PERSONAGGI IN PRIMO PIANO

PIETRO BADOGLIO

"to do not badogliate"
( avvertimento degli Alleati ai propri generali )

VEDI ANCHE "UN RE (E BADOGLIO) CHE ROVINARONO L'ITALIA >>>>>

1871 - Pietro Badoglio nasce a Grazzano Monferrato (AT) il 28 settembre
1892 - Dopo gli studi intraprende la carriera militare ed è nominato tenente. 1896 - Parte per l'Eritrea, arruolato nel corpo di spedizione di rinforzo alle divisioni italiane in Africa rimanendovi per due anni.
1904 - In occasione della guerra contro la Turchia entra nello Stato Maggiore dove viene nominato capitano e partecipa come ufficiale alle operazioni di guerra.

1912 - Si distingue nella guerra in Libia, nella battaglia di Zanzur, ed è promosso maggiore per merito di guerra.

1915 - La sua carriera finora graduale conosce delle improvvise impennate con l'inizio della prima Guerra Mondiale..

1915-18 - All'inizio delle ostilità parte come Tenente colonnello, subito dopo è Colonnello, poi chiamato a dirigere le operazioni del Monte Sabotino (sul Carso), con un suo reparto ottiene un successo di scarsa rilevanza strategica. Ma ottiene i gradi di maggiore generale e subito dopo di tenente generale. Alle successive operazioni, nella disfatta di Caporetto è protagonista di un oscuro episodio (alcuni generali sostengono che il disastro fu causata proprio dal suo comportamento - lo sfondamento avvenne proprio nel suo settore mentre lui si era allontanato dai reparti - vedi più avanti quando gli furono lanciate queste tremende ma precise accuse, anche da Mussolini nel '22- Ma Badoglio non rispose mai a queste calunnie).
Furono nella circostanza silurati due generalissimi quali Luigi Cadorna e Luigi Capello, ma Badoglio la passò liscia, anzi tre settimane dopo fu nominato sottocapo di Stato Maggiore a fianco del generale Amdando Diaz.
Dopo la vittoria a Vittorio Veneto (una offensiva voluta da Diaz ma con Badoglio contrario, che voleva rimandarla nella primavera del 1919) fu comunque nominato generale d'Armata. Poi lo troviamo a trattare a Villa Giusti le condizioni dell'armistizio. Poi a ricevere i "premi" della "vittoria mutilata".

1919 - Subentra in novembre al generale Armando Diaz come Capo di Stato Maggiore, Generale dell'Esercito, il più alto grado dell'esercito italiano. Ed è pure nominato senatore del Regno. Poi Commissario straordinario per la Venezia Giulia durante l'impresa di Fiume di D'Annunzio. E' uno dei sostenitori nel voler prendere a cannonate il poeta-soldato per fargli finire subito l'"avventura fiumana". (lo ripeterà anche nel '22, durante la Marcia su Roma)

1920 1921 - Viene inviato con incarichi speciali militari in Romania e negli Stati Uniti. Poi rientra in Italia.

1922 - Per il fascismo di Mussolini non ha nessuna simpatia. Alla Marcia su Roma  si ostina presso il presidente del Consiglio a volerla stroncare con lo Stato d'Assedio e aprenderli a cannonate.  Il Re si rifiuta di firmare il decreto. Le parole e le intenzioni di Badoglio espresse al presidente del consiglio Facta rimarranno note negli ambienti del fascismo "Io quelli con una decina di arresti al massimo e con un azione energica risolverei subito la questione". (MA VEDI ANCHE COSA aveva scritto MUSSOLINI POCHI GIORNI PRIMA - IL 14 OTTOBRE SUL IL POPOLO D'ITALIA n. 246 - vedi > >

1922-24 - Badoglio ricambia l'antipatia che ha verso in fascismo e il suo fondatore. Ma è sempre un'autorità militare del Regio esercito. Poi si fa flessibile, ambiguo, si adegua ma Mussolini un po' diffidente lo destina ambasciatore in Brasile.
"Così -dissero i maligni- se lo toglie dai piedi". In Sudamerica fa solo il suo lavoro; politicamente resta alla finestra a guardare gli eventi che accadono in Italia. Fino al delitto Matteotti.
1925-26 - Mussolini dopo la critica situazione, è diventato forte, e ha ormai consolidato il potere. Ed ecco riapparire Badoglio dal Brasile con una lettera accorata. Gli fa le congratulazioni, e tra le righe, si mette a disposizione per fare con il suo grado il proprio dovere verso la nazione. Badoglio sa di poter contare sul Re, e Mussolini riguardoso verso il sabaudo, decide (!?) di metterlo a capo di Stato Maggiore dell'esercito.
Nel parlarne in Parlamento solleva un putiferio. (VEDI IN FONDO LA POLEMICA E LE ACCUSE) Tuttavia Badoglio rientra in Patria. Diventa Capo di Stato Maggiore nell'esercito "regio"- mussoliniano, e riceve la nomina di Maresciallo d'Italia.

1929 - Nel dicembre del '29 riceve la nomina di Governatore della Libia. Una carica che manterrà fino al 1934. Nel frattempo viene insignito (ma è lui a sollecitarlo perchè è ambizioso di titoli) del titolo nobiliare di Marchese di Sabotino.

1935 - Mussolini scontento dell'operato di De Bono (che si fa troppi scrupoli) in Africa Orientale, dà il comando delle operazioni belliche proprio a Badoglio. Mussolini  gli impone di "vincere la guerra ad ogni costo con "ogni mezzo", e, su "questo" non transigo, vincere subito!". Mussolini ha fretta di vincere e di raggiungere il suo traguardo politico più che strategico. E Badoglio i "mezzi" li usa, senza scrupoli. Del resto Mussolini ha un "buon appoggio" degli inglesi, nonostante la messinscena delle "Sanzioni" (VEDI ANNO 1935 - E LA PARTE CHE EBBE  HOARE)

1935 - Dicembre 24 -  - Badoglio ha chiesto a Mussolini uomini, uomini, uomini. Ne partiranno 400.000, ma non risolve la critica situazione. Il 19 dicembre inizia a utilizzare i gas soffocanti, i vescicatori, i gas tossici, i gas all'irzina e quelli all'iprite. Il 24 alla vigilia di Natale ha un'idea geniale. Con i nebulizzatori piazzati sugli aerei cosparge su villaggi e nella boscaglia dove si annidano i guerriglieri, le "nuvole della morte". Il mondo inorridisce, ma lui invia il telegramma a Roma: "tale impiego ha dato buoni effetti sui nemici, molto efficaci. Ora hanno tutti il terrore dei nostri gas" e li impiega perfino spavaldamente anche nelle retrovie, sui villaggi, sui civili. Poi gli vennero alcuni scrupoli e allora mandò a dire agli etiopi in quale zona il giorno dopo sarebbero passati i suoi aerei a seminare la silenziosa e invisibile morte. "Preparatevi a fuggire o sarete annientati, quando, dove e come vogliamo". (la fonte di queste notizie è una diretta testimonianza del padre di chi scrive; fu lui a fare la spola al porto di Massaua, per trasportare con numerosi viaggi i cinquemila quintali di sostanze chimiche in fusti e barili)

1936 - Dopo un altro massacro "dal cielo" a Daran il 19 gennaio, altre  offensive "facili". Badoglio anche qui senza farsi tanti scrupoli fa iniziare agli uomini la grande micidiale marcia nel deserto di Dancalia. Si svolgono poi le battaglie dell'Endertà del Tembin, dello Scirè e dell'Ascianghi (altro "stermino dal cielo").
Sull' Harar (piuttosto esposto agli attacchi)  il maresciallo che ha fretta, manda allo sbaraglio gli ultimi  uomini, ed infine marcia su Adis Abeba. Vi entra il 5 maggio 1936 (e non su un bianco destriero, come scrissero i giornali,  e sulla Domenica del Corriere con la tavola di Beltrame)- ma su una sgangherata Fiat Ardita)  per anticipare così il più guardingo Graziani che non voleva mettere a repentaglio i suoi uomini per arrivare ad ogni costo (di vite umane) primo.
E' Badoglio a inviare il fono "l'Italia da oggi ha il suo impero". Tocca l'apice della sua carriera e raccoglie  nuovi titoli e onori. Duca di Adis Abeba, Vicerè d'Etiopia; il regalo di una villa a Roma, la presidenza del Consiglio Nazionale delle Ricerche e prebende economiche degne di un principe ereditario.
(Nella sua villa a Roma, Badoglio aveva fatto trasportare il Trono del Negus che serviva da giaciglio al suo cane preferito) 
Sem Benelli, lo scrittore, nel libro "Io e l'Africa", attribuì a Mussolini il merito della conclusione vittoriosa e rapida della campagna in Africa.
Badoglio quasi offeso mandò allo scrittore una vivacissima lettera di protesta, alla quale fu risposto in termini espliciti.

1940 - All'inizio della guerra, l'atteggiamento di Badoglio nelle operazioni contro la Francia è decisamente contrario, persino pessimista sull'esito, data l'inefficienza dell'esercito e dei mezzi a disposizione (ma qui aveva ragione; non c'erano nemmeno le divise per i richiamati nè le armi).
Ma alla riunione dello stato maggiore, sta zitto, è ambiguo, pur facendo trapelare il suo disaccordo.  Mussolini (anche se è conscio dell'impreparazione) è infuriato, e gli impartisce dei secchi ordini. Prima lo incita a sferrare un attacco offensivo alla Francia su tutto l'arco alpino, cosa che il maresciallo non solo non vuol fare ma non può fare, perchè ha già predisposto sul confine tutto un piano difensivo e non offensivo e ci vorrebbero almeno dieci giorni per cambiarlo.
Ma Mussolini è ancora più infuriato, ha fretta, e a questo punto lui personalmente (ha ricevuto dal Re la delega al comando operativo delle tre armi)  dà lui  stesso gli ordini al generale Graziani, un convinto immediato interventista.
E' il primo scontro sul campo tra Badoglio e Mussolini, e con Graziani (che l'8 settembre del '43 Badoglio tenterà di arrestare, come fece con Cavallero). 
Poi anche in questa situazione (andata bene solo a Hitler - che non volle al suo fianco Mussolini a Parigi) Badoglio si adegua,  cambia atteggiamento ed è proprio lui a presiedere la commissione che il 24 giugno a Roma "dettò"  alla Francia le condizioni di un armistizio, ricevendo in cambio quasi nulla.

Un'altra "vittoria mutilata". Badoglio rimase, come tutti gli italiani, molto insoddisfatto e i rapporti con Mussolini iniziarono ad essere piuttosto tesi. Non ritiene più valido Mussolini come comandante delle Forze Armate che secondo Badoglio "autoritariamente da solo si è nominato tale". Cosi lui va affermando.

Ma le cose stanno un po' diverse. Mussolini nel suo scritto Il bastone e la carota, riferendo alcune sue dichiarazioni nella famosa riunione del Gran Consiglio del 24 luglio '43, ha scritto: "Sia detto una volta per tutte, che io non ho minimamente sollecitato la delega del comando delle Forze Armate operanti, rilasciatami dal Re il 10 giugno del '40. L'iniziativa di ciò appartiene semmai al maresciallo Badoglio".

Mussolini aveva ragione. Sono usciti oggi 5 documenti segreti dal Ministero della Guerra, che confermano inoppugnabilmente l'affermazione di Mussolini. (Pubblicati su Storia di un anno, Edizione La Fenice, Firenze-Roma, 1984)
I documenti sono datati e firmati da Badoglio (Capo di Stato Maggiore)  19 aprile 1940, XVIII;  3 maggio 1940, XVIII;  10 maggio 1940, XVIII. E' Badoglio a proporre al Re di delegare a Mussolini il comando delle F.A! 
E' ancora lui a comunicarlo  a Mussolini e agli Stati Maggiori. In questo modo intendeva non esporsi lui, nè far esporre il Re in caso di disfatta o eventuali responsabilità.

(Anche sull'armistizio dell'8 settembre, essendoci scritto che "l'Italia con le sue Forze Armate (!) si è arresa", Badoglio cercò di non essere coinvolto, scansando le responsabilità, essendo non nominato. Ma gli anglo-americani, capito il tipo, il 9 ottobre con un protocollo di modifica, cambiarono la frase con "la resa dell'Italia senza condizioni sono state accettate e firmate dal Maresciallo Badoglio, capo del Governo italiano" - Sicchè la resa era trasferita dalle forze armate al Maresciallo, senza più ombre di dubbio).

Fu dunque (apparentemente) accordato e confermato (inequivocabilmente) il comando a Mussolini da Vittorio Emanuele III, giunto l'11 giugno in zona operazioni, con un proclama ben chiaro.

