RIVOLUZIONE FRANCESE

1812 - GLI EVENTI  di quest'anno
(i link inseriti sono per ulteriore approfondimento)

L'INVASIONE DELLA RUSSIA


LA DISFATTA DI NAPOLEONE

Il 9 MAGGIO Napoleone parte da St.Cloud la mattina alle ore 6 per andare a Dresda a prendere il comando della Grande Armata per invadere la Russia.
Una campagna che deve durare secondo i suoi esatti calcoli poco più di un mese. Ai soldati sono stati distribuiti  viveri per cinque giorni e i convogli che seguono hanno scorte per 25-30 giorni.
(le stesse previsioni le fece poi Hitler nel 1941, e quasi a volerlo imitare l'invasione la  iniziò lo stesso giorno il 22-23 giugno). 
Il 7 GIUGNO  Napoleone arriva a Danzica, il 13 GIUGNO é a Kronigsberg


IL 22 si muove e il 23 GIUGNO  Napoleone inizia l'invasione della Russia, il 24 GIUGNO é già al passaggio del Niemen.

Il 28 GIUGNO, entra a Wilna, il 28 LUGLIO, conquista Witebsk. Ma accusa un ritardo e la meta é ancora lontana! La distanza coperta é già enorme, animali e uomini sono già sfiancati, i convogli di viveri sono già vuoti e tardano ad arrivare i rifornimenti. Si iniziano le requisizioni, poi i saccheggi ma che procurano quasi nulla perchè i russi hanno svuotato tutti i magazzini di viveri, hanno portato via tutti gli animali, bruciato tutti i fienili.
La tecnica dei russi non è nuova, era già accaduto nel 1709 alla famosa
BATTAGLIA DI POLTAVA di Pietro il Grande (ne parliamo più avanti).

Il 16 AGOSTO, Napoleone arriva davanti a Smolenks. Altri quindici giorni di marcia e il 30 AGOSTO, entra a Wiasma. Una città deserta, inospitale, con nessuna risorsa alimentare nè un filo d'erba per le salmerie.

Il 7 SETTEMBRE Napoleone é impegnato a Borodino nella Battaglia della Moscova, con gravi perdite. Qui é entrato in scena il generale KUTUZOV, nominato comandante in capo di tutto l'esercito russo.

Napoleone accusa già un fortissimo ritardo, ma potrebbe ancora salvare tutto l'esercito tornando indietro.
"Nulla da fare, non sente che  la necessità di avanzare - scrive il maresciallo Duroc nel  suo diario; note frettolose, scampate per miracolo dalla tragedia - è prigioniero del mito che egli stesso ha creato, e il mito impone all'Imperatore di cadere, ma non di retrocedere. Con terrore davanti a Mosca ho sentito Napoleone quasi gridare "Ci vuole una vittoria davanti a Mosca, un'occupazione di Mosca... Bisogna andare avanti o morire: un Imperatore muore in piedi, e allora non muore" e quasi in delirio seguitava a mormorare "Bisogna andare avanti, bisogna agire ...fare finire questa febbre del dubbio".
Sette giorni dopo Napoleone sferra l'attacco a Mosca, ma .....

14 SETTEMBRE ....Napoleone entra in una  Mosca disabitata.  Il giorno dopo, il...
15 SETTEMBRE ....Mosca brucia, evidentemente é un gigantesco incendio preordinato, visto che la città va quasi completamente distrutta con focolai in diversi punti. Strategicamente é stata abbandonata dalla popolazione lasciando una città in fiamme e priva di qualsiasi risorsa.
Napoleone si attarda enormemente al Cremlino fino al 18 OTTOBRE insiste per 32 giorni nel voler concedere una tregua allo Zar, che però rifiuta perchè non é lui ad averla chiesta, e neppure è in difficoltà. 

19 OTTOBRE, Napoleone con il suo esercito é ormai tagliato fuori per la troppa distanza dai rifornimenti e con la città e i dintorni senza nessuna risorsa alimentare. Napoleone prima di farsi sorprendere dal gelo dell'inverno russo, dà l'ordine della ritirata. Ma é troppo tardi! L'inverno é in anticipo (é quanto accadde anche a Hitler)

24 OTTOBRE una parte dell'esercito di Napoleone é impegnato in un attacco nella  Battaglia di Malojaroslametz vinta a stento dal contingente italiano.

