di questi militanti spinti a commettere omicidi.
(Vedremo nei prossimi anni  il "caso Moro", nonostante  individuati gli esecutori materiali del rapimento e dell'assassinio, nulla è stato chiarito).

Il bello e il brutto di questa storia e di tante  è che chi sa non parla o non dice le cose giuste, mentre parlano molti che sanno molto poco. Altri ancora parlano solo per depistare. I documenti importanti sono stati fatti sparire e purtroppo anche alcune persone. Una delle piste più interessanti forse erano (e restano chissà dove nascosti e da chi) gli scritti di Pecorelli. O le lettere mancanti di Moro. Fra cinquant'anni forse verranno fuori. Quando non potranno più nuocere a nessuno. Troppa gente oggi è ancora viva,  vive tra noi o è rifugiata all'estero, protetta da anonimato ma sempre pronta a vendicarsi.

 

17 AGOSTO - Dall'America arriva la notizia della morte di ELVIS PRESLEY, il "re del rock". Morto in circostanze strane. A soli 42 anni. (vedi anni '56).

PRIMI DI AGOSTO - ROMA - Prima delle vacanze al Parlamento si profila già un altro fiasco di tutti gli interventi dei negoziati per  gli accordi sulle riforme e della legge  sulla riconversione industriale che avrebbe - come era nelle speranze di Berlinguer che l'ha appoggiata -  dovuto compensare la politica dei redditi con un aumento dell'occupazione. Non se ne parlerà più.

15 AGOSTO -  "Clamorosa" fuga a Roma di KAPPLER: il nazista condannato per l'eccidio delle Fosse Ardeatine.  Molti dubbi sulla ricostruzione dell'evasione. "Ospite" all'Ospedale del Celio, si sarebbe allontanato quasi indisturbato dentro una valigia portata via dalla moglie in visita. L'allarme dato con ore di ritardo. Profonda indignazione sui giornali, e fantomatiche ricostruzioni di alcuni storici....

 

Negli annali dell' Agenzia ANSA "Mezzo secolo della nostra vita", del mitico direttore Sergio Lepri, III vol. pag. 77
La storia della "fuga in valigia" Lepri la commenta così ".... è un'ipotesi che ad altri appare ridicola".

Ed infatti, scoprimmo subito dopo, che la fuga era "ridicola"; e chi ci campò a raccontarla divenne anche lui "ridicolo".

Gli italiani erano tutti al mare; i fantasiosi minimi particolari della fuga, degna di un Rocambole, li tenne tutti avvinti sotto gli ombrelloni a leggere il "giallo".  La storiella iniziò così: con il "nazista nella valigia", divertendo non poco gli italiani, che dovettero sorbirsi in vacanza la grande  ipocrita "sceneggiata".

Ma quello che raccontano i giornali e i notiziari radiotelevisivi sulla fantomatica fuga non ci crede nessuno. La "fuga", è la più grande turlupinatura fatta agli italiani in vacanza, che i politici non sanno nemmeno contenere. Prendono per i fondelli tutti gli italiani.
Giulio Andreotti, va in Tv addolorato e perde il senso della misura, tratta gli italiani tutti da creduloni: "Alla umanità del trattamento che gli abbiamo riservato, si è risposto con la fuga. Ai responsabili  occorre ora una punizione esemplare".
 Scattò infatti una  punizione collettiva, dal ministro Lattanzio costretto a dimettersi, al generale dei carabinieri Casarico, al colonnello Oresta, al comandante la legione di Roma, al capitano Capozzella che comandava la zona del Celio, e i due carabinieri che prestavano servizio al Celio furono perfino arrestati. Una messa in scena con i fiocchi.

Dimentica Andreotti che:
1) tutti i partiti (perfino il Pci, Arrigo Boldrini, quindi ex partigiani) l'anno prima il 12 marzo avevano acconsentito a sospendere la pena e a scarcerare Kappler, quindi l'ex ufficiale tedesco era un uomo libero ma essendo malato (di tumore) preferì rimanere al Celio piuttosto che rientrare in Germania, quindi non era un prigioniero;

2) che non era una fuga, perché si era allontanato pacificamente su una Opel bianca con targa tedesca FB-CT-66, scortato fino al Brennero da un auto Fiat 132 rossa targata Roma S97790 (noleggiata all'aeroporto di Fiumicino, provate a immaginare da chi. A spese del governo! Perchè era suo dovere).
"Cioè Kappler "fuggì"...per decreto ministeriale. E per un motivo molto semplice. Da anni l'Italia si era sempre opposta all'estradizione; questo fino a quando arrivò da Bonn qualche mese prima della "fuga" un bel no a un prestito chiesto dall'Italia, e contemporaneamente un appello firmato da 232 deputati tedeschi, e da Willy Brandt. Una bella ipocrisia delle autorità italiane, perché erano ovviamente a conoscenza che Kappler era stato scarcerato ed era stato reso  "libero" fin dal 12 marzo 1976 con un decreto dell'allora ministro della difesa Arnaldo Forlani.  
Tutto questo fu poi confermato molto, ma molto  più tardi dal generale Ambrogio Viviani (Il giornale 28 agosto 1997)."

