1940
CORRI ALLE ARMI

(POI LA DECISIONE, I PREPARATIVI, 
E L'ATTACCO DELL'ITALIA ALLA GRECIA)

Gli studenti dell'Università di padova
dicono "GRAZIE"

"combatterò come il Duce comanda: lo giuro !!!
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Ritorniamo all'entrata in guerra il 10 giugno. Con il "Popolo italiano corri alle armi" si mobilitarono nell'Esercito 1.630.000 uomini di truppa e 53.000 ufficiali. Aviazione 84.000 aviatori con 1796 aeroplani solo in parte efficienti (700 capaci di volare). La Marina con 295 unità navali e 226 unità ausiliarie.

A Nessuno gli venne in mente (!!!) prima di dichiarare guerra il 10 Giugno che c'erano fuori dal Mediterraneo al di là di Gibilterra, 212 grosse navi da carico; un terzo di tutta la flotta mercantile italiana, che così rimase bloccata fino alla fine della guerra nei porti nemici o neutrali. Una flotta che poteva essere determinante per rifornire l'Africa, invece di adoperare per i trasporti navi che erano destinate invece per la guerra in mare e non per i pesanti carichi che ostacolavano già la critica navigazione (vedremo più avanti cosa accadde "solo per rifornire di acqua" le truppe in Africa)

Si era entrati in guerra con 12.000 pezzi d'artiglieria ancora della guerra 1918; 400 carri armati leggeri (3 ton. che dovevano emulare i 46 ton.o i 55 ton. di Hitler o scontrarsi con i 35 e 52 ton. dei russi e inglesi). In dotazione 53.000 automezzi compresi autoambulanze e trattori, compresi quelli requisiti alle ditte che furono subito riverniciati, ma sotto si vedeva la scritta Birra Peroni o il logo di Avandero, Gondrand ecc. (li guidava il padre di chi qui sta scrivendo); e per questo motivo essendo di varie marche, e molti costruiti anni addietro, erano tutti senza pezzi di ricambio, senza gomme di scorta, benzina e armi. I Belgi che si erano arresi ne avevano 90.000 di automezzi, mentre i tedeschi ne possedevano circa 500.000 e quasi tutti di recente costruzione e della stessa casa costruttrice; cosa importantissima, nell'emergenza un camion colpito era sempre utile per prelevare i pezzi di ricambio o le gomme per quelli che ne avevano la necessità.

Alla mobilitazione poi ci si accorse che per metà degli uomini non c'era l'equipaggiamento, neppure il vestiario; infatti una parte dei richiamati li rimandarono a casa per alcuni mesi in attesa delle forniture. Si approntarono 74 divisioni, ma solo 19 erano le divisioni complete di armi e di equipaggiamento; 34 efficienti ma incomplete; 21 solo sulla carta e senza neppure le armi e il vestiario. Ad alcuni reparti si distribuirono equipaggiamenti invernali in pieno Giugno Luglio e partirono per l'Africa a 50 gradi all'ombra, mentre per l'attacco alla Francia, nella "Battaglia delle Alpi" invece si erano distribuite quelle estive. Una tempesta di neve in pieno giugno paralizzò uomini e mezzi.
E se fu carente la logistica qui in casa, figuriamoci oltremare in terreni infidi come il deserto o negli altipiani rocciosi a quota 2500 metri.

BADOGLIO del resto era stato chiaro in un suo rapporto (facendo riferimento a un altro rapporto "di Cavallero" più realista) "la nostra efficienza operativa é del quaranta per cento". FAVAGROSSA che era il vero responsabile della produzione nazionale di materiale bellico e aveva le liste dei materiali presenti nei magazzini o in produzione, era stato ancora più chiaro  e quindi ancora più pessimista "anche se riceviamo immense forniture di materie prime e carbone, la prima data per essere pronti a una guerra é l'ottobre 1942".

Mussolini soffre, sa di essere impreparato alla guerra, tutti i rapporti che gli sono arrivati sulla scrivania sulla situazione reale del paese oggi li conosciamo, ma lui vuole deliberatamente ignorare questa realtà dopo tanti anni di propaganda militarista; gli manca il coraggio di confessare a Hitler e alla nazione che l'Italia militarmente é un bluff. (Non sarà credibile quando crollato il 25 Luglio lui e il fascismo dirà "quelli che avevo vicino mi avevano tenuto nascosta la grave situazione". Lui volle comandare e lui volle fare lo stratega, semplicemente perchè così faceva Hitler. La situazione la conosceva! (anche se non aveva -bisogna dirlo con obiettività- altre alternative, che vedremo più avanti).

L'organizzazione dei reparti e in alcuni casi il comando, furono affidati a vecchi generali, o a nobili solo perchè erano nobili, ai gerarchi solo perchè con Mussolini avevano fatto la Marcia su Roma. Tutti fermi ancora alla guerra di trincea, impreparati, a digiuno di tecnologie militari moderne. 
(per l'Aviazione leggete la storia di
CAPRONI > > > che era un montanaro ma diventò un genio dell'aviazione. E la storia di BALBO che invece da capitano degli alpini s'improvvisò maresciallo dell'Aria)
"Erano venuti un sacco di piloti, figli di papà, a provare l'ebbrezza della guerra...questo fenomeno si era già visto in Spagna. Ma non era una guerra dei soldi, era una guerra del piombo e gli Inglesi non scherzavano affatto, sparavano sul serio" (l'asso dell'aviazione Gorrini).

Nell'esercito erano fermi al modello romantico della cavalleria dannunziana che travolge e massacra con le sciabole. (Il Savoia Cavalleria fu effettivamente mandata in Russia con i cavalli e i muli contro i carri armati. Si fecero anche onore. Ma era una battaglia disperata e impari, quindi senza vie d'uscita. Cinica e suicida!).

Fermi alle divise dell'ottocento, con le ghette, le fasce, le giberne, e cosa drammatica fermi ai fucili del 1891 (ai 200.000 ascari in Africa distribuirono perfino quelli del 1887. Ci prendevano in giro anche loro. "Io sbarado, golpido, ma nemigo non gaduto" era la battuta che circolava in Africa a proposito dell'efficienza delle armi italiane. I cannoncini sparavano ai carri armati inglesi senza scalfirli, mentre le batterie inglesi con un colpo sfasciavano e mandavano in mille pezzi le famose "scatole di sardine" italiane. Quelle che erano riuscite a muoversi! Soprannominati i "carri dell' Upim", perchè acquistati al reparto "giocattoli". 3 ton. di lamiere, contro le 52 ton. di acciaio dei T 34 russi!

Nell'approntamento alcuni generali fanno gli strateghi: "precedenza alle armi della fanteria, mettendo in seconda linea le artiglierie". Una pazzia! Ed entrano talmente nella parte dei condottieri (Hitler fa questo no?) che si convincono che possono fare a meno del parere di un vero Stato Maggiore, dei tecnici (Hitler fa questo no?) e saranno loro a prendere le decisioni. E lo abbiamo già visto nella assurda pantomima della "Battaglia delle Alpi" che non serviva a nulla, o in quella di non far occupare la più importante base strategica del Mediterraneo (Malta) visto che si aveva in mente di continuare, fare e condurre una guerra parallela in Africa, e in Grecia.

Inoltre la plateale deficienza in materiali delle forze armate, era patetica, e oltre un vero condottiero i soldati avevano bisogno di mezzi e un equipaggiamento efficiente. Oltre la metà dei soldati italiani vittime dell'intera guerra sono morti per essere stati stremati dal gelo (vedi in Russia) dal caldo (in Africa) o dalla fame (e non dai nemici!).

C'era una totale assenza di mezzi corazzati. Salvo considerare i famosi carri "L" dei mezzi corazzati, visto che li chiamavano "scatole di sardine" che nel vederli nei film d'epoca, camminare nel deserto (ma camminarono pochi) con dentro due uomini non è solo una scena pietosa e ridicola ma abbastanza tragica per coloro che andarono con quei mezzi non molto lontano, e alcuni solo incontro alla morte.

La divisione corazzata Centauro la si chiamò divisione quando non era neppure una brigata, aveva solo 4037 uomini, 24 pezzi d'artiglieria, un centinaio di carri leggeri (non corazzati, avevano una lamiera di ferro (non di acciaio) che subito fondeva ai proiettili perforanti), cioè la decima parte di una divisione corazzata di Hitler come numero... ma come efficienza era 50 volte inferiore!

