CAPITOLO 13
Rivoluzione a ovest - Uomo malato a est (A.D. 1789-1856)
Rivoluzione e Controrivoluzione - Rivoluzione o oppressione?
Una crociata senza croce - Da un impero all’altro - Rivoluzione e Jihad
Imperialismo e Jihad - Patriottismo e Religione - La guerra di Crimea.

I
Rivoluzione e Controrivoluzione

Il 5 Maggio 1789 ci fu la seduta inaugurale degli "Stati Generali".
Il re di Francia Luigi XVI avrebbe fatto volentieri a meno di convocarli (non si riunivano più dal lontano 1618!) ma i suoi ministri gli avevano detto che quello era l'unico modo per introdurre le nuove tasse, necessarie per coprire l'enorme deficit del bilancio dello stato francese.
Un secolo prima, Carlo I d'Inghilterra aveva convocato il Parlamento per lo stesso motivo…
Se Luigi XVI avesse conosciuto la storia, forse avrebbe evitato di fare gli stessi errori del suo collega inglese, e la sua stessa fine!
Gli Stati Generali comprendevano rappresentanti di Nobiltà, Clero, e Terzo Stato (tutti gli altri!).
Alcuni rappresentanti del basso clero si schierarono, all'inizio, con la borghesia liberale: la maggior parte di loro, poi se ne pentì amaramente!
La Rivoluzione francese iniziò ufficialmente, il 14 Luglio 1789 quando la famigerata Bastiglia fu assalita e conquistata "a furor di popolo",e poi distrutta. Molti turisti non lo sanno, e la cercano inutilmente a Piazza della Bastiglia! (un commerciante la smontò pietra su pietra e le vendette come "souvenir")
Gli eventi successivi sono noti a tutti: chi vuole rinfrescarsi la memoria ha a disposizione un'infinità di libri e siti su questo capitolo della storia dell'umanità.
Meno noto è che non tutti applaudirono alla Rivoluzione. Ci furono molte oppositori anche nel "popolo", vale a dire tra le classi meno abbienti, che tutti gli intellettuali (di destra e di sinistra) chiamano "plebaglia ignorante".
Il motivo principale fu proprio il carattere antireligioso che la Rivoluzione (sulla scia dell'Illuminismo") assunse sin dal principio.
Nel 1790 furono soppressi gli ordini religiosi, e venne proclamata la "Costituzione Civile del Clero" che obbligava i preti a giurare fedeltà alla Costituzione: la maggior parte rifiutarono, e molti pagarono con la vita.
Nel 1793 gli ideali della Rivoluzione si trasformarono nel "Terrore", e la nuova macchina delle esecuzioni, la ghigliottina, funzionò a tutto regime.
Non furono colpiti solo il re e i nobili, ma molta gente comune, spesso colpevole solo di non avere rinnegato la loro fede religiosa.
Vennero ghigliottinate anche statue della Madonna, e ci furono moltissime processioni blasfeme, contro la fede cattolica, e in onore della "Dea Ragione"
La reazione popolare si fece sentire soprattutto nelle campagne, e sfociò in rivolta soprattutto nella Vandea (dal 1793 al 1796).
La rivolta fallì. Gli storici danno sempre ragione ai vincitori …
Si può invece dire qualche parola di difesa di chi ha avuto il coraggio di andare controcorrente?
I contadini della Vandea non erano solo degli zotici ignoranti!
La Rivoluzione non aveva dato loro nessun vantaggio.
I terreni sequestrati alla Chiesa erano stati acquistati (ad un prezzo irrisorio) da privati, che si erano rivelati padroni ancora più esosi.
Le continue guerre della Francia (rivoluzionaria) contro i vicini (reazionari) avevano costretto il governo francese ad introdurre la leva obbligatoria: ma allora chi avrebbe coltivato i campi?
Infine la rivoluzione voleva togliere ai diseredati anche il conforto della religione: come si permettevano quei cittadini di mettere in ridicolo tutto quello in cui avevano sempre creduto, liquidandolo come sciocche superstizioni?
Per i contadini di Vandea, la rivolta contro il regime ateo di Parigi fu senza dubbio una "guerra santa".
I contadini si facevano benedire dai sacerdoti "refrattari" prima di lanciarsi contro i soldati "azzurri" della Rivoluzione.
Certo agli "zotici" non faceva certo piacere lottare accanto ai nobili che li avevano oppressi per secoli, ma sapere che quegli aristocratici (con la puzza sotto il naso) adesso erano costretti ad appoggiarsi a loro…forse dava loro qualche piccola soddisfazione in più!
Fu una guerriglia sanguinosa, a cui segui una rappresaglia terribile, in cui furono sterminati migliaia di ribelli.
Poi nel 1794 il terribile Robespierre fu a sua volta ghigliottinato, e i "moderati" del Termidoro cercarono un accomodamento con i "reazionari". Ai ribelli fu garantita la libertà religiosa, e l'esenzione dalla ferma obbligatoria…
La rivolta si attenuò, ma lo sbarco di alcuni esuli dall'Inghilterra suscitò altre speranze nei reazionari, che furono definitivamente sconfitti solo nel 1796.
Intanto i soldati francesi avevano portato le idee della Rivoluzione ben oltre i confini della Francia…


II
Rivoluzione o oppressione?

So' venute li Francise
aute tasse c' hanno mise
Liberté... Egalité...
io arruobbo a te
tu arruobbe a me

Questa strofa del "Canto dei Sanfedisti" napoletani riassume molto bene l'atteggiamento dei Francesi in Italia: portavano la Libertà"…ma portavano via tutto quello che potevano!