Fece ridere, chi sapeva (compreso chi scrive) e anche lo storico Guido Gerosa (non era fra gli altri che cita Sergio Lepri; e purtroppo i libri rimangono stampati per sempre; e così vanno nelle biblioteche, per gli storici successivi)  che nello scrivere subito dopo la fuga il libro Il caso Kappler (ed. Sonsogno, 1977) a pagina 39 scrisse "la più raccapricciante scoperta fu che sulla porta di Kappler non esisteva lo spioncino".
Ma perchè doveva esserci lo spioncino o il controllo se Kappler era già libero cittadino dal 12 marzo dell'anno precedente? Bastava informarsi no? Da Forlani e da tutti i rappresentanti dei partiti che avevano firmato. Vai a capire gli storici!
"Quello che accadde in Italia, con la fantasiosa "storiella dell'estate", Franco Accame, presidente della commissione difesa della camera dei deputati, venne efficacemente descritto in poche parole "Sembra di assistere a una comica di Ridolini". Cioè "ridicolo". Questo perchè l'ambasciatore italiano Corrado Orlando Contucci (nulla sapendo del decreto del 12 marzo) si presentò al Ministero degli Esteri tedesco per ottenere l'estradizione dell'evaso e si vide ridere in faccia" (vedi sopra il titolo all'occhiello, dell'Unità)

Insomma Kappler non fuggì, perchè era libero, ed essendo prigioniero di guerra, aveva perfino il diritto di rientrare nel suo paese, addirittura a spese del governo italiano. E questo fu, infatti, fatto.

"Il giorno di ferragosto del 1977 venne definita da Guido Gerosa "la fuga del più importante prigioniero detenuto in Italia" (ib).
" Di pessimo gusto l'insinuazione di alcuni "esperti di omeopatia", citati da Guido Gerosa, secondo i quali quel tumore (che poi invece nella realtà portò rapidamente Kappler alla morte) "poteva essere una simulazione". (ib. citato a pag 45)."

Come avranno fatto gli esperti a visitare Kappler in un
ospedale militare, non si sa, Gerosa non lo dice.

Sappiamo invece che "Nel 1976 un apposita commissione medica presieduta dal generale Salvatore Polistena che aveva attentamente visitato il detenuto e, sempre nel 1976, un'altra commissione presieduta dal professor Gianfranco Fegiz aveva effettuato una perizia medico legale. E si era avuta conferma, in ambedue i casi, della gravità della malattia e della certezza della prossima morte".
La malattia non era una simulazione, ma l'ospite al Celio, aveva il cancro, ed era proprio per questo motivo che non era rientrato in Germania.

"Una pagliacciata insomma la fuga di Kappler. Anche i carabinieri di guardia al Celio, allora ingiustamente puniti, confermarono alla stampa che Kappler non era un detenuto ma un "ospite di lusso", tanto che a loro era stato vietato di entrare nella stanza" (Cfr. Il Giornale del 20 Agosto 1997)"
"L'ex ministro della difesa Arnaldo Forlani, a sua volta intervistato da Pierangelo Maurizio, confermò quasi ogni particolare il resoconto di Mellini che aveva affermato "Per oltre un anno il decreto di sospensione della pena fu tenuto nascosto all'opinione pubblica e persino agli addetti ai lavori. Ma prima di firmarlo, il governo aveva ottenuto il parere favorevole di tutti i partiti. - il 12 marzo 1976 - Il placet del PCI arrivò alle ore 23.00 del giorno prima della firma dell'allora ministro della difesa Arnaldo Forlani. Nel novembre sempre del 1976 arrivò anche dal tribunale militare la libertà condizionata."

Insomma la storia de la fuga del più importante prigioniero detenuto in Italia , era una storiella, non era una fuga seria.
Questo non per difendere Kappler, ma per difendere le storie serie; e non prendere per i fondelli i lettori con la favola della fuga in valigia. Io non farò storia, ma nemmeno scrivo gialli. Mi attengo ai giornali, che almeno questi cambiano ogni giorno con rivelazioni sempre nuove, che annullano le precedenti.
E così internet. Così questo sito. Ogni giorno ricevo precisazioni, che mi permettono di correggere. Purtroppo invece i libri con le "favole", restano.

"Per Amos Spiazzi (allora ricoverato al Celio, in una stanza vicina) nessuna incertezza: i due, marito e moglie, se ne andarono per la porta principale, tranquillamente" Il Giornale 14 agosto 1997"

Tutti i virgolettati sono di Mario Spataro, in "Dal caso Priebke al nazi gold" ed. Settimo Sigillo, Roma 1999. pp. 335-336-337. (in corrispondenza con chi scrive). Spataro in quei giorni dopo la "fuga" si trovava a Monaco di Baviera.

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La manifestazione indetta a Bologna il 23

Grande manifestazione del PCI a Bologna. 75.000 confluiscono da tutta italia nella grande città "rossa"  per manifestare  contro CHI sta dando l'appoggio a quello che viene ritenuto un governo repressivo.

Grande afflusso (spezzoni di Lc, Autonomia, anarchici, compagni di Dp, il Mls) ma nessun incidente. "Un insegnamento di democrazia al governo e al PCI" - scrive il Quotidiano dei lavoratori - "ed è ora di finirla di vedere i mostri nell'autonomia".

Ma il confronto tra l'ala autonoma e quella moderata è oggetto di forti polemiche. L'ala riformista non trova lo spazio per una dialettica costruttiva e nel suo blando tentativo di intervenire viene messa a tacere dagli autonomi ed è accusata di coltivare le stesse illusioni di Berlinguer, e che solo la violenza sociale e la violenza politica può far saltare l'anello debole della borghesia e delle multinazionali per l'"autovalorizzazione di classe".
Gli slogan principalmente sono due:  "Siamo tanti, siamo belli, siamo tutti untorelli"; mentre  l'altro che va per la maggiore ed è anche nuovo:  "Creare e organizzare contropotere / Brigate rosse e brigate di quartiere". Mentre da alcuni osservatori avversari la manifestazione è liquidata come "bande di sovversivi" e i discorsi definiti come un invito alla  "democrazia fatta col mitra".

