CRISTINA BELGIOIOSO

LA BIOGRAFIA DI UNA PRINCIPESSA, SCRITTRICE, COMBATTENTE, 
LIBERALE, PATRIOTA


La Belgioioso (particolare di un quadro di Hayez)

“ Non dobbiamo mai dimenticare l’ardua e doppia impresa del nostro secolo, consistere nel distruggere e fecondare nello stesso tempo, non dobbiamo dimenticare che scopo finale del nostro destino sulla terra non è l’incivilimento, ma l’amore sociale, la fratellanza degli uomini, il trionfo della verità e del bene assoluto”.
Cristina Trivulzio Belgioioso.

“Bella, nobile, intelligente, appassionata, è stata un esempio di donna moderna, insofferente all’oppressione straniera, risoluta a mettere in atto la sua fede per sovvertire l’ordine del suo tempo”.

Animo perspicace, si muove nella scena europea di intrighi tra ministri e diplomatici con caparbietà, cosciente professionalità politica e intelligente sagacia.


GIUGNO 1808 
Il 28 giugno nasce CRISTINA TRIVULZIO; all’età di 4 anni perde il padre e la madre, Vittoria Ghirardini, sposa il marchese Alessandro Visconti d’Aragona la società milanese sotto Napoleone è in fermento per l’indipendenza.
Cristina cresce con l’amore del fratello e delle tre sorelle nella villa ad Affori

L’educazione impartitale è quella tradizionale dell’aristocrazia lombarda, che richiede una buona conoscenza delle lingue, in particolare del francese, un po’ di geografia, aritmetica e geometria. Grazie ad Ernesta Bisi, insegnante di disegno, entra in contatto con il mondo sconosciuto, fatto di cospirazioni politiche che agitano Milano. Le serate musicali le offrono l’occasione di avere rapporti con gente nuova.

Giugno 1824 
All’età di 16 anni Cristina è già una splendida creatura e ricercata da molti giovani di alta società; viene attratta da EMILIO di BELGIOIOSO, un giovane nobile, e subito decide di sposarlo. Questo matrimonio diventa un vero e proprio affare di stato, il governo non accetta Emilio e pensa che quest’unione possa recare danni all’Austria, viste “le immorali tendenze politiche” dei due giovani, accomunati da una fede patriottica.

15 settembre 1824 
Nella chiesa di S. Fedele a Milano si celebra il matrimonio di Emilio e Cristina.
Insieme vanno a vivere nella villa di Merate, ma ella non conduce una vita coniugale molto felice, spesso si ritrova da sola, così si reca più volte nella casa di famiglia, dove conosce Teresa Confalonieri, Matilde Visconti e la pittrice Bianca Milesi.

30 giugno 1828
A 20 anni incomincia per lei una grave crisi personale per la scoperta del tradimento da parte del marito.
Al Ballo del Romanticismo partecipano Emilio e Cristina, ma quella è l’ultima volta che vengono visti insieme. Poco più tardi avviene la rottura. In una lettera alla Bisi le scrive ”Io credetti dovere al mio decoro ed al mio titolo di moglie di non acconsentire formalmente alla continuazione delle sue relazioni con la *** ”.

Cristina accetta la richiesta di Emilio e non si separa, pur senza compromettere la propria libertà; ella si è impegnata a pagare i debiti del marito senza un obbligo scritto: “Sarei sempre in tempo qualora mio marito volesse usare dei suoi diritti per costringermi a qualunque cosa io non gradissi, sarei dico sempre in tempo a fermare il pagamento dei suoi debiti ed a farmi rendere la mia libertà”.
Segno della sua modernità il fatto che rifiuta il compromesso e le apparenze, è coerente e disincantata e disposta a pagare di persona.

Estate del 1828
A causa della sua debole salute, deve lasciare il suo paese e andare al mare all’estero e si fa rilasciare il passaporto; ormai si sta verificando il distacco definitivo dal passato e si conclude l’esperienza di sposa e di dama della nobiltà milanese.