Le idee "giacobine" trovarono molti sostenitori nella borghesia milanese, già preparata dalla politica "illuministica degli Asburgo".
Tra gli aderenti alla rivoluzione, all'inizio, ci fu anche l’ormai anziano poeta Giuseppe Parini.
Il poeta fu anche chiamato a far parte del consiglio municipale, ma si dissociò immediatamente quando vide che, nella sala del consiglio, i francesi avevano fatto togliere il crocefisso.
Il poeta (che era anche abate!) disse che dove non c'era posto per Cristo non ci poteva essere posto neanche per lui!
La collocazione del crocefisso luoghi pubblici è ancora un problema attualissimo, in Italia!

Anche molti Veneti (come il poeta Ugo Foscolo) si lasciarono entusiasmare dagli ideali rivoluzionari…anche dopo che, nel 1797 Napoleone cedette Venezia all’Austria.
In Emilia Romagna nacque addirittura il tricolore Italiano.
Proprio in quel periodo si cominciò a parlare di nazione italiana, almeno nell’Italia Settentrionale.

A Napoli, molti borghesi aderirono, "malgrado tutto", all'effimera Repubblica Partenopea", e tanti, per questo, pagarono con la vita.
Molti conoscono la storia di Luisa Sanfelice, diventata "eroina" della rivoluzione svelando un complotto borbonico ad un suo amante repubblicano: morì sul patibolo per amore… non per la libertà!
Meno nota è la storia dell'ammiraglio Caracciolo che (con le poche navi della Repubblica Partenopea ) osò affrontare la potente flotta inglese dell’ammiraglio inglese Nelson…e che proprio dall’”eroe” Nelson, senza tanti complimenti, fu fatto impiccare!
Tristemente noto è il cardinale Ruffo che istigò le masse contadine (e anche i briganti!) contro gli invasori e i "giacobini senzadio", che non resistettero a lungo.
La fine della repubblica partenopea può essere riassunta da questa strofa, inneggiante al re borbonico:

Viva tata maccarone
ca rispetta a religgione.
Giacubbine iate a mare
che v'abbrucia lu panare.

A Roma i francesi trovarono ancora meno sostenitori.
Il popolo romano spesso criticava aspramente i papi, ma i Francesi non solo avevano occupato Roma ma avevano addirittura portato via prigioniero il papa, Pio VI.
Senza contare le solite razzie di opere d'arte…
Celebri sono queste battute di Pasquino:

E' vero che tutti i Francesi sono ladri?
Tutti no…ma Bona parte si!

In realtà, in quel periodo, Napoleone Bonaparte non era a Roma.
Anzi, Napoleone, a Roma, non c'è mai stato!
Nel 1798, Bonaparte, era ancora solo un giovane generale, ed era impegnato in una strana spedizione, contro gli inglesi… in Egitto!
La “Campagna d’Egitto” fu l'unica guerra di Napoleone contro dei mussulmani.
Questa guerra fu combattuta nelle stesse località toccate dalle antiche crociate, e solo per questo vale la pena di raccontarla, in queste pagine.

III
Una crociata senza croce

Nel 1797 l'Inghilterra, dopo che l’Austria aveva firmato con Napoleone il trattato di Campoformio, era rimasta sola a combattere contro la Francia.
Allora la Francia era governata da un "Direttorio" che propose al vittorioso generale Bonaparte di guidare una spedizione per l'invasione dell'Inghilterra.
Napoleone fece presente che il piano non aveva alcuna possibilità di successo (verissimo!) ma propose al Direttorio un alternativa (a mio parere) ancora più velleitaria: colpire l'Inghilterra nel suo impero coloniale, con una spedizione… in Egitto!
Proposta molto discutibile. Il Direttorio probabilmente accettò solo per togliersi di torno un generale troppo ambizioso…
Io non escluderei che Napoleone fosse solo in cerca di gloria, sulle orme d’Alessandro Magno!
Oltretutto, il cuore del nascente impero britannico era in India. Per andare in India le navi inglesi non potevano passare per l'Egitto, perché il canale di Suez non c'era ancora!
E poi se le navi francesi non erano capaci di superare la Manica…come potevano affrontare la flotta inglese nel Mediterraneo?
In effetti, solo una serie di fortunate circostanze permise alla flotta francese di sfuggire all’ammiraglio Nelson e ad arrivare, nel Giugno 1798 a Malta, sede, dei Cavalieri Giovanniti.

I Cavalieri avevano difeso l’isola dagli ottomani per più di due secoli. Dopo che l’impero ottomano era entrato in decadenza, le difese dell’isola si erano allentate: tragico errore!.
Napoleone chiese al Gran Maestro dell'Ordine, Ferdinando von Hompesch, di entrare nel porto per rifornire d’acqua le sue navi.
Il Gran Maestro rispose, correttamente, che la neutralità dell’Ordine era regolata dal trattato di Utrecht: in tempo di guerra tra gli stati cristiani, soltanto quattro navi per volta potevano essere ospitate nei porti maltesi.
Napoleone rispose, con un proclama alle sue truppe:

Il Gran Maestro ci rifiuta l'acqua di cui abbiamo bisogno. Domani, allo spuntar del giorno, l'armata sbarcherà su tutta la costa per andarla a prendere.

I Giovanniti si trovarono costretti rapidamente una dolorosa decisione.
L’isola era ancora ben fortificata.
Una resistenza era possibile…ma per quanto tempo? E a quale prezzo?
Certo, nel 1565, il rapporto di forze tra i difensori dell’isola e gli aggressori era ancora peggiore.
Questa volta però gli aggressori erano cristiani!
L’Ordine non aveva mai combattuto contro altri Cristiani. Non lo fece neanche in quest’occasione.
I Giovanniti trattarono la resa con i francesi, che occuparono l’isola.