" " L'articolo 5 dello Statuto del Regno sancisce che "al re solo appartiene il potere esecutivo; egli è il capo supremo dello Stato; comanda tutte le forze di terra e di mare; dichiara guerra".
"Soldati di terra, di mare e dell'aria! Capo supremo di tutte le forze armate di terra, di mare e dell'aria, seguendo i miei sentimenti e le tradizioni della mia Casa, come venticinque anni or sono, ritorno tra voi. Affido al capo del Governo, duce del fascismo, primo maresciallo dell'Impero, il comando delle truppe operanti su tutte le fronti. Il mio primo pensiero vi raggiunge mentre, con me dividendo l'attaccamento profondo e la dedizione completa alla nostra Patria immortale, vi accingete ad affrontare, insieme con la Germania alleata, nuove difficili prove con fede incrollabile di superarle. Unito a voi come non mai, sono sicuro che il vostro valore patriottico del popolo italiano sapranno ancora una volta assicurare la vittoria alle nostre armi gloriose" Vittorio Emanuele. 11 giugno 1940. N.  5569 di protocollo. " "


Ecco quanto aggiunse l'agenzia Stefani nel comunicato stampa nel diffondere il proclama: "Detto proclama, che è uno dei mezzi di manifestazione della volontà del capo dello Stato, costituisce l'unico atto con il quale la Maestà del re e imperatore ha attribuito al capo del Governo, Duce del fascismo, primo maresciallo dell'impero, il comando delle truppe operanti su tutti i fronti.
Alla stregua degli atti di cui sopra, la situazione venuta a risultare è la seguente.
Il Re, in virtù della norma statuaria anzidetta, ribadita nella prima parte del suo proclama, lì dove dice  che "capo supremo di tutte le Forze Armate...torna fra i soldati come venticinque anni or sono", è il comandante supremo di tutte le Forze Armate. Mentre il Duce è comandante delle truppe operanti su tutte le fronti, per delega di S.M il re". 
(chi delega insomma comanda, e il delegato è sempre un suo sottoposto - Ndr -
Ma
l'agenzia Stefani ignorava la lettera di Badoglio di cui ci parla Dino Grandi - vedi più avanti)

A conferma di quanto sopra:

"Il ministro degli Esteri Ciano alle ore 16,30 del 10 giugno, all'ambasciatore di Francia ha fatto la seguente comunicazione.  "Sua Maestà il Re e Imperatore dichiara (la dichiara lui, non Mussolini; che non ha il potere di farlo - Ndr.) che l'Italia si considera in stato di guerra con la Francia a partire da domani 11 giugno. Alle ore 16,45 ha convocato l'ambasciatore di Gran Bretagna, gli ha comunicato in termini identici lo stato di guerra con il suo Paese".
(Il testo, fedelmente riportato, è apparso su tutti i giornali della nazione).
Mussolini insomma era il comandante delle truppe operative ma non il comandante supremo delle Forze armate.
Ci resta però questa inquietante intervista fatta a Dino Grandi e apparsa il 10 aprile 1966 su Epoca:
Ricordando la Riunione del Gran Consiglio nella notte del 24 luglio 1943, così scrive Dino Grandi: " ...La discussione si protrasse per due ore e Mussolini non mancò di creare un'atmosfera drammatica rivelando un particolare da noi sino allora ignorato, la lettera del maresciallo Badoglio in data 3 maggio 1940, con cui Badoglio nella sua responsabilità di capo di Stato Maggiore generale, proponeva di togliere al Re le prerogative e le responsabilità di Capo Supremo di tutte le Forze Armate in guerra, attribuendo questo comando solo a lui; a Mussolini. Questa rivelazione produsse nell'assemblea la più penosa impressione. Farinacci (*) ne approfittò per mettere in stato d'accusa i generali che circondavano Mussolini."
Ovviamente il Re ignorava l'esistenza di questa lettera. E non sa ovviamente che un'altra proposta di "metterlo da parte" verrà poi fatta da Badoglio nel corso dei suoi due anni di governo (nel 1944).

1940-41 - Guerra in Grecia. Badoglio nella sua posizione di massima carica militare è ovviamente chiamato a condurre la campagna greca-albanese, dopo una riunione dove fu decisa l'intrevento in Grecia
VEDI QUI ).
Nella prima fase della guerra i risultati e i rovesci furono durissimi e perfino umilianti.
Sulla stampa Badoglio viene attaccato dal potente Farinacci che attribuisce a Badoglio i clamorosi insuccessi. Vengono chieste le dimissioni, che Badoglio ignora. Poi il 26 novembre manda lui la lettera di dimissioni ma pochi giorni dopo chiede di ritirarle. Troppo tardi, il 4 dicembre viene destituito dalla carica di Capo di Stato Maggiore, silurato. Gli si preferisce il generale UGO CAVALLERO. Badoglio questo nome se lo lega al dito. (vedi più avanti)

Quella destituzione in Grecia, e la sostituzione con Cavallero, fu un'umiliazione per Badoglio; ma per nulla rassegnato, l'esonero lo utilizza molto bene per fare la vittima. In questa forzata inattività utilizza la sua migliore carta che giocherà nel complotto (nonostante gli stretti controlli della polizia fascista) per la destituzione di Mussolini il 25 luglio. E sarà prprio lui a prenderne il posto.

1943 - GIUGNO (mancano solo pochi giorni alla destituzione di Mussolini)- Affamato di titoli, insiste con Mussolini perchè interceda presso il Re per avere il Collare dell'Annunziata. Vittorio Emanuele alla richiesta di Mussolini, rifiuta. Ma poi inspiegabilmente dopo due giorni cambia opinione; il Re, Badoglio lo manda a chiamare personalmente e gli conferisce l'alta onorificenza.  Badoglio diventa così il cugino del sovrano (ed è pronto a fare con lui il "golpe" del 25 luglio e.... a vendicarsi di tutti i torti con i suoi "nemici").

1943 - 25 LUGLIO - Entrato quindi nelle grazie del Sovrano, alla caduta del fascismo rientra nella vita attiva del Paese come Capo del Governo. E' lui a leggere alla radio il famoso proclama con alla fine le famose parole "la guerra continua e l'Italia resta fedele alla parola data (*) " ma dice anche "chiunque turbi l'ordine pubblico sarà inesorabilmente colpito". Le manifestazioni popolari di ogni genere (politiche ma anche per la fame) non mancano; ma lui  tenendo fede a questo impegno le reprime con estrema durezza. (Le vedremo più avanti).
(*) Dunque la guerra dell'Italia alleata ai tedeschi CONTRO gli anglo-americani, dal Re e da Badoglio veniva confermata. E se questa guerra l'aveva -come più volte si è detto- voluta Mussolini, ora anche senza Mussolini la guerra ai "NEMICI" anglo-americani dunque proseguiva. (!!!)

Badoglio sosterrà sempre (anche nelle sue memorie) che non c'entrava nulla lui con la destituzione di Mussolini. Che fino a poche ore prima non aveva la minima idea che il sovrano gli affidasse il Governo. Mentre sappiamo oggi che fin dal 16 luglio si era incontrato con il Re, con il generale Ambrosio, e che Badoglio propose un suo Governo con la collaborazione di Orlando e Bonomi. Inoltre il 24 mattina ricevette la visita di Acquarone, Ambrosio e Castellano, per riferire quanto sarebbe accaduto il giorno dopo, e con già in mano il testo che farà stampare su disco da mandare alla radio a cose avvenute. Visita ripetuta il 25 mattina da Acquarone, per dirgli l'ora fatidica e di tenersi a disposizione del Re.

1943 - 3 SETTEMBRE - Il rappresentante del "Governo Badoglio" generale CASTELLANO, a Cassibile, dopo mesi di segrete trattative (ma non molto segrete per Hitler) aveva già firmato l'armistizio con gli alleati. Ma non era un armistizio ma era una "RESA" incondizionata dell'Italia. Perentoria la consegna agli alleati delle tre armi: Esercito, Marina, Aviazione. Ripetiamo: non era dunque un armistizio ma una resa!
E non era per nulla l'Italia "alleata" perchè nei campi di concentramento dove erano rinchiusi gli italiani questi furono liberati solo nel tardo 1945 e inizio '46. E non era nemmeno "cobelligerante" perchè le tre Armi dovettero consegnare navi, aerei e le armi in dotazione (con cosa belligeravano?).

Si tiene ancora segreto l'accordo (la "Resa") , ma proprio nello stesso giorno, al mattino, BADOGLIO  tranquillizza l'ambasciatore tedesco RAHN che assieme a Hitler nutre qualche sospetto sulla fedeltà dell'alleato.
Badoglio risponde risentito: "Sono il piu' vecchio generale d'Italia, mi chiamo Badoglio, mi riesce incomprensibile la diffidenza di Hitler; vi do' la mia parola d'onore ( !!!! ) che marceremo con voi fino in fondo, abbiate fiducia".  (!!!)
Come molti altri italiani di questo ventennio, la vocazione di Badoglio non smentiva la sua vocazione alle trame sotterranee. Lui era il maestro riconosciuto degli intrighi. E con questi, come abbiamo visto sopra, si ricoprì di onori in una misura senza precedenti nella storia militare. Malgrado le accuse (molto pesanti e circostanziate) di incapacità e di disfattista, alla fine era sempre lui il "vincitore della sconfitta". Sempre presente all'ultimo colpo di cannone; sparato dall'altra parte però.

Fu ritenuto responsabile alla Grande guerra della disfatta di Caporetto (vedi più avanti)  ma silurato Cadorna e Capello, lui inspiegabilmente fu nominato Capo di S.M., e sara' lui a trattare l'Armistizio a Villa Giusti. Lì colse il suo primo successo di una "sconfitta". Quella che passò alla storia come la "vittoria mutilata".
Lui a dare l'appoggio per stroncare le velleità irredentiste dannunziane a Fiume appoggiando la decisione di prendere il Vate a cannonate per farlo sloggiare.

Alla Marcia su Roma, rimase scandalizzato perchè il Re e Facta avevano rifiutato - contro Mussolini - lo stato d'assedio, mentre lui andava affermando: "io con una dozzina di arresti e un atteggiamento energico avrei risolto subito quella faccenda" (andò sui giornali questa frase) , ma poi accettò (e fu lui a sollecitare la nomina) già nel 1925 di diventare il nuovo Capo di S.M. di Mussolini,  nonostante le camice nere che erano sfilate  il 31 ottobre del '22 gridassero "Abbasso Badoglio". "Badoglio traditore", oltre al resto. Inoltre sul tavolo di Mussolini il 4 aprile del 1925 arrivò  una terribile accusa per Badoglio; addirittura di diserzione alla famosa battaglia di Caporetto.
Era del deputato Rotigliano che scriveva -oltre la pesante accusa- questa profetica lettera:


"Oggi alla Camera  si parlava insistentemente della nomina del generale Badoglio a capo di Stato Maggiore dell'Esercito. Mi auguro che la voce sia infondata. Ho avuto occasione di conoscere in guerra il generale Badoglio e di seguire molto da vicino la sua azione. Posso assicurarle che non ha le doti di carattere indispensabili per essere posto a capo dell'Esercito. Molti sanno che Badoglio è il maggior responsabile di Caporetto, ma pochi conoscono il contegno ignobile tenuto da lui l'indomani della disfatta, quando abbandonò senza comando, sulla sinistra dell'Isonzo, tre delle quattro divisioni del suo ventisettesimo Corpo d'armata per correre ad Udine e a Padova ad assicurarsi la impunità e a brigare per la sua nomina a sottocapo di Stato maggiore. E' un uomo di un'ambizione insaziabile. Se si trovasse a capo dell'Esercito sono sicuro che egli approfitterebbe della carica per tentare la scalata al Governo. Io non ho candidati da proporre; confermo, anzi, che dei generali più in vista, nessuno secondo me, dà sufficienti garanzie di fedeltà al nostro regime. Ma sotto questo aspetto, Badoglio sarebbe certamente il peggiore di tutti. Perdoni Eccellenza, se ho creduto mio dovere esprimerle un convincimento che è frutto di una mia personale diretta conoscenza di avvenimenti, dei quali potrei, quando ella lo desiderasse, darle prova, e voglia gradire l'attestazione della mia devozione immutabile". PS. Badoglio tentò, mediante un telegramma falsificato, di fare apparire di essere stato trasferito ad altro Comando, prima dello sfondamento del suo Corpo d'armata". E. Rutigliano. (Mussolini; Storia di un anno; Il tempo del bastone e della carota; pag. 132, Ediz La Fenice, Firenze-Roma, 1984).

Ma ricordiamo che già nel 1919, da Villar Pellice, il 12 settembre così si difendeva il silurato Cadorna, scrivendo al direttore di Vita italiana.
" La Gazzetta del Popolo  ha pubblicato ieri le conclusioni dell'inchiesta su Caporetto.  Si accollano le responsabilità a me e ai generali Porro, Capello, Montuori, Bongiovanni, Cavaciocchi e neppure si parla di Badoglio, le cui responsabilità sono gravissime. Fu proprio il suo Corpo d'armata (il ventisettesimo) che fu sfondato di fronte a Tolmino, perdendo in un sol giorno tre fortissime linee di difesa e ciò sebbene il giorno prima (23 ottobre) avesse espresso proprio a me la più completa fiducia nella resistenza, confermandomi ciò che già aveva annunciato il 19 ottobre al colonnello Calcagno, da me inviatogli per assumere informazioni sulle condizioni del suo Corpo d'armata e sui suoi bisogni. La rotta di questo Corpo  fu quella che determinò la rottura del fronte dell'intero Esercito. E il Badoglio la passa liscia! Qui c'entra evidentemente la massoneria e probabilmente altre influenze, visto gli onori che gli hanno elargito in seguito. E mi pare che basti per ora!".

Le altre influenze erano  indubbiamente quelle della monarchia. Quindi fin dal 1919. (Ib. pag. 133).

