ANNI 1500 - BAGLIORI DI COMUNISMO IN EUROPA

CAP. I - ALBORI DELL'ANABATTISMO
CAP. II - L'ANABATTISMO DI WITTEMBERG A FRANKENHAUSEN
CAP. III - LE REAZIONI
CAP. IV - FONDAZIONE DELLA COLONIA COMUNISTA DELLA MORAVIA
CAP. V - ORGANIZZAZIONE DELLA COLONIA COMUNISTA DELLA MORAVIA
CAP. VI - MELCHIORRE HOFFMANN E GIOVANNI MATHIAS
CAP. VII - REGIME POLITICO E RELIGIOSO DELLA CITTA DI MUNSTER
CAP. VIII - L'ANABATTISMO A MUNSTER
CAP. IX - DALLA REPUBBLICA ALLA DITTATURA
CAP. X - IL TRAMONTO DELL'ANABATTISMO

CAP. VIII - L'ANABATTISMO A MUNSTER

Le condizioni interne di Múnster non potevano non invogliare Mathias a preferire questa città per l'attuazione del suo radicale progetto religioso e comunista.
Recatosi a Munster e studiato l'ambiente, dall'Olanda ove egli aveva lavorato a tendere le file della sua trama si fece raggiungere dai due migliori suoi apostoli, GIOVANNI BÉCOLD di LEYDA, detto comunemente GIOVANNI DI LEYDA, e GERARDO BOEKBINDER. Essi trovarono la città divisa in fazioni, la maggioranza protestante sottoposta all'amministrazione del clero, un esiguo numero di anabattisti riuniti intorno a KNIPPERDOLLING, e costui tollerato dagli episcopali per timore dei luterani, tollerato dai luterani perché a lui si doveva l'iniziativa di ogni sommossa contro il Vescovo.

Mathias e Giovanni di Leyda iniziarono così la loro propaganda, stringendo amicizie, formandosi un ambiente di simpatia fra i cittadini più umili, predicando da principio solamente contro il battesimo ai fanciulli e in prò del nuovo battesimo.
Saputo ciò, ROTHMANN pubblicamente dichiarò indegne ed eretiche le massime che costoro spargevano, e volle anzi conferire più volte con essi per tentare di ricondurli alla verità evangelica.
Lo sdegno di Rothmann ebbe però breve durata. L'anabattismo si sviluppava rapidamente nella massa popolare che, avendo già lottato per una prima vittoria, sentiva in sé lo stimolo ad una più grande emancipazione. Lo stesso Rothmann finalmente ne venne preso.

Non può non meravigliare la nuova conversione di Rothmann che aveva luogo pochi mesi dopo la sua vittoria e la solenne firma del concordato col governo vescovile. Probabilmente egli, uomo di alto valore intellettuale e di tendenze così profondamente umanitarie, posto dinanzi alla realtà delle cose e al pratico risultato della lotta da lui sostenuta come luterano contro il clero dominante, trovava sterili i frutti, nulla la libertà politica e di coscienza acquistata, ed ambiva ancora la resurrezione delle coscienze, l'avvento di una completa redenzione umana da ogni ingiustizia. Le dottrine estremiste apparvero ai suoi occhi, nel campo religioso come in quello politico, in una luce smagliante e suggestiva, ed egli, all'avanguardia di ogni movimento che mirasse ad una emancipazione qualsiasi, non poteva opporsi al movimento anabattista, ma ne doveva restare fatalmente preso. Una volta anabattista, una volta entrato nella lotta, egli doveva assumere una delle parti principali. Si può dire che nella rivolta anabattista di Munster egli fosse il filosofo, ove Mathias, Giovanni di Leyda e Knipperdolling erano i duci e gli uomini di azione.

La conversione definitiva avvenne dopo un periodo di assenze dai pubblici dibattiti, assenze che egli occupò nelle meditazioni più severe ; dopo di che egli pubblicò un atto di fede diviso in 19 articoli, dei quali è interessante conoscerne qualcuno:
* Il battesimo ai fanciulli è un abominio e una turpe commedia.
* I templi cristiani debbono essere chiusi agli infedeli, ed infedeli sono coloro che falsano la parola di Cristo, cioè i protestanti e i papisti.
* Il sacramento dell'Eucarestia equivale all'adorazione di un idolo.
* Nessuna relazione si deve avere con gli empii e con gl'infedeli, anzi bisogna tenerli lontani.
* Empi ed infedeli in eguale misura sono i papisti e i luterani.
* Da mille e quattrocento anni in qua non è esistito al mondo alcun vero cristiano.
* Ai magistrati non è dovuta alcuna obbedienza se essi sono eletti dagli infedeli e non dai veri seguaci di Cristo.
* Il matrimonio dei cristiani non ha alcun valore se prima di esso non è stato rinnovato il battesimo.
* Seguendo l'esempio degli apostoli, tutti i beni dei cristiani debbono essere messi in comune”.

Subito dopo tale professione di fede, Rothmann, uscendo dal riserbo impostosi durante il periodo di meditazione, iniziò risolutamente, col fervore che già lo aveva condotto alla vittoria contro il clero, la propaganda anabattista.
Grande fu la desolazione dei protestanti per la sua diserzione, e grande la gioia del clero che sperava trarre profitto da ciò per ripristinare, nella imminente lotta fra protestanti e anabattisti, la supremazia cattolica nella città.