Liberté... Egalité...
io arruobbo a te
tu arruobbe a me!

In seguito Malta fu occupata dagli inglesi, e mai più restituita ai Cavalieri.
Oggi l’Ordine dei Cavalieri di Malta è a Roma, e gestisce un’importante rete d’ospedali in tutto il mondo. I Giovanniti sono tornati alla loro attività (“socialmente utile”) originaria.
La sede dei Cavalieri di Malta gode ancora dell’extraterritorialità, e la particolare situazione giuridica dell’Ordine permette al Gran Maestro di dispensare altisonanti onorificenze, ancora molto ambite.
Ultimi residui delle antiche crociate!

***

Napoleone, dopo avere fatto rifornimento d’acqua, ripartì per l’Egitto.
L’Egitto, formalmente faceva parte dell’Impero Ottomano, ma, di fatto, era governato dai Bey Mamelucchi: gli stessi Mamelucchi che governavano l’Egitto, prima della conquista ottomana!
I sultani turchi avevano preferito lasciare a loro l’amministrazione dell’Egitto.
Dopo quasi tre secoli, i Mamelucchi erano ancora al potere. Anzi, con la decadenza dell’impero ottomano, si erano resi “semi indipendenti!
Probabilmente Napoleone non sapeva che proprio i primi Mamelucchi avevano sconfitto l’ultimo esercito francese che si era avventurato in Egitto: quello del re Luigi IX (il santo!)
Napoleone non aveva la fede di Luigi IX, ma aveva armi moderne ed efficienti, un esercito disciplinato, e, soprattutto, era proprio il grande stratega che agli antichi crociati era sempre mancato!
L’esercito francese sbarcò nei pressi d’Alessandria, e marciò attraverso il deserto verso Il Cairo.
La battaglia più importante avvenne nei pressi delle Piramidi di Gizha.

Dall’alto delle Piramidi 40 secoli di storia vi guardano…

Queste parole, che Napoleone disse ai soldati prima della battaglia, dimostrano che il generale preferiva ricordare i grandi faraoni, e non i crociati...che avevano perso!
Napoleone invece, vinse alla grande. Più difficile fu il “dopo guerra”.
Nei mesi che seguirono i francesi tentarono di accreditarsi come “liberatori “della popolazione egiziana dal giogo dell’Impero Ottomano.
Il trucco era riuscito in Italia e in Germania, ma con i mussulmani era più difficile.
Bonaparte iniziò anche una riorganizzazione del sistema legislativo egiziano.
A differenza degli antichi crociati, i francesi mostrarono per le tradizioni e la religione mussulmana, un rispetto maggiore di quello che avevano avuto per i cattolici italiani.
Un generale si convertì addirittura all’islamismo, ma non convinse nessuno!
I mussulmani di solito preferiscono degli autentici cristiani agli atei… e agli ipocriti!

Liberté... Egalité...
io arruobbo a te
tu arruobbe a me!

Mentre era al Cairo Napoleone ebbe due brutte notizie: l’ammiraglio Nelson aveva distrutto la flotta francese nella baia di Abukir, e un esercito turco, con alcuni reparti inglesi, stava arrivando dalla Siria.
Napoleone cercò di prevenire gli inglesi marciando verso la Palestina.
Nel 1799 l’esercito francese assediava l’antica S. Giovanni d’Acri, come seicento anni prima!.
Allora gli inglesi di Riccardo Cuor di Leone erano alleati ai francesi: adesso invece i britannici erano alleati dei turchi!
Napoleone finì per lasciar perdere l’assedio. Tornò in fretta in Francia, per trovare in Occidente la gloria che gli era sfuggita in Oriente.

***

E i bei progetti per sgominare gli Inglesi in India?
Almeno una persona ci aveva creduto: un piccolo sultano indiano, di nome Tippoo, che cercava dovunque alleati contro lo strapotere inglese in India.
Scrisse anche alla “sorella repubblica francese”, firmandosi “il cittadino sultano Tippoo”.
Pochi sanno che Napoleone gli scrisse:

Io vengo sul Mar Rosso con un esercito innumerevole, invincibile; accorro impaziente di liberarti dalla ferrea mano dell'Inghilterra...

Le manovre di Tippoo ebbero come unico risultato quello di scatenargli contro gli inglesi, che, in quell’occasione, si allearono con i Maratha …
Il “cittadino sultano” Tippoo morì nel 1799, combattendo davanti alla sua capitale Seringapatam.
Il suo regno fu diviso tra i vincitori.

Liberté... Egalité...
Oggi a te domani a me!