Dopo 18 giorni dall'inizio delle ostilità, l'artiglieria (se non vogliamo pensare a un atto fatto di proposito- nemici ne aveva tanti) scambiò l'aereo del proprio governatore in Africa Settentrionale, ITALO BALBO per quello di un nemico e lo abbatté al suolo.

Lo abbiamo accennato all'inizio dell'anno.
 ITALO BALBO dall'Africa si precipitò in Italia per dissuadere Mussolini a non mettersi con Hitler per non diventare prima o dopo "il lustrastivale dei tedeschi". Ma ormai Mussolini aveva deciso.
BALBO infuriato se ne ritornò in Africa. Farà all'inizio della guerra il suo dovere, ma aveva già predetto che non sarebbe stata una guerra facile e breve. Va dicendo perfino in pubblico che bisogna sbarazzarsi di Mussolini prima che sia troppo tardi. Presto invece la morte arrivò per lui; a 18 giorni dall'inizio, per errore (??!!) la contraerea italiana centrò in pieno il suo aereo. 

Mussolini nel '45 disse poi di lui' "Era un autentico rivoluzionario. Il solo che sarebbe stato capace di uccidermi". (del resto l'invidia dei successi aviatori di Balbo esistevano, e vecchi screzi fin dalla nascita del fascismo pure).
Questo pericolo ora non c'era più: anche se rimase qualche dubbio sulla vera dinamica dell'incidente. La rivelazione dell'episodio ("la congiura delle barbette") passato inosservato ai più, e che stava per mutare il corso della storia, ci viene però da un giornalista americano, Frank Stevens, quando il 10 ottobre 1939 (Hitler aveva già invaso la Polonia, e Mussolini stava decidendo cosa fare) scrisse per "El Tiempo", un quotidiano di Bogotà, un'ampia corrispondenza dall'Italia nella quale, esaminando la critica situazione politica del Paese Italia, dava una notizia inquietante: palesava una fantomatica
"congiura delle barbette" che faceva perno su Grandi, De Bono, Balbo e i Savoia. (ma sappiamo che anche il ministro della Real Casa fece dei passi per far sganciare l'Italia dalla Germania).
Balbo abbiamo visto com'è finito; Grandi diventerà poi il protagonista dell'Ordine d.g. del 25 luglio 1943; e i Savoia fecero il resto arrestando Mussolini. Mentre De Bono l'altro "barbetta" finirà fucilato a Verona come "traditore", per aver firmato la destituzione.
  
Stevens aveva allora ragione! E un "golpe" in effetti era nell'aria, stava quasi per essere portato a termine. Non avvenne, ma il giornalista americano era  molto ben informato sui retroscena della politica italiana. Una rivelazione la sua che contiene molti elementi di credibilità, avvalorati nel 1966 dall'esilio di Cascais da parte dello stesso Umberto che ammise l'intenzione, maturata fin dal 1939, poi più concretamente condotta a termine solo il 25 luglio 1943; cioè di provocare un voto di sfiducia del Gran Consiglio del fascismo per mettere in minoranza Mussolini e chiederne le dimissioni. 

Montanelli > > il 27 nov 2000, sul CorSera, scrive che quella della "Congiura delle barbette" è una notizia degna di Bogotà. (a lui piaceva la guerra, la voleva!). Ma sappiamo poi il seguito! Balbo morì, Grandi fu poi il protagonista alla famosa seduta (ci andò con in tasca due bombe a mano) e dovette poi far fagotto per non finire anche lui come l'altra "barbetta" De Bono fucilato a Verona come "traditore". Umberto poi ammise questa congiura. E quando cadde l'aereo con Balbo, in Italia molti si interrogarono; mentre la moglie non aveva il minimo dubbio chi aveva voluto la morte del marito; se non direttamente Mussolini, indirettamente qualche filo-tedesco ai vertici che non sopportava il "balbismo", nè il suo antigermanismo. 
E Balbo, Grandi, De Bono erano appunto le "tre barbette".
Aveva ragione il giornalista di Bogotà! Era proprio degno di "attenzione" l'indiscrezione.

Ma gli italiani come reagirono quando iniziò la guerra? Se dobbiamo sempre credere proprio a Indro Montanelli ecco la sua risposta in L'Italia dell'Asse, 1a ediz. Rizzoli, 1981, pag 446) "I più fecero come chi scrive, cioè nulla. Ci lasciammo portare dagli avvenimenti quasi dissolvendoci in essi, e senza contribuirvi nè in un senso nè nell'altro. Quelli di noi che vennero richiamati alle armi, cioè quasi tutti, non furono soldati traditori, ma nemmeno buoni soldati".  
Insomma a queste condizioni, soprattutto se a "a far nulla" erano gli ufficiali,  non si poteva di certo sperare di vincere; ma a Bogotà già lo sapevano! che in Italia qualcuno mangiava, guidava degli uomini a lui affidati, e intanto faceva "nulla", e non "contribuiva". Bravo Montanelli !!!!!

Anticipiamo il seguito dopo la morte di Balbo (a 18 giorni dall'inizio della guerra) - A sostituirlo nella guerra in Africa fu mandato Graziani, che nonostante avesse già fallito sulle Alpi francesi, era un uomo - pure lui - non solo amante della guerra ma anche filotedesco. Ma presto (dando ragione a Balbo) si accorgerà anche lui a sue spese come e con quali mezzi doveva combattere in Africa; con 200.000 fucili del 1887 e del '91, e con le divise di panno invernale nel deserto a 65 gradi al sole, 50 all'ombra, e le gomme dei camion che scoppiavano come i palloncini (con lui c'era il padre dell'Autore che scrive, che evitò la cattura a Tobruk (era nei trasporti delle munizioni e dei carburanti) ma non pote' evitare poi con il generale Messe la "Caporetto" in Tunisia nel maggio del '43, quando fu catturato assieme a 130.000 uomini;  fatto poi  prigioniero fu "ospite" fino al settembre del 1946, nei "campi" di Sua Maesta' re d'Inghilterra in Rhodesia a mangiare inizialmente le noccioline. Non e' una battuta, gli inglesi rispettando la Convenzione di Ginevra che contemplava una razione di 1300 calorie al giorno per i prigionieri, diedero appunto solo mezzo chilo di noccioline, 1300 calorie, quello che era ancora rimasto nei magazzini della loro sussistenza. Avevano previsto dei campi di accoglienza un certo numero di razioni per gli eventuali prigionieri, ma non avevano previsto che avrebbero catturato mezzo esercito italiano; e 130.000 uomini da sfamare diventò per loro un problema molto serio).
1 Luglio - Il generale Rodolfo Graziani è il nuovo comandante in capo delle forze armate italiane in Africa settentrionale e il nuovo governatore della Libia.
A
erei italiani effettuano azioni di bombardamento notturne sulla stazione di Etteb. Vengono inoltre attaccate le basi aeronavali di Aden e Porto Sudan. Nell’Africa Orientale, aerei italiani effettuano azioni di bombardamento notturne sulla stazione di Etteb. Vengono inoltre attaccate le basi aeronavali di Aden e Porto Sudan.

4 Luglio
- Le truppe italiane in Africa settentrionale colgono alcuni successi che fanno dimenticare a Mussolini l'umiliazione subita nelle spartizioni francesi e la "guerra beffa" di tre giorni delle Alpi.
Il compiacimento durò solo cinque giorni. 

9 Luglio - Al largo della costa calabra, la Marina a soli 12 giorni dall'oscuro incidente a Tobruk (Balbo), nella sua prima missione sullo Ionio in uno scontro a Punta Stilo con gli inglesi, per il  pessimo coordinamento fra Marina e Aviazione italiana, è distrutta.
La squadra inglese (1 portaerei, 3 corazzate, 5 incrociatori leggeri, 6 cacciatorpediniere) è comandata dall’ammiraglio A.B. Cunningham che conosce il Mediterraneo come le sue tasche.
Quella italiana (2 corazzate, 6 incrociatori pesanti, 12 leggeri e numerosi cacciatorpediniere), guidata dall’ammiraglio Campioni.
  I piloti italiani bombardano per errore le stesse navi di bandiera. Gli aerei italiani arrivarono a dar man forte a Cunningham, invece delle navi inglesi bombardarono le navi italiane; 50 dei 126 aerei in missione si "sbagliarono" (!!!).
 
Lo scontro si concluse quando l’ammiraglia italiana, la corazzata Giulio Cesare, venne colpita dall’ammiraglia inglese Warspite. L’ammiraglio Campioni riuscì comunque a dirigersi verso Messina.
Un inizio drammaticamente negativo sul piano militare, e psicologicamente traumatico per gli italiani, che si risvegliarono da un brutto sogno. Un inizio invece positivo per chi aveva deciso di andare fino in fondo e prenotarsi per la vittoria: Churchill.