6 NOVEMBRE Napoleone riceve dal conte DURA la notizia della congiura  del generale MALET.
10 NOVEMBRE - Nevica! L'esercito camminando a fatica nella micidiale rasputina (il fango che provoca la prima infradicia neve ) giunge a Smolensk (Una città fatale anche per Hitler - dove fu fermato per diverse settimane).

20 NOVEMBRE con  attacchi dei russi ai fianchi, l'esercito con molte perdite giunge a Orscha.
27 NOVEMBRE con l'esercito di Napoleone in rotta a causa del tremendo gelo, fame e i costanti attacchi dei russi, giunge stremato al Passaggio della Beresina. Inoltre la sera del 28 e per tutta la notte fino al mattino inizia fortemente a nevicare. Le truppe sono decimate e martellate dal nemico fino al 5 DICEMBRE, quando ricevono il colpo di grazia finale. Napoleone perderà nella ritirata 500.000 uomini, 100.000 sempre arretrando troveranno poi scampo rifugiandosi in territorio austriaco.

Alle 6 di sera Napoleone abbandona i resti della Grande Armata, per rientrare rapidamente in Francia.


il 10 DICEMBRE è a Varsavia, il 18 DICEMBRE  a Parigi alle 11 del mattino.
Per la Francia é un brutto mattino. L'impero sta crollando, e gli avvoltoi sono tutti pronti a saltare sulla preda;  mentre la grande coalizione contro la Francia si rafforza  con chi ha già tradito Napoleone o lo sta tradendo (militari, funzionari, amministratori, parenti compresi)

(Hitler commetterà lo stesso errore nel 1941. I russi adotteranno la stessa strategia: ritirarsi e "fare terra bruciata" - Ma pochi sanno che Hitler, scelse per invadere la Russia proprio lo stesso giorno scelto da Napoleone: la notte del 22-23 giugno! la disfatta avvenne quasi nello stesso luogo (a Borodino)! La causa principale la Rasputina (il fango delle prime nevicate non ghiacciate); e ad imprimere una nuova svolta all'esercito russo fu un generale che portava un nome quasi omonimo; Kuzov il comandante in capo che sconfisse Napoleone, mentre Zukov (sembra il suo anagramma) era il comandante in capo che sconfisse Hitler! E lo stesso giorno della Beresina, il 5 dicembre, Hitler cadde in trappola. I suoi panzer con 30 gradi sottozero arrivati quasi alle porte di Mosca, non si mossero più mentre le armi dei soldati per il gelo si attaccavano alle mani).

(Un'altra curiosità: come per l'invasione tedesca, Napoleone aveva reclutato in Italia circa 100.000 soldati, ne morirono di fame o congelati 75.000, come nella ritirata in Russia della seconda guerra mondiale, che furono 78.500)

Nella causa di questa disfatta c'era anche un precedente; ed era la Battaglia della Poltava. Negli stessi luoghi. L'8 luglio del 1709. Pietro il Grande fu lui ad inventare questa "tecnica" contro l'invasione svedese di re Carlo XII. Attirare il nemico in piena estate all'interno, farlo ritardare seguitando a dargli fastidio, farlo andare incontro al "generale" inverno che in Russia non perdona, farlo svernare sul territorio, affamarlo dopo aver bruciare i propri paesi, evacuato uomini e animale, e poi aspettare la disfatta.
Il nemico per svernare rimandò l'attacco a Mosca, e si diresse al centro della Ucraina, verso i granai della Russia, quando a primavera riprese la marcia verso Smolensk, fra congelati, i morti di inedia, e le epidemia, di 40.000 uomini ne erano rimasti vivi 13.000, che si arresero per non essere massacrati dai Cosacchi. Eppure ....."I soldati svedesi erano considerati invincibili, i soldati più famosi del mondo e Carlo XII che li guidava, il migliore sovrano condottiero". Questo il ritratto della sua personalità scritto da Voltaire nelle sue memorie.