IV
Da un impero all’altro

Nel 1804, a Parigi, si fecero le prove per il più grande spettacolo del secolo (appena incominciato): l’incoronazione di Napoleone a “Imperatore dei Francesi”.
Dopo il suo ritorno dall’Egitto Bonaparte aveva “salvato” la repubblica francese dagli invasori, vincendo cento battaglie, organizzando colpi di stato, fino a trasformare la repubblica in un impero.
Napoleone aveva fatto pace anche col papa: nel 1801 era stato firmato un Concordato che fissava la rigida divisione tra Stato e Chiesa. Non era proprio quello che il papa Poi VII voleva, ma era il massimo che, ormai, la Chiesa poteva ottenere.
In cambio il papa aveva dovuto recarsi lui stesso a Parigi per l’incoronazione, a Notre Dame.
Non c’era la televisione, ma oggi noi possiamo vedere l’evento cogli occhi del pittore Isabey.
Con gran sorpresa dei presenti Napoleone prese la corona dalle mani del papa e se la mise sulla testa. Ma allora il papa che ci stava a fare?
Poi VII subì anche quest’umiliazione!
Napoleone aveva restaurato l’impero di Carlo Magno. Francesco d’Asburgo conservava ancora il titolo, formale, d’imperatore del Sacro Romano Impero…ma non per molto.
Nel 1806, gli Asburgo furono costretti a rinunciare definitivamente a quel titolo altisonante (ma ormai solo virtuale) per accontentarsi di quello di “Imperatore d’Austria”.
Ormai le guerre napoleoniche avevano perso ogni significato idealistico, e tanto meno religioso.
Napoleone era, per il papa e i monarchi europei, un sovrano come gli altri: anche il suo alone rivoluzionario era, se non scomparso, certo molto sbiadito...
Francesco d’Asburgo fece sposare a Napoleone addirittura sua figlia Maria Luisa.
C’era il “piccolo dettaglio” che l’imperatore era già sposato con Giuseppina: in passato c’era stato uno scisma per questo motivo!
Invece Giuseppina si mise, graziosamente da parte, e il primo matrimonio di Napoleone fu annullato a tempo di record.
Ormai Bonaparte in Europa poteva fare il bello e il cattivo tempo.
Arrivò anche ad annettere Roma al suo impero, e a portare il papa prigioniero in Francia.
Niente di nuovo, dopo tutto: altri re e imperatori l'avevano fatto prima di lui!
Nel 1813 il papa, prigioniero a Fontainbleu, ricevette una strana visita: era Napoleone che si diceva "pentito". L'imperatore era reduce dalla sua disastrosa campagna di Russia.
La Francia stava per essere invasa…ma il papa non lo sapeva!
Napoleone riuscì ad estorcere a Pio VII un altro Concordato, con cui sperava di guadagnarsi le simpatie dei cattolici francesi…
Il papa fece celebrare un "Te deum" per festeggiare la pace tra Chiesa e Impero.
Scrisse il solito Pasquino:

Te deum laudamus
E in te speriamo
Ma in Bonaparte
Non ci crediamo

La pace col papa non aiutò Napoleone, che perse tutte le sue corone, e finì prigioniero, prima all'Elba, e poi a S. Elena, dove morì nel 1821.
Era il 5 Maggio, data ricordata da Alessandro Manzoni in un'ode, che molti ragazzi italiani hanno poi imparato a memoria, Alessandro Manzoni ci domanda:

Fu vera gloria?

Noi posteri possiamo rispondere, senza esitazioni: Sì!
L' impero di Bonaparte non durò molto, ma ha lasciato tracce indelebili nell'Europa moderna.
L'attuale Unione Europea si richiama a Napoleone, molto più che a Carlo Magno o Carlo V.
L'impero napoleonico rimane il simbolo di uno stato ben amministrato, efficiente e giusto…anche se non precisamente democratico!
Il Congresso di Vienna del 1815 cercò di cancellare ogni traccia di Napoleone e della Rivoluzione, ma niente poteva essere più come prima!

Manzoni dice che in punto di morte Napoleone si riavvicinò alla religione.
E' molto probabile: anche Voltaire ne fu tentato, e Napoleone non è mai stato dichiaratamente ateo.
La religione (cristiana o mussulmana) per il generale giacobino è stata un ostacolo, per l'imperatore uno strumento di potere. Per il prigioniero amareggiato, forse, è stata un conforto.

V
Rivoluzione e Jihad

Nel 1830 uscì, dal carcere dello Spielberg, un oscuro precetto precettore milanese di nome Silvio Pellico. Il Pellico aveva trascorso 10 anni in carcere per soli "reati di opinione": si era fatto trascinare "dalle cattive compagnie" aderendo a una setta che veniva chiamata Carboneria.
Dopo dieci anni di sofferenze, privazioni (e lavaggio del cervello) Silvio Pellico era sinceramente pentito di avere aderito a un 'organizzazione segreta, non contraria apertamente alla Chiesa (vi aderivano anche degli ecclesiastici) ma sicuramente antiaustriaca…e l'Austria si proclamava allora il campione del cattolicesimo.
Proprio sollecitato dal suo confessore Silvio Pellico scrisse il libro "Le mie prigioni", che gli austriaci diedero il permesso di pubblicare, convinti che sarebbe stato di monito per tutti i potenziali ribelli.
Il libro fu un "best seller", ma, anche per il suo tono dimesso, suscitò rabbia e indignazione, non solo tra i “liberali”.
"Le mie prigioni" è ancor oggi il classico esempio di "cattiva propaganda".
Il primo ministro austriaco Metternich disse che quel libro aveva danneggiato l'Austria più di una battaglia perduta!
Dal 1820 al 1830 i moti rivoluzionari si erano estesi a tutta Europa.
In Spagna, Italia, impero austriaco si lottava per la per la fine della monarchia assoluta, invocando una Costituzione.
In Europa orientale, ancora sotto il giogo ottomano, Serbi, Romeni e Greci lottavano per la loro libertà e la loro fede.

***
I Serbi avevano cominciato a ribellarsi già dal 1804, ma solo nel 1827 la Turchia riconobbe alla Serbia una certa autonomia, e il diritto di essere governata da un "voivoda" nazionale.
Anche i romeni della Moldavia e della Valacchia si ribellarono, e, nel 1822 riuscirono a scacciare i governatori turchi, (i Fanarioti) mettendo al loro posto dei principi nazionali (anche se sempre sotto la tutela ottomana.
Nel 1821 scoppiò l'insurrezione anche in Grecia.
La rivolta partì dal Peloponneso, (ex Morea veneziana) e gli insorti misero a Nauplia la capitale provvisoria del nuovo stato ellenico.
Nel 1822 il "congresso di Epidauro" proclamò l'indipendenza della Grecia.
La repressione dei turchi fu terribile.
Più di 20.000 Greci furono uccisi, e 50.000 donne e bambini venduti come schiavi.
Anche il patriarca greco ortodosso di Costantinopoli fu impiccato.
Le atrocità turche smossero l'opinione pubblica europea.
I russi riscoprirono il loro ruolo di protettori dei cristiani ortodossi. In Europa occidentale i greci trovarono soprattutto le simpatie di molti intellettuali, amanti della Grecia Classica.

