BIOGRAFIE

MARIANO RUMOR


il trio " PI. RU. BI.
PICCOLI, RUMOR, BISAGLIA

IL PIO DOROTEO
detto anche il "Pio Mariano" 
per i suoi "veneti miracoli"

Mariano Rumor non è certo uno dei più noti esponenti democristiani del primo cinquantennio repubblicano, ma fu sicuramente uno dei più importanti notabili del partito dello scudocrociato dalla seconda metà degli anni '50 alla prima degli anni '70. (cinque volte Presidente del Consiglio dei ministri fra il 1968 e il 1974 e Segretario politico della Democrazia Cristiana tra il 1964 e il 1968).

Rumor nasce il 16 giugno 1915 a Vicenza ed entra nella politica attiva fin dal 1946 quando viene eletto all'Assemblea Costituente nelle liste della Democrazia Cristiana.
Vicenza è una provincia tradizionalmente cattolica e, come tutto il profondo Veneto, riserva grandi risultati alla DC che detiene nella regione la maggioranza assoluta dei voti.

Questo successo è frutto del forte appoggio che le organizzazioni cattoliche e il clero hanno dato al partito di maggioranza relativa. In particolare in provincia di Vicenza e nel capoluogo vivono un gran numero di sacerdoti, di frati e di suore. I risultati della Dc nella città pedemontana sono talmente lusinghieri da far conquistare al capoluogo veneto l'appellativo di "sagrestia d'Italia".

(Nota: Suo padre (a Vicenza proprietario di una grande tipografia con giornali di area cattolica, commesse pontificie - stampava i testi delle encicliche papali) nel Veneto fu uno dei fondatori dell'Opera dei Congressi. Al primo Convegno cattolico degli intransigenti, tenutosi proprio a Vicenza il 1 settembre 1891 (subito dopo la Rerum novarum di Leone XIII - Programma di "riconquista della influenza cattolica" nelle questioni economiche e sociali, in opposizione ai principi del socialismo e agli eccessi del capitalismo)  NICOLO' REZZARA illustrò al Congresso  una struttura di iniziative che elencava in zona già 284 società cattoliche di mutuo soccorso, con casse rurali di risparmio (la famosa Banca Cattolica del Veneto)  patronati, cooperative agricole a ad altre numerose iniziative. Ndr.)

Rumor beneficia assai di questa situazione e diviene il punto di riferimento di tutto questo variegato mondo cattolico militante che rappresenterà sempre la sua base elettorale più affezionata. Non a caso uno dei più noti soprannomi del leader democristiano fu quello di "pio Mariano".
L''aspetto curiale un po' ce l'aveva, la voce non l'alzava mai, parlarci era un piacere e, cosa strana per un politico, non solo parlava con tutti ma s'interessava sempre a quello che l'interlocutore gli diceva, anche se era un contadino; e altra caratteristica singolare era quella che se prometteva qualcosa, la promessa poi la manteneva.

La carriera di questo astro nascente della Dc Veneta è in costante ascesa: nel 1948 beneficia delle proprie abilità e del successo degasperiano venendo eletto alla Camera dei Deputati. Verrà riconfermato fino alle elezioni del 1976 e poi, dal 1979 al 1987 verrà eletto al Senato sempre in quota al partito dello scudocrociato.

Essere il rappresentante di una delle Dc più forti d'Italia gli spiana la strada alla conquista di posti di potere governativi di alto livello.
Dal 1951 al 1954 è sottosegretario al Ministero dell'Agricoltura e Foreste nei governi De Gasperi VII e VIII e nel governo Pella. 
Nel 1954 Fanfani è alla sua prima (abortita dopo solo una decina di giorni) esperienza di governo e indica in Mariano Rumor il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Dopo cinque anni di "astinenza" da incarichi governativi per Rumor arriva la promozione a Ministro: viene, infatti, nominato responsabile del dicastero dell'Agricoltura e Foreste (di cui era stato sottosegretario nelle precedenti esperienze governative) nel II governo presieduto da Antonio Segni (1959), in quello guidato da Fernando Tambroni (1960) e nei Fanfani III e IV (1960, 1962).

Il Ministero dell'Agricoltura è uno dei dicasteri di maggiore impatto e influenza sociale tanto che la Democrazia Cristiana non ne ha mai lasciato la guida ad esponenti degli altri partiti alleati (proprio come avvenuto per i Ministeri degli Interni e della Pubblica Istruzione), ma lo ha sempre riservato ai propri esponenti più potenti in grado, attraverso le politiche pubbliche esercitate, di consolidare e rinfocolare lo stretto legame tra gli agricoltori, le loro organizzazioni e il partito democristiano che hanno sempre avuto in contadini e allevatori una delle categorie di elettori più numerose e fedeli.

