CAPITOLO 15
Il trionfo dell’Occidente. (A.D. 1914-1946)
Verso la Grande Guerra - Nazionalismo, Jihad, e genocidio - Promesse e tradimenti
La disfatta della mezza luna - La rinascita della Turchia - Il gran pasticcio del Medio Oriente
L’Europa tra una guerra e l’altra - Piccole Guerre sante - La crisi del colonialismo
La Seconda Guerra Mondiale - Gli islamici e la Seconda Guerra Mondiale.

I
Verso la Grande Guerra

Molti hanno provato a spiegare i motivi che hanno trascinato i popoli europei nel conflitto che allora fu chiamato Grande Guerra, e poi Prima Guerra Mondiale.
I motivi principali di tutte le guerre (antiche e moderne) sono sempre i soliti: denaro e potere!
Spesso però entrano in campo altri fattori, che rendono poi problematica la risoluzione d’ogni controversia, in maniera pacifica.
Da un punto di vista strettamente economico, oggi, possiamo costatare che la Prima Guerra Mondiale è stata un pessimo affare, anche per i vincitori!
Si poteva prevederlo, allora?
Forse no, ma se qualcuno avesse cercato di dimostrarlo ai potenti di allora, cifre alla mano, non sarebbe stato nemmeno ascoltato.
Non era solo una questione di soldi!
Il potere allora?
Certo i sovrani, i presidenti, ed i ministri europei volevano averne di più, o avevano paura di perdere quello che avevano. Eppure l’imperatore Francesco Giuseppe, il Kaiser Guglielmo, lo zar Nicola, il re d’Inghilterra Edoardo (imparentati tra loro!) si lasciarono trascinare in guerra, un passo alla volta, quasi senza accorgersene. Anche i tanti gruppi di potere che guidavano la politica di re e presidenti non provocarono direttamente la guerra, anche se poi cercarono di trarne il massimo profitto.

I soldati della Grande Guerra erano convinti di combattere per ideali “laici”.
La religione, stavolta, non c’entrava.
Gli europei combattevano per la “patria”. L’orgoglio nazionale, rinfocolato da un’accorta propaganda, riuscì a mobilitare, in tutti i paesi, uomini e risorse come non era mai successo prima, neanche ai tempi delle crociate.
Il fatto è che a tanti, troppi, uomini piace combattere. Dopo che la spartizione del mondo era stata completata, i baldi soldati (e i piantagrane) delle nazioni europee non si potevano più sfogare contro “selvaggi” male armati. Adesso potevano solo combattere tra loro!

Ogni paese europeo aveva interessi economici, e ambizioni, difficilmente compatibili con quello degli altri. Ci vollero molti anni perché si formassero delle alleanze, e quindi gli schieramenti.
I francesi, da molti anni, cercavano alleati per vendicarsi della sconfitta del 1870 con la Germania.
Nel 1894 la Francia avevano stipulato la Duplice Intesa con la Russia.
Nel 1904 era stata definita la Cordiale Intesa tra Francia e Inghilterra.
Nel 1907, con la mediazione francese, Russia e Inghilterra stipularono un’altra Intesa, definendo le loro sfere d’influenza, in Iran e Afghanistan.
Francia, Inghilterra e Russia non avevano firmato un’Intesa a tre. Di fatto, già nel 1907, si era già formato uno schieramento contro l’impero del Kaiser, troppo potente e invadente.

La Germania poteva contare, come alleata sicura, solo l’Austria. In teoria anche l’Italia era alleata a Germania ed Austria…ma solo in teoria!
I tedeschi trovarono allora un nuovo alleato nell’Impero Ottomano.
L’amicizia tra Turchia e Germania era iniziata nel 1898, dopo la visita del Kaiser Guglielmo II, a Gerusalemme, a cui Federico Barbarossa non era riuscito nemmeno ad avvicinarsi.
Poi erano arrivati gli uomini d’affari tedeschi che, tra l’altro, avevano promosso la ferrovia Istanbul Baghdad.
La Turchia temeva l’Inghilterra che occupava l’Egitto, dominava la Persia, e si era insediata anche in Kwait e negli Emirati del Golfo Persico. Anche i Russi, secolari nemici della Turchia, avevano superato il Caucaso e miravano a uno sbocco sul Mediterraneo.

La scintilla, che fece scoppiare la Grande Guerra, fu l’assassino dell’arciduca Massimiliano d’Asburgo a Sarajevo, da parte di un “terrorista” serbo.
La vittima non era stata scelta a caso: Massimiliano era un fautore dell’integrazione degli Slavi nell’Impero Austro-Ungarico.
La Serbia amava definirsi “Il Piemonte dei Balcani”, ed era un punto di riferimento non solo per i Serbi della Bosnia, ma anche per i Croati e gli Sloveni.
L’Austria colse l’occasione per “dare una lezione” alla Serbia.
Il Kaiser Guglielmo si comportò in modo ambiguo: da un lato dava il suo appoggio all’Austria, dall’altro mandava messaggi amichevoli allo zar Nicola, il cugino “Niki”.
“Niki” rispose altrettanto amichevolmente al “cugino Willy”, ma intanto ordinò la mobilitazione generale del suo esercito.
In realtà allo zar interessava pochissimo la sorte dei “fratelli ortodossi serbi”. Certo una bella guerra patriottica poteva far dimenticare ai russi la vergognosa sconfitta contro il Giappone, ma questa guerra bisognava assolutamente vincerla.
In ogni caso i russi non erano interessati a Belgrado…e tanto meno a Vienna o Berlino!
Ci furono febbrili trattative tra russi, francesi e inglesi. Infine allo zar fu promesso l’accesso al Mediterraneo, e soprattutto la città di Istanbul, che gli europei continuavano a chiamare Costantinopoli.
Nell’estate del 1914 il Kaiser “Willy” era in vacanza in Norvegia. Non è chiaro come e perché la Germania finì per dichiarare guerra a Francia e Russia. Probabilmente i tedeschi si sentirono accerchiati, e pensarono di colpire per primi…

Il piano tedesco era di annientare la Francia nei primi mesi di guerra. Il piano fallì perché le truppe dello zar attaccarono in forze nella Prussia orientale, e i tedeschi furono costretti a richiamare dalla Francia una parte del loro esercito per fermare i Russi.
La Grande Guerra, contro ogni aspettativa, divenne una guerra di trincea, in cui milioni di soldati si massacrarono per pochi metri di terreno.
Da una parte: Francia Russia, e Inghilterra. Dall’altra: Germania, Austria, e Turchia.
La Turchia entrò in guerra nel Novembre 1914.
Il sultano, Mehmed V chiamò a raccolta, i “credenti” per una nuova Jihad…

La prima guerra mondiale fu quindi una guerra santa, per molti mussulmani.
Gli europei non la considerarono mai una crociata.
Papa Poi X fece tutto quello che poteva per impedirla. Papa Benedetto XV appoggiò ogni tentativo per una pace “senza annessioni e senza indennità”, anche a costo di passare per filo-tedesco.
Eppure…
Per i Russi (ancora ortodossi) Costantinopoli aveva un significato mistico che andava molto di là della sua posizione strategica, e della sua importanza commerciale.
Per Inglesi e Francesi (che ancora si dichiaravano cristiani) Costantinopoli era importante, ma ancora di più Gerusalemme.
L’esercito anglo-francese, che dal canale di Suez avanzava verso est, non portava croci…ma nessuno aveva dimenticato le battaglie che si erano combattute per Gerusalemme nei secoli passati.
Gerusalemme ha avuto, e ha ancora, un richiamo che riesce a trasformare la più meschina delle guerre in “guerra santa”!

In conclusione la Grande Guerra non è stata una guerra santa, ma molti, sul fronte turco, l’hanno combattuta come se lo fosse.
Nei capitoli successivi, ignorerò quindi le battaglie sulla Marna e sul Piave, dando rilievo invece, ai combattimenti in Asia minore e in Medio Oriente. La guerra degli europei contro i turchi può essere, forse, definita l’ultima delle guerre sante antiche…o forse la prima delle guerre sante moderne!


II
Nazionalismo, Jihad, e genocidio

La rivolta dei “Giovani turchi” del 1908, aveva fatto sperare a molti che l’Impero ottomano potesse divenire uno stato federale, in cui tutte minoranze etniche e religiose potessero convivere, in condizioni di pari dignità.
Questa speranza non durò a lungo.
Nel 1909 ci fu un tentativo di controrivoluzione, da parte dei fedeli del sultano Abdul Hamid, con l’appoggio anche della tribù curda della tribù Milli.
La rivolta fallì. Abdul Hamid fu sostituito da Mehmed V, tutte le opposizioni furono messe a tacere, e il regime divenne ultranazionalistico. A farne le spese furono le minoranze etniche e religiose, in primo luogo, greci, armeni, e curdi.