L'"interesse" degli inglesi per l'antica Ellade si era recentemente manifestato con un iniziativa che ancora oggi è causa di tensione tra Grecia e Gran Bretagna. Nel 1816 gli inglesi "comprarono" dal governo turco "alcuni pezzi di marmo lavorato": erano i più importanti bassorilievi del Partenone che ancor oggi sono ammirati dai visitatori del"British Museum", a Londra.
Gli insorti greci del 1821 probabilmente non lo sapevano. Anche se lo avessero saputo, allora, avrebbero fatto finta di niente. avevano troppo bisogno dell'aiuto degli inglesi!
Chissà cosa avranno pensato i Greci, quando hanno visto arrivare la nave "Hercules" del poeta Byron! Lord Byron era un nobile di antico lignaggio (i suoi antenati avevano combattuto alle crociate!) ma in Inghilterra era noto come il più grande poeta romantico del suo tempo (oltre che per i suoi "scandalosi" amori!).
Byron morì di febbre (a Missolungi, nel 1824) senza aver partecipato neanche ad un’azione militare, ma il suo esempio ebbe un grande effetto propagandistico.

Inglesi, Francesi e Russi trovarono un accordo, e mossero insieme contro l'impero ottomano.
Il sultano ottomano Nahmud II, fu costretto a chiedere l'aiuto al pascià d'Egitto Mehemet Alì, che, in teoria, avrebbe dovuto essere un suo vassallo.
Mehemet Alì (di origine albanese) era stato mandato a governare l'Egitto per conto del sultano.
In Egitto però la breve permanenza delle truppe di Napoleone era bastata per creare nel paese un movimento indipendentista di cui proprio Mehemet Alì si fece portavoce.
Il pascià ormai si considerava sovrano dell'Egitto, e accettò di aiutare il sultano solo in cambio del riconoscimento della sua autorità.
Nel 1827 la flotta egiziana (guidata da Ibrahim, figlio di Mehemet Alì) , insieme a quella turca, si scontrò, nel golfo di Navarrino, con una squadra navale anglo- francese:: in poche ore, fu completamente distrutta!
La battaglia di Navarrino dimostrò, una volta per tutte, che l'impero ottomano era veramente "malato"., e le potenze europee, se fossero state d'accordo, avrebbero potuto dargli immediatamente "l'eutanasia".
Invece il "malato" trovò compiacenti "dottori" (Francia e Inghilterra) che, spaventate dall'eccessiva potenza della Russia, fecero di tutto per prolungare l'esistenza dell'Impero Ottomano, ignorando gli appelli dei cristiani sottomessi, perseguitati, e spesso massacrati.
Inghilterra Francia e Russia trovarono un accordo solo sulla Grecia, che divenne un regno indipendente.
Nel 1837 le grandi potenze assegnarono ai Greci un re tedesco (Ottone di Baviera), che all’inizio regnerà solo sulla Grecia del sud.
Ottone si ritrovò con un regno dal passato glorioso, ma poverissimo, e destinato a combattere ancora a lungo contro i turchi, che occupavano ancora la Grecia del nord, e molte isole.
L'"uomo malato" vivrà ancora a lungo…e anche dopo morto troverà la forza di risorgere!


VI
Imperialismo e Jihad

Dopo la caduta di Napoleone sul trono di Francia era salito Luigi XVIII di Borbone, che cercò di atteggiarsi a re illuminato, tollerando anche la presenza di un parlamento, sul modello inglese, ma con limitatissimi poteri.
Alla sua morte salì al potere, suo fratello, il dispotico Carlo X, che pensò di distrarre i francesi dagli innumerevoli problemi interni dello stato per coinvolgerli in una guerra coloniale.
Durante le guerre napoleoniche, la Francia aveva perso (come Spagna e Olanda) buona parte delle sue colonie, a vantaggio dell'Inghilterra.
Nell'America del nord Napoleone aveva anche "venduto" la Louisiana agli Stati Uniti.
Carlo X pensò che fosse inutile cercare colonie lontano quando, appena al di là del Mediterraneo, c'era la vasta regione che oggi si chiama Algeria.
Dai Normanni a Luigi IX gli europei avevano già cercato, invano, di insediarsi in Africa settentrionale (islamizzata da più di mille anni), da cui oltretutto continuavano a partire scorrerie di pirati sulle coste europee.
All'alba del XIX secolo la situazione era ben diversa: la supremazia militare europea permetteva delle imprese inimmaginabili, ai tempi delle Crociate.
L'Algeria sembrava una facile preda. Nominalmente il paese era un possedimento dell'"uomo malato" ottomano. In pratica Algeri era governata da un "dey" (che rappresentava il sultano ottomano) mentre l'interno del paese era diviso tra piccoli capi locali.
Nel Luglio1830, le truppe francesi sbarcarono ad Algeri. Il dey si arrese dopo tre settimane.