Dopo le elezioni del 1963, che per la Dc sono state un mezzo disastro a seguito dell'erosione a destra da parte del Partito Liberale di Giovanni Malagodi, Giovanni Leone forma il suo primo governo "balneare" che serva a permettere un adeguato periodo di transizione. Rumor è Ministro degli Interni nell'esecutivo presieduto dall'ex Presidente della Camera.
In tutti questi anni di carriera governativa Rumor non ha mai trascurato la vita interna (e le lotte intestine) al suo partito. Anzi ha rivolto molte attenzioni all'evoluzione interna allo scudocrociato.
Fin dalla congiura antifanfaniana di metà anni '50 è stato uno dei protagonisti della corrente egemone interna alla Dc che, prese il nome dal convento di Santa Dorotea dove fu fondata proprio da lui, dal "pio Mariano"; la corrente denominata poi "dorotea". È, infatti, il doroteismo il tratto caratterizzante della politica di Rumor, anzi ne è l'essenza stessa. 

Amintore Fanfani agiva, pardon irrompeva, nella scena politica con irruenza e decisione ispirata da grandi progetti di rinnovamento e con uno stile decisionista con venature golliste, Aldo Moro faceva del ragionamento e della tessitura diplomatica per una riforma interna del sistema democratico come frutto dell'accordo tra tutte le maggiori forze politiche del Paese, Carlo Donatt Cattin era un misto di riformismo sindacale nel campo sociale e di fiero anticomunismo in quello politico e Giulio Andreotti preparava la sua potente carriera all'ombra di grandi accordi con le forze più diverse ed anche contraddittorie (dal Vaticano agli Stati Uniti d'America, da settori della destra al Pci, senza tralasciare il mondo filo-arabo). 

Contrariamente agli esempi sopra descritti il modello di governo e lo stile d'azione dei dorotei (che furono il "centro" e la corrente egemone della Dc dagli anni '60 a quelli '90) non era basato su grandi scelte internazionali o nazionali, ma sull'azione "amministrativa" di governo (nazionale e locale) dei singoli suoi esponenti, da un muoversi felpato nella cristalleria della politica basata su un rapporto preferenziale e al limite del paternalismo con le categorie di riferimento.

Nel 1964 Aldo Moro forma il primo governo di "centro-sinistra organico", ossia con la presenza di Ministri provenienti dal Partito Socialista Italiano. Moro lascia la segreteria democristiana per assumere la Presidenza del Consiglio e alla guida del partito di maggioranza relativa viene eletto Mariano Rumor che è, così, consacrato leader assoluto (per quanto possa esserci un leader assoluto nella corrente centrista della Dc!) dei dorotei. Rimarrà al "piano nobile" di Piazza del Gesù per quattro anni, fino al 1968.
 
Dopo le contestazioni del 1968, l'insuccesso dell'unificazione socialista, l'ennesima sconfitta della Dc nell'elezione presidenziale del 1964 (nel "litigio" tra Fanfani e Leone, la spunta il socialdemocratico Saragat con i voti, determinati e richiesti dallo Presidente in pectore, del Pci di Longo) e l'appannamento del centro-sinistra, Moro è costretto a lasciare la guida dell'esecutivo a cui, sempre alla guida di governi di centro-sinistra, viene chiamato Rumor che, dal 1968 al 1970 presiede tre successivi governi che dovranno, tra l'altro, affrontare le difficoltà derivanti dal fallimento della riunificazione socialista a cui seguirà una nuova divisione in seno ai socialisti nostrani tra Psi e Psu (ex socialdemocratici che riassumeranno presto il nome di Psdi). 

Nel 1970 Rumor lascia la guida dell'esecutivo all'altro grande leader doroteo, Emilio Colombo. Il suo ritorno al governo avviene nel 1973 come Ministro dell'Interno nei primi due governi guidati da Giulio Andreotti. Il II° governo Andreotti è di centro-destra, ossia sono esclusi dalla formula governativa i socialisti di Nenni e di De Martino (Psi) a vantaggio dei liberali di Malagodi (Pli). Sono anni difficili, caratterizzati dalla crisi economica, dalla strategia della tensione e dalla nascente disaffezione di una parte importante della popolazione dalla politica e dalle istituzioni repubblicane, ciò anche a seguito dei primi scandali che vedevano coinvolti esponenti dei partiti governativi.

Il 17 maggio 1973 il Ministro degli Interni, on. Mariano Rumor, è a Milano presso la sede cittadina della Questura e sta presenziando ad una manifestazione commemorativa a memoria del commissario Calabresi. Il sedicente anarchico Gianfranco Bertoli (che poi si scoprirà essere stato legato al gruppo di destra e anticomunista Pace e libertà di Sogno e Cavallo e di aver lavorato per il Sifar) lancia una bomba contro la Questura meneghina provocando la morte di quattro persone e il ferimento di altre dodici. Ma il vero obiettivo della bomba, si saprà in seguito, era proprio Rumor.
 
Nel 1973 Rumor torna a Palazzo Chigi e vi resta fino al 1974 alla guida di due governi di centro-sinistra. Il 1974 è l'anno del ritorno alla guida dell'esecutivo di Aldo Moro che guiderà gli ultimi due suoi governi fino alle elezioni politiche generali dell'estate 1976. In questi due governi Mariano Rumor è Ministro degli Esteri. La guida della nostra diplomazia sarà l'ultima esperienza governativa del leader doroteo che fu poi coinvolto nel 1976 nell'affare Lockheed (*) e poi.... prosciolto.
( "La verità è che processare Rumor significava, in pratica, processare "tutta la DC".
Antonio Ghirelli, articolo su La Stampa 4-3-1977: "Dalla Lockheed il regime DC-PCI").