L’impero ottomano aveva sempre sfruttato le rivalità tra i popoli sottomessi, secondo l’antica massima romana “Divide et impera!”.
Greci e Armeni erano entrambi cristiani, ma di Chiesa, lingua e tradizioni diverse.
Quando, nel secolo XIX, ci furono i primi massacri dei Greci, gli Armeni, prudentemente, si tennero in disparte. Più tardi, toccò agli Armeni… e i Greci, naturalmente, non mossero un dito.
Più complessi erano i rapporti tra Armeni e Curdi.
I Curdi erano (e sono) mussulmani come i turchi, ma di lingua e tradizioni differenti.
Le tribù curde vivevano nella Turchia orientale (come gli Armeni) e in Irak.
I Curdi erano (come oggi) divisi tra loro. Molti si ribellarono più volte al governo ottomano, reclamando la piena indipendenza. Altri erano disponibili ad un’intesa con i turchi, in nome delle comuni radici islamiche. Tra questi i cavalieri dell’Hamadiye, il reggimento curdo di cavalleria che presidiava il confine con la Russia.
Gli scontri tra curdi e armeni erano di normale amministrazione. Le rivalità tribali erano amplificate dalle diverse tradizioni religiose, ma, in genere, le due comunità si rispettavano.
Il sultano pensò di sfruttare la rivalità tra Armeni e Curdi per una grande operazione di pulizia etnica, con l’intenzione di liberarsi degli uni e degli altri.

I primi massacri d’armeni avvennero tra il 1894 e il 1895.
Gli armeni erano sempre stati sudditi fedeli dell’impero, ma avevano il doppio torto d’essere cristiani, e di avere la “protezione” dello zar di Russia.
Le tribù curde furono aizzate dai turchi contro gli infedeli e, come rappresaglia, gruppi d’armeni incominciarono ad attaccare i nemici curdi, rifugiandosi poi oltre il confine russo.
Nel 1894, a Sassoon, gli armeni arrivarono ad una vera e propria rivolta, che si estese presto ad altri villaggi.
I turchi non aspettavano altro, e la repressione fu terribile.
Gli armeni morti furono quasi duecentomila…ma non era che l’inizio.
Nel 1915 le truppe russe invasero l’Armenia turca, spingendosi fino al lago Van.
Gli Armeni furono immediatamente accusati di essere dei traditori, e di favorire l’avanzata dei russi.
I militari armeni che combattevano nell'esercito ottomano, furono allontanati dal fronte, e poi fucilati a gruppi.
Poi cominciarono le deportazioni di massa della popolazione civile armena. Gli uomini validi, generalmente, venivano uccisi in piccoli gruppi al momento della cattura, così che le colonne di deportati erano formate quasi esclusivamente da donne, vecchi e bambini.
I deportati erano spediti in zone deserte dell’Irak o della Siria, ma quasi tutti morirono molto prima di raggiungere la destinazione finale, uccisi dagli stenti, e da bande di irregolari mussulmani (turchi, curdi e arabi) aizzati contro di loro.
Le deportazioni furono giustificate dal governo turco, con l’esigenza di proteggere una zona di guerra da potenziali ribelli, ma presto furono estese alla Cilicia, regione molto lontana dal fronte.
In pratica quest’ultima Jihad provocò una vera e propria caccia al Cristiano, come non c’era mai stata, neanche ai tempi delle Crociate.
Gli armeni morti furono almeno un milione. Si salvarono solo quelli che riuscirono a rifugiarsi nelle zone controllate dai Russi, e pochi altri che riuscirono a nascondersi fino alla fine della guerra.

La reazione delle nazioni europee si limitò a proteste e accuse.
Reagirono, a parole, anche tedeschi e austriaci, alleati dei turchi… ma intanto i tedeschi cominciarono a valutare l’utilità delle deportazioni di massa, come metodo di guerra…
Forse ne presero nota per la guerra mondiale successiva!
Vorrei poter dire che il genocidio armeno non è stato di nessun aiuto ai turchi nella loro guerra contro i russi…
Vorrei, ma non posso. Il delitto spesso paga!
Il richiamo alla Jihad servì a galvanizzare le truppe mussulmane. Anche molti curdi combatterono valorosamente, ma i turchi continuavano a non fidarsi di loro, e almeno centomila curdi furono poi, a loro volta, deportati per allontanarli dalle zone di guerra.
Le truppe dello zar furono prima fermate e poi, respinte.
I Russi non poterono impegnarsi al massimo sul fronte turco perché erano impegnati a contenere l’offensiva di tedeschi e austriaci in Polonia e Ucraina.
Di fatto, nel 1916, l’offensiva russa in Armenia si sboccò, e il peso della guerra contro la Turchia fu poi sostenuto soprattutto dagli inglesi.


III
Promesse e tradimenti.

La chiamata alla Jihad del sultano Mehmet V ebbe ben pochi effetti nella guerra contro gli inglesi.
Il khedivé d’Egitto, cercò di approfittare del richiamo della religione per liberarsi degli inglesi, ma fu immediatamente deposto. L’Egitto non si ribellò, e, dal canale di Suez, gli inglesi cominciarono ad avanzare verso est.
I britannici attaccarono anche nell’Irak meridionale occupando Bassora.
Nell’ Aprile 1915, inglesi e francesi sbarcarono a Gallipoli con l’intenzione di forzare il Dardanelli, e poi puntare su Costantinopoli.
L’offensiva fallì, ma forse spinse l’Italia a rompere gli indugi e ad entrare in guerra, il 24 Maggio, a fianco di Francia e Inghilterra. Ovviamente rompendo i patti con l'Austria.
Il re d’Italia Vittorio Emanuele III voleva dall’Austria Trento e Trieste, ma sperava anche di partecipare alla spartizione dell’Impero ottomano.
I tedeschi smisero allora di ironizzare sui “giri di valzer” dell’Italia, per parlare, senza mezzi termini, di “tradimento”.
In realtà, durante la Grande Guerra, gli Italiani non furono gli unici a “tradire”.
Gli inglesi in particolare promisero tutto a tutti, ma poi fecero solo i loro interessi raggiungendo tutti i loro obiettivi. Anche il tradimento spesso paga…basta farlo con stile!

Le manovre più subdole, gli inglesi le fecero con Arabi ed Ebrei.
Nel 1915 gli inglesi presero contatti con Hussein ibn Ali, della dinastia degli Hashemiti promettendogli un grande regno arabo.
Hussein guidò la ribellione degli Arabi contro i turchi occupando, nel 1916, La Mecca, mentre i suoi figli Abdallah e Feisal combattevano i turchi sul mar Rosso e in Siria.
I contatti tra Arabi e Inglesi furono tenuti dal colonnello Thomas Lawrence, noto poi come “Lawrence d’Arabia”:
Lawrence é poi entrato nella leggenda. Ancora oggi é ricordato, come esempio di collaborazione e amicizia, tra Arabi ed Europei.
Contemporaneamente altri inglesi trattavano anche con Abdul Aziz Ibn Saud, rivale di Hussein, primo re dell’attuale dinastia dei Sauditi. Anche a lui fu promesso un grande regno…
Alla fine della guerra, tutti i nodi vennero al pettine, ma intanto gli inglesi erano riusciti a vanificare il richiamo della Jihad, e a realizzare delle “alleanze trasversali” che facevano impallidire quelle che c’erano state ai tempi delle Crociate.

Negli accordi cogli Arabi gli inglesi avevano lasciato volutamente in sospeso il problema di Gerusalemme…anche perché stavano prendendo altri impegni con gli Ebrei.
Gli Ebrei avevano cessato da secoli di essere una nazione. Nel 1900 erano un insieme di comunità, (sparse in Europa, Asia, Africa e America) che, avevano ben poco in comune tra loro.
Gli ebrei più ricchi e potenti (tipico esempio la famiglia Rotschild ) vivevano in Europa occidentale, dove, da qualche tempo, le differenze religiose contavano poco.
Diverso era il caso dell’Europa orientale, dove gli ebrei erano più numerosi.
Il risveglio delle nazionalità nell’impero austro-ungarico, e nell’impero russo aveva alimentato l’ostilità tra le popolazioni slave verso le comunità ebree.
Tra l’altro gli ebrei polacchi e ucraini parlavano “Yiddish”: una lingua di ceppo tedesco oggi quasi scomparsa… perché quelli che la parlavano sono stati sterminati nei Lager della II Guerra mondiale, o sono emigrati in America e Israele!
Le persecuzioni degli ebrei (i “pogrom”) in Polonia e Ucraina incominciarono intorno alla metà del secolo XIX. Molti emigrarono negli Stati Uniti ma alcuni seguirono l’invito del nuovo movimento “Sionista” andando a stabilirsi in Palestina.
Nel 1914 gli ebrei sionisti erano circa trentamila. Erano stati accolti dai turchi e arabi prima benevolmente (per i capitali che portavano), poi con preoccupazione.
Gli inglesi, presero contatti col presidente onorario della “World Zionist Organisation” Lionel Rotschild.
Nel 1917 Rotschild concesse agli inglesi un grosso finanziamento, e il Ministro degli Esteri inglese, Lord Arthur Balfour, promise di favorire la creazione di una “National Home” ebraica in Palestina.
L’espressione “National Home” era volutamente ambigua. Gli inglesi, ancor oggi, sottolineano che non vuol dire “stato nazionale”…ma tutti sapevano che solo in un loro stato, gli ebrei avrebbero potuto sentirsi veramente “at home”: a casa!
Insomma gli inglesi avevano fatto un’altra promessa che non potevano mantenere, senza venir meno agli impegni che già avevano preso con gli Arabi.

