1972

nasce la nuova canzone, definita "impegnata"

 

*** MUSICA LEGGERA- Al Festival di San Remo vince la canzone di NICOLA DI BARI I giorni dell' arcobaleno, mentre PEPPINO GAGLIARDI interpretando Come le nuvole si piazza al 2° posto. La giovanissima NADA presentando la canzone Re di denari si aggiudica il 3° posto. Fra le escluse finaliste la canzone Montagne verdi di MARCELLA.
Sulle altre presentate, niente di particolare, poco il successo e verranno subito dimenticate.

Si era del resto all'inizio di un anno dove in Italia verranno scritte pagine nere della congiuntura, del ristagno degli ultimi anni, della crisi economica interna, ma anche dagli incapaci Politici. Per porre rimedio all'inflazione (che continuerà a viaggiare in alto e sarà del 20% nell'80) hanno preferito imboccare la via più facile e breve, fare una politica restrittiva per contenerla; che fallirà su ogni fronte. Alcune furono delle vere e proprie "furbate".

Il 1972, dopo l'irrisolto mistero della strage di Piazza Fontana, il fallito colpo di Stato, e il primo sequestro firmato dalla Brigate Rosse il 3 marzo, è l'anno dove tutti vogliono capirci qualcosa. Per difendersi o attaccare, ma dove gli uni temono gli altri, e reciprocamente congiurano organizzandosi autonomamente.

La canzone, per tutto il periodo, respira quest'aria, se ne nutre. I giovani, in questi anni, abbandonano l'ambito istituzionale della musica leggera e si riversano negli spazi aperti organizzati dai giovani dalla Sinistra. In questo ambiente nasce la nuova canzone, definita "impegnata" poiché tratta problemi del quotidiano, della condizione operaia, della libertà dell'individuo; é portatrice di messaggi socialmente e culturalmente elevati, tratta argomenti che fanno riflettere.
Queste voci sono quelle di GUCCINI (come in "La locomotiva");
DE ANDRÉ ("la canzone del maggio"); BERTOLI ("certi momenti"); le voci di DE GREGORI, VENDITTI, BENNATO, VECCHIONI ma anche - su toni più leggeri e meno politici - LUCIO DALLA, CONTE. E pure VASCO ROSSI che in seguito esprimerà in modo sincero il disagio dei giovani degli anni ottanta.

Nel '72, la Contestazione fa anche il suo ingresso nella Hit Parade, con la canzone "Piazza del popolo" di CLAUDIO BAGLIONI, storia d'amore vissuta in una manifestazione studentesca dispersa dalla polizia. Una delle poche canzoni a sfondo politico di Baglioni, reo di cantare l'amore e quindi di estraniarsi dal contesto sociale di allora, degno d'attenzione, secondo i più. Salvo poi, gli stessi denigratori, nell'intimità della propria cameretta, tuffarsi nell'ascolto di CLAUDIO nazionale o quel LUCIO BATTISTI che davvero si può considerarsi l'interprete della colonna sonora degli anni '70.

BATTISTI, AMORE E DISIMPEGNO - Affiancato dal paroliere più efficace della storia della canzone italiana - GIULIO RAPETTI più noto col nome di MOGOL - Battisti canterà meglio di chiunque altro le emozioni d'amore di questa generazione, che almeno da un certo punto di vista non si differenzia dalle precedenti.
Ma il rifiuto di toccare temi politici lo porterà ad essere etichettato a vita come "il cantante della destra". In quest'opera, contributo fondamentale è dato anche da quei ragazzi che, non volendo partecipare all'euforia collettiva del tempo, ascoltano Battisti al posto di Guccini.

Ciò, tuttavia, non costerà in termini economici al nostro, che in quegli anni vende più di tutti, al punto da decidere, un definitivo ritiro dalle scene per dedicarsi alla propria vita privata, sfornando un disco ogni tanto. Amor di precisione obbliga ad affermare che, terminato burrascosamente - alla fine degli anni '70 - il sodalizio con Mogol, Battisti produce dischi molto impegnati, ai limiti dell'ermetismo, che non gli porterà quei consensi che si era giustamente guadagnato sul campo in precedenza. Poi sarà stato l'effetto del mancato sorpasso elettorale, sarà stato l'eccessivo clima di tensione vissuto durante i primi anni del decennio, fatto sta che la Sinistra si sfalda.
E anche la musica, ritorna lentamente nel suo alveo, faticando però a riconquistare quella qualità che l'aveva contraddistinta durante la prima Contestazione.