(*) Uno scandalo internazionale e nazionale: con commesse estere di forniture di aerei militari (acquisto di Hercules) che includevano commissioni e tangenti dalla fine degli anni cinquanta agli anni settanta. Il legale della Lockheed, Roger Bixy Smith, informava Carl Kotchian che due ministri italiani e Antelope Cobbler (secondo la Lockheed un primo ministro) avevano richiesto e ricevuto tangenti).

Pur prosiolto, la carriera politica e governativa di Rumor ne risultò (o fu) compromessa in maniera irrimediabile (*)  anche a seguito del "tradimento" del suo delfino e fido pupillo, ANTONIO BISAGLIA che "messosi in proprio" nella lotta interna alla Dc veneta detronizzò ben presto l'antico mentore divenendo il leader dei dorotei e dei democristiani della regione più bianca d'Italia.
(*) Nota: il 26 luglio del 1975, al consiglio nazionale della DC si verificò una grossa frattura nella corrente dei dorotei; il leader (e fondatore!) Rumor, fu posto in minoranza proprio dal suo ex luogotenente Antonio Bisaglia assieme al trentino Flaminio Piccoli. Cioè si rompe il famoso trio sodalizio PI-RU-BI (Piccoli TN, Rumor VI, Bisaglia PD) della "Balena Bianca" del Veneto. - Sta per nascere il C.A.F. -  Ndr.)

Ormai fuori dei giochi della politica e relegato in una pensione dorata su un (silenzioso) scranno senatoriale a Palazzo Madama, Mariano Rumor si spegneva all'età di 75 anni ad Asiago, il 21 gennaio 1990.
(sei anni prima era morto in circostanze singolari il suo ex pupillo BISAGLIA)


Luca Molinari


(*) "Sapremo qualcosa di più solo quando usciranno le memorie di RUMOR. L'uomo degli "omissis" a Catanzaro"; "l'uomo dei riferimenti criptici di Moro";  "l'uomo che  dopo la strage di Piazza Fontana si spaventò troppo e non decretò lo stato d'emergenza"; "l'uomo che per non averlo fatto, si cercò anche di eliminarlo" e non solo a Milano (alla commemorazione di Calabresi - passata alla storia come "La strage alla questura") , ma anche a Vicenza a casa sua ("comprarono" in flagrante chi doveva assassinarlo). 
Infine "l'uomo del "trabocchetto" scandalo Loockeed" (il fantomatico Kobbler) ; cioè la sua fine politica decretata non dagli avversari, ma dai suoi amici" (...) . "Alti papaveri della Dc  gli regalano una sofferta emarginazione e, in particolare, nei mesi in cui era ossessionato dalla convinzione che le BR (o qualcosa di simile) lo avrebbero sequestrato o fatto fuori.
Non per nulla mi disse di aver spartito le carte del suo archivio personale in tre sedi diverse"...(...) Rumor tranquillo a Roma si trovò esautorato anche a livello berico (la sua provincia "la balena bianca" della Dc) dalla sera alla mattina. "E pensare - mi disse Mariano - che a quello lì (!??!)  avevo procurato pochi giorni prima un finanziamento grossissimo per salvare lui e la sua famiglia". (...) Ormai non contava più nulla, era stato scaricato, defenestrato, ignorato, evitato come un lebbroso; Mi confidò  "Gli amici della Dc, mi telefonavano tutti, ma per dirmi - lo sappiamo che sei innocente, ma dobbiamo votarti contro per disciplina di partito- "
.(Confidenze fatte ad Adriano Toniolo, suo amico a Vicenza. Apparse sul Giornale di Vicenza il 21 gennaio del 2000). (Ndr.
)

LA MISTERIOSA MORTE DI BISAGLIA

del "trio" PI-RU-BI 

QUEL GIORNO A PORTOFINO....

24 GIUGNO 1984 - Muore in circostanze curiose ANTONIO BISAGLIA, 57 anni, papavero della DC veneta, nella baia di Portofino, a poche centinaia di metri dalla scogliera sovrastata dalla villa del re degli elicotteri (gli Agusta, poi ereditata dalla vedova Vacca Augusta - morta anche lei in circostanze misteriose), cadendo e annegando in mare. 

L'inchiesta stabilì che Antonio Bisaglia cadde dal panfilo Rosalù, di proprietà della moglie Romilde Bollati di Saint Pierre, in seguito ad un'"onda anomala" mentre veleggiava nel pittoresco golfo.
Ma molti,  ancora dopo tanti anni si chiedono come mai l'uomo politico possa essere rotolato giù dalla tuga, su cui pare - dopo aver pranzato - si fosse sdraiato, in una giornata (si appurò poi) di calma, con una mare liscio come l'olio; oltretutto Bisaglia non era su una barchetta o su un sandolino, ma su un veliero di 22 metri, di stazza particolarmente pesante (50 ton.); ammettendo pure una qualsiasi onda anomala, questa può solo far tintinnare al massimo le bottiglie e i bicchieri della cambusa, non scaraventare in mare un uomo di 90 chili, che mentre leggeva il giornale !!(dissero i presenti) cadde giù dalla tuga, atterrò sulla passeggiatina, vi rotolò, travolse un paio di candelieri, e finì in mare. Quindi una scena piuttosto rumorosa che non dovette passare inosservata.