In realtà gli inglesi avevano l’obiettivo di prendere il controllo di buona parte del Medio Oriente, di cui avevano capito per primi le enormi potenzialità economiche.
I Britannici avevano stipulato accordi di spartizione con i Francesi, i Russi, e anche gli Italiani.
Nel 1917 questi accordi dovettero essere rivisti quando arrivò la notizia di un altro“tradimento”.
La Russia aveva fatto una pace separata!

IV
La disfatta della mezza luna

Il ritiro della Russia dalla Guerra era stato causato dallo scoppio della Rivoluzione d’Ottobre, che aveva portato al potere i Bolscevichi di Lenin, noti poi come Comunisti …
Il crollo del fronte russo ebbe effetti drammatici in Italia e in Francia.
Gli austriaci arrivarono fino al Piave, i tedeschi fino alla Marna.
Meno devastanti furono le conseguenze sul fronte turco.
I turchi strapparono ai Russi l’attuale Azerbajan, ma non poterono andare oltre perché dovevano affrontare gli inglesi, che avanzavano in Irak e Palestina.
Nel Marzo 1917 i britannici avevano occupato Bagdad.
Nel Novembre 1917 era stata presa la storica S. Giovanni d’Acri.
Poi fu la volta di Gerusalemme…
Il 9 Dicembre 1917 la città santa venne occupata da un esercito composto di inglesi, francesi… e anche italiani!
Può stupire che Vittorio Emanuele III abbia mandato truppe italiane in Palestina quando gli Austriaci erano a due passi da Venezia.
Probabilmente il re d’Italia si era ricordato di avere (per la sua antica parentela con i Lusignano) anche la corona, virtuale, di re di Cipro e di Gerusalemme.
Insomma, le solite questioni di prestigio,che lasciano il tempo che trovano.
Il titolo di re di Gerusalemme poteva, casomai, essere rivendicato dal re d’Inghilterra (che occupava anche Cipro)… ma quali vantaggi ne avrebbe avuto?
Re Edoardo non aveva nessun’intenzione di fregiarsi di un titolo altisonante, ma, forse, di cattivo augurio.
Oltretutto gli inglesi avevano ottenuto i loro più importanti successi, grazie alle armi dei guerriglieri arabi... e ai soldi degli ebrei.
Ogni richiamo alle antiche crociate doveva assolutamente essere eliminato!

La Grande Guerra continuò fino al Novembre 1918, e finì soprattutto per esaurimento delle risorse di Germania, Austria e Turchia.
Nel 1918 anche Francesi, Inglesi e Italiani erano allo stremo, ma potevano contare sul supporto degli Stati Uniti d’America, entrati in guerra solo nel 1917, con truppe fresche, e soprattutto nuove armi, e mezzi quasi inesauribili.
La Russia non aveva fatto in tempo a ricevere gli aiuti degli americani. Nel 1918, era in piena guerra civile…ma questa è un’altra storia!

Per quanto riguarda il fronte turco, solo nel Settembre 1918 le truppe inglesi sfondarono in Siria, ricongiungendosi poi con l’esercito arabo del principe hashemita Feisal.
Nel frattempo gli inglesi avevano completato anche l’occupazione dell’Irak e avevano già preso i primi accordi con i ribelli curdi. Altre promesse che non saranno mantenute!
Il 30 Ottobre 1918 i turchi chiesero l’armistizio.
Ormai l’esercito turco controllava solo il territorio dell’Anatolia (attuale Turchia Asiatica).
Costantinopoli era stata occupata da Inglesi, Francesi,e anche Italiani.
L’impero ottomano, che per secoli aveva minacciato l’esistenza stessa dell’Europa cristiana, era finalmente crollato.
Nel 1918 tutte le nazioni islamiche erano sotto il dominio (o il “protettorato”) di una nazione Europea.
Era il trionfo dell’Occidente… ma non della Cristianità.
Inglesi, Francesi, e anche Italiani, avevano ormai una cultura laica in cui a fatica si potevano vedere le “comuni radici cristiane”.
La cultura islamica era sconfitta, ma non distrutta…e la sua rinascita partirà proprio dalla Turchia…

V
La rinascita della Turchia

Dopo l’armistizio con la Turchia incominciarono le trattative tra le nazione europee per decidere i nuovi confini degli stati in cui sarebbe stato diviso l’ex impero ottomano.
Il presidente degli Stati Uniti Wilson chiese che fossero rispettati i diritti delle nazionalità (turchi, armeni, curdi, arabi) per tracciare i confini dei nuovi stati.
Il problema era che le nazionalità erano mescolate tra loro, e le ultime operazioni di “pulizia etnica” dei turchi avevano terribilmente complicato la situazione.
Poi c’erano le pretese della Grecia.
I greci era rimasti neutrali per quasi tutto il conflitto, dichiarando guerra alla Turchia solo quando il destino dell’impero ottomano era segnato.
Ora gli eredi dei bizantini pretendevano tutta la Tracia orientale (compresa Costantinopoli!), la regione di Smirne, e tutte le isole (compresa Rodi!).
All’Italia era stata promessa la zona tra Smirne e Konya. I diplomatici italiani finirono per rinunciarci, ma chiarirono che avrebbero rinunciato a Rodi solo se, e quando, gli inglesi avessero lasciato Cipro: un argomento che gli Inglesi trovarono molto convincente!

Furono avviate trattative anche tra Armeni e Curdi per definire i confini dei loro territori.
Nel 1920 i diplomatici furono costretti a firmare il trattato di Sevres, in cui erano cedute alla Grecia quasi tutta la Tracia orientale e la zona di Smirne.
Costantinopoli sarebbe rimasta turca, ma soggetta a un regime internazionale.
L’Armenia doveva diventare uno stato indipendente. Il Kurdistan sarebbe dovuto diventare una regione autonoma, all’interno della Turchia…

Il trattato di Sevres fu poi chiamato “il trattato di porcellana”, perché si dimostrò fragile come le porcellane della città in cui fu firmato.
Già prima della firma del trattato di pace i militari turchi, che controllavano ancora l’Anatolia, si ribellarono al governo del sultano. Il loro capo era il generale Mustafa Kemal, già distintosi nel 1915 sul Dardanelli, e nel 1916 in Palestina.
Nel Maggio 1919 Mustafa Kemal sbarcò nel poro di Samsun, sul Mar Nero per guidare la rivolta contro gli invasori della Turchia.
Gli invasori erano i Greci, che erano sbarcati in forze a Smirne, e avevano occupato le città greche dell’Egeo, e poi avevano avuto la pessima idea di avanzare verso l’interno.
Per descrivere quello che successe dopo può bastare il monumento che i turchi hanno eretto, per celebrare la loro vittoria, ad Afyon, città diventata poi famosa per i papaveri dell’oppio.
Molto realistica è l’immagine del gigante turco (una specie di Golia) che abbatte il greco ferito (che ricorda gli eroi di Fidia). Lo scrivente non ha potuto trattenere un moto di simpatia per il guerriero sconfitto.
Certo i Greci se l’erano andata a cercare.
Invece di difendere le loro città sulla costa, si erano andati a cacciare nella tana del lupo.
Nella guerra contro i turchi, i greci moderni cercavano il riscatto di secoli di schiavitù, e forse il ritorno all’antica gloria dell’Ellade. Ma i tempi di Alessandro Magno erano finiti da un pezzo… e anche quelli delle crociate.
La guerra greco-turca durò tre anni e, per i Greci, fu una disfatta completa.
I Greci forse speravano che i vincitori della Grande Guerra imponessero ai Turchi il rispetto del trattato di Sevres. Ma Inghilterra e Francia erano occupate a dividersi il Medio Oriente, e con l’Italia la Grecia era entrata in contrasto, per via di Rodi…
Le potenze europee intervennero solo, nel 1922, a guerra finita.
L’ultimo atto fu l’occupazione turca di Smirne, che fu messa, letteralmente, a ferro e fuoco.
Le cause dell’incendio ancora oggi non sono chiare, ma ci furono scene apocalittiche, con centinaia di migliaia di greci che affollavano il porto cercando una qualunque via di fuga: la maggior parte dei profughi fu portata in salvo da navi da guerra inglesi e americane.
Oggi la città, che si vanta di avere dato i natali ad Omero, ha il nome turco di Izmir.