A Genova, Cristina ritrova un’insperata serenità. Scrive alla sua cara maestra Bisi alla quale dichiara di non meritarsi l’indifferenza da parte della famiglia Manzoni, alla cui stima teneva in modo particolare, soprattutto con Giulia Manzoni.
Qui ritrova molte case patrizie disposte ad accoglierla; soprattutto la marchesa Teresa Doria, anch’ella ardente patriota. Ma a causa di questa relazione, nota anche a Milano, è costretta a partire per Ischia con il pretesto di curare la salute.

1829
Qualche volta prova nostalgia della sua famiglia, si sente ancora vicina al mondo infantile, è molto giovane e fragile. Così riesce a passare con la madre e la Bisi giorni felici, anche se dopo molte difficoltà.
Più volte il governo austriaco tenta di farla rimpatriare, ma Cristina riesce a resistere; decide di allontanarsi da Lugano perché facilmente raggiungibile. Lo stesso Metternich dispone di catturare la “fuggitiva”, diventata ormai un personaggio minaccioso per l’impero, che la vedrebbe bene chiusa in un convento.

Ottobre 1830
Cristina arriva a Genova, nei giorni in cui vengono arrestati alcuni cospiratori con lo stesso Mazzini. Si nasconde e vive sola con la sua cameriera e l’amministratore dei suoi beni, Barnaba Borlasca.

17 novembre1830
Cristina riesce a fuggire ad una tentata cattura e si dirige verso Nizza, ovviamente sapendo quale meta precisa deve raggiungere: una villa a Carqueiranne, messa a disposizione dal dottor francese D’Espine per i rifugiati politici.

Ella conduce con angoscia la sua vita, senza affetti, scambiando pensieri e riflessioni con Augustine Thierry, un giovane carbonaro che sta vivendo il dramma di una progressiva cecità. Dopo aver donato al marito e alle sorelle il proprio patrimonio, per evitarne il sequestro da parte dell’Austria, ritorna ad occuparsi delle sue attività ed entra in contatto con gli esuli che si trovano in Francia.
Per mettere in atto il piano d’insurrezione con Ciro Menotti, Cristina si impegna a finanziare l’impresa e si reca a Marsiglia.

Come suo segretario viene preso Pietro Bolognini, un profugo anche lui di nobile famiglia, ma appartenente al mondo della cospirazione. Cristina reca ingenti somme di denaro, ricavate dalla vendita dei suoi preziosi e la notte veglia e cuce coccarde tricolori.

Febbraio 1831
Scoppia la sommossa a Modena il 3 febbraio e a Bologna il 4, ma l’impresa della Carboneria fallisce e da allora la sua presenza sarà marginale.
Cristina è obbligata a cercare un nuovo rifugio per il suo atto di lesa maestà, avendo contribuito ad un’azione contro l’Austria.
Parte per Parigi, senza denaro e senza bagagli, per sostenere la sua lotta politica: chiedere aiuto per gli esuli francesi.

Decide di rivolgersi al marchese de Lafayette, che la riceve con molta prudenza. Nella sua richiesta si esprime il suo amore per la patria, così Lafayette decide di mediare la sua opera con l’Austria a favore dei prigionieri.
È la prima vittoria politica di Cristina che apre il cuore alle speranze di molti; l’esempio che offre con la sua condotta attira simpatie e ammirazione, la sua opera di propaganda all’estero viene riconosciuta.. Intanto l’Austria manda un avviso a Cristina: se non si presenta viene dichiarata morta civilmente e i suoi beni confiscati.
Per non correre il rischio di venire arrestata a Parigi scrive al Governo austriaco che è disposta a tornare e il più presto, ma per ora la sua salute non lo permette.

L’unico che continua a preoccuparsi per lei è il vecchio Lafayette; per guadagnare denaro Cristina sfrutta le sue capacità di pittrice e di scrittrice sul più diffuso giornale di Parigi “Constitutionel” (ottimo strumento per informare il popolo francese).
La principessa viene invitata ad una cerimonia a Palazzo Reale e la regina incuriosita da questa italiana la introduce tra le dame di corte: è l’ingresso nell’alta società parigina.
Cristina riceve la buona notizia dalla madre che ha trovato il modo di mandarle aiuti finanziari e che Lafayette è riuscito a far liberare i prigionieri di Ancona.