Eppure si disse che era andata così. Anche se, mentre prendeva il sole sdraiato, non era solo, ma c'erano sei persone a bordo, il veliero non andava a cento all'ora come un motoscafo da competizione, ma ad andatura da ora di "siesta", e un "giovane" di 57 anni (buon nuotatore com'era Bisaglia), ammettendo che nessuno l'abbia visto finire in mare, con una nuotata perfino in "stile vacca" poteva benissimo raggiungere uno scoglio, o fare il "morto" per qualche minuto e salvarsi. Invece - a quanto pare- andò giù come un sacco di patate e morì annegato, scivolato mentre prendeva il sole. Subito (!) ripescato, era già morto. (per morire affogati, anche se un uomo è stordito, occorrono 3-4 minuti).

"Quello stesso giorno Francesco Cossiga, allora ministro degli interni, piombò nell'ospedale di Santa Margherita, dove Bisaglia, subito ripescato in mare, fu portato già morto. Non fu eseguita nessuna autopsia e la sera stessa la bara fu portata a Genova, poi con un volo militare direttamente a Roma.
In acqua oltre il cadavere, quello stesso giorno era stata ritrovata la bandiera dell'imbarcazione, la cui asta era apparsa intatta. Si pensò (ma chi lo pensò non si seppe mai) che poteva essere stato quello il corpo contundente con il quale qualcuno delle sei persone a bordo del Rosalù avrebbe potuto assassinare, con o senza premeditazione il nemico giurato di RUMOR & C., sul cui corpo il medico legale a una prima affrettata visita aveva riscontrato una profonda ferita traversale lacero contusa.
Furono avanzate molte ipotesi più o meno fantasiose (persino quello di un delitto su commissione compiuto da un uomo rana poi fuggito a nuoto) ma alla fine prevalse la tesi sostenuta fin dall'inizio dalla difesa".
(il virgolettato in corsivo è del Giornale di Vicenza, articolo del direttore, 12 gennaio 2000)

Il fratello di Bisaglia,
sacerdote - Mario Bisaglia- si era messo sulle tracce della misteriosa morte. Non era convinto della tesi della disgrazia. Ma non sappiamo cosa appurò, ma sappiamo che fu rinvenuto cadavere (affogato anche lui) in un laghetto alpino del Bellunese, con le tasche piene di sassi.  Strana fine per un prete, fra l'altro impegnatissimo a fare luce sulla morte del fratello.
Il sacerdote, assistente diocesano - fu ritrovato cadavere il 17 agosto alle ore 20,30 galleggiante nelle acque del lago di Centro di Cadore, nei pressi di Domegge. Era partito il 14 agosto da Rovigo per Calalzo (forse, secondo alcuni, per raggiungere il Papa, in quei giorni in soggiorno a Lorenzago). Nessuno l'ha mai visto arrivare nè a Calalzo né a Domegge, zona del lago. Ma secondo gli inquirenti doveva incontrarsi con due giornalisti: Daniele Vimercati del Giornale e Michele Brambilla dell'Unità, ai quali avrebbe voluto raccontare qualcosa (!?) sulla morte del fratello.

Portato all'obitorio, l'esame fatto sul cadavere, accertò che nei polmoni non c'era acqua (!!!). Fra l'altro c'è da dire che in quelle acque vi è una presenza massiccia di diatomee, un microrganismo. E dato che il cadavere era in stato di decomposizione, era quanto meno strano che non ci fosse nessuna presenza di tale microrganismo nell'apparato respiratorio. Salvo pensare che.... prima si era lui stesso stordito con delle pietre.... che fece in tempo a mettersele in tasca.... e poi si buttò in acqua.
Ce n'era abbastanza per inviare un'inchiesta a tutto campo, ma che si risolse, alla fine, con l'archiviazione e la motivazione "suicidio"..
Nonostante, non uno ma molti misteri e tantissimi elementi dei due "gialli" che non quadravano, i magistrati di Chiavari avevano già concluso mesi prima che la morte di Bisaglia era "dovuta a disgrazia" e quelli che si occuparono della morte del prete, confermarono il proposito (!?) "suicida" del prete. Amen per tutti e due!
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MA CHI ERA ANTONIO BISAGLIA ?

La carriera di Bisaglia, padovano, era iniziata accanto a Mariano Rumor, il potente democristiano veneto di Vicenza. Questo figlio di un ferroviere di Rovigo, ex seminarista (ambiente che gli verrà poi utile) 25 enne, Rumor se lo era allevato in casa come portaborse quando tutto zelante gli comparve davanti nel 1952. Due anni dopo, lo zelo pagò: è nominato presidente della Cassa mutua di Rovigo. Nel 1956 entra nel Consiglio provinciale del partito. Alle elezioni politiche del 1963 raccoglie 35.000 voti; Bisaglia a 37 anni entra in Parlamento.