L'anno 1534 volgeva alla fine sotto tali indizii di lotta. L'anabattismo, predicato da Rothmann, capeggiato da Mathias, di Leyda, Knipperdolling e Boeckbinder, si propagava rapidamente. Il popolo non aveva trovato nella conversione al luteranesimo quella emancipazione alla quale aspirava, ed ambizioni di libertà e generose immaginazioni utopistiche ormai lo attraevano. Discussioni e contraddittori si svolgevano sempre più aspri fra i luterani e gli anabattisti, senza che a nulla di concreto si approdasse. Finalmente il Senato, temendo di essere sopraffatto dalla crescente marea popolare, ordinò l'espulsione in massa degli anabattisti.
Nelle prime ore del mattino le milizie cittadine iniziarono l'opera di espulsione, avviando tutti gli indiziati, e Rothmann fra essi, verso una delle porte della città.

L'operazione durò a lungo, perché i soldati dovettero penetrare nelle case e perfino nei conventi, ed invitare coloro che essi credevano affiliati alla setta a riunirsi nella piazza del mercato. Non vi fu violenza, e sembrò anzi strano che di violenze non vi fosse bisogno, poiché, come per una tacita intesa, gli anabattisti obbedivano tranquillamente. Infine tutti costoro vennero fatti uscire da una delle porte che venne chiusa alle loro spalle. Ma grande fu lo stupore del Senato, la sua indignazione e la sua rabbia ormai impotente nell'apprendere che gli espulsi, percorrendo all'esterno i bastioni della città, erano rientrati da un'altra porta, e, sollevato Rothmann in trionfo, lo avevano condotto fino alla sua abitazione fra immensi clamori e terribili minacce contro le autorità.
Il Senato soffrì tale onta con i più fieri propositi di vendetta, ma non osò ordinare una nuova espulsione; nel frattempo gravi e decisive deliberazioni venivano prese dagli anabattisti.
Alcuni di essi, reduci dall'Olanda, portavano la novella che i fratelli olandesi si preparavano ad accorrere in loro aiuto, e fissavano, anzi, la data del 20 marzo per la riunione delle forze comuni a Hasselt.
Il 13 gennaio 1534, alle ore sette del pomeriggio, alcuni anabattisti, fra i quali Mathias e di Leyda, si riunivano presso Knipperdolling. Fu studiato il piano della rivolta in tutti i suoi particolari, ed agitatori furono inviati nelle città vicine per sollecitare gli anabattisti a riunirsi in Munster. Infatti questi risposero all'appello e vi si recarono numerosi e pronti ad ogni evento. Fra questi immigrati entrarono in città alcune donne che si distinguevano per il loro fanatico attaccamento alla causa anabattista ; abbondavano i contadini, i frati convertiti alla nuova dottrina, e non mancava un nobile, KRECHTING conte di Schoepingen, spirito purissimo e sdegnoso di ogni privilegio e di ogni oppressione.
Le armi furono segretamente distribuite e tutto fu apprestato perché al primo cenno gli anabattisti si riunissero attorno ai loro capi e ne seguissero gli ordini.

Il Senato, avvertito degli eventi che si apprestavano e comprendendo di non avere forza sufficente per opporsi alla rivolta che si delineava, tentò porvi riparo proclamando piena libertà per gli anabattisti di professare la loro religione ; ma tale editto non ebbe alcun effetto, sia perché giungeva troppo in ritardo, sia perché praticamente non poteva avere valore che quanto ai principi religiosi, non essendo conciliabile in alcun modo la comunità dei beni e l'abolizione dei privilegi col vigente ordinamento della città.

La notte dall'8 al 9 di febbraio GIOVANNI DI LEYDA e KNIPPERDOLLING, alla testa di una folla di seguaci armati, irruppero per le strade della città, levando alte grida ed invitando alla ribellione. Aumentati dì numero per il rapido accorrere degli affiliati, si diressero tumultuando alla Curia Vescovile che occuparono, scacciando i frati che vi si trovavano, e poi alla Piazza del Mercato. Qui trasportarono panche, mobili, carri, e si barricarono fortemente, decisi ad una disperata difesa. Knipperdolling fra tutti si distingueva per il suo entusiasmo e per la fede nel trionfo imminente.
II Vescovo ebbe notizia nella sua residenza fuori città degli avvenimenti, e cominciò ad inviare ordini e minacce che restavano, ormai, senza alcuno effetto.

Il 10 febbraio le autorità cittadine, considerata pericolosa l’ulteriore permanenza in città, se ne allontanarono. Al loro esodo seguì, con giubilo degli anabattisti, quello dei nobili, del clero e dei pastori evangelici, fra i clamori e le irrisioni di quelli che restavano nella città. Le barricate della piazza del Mercato, ormai inutili, vennero festosamente abbattute e il popolo si diede all'ebbrezza della vittoria lungamente preparata e facilmente ottenuta ; solo la parola ammonitrice di Rothmann riuscì a frenare l'esaltazione e a far cessare il saccheggio già iniziato in diversi punti della città.
Appena la notizia degli avvenimenti di Munster si sparse, da tutto il territorio del Principato accorsero nella città turbe di contadini attratti specialmente da un proclama di Rothmann incitante alla riunione degli oppressi e alla rivolta contro gli oppressori e culminante nella promessa di una società nettamente comunista:
“I nostri beni saranno in comune. Noi formeremo una sola comunità rigenerata,
una sola fraternità nuova e divina!”

Il 21 febbraio venne solennemente proclamata la “Repubblica Anabattista” e vennero nominati due consoli e ventidue senatori. I consoli erano KNIPPERDOLLING e KNIPPENBROK.
Ai senatori era devoluta l'amministrazione della città. Una specie di ordinamento provvisorio venne creato, fra il tumulto incessante dei vincitori e la più fervida gioia.
Il sogno era ormai realtà.

Ma la gioia e il sogno durò poco!

CAP. IX - DALLA REPUBBLICA ALLA DITTATURA > > >

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