Intanto presidente americano Roosevelt firma il Two-Ocean Navy Expansion Act che prevede un forte potenziamento della flotta americana, oltre a tutto il resto. Molti impianti (fra poco quasi tutti) sono state subito convertiti per la produzione bellica.

Per dare un'idea di questa forza che scende in campo, negli Stati Uniti quest'anno ci sono già 30 milioni di auto circolanti (l'Italia ne ha  166.000, ma tutte ferme, perchè senza benzina), un raccolto di 700 milioni di q. di cereali (l'Italia 63 mil.- e fra poco 150 grammi di pane tesserato a testa ). Poi infine gli Usa potevano contare sui grandi impianti industriali mobilitati (fra questi 250 acciaierie - in Italia ne esistevano 2) subito riconvertiti nella produzione di guerra che andranno a creare il boom economico di quell'America che inizia quest'anno a fornire a credito tutti i Paesi che erano contro Hitler. "Si pagherà a fine conflitto" fu deciso. (come nel 1917)

Una colossale fortuna per l'America che non si era ancora ripresa dalla batosta del '29. In tre anni raddoppierà il PNL con il 107 %. La produzione bellica passò da 346 carri armati a 29.000, da 2000 aerei a 96.000, da 1,5 milioni tonnellate di navi a 16 milioni. (A fine guerra riconvertendo nuovamente e immediatamente gli impianti (neppure sfiorati dalla guerra) faranno "grande" l'America) (aiutando (!!!) l'Europa con il Piano Marshall).

C'erano insomma forze dispari in campo. L'Italia non aveva mezzi, non aveva acciaio, non aveva carbone e non aveva nemmeno benzina. Mussolini fece fondere tutti i cancelli d'Italia per fare cannoni (siamo imparziali, questo lo fece anche Churchill in Inghilterra); poi raccolse le fedi matrimoniali per dare l'oro e i mezzi alla patria. Poi mise la tessera sui generi alimentari e si iniziò a vivere in piena autarchia o con la borsa nera; ma tutto questo non bastava per andare lontano.

25 Luglio - Nonostante le carenze e i poveri mezzi i piloti italiani si riscattano con una bella missione, Una formazioni aeree bombarda la base navale di Alessandria.
Il giorno dopo altra impresa: effettuano un bombardamento aereo notturno sulla base di Gibilterra, gli inglesi se vogliono andare in Egitto devono fare il periplo dell'Africa e risalire il Mar Rosso. Ma ne hanno i mezzi!!

5 Agosto - Il nuovo comandante in Libia, Graziani è in difficoltà sul fronte per mancanza di mezzi; chiede rinforzi e aiuti, rimandando l'offensiva all'arrivo di questi. Ma Mussolini vuole ad "ogni costo" subito l'offensiva per "motivi politici".

Mussolini gli scrive sostenendo tra l’altro: “... L’invasione della Gran Bretagna è stata decisa, è in corso di ultimazione come preparativi e avverrà.  Ebbene, il giorno in cui il primo plotone di soldati germanici toccherà il territorio inglese voi simultaneamente attaccherete. Ancora una volta vi ripeto che non ci sono obiettivi territoriali, non si tratta di puntare su Alessandria e nemmeno su Sollum. Vi chiedo soltanto di attaccare le forze inglesi. Mi assumo la piena responsabilità personale di questa decisione... sono decisioni politiche».
Futuri obiettivi strategici presi o solamente attaccati da mettere poi sul tavole delle trattative a Inghilterra sconfitta.

Purtroppo come abbiamo già letto, la battaglia d'Inghilterra non solo inizia con ritardo (il 13 agosto) ma dura solo 40 giorni, senza successo e alla fine Hitler da' l'ordine di annullare l'operazione. (Chissà perchè. Fa forse un patto con Churchill?. Sappiamo solo che pochi mesi dopo apre il fronte ad Est, attacca la Russia. E ovviamente toglie le sue armate ad Owest
. Sicuro di non essere attaccato dagli inglesi !!)

10 Settembre - Incursioni aeree italiane sul porto di Giaffa, in Palestina, e sulla ferrovia Alessandria-Marsa Matruh. Dall’Africa Orientale viene compiuta un’incursione sulla base aerea di Porto Sudan: il comunicato del Comando Supremo italiano parla di vari velivoli colpiti a terra e di uno abbattuto in volo.
Altre incursioni di aerei inglesi su Massaua, Asmara e Dessiè (in Africa Orientale) e in Cirenaica.


15 Settembre - Truppe italiane occupano Sollum (Al-Salum) nell’Egitto occidentale, nei pressi del confine con la Cirenaica (regione orientale della Libia).
Il giorno dopo gli italiani raggiungono e occupano Sidi-el-Barrani sulla costa della Marmanca, a est di Sollum.

27 Settembre
- Germania, Italia e Giappone siglano il "Patto tripartito".
A Berlino i rappresentanti di Germania (il ministro degli Esteri von Ribbentrop), Italia (il ministro degli Esteri Ciano) e Giappone (l’ambasciatore Saburo Kurusu) firmano il Patto Tripartito. L’accordo, oltre all’obbligo della reciproca assistenza militare in caso di attacco di un paese non ancora coinvolto nel conflitto, riconosce agli italo-tedeschi il disegno di stabilire un “nuovo ordine” in Europa e ai giapponesi il piano di imporre il loro “ordine nuovo” in Asia.

Il 4 Ottobre a Hitler, nell'incontro al Brennero, Mussolini gli riferisce i successi della sua offensiva in Africa. Hitler raccomanda che non si intraprendano azioni che non siano “di assoluta utilità all’Asse”.
 Parlano anche delle operazioni in Francia,  ma Mussolini gli tace il progetto che ha in mente, quello di invadere la Grecia.
Sono presenti i rispettivi ministri degli Esteri Ciano e Ribbentrop. Il Fuhrer offre una collaborazione per l' Africa settentrionale, ma Mussolini Duce declina l’offerta.
 I soldati italiani infatti stanno cogliendo alcuni apparenti successi sul confine egiziano sguarnito di Inglesi presi in contropiede. Gli italiani dopo la delusione dello scorso giugno, nuovamente ricominciano a sognare. A sognare di entrare in Egitto ad Alessandria su un cavallo bianco con sopra Mussolini.
Purtroppo tre giorni dopo, il 7 ottobre, cospicui rinforzi inglesi, australiani, neozelandesi, indiani sbarcano ad Alessandria e sono subito fatti affluire verso Marsa Matruh.


Nei giorni seguenti Mussolini con alcuni generali definiscono il piano per l'invasione alla Grecia. Nel verbale della riunione alcuni generali esprimono dubbi sulla consistenza delle forze destinate all'invasione e si fanno presenti le difficoltà territoriali con l'inverno quasi alle porte.

Ma si è alla fine ottimisti, affidandosi a in fantomatico numero di forze eversive all'interno della Grecia - fra l'altro guidata da un governo che nutriva perfino dell' ammirazione verso il fascismo - ma che invece non ci sarà, il nazionalismo farà ricompattare il paese. 


VEDI A FONDO PAGINA IL PIANO DI MUSSOLINI

Il 28 ottobre Mussolini ha un altro incontro con Hitler a Firenze; gli comunica a bruciapelo "le nostre armate stanno marciando in questo momento sulla Grecia" e "le truppe italiane la stanno invadendo muovendo all'attacco dall'Albania dove sono sbarcate".
Hitler é  infuriato dell'iniziativa del Duce, gli sta rovinando i suoi futuri piani, che Mussolini però ignora. (fra l'altro Hitler sta stipulando un patto con l'Ungheria e la Romania). Aprire le ostilità sui Balcani significava avere alle spalle (e davanti - (*) conflitti che avrebbero messo in seria difficoltà i suoi progetti futuri verso Est. Ma diventa ancora più furibondo, 10 giorni dopo, quando gli Italiani sono costretti a ritirarsi in Albania con una imprevista sconfitta ad opera della dei greci, pur questi attrezzati peggio degli italiani.
(*) Non dimentichiamo che Molotov volò subito a Berlino ad incontrare Hitler per esprimere le preoccupazioni per la penetrazione italo-tedesca nei Balcani soprattutto anche dopo che era stato concluso un patto fra Germania Ungheria e Bulgaria. Paradossalmente i russi ancora alleati dei tedeschi dimostrarono simpatia -e inviarono perfino aiuti- alla Grecia  (facendo quasi concorrenza gli inglesi). Non sanno ancora cosa ha in mente Hitler: di invaderli