Un territorio quello Veneto, dove Rumor grazie al suo nome dominava "parrocchie" e "parrocchiani", e non per nulla fu soprannominato il "Pio Mariano". A capo letto di molti vicentini, accanto all'immagine della Madonna di Monte Berico, c'era la sua. E se in Italia c'era stato "un" miracolo economico", nel vicentino Rumor nel suo "feudo" ne fece un susseguirsi continuo di miracoli. A bizzeffe!! Una miriade di artigiani in breve si trasformarono in imprenditori e qualche anno diventarono tutti industriali.

Rumor astro nascente nei governi De Gasperi, nel  '51 era stato nominato sottosegretario all'Agricoltura, e in seguito ministro. Uno dei dicasteri di maggiore impatto e influenza sociale (proprio nei paesi di campagna, del Veneto in particolare) tanto che la Democrazia Cristiana non ne ha mai lasciato la guida ad esponenti degli altri partiti alleati.

 Il giovane deputato Bisaglia 37 enne, è il luogotenente di una fetta del "feudo" rumoriano: la provincia di Padova.
Si distingue in sottomissione più degli altri "cortigiani" e Rumor nel 1968 lo ricompensa: lo nomina sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Con il suo "maestro" vive gli anni d'oro della famosa sua corrente "dorotea"; per il Veneto è una manna, e nel Trentino pure, con l'altro "doroteo" Piccoli.

I tre per il Nord-Est sono quasi una cosa sola, PI-RU-BI: un sodalizio forte, che costruisce nella regione un regno, un impero democristiano. Canoniche, BANCHE (!!) , giornali, piccole e grandi industrie, agricoltori, che hanno bisogno di un appoggio, alla diarchia devono rivolgersi se vogliono "progredire".
Bisaglia inizia però ad essere il maggior referente. Alle elezioni politiche del 1972, da 35mila, sale a 138.000 preferenze.

Un impero che è formato - abbiamo già detto - anche dalla campagna; e Rumor proprio dentro la sua "agricola fortezza" fa entrare Bisaglia. Lo troviamo infatti ministro dell'Agricoltura nel V Governo Rumor varato il 14 marzo 1974 (attenzione alle date !).

Il governo Rumor del marzo '74 cade dopo pochi mesi, il 10 giugno (inutile un nuovo governo V Rumor Bis) lo rimpiazza cinque mesi dopo, il 23 novembre, un governo Moro (Moro IV) e qui - abbandonando al suo destino il suo "maestro- troviamo Bisaglia al dicastero della Partecipazioni statali.

Che negli anni Settanta era un vero e proprio "impero nazionale", altro che provincia! E se il suo capo aveva fatto i "miracoli" nelle campagne e nei piccoli artigiani veneti, lui inizia a fare i "miracoli" dentro i piccoli imprenditori, in pochi anni diventati tutti industriali di questo o quel settore. Fa gare di "beneficienza", facendo concorrenza, ma anche l'ingrato, con chi fino allora l'aveva fatta per lui, per fargli scalare il Monte-citorio.

Il giovane "portaborsa" ha già fatto un salto di qualità senza il suo "padrino". Motivo: i voti, le tessere e quindi la regola del manuale Cencelli pagano. Lui era un convinto sostenitore delle tessere. E di voti e di tessere Bisaglia ne ha fatto incetta battendo in lungo e in largo le campagne Venete; prima roccaforti di Rumor, che in breve tempo diventano sue.

Bisaglia nei cinque mesi con Rumor V, morde il freno, il governo Moro è ancora lontano (a Novembre). Lui non ha ancora il dicastero (che gli verrà poi dato da Moro), ma interviene (sta per scoppiare il caso Sindona- 13 settembre '74) al cambio della guardia alla Banca d'Italia.
Prima delle ferie di agosto ha subito voluto comunicare a tutti il suo fururo riordino già in gestazione nella sua mente.
Parla perfino (avventatamente) delle nuove nomine ai vertici delle grandi aziende pubbliche. "All' ENI e all'Efim" ecc. ecc. -dice- e aggiunge:  "...e anche a  molte altre, come all' IRI, ma ci penserò dopo le vacanze".
Che stile! Da vero potente! Prima le mie vacanze! E sa già che andrà a quel ministero: le partecipazioni statali.

Politico rampante? Scalata alla segreteria DC? macchè. Rimase famosa una sua intervista nella quale arrogantemente disse: "Non farò mai il segretario della Dc. Ma sarò sempre uno dei pochi che lo decidono".

Sentendosi questo ex allievo molto forte, Bisaglia ha iniziato non solo nel padovano ma nel vicentino (dove Rumor prendeva i voti)  a fare il suo giro negli istituti religiosi (dove Rumor proprio lì dentro aveva la sua forza - da una vita ha in mano una tipografia pontificia che stampa santini; suo padre era del resto a inizio secolo uno dei fondatori dell'Opera dei Congressi).

Bisaglia da Padova da poco diventato un suo feudo, grazie a Rumor, cosa fa?  Sconfina e comincia a lasciare a preti e monache del vicentino il suo "santino-immagine" di "protettore". Insomma, infastidendo il suo padrino "in casa". "A soffiargli sul collo"!! A congiurare!!!

