Il mondo tra due blocchi La Guerra Fredda negli Stati Uniti - Il Vietnam
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CAPITOLO SECONDO: 
(seconda parte: VIETNAM

(4) Primo atto: la crisi delle sètte -
(5) Secondo atto: la battaglia per Saigon -
(6) Terzo atto: la sostituzione di Collins

(4) Primo atto: la crisi delle sètte


Affermare i suoi poteri sull’esercito e in particolare sul suo comandante in capo, il generale Nguyen Van Hinh, era uno dei problemi che si ponevano a Diem. In un primo momento Lansdale cercò di mettere d’accordo Hinh e il nuovo primo ministro, ma, constato che ciò era impossibile, consigliò a Diem di silurarlo. La mossa era diretta sia verso gli americani, sia verso il generale Hinh, in quanto obbligava i membri del comando militare statunitense a scegliere tra Diem e gli ufficiali vietnamiti di cui erano i consiglieri. Hinh fu inviato nelle Filippine per una visita d’etichetta.[70] Le sètte, grazie al numero dei propri membri, rappresentavano per il primo ministro e per l’esercito sud-vietnamita una vera sfida. Sin dall’arrivo di Diem a Saigon, le varie fazioni dell’Hoa Hao, della Cao Dai e della Binh Xuyen avevano dato inizio ad una serie di manovre per conquistare il potere; anticomuniste e nazionaliste erano anche feudali e anacronistiche, avevano un effettivo potere di veto sull’azione del governo. Questo potere era usato per bloccare le riforme che avrebbero potuto minacciare il loro status militare, economico e politico.[71] Durante la guerra di Indocina avevano ricevuto dai francesi equipaggiamenti militari e denaro, e avevano irrobustito le loro fila, tanto che il Cao Dai e l’Hao Hoa contavano insieme 40000 membri e nessun elemento Vietminh si avventurava nelle zone controllate dalle sètte: erano gli unici gruppi ad avere radici popolari nel Sud.[72] Per fronteggiare efficacemente questa minaccia il primo ministro aveva bisogno di un esercito capace e ben armato, e di sovvenzioni in denaro. Il Colonnello Lansdale persuase i leader dei movimenti del Cao Dai e dell’Hoa Hao a passare dalla parte di Diem pagando loro, con fondi della Central Intelligence Agency (CIA), tre milioni di dollari.[73] Al tempo degli accordi di Ginevra l’esercito nazionale vietnamita contava 210000 uomini, agli inizi del 1955 esso era formato da 145000 regolari e 35000 ausiliari, con solo 650 ufficiali, il loro morale era molto basso, mancava di capacità logistiche, e secondo il G-2 (Army Staff Section Dealing with Intelligence at the Divisional Level or higher) non poteva fronteggiare alcun attacco del Vietminh, né poteva compiere nessuna missione di pacificazione e sicurezza interna.[74] Il palazzo presidenziale era difeso dalle forze di polizia che a loro volta dipendevano dagli uomini di Bay Vien, comandante della Binh Xuyen, che disponeva di forti entrate provenienti dalle bische e dal racket. La corruzione era ovunque e a qualsiasi livello. Su consiglio del fratello Ngo dinh Nhu, Diem decise di non rinnovare le concessioni sul gioco d’azzardo a Bay Vien.

Il 5 marzo 1955 fu riunito lo stato maggiore della Binh Xuyen. Bisognava decidere come impadronirsi del potere: il primo atto fu la pubblicazione di un manifesto in cui si chiedeva la riforma completa del governo. Nella terza settimana di marzo la sètta inviò un ultimatum al primo ministro: conteneva la richiesta di inserire i suoi membri in una posizione chiave del governo. Piegarsi alle richieste della sètta significava per Diem diventare una figura simbolica. Il capo del governo aveva cinque giorni per decidere, l’irrequieta coalizione che sosteneva Diem fu presa dal panico e si dimise. Diem approntò la difesa con le unità militari a lui fedeli e sostituì il capo della polizia con un suo fedelissimo. La crisi si aprì nella notte tra il 29 e il 30 marzo. Per rappresaglia per la rimozione del capo della polizia, la Binh Xuyen assaltò la sede centrale della polizia a Cholon-Saigon. Simultaneamente, alcuni membri della sètta attaccarono altri centri della città. Nonostante il morale basso e lo scarso addestramento dell’esercito vietnamita, l’attacco della sètta fu respinto. Il giorno dopo il generale Ely, comandante delle truppe francesi in Indocina, con il consenso di Collins, usò le truppe francesi per fermare i combattimenti. Agli ufficiali del Military Assistence Advisory Group (MAAG) si offriva un triste spettacolo: un esercito che doveva servire per respingere gli attacchi dei comunisti era servito per fermare dei gangster. A quest’episodio seguì una scomoda tregua.[75]