(Un altro aneddoto: Stalin, sentendosi perso davanti alle armate di Hitler, proprio lui che aveva abbattuto lo zar, si mise a incitare i russi non a nome del Comunismo, nè si mise a chiamarli "compagni"; ma ricordò loro l'esempio di come aveva vinto lo zar Pietro il Grande a Poltava: "...patrioti della Grande Russia, bruciate, distruggete tutto e arretrate; amici fateli venire avanti, prepariamogli la trappola, poi ci penserà il "generale inverno" a fermarli".
Hitler ritardò, e commise lo steso errore; quando attardato abbandonò Smolenks (la via che porta a Mosca)  si diresse in Ucraina per rifornirsi; ma quando riprese la strada per Smolenks, era già scattata la prima trappola; quando poi si diresse a Stalingrado, convinto di averla assediata, lì scattò la seconda trappola. E lui a differenza di Napoleone che per 32 giorni soggiornò al Cremlino, non riusci ad entrare neppure a Mosca. I cosacchi vestiti come degli orsi da capo a piedi, lo fermarono a 10 chilometri, alla prima porta a ovest.)

QUI NEI DETTAGLI LA

BATTAGLIA  MOSCOVA-BORODINO-BERESINA  

Data: 22 GIUGNO-16 DICEMBRE 1812
Luogo: RUSSIA
Eserciti contro: FRANCESE e RUSSO
Contesto: GUERRE NAPOLEONICHE
Protagonisti:
NAPOLEONE BONAPARTE (Imperatore di Francia)
ALESSANDRO I (Zar di Russia)
LOUIS-ALEXANDRE BERTHIER (Capo di Stato Maggiore francese)
GIOACCHINO MURAT (Comandante della cavalleria francese)
JACQUES-ETIENNE MACDONALD (Maresciallo francese)
LEFEBVRE (Maresciallo francese)
MORTIER (Maresciallo francese)
DAVOUT (Maresciallo francese)
OUDINOT (Maresciallo francese)
NEY (Maresciallo francese)
EUGENIO DE BEAUHARNAIS (Vicerè dItalia)
MICHAIL KUTUZOV (Comandante in capo delle forze russe)
MICHAIL BOGDANOVIC barone BARCLAY DE TOLLY (Generale russo)
PETR IVANOVIC BRAGATION (Generale russo)
ALEKSANDR TOMASOV (Generale russo)

La campagna

Quando nel 1812 Napoleone invade la Russia, nessuno al mondo, dai tempi di Carlomagno, ha mai avuto tanta potenza.

Nel 1805 ad Austerlitz ha sbaragliato gli austro-russi, dopo aver distrutto ad Ulma l'armata austriaca di Mack, costringendo Vienna, col trattato di Presburgo, a cedergli il Veneto, il Tirolo, il Trentino, l'Istria e la Dalmazia.
Nell'ottobre del 1806 il re di Prussia, Federico Guglielmo III, ha osato sfidarlo. Il 14 dello stesso mese Napoleone ha distrutto il suo esercito a Jena e ad Auerstadt; il 27 è entrato a Berlino, un mese dopo, il 28, a Varsavia.

Gli restano i russi, che gli sono sfuggiti ad Austerlitz. Li sconfiggerà ad Eylau 18 febbraio del 1807 e a Friedland il 14 giugno dello stesso anno.

Il 25 giugno 1807, su una zattera ancorata al centro del fiume Niemen, a Tilsit, Napoleone e lo zar di Russia si incontrano. La pace firmata il successivo 7 luglio sancisce per Napoleone una grande vittoria: la Russia aderirà al blocco continentale contro l'odiata Inghilterra, unica nazione a resistergli.

Nel 1811 lo zar Alessandro I rompe l'alleanza con Napoleone, riaprendo le frontiere alle merci britanniche. Alla fine dello stesso anno nasce la Sesta Colazione antinapoleonica. Riunisce Russia, Inghilterra, Spagna e Portogallo. L'Austria, questa volta, è a fianco di Napoleone, è del resto il genero del sovrano.

Come sempre l'imperatore francese anticipa le mosse degli avversari.

Il 22 giugno del 1812 Napoleone dichiara guerra alla Russia e raduna il suo esercito d'invasione in Polonia, sulle rive della Vistola. Oltre mezzo milione di uomini, un esercito mai visto prima nella storia, formato per metà da francesi e metà da alleati. Molti dei generali che comandano questi ultimi sono stati più volte in passato sconfitti da Napoleone. Ma se li porta ugualmente dietro.

Verso la fine di giugno l'esercito napoleonico penetra in Russia e avanzando nell'immensa pianura non incontrano truppe russe ma solamente qualche contadino allibito o indifferente.