Sempre a proposito di "questa"  Caporetto, sono depositati al Museo della guerra di Milano i tre manoscritti inediti del generale Caviciocchi, consegnati dalla figlia a Mussolini a mezzo del generale Segato, da rendere pubblici dopo quindici anni dalla consegna.

Pochi mesi dopo la lettera di Rutigliano, cioè il 7 novembre del 1925, ci fu l'attentato a Mussolini compiuto dall'ex deputato  Tito Zaniboni. Badoglio che nel frattempo ha ottenuto proprio nel '25 la carica di Capo di Stato Maggiore, così scriveva a Mussolini:
"Eccellenza, quale Capo di Stato maggiore e collaboratore fedele del Governo nazionale, di fronte alla conferma che l'ex deputato Zaniboni, nel momento del suo criminoso tentativo, indossava la divisa di maggiore degli alpini, sento il dovere di protestare indignato in nome di quanti indossano l'uniforme di soldato d'Italia contro l'atto esecrando di chi, dimentico delle leggi dell'onore, cercò coi segni delle benemerenze del passato di rendere possibile la perpetrazione del più vile e odioso dei misfatti. Dio ha protetto Vostra Eccellenza e l'Italia. Nel palpito della nazione che in questi giorni vibrante di commozione e di esultanza le si è pressata affettuosamente d'intorno, vostra Eccellenza avrà certo riconosciuto e sentito vicino il cuore di quanti portiamo le armi al servizio della Patria. e, nel nome augusto del re, le siamo ossequientissimi e devoti. Suo devotissimo Badoglio".

Fa una certa impressione a distanza di quasi vent'anni, sentire dalle labbra del maresciallo parlare "delle leggi dell'onore". Ma ancora più impressione sapere che fra i primi collaboratori del Governo del Sud, a Bari dopo l'8 Settembre, sia stato chiamato al suo fianco proprio il fallito attentatore di Mussolini del 1925!!! E che per questo da lui era considerato un eroe: Tito Zaniboni!
A Tito Zaniboni, Badoglio gli affidò il neonato Commissario per l'epurazione dei fascisti dagli uffici pubblici (la lettera sopra di Badoglio suona beffarda).


Nel 1940 era contrario con Ciano all'entrata in guerra a fianco della Germania di Hitler, poi con Mussolini cambiò atteggiamento, partecipò a quella guerra inutile sul confine francese, e finì poi a presiedere il suo secondo ("mutilato" e "osceno") Armistizio con la Francia. Colse anche qui il "successo di una sconfitta". Infatti l'Italia non ottenne nulla; solo una briciola, un anonimo porto in Africa.
Poi  gli andò ancora più male sul fronte greco albanese. Qui contrariamente a quanti scrivono che era contrario, Badoglio invece era inizialmente favorevole. Nella riunione del 15 ottobre 1940, alle ore undici nella sala di lavoro di Mussolini a palazzo Venezia (esiste il -Verbale Segreto- documento stenografico del segretario Colonnello Trombetti; presenti Ciano, Soddu, Jacomoni, Roatta, Visconti Prasca, Badoglio)

Risulta che alla riunione non era nemmeno presente un rappresentante della Marina.  Badoglio propose l'occupazione dell'intera Grecia, sostenendo che  "non dobbiamo fermarci all'Epiro (prevista l'occupazione in 10-15 giorni. Ndr.)  ma occupare la Candia e la Morea; le forze avversarie non dovrebbero presentare molte difficoltà e non sembra probabile  uno sbarco inglese a Salonicco".
Visconti Prasca aggiunse: "Lo stato d'animo dei greci è profondamente depresso, non è gente che sia contenta di battersi".... "Questa operazione potrebbe consentirci di liquidare tutte le truppe greche" ..."è stata preparata fin nei minimi dettagli, ed è perfetta. Lo spirito delle truppe è altissima, l'entusiasmo al massimo grado; l'unica manifestazione di indisciplina è quella di eccesso di ansia di voler andare avanti e di voler combattere"... L'operazione è stata preparata in modo da dare l'impressione di un rovescio travolgente in pochi giorni".  (lettere e documenti segreti. Kink Feautures Syndacate - New York - 1946)

Ma non era così semplice. Le cose si misero subito male. Iniziata in ottobre l'invasione con tre giorni di ritardo, già in novembre (con l'inverno alle porte) ci fu l'ordine di ripiegare. Il 3 dicembre l'esercito greco (quello che "non era contento di battersi") sferrava la controffensiva, e Mussolini fu costretto a chiedere la collaborazione tedesca che si protrasse per tutta la primavera inoltrata del '41. (sconvolgendo tutti i piani di Hitler che si stava preparando in maggio per l'invasione in Russia, fino allora tenuta segreta a Mussolini. Un ritardo che fu poi fatale a Hitler, che aveva previsto l'arrivo al Cremlino nell'estate. Fu del resto costretto perchè non poteva di certo lasciarsi alla spalle una Grecia in mano agli inglesi).

Farinacci attacca pesantemente  sul suo foglio Regime fascista Badoglio per gli insuccessi della campagna greca. Il maresciallo il 4 dicembre è costretto a dimettersi, sostituito dal generale Ugo Cavallero.(qui cominciò ad odiarlo e a covare la vendetta - dopo il famoso 25 luglio lo farà arrestare per antiamericanismo e collaborazionismo con i tedeschi, poi l'8 settembre prima di lasciare Roma lo fa liberare, ma lascia sulla sua scrivania il memoriale di Cavallero dove si difendeva dall'accusa evidenziando che lui era sempre stato uno sfegatato antitedesco. Quelle pagine finiscono in mano a KESSELRING che lo fa subito arrestare; ma in carcere viene ritrovato morto con un colpo di pistola alla tempia destra. Giustificazione: suicidio. Il curioso è che Cavallero era mancino e non aveva mai impugnato nella sua vita una pistola con la mano destra. Inoltre sembra molto singolare che a un prigioniero gli si lasci una pistola !

1943 - Badoglio sembrava un uomo finito, quando nel 1943, il 25 luglio, eccolo a 72 anni, risorgere dall'oblio. Poi l'8 settembre, in pantofole e pigiama, persino infastidito (non) trattò la difesa di Roma (che a molti sembrò una vera e propria consegna di Roma ai tedeschi. In effetti a consegnarla fu il genero del Re, Calvi di Bergolo).
(vedi le pagine della resa di Roma, e i comunicati di Bergolo > >
Infatti Badoglio con gli stivali delle sette leghe e insieme tutti i Savoia e il Quartier Generale, se la diede a gambe, verso Chieti (non a Pescara!). Il caso vuole, proprio a casa di chi scrive queste note, cioè a Palazzo Mezzanotte.
In fuga !!! non prima di aver messo in salvo in Svizzera la figlia e la nuora , due giorni prima (il 7 settembre), qui nell'immagine a passeggio per le vie di Losanna. E dopo aver prelevato:
Risulta agli atti del processo al governatore della Banca d'Italia Vincenzo Azzolini, celebrato nel dicembre del '44, che Badoglio abbia ritirato "in quattro distinti prelevamenti gran parte dei 24 milioni depositati dalla presidenza del Consiglio".
Durante l'agitata notte tra l'8 e il 9 settembre, quando era stato deciso la fuga e l'abbandono di Roma, Badoglio fu visto che aveva con se una valigetta, che andò "misteriosamente perduta". (Chi ci vuol credere è libero di farlo). Del contenuto sarà lo stesso Badoglio a fornire più tardi in una lettera autografa scritta a Bonomi, il 12 giugno 1944. "Quella sera io avevo con me una valigia contenente oltre le mie sostanze (!!!) anche le seguenti somme dello Stato: 10 milioni di lire italiane, 800.000 Franchi svizzeri in contanti e un vaglia di 200.000 sempre in Franchi svizzeri. Nella confusione della partenza io ho dimenticato la valigetta". (!!!!!)
Nell'ambiguità gli andò ancora una volta bene: poi sbaragliando (con la repressione) i suoi  avversari militari, riuscì perfino a impedire alle forze politiche di intervenire democraticamente nella guida del governo e a impedire a queste forze di costituirsi. Infatti non revocò le disposizioni (fasciste) che erano contro la costituzione dei partiti; non abolì neppure le leggi razziali; stroncò con l'esercito ogni manifestazione contro il suo governo e anche quelle (ma solo populistiche) contro il carovita e la borsa nera.

La repressione  della forza pubblica durante le varie dimostrazioni popolari fu dura, Badoglio colpì con estrema durezza. Vi furono in varie città 93 morti, 356 feriti, 3500 condanne, 30.000 arresti.
Il paradosso fu poi che chi volle restare fedele al giuramento fatto in precedenza al Re (che nel Nord non era decaduto - dentro nella RSI), veniva considerato "un fascista" da bandire. Ma nel Sud pure, i bandi di coscrizione erano nella sostanza gli stessi, e la renitenza e la diserzione  in entrambe le due italie venivano colpite. Il primo non era considerato un effettivo governo voluto dal popolo perchè in mano tedesca (ma statuariamente era ineccepibile), e l'altro pure perchè in mano a un "fantoccio" voluto dallo stesso Re o meglio dai nuovi alleati; un sovrano che non aveva mai cessato fin dall'inizio del fascismo di essere il Capo delle Forze armate; compreso il giorno in cui nel 1940 l'Italia entrò in guerra accanto a Hitler. Fu lui a firmare la dichiarazione di guerra, non Mussolini, cui delegò solo il comando perchè lui - disse - era vecchio. Famosa la sua frase che andava ripetendo in giro nei quartieri generali nei giorni precedenti "gli assenti hanno sempre torto". E altrettanto famosa la sua intenzione di "scendere in campo in mezzo a voi". Cosa che fece, subito,  il mattino dopo; il giorno 11 era già in Piemonte a fare i proclami che riportiamo in altre pagine. (Mussolini dopo aver fatta la dichiarazione di guerra, il Re apparve al balcone del Quirinale già in divisa e con la bustina sul capo; pronto a partire poer il fronte).  

Dopo l'8 settembre, la lotta fratricida quindi avveniva solo nella plebe ignorante, strumentalizzata da entrambi i due governi. Mentre nei posti chiave, in tutte le istituzioni, nelle prefetture, nella polizia, nella magistratura,  nei giornali, nelle banche, nelle industrie, rimasero al loro posto tutti; pur notoriamente compromessi con una fazione o con l'altra; ex fascisti, malvisti da nuovo Governo del Sud e antifascisti malvisti dallo stesso Badoglio, sia nel sud che nel nord. 
Certi soggetti c'erano prima, durante, dopo il 25 luglio e l'8 settembre, e rimasero al loro posto anche dopo il 25 aprile. Stragi di "Personaggi" nei "Palazzi" non ce ne furono; di "poveri disgraziati"   invece molte. Una mattanza fratricida (italiani contro italiani) fino al  luglio del 1945, che si concluse con la strage di Schio (il 7 luglio del '45!).

Il capolavoro di Badoglio doveva essere l'8 settembre; pensava persino di liquidare la dinastia Savoia, il Re e tutti i suoi avversari. Infatti chiese poi l'abdicazione del Re; e Vittorio Emanuele si accorse troppo tardi con chi aveva a che fare: "vuole comandare quel Badoglio solo lui".
Per il desideriodi Badoglio di sostituirsi al Re....
vedi le pagine nella SECONDA PARTE DI RE VITTORIO EMANUELE > >
Il compimento di queste ultime operazioni molto ambigue di Badoglio si infranse poi l'8 giugno del 1945, con una decisione del CLN che lo trasformarono da primo ministro a semplice pensionato di lusso.

Quando TAYLOR, il coraggioso ufficiale che per primo entrò in forma clandestina in Italia e scese a Roma per conferire con Badoglio, Taylor uomo energico, comandante di un altrettanto impavido reparto, quello dei paracadutisti che doveva scendere su Roma e che incontrò Badoglio in piena notte il 7 settembre, rimase impressionato di vedere e di dover trattare la sorte dei suoi valorosi uomini -oltre che di Roma e dell'Italia- con un uomo decrepito come quello che gli stava davanti, in pigiama e pantofole dentro la sua villa dorata, sfuggente, ipocrita e ambiguo. Quando due giorni dopo gli dissero che era fuggito, Taylor  fece lo stesso identico commento di Hitler "da quell'uomo non c'era da aspettarsi altro".
In quella notte (7-8 sett) Taylor, voleva esaminare con Badoglio e i generali dello Stato Maggiore le condizioni dell'aviosbarco e le misure da prendere per renderne possibile l'esecuzione. Mentre già al largo di Salerno si stavano concentrando i mezzi da sbarco.
Nell'incontro nella notte del 7-8 settembre con Taylor, Badoglio gli dichiara l'assoluta impossibilità di far combattere le forze armate che lui aveva a disposizione su Roma; che i depositi di carburante erano vuoti e che gli aeroporti erano occupati dai tedeschi (ma non era vero !! gli uni erano pieni e gli altri i tedeschi li occuparono il 10 settembre, quando Calvi di Bergolo consegnò loro Roma ed emise il proclama che "sarebbero stati considerati nemici della Patria chi non giurava e non si univa ai tedeschi").
I tedeschi confesseranno in seguito, di aver creduto difficile l'operazione del disarmo e la cattura degli italiani ribelli, non "così facile".
Al processo per la mancata difesa di Roma, Badoglio disse "per non fare diventare i reparti italiani bersaglio dei bombardieri (anglo-americani)". Falso !! perchè sapeva da Taylor che gli alleati non avrebbero bombardato Roma e nemmeno era previsto un grande sbarco nelle vicinanze (e anche quello a Salerno era inferiore rispetto a quello assicurato a Castellano - che dirà in seguito "se lo avessi saputo non firmavo"). Taylor aveva intenzione e messo in programma per il giorno 8 solo un aerosbarco di paracadutisti per impossessarsi innanzitutto degli aeroporti romani; la cosa più importante, era quella di provocare un forte effetto psicologico alle truppe italiane. Sapere che erano piombati dal cielo gli americani a Roma (in qualche modo, poco o tanti), l'effetto sarebbe stato non solo incoraggiante ma dirompente, si sarebbe sentito protetto anche il romano più fifone.
Se era psicologicamente incoraggiante per gli italiani non lo era affatto per i tedeschi; infatti, tutto lo stato maggiore tedesco dopo la fuga delle alte cariche dello Stato italiano, in previsione di un grande sbarco anglo-americano stava abbandonando Roma per non farsi mettere in trappola da reparti italiani circa tre volte ai tedeschi superiori, oltre le supposte forze anglo-americane sbarcate che si sarebbero unite.
KESSELRING (lo racconta lui nelle sue memorie) alle 3 di notte dello stesso giorno ricevette un fono da Hitler. "Tieniti pronto a rientrare, dall'Italia smobilitiamo, e arretriamo, non voglio farmi prendere in trappola."