Secondo un’indagine condotta dagli Stati Uniti, la maggior parte degli ufficiali americani era convinta che Diem non fosse adatto per guidare il Vietnam meridionale. I dubbi sulle sue potenzialità furono espressi già l’anno precedente quando Kenneth T. Young, Jr., direttore delegato dell’ufficio delle Filippine e degli affari del Sud-Est asiatico, scrisse a Collins che il Dipartimento di Stato era d’accordo sulla sostituzione di Diem alla guida del paese.[76] Il governo francese fu interpellato per suggerire una possibile soluzione e fu indicato l’imperatore Bao Dai come l’unico uomo capace di guidare il Sud Vietnam[77], ma gli Stati Uniti erano indecisi, presero in considerazione la proposta francese, ma nel contempo plaudirono ad un incremento di popolarità del primo ministro durante un viaggio nell’Annam meridionale.[78] Intanto la condotta francese si assestò su una sempre più marcata politica anti-Diem e, fiduciosi di un loro prossimo ritorno nel Vietnam del Nord, coltivarono relazioni culturali e commerciali con i Vietminh[79], suscitando, in questo modo, la condanna di Diem, che vedeva sminuito il suo ruolo nel Vietnam e nel Sud-Est asiatico[80], e il plauso degli Stati Uniti che vedevano compromessa l’influenza sovietica nel paese.[81]

(5) Secondo atto: la battaglia per Saigon

Gli avvenimenti accaduti alla fine di marzo spinsero il generale Collins a riferire al Dipartimento di Stato che «Diem gestisce il governo individualmente».[82] La sua personalità aveva distrutto la nascita di un governo veramente rappresentativo, dando così ragione al generale Ely che accusava Diem di «essere giunto al limite della megalomania».[83] Collins auspicò che Diem restituisse il mandato nelle mani di Bao Dai in modo che fosse nominato un nuovo primo ministro.[84] La risposta di Washington fu di pieno sostegno, logistico e morale, nei confronti di Diem e l’invito al governo francese di fare ugualmente.[85] Dulles scrisse a Collins: «Per il momento metto in dubbio la tua analisi sulla sua mancanza di qualità; d’altra parte abbiamo la sensazione che la decisione di appoggiare Diem sia un punto di non ritorno».[86] Ciononostante, Collins continuò a premere per un’alternativa: «Sin da gennaio, nelle mie varie comunicazioni, ho indicato i miei dubbi sulle capacità di Diem per guidare il Vietnam nelle attuali condizioni. Il mio giudizio è che Diem non ha la capacità di realizzare la necessaria unità del suo popolo, elemento indispensabile per impedire che questo paese cada sotto il controllo comunista […]. Durante il mio soggiorno, in questi cinque mesi, ho avuto modo di ammirare Diem sotto molti aspetti. Ha preziose qualità spirituali, è incorruttibile, è un sincero nazionalista, ha grande tenacia. Queste sue qualità sono legate alla sua totale mancanza di senso politico, è incapace a giungere ad un compromesso […] e diffida di coloro che dissentono da lui, è incapace di guidare questo governo. Presta più attenzione al consiglio dei suoi fratelli che a me o al generale Ely. Ha regolarmente mancato di decentrare le responsabilità di governo ai suoi ministri, o di consultarsi in anticipo con loro prima di prendere decisioni importanti […]. Credo che Diem non sia indispensabile per salvare il Vietnam dal comunismo […]. I programmi che il generale Ely ed io abbiamo sviluppato sono buoni e attuabili. I nostri successori dovranno trovare un presidente e un gabinetto che parli la nostra lingua e che resti costantemente fedele alla realizzazione di questi programmi. Credo che Tran van Do e il dott. Pham huy Quat potrebbero guidare un tale governo. Se i nostri governi dovessero accettare un tale cambio, esorterei a stipulare un accordo con Bao Dai, che controlla la polizia nazionale, per la rimozione del presidente Diem […]. Credo che non sia più opportuno aspettare».[87]

