Musica = Gioia

Mio nipotino Andrea (18 mesi) al pianoforte.

Già nell'antico Egitto ma anche in Mesopotamia, nel 3000 a. C.  compare un termine per la musica fatta nei riti celebrativi con i vari strumenti; questo termine era hy che significa  "gioia". Già in uso come strumenti musicali  arpe, oboi, flauti, lire, liuti membrafoni (tamburi) e sistri in metallo. In Cina alla stessa epoca compare una specie di zufolo a 12 note. In india corni e flauti. In mesoamerica anche se più tardi una serie di zufoli a canne. Sono abbiamo detto strumenti antichi, ma in molti territori delle località accennate sono ancora  oggi usati e molto simili dovrebbero essere anche i suoni, e quindi la musica.

Sono tutti suoni di strumenti che creano un certo tipo di musica, che con le modulazioni di intensità, il ritmo e le diverse tonalità provocano stati di beatitudine o eccitazione interiore a un singolo o a un gruppo di individui che li ascoltano. Infatti il suono degli strumenti, di qualsiasi tipo, nel creare la "musica" che dà vita alla danza, al ritmo, al movimento, o alla serenità e alla delizia dei beati, fa o non fa produrre al cervello la "endomorfina", una dopamina che è un neurotrasmettitore connesso alla noradrenalina e quindi associata all'umore e allo stato comportamentale dei soggetti.

Inoltre la "musica" prodotta dagli strumenti, anche il più arcaico, non è fatta solo di ciò che ascoltiamo, ma ha; A) una gamma d'onda di infrasuoni  (sotto i 20 Hz);  B) una gamma d'onda di ultrasuoni (sopra i 20.000 Hz); mentre in mezzo tra le due c'è C) una gamma di suoni che è poi quella che effettivamente udiamo noi umani. E non tutti con la stessa soglia uditiva, chi inferiore chi superiore comunque mai oltre certi confini della ricettività del nostro apparato uditivo che inizialmente è, fisiologicamente meccanico, e solo dopo avviene la codifica della gamma d'onda per la trasmissione bioelettrica con destinazione cervello.

Sia la gamma A che la gamma B sono suoni sublimali, cioè sono suoni che sono prodotti dagli strumenti ma che non siamo "meccanicamente" in grado coscientemente di ascoltare, mentre il cervello sì, gli arrivano anche i debolissimi impulsi elettrici prodotti dalle vibrazioni altissime e dalle  bassissime . Ma entrambe assieme a quelle di C udibili, hanno tutti una particolarità questi suoni, se ascoltati in una sequenza di tempo, ripetuti con un certo ritmo (le battute), e hanno tonalità diverse, essi  influenzano la cadenza sistolica, ed è proprio questa frequenza del battito del cuore, quando la nostra "fabbrica" di endorfine produce o non produce le varie endorfine, che immette o non immette nella circolazione sanguigna maggiore o minore quantità delle medesime. Inoltre dato che sono le stesse coramine, a produrre queste sostanze che stimolano o non stimolano il cuore oltre che i centri respiratori, questi a loro volta diventano complici nel distribuire nel sistema nervose le stesse endorfine in alta o bassa concentrazione, quindi direttamente e indirettamente a generare due stati d'animo che sono contrapposti in un'ampia scala di valori; in una troviamo l'eccitabilità, l'euforia, l'esaltazione, l'emotività, l'animazione; nell'altra tutta l'altra gamma comportamentale speculare:  l'apatia, la tranquillità, lo sconforto, la depressione, l'indifferenze, l'insensibilità, la freddezza, la calma, la serenità, o ci fanno sentire gli angeli che cantano o suonano.
 
Tutto questo anche senza le tante indagini odierne neuroscientifiche, era stato scoperto molti millenni fa, già nel mondo arcaico dal primo stregone del villaggio. Poi vennero gli sciamani col loro profetismo primitivo (famosi i tamburi, i rumori assodanti, una  autoipnosi musicale per provocare stati estatici). Successivamente  mutuando riti e suoni da loro, e codificando gli stessi suoni, proprio per queste virtù di dispercezione della realtà, la musica strumentale e corale divenne possesso e patrimonio della casta ieratica delle varie religioni (per provocare sentimenti di profonda religiosità). Infine superati questi veti (soprattutto in occidente - famosa la bolla di papa Giovanni XXII ancora nel 1322 con la condanna dell'Ars Nova dei musicisti che "cercano con nuove note di esprimere arie inventate da loro") la nuova società si rimpossessa della musica (Firenze, 1450 canti carnacialeschi) e tornano a fruirne i gruppi sociali più o meno avanzati culturalmente. 

