ANNI 1500 - BAGLIORI DI COMUNISMO IN EUROPA

CAP. I - ALBORI DELL'ANABATTISMO
CAP. II - L'ANABATTISMO DI WITTEMBERG A FRANKENHAUSEN
CAP. III - LE REAZIONI
CAP. IV - FONDAZIONE DELLA COLONIA COMUNISTA DELLA MORAVIA
CAP. V - ORGANIZZAZIONE DELLA COLONIA COMUNISTA DELLA MORAVIA
CAP. VI - MELCHIORRE HOFFMANN E GIOVANNI MATHIAS
CAP. VII - REGIME POLITICO E RELIGIOSO DELLA CITTA DI MUNSTER
CAP. VIII - L'ANABATTISMO A MUNSTER
CAP. IX - DALLA REPUBBLICA ALLA DITTATURA
CAP. X - IL TRAMONTO DELL'ANABATTISMO

CAP. VII - REGIME POLITICO A MUNSTER

Il principato sovrano di Munster si estendeva per circa 900 chilometri quadrati e comprendeva ben 12 città, delle quali la principale era la stessa Munster, la cui fondazione risale a Carlo Magno.
Nel 1524 la città di Munster era di notevole estensione e ben popolata. Era di fede cattolica ed aveva sei parrocchie, un rinomato collegio canonicale, cinque altri collegi religiosi, una insigne cattedrale e molte scuole. Le arti e le lettere vi erano in auge.

II Meshovo fa degli ordinamenti e delle condizioni della città un quadro oltremodo lieto, ma evidentemente egli si sofferma alle condizioni della classe agiata e specialmente del clero, assoluto dominatore, sorvolando sulle condizioni del popolo.

Una apparente tranquillità e concordia regnava fra i cittadini, effetto forse delle blandizie e, volta a volta, dell'energica repressione esercitata dalle autorità ecclesiastiche che vi dominavano. Non malintesa emulazione, afferma il Meshovo, non odi, non invidie, essendo tutti animati da cristiana carità.
Governava il principato sovrano il Vescovo eletto da un consiglio di quaranta canonici di nobile origine, consiglio che avrebbe dovuto rappresentare il consesso tutore degli interessi del principato, ma che in effetto funzionava solo di nome, essendo in completa soggezione del Vescovo ; onde il governo era completamente nelle mani del clero. I quaranta canonici componenti il consiglio abitavano in uno stesso palazzo che veniva chiamato il palazzo del Consiglio o “Paradiso”.
Oltre il consiglio dei canonici, che governava su tutto il territorio del Principato, vi era un Collegio municipale, composto di ventiquattro cittadini di diverse classi sociali eletti dagli abitanti della città ; essi, a loro volta, eleggevano dallo stesso collegio municipale dieci senatori, ciascuno dei quali doveva amministrare uno dei dieci settori della città.

Le imposte erano numerose ed arbitrarie. Bene a ragione Meshovo tace su tale argomento!
I beni dei borghesi, alla morte di costoro, venivano completamente assorbiti dall'Episcopato, anche se questi borghesi avevano eredi ; avveniva quindi che le ricchezze dell'Episcopato, e del clero che da esso dipendeva e dei nobili che erano esenti dalle tasse ed erano sovvenzionati dalla cassa episcopale per rinsanguare i patrimonii intaccati dalle prodigalità e dai vizii, fossero vistose.

E inutile parlare dei beni degli operai e dei contadini della provincia, poiché questi non possedevano nulla, loro gemevano nella più triste miseria. La gran quantità di balzelli, oltre ad arricchire clero e nobili, serviva anche ad abbellire chiese, costruire conventi, innalzare statue; da ciò la fama di “protettore delle arti” che il Vescovo di Munster si era procurata.
La corruzione era bandita dalle leggi con ogni rigore ; tale rigore era in pratica applicato solo al popolo e ai borghesi, poiché i nobili, i prelati e il Vescovo stesso erano contornati da concubine che non dissimulavano da chi fossero protette, e che erano pagate lautamente col denaro estorto alla città. Ciò malgrado, il Meshovo scrive : “In foemineo sexu summa castitas et pudor vigebant”. Come lo spirito di parte offende la Storia!

Con l'affacciarsi, però, del luteranesimo ai confini del principato, e specie nella città, la calma -e l'apparente concordia cessarono di essere.
I primi propagandisti della Riforma luterana nel principato furono CAMPENS, TRANSAQ e WINEK. Essi cominciarono a scuotere plebe e borghesi dal letargo in cui il regime clericale li aveva cacciati, e non difficile era il loro compito, bastando sfruttare al disopra e al di fuori delle dispute sacre, le nefandezze delle quali il clero si macchiava nella città e fuori, e i nobili con esso.