RAHN,  durante la notte (dall'8 al 9 dopo aver ricevuto anche lui il fono di Hitler che abbiamo già citato) in fretta e furia, bruciando tutti i documenti del comando, con i suoi reparti aveva già abbandonato la capitale ed era giunto a Firenze, e alcuni Reparti addirittura quasi Bologna.
"Rientravo da Pratica a Mare con Skorzeny, a Roma, quando arrivammo a Via Veneto ci trovammo in mezzo a una folla che inneggiava la pace. Seppi così dell'armistizio. Raggiunsi al comando Kappler che assieme ad altri ufficiali distrussero codici e documenti, fecero a pezzi le radio ricestrasmittenti scaraventandole dalle finestre e, in colonna con cinque sei automobili, infilata la via Cassia abbandonammo Roma, dirigendoci verso monte Soratte"
(memorie di Priebke; Mario Spataro, Dal caso Priebke ai nazi gold; Ed Settimo Sigillo, 1999, pag. 340).
Ma il mattino del 9 (mentre il Re & C. erano fuggiti all'alba) furono fermati e tutti fecero marcia indietro e ritornarono a Roma per dare man forte a KESSELRING rimasto nella capitale, contando sui rinforzi che sarebbero subito sarebbero giunte a valanghe dal Brennero. (il piano '"Alarico" cioè la discesa dal Brennero di 22 divisione da tempo in allerta era già scattato alle ore 18 della sera del giorno prima. Da Verona bastava raggiungere la Romea, e di qui proseguire con l'Adriatica fino a Pescara e quindi Roma).
I tedeschi di Rahn, riaffluirono in forze sulla capitale, presero posizione, disarmarono le caserme (queste non avevano ancora capito il dramma che andavano incontro), affrontarono alcuni gruppetti di insorti, ed ebbero il giorno dopo (il 10) in "regalo" l'occupazione incontrastata della capitale che durerà fino al 5 giugno del 1944. (vedi la FUGA E LA RESA DI ROMA > > >

Roatta e Badoglio parlando con Taylor erano stati proprio loro due a scoraggiare l'aviosbarco sulla capitale giungendo perfino a suggerire di rinviare lo sbarco a Salerno. L'aviosbarco su Roma fu così annullato da Taylor oltre che per la diffidenza nei confronti di Badoglio, anche perché era solo una missione di supporto. Quanto allo sbarco mica però potevano gli anglo-americani fermare quello di Salerno ormai già operativo in alto mare - Una richiesta del genere da un generale come Badoglio era piuttosto ingenua oltre che priva di acume militare.  
Dunque per la fuga, Re, Badoglio e tutto lo Stato Maggiore, trovarono conveniente affidarsi più ai tedeschi che agli americani.
TAYLOR era stato del resto profeta all'incontro notturno con Badoglio: dirà "tergiversava" e l'americano fu con loro due perfino sarcastico  "sembra che avete più paura di noi che dei tedeschi". Gli erano bastati pochi minuti per capire con chi aveva a che fare. Ma non immaginava  che Badoglio sarebbe arrivato fino a quel punto. Cioè che  da lì a poche ore avrebbe preso la via della fuga, con tutti i generali che aveva a disposizione a Roma, lasciando l'esercito allo sbando.
Badoglio e Carboni avevano sconsigliato Taylor di fare l'aviosbarco sugli aeroporti perchè dissero "sono pieni di tedeschi". Mentre oggi sappiamo dalle memorie di
RAHN e KESSELRING "....nella notte del 7 stavamo tutti lasciando Roma.... ma diedi l'ordine a tutti gli automezzi che avevo a disposizione di andare avanti e indietro continuamente per dare l'impressione che eravamo in tanti; e il trucco a quanto pare funzionò".
Un generale farsi prendere in giro così, è perfino grottesco

Torniamo indietro...
Il giorno 3, mentre Castellano firmava, Badoglio  in un incontro al mattino alle ore 9,30 con l'Ambasciatore tedesco a Roma RAHN, che forse ha sentore di cosa sta accadendo,  chiese con apprensioni qual'era l'atteggiamento dell'Italia, "perchè Hitler è sospettoso, vuole sapere cosa sta bollendo in pentola". 
Badoglio lo tranquillizza : "Sono il piu' vecchio generale d'Italia, mi chiamo Badoglio, mi riesce incomprensibile la diffidenza di Hitler; vi do' la mia parola d'onore ( !!!! ) che marceremo con voi fino in fondo, abbiate fiducia". (!!!)
Anche VITTORIO EMANUELE III presente al colloquio, ribadisce la fedeltà e la lealtà nei confronti dell'alleato "Dica al Furher che l'Italia non capitolerà mai, è legata alla Germania per la vita e per la morte" .

Badoglio, il Re, lo Stato Maggiore, ritardano per cinque giorni il comunicato, poi
l'8 SETTEMBRE  alle ore 19,45, Badoglio dà l'annunzio alla radio.
Ma Radio Algeri  alle ore 17,30 ha già reso pubblico il testo di Eisenhower in tutto il mondo, e alle alle ore  18 è lo stesso Eisenhover a confermarlo con poche parole:
 " The Italian Government has surrendered its Armed Forces unconditionally"
"Il Governo italiano ha dato ordine alle sue forze armate di arrendersi senza condizioni".

Liquidato, defenestrato, screditato, Badoglio ebbe anche l'arroganza di dire in modo sprezzante ai presenti in quel famoso 8 giugno 1945 al CNL: "Voi siete qui non perche' voi, che eravate nascosti o chiusi in conventi abbiate potuto fare qualcosa; finora, chi ha lavorato, assumendo le piu' gravi responsabilità, è questo militare che non appartiene a nessun partito". 

Andò poi a ritirarsi nella sua principesca villa e nelle sue tenute: i doni ricevuti dal fascismo. Morì nel 1956 a 85 anni. Nel lusso, ma solo! Metà Italia lo disprezzò, l'altra metà tacque, solo alcuni lo difesero.
L'onore non glielo tolsero affatto, lo aveva perso da solo in quella prima metà d'italia, nel Sud, ma anche con l'intera Italia nella tragedia.
Molte migliaia di italiani calati nella tomba devono a lui il regalo di una pallottola al cuore e alcuni sulla schiena. Soprattutto quelli messi in fila uno per uno a Cefalonia e a tante altre, nell'ambiguo 8 settembre, non sapendo chi dovevano combattere.
Il disprezzo dei vincitori ( gli inglesi stessi (*) ) per l'ex nemico che aveva tradito così palesemente il proprio alleato, arrendendosi vergognosamente, poi scappando lasciando l'intero esercito allo sbando, si manifestò perfino in un neologismo coniato proprio dagli stessi anglo-americani.
 
Per due anni in giro per l'Europa circolò tra gli alleati  il verbo "to do not badogliate", che appunto era sinonimo di "non fare il doppio gioco...", cioè tradire, nel loro linguaggio comune: "tradire scioccamente, tradire per il gusto di tradire", secondo l'"Oxford dictionary".
(*) ...altrettanto, l'opinione pubblica inglese (!) riteneva che l'armistizio era stato "Uno sporco tradimento nei confronti della Germania e riusciva a stento ad ammetterlo come conseguenza di un'incapacità dell'Italia e degli italiani a continuare la guerra" (Degli Espinosa, Il Regno del Sud", p.48)

E' anche dubbio il ".... valore giuridico della dichiarazione di guerra comunicata il 13 ottobre 1943 dal Governo del Sud alla Germania, giacchè tale Governo ha agito non autonomamente e nell'esercizio della propria sovranità, ma di vero e proprio "organo" delegato dalle autorità "alleate" e coi soli poteri giurisdizionali da queste assegnatigli" come sanciva l'Armistizio Lungo - art, 22, "il Governo e il popolo italiano ...eseguiranno prontamente ed efficacemente tutti gli ordine delle Nazioni Unite"
Del resto è lo stesso Badoglio a confessarlo "io e il mio governo siamo davvero ridotti ad essere semplici strumenti ed esecutori delle decisioni alleate". (Doc, - Augenti- Mastino Del Rio- Carnelutti, Il dramma di Graziani, pp.63-64, 291, 377, 378, 419, 437)

Proprio Eisenhower nelle sue Memorie, La crociata in Europa, scrive che anticipò di persona l'annuncio dell' Armistizio a Radio Algeri "perchè non mi fidavo della parola datami da Badoglio". Che infatti ritardò a diffonderlo. Ma ormai altro non poteva fare. Poi mentre il disco alla radio veniva ripetuto ogni quarto d'ora, Badoglio si stava preparando alla fuga.
Lasciando 51 divisione allo sbando con 457.000 uomini di cui 25.000 ufficiali; circa 60.000 uomini nella sola Roma. Che furono in poche ore e disarmati dai tedeschi; e chi si opponeva ucciso a cannonate (come a Trieste, o a raffiche di mitragliatrici come a Cefalonia). Una mattanza annunciata. E c'è anche il dubbio che fu voluta di proposito. (vedi Strage di Cefalonia, e anche quella di Lero).

Comunque sia, Badoglio aveva dimenticato quanto aveva affermato nel 1925 a proposito delle "leggi dell'onore" dei militari che indossano l'uniforme di soldato d'Italia".
Eppure, proprio come dopo Caporetto, pochi mesi dopo lo ritroviamo a guidare l'Italia nei suoi due anni più drammatici e tragici.
Concludiamo con un singolare apprezzamento fatto da Churchill: 
(Loewenheim- Langley- Jonas, Lettere di Churchill a Roosevelt, pag. 526, doc. 377, lettera 10 giugno 1944):  
" Badoglio é stato un utile strumento per noi quando egli ci ha consegnato la flotta a dispetto del nemico, nelle nostre mani senza incidenti".
E sul nuovo governo, affermava:
"Emergono uomini di nessun prestigio, politicanti a caccia di cariche, che si sono eletti da soli..." 
"...ci sono sei partiti che non rappresentano in alcun senso la democrazia italiana o la nazione italiana...",  "...bisogna evitare che acquisiscano credito nella pubblica opinione e tentino di sostenere gli interessi italiani in modo più energico di quanto osi fare Badoglio, ignorando tutti gli obblighi nei quali Badoglio stesso s'è già impegnato"
(ib. docum. 386).
Insomma Badoglio fu usato. E lui si era con molto zelo "impegnato" a farsi "usare".