E' il momento che fioriscono e si diffondono fra gli autonomi gli opuscoli che adottano una propaganda con stile professorale. Il dominio e il sabotaggio di Negri  è uno di quelli e compare proprio in questa occasione in mezzo a tanti altri scritti dei periodici o dei fogli di "Rosso", "Senza tregua", "Quaderni rossi", Classe operaia" e tanti altri fogli che escono clandestinamente. In alcuni, quelli più estremistici,  il linguaggio porta a nuove aree di riferimento, a quelle che predicano la "propaganda armata", l'"attacco contro il cuore dello stato",  la "strategia dell'annientamento" e la creazione del "partito comunista combattente".
Nasce anche in parallelo alla dialettica colta l'antagonismo guerresco, guerrigliero, terroristico, e nelle gesta ogni gruppo (colonne, brigate, o piccole squadrette senza modelli  e senza ruoli ben definiti all'interno, come sono spesso indefiniti gli obiettivi da colpire) vuole crearsi narcisisticamente un alone di potenza con le sue esplosioni di violenza, di atti di teppismo, di atti di criminalità comune e dove le "gambizzazioni" diventano un'autoffermazione e l'escalation delle esecuzioni una routine da contrapporre a un nichilismo quotidiano sofferto.
(Ne parleranno ai processi i pentiti - A tale proposito leggi  di C. STAIANO, L'Italia nichilista. Di E. FENZI, Armi e bagagli; un diario dalle Brigate rosse.   Di N. DALLA CHIESA, Il terrorismo di sinistra. Di G.C.CASELLI-DELLA PORTA, La storia delle Brigate rosse.)

8 SETTEMBRE - Gli scandali sulla cattiva amministrazione non cessano. Dopo il terremoto del Friuli, il piano di ricostruzione ha visto stanziare dal governo migliaia di miliardi. A gestire la pioggia di denaro pubblico è il sottosegretario agli interni  ZAMBERLETTI. Il 25 agosto è arrestato con la pesante accusa di truffa dopo le rivelazioni sullo scandalo della ricostruzione. In questo 8 settembre, Zamberletti al consiglio dei ministri  deve rassegnare le dimissioni e finirà sotto processo (Non conosciamo nè gli sviluppi né l'esito. Segnalatecelo per dovere d'informazione. Ma ci terrei a ricordare che, a meno che non si tratti di un caso di omonimia, lo stesso è stato ministro della Protezione Civile per quasi tutti gli anni Ottanta. Penso che le conclusioni siano molto chiare.
L'Italia è molto ricca di sabbia sulle proprie coste!)

16 SETTEMBRE - Al famoso processo di Catanzaro, dove si cerca di far luce  sulla strage di Piazza Fontana, è chiamato a deporre fra gli altri, MARIANO RUMOR. La sua difesa sconcerta l'aula del   tribunale. A una lunga serie di domande degli inquirenti, risponde con una lunga serie di banalissimi "non ricordo", "non so", "non ne sapevo nulla". Si sono succeduti davanti alla Corte, già Andreotti, Zagari, Miceli, Tanassi, Henke.  Le loro deposizioni sono fortemente in contraddizione con quelle di Rumor, fino al punto che il procuratore generale, ha la netta sensazione che qualcuno deve per forza avere mentito. E valutate le risposte di Rumor,  chiede l'incriminazione dell'uomo politico vicentino per reticenza. Il processo proseguirà per anni e segna la fine politica di Rumor. Ma vengono alla luce molti inquietanti retroscena della politica oscura negli anni del fantomatico Golpe e in quelli della strategia della tensione, con il coinvolgimento di uomini dei servizi segreti. Ma i misteri rimasero e gli omissis di Moro li resero ancora più misteriosi, anche quando gli stessi omissis furono tolti, dopo la sua morte, dalle carte processuali.

23 SETTEMBRE - (La manifestazione di Bologna riportata all'inizio)

30 SETTEMBRE - Imponente manifestazione antifascista  a Roma dopo la morte di un militante di Lotta continua, WALTER ROSSI. Si afferma ucciso da un gruppo di neofascisti. La manifestazione con grande partecipazione si svolge nella capitale per i funerali. Poi ci si da' appuntamento a Torino  per il giorno dopo, dove la vendetta viene servita calda, ed é quella di far ardere vivo un militante della destra.

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1 OTTOBRE - La manifestazione di protesta per l'uccisione del militante di Lotta continua a Roma si svolge a Torino. L'obiettivo però è un luogo di ritrovo dei militanti della destra. Un gruppo parte dall'Università e si dirige verso il Bar Angelo Azzurro. E' devastato, e sono lanciate all'interno bottiglie incendiarie tra gli avventori. ROBERTO CRESCENZIO muore avvolto dalle fiamme. Un povero diavolo, uno studente lavoratore di 22 anni.

8 OTTOBRE - Il ministro ANDREATTA nell'incontro DC-Sindacati ha posto una drammatica alternativa, lasciandoli sbigottiti. E' la solita arma del ricatto. Gli industriali premono su un'altra svalutazione della lira per  poter vendere all'estero, visto che la stagnazione della domanda interna sta creando una grave crisi di recessione.

Per i noti motivi dell'inflazione - il 20%  erode il reddito a vista d'occhio - la domanda di beni di consumo interni è calata enormemente. Molte sono le piccole fabbriche in crisi, le banche in sofferenza,  e i cittadini impotenti non possono far altro che dare un taglio alla normale spesa quotidiana, mentre il dollaro al mercato dei cambi sta andando alle stelle.
L'Italia da anni é terribilmente deficitaria  nella  bilancia agricolo-alimentare, e da anni non ha fatto nulla o quasi per trasformare e sviluppare l'agricoltura e favorire la crescita della piccola media industria che vi è addetta.
Fabbisogno agro-alimentare e spesa energetica fanno aumentare di quasi un 50% il costo di tutte le importazioni nell'arco di un anno. Un deficit che si assomma alla spesa pubblica che sta diventando un cancro che sta divorando le risorse del paese  in mille modi, con mille sprechi, a favore di mille clientele e con spese enormi per conservarla una volta innestato il perverso sistema.