Maggio 1832
Cristina incontra il marito Emilio, che si stabilisce a Parigi.
La principessa non è più la giovane spavalda, si sente debole e le mancano gli affetti sicuri. Incontra la madre a Ginevra e trascorre giorni sereni.

In questi anni Parigi è diventata una città mondana ed elegante; si moltiplicano i salotti che dame impegnate aprono a letterati, musicisti e uomini politici.

Si trasferisce nel palazzo del duca de Plaisance e qui può aprire un suo salotto. I ritrovi hanno lo scopo di raccogliere fondi per risolvere i problemi dei compatrioti, liberati dal carcere.

Fine luglio 1833
Vincenzo Bellini arriva nel salotto della Belgioioso, che lo tiene sotto la sua protezione, su raccomandazione della madre.

Primavera 1834
Cristina perde l’unica persona che si è presa cura di lei, il marchese Lafayette; intanto l’Austria ricomincia ad interessarsi del caso Belgioioso. In particolare, ad occuparsene è il capo della polizia milanese Torresani, che odia profondamente la principessa.
A Parigi il salotto più affollato è quello della principessa italiana, che ha imparato a contare su se stessa, diffidare anche dai suoi amici e ad imporsi per non essere dominata.
Intraprende un’amicizia con Madame Jaubert, molto conosciuta alla corte dal re Luigi.
Le due si legano talmente tanto che per tutta la vita rimarranno amiche.
La morte di Bellini richiama l’attenzione sul salotto di Cristina, che simboleggia l’avvenire, e per questo viene accusata di un modernismo troppo spinto.

Agosto 1836
In seguito alla morte della madre, chiude il suo salotto e riceve solo i pochi amici intimi.
Uno tra i musicisti più richiesti è Franz Liszt, con il quale instaura un buon rapporto, trascorrendo molto tempo insieme.
Dopo la notizia della concessione dell’amnistia ai fuoriusciti, Cristina sente di dover stabilire un rapporto di equilibrio tra la sua vita intima e quella che sta conducendo; in lei il bisogno di dedicarsi agli altri è una ricerca essenziale.
Ha sempre creduto e vissuto la giustizia e la carità e ha vivo il senso di fratellanza, trova nel giovane abate, chiamato Coeur, una perfetta corrispondenza alle sue esigenze spirituali che in quel momento sono in crisi. Questo contatto rende più serena la principessa, alla quale è sempre mancata l’intimità familiare. A questa data Cristina ha 28 anni.
Emilio le è tornato vicino e così presto anche il suo desiderio di maternità si avvererà. La gravidanza è faticosa e il marito le è vicino, ma Cristina è immensamente felice soltanto per la nascita della figlia.

23 dicembre 1838
Nasce Maria Gerolama Belgioioso. Pochi mesi dopo scrive all’amica Ernesta Bisi: “Da qualche tempo mi è cresciuta una gioia e una felicità che mi è personale. Che ti dirò di Maria? Niente, cara Ernesta, perché non ti direi abbastanza. Ti dico solamente che sta bene, e che la sola cosa che domando positivamente a Dio è di conservarmela così.”

Oltre questa gioia, Cristina riceve la visita del fratello Alberto, con il quale trascorre le vacanze.

Settembre 1840
Decide di ritornare in Italia e dopo lunghe e complicate formalità nel settembre del ’40 parte da Parigi con la figlia e la governante.
La donna trova una Milano ormai spenta, decide di ritirarsi nelle sue proprietà di Locate Triulzi e si dedica alla lettura. Apre pochi mesi dopo un asilo e una scuola, ispirandosi a Fourier, e lei stessa insegna alle giovani mamme la puericultura.

Il comportamento socialisticheggiante della principessa non è per niente apprezzato dall’aristocrazia milanese, la cui mentalità è una manifestazione del principio negativo del Risorgimento, che rifiuta le novità sociali per timore che esse costituiscano una minaccia per le proprietà private.
 