I primi madrigali (nonostante le interdizioni papali) compaiono nel 1500, l'autonomia del linguaggio musicale (assieme a quella culturale e sociale) si realizza solo a fine Settecento, quella dotta nell'Ottocento.  Correndo in parallelo (ma ne sono rimaste poche tracce - la più antica è la Villanella che è del 1538) e spesso anche con interscambi ( pure la musica popolare inizia dall'Ottocento a esprimere nuovamente tutta la sua forza innovatrice, e pur incurante delle altre culture fuori dall'Europa (anche la popolare si era chiusa su se stessa)  riesce nel '900 con la "leggera", la "canzonetta" a dissacrare (ma la crisi era già all'interno a inizio '900) la musica dotta. 

Solo verso la fine del nostro secolo alcuni musicisti di punta (ma con la vocazione alla leggera, più consumistica) hanno ritrovato il gusto dell'invenzione melodica, con i raffinati impasti timbrici, di una facile comunicatività, spesso recuperando i movimenti romantici di fine Ottocento, con temi classicheggianti. Sono infatti poche le novità delle avanguardie musicali oggi, sono piuttosto volti a una sorta di neoclassicismo, ora universalizzato, complice la grande tavolozza orchestrale degli strumenti elettronici, dove però l'effetto tecnico-sonoro esclude ogni reale espressività  e spersonalizza sia l'autore che l'interprete, anche se hanno questi strumenti una potenzialità enorme su un campo ancora del tutto inesplorato. (Parlo con cognizione di causa perchè possiedo circa 30.000 composizioni musicali di ogni genere, di ogni tempo e di ogni paese)

Ma ritorniamo a parlare di ciò che è la musica. Ci restano dell'antichità alcuni strumenti (canne di bambù, corni, tamburi, strumenti a corda) che hanno le stesse effettive potenzialità delle altissime o bassissime frequenze (quindi suoni sublimali) dei nostri attuali più sofisticati strumenti elettronici.
Del resto, senza ricorrere ai reperti dell'archeologia, lo possiamo ancora oggi verificare nelle stesse attuali tribù arcaiche della Guinea, isola di Manum, in Nepal, nel Bengala, a Giava, o nella vicina Anatolia dove ancora oggi si usano legni, corni, tamburi, canti e cori che hanno celati gli stessi suoni sublimali pari al migliore sintetizzatore elettronico in commercio.

Non a caso gli antropologi affermano che la musica alla sua scoperta (prima ancora del linguaggio) divenne il primo linguaggio multilingue legato inconfondibilmente agli stati d'animo di un singolo o di un gruppo che l'ascolta. La musica infatti non ha bisogno necessariamente di un alfabeto, sia nel produrla che nell'ascoltarla (vedi la musica indiana, ancora "naturalistica")
Alla base sembra esserci a ogni latitudine, sempre non una religione e una scienza dogmatica ma quella naturale dell'uomo primordiale che ha scoperto questo linguaggio.

Ovviamente questo concetto della tesi primordiale non può essere accertato, nè dalla dogmatica ecclesiastica-ortodossa, nè dalla dogmatica scientifica; e tal riguardo si ha l'antitesi fra le due teorie; la prima  concepisce le origini come uno stato superiore, e la seconda  le concepisce invece come uno stato inferiore. Che creano però un paradosso, perchè la prima sembra ammettere che allora non c'era bisogno di una ("migliore") religione rivelata dogmatica (la stessa Bibbia del resto riporta "Ed ecco, tutto era (prima) molto buono" Gen., I, 32) mentre la seconda ammetterebbe che era allora necessaria una religione rivelata e non sufficiente quella naturalistica.

Resta il fatto che l'importanza della musica nella storia delle religioni primordiali come in quelle successive è dovuta all'idea che il suono strumentale sia veicolo di una forza. Anche se sembra strano che all'inizio la musica aveva speciali virtù apotropaiche: espulsioni di spiriti malvagi; poi virtù sensuali e goderecce perchè usata nelle danze, nelle feste contadine e nei baccanali (l'organo (prima che entrasse nelle chiese) lo si usava proprio per queste feste a Costantinopoli e fu eliminato da Teodosio proprio per questi fattori stimolanti "pagani"); in seguito poi la musica (e lo stesso organo) divenne invece mezzo principale per provocare sentimenti di profonda religiosità, una delizia dei beati in terra. Ma molto più spesso usato come un "tranquillante" dell'aggressività delle masse. 
Finito questo periodo oscuro ecco tornare la musica ad essere uno strumento di eccitazione (vedi il charleston, boogie, rock), e nuovamente -per alcuni- uno strumento di beatitudine e questa volta non più promiscuo ma di un individuo distaccato, con un "suo" pezzo da lui e solo da lui prescelto e amato, quello che deve affondare il bisturi nella sua anima.