Ciò accadeva nel 1525. Cominciarono così i primi tumulti, diretti specialmente contro i conventi verso i quali (e una ragione ci doveva pur essere) si appuntavano gli odi dei popolani e dei borghesi per la concorrenza che i frati facevano ai lavoratori e ai piccoli proprietari gestendo, per mezzo di una organizzazione potente e protetta dal Vescovo, degli opifici o di estese aziende agricole.
I tumulti, benché aizzati dai predicatori luterani, prendevano a pretesto le angherie del clero e le ingiustizie palesi che dalla amministrazione della pubblica cosa venivano commesse. Il consiglio dei canonici corse subito ai ripari, e chiese ai cittadini che formulassero una serie di proposte atte a riappacificare gli animi.
Le proposte furono le seguenti:

1°) Al Capitolo cittadino sono devoluti i beni dei vescovi decessi ; spetterà quindi ad esso e non al popolo pagarne i debiti.
2°) II Capitolo non avrà più facoltà di scomunicare e di espellere un cittadino.
3°) La giustizia dovrà essere esercitata da giudici laici e non da prelati.
4°) Dovrà essere vietato agli ecclesiastici, e quindi ai conventi, di capeggiare officine, opifici e aziende agricole a scopo di guadagno. In caso diverso, il popolo se ne impadronirà con la forza.
5°) Le imposte non dovranno gravare solo sui laici, ma anche sul clero, senza alcuna esclusione.
6°) Le proibizioni di cui all'articolo quarto saranno estese agli altri cittadini che fossero investiti di autorità o di pubbliche cariche.
7°) Due consiglieri del consiglio canonicale, due del consiglio municipale e due cittadini scelti dal popolo saranno preposti a sorvegliare le amministrazioni e le rendite dei conventi per impedire speculazioni e guadagni clandestini.
8°) 1 sopradetti faranno la confisca dei beni immobili posseduti dai conventi al di fuori del recinto dei conventi stessi, distribuendoli al popolo dietro pagamento di un equo prezzo di stima.
9°) Lo stesso articolo è applicabile ai conventi di monache.
10°) La riforma di Lutero sarà sottoposta al voto del popolo che sarà arbitro di adottarla.
11°) Le leggi saranno eguali per tutti i cittadini, qualunque sia la loro condizione sociale. 12°) Non saranno tollerati nella città monaci carmelitani, agostiniani, mendicanti e predicatori.
13°) Sarà proibito di fare testamenti e donazioni in favore di ecclesiastici.
14°) Ogni cristiano potrà contrarre matrimonio quando e con chi a lui piacerà e senza autorizzazione delle autorità.
l5°) Tutte le concubine dei canonici dovranno portare un evidente distintivo, onde si possa con onore e senza errore salutare una donna onesta e disprezzare le disoneste.
16°) Sarà esteso a tutti i cittadini il diritto di pascolo e saranno abbattute le siepi che difendono l' ingresso dei pascoli stessi.
17°) Nessun processo dovrà durare più di una settimana.
18°) Per evitare lunghe ed arbitrarie prigionie, nessun borghese, se non accusato di grave crimine, dovrà essere trattenuto in carcere se sarà in grado di pagare una cauzione sufficiente.

Seguono altri articoli di minore interesse.

Il consiglio dei canonici che, dietro pressione di quello municipale, prese in esame le proposte dei cittadini, acconsentì a firmare il concordato per timore di gravi violenze ; ma subito dopo, in segno di protesta, si allontanò dalla città, seguito dalla maggior parte del clero, e i luterani, rimasti ormai senza competitori, assunsero il potere della città.
Grande fu lo sdegno del Vescovo di Munster, FEDERICO DE WADA, alla notizia della violenza subita dai suoi lidi consiglieri e dell'offesa che a lui stesso risaliva. Dalla sua residenza poco lontano dalla città egli scrisse al fratello Ermanno, Arcivescovo di Colonia, chiedendo aiuti e consigli. Entrambi stabilirono di tentare la via di. un pacifico accomodamento, e intrapresero una specie di trattative col consiglio municipale della città, trattative fiancheggiate da ammonimenti e minacce.