Eppure BERLINGUER predica la lotta agli sprechi ai lavoratori, di contenere i consumi privati superflui. Una  lotta volta a indirizzare verso consumi collettivi, risorse destinate a quelli individuali. Purtroppo il messaggio va solo ai lavoratori, e nè lui nè il sindacato trovano  l'interlocutore politico che raccoglie e utilizza questi messaggi di contenimento anche e soprattutto nella spesa pubblica. Se i rappresentanti di governo lo fanno usano la demagogia e nello spiegare agli italiani gli aumenti a pioggia, si affiancano (pur non capendo nulla di economia) agli imprenditori che hanno una sola teoria ossessionante: quella della scala mobile. Secondo loro la madre di tutti i mali.

Dopo la sterilizzazione,  ora già si parla di eliminarla del tutto. Si sostiene che l'inflazione sia dovuta unicamente al costo del lavoro e che il costo del lavoro sia principalmente dovuto alla scala mobile. Ci si dimentica di dire che negli altri paesi (Francia, Germania, Belgio, Olanda, Inghilterra ecc) il costo del lavoro è superiore al 20/30 e anche 40% e che l'Italia esporta non perchè sia capace di fare auto migliori della VW, della Renault o della Mercedes, ma perchè un auto di piccola e media cilindrata in Germania costa quasi il doppio e questo significa che il costo del lavoro, come lo è da quasi venti anni in Italia é di molto inferiore. Inferiore per scelta opportunistica di alcuni gruppi industriali che tengono sotto ricatto i governanti; che si succedono, ma sempre alla stessa "congrega" appartengono.
Quello che vogliono minacciando licenziamenti, è ottenere aiuti e assistenza a spese della collettività.

Una ossessione quella della scala mobile, dietro la quale la classe dirigente tradizionale nasconde la sua impotenza a dominare la crisi; che è mondiale, ma che  l'Italia soffre più degli altri, perchè ha sempre avuto molto riguardo  ad accontentare  un gruppetto che vive da trent'anni   di esportazioni  legando la sua quantità produttiva alle corrispettive importazioni. Se ad esempio la Fiat riesce a vendere auto in Germania,  l'Italia ingenuamente gioisce perchè può così importare uno stock di prodotti agro-alimentari di cui non ha mai curato, dal dopoguerra in avanti, lo sviluppo al suo interno, preferendo quello dei beni durevoli, la chimica di base, e la metallurgica quando gli altri  avevano già in mano il mercato sfruttando le nuove tecnologie e non la manodera, quindi competitiva.

In pratica l'Italia nel cercare di equilibrare la bilancia dei pagamenti  importa poco, lo stretto necessario, cercando di non superare i contingenti delle esportazioni di beni  che a loro volta hanno già assorbito una buona quota valutaria delle importazioni stesse per procurarsi  sia le materie prime sia il fabbisogno energetico, il petrolio.

Quando poi, sia le prime sia le seconde aumentano sui mercati mondiali e contemporaneamente aumenta il dollaro, il vero maggior costo dei prodotti importati  é la causa principale dell'inflazione e non certo la scala mobile legata a un "paniere" perfino ridicolo, anacronistico, dove non figurano di certo i beni opulenti ma solo l'indispensabile a una modesta famiglia di lavoratori.

Come si è sempre fatto, la lira troppo forte (con cui ci si potrebbe avvantaggiare acquistando molti più prodotti di consumo all'estero) significa per alcuni grandi complessi industriali poche esportazioni, e quindi   sollecitano con discorsi pretestuosi (oltre a quelli accennati sopra) una svalutazione della lira per ritornare ad essere competitivi sui mercati esteri.
Prima o dopo, la svalutazione arriva sempre in loro aiuto, ed è quello che sta proponendo anche ora ANDREATTA il  senatore democristiano, consigliere economico da lunga data di Moro, del presidente della DC, che di economia capiva molto poco.
C'è un motivo per questa richiesta, le carte sono scoperte il 19 ottobre.

Infatti, proprio il 19 ottobre viene deciso al  Cipes, la "legge Ossola", per il finanziamento dei crediti all'esportazione ad alcune grandi industrie e si sta esaminando il "progetto Algeria" che dovrebbe permettere in questo Paese,  alla Fiat la costruzione di una fabbrica di automobili, alla Pirelli una fabbrica di pneumatici e all' Eni la costruzione di un metanodotto con la copertura finanziaria di 2750 miliardi. Che sollevano molte polemiche. Non solo l'Italia entrerebbe in sofferenza per la grossa copertura finanziaria, ma c'è il timore - si afferma - che quelle industrie finanziate dall'Italia, una volta entrate in funzione   faranno concorrenza a quelle italiane. "Ma se non lo facciamo noi lo faranno i concorrenti" è la logica degli industriali. Una logica che allora può essere avanzata ed è valida per tutti i 123 Paesi del mondo. Cioè seguire la volontà di tre grossi gruppi industriali che guardano soprattutto al loro profitto e non certo allo sviluppo e all'occupazione in Italia. Doppiamente penalizzata perchè il "know how" (ricerca e progettazione) è messo nel bilancio passivo in Italia dalle case madri, e non grava così sulla pura produzione ottenuta all'estero.

La cenerentola (voluta cenerentola per i motivi sopra) delle importazioni è dunque in questi anni sempre l'agro-alimentare mentre gli altri paesi hanno  già da molto tempo realizzato sia il loro fabbisogno sia il surplus per le esportazioni, permettendo così di incrementare e razionalizzre sempre di più tutto il settore. L'Italia invece ha   smobilitato nelle campagne; e all'industria della trasformazione non ha riservato nessuna attenzione (i crediti agevolati). Conviene - dicevano gli economisti  consulenti dei capi di governo - non spendere in attrezzature e impianti, ma conviene importare. E più l'Italia importava  è più razionalizzato e competitivo diventava il paese esportatore, e meno incentivazione e stimoli riceveva l'imprenditore italiano nei settori beni di consumo primari.
Il latte, ad esempio,  in Italia è pagato (politicamente, in una centrale del Latte Municipalizzata) al conferente 250 lire, mentre sul mercato  un imprenditore privato può fare arrivare comodamente dall'Olanda  o dalla Germania il prodotto a 125 lire il litro. Da un Paese dove lo stipendio di un salariato agricolo costa paradossalmente il doppio.