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QUI: LA DECISIONE, I PREPARATIVI, 
E L'ATTACCO DELL'ITALIA ALLA GRECIA

In Grecia il regime era apertamente ispirato al nazismo (lo dirigeva il dittatore Metaxas), ecco perchè sia Mussolini che Ciano negli incontri o nella corrispondenza, non accennarono mai a Hitler del loro progetto di invadere  la Grecia. Il rifiuto era scontato anche se non sapevano proprio nulla dei progetti che Hitler aveva verso Est (invasione della Russia, quindi spalle coperte).
Dopo la conquista della Francia e la rinuncia a invadere l'Inghilterra le armate tedesche erano inoperose. Molti nell'ambiente militare e lo stesso Mussolini pensavano che la prima mossa del Fuhrer sarebbe stata quella di impadronirsi della Iugoslavia. Mussolini nonostante fosse con questo paese non alleato ma in buoni rapporti come territorio neutrale, in luglio e in  agosto aveva  concentrato (parte effettivamente e parte solo sulla carta) una trentina di divisioni sui confini non certo per difendersi da una Iugoslavia, ma semmai per prepararsi semmai lui ad una invasione. Il progetto non dovette sfuggire a Hitler che (con i suoi segreti propositi a est) intendeva invece ingraziarseli gli slavi, non voleva certo ritrovarsi con un nemico alle spalle, degli "slavi" poi! 
 A fine settembre forse proprio per un deciso intervento del Fuhrer (di dissuasione o veto, poi a novembre glielo disse chiaro e tondo a conflitto iniziato)  gli Stati Maggiori italiani smobilitarono dalle zone venete e mandarono in congedo oltre 600.000 soldati.
 (Ma come vedremo più avanti, paradossalmente fu smobilitato perfino l'esercito a sud, al confine albanese-iugoslavo, con una decisione dello stesso Roatta, e proprio alla vigilia della riunione a Palazzo Venezia dove venne poi deciso l'attacco alla Grecia).

Mussolini afferma nella riunione - lo leggeremo più avanti - che l'idea dell'invasione alla Grecia l'aveva maturata addirittura prima dell'entrata in guerra, perfino prima ancora dell'inizio del conflitto (ma di sicuro non ne aveva mai parlato a nessuno, nè politicamente, nè militarmente). 
La decisione della guerra alla Grecia, fu quindi presa a livello politico, e forse nemmeno da Mussolini, ma dal genero Ciano come risulta da diverse testimonianze.
(Ma alcuni storici affermano anche su ispirazione inglese. Perchè Ciano non aveva di certo nè le capacità di uno stratega e tanto meno aveva la vista lunga di una strategia  dell'uno (gli inglesi) o l'altro schieramento (i greci). Anzi non ne ebbe nemmeno una per l'Italia, e non seppe neppure badare a se stesso. Molti hanno in dubbio una "intesa" segreta di Churchill e Mussolini per far riversare sui Balcani le divisioni di Hitler. Fra i documenti spariti a Dongo, forse c'erano proprio questi documenti scritti).
 
L'idea - di conquistare una base nel Mediterraneo con la Grecia e le isole - forse poteva essere quella di favorire l'impresa in Africa (che però quando diventò un fallimento, semmai aggravò la situazione e pur con l'occupazione dei tedeschi i fatti dimostrarono che non influì poi di molto questa occupazione - anzi per i malcapitati italiani l'8 settembre del '43 diventò una tragedia- vedi Cefalonia, Lero, ecc).
 I motivi più accreditati -non certo militari ma politici- è che Ciano (convincendo il suocero) volesse (con molto astio personale) rivaleggiare con Hitler, dopo l'ininfluente (e maltrattato) contributo dato dall'Italia nella sconfitta della Francia (che invece con tanta retorica propagandistica sulla stampa nazionale il contributo veniva messo in risalto  affermando che era stato -anche se indiretto -  moralmente decisivo il contributo dell'Italia per la vittoria tedesca in Francia; un po' come nella guerra 1915-18).
L'impresa in Grecia doveva dunque far ritornare all'interno del Paese il prestigio. Ma non ultimo motivo, era quello -in vista di una eventuale pace-  di potersi sedere l'Italia al tavolo delle trattative con qualche cosa in mano (e non com'era andata a finire in Francia).
Che sia stata una decisione presa a livello politico e non militare è assodato; basti dire che alla riunione che si svolse per definire il piano d'invasione (pur trattandosi di un paese dove le azioni in mare erano strategicamente molto importanti) non fu chiamato nemmeno un rappresentante della Marina.

Ora pur ammettendo che l'obiettivo Grecia era (più o meno) importante per tutti i motivi detti sopra, non era proprio necessario aprire un vero e proprio conflitto bellico così al buio. Essendo il governo greco da ormai tre anni filo-fascista e filo nazista, un avvicinamento politico sarebbe stato molto più agevole e più redditizio di un conflitto, fatto in quel drammatico modo come fu poi fatto. (Con un inverno alla porte! Fu insomma una vera pazzia)

Nell'invasione infatti cosa accadde? che i (supposti) bollori irredentistici non solo non ci furono, ma al (pretestuoso)  primo colpo di cannone  (sparato con tanta faciloneria dai "generali condottieri" italiani) i greci non rimasero (come previsto) "indifferenti", "gente che non ha voglia di battersi" ma (a parte il numero che si rivelò poi come rapporto di forze non 2 a 1 per l'Italia, ma di 10 a 1 per la Grecia) i greci ritrovarono l'unità nazionale e agli italiani riservarono una brutta "sorpresa": non solo di non farsi travolgere, ma di contrattaccare e respingere con tutte le loro forze il vile attacco.
E che era tale (oltre il pretesto, la faciloneria e senza un serio piano strategico) lo si desume dalla riunione che fu fatta per decidere con tanta superficialità (e cinismo) questa drammatica "avventura".

L'ATTACCO ALLA GRECIA

 


Verbale segreto della riunione del Duce a Palazzo Venezia tenutasi alle ore 11 del 15 ottobre 1940.

Sono presenti: Mussolini, Ciano, Badoglio, Soddu, Iacomoni, Roatta, Visconti Prasca.

Del verbale verrà poi consegnato una copia al Re, al capo di S.M. dell'Esercito, 
della Marina, dell'Aviazione e al luogotenente Generale per l'Albania.


MUSSOLINI - Lo scopo di questa riunione é quello di definire le modalità dell'azione - nel suo carattere generale - che ho deciso di iniziare contro la Grecia.
Questa azione, in un primo tempo, deve avere obiettivi di carattere marittimo e di carattere territoriale.
Gli obiettivi di carattere territoriale ci debbono portare alla presa di possesso di tutta la costa meridionale albanese, quelli cioè che ci devono dare la occupazione delle isole ioniche Zante, Cefalonia, Corfù, e la conquista di Salonicco.
Quando noi avremo raggiunto questi obiettivi, avremo migliorate le nostre posizioni nel Mediterraneo, nei confronti con l'Inghilterra.
In un secondo tempo, od in concomitanza di queste azioni, la occupazione integrale della Grecia, per metterla fuori combattimento e per assicurarci che in ogni circostanza rimarrà nel nostro spazio politico-economico.
Precisata così la questione ho stabilito anche la data. che a mio avviso non può essere ritardata neanche di un'ora; cioè il 26 di questo mese.
Questa é un'azione che ho maturato lungamente da mesi e mesi; prima della nostra partecipazione alla guerra ed anche prima dell'inizio del conflitto.
Stabiliti questi punti essenziali si tratta ora di esaminare come dovrà svolgersi questa azione e perciò ho mandato a chiamare il Luogotenente Generale ed il Comandare delle truppe dell'Albania perché ci facciano un quadro politico e militare, in modo che noi possiamo determinare tutte le misure idonee a per raggiungere nel migliore dei modi e nei più convenienti termini di tempo, i nostri obiettivi.
Aggiungo che non vedo complicazioni al Nord. La Jugoslavia ha tutto l'interesse di stare tranquilla, come del resto appare anche da pubbliche dichiarazioni di organi ufficiali che escludono la possibilità di complicazioni, salvo che si tratti di difendere il paese.
Complicazioni di carattere turco lo escludo, specialmente da quando la Germania si é impiantata in Romania, e da quando la Bulgaria si é rafforzata. Essa può costituire una pedina nel nostro gioco, ed io farò i passi necessari perché non perda questa occasione unica per il raggiungimento delle sue aspirazioni sulla Macedonia e per lo sbocco al mare.
Stabiliti gli obiettivi e la data, si tratta ora di vedere gli aspetti della situazione, in modo da potere - in base ad essi- determinare le misure e i mezzi da prendere.