Giungevano intanto le tristi notizie della battaglia di Frankenhausen, e benchè in Munster non vi fossero che pochi anabattisti, il racconto della orribile repressione ordinata dai principi cattolici fece fremere di orrore e di spavento parecchi fra quelli che avevano provocata la sommossa. Non fu quindi difficile al Vescovo di ottenere la pacifica sottomissione della città, alla quale venivano imposte le seguenti condizioni
1°) L'accettazione, da parte del consiglio canonicale delle proposte fatte dal popolo, poiché fu estorta con minacce, è annullata.
2°) I canonici rientreranno nella città, e tutti seguiteranno a godere dei loro privilegi.
3°) Ogni manifestazione contro il presente decreto sarà rigorosamente punita.
4°) 1 predicatori evangelici saranno espulsi.

Indi il Vescovo, seguito dai canonici e da tutto il clero, rientrò in città, fra il terrore di molti e gli applausi di pochi. Le persecuzioni e gli esili furono numerosi, e un regime di sospetti e di delazioni turbo la vita cittadina più che le rivolte precedenti. Di conseguenza aumentarono gli odi, i propositi di rivincita e il desiderio di affrancarsi una volta per sempre dalla oppressione episcopale.
E’ da notare che nelle lotte che venivano svolgendosi dentro la città di Munster l'anabattismo non aveva che una importanza trascurabile. Gli anabattisti di Munster erano ancora in numero esiguo e mancava ad essi un capo, un organizzatore qualsiasi. Quando questi giunse, e fu KNIPPERDOLLING che tornava nella sua città natale dopo l'espulsione dalla Svezia, i pochi anabattisti si riunirono intorno a lui, e, rappresentando essi la frazione più estrema ed accesa dei riformatori, presero parte alla lotta contro l'oppressore comune, cioè il clero, in accordo coi luterani.

Il carattere violento, la facile parola, l'essere nativo della città stessa, davano a Knipperdolling la necessaria autorità fra gli scarsi anabattisti della città per una efficace propaganda e per intraprendere una lotta, oggi alleato dei luterani, domani nel solo nome dell'anabattismo, contro luterani e cattolici coalizzati. Egli non perdeva occasione per opporsi alle prepotenze delle autorità cittadine e formarsi in tal modo un ambiente di profonda simpatia fra le genti più umili.

Un certo ANTONIO CRUSE, accusato di aver diffamato il clero e lo stesso Vescovo, era stato tradotto dinanzi al tribunale della Curia. Egli ricorse per mezzo di amici a Knipperdolling conoscendo il suo animo insofferente e la sua energia non comune. Infatti questi, riunita una turba di uomini, protestanti, anabattisti e gente comunque esasperata dai soprusi episcopali, la condusse tumultuando presso il palazzo del tribunale, esigendo la liberazione di Cruse.
Non avendola ottenuta con le semplici minacce né dal tribunale né dal Consiglio municipale presso il quale aveva condotto la turba sempre più numerosa, si recò, seguito dai suoi uomini, alla torre di Nòtre Dame ove Cruse era imprigionato, forzò le porte e liberò il prigioniero che venne portato in trionfo per le vie della città e custodito infine dallo stesso Knipperdolling nella sua casa.
Il Vescovo, irritato da questi fatti, ordinò al Consiglio municipale di prendere immediatamente severi ed esemplari provvedimenti, ma il Consiglio, temendo la violenza dei rivoltosi, non osò escogitare altra punizione che un breve esilio dalla città inflitto ai più scalmanati, esilio che, d'altronde, non ebbe alcuna attuazione, poiché nessuno osava renderlo esecutivo.
Seguì un periodo di inquietudini, sommosse subito represse, incendi nascostamente appiccati, pieno insomma di quei segni caratteristici che preannunziano a non lunga scadenza fatti decisivi.

Nell'anno 1531 a far parte della fazione avversa al clero cittadino entrò un uomo di singolari doti, BERNARDO ROTHMANN. Era costui nato a Stadloo, non lontano da Miinster, da un certo Enrico Rothmann, fabbro ferraio.
Da un consanguineo, il prelato ERMANNO SIBING, fu inviato a compiere gli studi di teologia nel collegio annesso alla chiesa di S. Maurizio, in Munster. Compiuti tali studi, fu inviato a Warendorf, indi a Magonza, ove ottenne facilmente la laurea in teologia. Tornò quindi a Munster, ove fu nominato predicatore nella chiesa di S. Maurizio. Qui acquistò subito grande notorietà e ascendente per le parole dolci, commosse, ispirate da profonda umanità con le quali spiegava il Vangelo e commiserava le tristi condizioni popolari ; ma il clero vescovile, giudicando che il suo modo di parlare al popolo non fosse consono alle direttive del Vescovo, gli inflisse richiami e noie infinite.