La Contestazione, però non accenna a diminuire, anzi, per certi versi si acuisce. Nei successivi anni, vede nascere, infatti, una generazione di contestatori che non digerisce la sconfitta di quelli del sessantotto. Eppure, questi loro predecessori hanno ottenuto notevoli vittorie. Tra le tante, segnaliamo quella che più riguarda il campo musicale: la nascita delle radio libere. La radiofonia e quindi la trasmissione musicale era stata da sempre tutta nelle mani della "bacchettona" Rai. Il 10 marzo del 1975, nell'etere accadde qualcosa di nuovo: cominciarono le trasmissioni delle radio libere (la prima: Radio Milano Internazionale, fondata da tre ventenni).
La musica avendo ora tanti e nuovi ascoltatori cerca altre vie: c'è la sperimentazione si ritorna al cantautore come semplice poeta, o al massimo proprio come sperimentatore. Il tempo dei utopistici sogni, insomma, sembra davvero finito.

I successivi anni saranno caratterizzati da un vuoto musicale italiano che spianerà la strada all'invasione del pop inglese e americano. Del resto quando da noi in questi primi anni '70 imperversava la protesta operaia e studentesca
BRUCE SPRINGSTEEN, nuovo idolo rock americano, considerato - non a torto - l'erede dello scettro di Elvis e di Dylan, stava già cantando con sua poetica la vita di provincia, la quotidianità, con l'immediatezza della musica rock. E proprio in provincia si fece conoscere grazie alle sue esibizioni dal vivo. Affrontando nelle sue canzoni sempre delle tematiche legate all'attualità o alla cronaca.

Non così in Francia.
Ma cosa c'era in Francia in questi anni? Lo abbiamo già letto nelle pagine del '68. L'inizio delle contestazioni studentesche iniziarono il 21 marzo 1967, con gli studenti di Nanterre. In maniera globale la rivolta ci fu nel maggio-giugno 1968, quando vi si mischiarono il movimento studentesco e il movimento operaio.

Dopo il cosiddetto "maggio francese", e soprattutto dopo l'uscita di scena di De Gaulle, di colpo, in Francia non fu più l’ora dei chansonnier, che pure - come in Italia - avevano avuto un ruolo fondamentale nello stimolare i movimenti di ribellione. D’altronde cominciavano ad avere una certa età e i giovani, anche a causa dell’influenza britannica, si erano avvicinati a sonorità più moderne e rock.
Fu proprio dagli anni ’70 in poi, che i cantanti francesi iniziarono ad essere ascoltati solo all’interno del loro paese. Ciononostante, alcuni di loro in patria seppero comunque raggiungere un grande successo. Solo in Francia però. Come Johnny Hallyday, che fu definito dagli altri Paesi: "la più grande rockstar di cui non avete mai sentito parlare".

Altra cantante celebre in patria quanto Hallyday, ma in Italia quasi sconosciuta fu Mireille Mathieu. Un’artista che vanta la vendita di più di 120 milioni di dischi (quasi pari alla nostra Mina e Patty Pravo).
Come Johnny Hallyday lei era l’emblema del rock francese in tutte le sue sfaccettature, e così anche la Mathieu dall'inizio anni '70 agli anni ’80 è stata la paladina solo della canzone tradizionale transalpina. Furono infatti poche le canzoni che andarono fuori Francia o che
sono riuscite a fare il giro del mondo. Ciononostante pur non essendo musica internazionale, alcune canzoni (poche) sono comunque passate alla storia della musica.

 

IN ITALIA SUL COSTUME
BISOGNA ANCHE CITARE QUESTI 5 FILM

 

*** FILM - Esce, regista BERNARDO BERTOLUCCI, Ultimo tango a Parigi. E' subito sequestrato per oltraggio al pudore per le inconsuete prestazioni erotiche con il burro dei due protagonisti, MARLON BRANDO e MARIA SCHNEIDER. In effetti il film non scandalizzò per nulla il pubblico. Chi scrive era presente alla prima assoluta in Italia, un test fatto a Porretta Terme, un piccolo centro di provincia sulla Porrettana bolognese, che reagì in sala molto divertito, ma nessuno si scandalizzò. Del resto il pubblico italiano non era costretto a vederlo. In Italia funzionavano già alcuni cinema a luci rosse e la stampa erotica era già diventata un consumo di massa. Ma non la pensavano così i censori che sul film si accaniranno per anni, fino al punto di fare il processo alle streghe, condannando la pellicola - con la citazione-sentenza - "Sia messo al rogo". Una espressione di medievale memoria, pronunciata negli anni 1972!