Dulles e Eisenhower si resero conto di essere giunti ad un punto critico della politica estera americana. Se l'amministrazione avesse fatto cadere Diem, si sarebbero prodotte enormi ramificazioni politiche. Uno dei loro primi atti fu di condividere il telegramma di Collins con il senatore Mike Mansfield[88]; la sua risposta fu schietta: «Gli Stati Uniti dovrebbero tener duro e continuare a sostenere Diem. Egli è veramente la guida nazionalista per il Vietnam libero e ha qualche possibilità di salvare il suo paese […]. Ngo dinh Diem e Ho chi Minh sono i soli due comandanti nazionalisti nel Vietnam. Rimuovere Diem significherà lasciare il campo ad Ho […] Se lasciamo cadere Diem ora, il prestigio degli Stati Uniti nel Sud-Est asiatico ne risentirà».[89]

Il giorno dopo, il 9 aprile, Dulles ricordò a Collins che gli Stati Uniti avrebbero appoggiato Diem come il miglior candidato ora disponibile e «che le alternative suggerite ora erano già state definite inaccettabili alcuni mesi prima e mentre gli Stati Uniti hanno sempre appoggiato Diem, il governo francese ha dato il proprio appoggio alla Binh Xuyen sostenendola come un’autorità autonoma in modo da sfidare l’autorità legittima».[90] Collins non si arrese e affermò nuovamente che Diem non era assolutamente indispensabile: «Dobbiamo pensare nei termini del nostro interesse nazionale e ciò che è meglio per il Vietnam, e non nei termini di un singolo uomo. Spero che questa comunicazione non possa apparire litigiosa. Non è mia intenzione. Sono cosciente della serietà dei problemi che si presentano al nostro governo e della difficoltà di una loro soluzione».[91] L’undici aprile, Dulles redasse una bozza di comunicazione per Collins: era l’autorizzazione a sostituire Diem, con l’auspicio che il nuovo primo ministro non si rivelasse un burattino nelle mani francesi[92] e che la sostituzione non desse inizio ad una guerra civile.[93]

All’incontro finale, affinché Eisenhower approvasse il cambio di politica, Kenneth T. Young espresse il suo dissenso affermando che Diem non doveva essere improvvisamente abbandonato: «Abbiamo elaborato una soluzione conciliante che non ci libererebbe completamente di Diem e che lo terrebbe nella sua attuale posizione con pieni poteri […]. Ciò che tu hai suggerito è impossibile».[94] E Mike Mansfield affermò che, se Diem fosse stato sostituito, nessun altro avrebbe potuto prendere il suo posto; il risultato immediato sarebbe stato il caos e la guerra civile e il Vietnam sarebbe stato facile preda di Ho chi Minh e del comunismo. «Io so che Diem è il solo uomo ad avere una probabilità»,[95] concluse Mansfield. Per avere notizie di prima mano sulla confusa situazione, Eisenhower e Dulles convocarono Collins a Washington per il 21 aprile 1955. Dulles sapeva che il problema Diem era causato dagli intrighi dei francesi e dei “signori della guerra” vietnamiti, ed era «pronto a pagarne il prezzo».[96]