L'industria privata vi ricorre, fa arrivare il latte dall'estero, e la conseguenza è che il costoso latte dei contadini italiani  (tutta una categoria "clientelizzata" politicamente - quindi riceve un prezzo politico maggiorato, fuori mercato) ha sempre meno collocazione fuori dalle politicizzate Centrali Municipalizzate, creando così un'anomala virtuale eccedenza. La buona "pensata" del ministero dell'Agricoltura è quella di costruire fabbriche per la trasformazione del latte fresco in polvere per i mangimi. (Ignora clamorosamente che i privati stanno costruendo fabbriche solo confezionatrici di quello che sarà fra breve un grande business: il latte a lunga conservazione, la cui provenienza è spesso estera con costi inferiori al 50 percento).
Costruite le fabbriche ci si accorge al primo avvio che il costo di produzione è di 10.000 lire al chilo, mentre lo stesso prodotto arriva già dall'estero a 2000 lire.   Gli impianti, compreso tutto il personale non inizieranno mai la produzione. Ma il personale assunto rimarrà per ben 7 anni in organico, pagato dalla collettività.
Qualcosa del genere accadde anche per l'acciaio. Il famoso 5° centro siderurgicio di Gioia Tauro non decollò mai. Non produsse nemmeno un chilo d'acciaio. Ma sta assorbendo in questi anni Settanta migliaia di miliardi, un pozzo senza fine per costruire la più faraonica "cattedrale nel deserto", dopo aver fatto spianare milioni di metri quadri radendo al suolo i  millenari e prestigiosi uliveti della regione (così fra breve l'Italia sarà costretta a importare anche olio d'oliva).

E' in questa situazione che Berlinguer fa i "discorsi dei sacrifici" agli italiani, e si spinge anche molto oltre i sacrifici. Il suo avvicinarsi all'area di governo produce tra le giovani generazioni grande delusione e non solo delusione. (vedi la riunione di Bologna). Il "movimento del Settantasette" cavalca la protesta, i vecchi gruppi abbandonano le vecchie "aree creative" e  nascono ora da ogni parte tutti con un orientamento più radicale.

Ingenuo complice Berlinguer (lo affermerà lui di essere stato ingenuo), gli industriali ritornano così alla carica per una svalutazione, per l'eliminazione della scala mobile, per ottenere una estensione nella cassa integrazione, il congelamento degli stipendi, il blocco delle liquidazionie, e se potessero chiederebbero anche la luna.
A farlo sono i grandi gruppi, e ancora una volta si ripresenta in questa fine  anni  Settanta uno dei classici dualismi dell'economia italiana, quello che contrappone la grande impresa alla piccola. La prima capace sempre di condizionare le scelte politiche e perciò capace di ottenere aiuti e assistenza a spese della collettività.
"Il taglio radicale della spesa andrebbe realizzato e va fatto  in buona parte anche nelle spese previdenziali e per la sanità. Allo stato attuale, è insensato che l'assistenza medica sia stata resa di colpo gratuita per tutti gli italiani. Sia gratuita, e con servizi efficienti per le fasce di reddito inferiori e medio inferiori"
Queste parole appena lette non sono di un democristiano, nè di un rappresentante della Confindustria,  ma sono di Berlinguer, dettate a Eugenio Scalfari e riportate su La Repubblica.

E le ULSS sono già sul piatto del banchetto, pronte per decollare il prossimo anno.  Il più grosso boccone del secolo da spartire in 674  "baronie" clientelari, dove in alcune inizieranno a vegetare i "pirati della salute". Il malato diventa il più grosso affare, la più grande industria nazionale in mano a incompetenti, quasi tutti opachi funzionari di seconda e terza fila della politica locale (ma che d'ora in avanti dovrà essere pagata, profumatamente, sottraendo enorme  risorse alla efficienza e alle strutture sanitarie e utilizzando i fondi in un modo improprio).

24 OTTOBRE - E' varata la Riforma dei servizi segreti. E' una grossa novità. Vi si contempla che entro il 22 maggio del 1978 devono essere sciolti tutti i vecchi servizi.
Ma con molto anticipo, FRANCESCO COSSIGA con un decreto istituirà per il 31 gennaio 1978 - ed entra in funzione - l'UCIGOS. (Ufficio centrale Investigazioni Generali e Operazioni Speciali). Con pieni poteri e alle dirette dipendenze del ministero degli interni.
In sostanza è una ristrutturazione e una totale unificazione di tutti gli apparati. Molti saranno mandati a casa, ma non sappiamo se poi si dedicarono agli hobby o al "fai da te" o entrarono frustrati a "servizio" di gente senza scrupoli.

 

2 NOVEMBRE - Al 60° anniversario della rivoluzione,  troviamo BERLINGUER a Mosca a difendere la sua autonomia. Davanti al Soviet supremo, viene però alla luce tutto il profondo dissidio fra i leader sovietici e i rappresentanti dei comunisti occidentali (Italia, Francia, Spagna), che il 2 marzo a Madrid (Berlinguer, Marchais e Carrillo) hanno sottoscritto una dichiarazione comune, nota come "carta dell'eurocomunismo".
A Mosca, a Carrillo viene perfino negato il permesso di parlare. Mentre a Berlinguer il permesso non viene negato ma si pentono di averglielo dato. Il segretario del maggior partito comunista occidentale, infatti, rivendica davanti all'assemblea il "diritto del proprio partito a seguire i principi dell'eurocomunismo". Dichiara  che "il PCI italiano si batte per un socialismo che garantisca l'esistenza di diversi partiti, il pluralismo e tutte le libertà. Una nuova società, con tutte le libertà personali, civili, religiose e il carattere  non ideologico dello Stato".