IACOMONI - In Albania si attende quest'azione ansiosamente. Il Paese é impaziente e pieno di entusiasmo; anzi si può affermare che l'entusiasmo é così vivo che in questi ultimi tempi ha avuto qualche disillusione perché l'azione non é ancora stata iniziata. Abbiamo provveduto molto seriamente all'approvvigionamento del paese. Esiste il pericolo "porto di Durazzo", nel senso che se venisse bombardato avremmo delle difficoltà nei rifornimenti. La questione stradale ha fatto molti progressi, pur senza volerla considerare come risolta. Come appare la situazione della Grecia vista dall'Albania?

MUSSOLINI - Questo appunto si tratta di sapere.

IACOMONI - E' molto difficile precisarlo. L'opinione pubblica é ostentatamente noncurante. Abbiamo pubblicato che era stata uccisa la nipote del noto patriota albanese trucidato, ma hanno risposto smentendo il fatto. (Il grande patriota Albanese Daut Hodgia, era stato ucciso il 17 giugno, ma il risultato delle indagini appurarono che non era stato ucciso dai greci ma da albanesi. Così la nipote. Ndr.). Dalle notizie dei nostri informatori risulta che mentre due mesi fa i Greci non sembravano propensi ad una seria resistenza, ora appaiono decisi ad opporsi alla nostra azione.  La radio clandestina che abbiamo posto ad Argirocastro, con la quale svolgiamo un'attiva propaganda, é molto ascoltata e ci risulta che ottiene degli effetti. (da agosto alla radio era iniziata - in concerto con i giornali italiani- una violenta campagna antiellenica. Ndr.) Credo che la resistenza greca sarà diversamente influenzata a seconda che la nostra azione sarà celere, decisa ed imponente oppure prudente e limitata. Vi é poi da considerare quale aiuto i Greci possano ricevere dagli inglesi via mare.

MUSSOLINI - Escludo nel modo più assoluto l'invio di uomini; anche l'aviazione non ha forza da distogliere. (La guerra in Africa è in pieno svolgimento, con Graziani in difficoltà, che chiede uomini e mezzi per potersi muovere. Ndr.)

IACOMONI - L'unica preoccupazione potrebbe derivare dall'occupare parzialmente la Grecia, in quanto che gli inglesi, da rimanenti basi, nel caso fossero in grado di mandare forze aeree imponenti, potrebbero portare le loro offese nell'Italia meridionale ed in Albania. Gli apparecchi dell'aviazione greca sono 144, ciò che non costituisce una seria apprensione.

MUSSOLINI - Qual'é lo stato d'animo della popolazione in Grecia?

CIANO - Vi é una scissione netta tra la popolazione ed una classe dirigente, politica, plutocratica, che é quella che anima la resistenza e mantiene vivo lo spirito anglofilo nel paese. E' questa una piccolissima classe molto ricca, mentre l'altra parte é indifferente a tutti gli avvenimenti, compreso quello della nostra invasione. (fu questa una grave valutazione. Ndr.)

IACOMONI - Hanno suscitato molta impressione sulla popolazione greca le notizie che ho fatto divulgare sull'altezza dei salari in Albania.

VISCONTI PRASCA - Noi abbiamo una preparata una operazione contro l'Epiro, che sarà pronta per il 26 corrente e che si presenta sotto auspici molto favorevoli.
La situazione geografica dell'Epiro non favorisce la possibilità alle altre forze greche di intervenire, perché da una parte vi é il mare e dall'altra una intransitabile fascia alpina. Questo scacchiere ci permette una serie di avvolgimenti delle forze greche - calcolate a circa 30.000 uomini (ma secondo il Colonnello Mondini, addetto militare in Grecia, gli uomini greci in armi erano 350.000. Luigi Mondini "Prologo al conflitto italo-greco" Roma 1945, pag.214. - La greca aveva 13 divisioni sul territorio nazionale, più una nell'isola di Creta. Ndr.). Ciò che ci consente l'occupazione dell'Epiro in breve tempo: 10  o 15 giorni. Questa operazione - che potrebbe consentirci di liquidare tutte le truppe greche - é stata preparata fin nei minimi dettagli, ed é perfetta per quanto é umanamente possibile. La riuscita dell'azione ci porterebbe a migliorare le nostre posizioni, ci darebbe una frontiera più sicura ed il possesso del porto di Prevesa che fa cambiare completamente la nostra situazione.
Questa é la prima fase della nostra operazione, da condurre a fondo nel modo migliore.
L'azione però é subordinata alle condizioni climatiche. Tra alcune settimane la stagione delle piogge provocherebbe serie difficoltà per la conquista dell'Epiro e della base di Prevesa.

MUSSOLINI - La data dell'inizio delle operazioni può essere anticipata ma non ritardata.

VISCONTI PRASCA - Lo spirito delle truppe é altissimo. l'entusiasmo é al massimo grado. Non ho mai avuto a lagnarmi delle truppe in Albania. L'unica manifestazione di indisciplina che ho dovuto riscontrare é stata quella di ufficiali e soldati per eccesso nell'ansia di voler andare avanti e di voler combattere.

MUSSOLINI - Quante forze avete?

VISCONTI PRASCA - Circa 70.000 uomini, oltre ai battaglioni speciali. Rispetto alle truppe che ci sono di fronte - circa 30.000 uomini - abbiamo una superiorità di due a uno. (Ma non é vero. Prasca conta anche le due divisioni l'Arezzo e la Venezia che invece sono schierate lungo il confine con la Iugoslavia. Ndr.)

MUSSOLINI - E per quanto riguarda  mezzi: carri armati, difese campali, ecc. del nemico?

VISCONTI PRASCA - Quella greca per me non esiste. L'unica preoccupazione é costituita dall'aiuto che potrebbe essere dato all'avversario dall'aviazione inglese. Si potrebbe dare corso all'azione nell'Epiro. Su Salonicco farei qualche riserva a causa dell'andamento stagionale.

MUSSOLINI - L'azione su Salonicco é importante, perché bisogna impedire che diventi una base inglese.

VISCONTI PRASCA . Per questa zone ci vuole un certo tempo. Il porto di sbarco a Durazzo, dista da Salonicco circa 300 chilometri. Occorreranno perciò un paio di mesi.
Anche per iniziare la marcia su Atene la base di tutto é l'occupazione dell'Epiro e del porto di Prevesa.

MUSSOLINI - Queste azioni debbono essere svolte contemporaneamente. Conoscete quale sia il morale dei soldati greci?

VISCONTI PRASCA - Non é gente che sia contenta di battersi.(Errata valutazione. Ndr.)

MUSSOLINI - Adesso un'altra cosa ancora. Fissata la data, si tratta di sapere come diamo parvenza della fatalità di questa nostra operazione. Una giustificazione di carattere generale é quella che la Grecia é alleata dei nostri nemici, i quali si servono delle sue basi, ecc, ma poi ci vuole l'incidente, per il quale si possa dire che noi entriamo per mettere l'ordine. Se questo incidente lo fate sorgere é bene, se non lo determinate é lo stesso.

IACOMONI - Io posso fare qualcosa sulle frontiere: incidenti fra ciamuriori ed autorità greche.

VISCONTI PRASCA - Abbiamo predisposto delle armi e bombe francesi per fare un finto attacco.

MUSSOLINI - Tutto questo ha un valore assolutamente trascurabile per me; é per dare un po' di fumo.
Tuttavia é bene se potete fare in modo che ci sia l'appiglio all'accensione della miccia.

CIANO - Quando volete che l'incidente avvenga?

MUSSOLINI - Il 24 ottobre.

CIANO - Il 24 ottobre ci sarà l'incidente!

(I giornali italiani il 26 riportarono che c'era stato un attacco dei greci a un posto di frontiera albanese,
un attentato con l'esplosione di tre bombe nella palazzina sede del luogotenente italiano di Porto Edda, Ndr.).

MUSSOLINI  - Nessuno crederà a questa fatalità, ma per una giustificazione di carattere metafisico si potrà dire che era necessario venire ad una conclusione....Bisogna agire in questo genere di operazioni con la massima energia e con la massima decisione, perché qui é il segreto del successo, anche nei confronti di quelli che potrebbero essere gli aiuti stranieri
Ora bisogna dare questo alibi in modo che si possa dire: "Non vi é nulla da fare. Volete andare al soccorso di questa gente che é già battuta? Questo é un discorso che i Turchi potrebbero fare, e che anche gli inglesi troverebbero conveniente seguire.