Diem interpretò correttamente il richiamo dell’ambasciatore a Washington come la prova che Collins aveva tramato contro di lui. Il giorno dopo, mentre l’ambasciatore pranzava con il presidente descrivendogli la situazione in Vietnam e affermando nel contempo che l’esercito sud-vietnamita non aveva nessun’intenzione di lottare contro la sètta, Lansdale, attraverso un’intervista al New York Times, cercava di convincere il Segretario di Stato Dulles della necessità di continuare a sostenere Diem.[97] Il 23 aprile il presidente Diem sbalordì l’opinione pubblica vietnamita e straniera annunciando che le elezioni si sarebbero svolte nel giro di tre o quattro mesi a suffragio universale. Era una notizia difficile da prendere sul serio perché il suo annuncio era da interpretare come un gesto demagogico che poteva distruggere, invece di consolidare, il regime nazionalista del Sud.[98] Negli stessi giorni Collins partecipò a lunghe riunioni del Dipartimento di Stato. Un partecipante a queste riunioni affermò che il generale Collins era deciso a far sostituire Diem, ma che il «governo era riluttante a dover ammettere il fallimento della politica americana e quindi si sarebbe continuato a sostenere Diem».[99] Bisognava aspettare e vedere se il capo del governo avrebbe avuto il coraggio di agire contro le sètte.

Mentre il Dipartimento di Stato, tra il 25 e il 27 aprile, preparava i memorandum e i telegrammi che annunciavano di favorire la rimozione di Diem il più presto possibile[100] e l’appoggio a Bao Dai affinché nominasse un nuovo primo ministro con pieni poteri[101], a Saigon il 26 aprile ebbero inizio dei tafferugli che si svilupparono in un colpo di mortaio sparato dagli uomini della Binh Xuyen, contro il palazzo presidenziale.[102] Il primo ministro ordinò all’esercito di reprimere l’opposizione sia a Saigon che nel distretto cinese di Cholon, un atto che sbalordì tutti. Gli ufficiali americani avevano avuto l’ordine di rimanere neutrali, ma molti di essi parteggiarono apertamente per Diem. Lansdale convinse la scettica ambasciata che il riuscito contrattacco aveva dimostrato la lealtà dell’esercito verso il governo Diem e le sue capacità di comandante.[103] Le notizie della battaglia a Saigon sorpresero Washington. Nel momento in cui l’amministrazione stava per insediare un nuovo governo, il caso stravolse la messa in opera del piano. Il Segretario di Stato reagì con rapidità, e ordinò all’ambasciata in Vietnam di trascurare le precedenti comunicazioni sul cambio di governo: gli Stati Uniti avrebbero continuato ad appoggiare il primo ministro sud-vietnamita che tuttavia doveva effettuare un rimpasto nella compagine governativa; era, inoltre, necessario premere affinché l’amministrazione francese fornisse un effettivo sostegno al governo Diem ed, infine, bisognava proseguire alacremente i programmi militari e civili nella zona.[104]

Per fare tutto ciò la soluzione era debellare tutti i ribelli, sostenuti dai francesi, e, «se necessario, compiere una rivoluzione contro Bao Dai, se egli è ancora dell’avviso di sostituire Diem».[105] Al Dipartimento di Stato i sostenitori di Diem aumentarono, Young scrisse che «più la crisi si è allargata più ci ha costretto a prendere esplicita posizione per Diem».[106] E il senatore Hubert Humphrey affermò che Diem era per il Vietnam meridionale «la migliore speranza e meritava un sostegno incondizionato da parte del governo americano».[107] Il 2 maggio l’esercito vietnamita controllava Saigon.

(6) Terzo atto: la sostituzione di Collins


Durante il suo soggiorno a Saigon Collins aveva fatto di tutto per far mutare politica agli Stati Uniti, aveva sostenuto un’idea impopolare e coraggiosamente l’aveva portata avanti. Era un soldato esperto, ma non un abile diplomatico, non credeva che Diem sarebbe sopravvissuto alla crisi della sètta. La decisione di Diem di confrontarsi con la Binh Xuyen scongiurò lo scoppio di una guerra civile, evitare lo scontro come avevano consigliato gli americani e i francesi significava portare il paese verso la catastrofe. Diem ignorò il loro consiglio e fu ricompensato con il totale appoggio statunitense e la notevole diminuzione dell’influenza francese.[108] Nell’impetuosità del successo il primo ministro costituì un Congresso Nazionale Rivoluzionario e nominò un Comitato Rivoluzionario formato dai comandanti delle sètte, intendendo con entrambi di voler chiedere la rimozione dell’imperatore.