Nel 1923 il trattato di Sevres fu sostituito dal trattato di Losanna e alla Turchia furono assegnati i confini attuali.
Un milione e mezzo di cristiani furono costretti a lasciare la Turchia, e circa settecentomila mussulmani furono espulsi dalla Grecia. Anche gli ultimi armeni si rifugiarono in Russia o in America.
La Turchia divenne un paese completamente mussulmano, e di lingua turca…a parte i curdi, che ancora oggi difendono la loro lingua e le loro tradizioni.
Nel 1923 Mustafa Kemal divenne presidente della nuova repubblica turca, e ricevette il titolo di “Ataturk”: padre dei Turchi.
Ataturk, per i turchi di oggi, è ancora un mito, molto più di un eroe nazionale…e, dal loro punto di vista hanno ragione!
A lui va almeno il merito di aver cercato di modernizzare il paese, avvicinandolo alla cultura europea, senza rinnegare le “radici islamiche”.
La Turchia poteva diventare un esempio per gli altri paesi mussulmani.
Così non è stato, anzi l’integralismo islamico sta facendo anche in Turchia la sua ricomparsa: perfino a Costantinopoli/Istanbul, unica città turca in cui vivono ancora minoranze cristiane.

La Turchia recentemente ha chiesto di entrare nell’Unione Europea.
Molti vedono favorevolmente l’ingresso della Turchia in Europa, anche per evitare che l’unico paese mussulmano laico sia travolto dall’integralismo religioso. Altri hanno chiesto che i turchi esprimessero almeno il loro rammarico per i massacri degli armeni del 1915/1916.
Questa richiesta è stata nettamente respinta: la maggior parte de turchi nega che ci sia stato il genocidio armeno o minimizza…
Oggi milioni d’emigranti turchi lavorano nelle città europee, soprattutto in Germania. Potrebbero diventare ancora di più...
Finora i lavoratori turchi non hanno creato grossi problemi, ma il fondamentalismo islamico rischia di contagiare anche loro. Senza contare gli antichi ricordi, di quando l’impero ottomano ha rischiato di travolgere l’intera Europa.

Mamma li turchi!

VI
Il gran pasticcio del Medio Oriente

Alla fine della Grande Guerra i francesi riuscirono a farsi affidare dalla neonata “Società delle Nazioni” un “mandato” su Siria e Libano.
In Libano la Francia aveva iniziato la sua penetrazione culturale sin dai tempi di Francesco I, a cui il sultano Solimano aveva concesso diventare “protettore” dei suoi sudditi cristiani. Del resto molti cristiani maroniti erano, almeno in parte, discendenti degli antichi crociati franchi...
In ogni caso, sotto i francesi, il Libano ebbe un risveglio culturale, e un decollo economico senza precedenti. I cristiani maroniti impararono a parlare francese meglio dell’arabo, e riscoprirono le capacità mercantili dei loro antenati fenici ...
Per un breve periodo il Libano fu chiamato“la Svizzera del Medio Oriente”: era un paese relativamente ricco, dove sembrava che mussulmani e cristiani avessero finalmente imparato a convivere in pace...
Sembrava!

In Arabia le città sante della Mecca e Medina furono a lungo contese tra Hussein ibn Ali, e Abdul Aziz Ibn Saud (entrambi ex alleati degli inglesi!)
Alla fine La Mecca fu occupata da Ibn Saud che divenne il primo re dell’Arabia Saudita.
Gli inglesi trovarono allora un regno anche per due figli di Hussein: Feisal e Abdallah.
Feisal divenne re dell’Irak, mentre Abdallah (bisnonno dell’attuale re Abdallah II) si dovette accontentare di un piccolo pezzo di deserto tra Arabia e il fiume Giordano, che fu chiamato Trangiordania (e poi Giordania).

L’Inghilterra si fece assegnare dalla Società delle Nazioni” anche un “mandato” sulla Palestina.
Gli inglesi sapevano che la Terrasanta era “un paese difficile”, ma erano convinti che un’amministrazione “laica”, ma prudente, con mussulmani e cristiani, avrebbe permesso all’Inghilterra di continuare a dominare gli uni e gli altri.
In Palestina però c’erano anche gli ebrei: i pochi che erano sempre vissuti in quel paese, e i “sionisti” a cui era stata promessa la “National Home”.
Quando Lord Balfour, aveva preso il suo impegno con Rotschild probabilmente pensava che il sionismo fosse solo un capriccio d’alcuni eccentrici ebrei ricchi.
In condizioni normali ben pochi ebrei avrebbero lasciato i loro paesi per un futuro incerto in Palestina…ma le condizioni dell’Europa negli anni ’20 e ’30 non erano normali!
Nella giovane nazione polacca i non-polacchi erano un terzo della popolazione. Gli ebrei di lingua yiddish erano milioni: presto molti furono costretti a fare le valigie!
La situazione non era molto meglio in Cecoslovacchia, in Ungheria, in Unione Sovietica.
Gli ebrei dovettero costatare che i nuovi stati nazionali erano più intolleranti con le minoranze etnico-religiose degli imperi degli Asburgo e degli Hollenzollern.
Dopo l’avvento al potere d’Adolf Hitler anche gli ebrei tedeschi (fino ad allora più tedeschi che ebrei) cominciarono ad essere oggetto di persecuzioni.
Non erano persecuzioni religiose, ma vero e proprio razzismo, che allora non si vergognava a presentarsi come tale.

Gli ebrei in fuga sceglievano, per lo più, gli Stati Uniti. Solo i più coraggiosi, o forse i più disperati, giungevano in Palestina .
Gli ebrei sionisti arrivarono nella “Terra Promessa” con lo stesso spirito dei loro antenati, guidati da Mosé e Giosuè. Come allora gli ebrei erano un popolo senza terra…ma la Palestina non era una terra senza popolo.
Al posto dei Filistei ora c’erano i Palestinesi, di lingua araba, e, in gran maggioranza mussulmani.
Ancora nel 1919 il principe Feisal dava il benvenuto agli ebrei che si andavano stabilendo in Palestina, auspicando “un futuro comune sviluppo delle due comunità in spirito di concordia”.
Molti si illusero che la cosa fosse possibile...
I sionisti compravano a caro prezzo le terre aride, e (a differenza dei loro antenati) erano pronti a collaborare cogli “indigeni” arabi, per farle fruttare.
Negli anni precedenti alla Prima Guerra mondiale, in Palestina ci fu un continuo afflusso di lavoratori arabi, dai paesi vicini, forse addirittura superiore a quello dei coloni ebrei.
Eppure…
Gli arabi, con gli ebrei avevano vissuto in pace per secoli…ma gli ebrei palestinesi erano pochi, e, soprattutto sapevano stare “al loro posto”
I sionisti, invece, erano tanti, e, soprattutto, erano diversi.
Fisicamente assomigliavano di più agli inglesi che ai loro correligionari palestinesi. Anche la loro cultura era europea, e il loro atteggiamento era troppo simile a quello dei coloni francesi in Algeria, o dei Boeri in Sud Africa.
Gli arabi cominciarono a metterli sullo stesso piano dei colonialisti europei…anzi peggio, perché i sionisti erano arrivati per restare, come gli antichi crociati!
La pacifica convivenza tra ebrei e mussulmani era possibile, ma a quali condizioni?
I profughi ebrei non volevano più essere più una minoranza “tollerata”.
I sionisti incominciarono ad organizzare le prime comunità rurali (i “kibbuz”), e le loro città (la prima fu Tel Aviv). Il loro obiettivo non poteva che essere uno stato nazionale!

Gli inglesi stentavano a capire questi strani ebrei, che parlavano (in maggioranza) una specie di tedesco, ma avevano cominciato a studiare l’antico ebraico.
Come gli antichi romani, i britannici cercavano di conservare il loro impero approfittando delle divisioni dei popoli soggetti.
Da un lato la crescente ostilità tra ebrei ed arabi favoriva l’occupazione inglese.
Dall’altro…
Presto cominciarono gli attacchi degli arabi contro le comunità ebree: talvolta spontanei, più spesso pilotati dai notabili palestinesi, che vedevano minacciato il loro potere.
Ad un certo punto gli inglesi si resero conto che non erano più capaci di mantenere l’ordine, e cercarono di bloccare l’afflusso dei profughi ebrei in Palestina.
L’afflusso degli ebrei continuò, ma nella clandestinità.
Gli ebrei cominciarono ad organizzarsi per difendersi, da arabi e inglesi.
L’organizzazione militare più importante ebraica era l’Haganah, ma non era l’unica.
C’era anche un’organizzazione ancora più estremista, guidata dall’ebreo tedesco Avram Stern, che s’ispirava agli antichi Maccabei e prendeva di mira, con attentati terroristici, soprattutto i soldati inglesi. Stern arrivò addirittura a cercare accordi con la Germania nazista!