E ci riesce da lì a poco! Infatti il 26 luglio del 1975 (lui è dal 23 nov '74 dentro il governo Moro IV) al consiglio nazionale della DC si verifica una frattura nella corrente dei dorotei; il leader (e fondatore!) Rumor  viene posto in minoranza proprio dal suo ex luogotenente Antonio Bisaglia assieme al trentino  Flaminio Piccoli. 
Cioè si rompe il famoso trio sodalizio PI-RU-BI (Piccoli TN, Rumor VI, Bisaglia PD) della "Balena Bianca" del Veneto. (sta per nascere il famoso "preambolo" con tanta acqua per il mulino CAF)
(a rimetterci fu la famosa locale autostrada PD-VI-TN. Concepita dai tre potenti, poi in lite, questa rimase incompleta. E lo è ancora!
Ma il nome molto "allusivo" gli è rimasto; cioe la "PI-RU-BI". Un progetto la cui realizzazione costava 100 ma salì poi a 1000, e nonostante ciò rimase poi a metà, incompleta. Anzi peggio, ancora oggi non serve a nulla!!! Termina improvvisamente in un paese dimenticato da Dio e dagli uomini. Cioè fra i sassi della Valdastico.
E' l'autostrada che in Italia nessuno conosce, salvo qualche contadino che scende in città  alla fiera delle vacche una volta all'anno. Quando la si percorre se s'incontra un'altra auto la si saluta con la mano. Già a mezzanotte non si vede più anima viva, la percorrono solo i fantasmi. Ma dalle ore 24 alle 6 del mattino nemmeno quelli).

Lo ritroviamo Bisaglia (senza più il suo protettore-maestro - ha fatto ormai amicizie "nazionali" e non più "provinciali") ancora ministro delle Partecipazioni il 12 febbraio 1976 nel V Governo Moro. Alla stessa poltrona lo troviamo nel Governo Andreotti V, varato il 21 marzo 1979 (dopo la morte di Moro).
Il giorno prima - 20 marzo - è stato assassinato PECORELLI; e sempre nello stesso giorno viene incriminato negli Usa, Sindona per il fallimento della sua banca - la Franklin National Bank; scoppia lo scandalo alla Banca d'Italia e tre giorni dopo è arrestato il governatore  Baffi con il suo vice Sarcinelli;  poche settimane dopo, l'11 luglio è assassinato Ambrosoli il liquidatore di Sindona.

Poi ancora, Bisaglia lo troviamo nel I e II Governo Cossiga del 5 agosto 1979 e del 5 aprile 1980 come ministro dell'Industria (!!), poi  anche in quello di.... Forlani varato il 18 ottobre 1980 in una circostanza molto singolare, i franchi tiratori "impallinarono" brutalmente Cossiga nella faccenda della cessione Alfa ai giapponesi con forte opposizione degli Agnelli.
Ma ora, attenzione alle date!)

Pochi giorni dopo il varo del governo Forlani, (il 24 ottobre 1980) scoppia (sotto una diabolica regia) lo "scandalo dei petroli". Bisaglia è chiamato in causa dal senatore missino Pisanò di essere LUI il "padrino dei petrolieri & C". 
Lo scandalo cos'era?  2000 miliardi (di allora, cioè nel 1974-1980) finiti nelle tasche di alcuni funzionari, politici, industriali, falsificando le bollette d'importazione. La denuncia era stata fatta inutilmente da un onesto funzionario molti mesi prima, cioè in piena crisi petrolifera, al suo generale (che poi risultò essere proprio lui l'artefice di tutta la truffa) e al  presidente della sezione finanze e tesoro Remo Segnana (DC) che dopo una ulteriore denuncia (in altre sedi) di altre due onesti funzionari, scoppiato poi lo scandalo, si giustificò del proprio silenzio, dicendo di aver tenuto il dossier nel cassetto (!?), perchè credeva (!?) fosse un documento segreto.

Altro che segreto! BISAGLIA è chiamato in causa da Pisanò per i fondi dati a Pecorelli (che guarda caso prima di essere assassinato pochi settimane prima, stava rivelando sulla sua  OP proprio la grande truffa del petrolio: "....13 (tredici) milioni di barili di benzina spariti, mentre gli italiani vanno a piedi e le industrie sono in piena crisi energetica" -così scrisse Pecorelli nella sua "pettegola" rivista OP, promettendo nel successivo numero, altre rivelazioni: cioè nomi e cognomi (ma non fece in tempo! fu ammazzato prima! Uno dei tre colpi, proprio in bocca! Chiaro? )

Implacabile PISANO' (Msi) sullo scandalo petroli tirò in ballo pure la buon'anima di Aldo Moro. La DC reagì su Il Popolo del 28 ottobre con sdegno, affermando che "...è un torbido tentativo dissacratore nei confronti di chi ha scritto le pagine più limpide della storia d'Italia".
E' insomma scandalo, indignazione, disgusto. Che però durò solo un mattino. Tra gli accusati  e incriminati figurava Sereno Freato, il segretario privato vicentino (di Camisano) fedelissimo collaboratore di Aldo Moro. Musselli il petroliere chiamato in causa come corruttore, non smentì i legami finanziari con Freato esibendo degli assegni della sua società svizzera  "Sipca" da lui firmati a favore di  Freato e dallo stesso Freato in Svizzera incassati. Saltò dunque fuori un conto segreto in Svizzera dello statista DC. Il 20 aprile del '83 saranno entrambi (Freato e Musselli) arrestati  e rinviati a giudizio poi condannati.
(Nota: le sentenze furono poi annullate dalla prima sezione penale della Cassazione presieduta da Corrado Carnevale (chiamato "l'ammazza sentenze");  il Freato fu definitivamente assolto dall'accusa di aver favorito attraverso la ricerca di protezioni politiche il contrabbando di petroli).