ALESSANDRO MANZONI addirittura la umilia impedendole di assistere la madre, Giulia Beccaria, sua cara amica, ormai morente. Alla Bisi, Cristina così descrive l’accaduto: “Vi è una persona sul cui affetto avevo imparato a confidare e che prese ultimamente impegno di disingannarmi. Ora, lungi dal desiderio di rivedere quella persona, la temo, né voglio rivederla prima di dirmi senza dolore: Quello è il solo sul cui carattere mi sono ingannata. Questo però non è il solo motivo che mi tiene lontana da Milano: l’affetto che ho ritrovato qui e che mi circonda, mi ha aiutato a convertire in indifferenza il risentimento che, mio malgrado, mi tormentava quando lasciai Milano. Tornerò dunque e il più presto che potrò, tornerò sempre a prender cura del mio paese e a rivedere te.”

A Locate intanto si diffonde benessere; i bambini stessi chiedono di andare a scuola e, poiché le case sono fredde e cause di malattie per gli ambienti malsani, la principessa fa costruire abitazioni nuove. Continua a dedicarsi alla stesura della sua opera “L’essai sur la formation du Dogme Catholique”. Prima però decide di recarsi a Parigi dove incontra il poeta De Musset, anni prima innamorato di Cristina, che lo ha sempre considerato solo un amico.
L’ultima realtà e la più dolorosa per lei è la fuga definitiva di Emilio, attratto dalla giovane duchessa de Plaisance.

27 aprile 1843
I due amanti se ne vanno per sempre, ella non vedrà più suo marito e ogni rapporto con lui sarà definitivamente chiuso.
L’opera religiosa di Cristina viene pubblicata e il libro viene diffuso e ben accolto; l’anno successivo la principessa pubblica la traduzione francese della Scienza Nuova di Vico.

Novembre 1844
Cristina parte da Parigi per recarsi a Locate.
Al suo arrivo trova il paese cambiato: c’è la forza della speranza che rassicura nell’attesa di più grandi eventi.
Nello stesso anno, offre una somma di denaro per costruire il progetto della Gazzetta Italiana stampata all’estero e diffusa in Italia, costituendo una società per azioni, che lei stessa presiede. Lo scopo è di richiamare l’attenzione del popolo italiano anche sul problema sociale; quando comincia a diffondersi e ad essere letto, la polizia, austriaca tornata a sorvegliare la principessa, ne impedisce la distribuzione.
Cristina però non si perde d’animo e dà vita alla rivista, l’Ausonio, la cui pubblicazione e amministrazione è condivisa con Gaetano Stelzi, suo fiduciario e informatore.
“Questa pubblicazione essendo destinata a far conoscere sia agli Italiani, sia agli stranieri le condizioni di questa nostra contrada, onde nell’esaminare le piaghe rintracciare ad esse rimedio e ristoro, sembrami che giovi l’esporre in sulle prime un quadro esatto e succinto dello stato attuale dell’Italia sotto ogni suo aspetto, un ragguaglio cioè della condizione morale, politica, amministrativa, finanziaria, di questo paese”.

1847
Cristina si ferma a Torino per un suo viaggio per tentare di riallacciare i contatti con Cavour e di perorare la causa del suo giornale presso Carlo Alberto, che ne aveva vietato la divulgazione in Piemonte.
Decide di spostare la sede dell’Ausonio a Napoli e con Gaetano Stelzi parte, fermandosi prima a Firenze, per Roma, dove viene accolta con molto entusiasmo.

Marzo 1848
Gli austriaci vengono cacciati da Milano e Cristina con volontari napoletani corre nella città lombarda a prestare aiuto; si imbarca a Napoli e giunge a Genova il 31 marzo.

6 aprile 1848
Cristina arriva a Milano con i patrioti meridionali.
La principessa vive qui giorni in un’ansia febbrile, ma indifferente alle critiche.

Luglio 1848
Fonda un altro giornale “Il Crociato”. Scriverà le sue riflessioni sull’esperienza milanese ne L’Italia e la rivoluzione italiana del 48.

15 giugno 1848
Gaetano Stelzi muore e Cristina si occupa del suo funerale.

6 agosto 1848
L’Austria riprende possesso di Milano.