E’ fin troppo facile oggi affermare che la Palestina (con tutto quello che gli ebrei ci hanno investito!) poteva mantenere decorosamente sia la comunità araba che quell’ebrea.
Non era solo questione di soldi!
Ormai la guerra tra ebrei ed arabi era diventata una “guerra santa”, e come tale veniva combattuta.
Ed era solo l’inizio…

VII
L’Europa tra una guerra e l’altra

Nel 1918, mentre a Parigi, si discutevano i trattati di pace, molti, sia tra i vincitori che tra i vinti, auspicarono un mondo migliore, in cui non ci sarebbero state più guerre!
In realtà la pace durò così poco, che oggi c’è chi dice che le due guerre mondiali sono state in realtà due fasi della stessa guerra!
I trattati di pace scontentarono tutti, vinti e vincitori, e i tentativi del presidente americano Wilson di fissare i confini degli stati, tenendo conto della volontà delle popolazioni, finirono per creare nuove ostilità tra le nazioni europee, i cui effetti si sentono ancora oggi.

Il problema più grande fu la divisione dell’impero austro-ungarico in cui convivevano (più o meno) pacificamente tanti popoli di lingua e di religione differente, mescolati tra loro.
La Serbia riuscì a diventare veramente “il Piemonte dei Balcani”, riuscendo a convincere Croati, Sloveni e Bosniaci ad entrare nel nuovo regno di Jugoslavia.
Difficile capire oggi cosa abbia convinto Croati e Sloveni (cattolici, e di cultura mitteleuropea) ad unirsi ai Serbi (ortodossi) e ai Bosniaci (in gran parte mussulmani).
Forse, nel 1918, a tenerli insieme fu solo l’ostilità verso l’Italia, a cui contendevano Fiume, Zara (da cui partì la crociata della vergogna!) e la Dalmazia (ex veneziana).
Il presidente americano Wilson si schierò apertamente dalla parte degli slavi, e la Francia fece addirittura un’alleanza con la neonata Yugoslavia (con dentro un po' di tutto).
Il compromesso che fu raggiunto alla fine scontentò tutti, e le proteste italiane per la “vittoria mutilata” favorirono, nel 1922, la salita al potere di Benito Mussolini.

La Germania pagò la sconfitta con pesanti mutilazioni territoriali, e una gravissima crisi economica, che fu risolta solo quando, nel 1933 salì al potere un demagogo austriaco, con i baffetti.
Adolf Hitler promise ai tedeschi di farli tornare all’antico splendore.
Purtroppo, per un breve periodo, ci riuscì…

* * *

Nel 1922 la Russia prese il nome d’Unione Sovietica. Il nuovo stato comprendeva quasi tutto il territorio dell’Impero degli Zar. Le regioni a maggioranza mussulmana divennero “Repubbliche Sovietiche” con una limitatissima autonomia…almeno fino al 1990!
All’interno dell’Unione Sovietica le differenze religiose non contavano. Le religioni erano tutte malviste, anche se non espressamente proibite.
La religione ortodossa era tollerata solo perché più accondiscendente col regime comunista.
Altre Chiese, come la cattolica, furono ridotte a vivere nella clandestinità.
La Chiesa Cattolica Uniate sembrava scomparsa, ma sorprendentemente è rinata dopo la fine del regime comunista.
Quanto ai mussulmani .. l’ostilità del regime era di tipo nazionalista, non religioso.
Nelle “Repubbliche Sovietiche” dell’Asia Centrale fu favorito l’afflusso di coloni Russi, e l’insegnamento della lingua russa andava di pari passo con l‘indottrinamento politico.
Anche la cristiana Armenia divenne una Repubblica Sovietica, almeno la piccola parte di Armenia che era stata occupata dalla Russia, e in cui molti Armeni si erano rifugiati.
Si chiamava Repubblica d’Armenia, ma non era uno stato indipendente: non ancora!


VIII
Piccole Guerre sante :Polonia, Irlanda, Spagna.

Nell’Europa laica e materialista del Novecento sembrava non esserci posto per guerre sante…
Invece, tra le due guerre mondiali ci furono tre conflitti in cui la componente religiosa ebbe una grande importanza.

La prima fu tra la piccola rinata cattolicissima Polonia e la nuova Unione Sovietica, comunista e atea.
I Polacchi avevano sempre identificato la patria con la religione, ma questa volta avevano sperato di ingrandirsi in Ucraina, approfittando della guerra civile russa.
Nel 1920 i polacchi arrivarono ad occupare Kiev ma poi furono respinti dall’Armata Rossa, e ricacciati fino alle porte di Varsavia.
I polacchi allora chiesero aiuto all’Occidente. La cristianità stessa - dissero - era in pericolo.
Papa Poi XI naturalmente li appoggiò, ma anche le nazioni capitaliste laiche di Francia e Inghilterra inviarono aiuti.
Volontari (cattolici, protestanti e laici) accorsero dappertutto, e alla fine i polacchi fermarono i russi. L’Unione Sovietica fu costretta a riconoscere l’indipendenza della Polonia, e soprattutto a rinunciare ad esportare la rivoluzione leninista nell’Europa occidentale...per il momento, almeno!
E’ da notare che, per la prima volta nella storia i fautori delle libertà democratiche combatterono accanto ai partigiani della fede.
Purtroppo la nuova Polonia finì per avere un regime autoritario, e intollerante verso le minoranze (in primo luogo gli ebrei) come le vicine Germania e Russia.
I polacchi si sentivano ancora minacciati, stretti tra due nazioni che per secoli avevano combattuto.
Alcuni arrivarono a pensare che tedeschi e russi potessero mettersi d’accordo per una “quarta spartizione della Polonia”: cosa che, nel 1939, veramente avvenne!

***
Ci furono anche due “guerre sante” civili.
La prima fu in Irlanda dove ancora nel XX secolo i cattolici erano oggetto di discriminazioni.
Per secoli la religione cattolica era stata per gli irlandesi un segno di distinzione dagli inglesi.
Il cattolicesimo era diventato legale in Inghilterra solo nel XIX secolo, ma in Irlanda i cattolici erano ancora considerati “papisti” e contro di loro, in Irlanda del Nord, era nato l’Ordine d’Orange.
Il movimento cattolico più radicale era l’Irish Republican Brotherood (IRB) che auspicava un’Irlanda indipendente e repubblicana.
I combattenti dell’IRB aderivano all’Irish Republican Army, vale a dire l’IRA…sopravvissuto, come organizzazione terroristica, fino ai giorni nostri.
Certo c’erano molti Irlandesi, cattolici e protestanti che auspicavano un’autonomia dell’Irlanda all’interno del Regno Unito, ma alla fine gli estremisti ebbero il sopravvento.
Nel 1916 l’IRA organizzò una rivolta in tutta l’Irlanda, approfittando dell’impegno degli inglesi contro i tedeschi nella Grande Guerra.
I tedeschi del Kaiser fornirono addirittura armi agli insorti: strana alleanza tattica tra luterani e cattolici!
La ribellione fu immediatamente domata e gli inglesi reagirono contro tutti i fautori della causa irlandese. Il risultato fu che tutti i cattolici irlandesi finirono per chiedere l’indipendenza dall’Inghilterra, mentre in Irlanda del Nord i contrasti tra Cattolici e Protestanti si trasformarono in una vera e propria guerra civile.
Era veramente “guerra santa”?

Certo “orangisti”e “papisti” (a parte la religione) erano quasi uguali: parlavano la stessa lingua, avevano lo stesso brutto carattere, e soprattutto intendevano la religione “nello stesso modo”.
Da Guglielmo d’Orange in poi tra la comunità cattolica e quella protestante si era creato un solco che ancora non è stato colmato.
Nel 1921 l’Irlanda riuscì a diventare un “Dominion” (quasi) indipendente, all’interno dell’interno dell’Impero britannico, ma l’Irlanda del Nord rimase all’interno del Regno Unito, con un regime speciale in cui i cattolici erano ancora più discriminati.
Solo nel 1947 l’Irlanda è diventata una repubblica indipendente. Come bandiera ha adottato un tricolore, simile a quello italiano, ma, col colore arancione, per dare soddisfazione alla minoranza protestante “orangista”.
In Irlanda del Nord, invece, “papisti” e “orangisti” hanno continuato a combattere per tutto il ventesimo secolo, e solo oggi, forse sembrano arrivati ad un accordo!