Il  discorso di Berlinguer, in una Unione sovietica dove esiste ancora l'intera vecchia dirigenza, desta fastidio e disapprovazione, soprattutto in questo periodo in cui sono avvenuti grandi cambiamenti.
Ora Capo dello Stato e Capo del Partito sono una cosa sola, al vertice c'è lo stesso uomo.
A maggio (il 24) sono avvenuti molti cambiamenti. PODGORNY è stato escluso dall'ufficio politico del PCUS e ha cessato pertanto di esercitare le funzioni di Capo dello Stato. E' stata poi approvata subito una nuova costituzione dal presidium del Soviet supremo (il 27 maggio) e BREZNEV (il successivo  16 giugno) per la prima volta nella storia dell'Unione Sovietica  cumula così le cariche  di capo del partito e capo dello stato. E se prima  sostanzialmente questo era già di fatto, ora lo è anche formalmente.
Questi avvenimenti nella breve sintesi stridono come si può notare con le affermazioni di Berlinguer. Il carattere ideologico dello Stato Sovietico è messo ora in maggiore evidenza. Il Partito è lo Stato, e lo Stato è il Partito.
Pur con un'altra ideologia, non è molto diverso quanto accade in Italia da molti anni con la DC.  In Parlamento guida il Paese questo  unico partito con neppure i voti necessari per approvare le leggi, sempre vivendo nella presunzione che l'ideologia della Democrazia Cristiana debba essere anche Stato   e perennemente innalzando   steccati pregiudiziali ai comunisti.

6 NOVEMBRE - Il discorso di Berlinguer a Mosca se non ha ricevuto l'approvazione dai comunisti sovietici trova estimatori in Italia. LA MALFA sostiene che le sue parole a Mosca rappresentano "una svolta politica nettissima", e chiede ai partiti della maggioranza  l'ingresso dei comunisti al governo. Lo fa nero su bianco, rilasciando un'intervista a Eugenio Scalfari, che la riporta  sulla Repubblica.
La Malfa non è stato mai tenero con i comunisti, ma ultimamente  Berlinguer   sta riportando in primo piano sia le sue idee politiche e sia quelle sulle scelte economiche nei riguardi dell'Europa. (Uno dei pochi La Malfa ad avere una grande dimestichezza abbinata alla competenza)
Su quelle politiche è dal 1948 che avrebbe voluto sentire da Togliatti  dire a Mosca le stesse cose (a quel tempo in merito alla questione  Nato e Erp). 
Su quelle economiche di suo esiste una nota, che prenderà poi un titolo a sè (Problemi e prospettive dello sviluppo economico italiano, anno 1961) in cui  La Malfa fa un analisi lucidissima di quella  caotica e quasi surreale situazione italiana, lanciata nel "miracolo economico". Gente  con ancora ai piedi le scarpe rotte, con addosso gli stracci, con a pranzo e a cena mortadella, spesso in otto dentro una stanza,  ma stimolata a "farsi" prima di tutto la macchina, il frigorifero, la Tv,   lavorando e massacrandosi a cottimo nelle alienanti catene di montaggio. Tutti a fare le formiche per recitare la parte della cicala.

Quello di La Malfa é un saggio che resta un classico perchè fu chiaroveggente nell'individuare tutti i mali che vennero poi dopo. Parlava di disordini della migrazione interna, congestioni di aree urbane, spopolamento di altre, depauperamento dell'agricoltura,  insufficiente espansione dei servizi e consumi pubblici. Auspicava la compressione dei consumi opulenti a favore di quelli più essenziali, lotta agli sprechi volta a indirizzare verso consumi collettivi risorse destinate a quelli individuali. E infine invocava una razionale politica dei redditi anche nei periodi congiunturali.
Allora, La Malfa si prese le critiche di Togliatti che lo accusava di   fare una operazione neocapitalistica e la divisione della classe operaia.   Invece quest'anno i discorsi di Berlinguer sono gli stessi di La Malfa, sono addirittura le stesse parole, ma gli interlocutori mancano, sembrano assenti ma pronti a  sfruttare i suoi discorsi per l'"austerita", per un rastrellamento di risorse che non vanno a beneficio della collettività chiamata ai sacrifici, ma sono destinate ai forti gruppi di potere economico e politico.

E viene quasi da ridere nel vedere ora Berlinguer parlare come La Malfa ed essere accusato di  fare una operazione neocapitalistica e la divisione della classe operaia.  Questo gli rimprovano molti militanti del PCI, e come abbiamo letto anche sull'Unità.

16 NOVEMBRE - E' ferito gravemente a Torino CARLO CASALEGNO, vicedirettore  della Stampa. I terroristi delle Brigate Rosse lo hanno colpito con quattro pallottole. Ferito gravemente morirà dopo tredici giorni, il 29 novembre. Questa volta non hanno mirato alle gambe, ma l'intenzione era proprio quella di ucciderlo. A bruciapelo gli hanno sparato in faccia sulla soglia di casa. Il delitto era nell'aria, il giornalista viaggiava da alcuni giorni scortato fino al giornale dopo una serie di minacce e una bomba al giornale. Ma un improvviso mal di denti l'ha tradito, dal dentista è andato senza scorta e al ritorno a casa sull'uscio ha trovato i suoi carnefici.
"A questo punto si è arrivati con Casalegno al "salto di qualità": le quattro pallottole in faccia è l'annuncio che si spara per uccidere ed è il superamento di una frontiera dove si registra l'impotenza e l'incapacità degli organi statali e zone di irresponsabile omertà nella società. Occorrerà dunque fare una svolta decisiva. Ora sono tutti a rischio, i cittadini e l'intera società civile" é il corsivo del Manifesto.