Aprile 1849
Dopo la sconfitta piemontese, Cristina, accompagnata dalla figlia, decide di recarsi nella Repubblica romana, nella quale vede la possibilità di costruire un primo Stato italiano indipendente. Si unisce così a Mazzini, nominato da poco triumviro, con il quale da molti anni ha un buon rapporto condividendone l’ideale di un’Italia libera ed unita.

A Roma si esulta per la prima vittoria militare, alla quale hanno partecipato anche numerose donne come Anita Garibaldi. Le viene affidata la direzione delle ambulanze civili e militari in un comitato di soccorso, al quale fanno parte Enrichetta di Lorenzo, compagna di Pisacane, la marchesa Giulia Paulucci e l’americana Margaret Fuller.

Si preoccupa così di trovare i locali dove raccogliere e curare i feriti, fa un sopralluogo tra chiese e conventi, unici edifici adatti, e cerca di ottenere dal popolo offerte, materassi e letti.
Date le pessime condizioni igieniche, Cristina, insieme alle sue compagne del Comitato, organizza dodici ospedali militari per assistere i soldati e un vero e proprio corpo di infermiere volontarie.

Fine giugno 1849
I francesi vincono e distruggono gli ospedali, e molti feriti vengono presi sotto la protezione dei consoli inglesi e americani. Cristina deve allontanarsi da Roma, accusata anche di furti e di malversazione nell’amministrazione delle ambulanze, lasciando alle spalle anche l’impegno politico, la sua passione dominante per tanti anni.

1949 - 1952
La principessa è costretta a lasciare l’Italia con un doloroso ricordo e l’angoscia di non poter aiutare i sofferenti. Va a stabilirsi a Malta e successivamente ad Atene, ma poiché non è accolta favorevolmente si allontana finché approda Scutari.
Cristina qui è finalmente serena e si sistema in una casa immersa tra prati e tanta natura.
Scriverà le sue impressioni in “La vita intima e la vita nomade in Oriente” e un romanzo ”Emina” (pubblicati nel ’55 ‘56).

Gennaio 1853
Viaggio a Gerusalemme, dove la figlia celebra la prima comunione.

Luglio1853
Presto la pace finisce; infatti la principessa viene ferita, aggredita gravemente da un servo. A causa di un colpo alla nuca sarà obbligata a rimanere per il resto della sua vita con la testa piegata che le darà l’aspetto di una vecchia signora. Questo episodio accresce in lei il desiderio di tornare in patria e va a vivere nel castello della sorella a Marsiglia.

1857
Le vengono restituiti i beni confiscati; può quindi tornare in Lombardia nel suo castello di Locate.

1861
La principessa vive scrivendo per educare gli italiani allo spirito di fratellanza e per l’avvenire della donna che vive emarginata e oppressa. Ormai è rimasta sola: la figlia si è sposata, Emilio fuggito e morto nel 1858; unico fatto positivo è che Cristina è tornata in possesso di tutti i suoi beni. Riceve spesso nel suo salotto i sopravvissuti all’assedio di Roma e i superstiti delle Cinque Giornate.

1866
Pubblica in Nuova Antologia vol. 1 n.1 il saggio Della presente condizione delle donne e del loro avvenire.

Giugno 1871
Cristina si ammala di una forma epatica e muore a Milano il 5 luglio.

Per trent’anni da quel giorno il silenzio cadrà sul nome della Belgioioso e solo all’inizio del ‘900 si comincerà a scrivere di lei.

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Opere più importanti di Cristina Belgioioso
L'Italia e la rivoluzione italiana del 1848,
1848
Saggio sulla formazione del dogma cattolico,
(in francese) 1842
La scienza nuova di Vico
, traduzione in francese, 1844
La vita intima e la vita nomade in Oriente
, 1855
Emina
, 1856
Asia Minore e Siria
, (in francese) 1858
Storia della Casa Savoia
, (in francese) 1860
Della presente condizione delle donne e del loro avvenire
, 1866
Osservazioni sullo stato attuale dell'Italia e sul suo avvenire
, 1868
Sulla moderna politica internazionale
, 1869

(Un GRAZIE alle ragazze e ragazzi
del Liceo Scientifico Russell
 di Garbagnate Milanese)

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