***
Un’altra guerra civile (l’ultima delle tante “guerre locali” che insanguinarono l’Europa, tra una guerra mondiale e l’altra) fu la guerra di Spagna, nata dopo l’“alzamiento”, dell'Union Militar Española contro la Repubblica.
La guerra del 1936 fu solo l’ultima della tante guerre civili che insanguinarono la Spagna, dall’invasione delle truppe di Napoleone in poi.
Negli ultimi due secoli gli spagnoli non si sono più impegnati nelle guerre europee ma hanno preferito ammazzarsi tra loro, per motivi politici, ma anche religiosi.
La fazione più conservatrice era legata al ramo della dinastia borbonica dei “Carlisti”: assolutisti, ma anche fedeli alla Chiesa Cattolica.
Per contro i Borboni che si fecero chiamare “Cristiani” erano più liberali, e meno cattolici.
Ancora più “laica” era la repubblica spagnola nata nel 1931.
Tutti gli storici moderni fanno, giustamente, notare che l’“alzamiento” fu un colpo di stato militare contro un governo democraticamente eletto.
Tutti condannano l’aiuto dato dal governo fascista italiano al movimento falangista di Francisco Franco, e soprattutto, l’intervento nella guerra di reparti della Germania nazista, che sperimentò in Spagna le “armi di distruzioni di massa”, denunciate anche nel quadro di Picasso “Guernica”...
Tutto questo é la verità...ma solo una parte della verità.
Quello che molti ignorano è che, per molti spagnoli, quelli che combatterono dalla parte sbagliata (?), la guerra civile è stata una “guerra santa”...anzi molti vescovi spagnoli la chiamarono addirittura “Cruzada”.
I contrasti religiosi in Spagna iniziarono, quando, caduta la monarchia, fu instaurata la Repubblica Democratica dei Lavoratori.
Fin dai primi giorni il governo, guidato dal massone Manuel Azaña y Díaz permise manifestazioni anticlericali che portarono alla distruzione di un gran numero d’edifici religiosi.
In seguito furono emanate leggi che requisivano i beni della Chiesa, trasformavano radicalmente le scuole cattoliche, addirittura proibivano manifestazioni religiose pubbliche!
A nulla serve, ora, sostenere che la reazione anticlericale é stata, la conseguenza di secoli di dominio della gerarchia cattolica in Spagna. In ogni caso questi provvedimenti provocarono lo schieramento di tutte le forze cattoliche con l’opposizione di destra.
L’avvento al potere, nel Febbraio 1936, del Fronte Popolare fece temere a molti il peggio.
Dal febbraio al luglio del 1936 gli assalti alle chiese e ai conventi si moltiplicarono.
Il governo “popolare” dominato dai comunisti dimostrò, nei confronti dell’opposizione monarchica e cattolica la stessa “tolleranza” che i loro nemici fascisti avevano dimostrato pochi anni prima in Italia.
Il culmine delle aggressioni contro l’opposizione fu, nel luglio 1936, l’assassinio del parlamentare monarchico José Calvo Sotelo (una specie di Matteotti spagnolo, ma alla rovescia!).
Pochi mesi molte regioni della Spagna erano in mano agli insorti, e anche l’Europa si divise tra i fautori del “governo legittimo” e i falangisti.
Durante la guerra civile furono commesse enormi atrocità, da entrambe le parti.
Impossibile dire chi ne ha commesse di più...ma ha veramente importanza?
I comunisti se la presero soprattutto con la Chiesa cattolica, con ancora maggior impegno dei loro colleghi dell’Unione Sovietica.
Furono uccisi migliaia di sacerdoti e suore, e anche dodici vescovi!
Molti morirono gridando:

Viva España, viva Cristo Rey!

Solo nel 1987 i martiri spagnoli sono stati proclamati beati.
Il loro torto è stato quello di avere come alleati Hitler e Mussolini.
Colpa gravissima naturalmente…ma i comunisti spagnoli avevano come alleato il non meno “rispettabile” Stalin, poco gradito, allora, anche ad inglesi e francesi.
Papa Pio XI aveva più volte condannato il nazismo, ma questo non gli impedì di condannare il governo repubblicano spagnolo, i cui membri erano d’accordo solo nella loro opposizione al cattolicesimo.
Gli ultimi anni della guerra di Spagna videro anche lotte interne alla sinistra: comunisti “ortodossi” contro troskisti e anarchici. Erano guerre tra atei, ma combattute con la stessa passione delle “guerre sante”!
La vittoria finale di Francisco Franco fu dovuta ai contrasti all’interno del Fronte Popolare, ma anche al tentativo di comunisti e anarchici di liquidare in pochi anni la religione cattolica, che per secoli era stato il simbolo stesso della nazione spagnola.
Il risultato è stata la dittatura, quasi quarantennale, di Francisco Franco, benedetta anche dal discusso papa Pio XII.
Per la Spagna é stato, un periodo nero, ma, in ogni caso, n’è uscita in condizioni migliori delle nazioni ex-comuniste dell’est europeo.

XI
La crisi del colonialismo

Nel periodo tra le due guerre mondiali, l’egemonia europea in Asia e Africa era arrivata al suo punto più alto, e stava già iniziando il suo declino.
Questo naturalmente lo possiamo dire col senno di poi, ma anche in quel periodo ci furono dei politici previdenti che cominciarono, per tempo, a prepararsi per la fase “post coloniale”, concedendo ai loro “territori d’oltremare” una limitate autonomia.
Del resto in Europa non si faceva altro che parlare di libertà e democrazia.
Questi valori valevano solo per gli Europei?
Naturalmente no ...e quindi proprio i cittadini delle “colonie” asiatiche e africane più “occidentalizzati” divennero i capi dei movimenti indipendentisti dei loro paesi.

Già all’inizio del Novecento la Corona Inglese aveva concesso a Canadà, Australia, Nuova Zelanda e Sud Africa (insomma ai territori governati da “bianchi”!) lo status di “Dominion, con ampia autonomia amministrativa.
Nel 1931 la brutta parola “Dominion” scomparve, e le ex-colonie divennero stati indipendenti, sotto la corona inglese, come membri del “Commonwelth “ britannico.
Gli inglesi erano molto meno propensi a concedere autonomie ai loro sudditi “di colore”.
All’India, che reclamava l’indipendenza, fu concesso una prima forma di autonomia nel 1919:
L’ ”Indian Act” scontentò tutti, anche gli indiani più inglesizzati che avrebbero voluto, almeno, essere equiparati ai sudditi “bianchi” di Sua Maestà.
Tra i capi del movimento indipendentista indiano si distinse presto la figura di Mohandas Karamchand Gandhi (detto poi “Mahatma”) che promosse contro il governo inglese, una campagna di disobbedienza civile: una ribellione “non violenta”, ma non per questo meno efficace.
La repressione degli inglesi fu sanguinosa, ma ebbe come risultato quello di unire tra loro tutti i gruppi indipendentisti.
Gli inglesi sostenevano che solo il loro governo era in grado di mantenere l’equilibrio tra le tante comunità etniche e religiose del sub-continente indiano.
In un certo senso avevano ragione. Il governo inglese era duro, ma relativamente giusto.
Durante la dominazione britannica, l’India aveva avuto un periodo di pace, e relativa prosperità, mai conosciuta in passato.
Gandhi non lo negava, ma faceva notare che, tutti i popoli preferivano essere mal governati da loro stessi, che essere ben governati da stranieri.
Come tutti i leaders politici indiani, Gandhi aveva studiato in Inghilterra.
La sua famiglia era di religione indù, ma il “Mahatma”, sebbene profondamente religioso, era, tutt’altro che integralista: anzi quasi un agnostico.
Gandhi cercò di coinvolgere nella lotta non-violenta contro gli inglesi tutti gli indiani, per costruire un unico grande stato, dove indù, mussulmani, sikh e cristiani, potessero convivere, in condizioni di pari dignità.
I mussulmani accettarono di allearsi con gli indù, ma la loro fu solo una scelta tattica. I fatti che seguirono hanno dimostrato che i futuri “Pakistani” erano incapaci di accettare uno stato che non fosse governato dalle leggi dell’Islam.
La lotta degli indiani contro gli inglesi continuò...violenta e non!
Gli inglesi nel 1935 proclamarono un altro “Indian Act” in cui l’India diventava una federazione di stati sotto il controllo della Corona inglese, ma con una maggiore autonomia.
Alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale, molti politici inglesi si erano resi conto che l’Impero Britannico non avrebbe potuto durare a lungo, senza profondi cambiamenti.
L’ultima speranza dei britannici era ormai il nuovo “Commonwealth”: un’associazione delle ex colonie in cui l’Inghilterra avrebbe conservato la supremazia...almeno per un po’ di tempo!