L'armata procede, in quel deserto, col caldo soffocante, su due ali e un centro. Il capo di Stato Maggiore è il maresciallo Louis-Alexandre Berthier; comandante della cavalleria Gioacchino Murat, re di Napoli; comandante dell'artiglieria, il generale Lariboisiere.
L'armata di sinistra è affidata al maresciallo MacDonald. Al centro l'armata principale con Napoleone e i veterani di Francia e la Guardia imperiale, e i marescialli Lefebvre, Mortier, Bessières, Davout, Oudinot, Ney. Al suo fianco l'armata d'Italia del vicerè Eugenio de Beauharnais.
Infine, all'estrema destra, il corpo d'armata austriaco affidato al generale Schwarzenberg.

Dall'altra parte, i russi sono divisi in tre armate. La prima è agli ordini del generale Bogdanovic; la seconda è comandata dal generale Bragation, uno degli sconfitti di Austerlitz, e la terza, di riserva, dipende dal conte Tomasov. Il comandante supremo dell'esercito russo, all'inizio delle ostilità, è il ministro della guerra Barclay de Tolly.

Dopo circa due mesi di avanzata su un terreno che il nemico brucia e devasta prima di abbandonarlo, ecco che lo zar Alessandro, stanco di veder le sue truppe ritirarsi e non capendo che si tratta di una manovra strategica, il 20 agosto sostituisce Barclay de Tollay e pone al comando supremo dell'esercito il generale Kutuzov, già comandante delle forze russe ad Austerlitz.

Ma quello che lo zar non immagina è che il nuovo capo supremo continuerà la strategia del suo predecessore, portandola fino alle estreme conseguenze.

Intanto l'esercito di Napoleone continua l'avanzata senza incontrare resistenza. Per la campagna di Russia aveva previsto una durata di venti giorni, al più un mese, ma già comincia a rendersi conto che ne occorreranno molti di più di giorni.

Il 13 agosto Napoleone passa il fiume Dniepr e viene a sapere che le armate di Barclay e di Bragation, circa duecentomila uomini in tutto, sono riuscite a riunirsi a Smolensk. Napoleone cerca di circondare la città e di prenderli in trappola, ma Bragation sfugge ancora una volta, mentre Barclay riesce a resistere per due giorni, il 17 e il 18 agosto, all'attacco del corpo davanguardia del maresciallo Ney.

Quando i francesi entrano nella città, la trovano in fiamme e abbandonata dai russi. Non cè più niente. Napoleone aveva sperato di impossessarsi a Smolensk delle riserve dei russi, indispensabili per la sopravvivenza della Grande Armèe. Invece, nulla.

Lasciata Smolensk, Napoleone il 7 settembre, nei pressi del villaggio di Borodino, sulle sponde del fiume Moscova, si trova di fronte centoquarantamila russi con duecento cannoni al comando di Kutuzov. Napoleone ha con sé centotrentamila soldati e quattrocento cannoni.

L'imperatore ha schierato le sue forze con il principe Eugenio all'ala sinistra, il maresciallo Davout alla destra, il maresciallo Ney al centro, la Guardia di Riserva. Murat comanda la cavalleria.

Alle sei di mattina le artiglierie francesi aprono il fuoco ed immediatamente si scatena la lotta su un fronte lungo tre chilometri. Eugenio si impadronisce subito di Borodino, mentre Ney e Davout attaccano la formidabile difesa del centro russo, detta la "Grande Ridotta".

I combattimenti sono cruenti e le perdite molto alte. Un primo successo francese è la conquista della posizione detta delle tre Frecce. Adesso bisogna prendere la Grande Ridotta. Inizia l'attacco il principe Eugenio, consapevole di dover vincere ad ogni costo. E' un massacro. Eugenio conquista la Grande Ridotta, poi la perde. Nel frattempo una delle divisioni del principe Eugenio cede e cè il rischio di un crollo dell'intero fronte francese.

Ancora una volta è la cavalleria, nel pomeriggio, a risolvere la battaglia. Il suo comandante in capo, Murat, manda all'attacco i cavalleggeri ed espugna definitivamente la Grande Ridotta.
Ora bisognerebbe completare la vittoria inseguendo il nemico e distruggerlo. Allora sì che lo zar Alessandro dovrebbe rassegnarsi a chiedere l'armistizio. Per far tutto questo Napoleone dovrebbe scatenare all'attacco la Guardia, ma egli tergiversa, non vuole precludersi la possibilità di lanciare forze fresche all'assalto di Mosca.