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( ovviamente di parte )
A DIFESA DEL MARESCIALLO BADOGLIO RITENGO NECESSARIO
RIPROPORRE UNA SUA DICHIARAZIONE CHE
FECE A "ITALIA NUOVA" IL 29 MAGGIO DEL 1946:

«Si è molto discusso sull'abbandono di Roma da parte di S.M. il Re Vittorio Emanuele III e da parte mia il 9 settembre 1943. Ho già chiaramente spiegato nel mio libro i motivi che mi indussero a prendere tale decisione. Ma poiché non tutti leggeranno il mio libro intendo precisare i seguenti punti:

I - La decisione di trasferirci nel sud spettava, trattandosi di un governo costituzionale come era il mio, al capo del governo. Perciò la responsabilità di tale decisione è mia, esclusivamente mia.
Il - I capi di Stato che hanno avuto il Paese invaso si sono in tempo recati all'estero. Così il re di Norvegia, la regina d'Olanda, il re di Grecia, il re di Jugoslavia. Nessuno si è sognato di qualificare questo loro atto come fuga. Il nostro re non si trasferì all'estero ma in territorio italiano, allora non occupato né da tedeschi né da angloamericani.
(ma dirigendosi a Chieti (non a Pescara in quei giorni bombardata e rasa al suolo dagli americani il 31 agosto) dobbiamo ricordare che in quei giorni e fino al maggio del '44, la città era in mano ai tedeschi; il comando era a Palazzo Mezzanotte, dove si rifugiarono i 200 fuggiaschi, principi, conti, marchesi, militari e tutto il quartier generale, con le squadre di fascisti in piazza; e dopo aver anche requisito tutti gli alberghi di Chieti; l'albergo Sole e tutti gli altri, per gli ufficiali. Ma per far cosa?
Inoltre Roma fu consegnata il 9 settembre in mano ai tedeschi dal Conte Calvi di Bergolo, il genero del Re. Che non fu affatto arrestato, ma collaborò.
vedi le pagine della resa di Roma > >

III - Se io fossi rimasto a Roma sarei stato, con assoluta certezza, arrestato dai tedeschi, che senz'altro avrebbero provveduto alla costituzione di un nuovo governo fascista con Mussolini alla testa. Simile trattamento fu fatto ad Horty. Risultato: annullato l'armistizio e l'Italia ridotta alle stesse condizioni della Germania. Il pubblico avrebbe avuto ragione di chiamarmi sciocco, se non peggio.
IV - Andando al sud, io sono riuscito a mantenere operante l'armistizio firmato a Cassibile dal mio delegato personale generale Castellano, risparmiando così all'Italia distruzioni ben più radicali di quanto ebbe a sopportare.
V - Devo quindi ascrivere a malafede o a livore politico l'espressione "fuga di Pescara". BADOGLIO
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Tuttavia la polemica continuò per anni e anni. E segnaliamo pure l'intervento di una scrittrice, sul n. 299, ottobre 1982, di "Storia Illustrata", dopo aver letto un articolo sulla stessa rivista (la 294) di Silvio Bertoldi:
"E strano che i «moltissimi storici e testimoni di grande levatura» - come afferma Bertoldi - che sono stati severi nel "condannare" l'esodo del re da Roma e il suo trasferimento a Brindisi non ci abbiano mai detto cos'altro poteva fare; ancora più strano e altamente sospetto che abbiano sempre passato la spugna su quanto il governo Badoglio fece nell'Italia libera e sul gran bene che ne venne dal suo operato, promotore della rinascita.
Non giurerei perciò in verba magistri, non certo senza aver prima fatto una verifica rigorosissima dei motivi che condizionarono gli avvenimenti del settembre '43, e cioè: da una parte, l'ordine di Hitler - ben deciso a non lasciarsi sfuggire la preda come gli era accaduto il 26 luglio - di rovesciare su Roma la strapotenza dei suoi carri armati e della sua soverchiante aviazione sino al ricorso ai gas asfissianti, e, dall'altra il Gigantic Bluff angloamericano che ebbe la manifestazione più vistosa e dirompente nell'anticipazione della proclamazione d'armistizio e nel far mancare agli italiani la protezione assicurata.
Questi motivi - che io ho altrove documentato e su cui ancora ritornerò in un libro di prossima pubblicazione - fecero fallire il piano che Badoglio aveva studiato con Ambrosio sin dal giugno quando l'intenzione di Hitler di tenere l'Italia si era chiaramente delineata ed altrettanto chiaramente si era delineata l'intenzione angloamericana di portare la guerra sul continente italiano. Il piano, che prevedeva il capovolgimento del fronte come ultima ratio nella situazione senza sbocco in cui Mussolini aveva gettato l'Italia, sarebbe stato pronto per il 12 settembre, ed è ormai documentato che, più che i grossolani errori strategici dei comandanti di Algeri, giocò sul comportamento degli Alleati, oltre alle loro discordie interne, la volontà di una certa politica mirante a trattenere a Roma e ovunque il maggior numero di forze tedesche e a far scomparire l'Italia sotto l'occupazione annullandone l'identità onde poterla poi spartire a discrezione alla fine delle ostilità.
Il problema sollevato da Bertoldi di una irresolutezza del re con l'interrogativo se abbia avuto a cuore la sorte del suo Paese e del suo popolo più della sua incolumità personale mi sembra ingeneroso nei riguardi di un sovrano che, in giorni cruciali, mise a repentaglio la sua vita e la sorte della sua millenaria dinastia nell'estremo tentativo di salvare il salvabile. Quanto a Caviglia e alle sue sparate viscerali, lascerei tutto in sonno per carità dì patria. Vanna Vailati, Torino"

Si potrebbe anche accettare la giustificazione di Badoglio, che "...I capi di Stato che hanno avuto il Paese invaso si sono in tempo recati all'estero"; ma sembra sorvolare nel dirci che in nessuna nazione al mondo, si è mai visto un sovrano e un Capo di Governo che fugge con tutto lo stato maggiore, e lascia l'esercito allo sbando, senza ordini. E' da corte marziale!
Dopo l'incontro a Brindisi del 27 settembre dei generali alleati Bedell Smith, Macmillan e Murphy con i delegati italiani Badoglio, Ambrosio, Acquarone per mettere a punto l’incontro che il capo del governo italiano Badoglio avrà con Eisenhower, il 29 SETTEMBRE...

... a Malta, viene firmato (al "buio") il testo definitivo dell'Armistizio (detto Armistizio lungo) con alcune condizioni che non verranno rivelate fino alla fine del conflitto. Quelle applicate subito e solo nella forma verbale non sono di un armistizio, ma sono di una "resa senza condizioni" fino al punto che bisognò accettare e firmare al "buio".
E c'è nell'accettazione il controllo politico e militare del governo brindisino in carica; ci sono le forniture logistiche per proseguire la guerra contro i tedeschi con gli aiuti necessari esterni per sostenerla; e sotto l'amministrazione degli alleati va pure il controllo delle banche, la moneta (le famose "Amlire", i cambi, le relazioni commerciali, le comunicazioni, radio, telefoni, stampa, cinema, teatri. Tutte le attività del Paese. Nessuna esclusa.

Premessa: L'Italia userà sempre il termine "armistizio", mentre in effetti giuridicamente nell'annuncio di Eisenhower  (e quindi il significato pieno del termine è una "resa")
" The Italian Government has surrendered its Armed Forces unconditionally" .
"Il Governo italiano si è arreso con le sue forze armate senza condizioni")

(Questo discorso di Eisenhower lo abbiamo in originale. Lo metteremo in seguito).
(e non è un armistizio! è una resa senza condizioni!) 
(e "resa", significa consegna delle armi al nemico)
L'Italia rimase "nemica" fino al 10 febbraio 1947, quando ufficialmente fu firmato a Parigi il
Trattato di Pace" (qui le 182 pagine in originale > >
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Sono trascorsi 21 giorni dal famoso annuncio di Badoglio, dove affermava:
"....sono cessate le ostilità di tutte le forze italiane in ogni luogo.."  "...esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza..."

Non specificò la provenienza. E i primi a non capire - pur avendo cultura e mestiere - furono i suoi colleghi. Gli ufficiali superiori.  Infatti nel dubbio si diedero alla fuga, lasciando l'esercito, la marina e l'aviazione allo sbando. Il primo a scappare fu proprio lui, Badoglio!

Poi improvvisamente lo ritroveremo a capo del Governo.
Poteva esserci un'altra soluzione o un altro uomo più intelligente e più forte? Forse. Ma è anche certo che nella situazione in cui si trovava ormai l'Italia a settembre, agli anglo-americani non era gradito un uomo che avesse le due virtù sopra accennate.

 (
Churchill ci toglie ogni dubbio: " Badoglio é stato un utile strumento per noi quando egli ci ha consegnato la flotta a dispetto del nemico, nelle nostre mani senza incidenti". (Loewenheim- Langley- Jonas, Lettere di Churchill a Roosevelt, pag. 526, doc. 377, lettera 10 giugno 1944)

Conveniva insomma un uomo che facesse delle "badogliate", già note fin dalla prima guerra mondiale, poi in Abissinia, in Francia e in Grecia. Solo un uomo così  poteva firmare l'armistizio che riportiamo qui sotto.
Fra gli ufficiali alleati, ma anche in mezzo ai caporali e nella truppa, divenne persino un modo di dire denigratorio il "to do not badogliate" che è simile al nostro più popolano "non fare una cazzata".
Più che un armistizio (che significa un reciproco cessate il fuoco temporaneo) è una capitolazione incondizionata. La consegna delle armi fu infatti  una esplicita richiesta di resa, non certo un'alleanza e tanto meno una co-belligeranza (senza armi?).
In nessun punto si parla di alleanza (anche se in seguito li continueremo a chiamare "Alleati"). I prigionieri infatti non furono liberati. Gli Italiani nemici erano, e nemici rimasero.
Nè i soldati del nuovo Governo potevano essere considerati "cobelligeranti" visto che gli erano state requisite le armi, gli aerei e le navi. Un co-belligerante senza armi, aerei, navi a disposizione perchè consegnate al nemico, non è un co-belligerante. Infatti i pochi militari che Badoglio a Brindisi mise a disposizione agli alleati, furono usati da questi solo come facchini, a scaricare merci al porto. Solo molto più tardi utilizzarono alcuni reparti, ma sotto il loro comando, e dove volevano loro.

""Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 (FIRMATO IL 3) la sovranità di fatto o meglio l'autorità del potere legale fu, nella parte dell'Italia ove risiedeva il Governo legittimo (ossia quello del Re),  esercitata però dalle Potenze "alleate" "occupanti" (cioè gli anglo-americani).
Non poteva essere diversamente, dal momento che, durante il regime dell'armistizio, permaneva lo stato di guerra e l'occupante era sempre giuridicamente "il nemico".
Pertanto il Governo del Re era un governo che esercitava il suo potere, "su condicione", nei limiti assegnati dal comando degli eserciti nemici, (...) Se questi erano gli aspetti giuridici della Sovranità nell'Italia del Sud, non poteva di certo questo governo che aveva solo questa limitata potestà che le potenze occupanti gli concedevano, interferire nell'Italia del Nord e del Centro, dove gli alleati (ossia gli Anglo-americani) non erano ancora pervenuti". (Tribunale Supremo Militare di Roma, sentenza 26 aprile 1954 (infra, cap.6, nota 2), motivazione, p.859. Cfr Silvestri, Contro la vendetta, p.149).
Perfino quando il governo Badoglio dichiarò guerra alla Germania, la sua dichiarazione non era di certo autonoma. Ricordiamo che nel documento della "resa" che Badoglio aveva firmato c'era la clausola che affermava che "l'Italia sarebbe stata priva, di qualsiasi libertà e potere in materia di politica estera; essendo un Paese sconfitto (resa incondizionata) e ogni suo atto internazionale sarebbe stato soggetto al beneplacito dei vincitori".

"Più esattamente, tutti i pubblici poteri appartenevano all' AMGOT (Allied Military Government od Occupied Territory - ma il 10 novembre del '43 divenne solo AMG, omettendo  ufficiosamente le ultime due parole) dipendente dal Theatre Commander in Italy, ed all'Allied Control Commission, dipendente dal Supreme Allied Commander in Algeries. Il primo valeva per il fronte e le retrovie secondo le esigenze militari; l'altro valeva per tutto il restante territorio occupato. La completa soggezione della sovranità italiana al potere angloamericano risulta evidente dalle competenze dell'Allied Controll Commission che, a tali fini, si suddivideva in quattro sections: Political, Economy, Administrative  e Regional control and military government  che aveva altre sei subcommission (telecomunicazioni, prigionieri, guerra nazionale, esercito, marina, aviazione). (Documents of American foreign relations, VII (luglio 1944 giugno 1945), a cura di L.M. Goodrich e M. J. Carrol, ed Princeton University Press, Norwood 1947, pag. 175-179)
___________________________________

Il 29 settembre 1943 nelle acque di Malta, sul quadrato della nave britannica “ Nelson ”, si riunirono:

   * per gli “alleati”, il gen. Eisenhower, l'ammiraglio Cunningham, il gen. MacFarlane, il gen. Gorth, coi loro ufficiali;
   * per l'Italia (dopo la infelice ma provvidenziale fuga a Chieti, poi a Brindisi); il Maresciallo Badoglio, il gen. Ambrosio, il gen. Roatta, il gen. Sandalli, l'ammiraglio De Courten, coi loro ufficiali.
    Nella riunione fu discussa la dichiarazione di guerra del R. Governo italiano (del Sud) da presentare alla Germania, richiesta dagli anglo-americani attraverso il gen. Eisenhower (che l'ha suggerita, trovandosi l'Italia in una situazione giuridica del tutto anomala)
 
Ma la presentazione della dichiarazione di guerra alla Germania ufficialmente non avvenne mai; i tedeschi si rifiutarono di riceverla, proprio perchè la stessa veniva da un governo sotto costrizione, non autonomo, quindi non riconosciuto nell'esercizio della propria sovranità. - C'era del resto un precedente, avvenuto alla capitolazione della Francia il 24 ottobre 1940. E quella volta furono gli Inglesi a rifiutarsi di accettare le (ufficiali) ostilità francesi nei confronti degli inglesi, perchè il governo francese (sotto i tedeschi) veniva considerato prigioniero, quindi costretto a servire il suo vincitore contro il suo ex-alleato.) La dichiarazione di guerra dell'Italia alla Germania fu sempre considerata nulla e non avvenuta; infatti alla fine della guerra, nel trattato di pace, nessuno menziona una pace fra Italia e Germania, perchè la guerra non era stata mai (ufficialmente) dichiarata. Nè l'Italia era nelle condizioni di dichiararla, non rientrava fra i poteri e le competenze del Governo Italiano (che si era "arreso senza condizioni" agli Alleati.
Ricordiamo che nel documento che Badoglio aveva firmato (armistizio lungo) c'era la clausola che affermava che "l'Italia sarebbe stata priva, di qualsiasi libertà e potere in materia di politica estera. Essendo un Paese sconfitto ("resa incondizionata") ogni suo atto internazionale sarebbe stato soggetto al beneplacito dei vincitori".)