***
I francesi erano meno lungimiranti degli inglesi, e non erano disposti a rinunciare neanche ad un pollice del loro impero coloniale.
Anche nelle colonie africane francesi c’erano movimenti d’indipendenza. Perfino in Algeria (francese già da un secolo) c’erano segnali di rivolta.
La Francia era costretta a mantenere nelle colonie un esercito sempre più numeroso, ma il mito della “Legione Straniera” resisteva...
Molti, in Francia, pensavano che i tutti i cittadini dei “territori d’oltremare (mussulmani e cristiani) potessero aspirare a diventare dei veri francesi.

Il problema si poneva soprattutto in Algeria, la cui classe dirigente aveva completamente assorbito la cultura francese. Molti algerini avevano studiato in Francia, combattuto nella Grande Guerra...
L’unica cosa che li distingueva ormai dai francesi era la religione.
La religione contava ancora qualcosa nel laicissimo ventesimo secolo?
Moltissimi “cristiani”, in Europa erano diventati atei, o agnostici. Anche molti mussulmani sembravano avviati sulla stessa strada.
Eppure...

In Algeria i coloni di origine europea (i“Pied Noirs”) erano quasi un quarto della popolazione.
I “Pied Noirs” erano solo in parte francesi. Molti erano di origine spagnola, italiana, maltese.
I coloni avevano in comune solo il loro complesso di superiorità sulla popolazione araba e berbera.
Anche la religione cristiana, era da loro sentita soprattutto come un elemento d’identità culturale, che li differenziava dagli “indigeni”.
Ai “pied noirs” cristiani avevano finito per unirsi anche gli ebrei...anche quelli che vivevano in Algeria da secoli, dopo essere stati cacciati dalla Spagna dei re Cattolici.
I potenti ebrei francesi erano riusciti a portarli dalla loro parte. Agli ebrei algerini non sembrava vero, una volta tanto, di fare parte della classe dominante. Col tempo scopriranno di avere fatto la scelta sbagliata!
I “pied noirs” difendevano colle unghie e con i denti i loro privilegi nei confronti dei mussulmani.
Gli algerini che tornavano nel loro paese, imbevuti di cultura francese, erano costretti a costatare che loro non erano veramente francesi, che per i pied noirs” non lo sarebbero stati mai.
Fu così che ebbe inizio il movimento di rinascita islamica in Algeria...

***
L’Italia fascista non si accorse nemmeno della crisi del colonialismo, e creò il suo piccolo impero proprio mentre gli inglesi si stavano preparando ad abbandonarlo.
Intorno al 1930 gli Italiani completarono la riconquista della Libia, (l’ avevano quasi persa, durante la prima guerra mondiale!) liquidando poco alla volta le ultime tribù ribelli.
Il simbolo dell’Italia colonialista divenne il generale Graziani, che, nel 1931, domò la rivolta della Cirenaica facendo impiccare il capo dei ribelli, Omar el-Muktar.
Omar el-Muktar é il protagonista del film propagandistico "Il leone del deserto", fatto girare, molti anni più tardi, dal colonnello Gheddafi.
Questo film stravolge completamente il solito clichet “italiani bravi gente”, che a Mussolini del resto non piaceva. In ogni caso gli italiani non fecero niente di diverso da quanto avevano fatto gli inglesi in Sudan dopo la ribellione del Mahdi.
Per i ribelli libici fu “guerra santa; per gli italiani solo il biglietto d’ingresso al “club delle grandi potenze”

Nel 1935, Mussolini decise infine di vendicare la vecchia sconfitta d’Adua occupando l’Etiopia, unico stato africano rimasto indipendente,
Molti dicono che la diplomazia italiana ha avuto via libera da Francia e Inghilterra.
E’ probabile...ma i “trattati segreti" si possono sempre smentire!
Quando le truppe italiane attaccarono l’Etiopia la pubblica opinione europea (diventata improvvisamente anticolonialista) insorse contro l’aggressione ad uno stato libero, e per giunta cristiano.
Inglesi e francesi si affrettarono a condannare pubblicamente l’Italia fascista, e fecero approvare dalla Società delle Nazioni delle sanzioni economiche contro l’Italia, che Mussolini definì pubblicamente come “inique”.
Più che inique, le sanzioni si rivelarono controproducenti, perché la propaganda fascista riuscì ad utilizzarle per far nascere in molti italiani un po’ d’orgoglio nazionale.
Perché doveva essere negato all’Italia l’impero che Inghilterra e Francia avevano già avuto?
Per tenere su la vacillante economia italiana fu creato un regime di “autarchia”, e le “inique sanzioni” non funzionarono...anche perché pochi, alla fine, le rispettarono!
Nel 1936 l’Etiopia, che aveva respinto per secoli invasori mussulmani e cristiani, fu conquistata...
Le truppe del generale Badoglio entrarono ad Addis Abeba, e Mussolini poté annunciare con orgoglio il “risorgere dell’impero sui colli fatali di Roma”.
La maggior parte degli italiani accolse con entusiasmo la notizia.
Molti coloni partirono per la Tripolitania, la Cirenaica e l’Etiopia in cerca di un “posto al sole”.
Anche nella guerra d’Etiopia gli Italiani sono stati accusati d’atrocità...ma in questo campo inglesi e francesi hanno troppi scheletri nell’armadio per potere legittimamente protestare.
L’opposizione antifascista aveva, come unica arma, la satira. Non molto tempo dopo, cominciò a circolare, sottovoce, questa filastrocca:

Quando Vittorio Emanuele era re,
una volta c’era il caffè!
L’hanno fatto imperatore,
c’é rimasto solo l’odore!
Abbiam preso l’Albania
e anche l’odore é andato via!
Se prenderemo degli altri stati
se n’andranno pure i surrogati!

X
La Seconda Guerra Mondiale

La Seconda Guerra Mondiale é stata il più sanguinoso conflitto di tutti i tempi.
Non é stata assolutamente una “guerra santa”, neppure di nome, per nessuno dei contendenti.
Nel 1939, la religione contava poco per gli italiani, pochissimo per gli inglesi, i francesi, e gli americani...praticamente niente per i tedeschi (nazisti), i russi (comunisti) e i giapponesi (nazionalisti agnostici).
Questa constatazione dovrebbe smentire, da sola, il “dogma” degli “integralisti laici” (da Lucrezio in poi) che la religione é la causa di tutti i mali!

Molti dei soldati, che si combatterono sui due fronti, si consideravano cristiani. Alcuni si convinsero anche che Dio era favorevole alla loro causa. (“Dio è con noi!”)
I cattolici tedeschi dopotutto combattevano contro i comunisti russi senzadio, e anche gli italiani dell’ARMIR, e i volontari spagnoli in Russia.
D'altra parte anche l’esercito russo era pieno di cristiani: Stalin aveva chiesto, ed ottenuto, l’appoggio della Chiesa ortodossa russa, e i pope erano tornati a benedire i soldati.

La Chiesa cattolica, durante la guerra, non prese una posizione chiara.
Non fu proclamata nessuna crociata, né antinazista, né anticomunista.
Papa Pio XI aveva più volte condannato nazismo e comunismo, entrambi sicuramente avversi i valori cristiani.
Negli ultimi anni il papa aveva preso le distanze anche dal regime fascista italiano, con cui pure, nel 1929, aveva firmato I Patti Lateranensi, con cui era nata la” Città del Vaticano”.
Pio XII continuò la politica del suo predecessore, ma con alcune sfumature differenti, condannando “gli opposti estremismi” ma dando, di fatto, più risalto all’anticomunismo che all’antifascismo.
Molti hanno rimproverato a Pio XII la sua politica troppo “prudente”, soprattutto negli ultimi anni della guerra quando le atrocità naziste erano ormai chiare a tutti.
I suoi difensori fanno presente che quella “prudenza “ evitò al papa stesso di essere deportato in un lager, e salvò migliaia di rifugiati politici ed ebrei che si nascosero in Vaticano.
Questo è un fatto innegabile, ma sul papa è rimasto l’alone del sospetto, che gli ha impedito di diventare beato, insieme a Papa Giovanni XXIII.
Motivi politici spesso (giustamente!) hanno peso nelle canonizzazioni...ma appunto per questo trovo assurdo che al posto di Pio XII abbiano preferito fare santo Pio IX, le cui colpe politiche sono state molto maggiori!