"Quei fondi -sostenne l'agguerrito avvocato difensore di Freato- erano null'altro solo dei rientri di un "conto svizzero" della corrente morotea". - (Ma che strano, un grande statista e "moralista" come Moro che per cautelare i suoi capitali (pardon i capitali della sua corrente) li deposita in Svizzera e non in Italia!).

Il giudice Vaudano che iniziò le indagini e condusse anche  tutto il processo dello "scandalo petroli",  del resto lo aveva già annunciato alla conclusione del processo: "Non si è potuto andare fino in fondo sul filone delle coperture politiche. E stata la prima esperienza di un'indagine su vasta scala contro la corruzione dei pubblici poteri... e quindi qualcosa può esserci sfuggito (...)  "Sono state molte le difficoltà incontrate nel fare le ricerche in Svizzera, cioè seguire le tracce di centinaia di milioni dati dai petrolieri coinvolti ad alcuni partiti di maggioranza"
(Torino, Comunicato Agenzia Ansa, del 30 maggio 1992, ore 13,48)
Insomma si disse che "le coperture politiche non vi furono, che la frode fu gestita interamente dai petrolieri e dai finanzieri corrotti" (Ib. ore 17,01).
Cioè dai mariuoli di provincia! Amen!!

PISANO' lesse durante quella famosa seduta in Parlamento una lettera chirografa di PECORELLI indirizzata a BISAGLIA in cui il giornalista chiedeva gli arretrati di pagamenti già concordati (!?). Entrò anche in scena Rosita Pecorelli, la sorella del giornalista ammazzato, che confermò di aver consegnato a Pisanò la lettera da lui esibita in Parlamento e che era stata indirizzata da suo fratello a Bisaglia per richiedere "altri" finanziamenti. ("Altri" ?! Ma allora, ce n'erano stati anche prima
!!!).

Perchè e con quale scopo Bisaglia dava un "obolo" a quella "penna al vetriolo" di Pecorelli? per far star zitto uno che sapeva troppo? o per usare la sua "penna" per mandare messaggi criptici ai suoi avversari? La tesi più probabile era che la Dc prendeva finanziamenti da Sindona, e Pecorelli lo sapeva molto bene- come vedremo più avanti)

In sostanza (e nel 1980 questo conveniva) si iniziò ad accusare Bisaglia di aver finanziato ambiguamente l'agenzia e la rivista OP di Pecorelli. Le ragioni non si approfondirono.  Non c'era nulla di male finanziare una rivista, lo fanno tanti. Eppure l'esponente DC replicò che era tutto falso (ma poi perchè si dimise (!? o "buttato a mare")  da ministro?) appellandosi a un Giurì d'onore. 
Il Giurì d'onore emise una sentenza salomonica (!?). "I finanziamenti non sono provati. La lettera sì,  é autentica, ma non prova che Bisaglia l'abbia mai ricevuta" (Ovvio, di sicuro non gli conveniva a Bisaglia di confermare di averla ricevuta. Nè Pecorelli era in grado di confermare al giurì di averla inviata, lui era già morto ammazzato, quindi non poteva parlare).

Ma il vero e proprio scandalo sui petroli non era ancora scoppiato, perchè Pecorelli non aveva fatto in tempo a rivelarne il retroscena, era morto e sepolto il 21 marzo 1979. Esplose solo il 24 ottobre 1980. Gli arresti iniziarono  con la cattura -fra gli altri- del generale della GF. Venne così fuori la "truffa dei 2000 miliardi" ai danni dello Stato; con 300 miliardi di imposte evase all'Erario.

La truffa era semplicissima: nella crisi del petrolio, quando gli italiani furono costretti andare a piedi, un gruppo di petrolieri importava gasolio per fare benzina facendolo passare come gasolio per autotrazione e riscaldamento, così  intascava la differenza tra le due imposte. Ovviamente perchè l'operazione avesse successo era indispensabile la complicità degli uffici Utif e di personaggi di altissimo livello, finanzieri, petrolieri e ovviamente di politici del ministero dell'industria. E Bisaglia come abbiamo visto in quel ministero c'era: dal 1974 fino al 1980. 
E 13 milioni di barili non sono sciocchezzuole di un disonesto funzionario di periferia controllato da un altrettanto anonimo maresciallo o capitano, ma cose d'alto bordo, cose da alti papaveri dentro i ministeri; i ministeri giusti!