In tutto il periodo "armistiziale", per l'Italia gli anglo-americani erano il "nemico" e ovviamente gli italiani "nemici" degli anglo-americani,  e tali rapporti sono giuridicamente rimasti fino alla conclusione del trattato di Parigi del  10 febbraio 1947 ricordato all'inizio.
Fino a questa data vigeva il principio di uno stato giuridico che era quello di uno Stato che aveva  “intrapreso una guerra di aggressione” e "in attesa di una punizione".
Che furono poi, la mutilazioni del territorio nazionale, la rinunzia alle colonie, le riparazioni, le limitazioni della sovranità dello Stato precedente, i divieti per gli armamenti anche solo difensivi, e restrizioni di ogni genere. 
Indicate nel cosiddetto "armistizio lungo", ma che poi saranno ribadite anche nel lungo TRATTATO DI PACE che l'Italia "dovette" firmare a Parigi. Che riportiamo in altre pagine integralmente in lingua originale (184 PAGINE) 


Intanto leggiamo le condizioni aggiuntive rispetto all'"armirstizio corto" fatte a Malta il
29 settembre e il 9 novembre 1943 , con un protocollo di modifica di alcune parole che Badoglio si ostinava a non voler comprendere. Ed erano quella della "resa incondizionata", in precedenza accettata e firmata proprio da lui.
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L'armistizio "LUNGO"
o meglio dire "resa senza condizioni"
firmata da Badoglio
un vero e proprio "diktat"
Malta 29 settembre 1943
Nella riunione fu firmato l'atto definitivo della resa italiana,  intitolato “Condizioni aggiuntive della resa dell'Italia”, e integrava il primo schema di quello che era stato denominato "armistizio corto”, firmato il 3 settembre '43.
“Condizioni aggiuntive della resa dell'Italia "
     “Poiché in seguito ad un armistizio in data 3 settembre 1943, fra i Governi degli Stati Uniti e della Gran Bretagna, agenti nell'interesse di tutte le Nazioni Unite, da una parte, e il Governo italiano dall'altra, le ostilità sono state sospese fra l'Italia e le Nazioni Unite in base ad alcune condizioni di carattere militare; e poiché, oltre queste condizioni, era stabilito in detto armistizio che il Governo italiano si impegnava ad eseguire altre condizioni di carattere politico, economico e finanziario da trasmettere in seguito;

   * e poiché è opportuno che le condizioni di carattere militare e le suddette condizioni di carattere politico, economico e finanziario siano, senza menomare la validità delle condizioni del suddetto armistizio dei 3 settembre 1943, comprese in un atto successivo;

   * le seguenti, insieme con le condizioni dell'armistizio del 3 settembre 1943, sono le condizioni in base a cui i Governi degli Stati Uniti, della Gran Bretagna e dell'Unione Sovietica, agendo per conto delle Nazioni Unite, sono disposti a sospendere le ostilità contro l'Italia sempre che le loro operazioni militari contro la Germania ed i suoi alleati non siano ostacolate e che l'Italia non aiuti queste Potenze in qualsiasi modo e non esaudisca le richieste di questi Governi.

    * Queste condizioni sono state presentate dal generale Dwight D. Eisenhower, Comandante Supremo delle Forze Alleate, debitamente autorizzato a tale effetto;

   * E sono state accettate senza condizioni dal Maresciallo Pietro Badoglio, Capo del Governo italiano, rappresentante il Comando Supremo delle Forze italiane di terra, mare ed aria, e debitamente autorizzato a tale effetto dal Governo italiano.

    1 (A) Le Forze italiane di terra, mare, aria, ovunque si trovino, a questo scopo si arrendono. Esse verrano consegnate
al Comando Supremo delle Forze Alleate.

* (B) La partecipazione dell'Italia alla guerra in qualsiasi zona deve cessare immediatamente. Non vi sarà opposizione agli sbarchi, movimenti ed altre operazioni delle Forze di terra, mare e aria delle Nazioni Unite. In conformità il Comando Supremo italiano ordinerà la cessazione immediata delle ostilità di qualunque genere contro le Forze delle Nazioni Unite ed impartirà ordini alle autorità navali, militari e aeronautiche italiane in tutte le zone di guerra di emanare immediatamente le istruzioni opportune ai loro comandi subordinati.

* (C) Inoltre il Comando Sapremo italiano impartirà alle Forze navali, militari ed aeronautiche, nonché alle autorità ed ai funzionari, ordini di desistere immediatamente dalla distruzione e dal danneggiamento di qualsiasi proprietà immobiliare o mobiliare, sia pubblica che privata.

    2. Il Comando Supremo italiano fornirà tutte le informazioni relative alla dislocazione ed alla situazione di tutte le Forze Armate italiane di terra, di mare ed aria, ovunque si trovino, e di tutte le Forze degli alleati dell'Italia che si trovano in Italia od in territori occupati dall'Italia. (per la consegna totale )

    3. Il Comando Supremo italiano prenderà tutte le precauzioni necessarie per salvaguardare gli aerodromi, le installazioni portuali e qualsiasi altro impianto contro cattura od attacco da parte di qualsiasi ex alleato dell'Italia. Il Comando Supremo italiano prenderà tutte le disposizioni necessarie per salvaguardare l'ordine pubblico e per usare le Forze Armate disponibili per assicurare la pronta e precisa esecuzione del presente atto e di tutti i suoi provvedimenti. Fatta eccezione per quell'impiego di truppe italiane agli scopi suddetti che potrà essere sanzionato dal Comandante Supremo delle Forze Alleate, tutte le altre Forze italiane di terra, mare e aria rientreranno e rimarranno in caserma, negli accampamenti o sulle navi in attesa di istruzioni dalle Nazioni Unite per quanto riguarda il loro futuro stato e definitiva destinazione. In via eccezionale, il personale navale si trasferirà in quelle caserme navali che le Nazioni Unite indicheranno.

    4. Le Forze italiane di terra mare ed aria, entro il termine che verrà stabilito dalle Nazioni Unite, si ritireranno da tutti i territori fuori dell'Italia che saranno notificati al Governo italiano dalle Nazioni Unite e si trasferiranno in quelle zone che verranno indicate dalle Nazioni Unite. Questi movimenti delle Forze di terra, mare e aria verranno eseguiti secondo le istruzioni che verranno impartite dalle Nazioni Unite e in conformità degli ordini che verranno da esse emanati. Nello stesso modo, tutti i funzionari italiani lasceranno le zone notificate, eccetto coloro ai quali verrà dato il permesso di rimanere da parte delle Nazioni Unite. Coloro ai quali verrà concesso il permesso di rimanere si conformeranno alle istruzioni del Comandante Supremo delle Forze Alleate.

    5. Nessuna requisizione, appropriazione, od altre misure coercitive potranno essere effettuate dalle Forze di terra, mare ed aria e da funzionari italiani nei confronti di persone o proprietà nelle zone specificate nel capoverso n. 4.

    6. La smobilitazione delle Forze italiane di terra, mare ed aria in eccesso del numero che verrà notificato, dovrà seguire le norme stabilite dal Comandante Supremo delle Forze Alleate.

    7. Le navi da guerra italiane di tutte le categorie, ausiliarie e da trasporto saranno riunite, secondo gli ordini, nei porti che verranno indicati dal Comandante Supremo delle Forze Alleate, ed ogni decisione in merito a dette navi verrà presa dal Comandante Supremo delle Forze Alleate.

ANNOTAZIONE.- Se alla data dell'accordo, l'intera flotta da guerra italiana sarà stata riunita nei porti alleati, questo articolo avrà il seguente tenore: “ le navi da guerra italiane di tutte le categorie, ausiliarie e da trasporto rimarranno fino a ulteriori ordini nei porti dove sono attualmente radunate ed ogni decisione in merito ad esse verrà presa dal Comandante Supremo delle Forze Alleate ”.

    8. Gli aeroplani italiani di qualsiasi genere non decolleranno dalla terra dall'acqua o dalle navi senza previ ordini del Comandante Supremo delle Forze Alleate.

    9. Senza pregiudizio a quanto disposto dagli articoli 14, 15 e 28 (A) e (D) che seguono, a tutte le navi Mercantili, da pesca ed altre navi battenti qualsiasi bandiera, a tutti gli aeroplani e ai mezzi di trasporto interno di qualunque nazionalità in territorio italiano o in territorio occupato dall'Italia od in acque italiane dovrà, in attesa di verifica della loro identità o posizione, essere impedito di partire.

    10. Il Comando Supremo italiano fornirà tutte le informazioni relative al mezzi navali, militari ed aerei, ad impianti e difese, ai trasporti e mezzi di comunicazione costruiti dall'Italia o dai suoi alleati nel territorio italiano o nelle vicinanze di esso, ai campi di mine od altre ostruzioni ai movimenti per via di terra, mare ed aria, e qualsiasi altra informazione che le Nazioni Unite potranno richiedere in relazione all'uso delle basi italiane o alle operazioni, alla sicurezza o al benessere delle Forze di terra, mare ed aria delle Nazioni Unite. Le Forze e il materiale italiano verranno messi a disposizione delle Nazioni Unite, quando richiesto, per togliere le summenzionate istruzioni.

    11. Il Governo italiano fornirà subito gli elenchi indicanti i quantitativi di tutto il materiale da guerra con l’indicazione della località ove esso si trova. A meno che il Comandante Superiore delle Forze Alleate non decida di farne uso, il materiale da guerra verrà posto in magazzino sotto il controllo che egli potrà stabilire. La destinazione definitiva del materiale da guerra verrà decisa dalle Nazioni Unite.

    12. Non dovrà aver luogo alcuna distruzione né danneggiamento, né, fatta eccezione per quanto verrà autorizzato e disposto dalle Nazioni Unite, alcuno spostamento di materiale da guerra, radio, radiolocalizzazione, o stazione meteorologica, impianti ferroviari, stradali e portuali od altre installazioni, od in via generale di servizi pubblici e privati e di proprietà di qualsiasi sorta ovunque si trovino, e la manutenzione necessaria e le riparazioni saranno a carico delle autorità italiane.

    13. La fabbricazione, produzione e costruzione del materiale da guerra, la sua importazione, esportazione e transito, è proibita, fatta eccezione a quanto verrà disposto dalle Nazioni Unite. Il Governo italiano si conformerà a quelle istruzioni che verranno impartite dalle Nazioni Unite per la fabbricazione, produzione e costruzione, e l'importazione, esportazione e transito di materiale da guerra.

    14. (A) Tutte le navi italiane mercantili, da pesca ed altre imbarcazioni, ovunque si trovino, nonché quelle costruite o completate durante il periodo di validità del presente atto, saranno dalle competenti autorità italiane messe a disposizione, in buono stato di riparazione e di navigazione, in quei luoghi e per quegli scopi e periodi di tempo che le Nazioni Unite potranno prescrivere.
Il trasferimento alla bandiera nemica o neutrale è proibito. Gli equipaggi rimarranno a bordo in attesa di ulteriori istruzioni riguardo al loro ulteriore impiego o licenziamento. Qualunque opzione esistente per il riacquisto o la restituzione o la ripresa in possesso di navi italiane o precedentemente italiane, che erano state vendute od in altro modo trasferite o noleggiate durante la guerra, verrà immediatamente esercitata e le condizioni sopra indicate verranno applicate a tutte le suddette navi e ai loro equipaggi.

* (B) Tutti i trasporti interni italiani e tutti gli impianti portuali saranno tenuti a disposizione delle Nazioni Unite per gli usi che esse stabiliranno.

    15. Le navi mercantili, da pesca ed altre imbarcazioni delle Nazioni Unite, ovunque esse si trovino, in mano degli italiani (incluse, a tale scopo, quelle di qualsiasi paese che abbia rotto relazioni diplomatiche con l'Italia) a prescindere dal fatto se il titolo di proprietà sia già stato trasferito o meno in seguito a procedura del Tribunale delle prede, verranno consegnate alle Nazioni Unite e verranno radunate nei porti che saranno indicati dalle Nazioni Unite le quali disporranno di esse come crederanno opportuno. Il Governo italiano prenderà le disposizioni necessarie per il trasferimento del titolo di proprietà. Tutte le navi mercantili, da pesca od altre imbarcazioni neutrali gestite o controllate dagli italiani saranno radunate in modo simile in attesa di accordi per la loro sorte definitiva. Qualunque necessaria riparazione alle sopraindicate navi se richiesta sarà eseguita dal Governo italiano a proprie spese. Il Governo italiano prenderà tutte le misure necessarie per assicurarsi che le navi ed i loro carichi non saranno danneggiati.

    16. Nessun impianto di radio o di comunicazione a lunga distanza od altri mezzi di intercomunicazione a terra o galleggianti, sotto controllo italiano, sia che appartenga all'Italia od altra Nazione non facente parte delle Nazioni Unite, potrà trasmettere finché disposizioni per il controllo di questi impianti non saranno state impartite dal Comandante Supremo delle Forze Alleate. Le autorità italiane si conformeranno alle disposizioni per il controllo e la censura della stampa e delle altre pubblicazioni, delle rappresentazioni teatrali e cinematografiche, della radiodiffusione e di qualsiasi altro mezzo di intercomunicazione che potrà prescrivere il Comandante Supremo delle Forze Alleate. Il Comandante Supremo delle Forze Alleate potrà a sua discrezione rilevare stazioni radio, cavi od altri mezzi di comunicazione.