VISCONTI PRASCA - L'operazione é stata preparata in modo da dare l'impressione di un rovescio travolgente in pochi giorni.

MUSSOLINI  - Per la responsabilità che mi assumo in questa faccenda
vi dico di non preoccuparvi eccessivamente di quelle che possono essere le perdite, pur essendo sollecito,
dal punto di vista umano, per la vita di un solo soldato.
Dico ciò perché alle volte un capo si ferma in considerazioni delle grave perdite subite.

VISCONTI PRADA - Ho ordinato che i battaglioni attacchino sempre, anche contro una divisione.

(Qui interviene Badoglio per la prima volta prende la parola, ed è più realista. Ndr.)
BADOGLIO - Esaminando ora il problema greco affermo che fermarci al solo Epiro non corrisponde alla situazione. Non esagero dicendo che dobbiamo occupare anche Candia e la Morea, se vogliamo occupare la Grecia. (...) Bisogna che occupiamo tutta la Grecia, se il problema vuole essere redditizio. Per questo occorrono circa 20 divisioni mentre in Albania ne abbiamo 9 più una di cavalleria. E' evidente che in queste condizioni occorrono tre mesi.
(In effetti erano solo 8 le divisioni, delle quali 2 come già detto impegnate sulla frontiera iugoslava. Inoltre le stesse 8 divisioni erano state dal generale Roatta smobilitate proprio da lui il 15 ottobre (lo stesso giorno della riunione e con lo stesso Roatta presente - che però tace) con il protocollo segreto numero 066200. Lo rivelerà poi lo stesso Visconti Prada su un articolo pubblicato su Paese Sera il 14 aprile 1946. Ndr.).
GONZATO FRANCO
ROATTA - (che - ripetiamo- tace sulla smobilitazione e sul reale numero di divisioni) -
Tenendo conto di tutto, possiamo contare sull'equivalente di 11 divisioni.
Per non fermarci all'Epiro bisognerebbe intensificare l'invio di truppe.
Ciò anche per non dare la sensazione che non abbiamo più fiato per andare avanti.

MUSSOLINI - Adesso mi pare che le idee si vadano precisando: Operazione nell'Epiro-Salonicco. Osservazione di quello che può succedere a causa dell'intervallo bulgaro, che ritengo probabile. Concordo pienamente per l'occupazione di Atene.

VISCONTI PRASCA - Poi da Atene - in fondo- tagliamo la Grecia, ed a Salonicco possiamo andarci partendo dalla capitale.

MUSSOLINI - Dal punto di vista marginale dell'occupazione dell'Epiro fino ad Atene che distanza intercorre? Com'è il terreno e le direzioni delle valli?

VISCONTI PRADA - 250 chilometri, con una rete stradale mediocre. Colline alte, aspre e brulle. La direzione Est-Ovest, quindi proprio in direzione di Atene.

ROATTA - Ciò é vero fino a un certo punto, perché bisogna attraversare una catena di 2000 metri di altezza.

VISCONTI PRADA . Ma sono terreni sui quali ci sono una quantità di mulattiere.

MUSSOLINI - (rivolto a Visconti) Ma le avete percorse queste strade?

VISCONTI PRADA - Si, parecchie volte.

MUSSOLINI - Precisato tutto ciò vediamo quante divisioni supplementari ritiene sia necessario di inviare in Albania
per occupare tutto il territorio che conduce ad Atene?

VISCONTI PRADA - In un primo tempo basterebbero tre divisioni organizzate da montagna;
naturalmente le circostanze decideranno.
Si potrebbero portare queste truppe nel porto di Arta in una notte sola.

MUSSOLINI - Altro argomento: Apporto albanese in truppe regolari, ed in bande, alle quali dò una certa importanza.

VISCONTI PRADA - Abbiamo presentato un piano al riguardo.
Si dovrebbero organizzare bande da 2500 a 3000 uomini, inquadrate da nostri ufficiali.
(usa il condizionale, a pochi giorni dall'attacco, e inoltre gli albanesi poi non collaboreranno, anzi si rivolteranno contro gli italiani.
Più realistico é Iacomoni. Ndr.)


IACOMONI - Le domande sono infinite. Molti musulmani (come sono gli albanesi. Ndr.) non conviene mandarli per evitare che facciano molte vendette (qualcuno ricorda il brutto periodo del 1920 e l'occupazione del 1926.  Ndr.)

MUSSOLINI - (ma rivolto a V. Prada) Quindi un certo numero di bande le potete organizzare?
E come le armate? E quali misure avete preso sul confine Iugoslavo?

VISCONTI PRADA - E' tutto organizzato. Ho già fatto un telegramma perché tengano tutto pronto e perché avvertano gli uomini. Saranno armati con mitragliatrici leggere e bombe a mano. Sul confine Iugoslavo abbiamo due divisioni ed un battaglione di Carabinieri e Finanza. In sostanza una copertura discreta. (E' incoerente e falso perché tace che non puo avvalersi di queste forze, perchè sono a nord, al confine Iugoslavo. Ndr.).

MUSSOLINI - (che però lucidamente afferra solo in parte. Ndr.). Non credo che ci saranno attacchi da queste parti,
e poi le truppe si appoggiano a dei capisaldi già predisposti.

VISCONTI PRADA - Bisogna aggiungere che il terreno si presenta bene per la difesa.
Si potrebbe verificare qualche infiltrazione attraverso i boschi, di piccoli reparti, ma niente da temere
perché abbiamo il confine tutto guarnito. Un posto di finanza ogni 500 o 600 metri.

MUSSOLINI - Che gettito fornisce ogni classe albanese ?

IACOMONI - Circa 7000 uomini.

MUSSOLINI - Questo è da considerarsi con attenzione. Sono forze che, pur senza trascurare o respingere, non bisogna che costituiscono un apporto eccessivo, per non far credere che l'Epiro sia stato da esse conquistato. Una certa partecipazione degli elementi albanesi, che non disturbi la popolazione, sarebbe opportuna. Farei richiamare due o tre classi.
(Che gli italiani armeranno ma che poi si rivolteranno contro. Ci volle poi una intera divisione per disarmarli.  Ndr.)

VISCONTI PRADA - La difesa di Tirana si riduce a due gruppi, mentre tutta la difesa per l'Albania è di appena 5 gruppi.

MUSSOLINI  . Occorrono per l'Albania almeno cento bocche da fuoco, perché bisogna evitare i demoralizzanti bombardamenti diurni. 
Mandare tutti i pezzi Skoda (antiaerea. Ndr.) e gli Oerlikon (mitragliatrici da 20 mm. Ndr.).

SODDU - Non li abbiamo ancora avuti tutti. Appena arriveranno li spedirò.

MUSSOLINI - Bisogna aggiungere la difesa terrestre anche agli apparecchi da caccia.
Per fortuna ne abbiamo una notevole disponibilità.
Al 1° ottobre vi erano in Albania 52 apparecchi di pronto impiego e 15 di non immediato uso. In sostanza 87 apparecchi.
Mi pare che abbiamo esaminato tutti gli aspetti del problema.

BADOGLIO - I dettagli verranno stabiliti dallo Stato Maggiore dell'Esercito.

MUSSOLINI - Riassumendo: offensiva in Epiro; osservazione e pressione su Salonicco,
ed, in un secondo tempo, marcia su Atene.

La riunione ha termine alle ore 12,30. Il presente verbale è stato approvato dal Duce, a Palazzo Venezia, oggi 16 ottobre 1940-XVIII, alle ore 14.

(Lettere/Documenti  Mussolini-Hitler, King Features Syndacate, New York, 1946) (Poi in Lettere/Documenti - Doc. N. 32, Rizzoli, 10-6-1946) - (Paese Sera, 14 aprile 1946).

Viene approntato un ultimatum per la Grecia, che il ministro italiano ad Atene Emanuele Grazzi dovrà consegnare alle ore 3 del 28 ottobre contemporaneamente all'inizio dell'offensiva. Nel documento riferendosi alla neutralità della Grecia nei confronti dell’Italia e si intima al governo greco di consentire alle forze italiane di occupare, a garanzia di questa neutralità e per la durata del presente conflitto con l’Inghilterra, alcuni punti strategici in territorio greco. Ma se le truppe italiane dovessero incontrare resistenza, tali resistenze saranno piegate con le armi e il governo greco si assumerebbe la responsabilità delle conseguenze”.