Perchè venne fuori il 24 ottobre 1980? Perchè nello studio di Pecorelli ammazzato pochi mesi prima, fu trovata (da chi si precipitò a casa sua appena morto a perquisirla)  una copia del fascicolo "Mi-Fo-Biali" (ma si dice anche la famosa lista dei 500 di Sindona)  da cui partirà (forse per vendetta) lo scandalo petroli, cioè a scoppio ritardato con chissà quali secondi fini. 
Pochi giorni prima di essere ammazzato, Pecorelli aveva avuto un incontro con AMBROSOLI (liquidatore della banca privata di Sindona)  alla presenza del generale VARISCO. 
Ambrosoli fu assassinato poche settimane dopo Pecorelli, l'11 luglio, e Varisco due giorni dopo il 13 luglio. Mentre il maresciallo del Sid Augusto CIFERRI che aveva eseguito le intercettazioni telefoniche relative al caso Mi-Fo-Biali" morì anche lui il 12 ottobre in uno strano "incidente".
Mentre il 5 giugno del '81 il colonnello della G.di Finanza Luciano ROSSI si "suicidò" (!?). Quest'ultimo con il colonnello FLORIO (morto poi anche lui in uno strano incidente d'auto) avevano steso insieme -ancora nel '78- tre note informative dopo la denuncia dei due impiegati onesti che avevano parlato.

Torniamo a Bisaglia. Torniamo al 25 dicembre del 1980.  Lui è sempre un "mamma santissima", ma caduto in disgrazia (il 24 ottobre con l'arresto del comandante della GF & C.) la  DC (allarmata dalla cattiva immagine) lo "processa" e lo "scarica". ("caro Bisaglia, fatti da parte" - la stessa cosa dissero a Rumor per l'altro famoso scandalo Loockeed" (
"...ero stato scaricato, defenestrato, ignorato, evitato come un lebbroso....Gli amici della Dc, mi telefonavano tutti, ma per dirmi - lo sappiamo che sei innocente, ma dobbiamo votarti contro per disciplina di partito".
Ma a Pecorelli - come abbiamo visto sopra- gli era già capitato di peggio: con queste rivelazioni  e dell'altro ("lettere di Moro") era stato già ammazzato il 20 marzo 1979. E una bocca cucita non parla più.

La Dc quando fu accusata di aver ricevuto finanziamenti da Sindona (questo appunto voleva rivelare Pecorelli su Op), s'indignò, protestò, Forlani (era appena approdato al governo) si infuriò; non bastava aver emarginato e "liquidato" Bisaglia?  No, perchè  il 24 marzo  il suo collega Piccoli ammise di aver ricevuto alcuni miliardi da Sindona. Nello stesso giorno a Forlani gli arrivava dai giudici che indagavano su Sindona la famosa Lista dei 962 della P2, che però lui trattiene nel cassetto (ci sono nella lista alcuni nomi della Dc! e nomi eccellenti) e non informa il governo che presiede. Il 20 maggio scoppia lo scandalo, la lista uscita da chissà dove è già in mano ai giornalisti e quindi va sulle pagine dei giornali. Forlani deve dimettersi per reticenza. Lo stesso giorno arrestano Calvi. Due giorni dopo Gelli fugge all'estero. I 962 piduisti vanno alla gogna. Quelli dei 500 di Sindona invece non dormono più la notte sapendolo in carcere (ma lui morirà avvelenato con un caffè al cianuro - non sapremo mai chi erano i "cinquecento").
Quelli di Calvi pure (lui lo troveranno poi appeso sotto un ponte di Londra). Imperi editoriali si sfaldano, una grande banca fallisce, la borsa nel luglio '81 crolla del 30% e viene perfino chiusa per otto giorni, quando riapre perde un altro 20%. Metà patrimonio nazionale va in fumo in solo otto giorni! 

Collegati alla grande "tempesta" borsistica e giudiziaria, saltano fuori che gli stessi nomi della P2 sono coinvolti in molte inchieste su stragi e su alcuni omicidi politici, 37 dentro l'unità di crisi del rapimento Moro.

Ma la lingua di Bisaglia (scaricato, messo da parte, infangato, umiliato, "buttato a mare" metaforicamente) non si mosse più? Non parlò più? Soprattutto quando iniziò il processo dello "scandalo petroli" nel 1983? Era solo lui il sospettato "mariuolo" di cui parlava (e minacciava di raccontare tutto) Pecorelli?

Bisaglia non fece in tempo nè a parlare nè a chiarire nulla, si buttò da solo in mare; pardon, "scivolò" in mare, ma non in quello metaforico, in quello vero, affogando.

Come accennato all'inizio, il fratello prete con ostinazione indagherà su questa morte per alcuni anni, e forse iniziò a scoprire qualcosa;  ma anche lui morirà - sempre in acqua - in circostanze ancora più misteriose di suo fratello.
Così, la "storia Bisaglia 1" e "storia Bisaglia 2" finì lì. In un laghetto di montagna con un prete morto anche lui affogato. "Scivolato" anche lui?

Si!! scivolato come suo fratello su un panfilo !

Con il peso delle pietre in tasca è molto facile scivolare!!
e avendo in tasca delle pietre non poteva certo rimanere a galla.

vedi la sua strana storia "QUEL GIORNO A PORTOFINO " > > >

 

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