Carlo X non ebbe neanche il tempo di festeggiare la vittoria, perché il popolo francese nel frattempo era insorto al vecchio grido Liberté…Egalité…Fraternité.
Questa volta però i borghesi francesi decisero di salvare la monarchia, mettendo sul trono Luigi Filippo d'Orleans, lontano cugino di Carlo X.
Il nonno di Luigi Filippo aveva aderito alla rivoluzione, e si era fatto chiamare Filippo Egalité. Questo atteggiamento non bastò a salvargli la testa, ma forse il suo ricordo aiutò suo nipote a diventare re!
Luigi Filippo fu proclamato "re dei francesi"e regnò come "monarca costituzionale”: re per volontà del popolo, e non "per grazia di Dio".
In Algeria non cambiò niente. Luigi Filippo era fautore della "grandeur" della Francia, almeno quanto il suo predecessore, e l'invasione continuò.
I francesi occuparono presto tutta la costa, poi proseguirono verso l'interno.
La maggior parte dei capi locali venne a patti con i vincitori, ma ci fu anche chi resistette eroicamente. Per i Francesi era solo una guerra di conquista, ma per i mussulmani era sempre Jihad.
Jihad e resistenza all'invasore, per molti, divennero una cosa sola.
Il campione della resistenza algerina fu lo sceicco Abdelkader che per anni tenne in scacco i francesi. Nel 1847 anche Abdelkader, si arrese, e finì nelle prigioni francesi. In seguito gli fu permesso di andare in Siria.
Abdelkader è, giustamente, giudicato dagli Algerini moderni come un eroe.
Non posso però fare a meno di notare che, almeno, Abdelkader (come Silvio Pellico) ha potuto raccontare "le sue prigioni". L'arcivescovo greco di Costantinopoli (impiccato dai turchi pochi anni prima) non è stato altrettanto fortunato!
Un’altra nota interessante: le incursioni dei pirati algerini sulle coste europee cessarono completamente solo dopo l’occupazione francese!

Intanto cominciava l'afflusso di coloni francesi in Algeria. Era una colonizzazione di un paese già abitato, da un popolo di lingua, cultura, e religione differente.
Col tempo l'Algeria assimilerà la lingua e la cultura francese (che conserva ancora, accanto a quella araba!) ma conserverà la sua religione.
I francesi non avevano la slancio missionario degli spagnoli, specialmente dopo Illuminismo e Rivoluzione!
La diffusione del cristianesimo non fu neanche incoraggiata.
Solo alcuni preti provarono a diffondere il vangelo, e trovarono dei seguaci tra le popolazioni berbere della Cabilia.
I loro discendenti ora affollano le ambasciate dei paesi europei per un visto di ingresso, esibendo il certificato di battesimo…colla speranza che serva a qualcosa!

La conquista dell'Algeria non aiutò neanche Luigi Filippo, che, nel 1848, fu travolto da un'altra rivoluzione che proclamò la "seconda repubblica".
Il presidente della repubblica si chiamava Carlo Luigi Napoleone. Pochi anni dopo, questo Napoleone (come suo zio) trasformo la repubblica in Impero, prendendo il nome di Napoleone III.
Intanto i "moti del '48" aveva travolto tutta l'Europa, anche l'Italia.

VII
Patriottismo e Religione

O Signore, dal tetto natio
Ci chiamasti con santa promessa,
Noi siam corsi all'invito d'un pio,
Giubilando per l'aspro sentier

In Italia i patrioti (caso unico al mondo!) si incontravano all'Opera.
Giuseppe Verdi era il simbolo del nascente movimento per l'unità (e l'indipendenza) dell'Italia.
Quando Verdi scrisse il coro dei "Lombardi alla prima crociata", sapeva che sarebbe stato cantato dai patrioti italiani. Il libretto dell'opera era stato preparato in modo da contenere delle allusioni alle aspirazione di libertà degli italiani, ma Verdi aveva preferito spostare l'azione in un epoca lontana, per sfuggire alla censura austriaca.
La trama dell'opera non ha niente a che fare con la vera storia delle Crociate (vedi capitolo 6)…ma questo non importava veramente a nessuno!
Quando scriveva l'opera, Verdi non pensava a come sarebbe stato interpretato il verso:

Noi siam corsi all'invito d'un pio…

I patrioti cattolici dissero che il "pio" era addirittura… il papa Pio IX!
Anzi molti addirittura cantarono:

Noi siam corsi all'invito di Pio…

In realtà papa Pio IX non aveva invitato nessuno!
Appena eletto, il papa aveva fatto, nel suo stato, solo qualche timida riforma: un'amnistia per i detenuti politici,l'istituzione di una Consulta...
Eppure questo era bastato per farlo passare come "il papa liberale"!
In Italia, si era creata una "specie di coscienza nazionale", al tempo di Napoleone.
Napoleone si era fatto proclamare anche re d'Italia. Poi la Francia aveva finito per annettere mezza Italia…e controllare indirettamente l'altra metà!
Per gli Austriaci, invece, l'Italia era solo "un espressione geografica".