    17. Le navi da guerra, ausiliarie, di trasporto e mercantili e altre navi ed aeroplani al servizio delle Nazioni Unite avranno il diritto di usare liberamente le acque territoriali italiane e di sorvolare il territorio italiano.

    18. Le Forze delle Nazioni Unite dovranno occupare certe zone del territorio italiano. I territori o le zone in questione verranno notificati di volta in volta dalle Nazioni Unite, e tutte le Forze italiane di terra, mare ed aria, si ritireranno da questi territori o zone in conformità agli ordini emessi dal Comandante Supremo delle Forze Alleate. Le disposizioni di questo articolo non pregiudicano quelle dell'art. 4 sopraddetto. Il Comando Supremo italiano garantirà agli Alleati l'uso e l'accesso immediato agli aerodromi e ai porti navali in Italia sotto il suo controllo.

    19. Nei territori o zone cui si riferisce l'art. 18, tutte le installazioni navali, militari ed aeree, tutte le centrali elettriche, le raffinerie, i servizi pubblici, i porti, le installazioni per i trasporti e le comunicazioni, i mezzi ed il materiale e quegli impianti e mezzi e altri depositi che potranno essere richiesti dalle Nazioni Unite saranno messi a disposizione in buone condizioni dalle competenti autorità italiane con il personale necessario per il loro funzionamento. Il Governo italiano metterà a disposizione quelle altre risorse o servizi locali che le Nazioni Unite riterranno richiedere.

    20. Senza pregiudizio alle disposizioni del presente atto, le Nazioni Unite eserciteranno tutti i diritti di una Potenza occupante nei territori e nelle zone di cui all'art. 18, per la cui amministrazione verrà provveduto mediante la pubblicazione di proclami, ordini e regolamenti. Il personale dei servizi amministrativi, giudiziari e pubblici italiani eseguirà le proprie funzioni sotto il controllo del Comandante in capo alleato a meno che non venga stabilito altrimenti.

    21. In aggiunta ai diritti relativi ai territori italiani occupati descritti negli articoli dal numero 18 al 20:

* (A) i componenti delle Forze terrestri, navali ed aeree ed i funzionari delle Nazioni Unite avranno il diritto di passaggio nel territorio italiano non occupato o al di sopra di esso e verrà loro fornita ogni facilitazione e assistenza necessaria per eseguire le loro funzioni.

* (B) Le autorità italiane metteranno a disposizione, nel territorio italiano non occupato, tutte le facilitazioni per i trasporti richieste dalle Nazioni Unite compreso il libero transito per il loro materiale ed i loro rifornimenti di guerra, ed eseguiranno le istruzioni emanate dal Comandante in capo alleato relative all'uso ed al controllo degli aeroporti, porti, navigazione, sistemi e mezzi di trasporto terrestre, sistemi di comunicazione, centrali elettriche e servizi pubblici, raffinerie, materiali ed altri rifornimenti di carburante e di elettricità ed i mezzi per produrli, secondo quanto le Nazioni Unite potranno specificare, insieme alle relative facilitazioni per le riparazioni e costruzioni.

    22. Il Governo e il popolo italiano si asterranno da ogni azione a danno degli interessi delle Nazioni Unite ed eseguiranno prontamente ed efficacemente tutti gli ordini delle Nazioni Unite.

    23. Il Governo italiano metterà a disposizione la valuta italiana che le Nazioni Unite domanderanno. Il Governo italiano ritirerà e riscatterà in valuta italiana entro i periodi di tempo e alle condizioni che le Nazioni Unite potranno indicare tutte le disponibilità in territorio italiano delle valute emesse dalle Nazioni Unite durante le operazioni militari o l'occupazione e consegnerà alle Nazioni Unite senza alcuna spesa la valuta ritirata. Il Governo italiano prenderà quelle misure che potranno essere richieste dalle Nazioni Unite per il controllo delle banche e degli affari in territorio italiano, per il controllo dei cambi con l'estero, delle relazioni commerciali e finanziarie con l'estero e per il regolamento del commercio e della produzione ed eseguirà qualsiasi istruzione emessa dalle Nazioni Unite relativa a dette o a simili materie.

    24. Non vi dovranno essere relazioni finanziarie, commerciali e di altro carattere o trattative con o a favore di paesi in guerra con una delle Nazioni Unite o coi territori occupati da detti paesi o da qualsiasi altro paese straniero, salvo con autorizzazione del Comandante in capo alleato o di funzionari designati.

    25. (A) Le relazioni con i paesi in guerra con una qualsiasi delle Nazioni Unite, od occupati da uno di detti paesi, saranno interrotte. I funzionari diplomatici, consolari ed altri funzionari italiani e i componenti delle Forze terrestri, navali ed aeree italiane accreditati in missione presso qualsiasi di detti paesi o in qualsiasi altro territorio specificato dalle Nazioni Unite saranno richiamati. I funzionari diplomatici, consolari di detti paesi saranno trattati secondo quanto potrà essere disposto dalle Nazioni Unite.

* (B) Le Nazioni Unite si riservano il diritto di richiedere il ritiro dei funzionari diplomatici e consolari neutrali dal territorio italiano occupato ed a prescrivere ed a stabilire i regolamenti relativi alla procedura circa i metodi di comunicazione fra il Governo italiano e suoi rappresentanti nei paesi neutrali e riguardo alle comunicazioni inviate da o destinate ai rappresentanti dei paesi neutrali in territorio italiano.

    26. In attesa di ulteriori ordini ai sudditi italiani sarà impedito di lasciare il territorio italiano eccetto con l'autorizzazione del Comandante Supremo delle Forze Alleate e in nessun caso essi presteranno servizio per conto di qualsiasi paese od in qualsiasi dei territori cui si riferisce l'art. 25 (A), né si recheranno in qualsiasi lungo con l'intenzione di intraprendere lavori per qualsiasi di tali paesi. Coloro che attualmente servono o lavorano in tal modo saranno richiamati secondo le disposizioni del Comando Supremo delle Forze Alleate.

    27. Il personale e il materiale delle Forze militari, navali ed aeree e la marina mercantile, le navi da pesca ed altre imbarcazioni, i velivoli, i veicoli, ed altri mezzi di trasporto di qualsiasi paese contro il quale una delle Nazioni Unite conduca le ostilità oppure sia occupato da tale paese, saranno passibili di attacco o cattura dovunque essi si trovino entro o sopra il territorio o le acque italiane.

    28. (A) Alle navi da guerra, ausiliarie e da trasporto di qualsiasi tale paese o territorio occupato cui si riferisce l'art. 27, che si trovino nei porti o nelle acque italiane od occupate dagli italiani, ed ai velivoli, ai veicoli ed ai mezzi di trasporto di tali paesi entro o sopra il territorio italiano od occupato dagli italiani sarà, nell'attesa di ulteriori istruzioni, impedito di partire.

* (B) Al personale militare, navale ed aeronautico e alla popolazione civile di qualsiasi di tali paesi o territorio occupato che si trovi in territorio italiano od occupato dagli italiani sarà impedito di partire, ed essi saranno internati in attesa di ulteriori istruzioni.

* (C) Qualsiasi proprietà in territorio italiano appartenente a qualsiasi paese o territorio occupato o ai suoi nazionali, sarà sequestrata e tenuta in custodia in attesa di ulteriori istruzioni.

* (D) Il Governo italiano si conformerà a qualsiasi istruzione data dal Comandante Supremo delle Forze Alleate concernente l'internamento, custodia o susseguente disposizione, utilizzazione od impiego di qualsiasi delle sopraddette persone, imbarcazioni, veicoli, materiale o proprietà.

    29. Benito Mussolini, i suoi principali associati fascisti e tutte le persone sospette di aver commesso delitti di guerra o reati analoghi, i cui nomi si trovino sugli elenchi che verranno comunicati dalle Nazioni Unite e che ora o in avvenire si trovino in territorio controllato dal Comando militare alleato o dal Governo italiano, saranno immediatamente arrestati e consegnati alle Forze delle Nazioni Unite. Tutti gli ordini impartiti dalle Nazioni Unite a questo riguardo verranno osservati.

    30. Tutte le organizzazioni fasciste, compresi tutti i rami della milizia fascista (MVSN), la polizia segreta (OVRA) e le organizzazioni della Gioventù Fascista saranno, se questo non sia già stato fatto, sciolte in conformità alle disposizioni del Comandante Supremo delle Forze Alleate. Il Governo italiano si conformerà a tutte le ulteriori direttive che le Nazioni Unite potranno dare per l'abolizione delle istituzioni fasciste, il licenziamento ed internamento del personale fascista, il controllo dei fondi fascisti, la soppressione della ideologia e dell'insegnamento fascista.

    31. Tutte le leggi italiane che implicano discriminazioni di razza, colore, fede od opinione politica saranno, se questo non sia già stato fatto, abrogate, e le persone detenute per tali ragioni saranno, secondo gli ordini delle Nazioni Unite, liberate e sciolte da qualsiasi impedimento legale a cui siano state sottomesse. Il Governo italiano adempirà a tutte le ulteriori direttive che il Comandante Supremo delle Forze Alleate potrà dare per l'abrogazione della legislazione fascista e l’eliminazione di qualsiasi impedimento o proibizione risultante da essa.

    32. (A) I prigionieri di guerra appartenenti alle Forze delle Nazioni Unite, o designati da questi e qualsiasi suddito delle Nazioni unite, compresi i sudditi abissini, confinati, internati, o in qualsiasi altro modo detenuti in territorio italiano od occupato dagli italiani, non saranno trasferiti e saranno immediatamente consegnati ai rappresentanti delle Nazioni Unite o altrimenti trattati come sarà disposto dalle Nazioni Unite. Qualunque trasferimento durante il periodo tra la presentazione e la firma del presente atto sarà considerato come una violazione delle sue condizioni.

* (B) Le persone di qualsiasi nazionalità che sono state poste sotto sorveglianza, detenute o condannate (incluse le condanne in contumacia) in conseguenza delle loro relazioni o simpatie colle Nazioni Unite, saranno rilasciate in conformità agli ordini delle Nazioni Unite e saranno sciolte da tutti gli impedimenti legali ai quali esse sono state sottomesse.

* (C) Il Governo italiano prenderà le misure che potranno essere prescritte dalle Nazioni Unite per proteggere le persone e le proprietà dei cittadini stranieri e le proprietà degli Stati e dei cittadini stranieri.

    33. (A) Il Governo italiano adempirà le istruzioni che le Nazioni Unite potranno impartire riguardo alla restituzione, consegna, servizi o pagamenti quale indennizzo ("payments by reparation of war ") e pagamento delle spese di occupazione.

* (B) Il Governo italiano consegnerà al Comandante Supremo delle Forze Alleate qualsiasi informazione che possa essere prescritta riguardo alle attività  sia in territorio italiano sia fuori di esso, appartenenti allo Stato italiano alla banca d'Italia a qualsiasi istituto statale o parastatale italiano od organizzazioni fasciste o persone domiciliate in territorio italiano e non disporrà né permetterà di disporre di qualsiasi tale attività fuori del territorio italiano salvo col permesso delle Nazioni Unite.

    34. Il Governo italiano eseguirà durante il periodo (di validità) del presente atto quelle misure di disarmamo, smobilitazione e smilitarizzazione che potranno essere prescritte dal Comandante supremo delle Forze alleate.

    35. Il Governo italiano fornirà tutte le informazioni e provvederà tutti i documenti occorrenti alle Nazioni Unite. Sarà proibito distruggere o nascondere archivi, verbali, progetti o qualsiasi altro documento o informazione.

    36. Il Governo italiano prenderà ed applicherà qualsiasi misura legislativa o di altro genere, che possa essere necessaria per l'esecuzione del presente atto. Le autorità militari e civili italiane si conformeranno a qualsiasi istruzione emanata dal comandante supremo delle forze alleate.

    37. Verrà nominata una Commissione di controllo che rappresenterà le Nazioni Unite, incaricata di regolare ed eseguire il presente atto in base agli ordini e alle direttive generali del comandante supremo delle forze alleate.

    38.(A) Il termine "Nazioni Unite nel presente atto comprende il comandante supremo delle forze alleate, la commissione di controllo, e qualsiasi altra autorità che le nazioni unite possano nominare.

* (B) Il termine “Comandante Supremo" delle forze alleate nel presente atto comprende la commissione di controllo e quegli altri ufficiali e rappresentanti che il comandante supremo delle forze alleate potrà nominare.

    39. Ogni riferimento alle Forze terresti, navali ed aeree italiane nel presente atto s'intende includere la Milizia fascista e qualsiasi unità militare o paramilitare, formazioni e corpi che potranno essere prescritti dal Comandante Supremo delle Forze Alleate.

    40. Il termine "materiali di guerra” nel presente atto indica tutto il materiale specificato in quegli elenchi o definizioni che potranno di tanto in tanto essere pubblicati dalla Commissione di controllo.

    41. Il termine "territorio italiano” comprende tutte le colonie e possedimenti italiani e ai fini del presente atto (ma senza pregiudizio alla questione della sovranità) sarà considerata inclusa l'Albania. Resta tuttavia stabilito che, eccetto nei casi e nella misura prescritta dalle Nazioni Unite, i provvedimenti del presente atto non saranno applicabili né riguarderanno l'amministrazione di qualsiasi colonia o possedimento italiano già occupato dalle Nazioni Unite, o i diritti o poteri colà posseduti o esercitati da esse.