Oggi un buon trattato di neuroscienza, i saggi sui neuromediatori e le endorfine, ci offrono un panorama molto meno complicato per iniziare a capire i meccanismi della musica sul comportamento umano, e in ultima analisi sull'animo umano.
Quando per una musica proviamo veramente qualcosa, nel nostro liquido cerebro spinale, l'EEG 
 (ElettroEncefaloGramma - ma meglio ancora oggi con la PET, la Tomografia a emissione di positroni, che evidenzia i singoli neuroni attivati) registrerà sempre lo SCA  il nostro Stato di Coscienza Alterato. E a provocarlo è il livello alto o basso delle endorfine (che sono una serie di morfine, gli alcaloidi  che produce da sè il cervello). La musica e i suoni (e in particolare alcuni suoni, ritmi e toni ) sono solo un mezzo per farle produrre al nostro cervello, ma non sono endorfine.

Queste con tanti nomi ormai si vendono anche a dosi e ormai quasi a chili ai deprivati di emozioni; come succedanei delle endorfine naturali alcuni ne abusano pure, e magari sono proprio quelli che incoerenti negano questa ormai risaputa (perchè utilizzata) constatazione scientifica: che un alcaloide ha una spiccata azione analgesica fisica e psichica, e che proprio per questo motivo molti lo assumono nelle più disparate situazioni, dal dolore fisico al più banale turbamento esistenziale. (un esame, una gara, o per voler entrare ad ogni costo dentro un mondo esteriore che non ha nulla a che vedere con il "suo" mondo interiore;  e violentandosi prima ancora di ingannare gli altri inganna se stesso).

Qualcuno ad esempio ha cercato di dare una definizione a un certo tipo di musica, mettendo in evidenza la difficoltà di definirlo: “Non è una religione, ma è tuttavia religioso; non è una filosofia, ma è comunque una visione dell’uomo e del mondo, oltre che una chiave di interpretazione; non è una scienza, ma si basa su leggi scientifiche, anche se sono da ricercare nelle stelle. New Age è una nebulosa che contiene esoterismo, occultismo, pensiero mitico e magico sui segreti della vita e un briciolo di Cristianesimo, il tutto mescolato ad idee provenienti dall’astro-fisica”. 

Certo anche un neutrino proveniente da una stella lontana milioni di anni luce, può influenzare le  particelle subatomiche dell'atomo di una molecola del neurone che ho nel mio cervello che costruisce e forma il mio pensiero, ma accomunare "l'astro-fisica" al pensiero "mitico e magico" è un'altra barzelletta. Anche perchè i pensieri mitici e magici (comprese quelli religiosi) sono soggettivi, nel singolo individuo e nei gruppi umani, fanno parte di alcune ben definite e localizzate TRADIZIONI CULTURALI quasi inamovibili; infatti esistono nel mondo (e parlo solo di quello contemporaneo, pur essendoci oggi l'informazione diffusa e globalizzata) 3 religioni rivelate (la Cristiana con 5 correnti e 56 chiese diverse; la Maomettana con 3 correnti e 65 movimenti; la Ebrea con 3 correnti e 12 tribù); 17 grandi dottrine filosofiche (Induista con 6 correnti e 1256 movimenti; la Buddhista con 3 correnti e 1680 movimenti; la Confuciana con 8 correnti e 840 scuole); inoltre sono accertate 26.397 credenze,  ed ognuna di queste ovviamente ha la pretesa di chiamarsi religione, e ha il suo corredo di "dogmi, culti e leggi, e il suo "pensiero" (e anche una sua particolare espressione musicale di suoni) che ha nulla a che vedere con l'astro-fisica, ma sono il parto di un abile estensore. Che anche lui o i suoi seguaci (come tutti gli altri) affermano, essere opera su ispirazione del suo Dio. E se gli vogliamo credere allora dobbiamo ammettere che nell'universo c'è una gran folla di dei e ognuno di essi ha ispirato milioni di estensori di pensieri divini, affidabili e infallibili.

E mi fermo qui. Credo che ce ne sia abbastanza per riflettere!

Francomputer

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Cervello e musica

La musica ha effetto sulla memoria e puo’ rafforzare le capacita di espressione come e stato citato facendo riferimanto a : http://www.apa.org/journals/neu.html
Il cervello é un sofisticato sistema di apprendimento; infatti esso dalle vivrazioni esterne elabora i suoni veri e propri; e cio vale quindi sia per la parola, che pure e un suono, che per la musica prodotta da strumenti musicali. Fuori di noi non ci sono suoni o rumori, perchè essi sono una risposta celebrale a determinate vibrazioni del mondo esterno.