Si vociferò che fosse pronto un attacco contro personale francese, militare e civile, che avesse aiutato la Binh Xuyen. Il generale Ely dichiarò che Diem era «un matto irresponsabile».[109] Con la crisi che finiva Collins, il cui mandato era della durata di sei mesi, fece una stima finale della sua missione e consigliò l’ambasciatore designato, Frederick G. Reinhardt, sul da farsi: «Come approvato il 29 novembre 1954 il nostro obbiettivo si riassume in sette punti: riorganizzazione delle forze armate; insediamento dei rifugiati in nuovi territori; un programma di riforma agraria; formazione di un’Assemblea Nazionale; assistenza per un programma culturale e di educazione; riorganizzare ed accrescere l’efficienza del governo vietnamita. Io ed il generale Ely pensiamo che la realizzazione di questo programma è essenziale per il Vietnam meridionale perché sia salvato dai Vietminh.

Sfortunatamente, per varie ragioni il programma è rimasto sulla carta. La ragione prima, secondo il mio giudizio, è stato il fallimento di Diem nell’organizzare un gabinetto effettivo di uomini forti e capaci e di decentrare a questi uomini il potere in modo che potessero agire. Suggerisco di continuare ad usare ogni legittima pressione su Diem affinché porti a compimento questo programma […]. Un compito formidabile La attende e desidero augurarLe il miglior successo nella Sua missione».[110] A metà maggio l’amministrazione Eisenhower richiamò Collins e lo sostituì con Reinhardt. Appena arrivato a Saigon, il nuovo ambasciatore sostenne che la sua missione era per prima cosa appoggiare Diem.

Dott. Francesco Cappello
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RIFERIMENTI E BIBLIOGRAFIA di questa pagina