Infatti l'animo suo già si orientava verso più liberi orizzonti, ed un giorno, presi in prestito venti fiorini da un prelato, lasciò Munster e si recò a Wittemberg, rocca forte del luteranesimo. Vi conobbe MELANCHTON e fu preso per lui da vivissima amicizia ed ammirazione. Da costui fu iniziato alla Riforma, ma egli non vi si convertì che gradualmente, con un lungo e faticoso processo spirituale.
Rientrò finalmente in Munster, e, abbandonata oramai la Chiesa apostolica romana, si diede a predicare la Riforma luterana modificata da lui stesso in alcuni punti di secondaria importanza. La notorietà e la potenza suggestiva dall'uomo impedivano al Vescovo di prendere qualsiasi provvedimento contro di lui.

La sua propaganda guadagnò facilmente il consiglio municipale, e la sua notorietà si impose al consiglio dei quaranta ; onde in breve tempo la Riforma si affermò completamente nella città, senza che ormai il Vescovo e il consiglio canonicale potessero in nessun modo opporsi.
Nel frattempo, morto Federico di Wada, veniva eletto Vescovo di Munster il Vescovo di Minden, FRANCESCO conte di WALDEK, uomo autoritario e violento, che, sdegnando ogni accomodamento con Rothmann, iniziò una intensa campagna contro i luterani.
La lotta fra Rothmann, appoggiato dal consiglio municipale, e il Vescovo fu aspra e piena di vicissitudini. Invano Francesco di Waldek tentò di ricorrere alla violenza, poiché i suoi ordini sanguinarci non trovavano chi li eseguisse ; invano ricorse alle prediche e alle confutazioni chiamando nella città noti predicatori, poiché la parola di Rothmann vinceva in calore ed eloquenza quella di costoro. Nella città i tentativi di sopraffazione e i contraddittorii continui minacciavano di provocare nuovi tumulti ; onde il clero cittadino, vistosi a mal partito, uscì dalla città rifugiandosi presso il castello del Vescovo, e la città rimase nuovamente ai protestanti.

Seguirono appelli da parte del Vescovo ai principi cattolici e da parte della città ai principi protestanti perché intervenissero in favore dell'una o dell'altra parte. Lo stesso LUTERO fu chiamato in causa. Egli scrisse al consiglio municipale esprimendo la sua gioia per la vittoria della Riforma nella città, e consigliò di guardarsi dagli anabattisti che avevano insanguinata la Germania, concludendo con parole nelle quali si scorge come un ammonimento ed un avvertimento sulla evoluzione del pensiero di Rothmann: “Benché Dio si sia manifestato contro gli errori di questi visionari (Schvaermerorum) con la terribile morte di Munzer, Hubmeyer ed altri, vi sono ancora degli spiriti frivoli che, conoscendo tali fatti non comprendendo il significato di questi castighi divini, distillano il loro veleno nel cuore del popolo. Dio vi ha mandato un predicatore celebre, Bernardo Rothmann. Ma il diavolo è un vecchio furbo che accalappia i predicatori più abili nei loro stessi lacci. - Guardatevi dagli zuinglisti, ma guardatevi anche più dagli anabattisti che si intricano di cose politiche!”

Frattanto il Vescovo, non sperando oltre di riaffermare con le trattative la propria autorità su Munster, decise di rioccupare con la forza la città, e cominciò a riunire a Telgt i suoi armati.
Saputo ciò, all'alba del 26 dicembre circa seicento cittadini, armati con le armi che avevano potuto alla meglio raccogliere e con ogni specie di attrezzi, uscirono dalla città e piombarono a Telgt, sorprendendo e conducendo prigionieri in Munster sessantuno cavalieri del Vescovo.
Tale episodio, interpretato dal Vescovo nel vero significato di forza e di decisione ad una difesa ad oltranza, lo ridusse a miti consigli. Dopo lunghe trattative condotte sotto la guida del langravio di Assia si venne ancora una volta ad un concordato, in base al quale si stabiliva che protestanti e cattolici fossero liberi di professare la loro dottrina e ai predicatori luterani fosse data libertà assoluta di predicare nella città.
Dopo di che il Vescovo poté rientrare nella città ove la sua autorità temporale veniva ripristinata per intero, ma quella spirituale era diventata quasi nulla; a loro volta i cittadini, durante i festeggiamenti che ebbero luogo per la vittoria e la conciliazione avvenuta, poterono cantare
Der Strick ist entzwei Und wir sind frei ! ( La corda è spezzata e noi siamo liberi !)
Nel frattempo, sotto l'apparenza del generale tripudio, si apprestava l'avvento dell'anabattismo nella sua forma più rivoluzionaria e più tragica, nel suo trionfo maggiore e nel suo disfacimento totale.

CAP. VIII - L'ANABATTISMO A MUNSTER > > >

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