    42. Il Governo italiano invierà una delegazione al Quartier Generale della Commissione di controllo per rappresentare gli interessi italiani e per trasmettere alle competenti autorità italiane gli ordini della commissione di controllo.

43. Il presente atto entrerà in vigore immediatamente. Rimarrà in forza fino a che sarà sostituito da qualsiasi altro accordo o fino a che non entrerà in vigore il trattato di pace con l'Italia.
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( Quello definitivo verrà firmato il 10-2-1947, atto di natura unilaterale imposto all'Italia e accettato dal suo governo postbellico. In esso l'Italia sarà costretta a riconoscere il principio di aver “intrapreso una guerra di aggressione” (premessa, cpv. 2°): e pertanto le sue clausole avranno carattere punitivo. Mutilazioni dei territorio nazionale, rinunzia alle colonie, riparazioni, limitazioni della sovranità dello Stato, divieti per gli armamenti anche solo difensivi, restrizioni di vario genere).

    44. Il presente atto può essere denunciato dalle Nazioni Unite, con effetto immediato, se gli obblighi italiani di cui al presente atto non saranno adempiuti o, altrimenti, le Nazioni Unite possono punire contravvenzioni dell'atto stesso con misure adatte alle circostanze, quali ad esempio l'estensione delle zone di occupazione militare, od azioni aeree, oppure altra azione punitiva.

    Il presente atto è redatto in inglese ed italiano, il testo inglese essendo quello autentico, ed in caso di qualsiasi disputa riguardante la sua interpretazione, la decisione della Commissione di controllo prevarrà”.
Firmato a Malta il giorno 29 settembre 1943:

M.llo PIETRO BADOGLIO, 
Capo del Governo italiano
DWIGHT D. EISENHOWER, 
Generale dell'Esercito degli Stati Uniti, Comandante in capo alleato
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A questo testo, fu poi aggiunto il 9 NOVEMBRE un protocollo di modifica, per togliere ogni dubbio interpretativo che Badoglio aveva sulla parola "resa senza condizione". Ed inoltre veniva aggiunto oltre al Governo degli Stati Uniti e della Gran Bretagna, il "Governo dell'Unione Sovietica".

Il 10 Novembre 1943 già operava la
 Commissione Alleata di Controllo
che aveva il compito:

"...di porre in atto i termini dell'armistizio e di allineare l'economia italiana integralmente a sostegno della guerra delle Nazioni Unite contro la Germania... La Commissione ha il controllo delle attività militari ed economiche dell'Italia... Curerà che tutte le risorse economiche e la capacità di lavoro dell'Italia siano utilizzate, quando é possibile, nel migliore modo per la guerra". (così sintetizzava Degli Espinosa, in Il Regno del Sud, pag.  85). E avendo vissuti quei momenti così proseguiva:

" ....finita la giornata di lavoro, ministri e funzionari raggiungevano le mense e le case, ed ascoltavano la radio. Radio Londra dette le notizie militari, poi passò a quelle politiche, e ad un tratto si udì una comunicazione dell'United Press.  IL presidente Roosevelt, nella conferenza stampa della mattina... aveva informato i giornalisti tiuniti che il messaggio (di Stalin) trattava dell'impiego della flotta italiana, di cui una parte doveva essere utilizzata dalla Russia.... La richiesta russa risaliva all'epoca dell'armistizio. Colpì soprattutto il fatto che il governo italiano dovesse conoscere la notizia ascoltandola alla radio come un privato qualsiasi. Si disponeva della cosa in quel momento più preziosa dell'Italia, senza darne il preavviso al Governo d'Italia. Nulla più di questa procedura misurava la decadenza italiana". (Ib. pag. 300).

Il 16 Novembre il "governo tecnico" badogliano inizia a operare.  In un grave disagio morale. "...ministri comandati senza riguardo da ufficialetti inglesi e americani...un caporale inglese, se non un soldato, poteva imporsi ad un ministro italiano" (Ib. pag. 237).

BADOGLIO ammetteva: "...Persino nelle province, anche il più modesto funzionario alleato poteva sospendere o neutralizzare provvedimenti adottati dalle massime autorità italiane...."  (cioè da lui! Ndr)- "...Per ordine del comando supremo alleato, il governo italiano non poteva comunicare direttamente con nessuna potenza alleata o neutrale; ma doveva solo comunicare per tramite della commissione di controllo" (Augenti- Mastino Del Rio - Carnelutti, Il dramma di Graziani, pag. 281, 289).

"Niccolò Carandini che era stato nominato "Italian Representative", presso il governo britannico fin dal 25 ottobre 1944 con il "rango" di ambasciatore non era stato ammesso a "presentare le credenziali a re Giorgio d'Inghilterra", anzi era sottoposto alla normale sorveglianza della polizia, ed in pubbliche cerimonie, non aveva un posto riservato, "ma staccato dagli altri ambasciatori accreditati".
(Carandini, Diario, di Filippone-Thaulero, pag. 328) (cit. Tribunale Supremo Militare, sentenza 26 aprile 1954 "durante il periodo di armistizio, permaneva lo stato di guerra e l'occupante -ossia gli Anglo-americani- era sempre giurdicamente "il nemico". (citato anche in Repubblica Sociale Italiana e resistenza, di Balboni, Nobetti, Menarini, Ed. Politeia, Ferrara, 1990)

Le cose non cambieranno neppur con la provvisoria "costituzione", il 27 aprile 1944, del cosiddetto "Governo di Salerno", sempre sotto la "tutela" esercitata dall' Allied Military Government.

Questo stato di cose, se inizialmente portarono a fare piani militari di cooperazione con i soldati e i generali italiani, subito dopo gli alleati iniziarono ad agire con diffidenza dettata dal timore, come ebbe a dire Murphy di "costituire il nucleo di forza di uno stato comunista dopo la guerra", e muteranno atteggiamento soltanto nell'estate 1944, ossia quando avranno convinzione che l'espansionismo russo era una grave minaccia per l'Occidente.
Infatti: "In un colloquio di Alan Brooke con Antony Eden, il 27 luglio 1944, annotava nel proprio diario, fra l'altro. "...da oggi in poi dobbiamo guardare alla Germania sotto una luce molto differente... Dobbiamo salvare la Germania, organizzarla e farla partecipare ad una Federazione dell'Europa occidentale" ( Documento citato da Montemaggi, in Offensiva, p. 167).

Churchill il 7 SETTEMBRE non aveva più dubbi "...dei pericoli del comunismo... che si diffonde come un cancro da un paese all'altro... e nell'agire con le sue valutazioni strategiche "era ormai il
momento cruciale da cui dipenderà il futuro del mondo per generazioni". (ib. pag.180)

Perchè era il
momento? Perchè proprio il 7 SETTEMBRE le truppe sovietiche dopo aver travolto le armate tedesche, con i suoi 912.000 uomini, 20.000 cannoni, 3000 carri armati e 3200 aerei, hanno  liquidato i tre Paesi Baltici, si sono affacciata su Briga, stanno travolgendo  ogni resistenza e sono  arrivata al confine della Iugoslavia -in Friuli- quasi unendosi ai partigiani slavi di Tito, che li stanno aspettando come salvatori (anche se poi faranno tutto da soli). In Carnia si è formata una Repubblica Partigiana Comunista che Tito vuole assorbire, mentre agli Azionisti della Osoppo ordina di sgomberare la zona (entrambe erano del CLN). La strage di Porzus è una delle tante avvenute in questa circostanza. (vedi 1944 3a parte).  Insomma Italiani antifascisti  contro italiani antifascisti - Insomma non c'entrava più nè l'antifascismo nè la lotta contro i tedeschi. C'era solo la lotta per il potere (politico).  E per averlo alcuni  italiani diventarono "pazzi". Adottando gli stessi metodi che combattevano. Via una dittatura, avanti un'altra!

Churchill molto preoccupato volerà a Mosca il 9 ottobre a "sistemare la faccende nei Balcani con Stalin. Procedendo a offerte e controfferte stiracchiate". Fa anche lui le "linee" (come Wilson nel '18) sulla cartina dell'Europa, usando un foglietto a quadretti di un block notes. Poi ha pure qualche scrupolo "Non saremo troppo cinici per il fatto che abbiamo deciso questioni così gravide di conseguenze per milioni di uomini in maniera così improvvisata?" (
Memorie di Churchill in La 2nda Guerra Mondiale)

Iniziarono dunque delle trattative per "salvare la Germania", ma al nord gli italiani non ne sapevano nulla. Lasciarono - pur diffidandoli- i partigiani a dare la "caccia al tedesco" e ai "fascisti" e seguitarono a bombardare le città del settentrione fino al 27 aprile del '45. In effetti le bombe non erano indirizzate nè ai tedeschi e neppure agli italiani, cadevano sull'Italia ma le esplosione  dovevano essere sentite a Mosca. 
Come del resto furono poi le due bombe atomiche sganciate sul Giappone. Soprattutto la seconda su Nagasaki. La destinazione virtuale (per farsi capire, visto che i Russi avevano dopo la prima iniziato a invadere la Manciuria giapponese) era Mosca.

Qualcosa del genere era già avvenuto in Grecia. Ed è ancora Churchill a chiarirci le idee: " noi avevamo pagato il nostro prezzo alla Russia, e non dovevamo esitare a sbarazzarci di quella gente" (i 250.000 partigiani greci) ""Stalin non ci fece una parola di rimprovero, si attenne strettamente e fedelmente al nostro accordo del 9 ottobre, fatto sul foglio a quadretti" (Memorie di Churchill):
Infatti Stalin per la Grecia (per i "compagni") non mosse un dito. Come del resto non l'avrebbe mai mosso se la stessa insurrezione fosse avvenuta in Italia. Con Togliatti, prima che questi arrivasse in Italia, a Salerno, fu molto chiaro (ritroveremo queste frasi - confermate poi da Kruscev- in altre pagine).
Per il desideriodi Badoglio di sostituirsi al Re....
vedi le pagine nella SECONDA PARTE DI RE VITTORIO EMANUELE > >

Riaguardo alla sua nascita e carriera:
Pietro Badoglio era nato a Grazzano Monferrato, il 28 settembre 1871.
Figlio di Mario Badoglio, modesto proprietario terriero, e di Antonietta Pittarelli, facoltosa borghese, il 5 ottobre 1888 fu ammesso all' Accademia Reale di Torino, dove conseguì il grado di sottotenente il 16 novembre 1890 e di tenente il 7 agosto 1892. Nel febbraio 1896 fu inviato in Eritrea con il generale Antonio Baldissera e partecipò alla spedizione su Adigrat per liberare dall'assedio il maggiore Marcello Prestinari. Successivamente rimase sino alla fine del 1898 di guarnigione sull'altopiano. Tornato in Italia, fu promosso capitano il 13 luglio 1903 e partecipò fin dall'inizio alla guerra italo-turca (1911-12).
Tenente colonnello il 25 febbraio del 1915, all'inizio della prima guerra mondiale, Pietro Badoglio fu assegnato allo Stato Maggiore della 2ª Armata e al comando della 4ª divisione. Promosso colonnello, nell'aprile 1916 diventa capo di Stato Maggiore del 6º corpo d'armata. Il 6 agosto 1916 fu promosso maggior generale per merito di guerra, e, in novembre, prese il comando della brigata Cuneo.
Alla disfatta di Caporetto del '17, alcuni giudizi degli storici attribuirono alla sua imprevidenza (era assente) lo sfondamento delle linee italiane. Ma alla commissione d'inchiesta, non furono riscontrate sue mancanze. Anche se c'è da dire che alla relazione di quella commissione mancavano (o furono sottratte) tredici pagine riguardanti proprtio l'operato di Badoglio.
Abbiamo già citato sopra questo "mistero" di Caporetto. Concludendo, i ruoli ricoperti nella sua carriera militare ed in quella politica esposero sempre Badoglio a interpretazioni ostili di diverso orientamento. Fu mal visto sia da destra come da sinistra, dai militari come dai politici, dai repubblicani come dai monarchici, dagli americani come dai tedeschi.
Nel trattato di pace sottoscritto dall'Italia il 10 febbraio 1947, prevedeva, all'art. 45, l'impegno, da parte dell'Italia, per assicurare l'arresto e la consegna, ai fini di un successivo giudizio (come a Norimberga) di tutte le persone accusate di aver commesso o ordinato crimini di guerra.
Addirittura nel maggio 1948 il Governo etiope inviò all'apposita commissione dell'ONU per i criminali di guerra, una lista di dieci presunti criminali, comprendente il maresciallo Pietro Badoglio, per il deliberato uso di gas e bombardamento ordinato durante la campagna del 1935-36.
La commissione concluse con una archiviazione delle posizioni di tutti gli accusati, ma anche qui il nominativo di Badoglio non compariva più in nessun elenco.
Finì tutto a "tarallucci e vino".
Rientrato a Grazzano, dopo la Liberazione, Badoglio morì all'età di 85 anni il 1º novembre 1956 per un attacco di asma cardiaco. I suoi funerali si svolsero il 3 novembre successivo, con la partecipazione dei rappresentanti del Governo, delle Autorità e con tutti gli onori militari.

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