Il 19 ottobre Mussolini informa Hitler delle sue intenzioni. Ma la lettera (ritardandola apposta) gli giunge alla vigilia dell'incontro a Firenze il giorno 28. Quando le operazioni sono già iniziate e Hitler piuttosto infuriato non può far più nulla per impedirle.

28 OTTOBRE 1940 - L'ATTACCO: Alle ore 3, secondo le istruzioni, Grazzi presenta al primo ministro greco Metaxas l’ultimatum italiano. Metaxas lo prende per quello che è, ossia una vera e propria dichiarazione di guerra; perciò d’accordo col re lo respinge e afferma che la Grecia resisterà con tutte le sue forze. All’alba, le truppe italiane dislocate in Albania (complessivamente 105.000 uomini comprendenti un “Gruppo litorale” e le divisioni Siena, Ferrara, Piemonte, Parma, Venezia, Arezzo, la divisione corazzata Centauro e la divisione alpina Julia) “varcano la frontiera greca e penetrano per vari punti in territorio nemico”. Le divisioni Ferrara, Centauro e Siena avanzano lungo il litorale puntando alla conca di Giànnina (Ioannina) superando il fiume Kalamas. Alla loro sinistra la divisione Julia punta sul passo di Metsovo per tagliare i collegamenti dei greci tra l’Epiro e la Macedonia. Piu' a nord, la Parma e la Piemonte si attestano a difesa della conca di Corcia (alb. Korcè). Le condizioni atmosferiche, pessime, favoriscono i difensori.
Alle ore 11, dello stesso giorno, Mussolini e Hitler si incontrano a Firenze, alla stazione di Santa Maria Novella. Hitler ha appreso a Bologna, ma “dai giornali”, come voleva Mussolini, dell’azione italiana in Grecia. E' infuriato !!

1-4- Novembre 1940
- Purtroppo dopo pochi giorni (4)  le truppe italiane sono già in difficoltà.  Il 1° novembre scatta in contrattacco greco; le truppe italiane sono bloccate sul fiume Kalamas. Nessuna avanzata sull'Epiro. La divisione alpina Julia presso il passo di Metsovo viene aggredita da sette divisioni greche, di fianco e a tergo puntando sulla conca di Corcia (Korcè), dove le divisioni Parma e Piemonte, e poi Venezia e Arezzo fatte accorrere dal confine iugoslavo, sono anch'esse travolte. I greci minacciano di aggirare tutto lo schieramento italiano raggiungendo la strada Corcia-Perati. (il Ponte di Perati diventerà famoso per gli Alpini italiani della Julia come il "Ponte della Bandiera Nera" una triste canzone degli Alpini -
"Sul ponte di Perati bandiera nera
L'è il lutto degli alpini che fan la guerra
L'è il lutto degli alpini che fan la guerra
La meglio gioventù che va sotto tera"


Viene ordinato un profondo ripiegamento sulla linea del fronte albanese. Soddu ha capito subito la situazione e sa che con la forte compattezza greca si corre il grave rischio di essere ributtati tutti a mare - e ventila la possibilità di una richiesta di pace, che però da Roma viene sdegnosamente respinta.
Ma per le piogge torrenziali e neve in montagna la situazione sul fronte va peggiorando di ora in ora.

8 Novembre 1940 - Di fronte alla grave situazione, il comando italiano dà l’ordine di ritirata. Ma anche le comunicazioni non funzionano; la Julia viene schiacciata da tre divisioni.
Il giorno dopo arriva l'esonero per il generale Visconti Prasca , il generale Ubaldo Soddu assume il comando del Gruppo di armate di Albania, che raggruppa le divisioni operanti sul fronte greco. 
 
12 Novembre 1940
- La reazione dell'Inghilterra - schierata con la Grecia - non si è fatta attendere; dopo due tentativi su Napoli  il 3  il 5 novembre, c'è un massiccio attacco aereo alla base navale di Taranto con pesanti perdite. 
Alle Ore 22,40: i siluri di 12 aerei inglesi del tipo Swordfish, decollati dalla portaerei inglese Jllustrious, che naviga a 170 miglia al largo delle coste italiane, nello Ionio, colpiscono nel porto di Taranto le corazzate Cavour e Littorio (quest’ultima, con la gemella Vittorio Veneto, è la più recente della classe e stazza ben 35.000 t). 
Ore 23,30: una seconda ondata di 9 Swordfish provenienti come i primi dalla lllustrious sventrano la corazzata Duilio. È un colpo molto duro per la flotta italiana che perde la metà delle sue corazzate.
Altri incrociatori affondano al largo quattro mercantili.
Incursioni di altri aerei su Brindisi, Bari, e ancora Taranto.

Il 19 Novembre 1940, nonostante una annunciata disfatta, Mussolini non demorde e pronuncia alla radio questo orribile discorso, diventato poi incancellabile per le sue ultime 5 parole.

"Dopo un lungo pazientare abbiamo strappato la maschera a un paese garantito dalla Gran Bretagna, un subdolo nemico: la Grecia. E' un conto che attendeva di essere saldato; una cosa va detta e forse non mancherà di sorprendere taluni inattuali classicisti italiani: i greci odiano l'Italia, come nessun altro popolo. E' un odio che appare a prima vista inspiegabile, ma é generale, profondo, inguaribile in tutte le classi, nelle città, nei villaggi, in in alto, in basso, dovunque.

Su questo odio che si può definire grottesco si é basata la politica greca di questi ultimi anni. Politica di assoluta complicità con la Gran Bretagna; né poteva essere diversamente dato che il re é inglese, la parte politica é inglese, la borsa, nel senso figurato e proprio, é inglese. Questa complicità estrinsecata in molti modi, che a suo tempo saranno irrefutabilmente documentati, era un atto di ostilità continua contro l'Italia. Dalle carte trovate dallo Stato Maggiore germanico in Francia a Vity la Charité risulta che fin da maggio la Grecia aveva offerto ai franchi-inglesi tutte le sue basi aeree e navali. Bisognava abortire questa situazione; é ciò che si é fatto il 28 ottobre quando le nostre truppe hanno varcato il confine greco albanese. 

Le aspre montagne dell'Epiro e le loro valli fangose non si prestano a guerre lampo come pretenderebbero gli incorruttibili che praticano la comoda strategia degli spilli sulle carte. Nessun atto, o parola mia i del governo l'ha fatto prevedere. Non credo che valga la pena di smentire tutte le notizie diramate dalla propaganda greca e dai suoi altoparlanti inglesi.
Quella divisione alpina Julia, che avrebbe avuto perdite enormi, che sarebbe fuggita, che sarebbe stata polverizzata dai greci, é stata visitata dal generale Soddu il quale, a visita ultimata, così mi ha telegrafato il 12 novembre: "Recatomi stamane a visitare divisione alpina Julia devo segnalarvi la magnifica impressione riportata da questa superba unità, fiera e salda più che mai nei suoi granitici alpini".
C'é qualcuno fra di voi, o camerati, che ricorda l'inedito discorso di Eboli pronunciato nel luglio del 1935 prima della guerra etiopica? Dissi che avremmo spezzato le reni al Negus.
Ora, con al stessa certezza assoluta, ripeto assoluta, vi dico che spezzeremo le reni alla Grecia".


Il 20 Novembre 1940
con una lettera a Mussolini, Hitler (che conosce già molto bene la situazione) critica aspramente la decisione dell'attacco alla Grecia. "Lo stato delle cose così creatosi ha conseguenze psicologiche e militari gravissime a proposito delle quali è importante far luce completa... Le conseguenze psicologiche della situazione sono spiacevoli...."(...) le conseguenze militari di questa situazione sono, Duce, molto gravi....Gli inglesi intensificheranno le loro basi aerea sul Mediterraneo... Non oso pensare nemmeno alle conseguenze che ne deriverebbero (vicini ai pozzi petroliferi Rumeni. Ndr.). (...) Gli inglesi saranno del tutto indifferenti se gli italiani distruggono le città greche per rappresaglia; ma è l'attacco contro città italiane che sarà decisivo...tutte le località costiere italiane saranno minacciate...(...)
Dal punto di vista militare questa situazione è una minaccia e per quanto riguarda la nostra zona petrolifera romena è addirittura paurosa....
Senza la collaborazione della Iugoslavia non c'è da rischiare nei Balcani operazione alcuna.
Bisogna tentare con ogni mezzo di allontanare la Russia dalla sfera balcanica.
In Africa impegnatevi a raggiungere Marsa Matruh per stabilirvi una base aerea per i nostri Stukas e i Ju 88, che dovranno cacciare la flotta britannica da Alessandria.
La questione Mediterraneo deve essere liquidata entro la fine dell'anno.
Una defezione della Francia da parte del Marocco assicurerebbe agli inglesi le zone di partenza  che diverrebbero catastrofiche per tutta l'Italia e l'Africa. Mentre con la caduta di Gibilterra si metterebbe tanto di catenaccio al Mediterraneo, da farlo diventare la tomba della flotta inglese. (...)
(Lettere/Documenti  Mussolini-Hitler, King Features Syndacate, New York, 1946) (Poi in Lettere/Documenti - Doc. N. 33, Rizzoli, 10-6-1946)