Il film non era un hardcore, ma parlava della solitudine e della distanza fra i sessi dentro una società ipocrita. I due protagonisti si incontrano ed evitando di conoscersi persino per nome, concludono uno spregiudicato accordo per un estemporaneo rapporto soltanto fisico, poi l'uomo convinto di poter ricominciare una nuova vita dopo questa esperienza dove vive velatamente momenti di romanticismo intenso, va incontro soltanto a una tragica illusione. La stupenda fotografia, il tema musicale, la regia di Bertolucci, l'interpretazione di M. Brando, ci donano un opera indimenticabile, mai invecchiata. (*** stelle)

*** FILM - Gira invece SALVATORE SAMPERI, il film Malizia con LAURA ANTONELLI. Dopo il successo (limitato per il sequestro, ma diventato famoso per le polemiche) di Ultimo tango a Parigi, si tenta in Italia l'operazione di girare un film di cassetta con il filone dell'erotismo, dove l'ingrediente principale risulterà però essere solo il voyeurismo. Nessun spunto di carattere sociale, ma si accenna nel film solo al tormento di un adolescente davanti a un bel corpo femminile che elargisce tanta sensualità e disponibilità. Gli spettatori furono molti, gli incassi strepitosi, ma il film non aveva nessun contenuto. Sarà solo il capostipite di un filone erotico all'italiana, di durata breve. Si tentò infatti di bissare il successo con un seguito, con gli stessi attori e quasi la stessa trama (Malizia 2000) ma fu un clamoroso fallimento, gli italiani sono curiosi, ma poi si s-malizia-no subito. (0 stelle)

*** FILM - Esce sugli schermi Mimi metallurgico ferito nell'onore di LINA WERTMULLER che coglie il suo primo grande successo come regista con un film interpretato da GIANCARLO GIANNINI e MARIANGELA MELATO che pur grottescamente trasformano la storia di vari spunti sociologici molto seri ma anche molto divertenti. La storia ha come sfondo la Torino metallurgica, con il solito emigrante siciliano che si trasforma in un curioso militante di sinistra, ma che non rinuncia alla sua indole quando diventerà un corriere mafioso, né rinuncia al permissivismo continentale quando inizia con la sua egocentrica seduzione di maschio siciliano a conoscere la trasgressione cornificando la moglie e dividendosi tra questa e l'amante. (** stelle)

*** FILM - Esce nelle sale, regista ELIO PETRI, La classe operaia va in paradiso. Una grande interpretazione di GIAN MARIA VOLONTE' (Lulù, l'operaio comunista) e MARIANGELA MELATO. Il film é nel clima italiano delle rivendicazioni sindacali, polemiche sul capitalismo, alienazioni della catena di montaggio e del cottimo, scioperi a oltranza, critica sulla cultura di massa, odio per i crumiri del lavoro e agli agnostici delle lotte politico-sociali, sembrò un'ironia a questi temi.
La storia è quella di uno stakanovista della catena di montaggio che critica e rifiuta il sindacato come interlocutore ai suoi personali problemi, fino a quando dopo un incidente sul lavoro in una mano, si trasforma, ed è lui a fare l'estremista e a guidare gli scioperi a oltranza. Licenziato, chiede soccorso proprio al sindacato, poi riassunto, cambia ancora atteggiamento e si ritrova nuovamente nella catena di montaggio a fare lo sfruttato senza rendersene conto. Lulù insomma diventa alla fine una caricatura dell'operaio, che non fu per nulla gradito dalla sinistra. A distanza di anni, e dopo gli eventi, anche se non è cinema politico, rimane indubbiamente un film che focalizza, anche se lo ironizza, molto bene il problema delle lotte sindacali e la filosofia di alcuni italiani agnostici degli Anni Settanta. E' storia anche questa. (** stelle)

*** FILM - Esce il film di FRANCESCO ROSI, Il caso Mattei. Più che un film è una grande inchiesta sulla "misteriosa" morte del presidente dell'ENI, caduto col suo aereo all'indomani di importanti accordi petroliferi con i Paesi arabi e algerini che volevano svincolarsi dalle "sette sorelle" angloamericane. Ci sono infatti inserti televisivi, testimonianze dirette, interventi di giornalisti con le varie ipotesi della sua morte. Una lunga carrellata per ricostruire il "mistero", partendo dal momento in cui Mattei costruisce la sua folgorante carriera di spregiudicato manager dentro il mondo politico e imprenditoriale italiano; poi, diventato potente, inizia a dar fastidio a molti. Inizia una battaglia personale, svincolandosi dagli "equilibri" costruiti dai politici, trattandoli questi come subalterni, o peggio usandoli. Famosa la sua frase "Io i politici li uso come i taxi: salgo, li utilizzo, faccio la corsa, scendo, pago". - A interpretarlo troviamo GIAN MARIA VOLONTE', che enfatizza il carattere battagliero di Mattei, anche se non era per nulla così. (*** stelle)

 

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