17 NOVEMBRE - Ma la "mattanza" continua a Genova: questa volta il bersaglio non e' come quello rivendicato dai terroristi nel comunicato  assassinando Casalegno, cioe' il giornalista "é un "servitore dello Stato e dei padroni", ma un dirigente dell'Ansaldo che è anche un docente universitario simpatizzante, militante e iscritto addirittura al PCI: CARLO CASTELLANO. Una "gambizzazione" inspiegabile ai più razionali. Ed ecco quindi ritornare il fondato timore, che ormai sono tutti a rischio. Le spinte ideologiche sono scomparse, è rimasta solo la violenza irrazionale, e gli obiettivi forse non sono neppure politici. A cento chilometri  i più politicizzati   non sanno neppure chi sia Castellano e cosa rappresenti ai fini della "rivoluzione sociale"  questa "bravata", e se è questa  un utile obiettivo nel combattere per una società migliore, o se è così che si opera e si agisce per quella che viene definita "ricomposizione di classe sul territorio".

17 NOVEMBRE - Irrazionalità che sfiora la follia in certi soggetti. Manca soltanto che il figlio spari in faccia al padre. Ma siamo vicini. Fra i militanti dentro alcune bande armate non è raro trovare figli di uomini di alta levatura politica. A Roma in questo 17 novembre piovono i primi mandati di cattura su 89 accusati di "istigare" alla rivolta i soldati  nelle caserme. Fra questi troviamo i due Taviani, fratello e sorella, figli del potentissimo è più volte ministro degli interni della DC, PAOLO EMILIO TAVIANI.
E  sta gia operando con i suoi compagni dentro Prima Linea seminando violenza e terrore MARCO DONAT CATTIN, figlio di CARLO, anche lui grande esponente  della DC con una sua corrente, anche lui più volte ministro e   attualmente ministro del Lavoro dentro il governo Andreotti. Il suo rampollo farà parte del commando che assassinerà il sostituto procuratore della repubblica di Milano EMILIO ALESSANDRINI che stava indagando su Piazza Fontana e sul banchiere CALVI.

2 DICEMBRE - Grande e imponente manifestazione a Roma dei metalmeccanici contro il governo ANDREOTTI,  organizzata dalle tre confederazioni sindacali UIL, CGIL, CISL. Chiedono una svolta politica e la soluzione ai problemi che durante l'intero anno nessuno ha preso in esame o risolto, salvo quelli con gli aspetti  negativi, come la sterilizzazione della scala mobile seguita poi dal fiasco della riconversione industriale; riforma che è sparita dai lavori, da ogni mozione, assemblea, commissione di studio.

Questo "nulla di fatto",  mentre l'anno  si chiude con il 20 per cento dell'inflazione che ha vanificato l'unica buona intenzione del governo: quella di rinunciare a procedere al blocco della contrattazione aziendale. Che poi non è servito a nulla. In certe categorie dopo mesi di lotta si sono strappati dieci punti  a favore, ma nel frattempo il costo della vita era salito di venti punti. Sta diventando scoraggiante con  un simile bilancio in negativo, perfino muoversi, attivarsi, mobilitarsi. I lavoratori di ogni settore stanno tutti pagando i danni del vuoto di potere di certi soggetti politici   che non hanno nessun senso di responsabilità nazionale, ma capaci solo di fare dello "spirito" qualunquistico. "Il potere logora chi non ce l'ha" affermava Andreotti.

INGRAO alla viglia di Natale, nel trentennale della Costituzione ricorda che "questa Carta é  ancora un binario valido", ma anche lui  aspettando quella "comprensione" che non è venuta, ne verrà in seguito, dimentica di dire che nessuna Costituzione moderna dovrebbe permettere di esercitare a un solo partito un potere assoluto ignorando e discriminando tutti gli altri partiti; e dimentica di dire che chi esercita un potere delegato dai cittadini di una intera nazione, non può permettersi di favorire solo un gruppo sociale (capitalistico) del Paese, nè favorire una sola zona - il proprio collegio elettorale - e disinteressarsi delle altre. Nella Carta Costituzionale cadrebbe il principio della rappresentanza nazionale e si ritornerebbe a fare i "capi tribù" del proprio villaggio.
In questi anni questo è accaduto. Basta scorrere le cinque regioni che decollano. A fianco di queste trovate i cinque capi tribù.

E' TRASCORSO UN ANNO INTERO con tutte le buone intenzioni espresse a destra e a manca da BERLINGUER, convinto di poter indicare all'unico partito - che è al governo con la presunzione e nei centri di potere con la trentennale arroganza -  le aspirazioni del popolo organizzandole; di poter alla Dc dare indicazioni per far interpretare le grandi correnti di opinione senza le vecchie pregiudiziali,  controllando insieme democraticamente l'operato delle istituzioni per non farle degenerare e recare danni allo Stato e a tutta la comunità civile.

Sei mesi sono passati dagli accordi, ma quello che Berlinguer ha ottenuto in cambio  (con il suo quasi ossessivo  "Non rinunciamo certo a porci il problema di cercare un rapporto positivo con la DC")  sono cose miserevoli, mentre per quelle veramente  importanti i democristiani  non si sono rivelati affatto disponibili a trattare; non hanno promosso nessuna azione restauratrice nel corso di 17 mesi di governo abulico, quasi assente nel Paese in piena emergenza; mentre l'anno è stato in ogni settore un anno di emergenza continua, dalla media alla piccola industria, dal commerciante all'operaio. Sindrome di  inquietudine e tormento dei primi per non fallire, e stati d'ansia per i secondi  per conservare l'attività e il posto di lavoro. 50.000 lo hanno perso, più i 200.000 andati in pensione non sono stati rimpiazzati.
E' questo  il risultato negativo di una congrega,  di un unico partito al governo con a capo un ANDREOTTI che è solo stato capace a non scontentare nessuno, cioè incapace a togliere a certe categorie alcuni privilegi. Quando ha dovuto esporsi con provvedimenti impopolari ha fatto accordi, patti, tavole rotonde e mediazioni con Berlinguer e  ha mandato lui  in trincea con i suoi discorsi buonisti, demagogici e ideologici, e ha mandato ancora lui all'assalto di certe postazioni che i lavoratori si erano conquistati in anni di lotte.
In 17 mesi non una perla di legge da poter ora ricordare qui, non un provvedimento premiale all'iniziativa privata, che viene sempre indicata come la più alta espressione liberistica, che ha una funzione essenziale, ma poi dimenticata e dimenticata, e quasi criminalizzata se riesce in qualche modo ad arrangiarsi.  Si insiste invece sulla pianificazione dell'economia centralizzata con  gente incapace a gestirla se non con gravi distorsioni, con immensi costi, ed enormi sprechi di ricchezza.