Il 22 Novembre 1940
- Mussolini risponde ai rimproveri, ricordandogli la lettera (appositamente ritardata) fattagli pervenire il giorno prima dell'incontro a Firenze con l'attacco in Grecia già iniziato.  Mussolini in quella lettera gli chiedeva di esprimere un parere sulla sua azione, ma Hitler ovviamente non rispose per iscritto, ma verbalmente in quell'incontro espose (perfino infuriato) la sua disapprovazione.
 Con questa nuova lettera, Mussolini quasi gli rimprovera di non avergli dato consigli "che come altre volte  avrei attentamente seguito", e cerca di sminuire gli inconveniente che si stanno verificando, elencandogli tre cause: 
"1) Al maltempo che imperversa  con piogge violenti ha arrestato la marcia delle forze meccanizzate. Una divisione corazzata, ad esempio, è rimasta letteralmente affondata nel fango.
2) Alla defezione quasi totale delle forze albanesi che si sono rivolte contro le nostre unità. Una sola divisione nostra ha ad esempio dovuto disarmare e rinviare nelle retrovie 6000 albanesi.
3) All'atteggiamento della Bulgaria che ha permesso ai greci di ritirare otto divisioni che avevano in Tracia, e che sono venute a rafforzare quelle che già si trovavano a noi opposte.
Ma tutto ciò appartiene al passato e non bisogna lasciarsi formalizzare, sebbene mi renda conto che tali avvenimenti hanno potuto provocare sfavorevoli ripercussioni. Ora l'Italia sta preparando 30 divisioni colle quali potrà annientare la Grecia. Non vi è ragione di preoccupazione per i bombardamenti delle città meridionali che recano pochi danni. (...) Ho avuto anch'io la settimana nera ma ora il peggio è passato. Le condizioni interne dell'Inghilterra, da notizie pervenuteci, sembrano effettivamente gravi né da escludere la possibilità di un collasso. Gradite, Furher, il mio cameratesco saluto. Mussolini".
(Lettere/Documenti  Mussolini-Hitler, King Features Syndacate, New York, 1946) (Poi in Lettere/Documenti - Doc. N. 34,  Mussolini a Hitler, Rizzoli, 10-6-1946)

3 Dicembre 1940 - Purtroppo gli italiani in Grecia sono costretti a ripiegare e perdono (con le ostilità dei locali) anche un terzo dell'Albania dove erano già arretrati . Mussolini per evitare la disfatta, ormai impantanato "nel fango", è costretto a chiedere urgenti aiuti a Hitler.
Unica consolazione è che i greci nonostante si battono come leoni, manca a loro i mezzi di locomozione rapidi, mancano autocarri, mezzi corazzati e artiglieria controcarro: e gli "amici" i britannici non sono in grado di fornirli.
A Valona in Albania è sbarcata come rinforzo anche la divisione alpina Tridentina, ma gran parte dei soldati non riescono a individuare le linee e si sbandano. Neve e freddo intenso provocano numerosi casi di congelamento.

4 Dicembre 1940
- Violenta attacco di Farinacci sul suo giornale Regime fascista contro Badoglio, per l'insuccesso delle operazioni militari. Il popolare e pluridecorato maresciallo d'Italia è costretto a dimettersi sostituito dal generale Ugo Cavallero. (Eppure nonostante il suo successivo comportamento, la sua analisi alla riunione non era sbagliata: la guerra in Grecia non era "una passeggiata", e non era nemmeno il momento di farla. Ma si cercava un capo espiatorio e fu solo Badoglio a pagare; che pagò con la destituzione; e che inizia d'ora in avanti (offeso e arrabbiato) (con i badogliani e i regi) a schierarsi contro Mussolini.


Il 5 Dicembre 1940
- Hitler scrive a Mussolini una lettera che gli viene recapitata personalmente dal Generalfeldmarchall Milch. Gli accenna che sta rivolgendo una preghiera a Franco per  farlo decidere ad entrare in guerra al suo fianco per il possesso di Gibilterra  estremamente necessaria alla sua impresa africana; (Franco, si è cavato d'impaccio, facendo a Hitler una richiesta di aiuti spropositata)
 Inoltre Hitler gli accenna che sta anche adoprandosi  per fare entrare nell'Asse la Iugoslavia
("Dobbiamo cattivarcela  e non indurla a minacciarci" ); per il non appoggio della Bulgaria  dà invece la colpa alla Russia (l'alleata che indirettamente e paradossalmente ha aiutato la Grecia, non impegnandola a est); ed infine per quanto riguarda gli aiuti urgenti in Grecia gli dà notizia che una squadriglia aerea sta partendo diretta alle basi siciliane, in quanto a quella terrestre sarà pronta non prima di marzo; ma gli comunica anche che sarà uno staff di Generali tedeschi a prendere il comando delle operazioni belliche in Grecia e in Africa. "Lo consideriamo come un Comando Speciale che dopo aver assolto il suo compito, vorrei averlo nuovamente a mia disposizione per altro impiego". (ib. Doc. n. 36) (nulla fa trapelare per l'attacco alla Russia)
(Iugoslavia e Ungheria e poi successivamente la Grecia si schiereranno con i tedeschi; ma sempre con una fazione di governativi filo-nazisti; in pratica governi fantoccio).

8 Dicembre 1940 - La lettera di Hitler a Mussolini è appena arrivata, quando in Africa si scatena una grande controffensiva inglese che costringe le forze italiane a una rovinosa ritirata. 
Partendo dall'Egitto gli inglesi sfondano le linee italiane a Sidi-el-Barrani. Le 7 divisioni del gen. Graziani non riescono a contrastare l’urto delle 2 inglesi (la 4a indiana e la 7a corazzata) che il comandante supremo britannico nel Medio Oriente, gen. Archibald Percival WaveIl, ha mandato al contrattacco. Per le truppe italiane la sorpresa è totale: da quando, il 16 settembre, hanno conquistato Sidi-elBarrani, gli italiani, nonostante la schiacciante superiorità numerica, si sono trincerati nella loro fragile conquista invece di proseguire l’avanzata.

L’azione inglese comunque, efficace quanto improvvisa, mette in seria difficoltà tutto lo schieramento italiano: in due ore i britannici aggirano il campo trincerato di Nibeiwa uccidendo tra gli altri il gen. Maletti che lo comanda e che è stato sorpreso in pigiama dagli attaccanti. In quattro giorni di combattimento cadono in mano inglese Tummar, Maktila, la stessa Sidi-el-Barrani: quattro divisioni italiane vengono distrutte (i prigionieri sono circa 38.000, tra cui 4 generali). I britannici perdono, tra morti, feriti e dispersi, 624 uomini. Gli inglesi hanno inoltre catturato 237 cannoni, 73 tra carri armati medi e leggeri e non meno di 1000 automezzi.
Il 17 Dicembre 1940 cadono in mano inglese anche Sidi Omar e Sollum; a Sidi Omar 1000 soldati italiani sono fatti prigionieri. La situazione delle forze italiane in Africa settentrionale è critica.

A Natale, poi nell'ultimo giorno dell'anno i soldati italiani vivono nell'incubo di essere attaccati a Bardia sul confine  tra Libia ed Egitto, che purtroppo assalita il 1° gennaio cadrà il 5. Poi continuando l'offensiva gli inglesi proseguiranno fino a Tobruck dove saranno fatti prigionieri più di 120.000 uomini.
(altro che conquista di Gibilterra e Marsa Matruh !!)

Per Hitler fu un'altra doccia fredda, da gelargli il sangue.
Per Mussolini la disfatta, per gli italiani la fine di tanti sogni e l'inizio di grandi tragedie che proseguiranno purtroppo per altri 5 anni.
Eppure la guerra in questo 1940 è appena cominciata! 
Purtroppo con tutto quello che abbiamo letto, è cominciata male, molto male e a fine anno era già al punto di non ritorno. E con Mussolini ormai agli ordini di Hitler.

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