Rifiuta l'impiego della Guardia e commette un grave errore, perché i russi riescono a ripiegare convinti, tutto sommato, di essere i vincitori. Ognuna delle due parti grida vittoria e Napoleone nomina Ney principe della Moscova e dall'altra parte lo zar crea Kutuzov maresciallo.

Le perdite sono spaventose. I russi morti sono quarantacinquemila, i feriti ventimila. I francesi, diecimila morti e ventimila feriti

Per i francesi è stata la battaglia della Moscova, per i russi la battaglia di Borodino.

Il 14 settembre 1812 i francesi entrano a Mosca. Lo zar Alessandro ha accettato il parere di Kutuzov di non fermarsi a difenderla, di abbandonarla al nemico. Il governatore Rostopcin ordina l'evaquazione, ordina di non lasciare nemmeno un pezzo di pane, infine ordina di dar fuoco alla città.

I francesi, investiti dall'immenso incendio, tentano di salvare il salvabile. Ma inutilmente. Mezza Mosca sarà devastata e ci vorranno quattro giorni prima che l'incendio venga domato. Le diserzioni e il malcontento tra le truppe di Napoleone cresce di giorno in giorno. L'imperatore, visto l'avvicinarsi del grande freddo, ordina la ritirata.
Il 19 ottobre i francesi lasciano Mosca. Dei cinquecentomila uomini partiti, ora la Grande Armèe ne conta poco più di duecentomila.

Napoleone ha lasciato di retroguardia il maresciallo Mortier con diecimila uomini, per proteggere la partenza dell'armata.

La colonna francese in ritirata, un'immensa striscia di "spettri" punta verso sud su Kaluga, ma, improvvisamente, il 24 ottobre Kutuzov le sbarra la strada a Malojaroslavez. I russi sono superiori numericamente e il combattimento dura ben diciotto ore senza sosta colpendo con degli attacchi mordi e fuggi, a destra a sinistra, dietro e davanti. Il principe Eugenio, con la sua armata, riesce ad aprirsi la strada permettendo alla colonna, il 25 ottobre, di riprendere la marcia.

Intanto Kutuzov continua nella sua azione di logoramento e il primo novembre attacca nuovamente Eugenio a Viasma e poi a Krasnoi. Nonostante che il principe si batta sempre bene, il ripiegamento in qualche caso diventa fuga.
La marcia dei francesi in ritirata si è trasformata in tragedia, sconfitti, soprattutto, dal terribile inverno russo. Quando il 9 novembre Napoleone arriva a Smolensk il termometro segna dodici gradi sotto zero, e dieci giorni più tardi scenderà oltre i trenta. Nelle vicinanze della città cè Kutuzov, la sua ombra.

Dopo Smolensk la Grande Armèe è ridotta a soli cinquantamila uomini efficienti. Napoleone arriva a Orsa il 19 novembre con Murat e Eugenio. Ora si dovrà varcare la Beresina, affluente di destra del Dniepr, sperando che il letto ghiacciato del fiume sopporti il peso delle truppe.

Alle spalle dei francesi ci sono tre corpi d'armata russi, al comando di Kutuzov, che pedinano i francesi in ritirata e aspettano di distruggerli quando arriveranno al fiume e là rimarranno bloccati.

Nel frattempo i francesi riescono a scoprire un guado e si apprestano ad attraversarlo. Ma bisogna resistere agli attacchi dei russi. Mentre le truppe dei marescialli Oudinot e Ney tengono a bada il nemico, il 26 novembre inizia l'attraversamento della Beresina. Tra una confusione enorme. Napoleone passa il fiume nel pomeriggio del 27 novembre, sotto i colpi delle artiglierie russe.

Per l'intera giornata del 28 novembre continua il transito dei soldati, mentre il generale francese Victor li protegge combattendo eroicamente contro i cosacchi che assalgono i suoi uomini con micidiali cariche.
Intanto nella tarda serata comincia fortemente a nevicare, e continuerà per tutta la notte del 28. Gli uomini fanno fatica a camminare, e quelli che stremati dalla fatica cadono nella neve in pochi minuti vengono sepolti.
Nella tarda mattinata del 29 novembre tutto è finito. I morti francesi sono circa ventimila, i russi hanno perduto diecimila uomini. I ventimila rimasti di un esercito di cinquecentomila uomini si dirigono verso Vilna.