Per i papi l'idea di un'Italia unita era addirittura una minaccia, per il loro “potere temporale”.
Si poteva essere patrioti e cattolici? Questo problema si poneva solo per gli Italiani, che avevano l'onore (e l'onere!) di avere il papa a casa.
Per Francesi, Spagnoli e Inglesi Dio e Patria erano sempre andati di pari passo. Per non parlare dei popoli islamici!
Anche i tedeschi, con Napoleone, avevano trovato una coscienza nazionale: cattolici e protestanti!
In Italia invece i patrioti avevano la fama di giacobini e mangiapreti.
Molti carbonari lo erano. I seguaci di Giuseppe Mazzini lo erano. Lo era anche “l’eroe dei due mondi” Giuseppe Garibaldi, anche se in modo appena più sfumato…
Tanti cattolici praticanti però si sentivano anche Italiani. Sarebbero diventati ferventi patrioti, se non fosse stato per il papa!
Negli ultimi secoli i papi avevano perso molto del loro peso politico, ma era rimasti attaccati al loro piccolo stato in Italia Centrale.
D'altra parte lo Stato Pontificio, era sempre stato una garanzia per l'indipendenza del papa.
Tutti ricordavano come i papi erano stati condizionati dai re di Francia, quando risiedevano ad Avignone.
Insomma, chi voleva un'Italia unita, era automaticamente nemico della Chiesa… finché un prete "anticonformista" Vincenzo Gioberti pubblicò il suo libro: "Del primato morale e civile degli Italiani".
Il titolo stesso dell'opera fa sorridere gli italiani di oggi, fin troppo smaliziati!
C'è un po' di retorica, e tante esagerazioni…ma perché soltanto noi italiani dobbiamo parlare unicamente dei nostri difetti, mentre gli altri (francesi in testa) non fanno che auto-esaltarsi?
In ogni caso Gioberti sostenne che il binomio Dio/Patria era possibile anche per l'Italia, e ipotizzò una confederazione di stati italiani, con la presidenza proprio del papa!
Era una soluzione impraticabile (il cattolico Manzoni non ci ha creduto neanche per un attimo), ma bastò per avvicinare molti credenti alla causa italiana.
Quando salì al potere Pio IX gli atteggiamenti ambigui del papa illusero molti.
Poi scoppiò quella che ora era è chiamata "I guerra d'Indipendenza", e molti ferventi cattolici andarono a combattere contro l'Austria.

Noi siam corsi all'invito di Pio!

In realtà Pio IX si era lasciato solo trascinare dagli avvenimenti.
Nel 1848 la rivoluzione liberale aveva sconvolto tutta l'Europa, e in particolare l'impero austriaco.
Si erano ribellati ungheresi, polacchi, tedeschi…persino gli austriaci!
Ungheresi, Slavi, e Italiani reclamavano l'indipendenza (o almeno una certa autonomia).Tutti pretendevano una Costituzione!
In Italia la rivoluzione cominciò a Milano. Sotto la spinta dei liberali di tutta Italia, il re Carlo Alberto di Sardegna (dopo aver promulgato una Costituzione) dichiarò guerra all'Austria.
In quel periodo il grosso dell'esercito austriaco era occupato contro gli ungheresi, e a riportare l'ordine all'interno dell'Austria. Le truppe piemontesi poterono così avanzare con l'appoggio di volontari di tutta Italia, arrivando fino alle roccaforti austriache di Mantova e Verona .
Si ribellarono anche Venezia… Padova … Vicenza…
Anche dallo Stato Pontificio erano arrivate delle truppe,con il consenso del papa.
Perfino il Re delle Due Sicilie promise di mandare un esercito contro l'Austria.
Le truppe napoletane si spostarono verso nord con esasperante lentezza…e poi si fermarono, prima di passare il Po.

Noi siam corsi all'invito di Pio…

Si fermarono perché Pio (IX) aveva cambiato idea. Anche le truppe regolari dello Stato Pontificio erano state richiamate indietro.
Pio IX si era "ricordato" che un papa non poteva prendere parte a una guerra tra cattolici.
Giustissimo… anche se tutti i suoi predecessori avevano sempre fatto esattamente il contrario!
Pio IX però avrebbe potuto, almeno, appoggiare indirettamente la guerra di liberazione italiana consentendo l'afflusso di "volontari".
Molti partirono comunque: con o senza la benedizione del papa, che aveva deluso tanti, e disgustato tutti.
La "Prima Guerra d'Indipendenza" continuò, ma l'entusiasmo era passato.
La fine fu quando arrivarono le truppe austriache del famigerato maresciallo Radetzky , noto (oltre per la marcia che conclude oggi il concerto di Capodanno a Vienna) per le terribili repressioni che si abbatterono poi in Lombardia e Veneto.
Radetzky salvò l'Impero austriaco. Re Carlo Alberto, vinto due volte, fu costretto ad abdicare, a favore del figlio Vittorio Emanuele II.

L'Italia unita si farà lo stesso (12 anni dopo), ma a dispetto di papa Pio IX , che continuerà fino all'ultimo a difendere il suo "potere temporale", a colpi di scomuniche.
Adesso Pio IX è stato fatto santo!
Ignoro i motivi teologici che hanno spinto la curia pontificia a portare questo papa, tanto discusso, sugli altari. Capisco invece i motivi politici, e non li condivido.
Senza entrare nel merito dei problemi della Chiesa di oggi, come storico (anche se non convenzionale) non posso fare a meno di far notare che Pio IX ha provocato degli enormi danni, all'Italia, allontanando molti cattolici dalla vita pubblica, e mettendo in crisi le coscienze di tanti.
Fortunatamente molti hanno continuato a credere in un’Italia Cattolica, convinti che (prima o poi!) l'atteggiamento dei papi sarebbe cambiato. Succederà, ma solo moltissimo tempo dopo!
Oggi quell'inopportuna canonizzazione di Pio IX mi sembra un oltraggio alla memoria di quelli che erano "corsi all'invito di Pio", e che morirono senza neanche il conforto della religione.

Il pontificato di Pio IX ha avuto la durata di 32 anni: un “record” rimasto imbattuto.
Pio IX morì nel 1878 in una Roma diventata capitale d’Italia.
In quel momento la Chiesa cattolica ha forse segnato il suo punto più basso.
Durante il pontificato di Pio IX, la Chiesa non solo aveva perso il potere temporale, ma anche il suo potere spirituale era rimasto intaccato. Negli ultimi anni il papa commise errori su errori, e la sua esperienza giovanile di “liberale” lo rese restio ad accettare ogni idea nuova , a rifiutare non solo il regime liberale italiano ma tutti i regimi laici europei.
Il concilio Vaticano Primo (interrotto nel 1870 dall’entrata in Roma dei bersaglieri italiani) proclamò il dogma dell’infallibilità del papa, e provocò addirittura una scissione: quella della Chiesa Vecchio Cattolica Polacca.
Effetti più gravi ebbero le encicliche e il “Sillabo” del papa, che sistematicamente condannavano la società moderna.
La chiusura del papa al liberalismo europeo allontanò moltissimi dalla Chiesa, e gli stessi governanti dei paesi cristiani finirono per ignorarla.
Molti anni dopo Stalin fece la domanda provocatoria:

Quante divisioni ha il papa?