Ci si attendeva con il compromesso dentro i due importanti partiti, una sinergia delle proprie esperienze, da trent'anni sempre rifiutate dalla DC. Ci si aspettava volontà e impegno per un profondo rinnovamento di indirizzi e di assetto del sistema, e invece la linea dell'assistenzialismo e del potere del "secondo stato" si sta allargando spesso premiando degli incapaci. Ma  proprio perche' tali sono soggetti facili a tenere sotto ricatto con i privilegi a loro concessi - in funzione dei bassi servigi resi al "boss" politico - e che temono di perdere.

Berlinguer non é riuscito a stabilire quel "clima di comprensione"  con il partito legato agli interessi  di grandi concentrazioni economiche; con questa sua linea dentro nel partito sta perfino indebolendo il rapporto diretto e continuo con le masse (lo confesserà lui); e sta anche compromettendo quel possibile rapporto di forza a sinistra tra comunisti e socialisti. CRAXI sfrutta questi suoi ingenui errori e debolezze, e va dicendo a destra, a sinistra, al centro e ai laici: "datemi forza, più forza, fatemi arrivare al 18 per cento, e saremmo noi socialisti a condurre il gioco e a garantirne le regole, sia con i comunisti sia con i democristiani. 

BERLINGUER il prossimo 17 settembre '78, griderà da una piazza di Genova che "si possono e si dovranno cambiare gli equilibri politici del paese". Ma e già troppo tardi. E' già finito il tempo della  "solidarietà nazionale" ed è cominciato il declino del PCI. Tutta la base si è deteriorata. I moderati della classe operaia guardano a Craxi, e lui, il segretario del "nuovissimo" PSI, molto abile e anche orgoglioso, inizia a farsi corteggiare dai democristiani. Sta iniziando una nuova stagione della politica italiana. Al bipolarismo di fatto, s'incunea in mezzo, scompaginando la politica di trent'anni. Craxi che non ha nessuna intenzione di fare il mediatore tra i due partiti, lui vuol fare l'ago della bilancia ma  tenendolo in mano lui l'ago, a suo piacimento. Questo lo dirà in modo inequivocabile il prossimo anno al congresso: il 2 aprile   (in piena emergenza Rapimento Moro) prendendo le distanze dai due grandi partiti (dissociandosi perfino dalla "fermezza") sei mesi prima del discorso (ormai inutile) di Berlinguer a Genova.

E' il 1977, un anno da dimenticare, che verrà ricordato solo per le tensioni sociali e per l'escalation dell'estremismo più osceno ("una slavina di gioventù impazzita" dirà lo stesso Curcio) - che sta commettendo fino all'ultimo giorno dell'anno, delle vere follie, delle idiozie, delle vigliaccate, delle "stupidate". Le elenchiamo per consegnarle ai posteri, per dire che erano tali.

27 DICEMBRE - Nel clima natalizio queste sono  le imprese da ricordare:

A SAN BONIFACIO  (VR) un gruppo eversivo ha devastato quattro presepi allestiti dagli "scout" sotto delle grandi tende. Sono state buttate delle bombe Molotov all'interno incendiandole.
A STEZZANO (BG) Nella notte è stato preso d'assalto il casello ferroviario che aziona i passaggi a livello, e a colpi di pistola sono stati messi fuori uso i congegni che li azionano.
A TRENTO una bomba nella notte è collocata ed esplode con gravi danni nella sede del giornale "Adige" .  L'obiettivo:  la Linotype, l "oggetto storico"  che troneggiava nell'atrio principale del giornale usata all'epoca da Alcide De Gasperi.
A TRAPANI una bomba è fatta esplodere dentro un deposito di derrate alimentari per "punire"  una società multinazionale che li importa.
A TRIESTE bombe Molotov sono lanciate e incendiano la sede del movimento indipendentista.
A TORINO un commando ha sequestrato il custode del cantiere delle nuove carceri torinesi, ha piazzato delle cariche di tritolo e ha fatto saltare in aria la costruzione.
A COMO bombe incendiarie contro la sede del MSI, mentre in centro altre Molotov   distruggono un  famoso negozio di un simpatizzante della destra.
A ROMA sette colpi di rivoltella contro un ragazzo di sedici anni simpatizzante della sinistra estrema. Quattro colpi sono invece indirizzati al redattore di Radio città futura, l'emittente legata ai movimenti di lotta degli studenti romani. Infine in un agguato tre colpi di pistola raggiungono  la moglie di un giornalista  del Secolo d'Italia.

Tutti questi esecutori  tre giorni dopo, il 31 dicembre, (e senza forse - perchè esiste la confessionein tal senso di un "pentito" di uno di loro ) brindarono a champagne, complimentandosi per le reciproche bravate. (ovviamente lo champagne era stato prelevato con "le espropriazioni proletarie" .

INGRAO ha chiuso l'anno dicendo che "la Costituzione é ancora un binario valido", e si aggiunge ai tanti discorsi di fine anno melensi, falsi e ipocriti. Con davanti un 1978 che sembra, come lo è ogni anno, pieno di incognite, ma nell'aria si sa già che sarà un anno ancora più drammatico. Perchè nulla è stato fatto sul piano dell'ordine pubblico, sul piano economico e sulla chiarezza politica.
Infatti, ci attende l'anno più oscuro e drammatico, avvolto in un grande mistero... il 1978!

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