Il 5 dicembre Napoleone parte per Parigi e nomina Murat suo successore alla guida dei resti della Grande Armèe.

Il 16 dicembre i resti dell'esercito francese passano il Niemen e sono in salvo in Polonia e poi in Austria. I morti del colossale disastro superano i trecentomila, in cinque mesi di campagna.

L'ultimo soldato di Francia a varcare il ponte sul Niemen è il maresciallo Ney, il più coraggioso, il più irriducibile dei marescialli.

Così si conclude la campagna di Russia e così comincia la fine di Napoleone.

Ecco come il conte de Rochechouart, che serviva nell'esercito russo, descrive le sofferenze sopportate dai due eserciti durante la terribile ritirata nel libro "Souvenirs" in "Napoleone Bonaparte":

"...La notte tra il 28 e il 29 novembre fu spaventevole. Al nevischio che ci accecò per tutta la durata del combattimento, succedette, quasi senza transizione, un freddo di 18 gradi che andò via via aumentando fino alla nostra entrata a Vilna, dove il termometro di Rèaumur, cosa inaudita in quella stagione e anche in quel paese, giunse a 29 gradi...Noi seguivamo così da vicino l'esercito francese che i furieri del nostro quartier generale arrivavano al momento in cui l'ultima casa che aveva abitato l'imperatore Napoleone era abbandonata dai suoi i quali di mutuo accordo, per così dire, con i nostri furieri che non li inquietavano menomamente, li lasciavano prendere possesso della stessa casa, per stabilirvi il quartier generale russo. Dal primo dicembre in poi, non si parlò più di battersi, ma di marciare il più rapidamente possibile verso Vilna. Dapprima, il 30 novembre, mi trovai sul posto dove l'esercito francese aveva effettuato il passaggio della Beresina. Nulla al mondo avrebbe potuto essere più triste e più straziante. Si vedevano i cadaveri ammonticchiati di una folla diuomini, di donne, di bambini, di soldati di tutte le armi e di diverse nazioni, cavalli, calessi, cannoni, cassoni sfondati prima dall'artiglieria del corpo di Wittgenstein, di quello di Kutuzov, di quello di Platov e infine del nostro, che giacevano ancora lì, gelati, schiacciati dai fuggiaschi e finiti dalla mitraglia russa".

FINE

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GERMANIA: La Prussia, alleata riluttante di Napoleone, si solleva contro i Francesi. Il corpo prussiano che, al comando del generale Conte Yorck Von Wartenburg, dovrebbe coprire uno dei fianchi della Grande Armata francese si dichiara neutrale con i Russi con la Convenzione di Tauroggen. Questo atto viene siglato da parte russa dal generale Diebic che ha come aiutante Von Clausewitz che era già passato con i Russi tempo prima. In questo modo la Prussia Orientale è aperta alle armate russe. Lo stesso Yorck poi arruola unità di milizia territoriale (Landwehr) che danno inizio alla lotta di liberazione contro i Francesi.
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RUSSIA: In quest'anno viene rimosso da tutti gli incarichi di governo Speranskij, Segretario di Stato di Alessandro I. Lo Zar lo aveva elevato a questa carica con l'incarico di scrivere finalmente una costituzione che desse un quadro definitivo alle riforme iniziate fin dal 1802 con la creazione di ministeri per competenza. Nel 1808-1809 Speranskij era arrivato a stilare un progetto di costituzione che prevedeva la separazione dei poteri, un Consiglio di Stato ed una Duma o Parlamento elettiva. Purtroppo nel 1812, nella fase più acuta della lotta a Napoleone, Speranskij viene esautorato in quanto le sue idee non sono più in linea con la politica nettamente reazionaria che si sta sempre più affermando.

Bibliografia:
ADOLPH THIERS - Storia della Rivoluzione Francese - 10 Volumi
R.CIAMPINI, Napoleone, Utet, 1941
EMIL LUDWIG Napoleone, Mondadori, 1929
NAPOLEONE, Memoriale di Sant'Elena (prima edizione (originale) italiana 1844)
Storiologia ha realizzato un CD con l'intero MEMORIALE - vedi presentazione qui )
E un grazie al sig. Kolimo dalla Francia - http://www.alateus.it/rfind.html

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