Quando la guerra cominciò ad andare male per la Germania anche molti cristiani dell’Asse cominciarono ad avere il dubbio di stare combattendo dalla parte sbagliata.
Molti italiani si scoprirono di colpo pacifisti: quelli che dopo l’8 Settembre, abbandonati da re e generali, se la squagliarono al grido Tutti a casa!
Altri ebbero il coraggio di cambiare bandiera, come anche molti preti partigiani.
Ci furono anche quelli che rischiarono la vita per proteggere gli ebrei dall’olocausto, ma anche quelli che li denunciarono per trarne profitto. Magari trovarono una giustificazione religiosa anche per questo!
In ogni caso la Seconda Guerra Mondiale fu una guerra lunga, sanguinosa, ma soprattutto sporca come nessun’altra.

Nel Maggio 1945 le truppe russe entrarono a Berlino.
La Germania era a pezzi, ma anche il resto dell’Europa non stava molto meglio.
L’Inghilterra, era la grande vincitrice, ma era uscita dalla guerra molto indebolita.
La Francia, occupata per anni dai nazisti, era riuscita a figurare tra i vincitori: per merito della guerra partigiana del generale De Gaulle, ma soprattutto per la volontà, d’Inghilterra e America, di avere nel continente almeno una nazione capace di opporsi all’Unione Sovietica.
Quanto all’Italia ...é meglio non parlarne!
(Quando il governo italiano con le spalle al muro si decise ad annunciare l'8 settembre un "armistizio" (ma in effetti era una "resa incondizionata") già firmato da cinque giorni, l'Italia fu protagonista di un'avventura forse mai avvenuta prima nella storia: perdere nello stesso momento due guerre, una con il "nemico" contro cui si era combattuto per tre anni, e una contro l'alleato di tre anni divenuto il nuovo nemico. Una catastrofe! Un intero esercito (80 divisioni) sbaragliato il sole ventiquattrore. Due milioni di uomini in un umiliante abbandono senza più ordini) (Silvio Bertoldi - Storia illustrata - Settembre 1983).

***

La Seconda Guerra Mondiale aveva completamente distrutto la supremazia europea.
Le nuove grandi super-potenze erano diventate gli Stati Uniti d’America, e l’Unione Sovietica (finché é durata!).
La vecchia Società delle Nazioni si trasformò nella nuova Organizzazione delle Nazioni Unite, a cui aderirono, poco alla volta, anche le ex-colonie di Asia e Africa diventate indipendenti.
Presto nell’ONU i paesi afroasiatici divennero la maggioranza...e molti di loro erano mussulmani!


XII
Gli islamici e la Seconda Guerra Mondiale

L’atteggiamento degli islamici nei confronti dei contendenti fu perlopiù filotedesco.
Anche la Turchia all’inizio fu favorevole alla Germania ma i successori di Ataturk, a differenza di Mussolini, ebbero il buon senso di aspettare, e cambiarono gradualmente atteggiamento dopo le prime disfatte tedesche, arrivando perfino a dichiarare guerra alla Germania...negli ultimi giorni di guerra!
Alcuni Arabi furono più impazienti...

***

Nel 1941 Italia e Germania avevano occupato quasi tutta la Grecia e le truppe italo-tedesche comandate da Rommel sembravano marciare sull’Egitto. Molti arabi erano contrari agli inglesi: se Rommel fosse veramente arrivato ad Alessandria avrebbe avuto un’accoglienza trionfale!
Per il trasferimento delle truppe indiane in Egitto gli inglesi usavano le loro basi in Irak.
L’Irak era, in teoria, un regno indipendente, ma “ospitava” numerose basi militari inglesi.
I britannici controllavano poi completamente l’economia del paese, e soprattutto, il petrolio.
Lo scontento tra i militari iracheni cresceva.
Il capo dei ribelli, il generale Rashid Alì prese accordi con italiani e tedeschi, che promisero appoggio aereo.
Con un colpo di stato (primo di una lunga serie, in Irak!), nell’Aprile 1941, il re fu deposto, e l’esercito iracheno attaccò in forze le basi inglesi.
I fatti dimostrarono che il colpo di stato era stato mal preparato, e peggio condotto.
Germania e Italia non furono in grado di fornire l’appoggio richiesto ed i ribelli furono presto sopraffatti.
Gli inglesi furono di nuovo padroni dell’Irak e del suo petrolio, ma il rancore in Irak contro gli inglesi rimase...anzi rimane!
Erano i primi segni del risveglio del nazionalismo arabo, ma la rivolta non avvenne in nome della fede islamica...non ancora!

***

In IRAN, dal 1925, era al potere Reza Khan, primo (e penultimo!) scià, della dinastia dei Pahlevi.
Reza Khan aveva portato avanti una politica di laicizzazione dello stato simile a quella di Kemal Ataturk, ma con minore fortuna.
Reza Khan aveva cercato di ridurre la tutela economica degli inglesi affidando importanti appalti a società tedesche e italiane.
Come manifestazione di indipendenza non era molto, ma per gli inglesi era fin troppo!
In Iran, all’inizio della guerra, lo scià Reza Khan proclamò la sua neutralità, ma agli inglesi non bastò.
I britannici chiesero allo scià l’espulsione di tutti i cittadini tedeschi e italiani.
Lo scià rifiutò, facendo presente che sarebbe stata la rovina dell’economia iraniana...
Bastò questo rifiuto per rendere lo scià, agli occhi degli inglesi, un “filo-nazista!

Gli inglesi non potevano correre il rischio che in Iran ci fosse un’insurrezione come in Irak.
L’Iran era importante, non solo per il petrolio, ma anche perché nel territorio persiano era possibile fare transitare truppe e mezzi di rifornimento per la Russia, invasa da Hitler.
Nell’Agosto 1941 gli inglesi inviarono allo scià un ultimatum imponendogli di permettere a Russi e Inglesi di occupare alcune regioni del paese per garantire il passaggio d’uomini e mezzi dall’Oceano Indiano al confine russo.
Lo scià rifiutò, ma inglesi e russi occuparono ugualmente il paese.
Le truppe iraniane fecero una resistenza poco più che simbolica.
Sembra che lo scià volesse solo dimostrare a tutti, e soprattutto ai tedeschi, che la neutralità dell’Iran era stata violata.
Non credo che Reza Khan si aspettasse veramente che le truppe tedesche superassero il Caucaso e arrivassero in Iran, ma nel caso...
Reza Khan fu deposto, e sostituito dal figlio Reza, secondo (e ultimo!) scià della dinastia.
Questa ennesima spartizione dell’Iran tra inglesi e russi ha lasciato brutti ricordi nel paese.
L’accordo era che gli eserciti invasori avrebbero lasciato l’Iran subito dopo la guerra.
I Russi se n’andarono, di mala voglia, solo nel 1946.
Gli inglesi ritirarono le loro truppe, ma mantennero la supremazia economica, finché poterono!

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Più complessa era la situazione in PALESTINA, dove da anni gli inglesi erano costretti a combattere contro ebrei e mussulmani.
I mussulmani erano convinti che gli inglesi fossero a favore degli ebrei, e molti non nascondevano simpatie filonaziste. Gli inglesi invece facevano di tutto per non scontentare la maggioranza mussulmana, e arrivarono a rimandare indietro le navi dei profughi ebrei che scappavano dall’Europa occupata.
Malgrado tutto gli ebrei, finirono, quasi tutti, per schierarsi dalla parte degli inglesi.
Solo il “Maccabeo” Stern (nel suo furore antibritannico) si schierò a favore dei nazisti. Per questo Ben Gourion (il futuro capo dello stato d’Israele) fornì agli inglesi le informazioni per farlo catturare, insieme con molti dei suoi seguaci.
Stern morì nel 1942, ma la cosiddetta “Stern Gang” gli sopravvisse, e diede un grosso contributo nella guerra contro gli arabi del 1947.
Molti ebrei considerano ancora Stern un eroe. Almeno quelli più estremisti...

Man mano che venivano scoperte le atrocità dell’Olocausto, gli inglesi trovarono sempre più difficile mantenere la loro politica filo-araba (come richiesto dalla ragion di stato) o permettere agli scampati di concentramento nazisti di sbarcare in Palestina, come richiesto a gran voce da tutta la pubblica opinione europea.
In fine la stessa Inghilterra propose una spartizione della Palestina tra arabi e ebrei. Soluzione che si dimostrerà molto difficile da attuare!

CAPITOLO 16 >
Dalla Guerra Fredda alla nuova Jihad. (A.D. 1947-2001)
La Guerra fredda - La Lega Araba e lo stato d’Israele - La crisi del 1956
La fine del colonialismo in Asia - La fine del colonialismo in Africa
Pacem in terris - La fine del Saladino - Guerra santa e petrolio
Altre guerre sante: Cipro, Timor, Iran. - Jihad e Crociata
La fine della Guerra fredda - Le guerre di Saddam - La nuova Jihad.

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