In realtà, anche nel Medio Evo, e nel Rinascimento, i papi non hanno mai avuto un grande esercito, ma il loro prestigio era enorme.
Questo prestigio, con Pio IX ,Chiesa Cattolica l’aveva quasi perso. Lo ha ritrovato solo con papa Giovanni XXIII!

VIII
La guerra di Crimea

Nel 1853 i Russi invasero le regioni romene Moldavia e Valacchia, col pretesto di liberarle dal giogo turco, ma con l’evidente intenzione di annetterle all'impero degli zar, e poi andare oltre, magari fino a Costantinopoli.
Inghilterra e Francia non avevano nessuna intenzione di permettere alla Russia di diventare una potenza mediterranea. Preferivano che "l'uomo malato" restasse ancora in vita, anche se questo andava contro le aspirazioni dei popoli cristiani dei Balcani.
In Francia l'imperatore Napoleone III voleva per se la gloria del suo illustre zio. L' Inghilterra voleva mantenere l'equilibrio tra le potenze europee, per consolidare il suo impero oltremare.
Francia e Inghilterra attaccarono la Russia in Crimea.
L'Austria rimase neutrale: avrebbe gradito una fetta dell'impero ottomano, ma non voleva che la Russia diventasse troppo potente.
Inoltre l'imperatore Francesco Giuseppe temeva che Lombardi e Veneti si ribellassero ancora, con l'aiuto di Vittorio Emanuele II, re di Sardegna, e aspirante re d'Italia.

Il primo ministro piemontese era Camillo Benso, conte di Cavour.
Cavour, da molto tempo, cercava di convincere Napoleone III a schierarsi col Piemonte contro l'Austria.
Napoleone III cercava, invece, di spingere l'Austria a combattere al suo fianco. Visto che Francesco Giuseppe diceva di temere (?!) il Piemonte, l'imperatore propose a Cavour di mandare contro i russi un (a pagamento!): un contingente simbolico, solo per convincere l'Austria che il Piemonte non aveva intenzioni ostili nei suoi confronti.
Cavour propose invece di mandare un esercito piemontese, "gratis", a patto la Francia accettasse il piccolo Piemonte come alleato, alla pari. Napoleone accettò.
Quando il piccolo contingente di bersaglieri s’imbarcò per la Crimea, ci furono acclamazioni, ma anche molte contestazioni.
Cosa sarebbe successo se l'Austria avesse accolto l'invito di Napoleone III, diventando alleata anche del Piemonte? E in ogni caso che aveva da guadagnare il Piemonte da questa guerra?

Oltretutto la guerra di Crimea era una "Guerra Santa "alla rovescia!
Piemontesi, francesi e inglesi si erano alleati con i terribili Turchi, gli stessi che ancora opprimevano le popolazioni cristiane dei Balcani.
Per secoli, le loro navi avevano devastato anche le coste italiane!

Mamma li turchi!

Molti patrioti italiani avevano combattuto contro i turchi (solo pochi anni prima) anche in Grecia, in nome della libertà. E adesso?
La guerra di Crimea finì con un nulla di fatto…a parte qualche centinaio di migliaio di morti (mussulmani e cristiani ), per lo più di malattie varie!
Napoleone III non ci guadagnò niente.
Cavour ottenne solo di partecipare, insieme ai rappresentanti delle grandi potenze al Congresso di Parigi del 1856, dove fece un bellissimo discorso sulla “situazione disperata dell'Italia”, oppressa dall'Austria, e tanti piccoli tiranni.
Un po' poco. Ma dopotutto il Piemonte aveva avuto “solo” 16 morti in combattimento (più altri 2000 per il colera!).
Al Congresso di Parigi, Cavour poté guadagnare la simpatia di Napoleone III, ma gli ci vorranno altri 3 anni di estenuanti trattative, prima di farlo scendere in guerra contro l'Austria.

In conclusione…
Viene spontaneo il paragone con altre guerre, e a altri congressi, a cui l'Italia ha poi partecipato.
Nella prima Guerra del Golfo Andreotti ha voluto imitare Cavour inviando 10 (dieci!) aerei italiani in Irak, con risultati molto deludenti. Senza contare le tante "missioni di pace", fatte solo per motivi di “prestigio”.
Lo stesso risultato del Congresso di Parigi fa riflettere.
Tanti primi ministri italiani (da Crispi a Mussolini, fino a Craxi e Berlusconi) si sono fatti un punto d’onore di partecipare alle riunioni dei “grandi della terra”, sedendo al loro stesso tavolo.
I diplomatici stranieri ci hanno più volte deriso per questa “diplomazia del sedere”.
I nostri ministri dovrebbero riflettere che alle riunioni bisogna soprattutto dire le cose giuste, e poi far seguire i fatti alle parole.
Insomma l’importante non è partecipare: è vincere!
Questo è vero in pace e guerra (santa e non!).

CAPITOLO 14 >
L'Europa conquista il mondo. (A.D. 1857-1913)
Il congresso di Berlino - L’impero Britannico - Guerre sante sul Nilo
La spartizione dell’Africa - La fine dell’Impero Cinese
Impero Russo, Impero Giapponese, e “Impero Americano”
Ultimi sussulti dell’Impero Ottomano.

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