[70] F. Fitzgerald, op. cit., p. 77.
[71] Memorandum from the Special Representative in Vietnam (Collins) to the Secretary of state, January 20, 1955, in FRUS, 1955-57, vol. I, pp. 54-55. Telegram from the Special Representative in Vietnam (Collins) to the Secretary of State, April 7, 1955, in FRUS, 1955-57, vol. I, p. 217.
[72] E. J. Hammer, op. cit., pp. 347-348.
[73] S. Karnow, op. cit., p. 117.
[74] Memorandum from the Chairman of the Operations Coordinating Board’s Special Working Group on Indochina (Young) to the Under Secretary of State (Hoover), January 4, 1955, in FRUS, 1955-57, Vol. I, pp. 16-17. 
[75] J. R. Arnold, op. cit., pp. 266-267.
[76] Letter from the Acting Director of the Office of Philippine and Southeast Asian Affairs (Young) to the Special Representative in Vietnam (Collins), December 15, 1954, in FRUS, 1955-57, Vol. I, p. 2.
[77] Telegram from the Ambassador in France (Dillon) to the Department of State, January 6, 1955, in FRUS, 1955-57, Vol. I, p., 20.
[78] Telegram from the Secretary of State to the Embassy in Vietnam, January 13, 1955, in FRUS, 1955-57, Vol. I, p., 33.
[79] Telegram from the Chargé in France (Achilles) to the Department of State, February 16, 1955, in FRUS, 1955-57, Vol. I, p. 89.
[80] Telegram from the Secretary of state to the Department of State, March 1, 1955, in FRUS, 1955-57, Vol. I, p. 100.
[81] Telegram from the Consul in Hanoi (Corcoran) to the Department of State, March 7, 1955, in FRUS, 1955-57, Vol. I, p. 110.
[82] Telegram from the Special Representative in Vietnam (Collins) to the Department of State, March 31, 1955, in FRUS, 1955-57, Vol. I, p. 169.
[83] Telegram from the Special Representative in Vietnam (Collins) to the Department of State, April 2, 1955, in FRUS, 1955-57, Vol. I, p. 181.
[84] Telegram from the Special Representative in Vietnam (Collins) to the Department of State, April 2, 1955, in FRUS, 1955-57, Vol. I, pp. 186-187.
[85] Telegram from the Secretary of State to the Embassy in France, April 4, 1955, in FRUS, 1955-57, Vol. I, p. 194.
[86] Telegram from the Secretary of State to the Embassy in Vietnam, April 4, 1955, in FRUS, 1955-57, Vol. I, p. 196.
[87] Telegram from the Special Representative in Vietnam (Collins) to the Department of State, April 7, 1955, in FRUS, 1955-57, Vol. I, pp. 219-220.
[88] Diem conobbe Michael (Mike) Joseph Mansfield nel 1950 durante il suo viaggio negli Stati Uniti. Faceva parte di coloro che appoggiavano l’obbiettivo di Diem di far raggiungere l’indipendenza al Vietnam. Mike Mansfield, insieme a John F. Kennedy avrebbero in seguito fondato un gruppo di pressione chiamato “American Friend of Vietnam”, diretto dal dottor Wesley Fishel, un giovane professore dell’università del Michigan. Cfr. F. Fitzgerald, op. cit., p. 81. 
[89] Memorandum of a Conversation between the Director of the Office of Philippines and Southeast Asian Affairs (Young) and Senator Mike Mansfield, Department of State, April 8, 1955, in FRUS, 1955-57, Vol. I, pp. 221-222.
[90] Telegram from the Secretary of State to the Embassy in Vietnam, April 9, 1955, in FRUS, 1955-57, Vol. I, p. 229.
[91] Telegram from the Special Representative in Vietnam (Collins) to the Department of State, April 10, 1955, in FRUS, 1955-57, Vol. I, pp. 234-235.
[92] Draft Telegram from the Secretary of State to the Embassy in Vietnam, April 11, 1955, in FRUS, 1955-57, Vol. I, p. 236.
[93] Revised Draft Telegram from the Secretary of State to the Embassy in Vietnam, April 11, 1955, in FRUS, 1955-57, Vol. I, p. 237.
[94] Telegram from the Secretary of State to the Embassy in Vietnam, April 11, 1955, in FRUS, 1955-57, Vol. I, p. 241.
[95] Memorandum for the Record, by Senator Mike Mansfield, April 21, 1955, in FRUS, 1955-57, Vol. I, p. 277.
[96] G. C. Herring, op. cit., p. 57.
[97] J. R. Arnold, op. cit. pp. 274-275.
[98] E. J. Hammer, op. cit., p. 359.
[99] Memorandum from the Secretary the Deputy Assistant Secretary of Defense, International Security Affairs (Davis) to the Assistant Secretary of Defense, International Security Affairs (Hensel), April 25, 1955, in FRUS, 1955-57, Vol. I, p. 287.
[100] Memorandum from the Deputy Assistant Secretary of State for Far Eastern Affairs (Sebald) to the Secretary of State, April 27, 1955, in FRUS, 1955-57, Vol. I, p. 292.
[101] Telegram from the Secretary of State to the Embassy in France, April 27, 1955, in FRUS, 1955-57, Vol. I, p. 295.
[102] Telegram from the Chargé in Vietnam (Kidder) to the Department of State, April 28, 1955, in FRUS, 1955-57, Vol. I, p. 303.
[103] G. C. Herring, op. cit., p. 58.
[104] Memorandum of Discussion at the 246th Meeting of the National Security Council, Washington, April 28, 1955, in FRUS, 1955-57, Vol. I, p. 312.
[105] Memorandum from the Director of the Office of Philippine and Southeast Asian Affairs (Young) to the Secretary of State, April 29, 1955, in FRUS, 1955-57, Vol. I, p. 315.
[106] Memorandum From the Director of the Office of Philippine and Southeast Asian Affairs (Young) to the Assistant Secretary of State for Far Eastern Affairs (Robertson), April 30, 1955, in FRUS, 1955-57, Vol. I, p. 338.
[107] J. R. Arnold, op. cit., pp. 278-279.
[108] Ibid., p. 280.
[109] D. L. Anderson, Trapped by Success, cit., p. 115.
[110] Memorandum from the Special Representative in Vietnam (Collins) to the Ambassador-Designate to Vietnam (Reinhardt), May 10, 1955, in FRUS, 1955-57, Vol. I, pp. 388-393.

CAPITOLO TERZO

Sicurezza e Stabilità: Maggio 1955 – Maggio 1957 > > . 
Corea, Germania, Vietnam


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