Le dinamiche di interazione tra vibrazioni del mondo esterno e cervello passano attraverso processi di integrazione di aree cerebrali specifiche, che correlano le emozioni ed i significati alle complesse strutture cerebrali di produzione delle sensazioni sonore.
La Tomografia ad Emissione di Positroni (PET), permette di misurare e registrare l'attività di un cervello umano in risposta ad uno stimolo. La PET è infatti in grado di farci osservare piccole variazioni di flusso di sangue nelle diverse aree cerebrali. Un aumento, di flusso sanguigno in una specifica zona del cervello corrisponde un aumento dell'attività cerebrale di quella zona.

Da queste limitate informazioni in particolare si puo’ osservare che a partire dalle aree temporali di ricezione delle vibrazioni sonore, un essenziale punto di snodo della informazione generata da differenti tipologie di vibrazioni, raggiunge le zone talamiche responsabili della attivazione di stati emotivi, é situato nella zona immediatamente sottostante al lobo frontale dell' "ACUMEN" ; un diverso smistamento di informazione avviene per procedimenti di integrazione che raggiungono l'area di WERNIKE collocata circa al centro dell'emisfero superiore sinistro del cervello; area quest'ultima deputata alla interpretazione cognitiva dei suoni.

Dato che le vibrazioni esterne passano debolmente anche attraverso il corpo, anche il cervello delle persone non udenti riesce a percepire la musica, così come il bambino, ancora nella pancia materna, inizia ad apprendere come produrre dalle vibrazioni esterne la sensazione interiore del suono e riconoscerne il timbro il tono e la frequenza.
E pertanto comprensibile che l'esercizio musicale sviluppi aree di integrazione specifiche del cervello; quella relativa a "udire per interpreatare " e cioe a distinguere i suoni come fenomeno cognitivo, l’ altra relativa al "sentire percettivo " che si colloca soprattutto nella attivazione delle funzioni emotive.

Quindi la possibilita’ che l'esercizio musicale sia utilizzato per migliorare anche le capacità cognitive generali e’ possibile ed utile, cio’ poiche’ le aree corticali uditive e sensoriali realizzano uno sviluppo di apprendimento maggiore rispetto a chi non si occupa di musica.
Una varietà di studi recenti si sono focalizzati sulla neurologia della musica, del rumore, della parola nonche’ sulle soglie dell'udito, hanno avuto un recente sviluppo e traendo conoscenza da essi e’ importante rammentare che le note e le scale musicali (ritmiche) vengono mediati primariamente dall'emisfero sinistro ( area di Wernike) e le melodie ( ad andamento armonico ) vengono elaborate dall’ emisfero destro del cervello.

Certamente per attuare strategie capaci di "ascoltare" la musica, con un coinvolgimento globale del nostro sistema nervoso cognitivo e delle funzioni emotive a questo connesse e’ necessario fare attenzione ai risultati che ogni individuo puo’ ottenere da differenti metodologie di apprendimento.
Infatti la musica puo’ esasperare comportamenti di socializzazione di massa, interagendo direttamente con i complessi fenomeni bio-chimici che correlano il corpo ( mediante attivita neuro-ormonali) con zone talamiche del cervello che sono alla base delle emozioni ; quest’ ultime diversamente dalle attivita’ cognitive sono meno regolabili dalla ragione e pertanto meno coscienti.

Certamente ogniuno di noi potra’ provare come aumenti la aggressivita’ e quindi la forza durante l’ascolto della "Cavalleria Rusticana", rispetto a quando si ascolta una "Ninna Nanna" ; pertanto e’ possibile capire come gli effetti subliminali agiscano indipendentemente dal nostro volere cosciente e come essi nelle ripetitivita possano divenire condizionanti per effetto di una pressante continuita’ di ascolto della musica.
Viceversa la musica puo’ anche essere utilizzata con "effetto terapeutico" ; le differenze dei sue emisferi cerebrali nella elaborazione dei suoni possono generare particolari ricadute terapeutiche in soggetti con difficolta di comunicazione, qualora si esercitino opportunamente i processi di integrazione cerebrale che correlano emozioni sonore all’ attenzione della significazione dei suoni favorendo in tal modo un buon ascolto della musica.

BIBLIO LINK
Area Musicofila nel cervello: ttp://www.newton.rcs.it/PrimoPiano/News/2002/12_Dicembre/23/Musica.shtml
Suono, Musica e Cervello: http://www.marcostefanelli.com/subliminale/mantrasuono.htm
Musicoterapia: http://www.rudolfsteiner.it/articoli/terapart4.htm


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