SECONDA GUERRA MONDIALE

LE RAPPRESAGLIE

 

NON PER GIUSTIFICARE. NON PER GIUDICARE. MA SOLO PER CAPIRE
(nelle "leggi" di guerra, purtroppo ci sono anche queste: "il diritto della rappresaglia" !)

Delle rappresaglie contro le popolazioni civili (di cui si fece ampio uso durante la seconda guerra mondiale, soprattutto in Italia) facevano parte non solo il coprifuoco, il divieto di riunione, la limitazione negli spostamenti, la riduzione degli alimenti, l'imposizione di tributi in denaro o in natura, la confisca del bestiame, il lavoro forzato, l'evacuazione dei territori in cui s'erano verificate sommosse e la distruzione di quartieri, ma anche - per vari motivi - l'uccisione di responsabili di attentati.

(Giorgio Bocca, il più filopartigiano degli storici italiani scrisse (In Storia d'Italia partigiana" (Laterza , Bari, 1977, pag. 135) "Come i comunisti sanno bene, il terrorismo ribelle non é fatto per prevenire quello dell'occupante ma per provocarlo, per inasprirlo. Esso é autolesionismo premeditato: cerca le ferite, le punizioni, le rappresaglie, per coinvolgere gli incerti, per scavare il fosso dell'odio".

E Lucioli-Sabatini
, é altrettanto chiaro (in "Resistenza al di là del mito", Tusculum Roma. 1997, pag 41)."Le azioni di guerriglia, i sabotaggi e gli atti di terrorismo dovevano servire a provocare la rappresaglia. Ottenuta la strage, l'antifascismo (rosso, Gap) poteva impossessarsi di una copiosa messe di martiri da piangere come fossero i propri e da inserire nella vulgata resistenziale".



La convenzione dell'Aja non prevedeva alcuna norma che vietasse l'esecuzione sommaria di civili. Anzi, durante la conferenza del 1907, nessun ascolto trovò la proposta del delegato olandese che chiedeva che in territori occupati i catturati potessero essere uccisi solo a seguito di una regolare sentenza.

Le rappresaglie non erano considerate misure penali contro la popolazione civile, bensì atti di autodifesa per far valere il diritto e piegare la volontà della popolazione che abbracciava la causa del nemico.

Tutte le rappresaglie tuttavia dovevano mantenersi in un limite che bastasse a garantire l'ordine e non dovevano eccedere. Dovevano comunque essere prese come misure temporanee e non permanenti.

Secondo l'Art. 2 della convenzione di Ginevra del 1929 non potevano essere utilizzati per una rappresaglia né feriti né prigionieri di guerra e neppure personale sanitario.

Nel caso n.9 il tribunale di Norimberga confermò che "le misure di rappresaglia in guerra sono atti che, anche se illegali, nelle condizioni particolari in cui esse si verificano possono essere giustificati: ciò "in quanto l'avversario colpevole si è a sua volta comportato in maniera illegale e la rappresaglia stessa è stata intrapresa allo scopo di impedire all'avversario di comportarsi illegalmente anche in futuro."

Con la fucilazione di ostaggi si poteva ottenere l'obbedienza degli abitanti di territori occupati ai sensi dell'Art. 42 della convenzione dell'Aja allorquando altre misure non fossero risultate sufficienti: "La popolazione ha l'obbligo di continuare nelle sue attività abituali astenendosi da qualsiasi attività dannosa nei confronti delle truppe e delle operazioni militari. La potenza occupante può pretendere che venga data esecuzione a queste disposizioni al fine di garantire la sicurezza delle truppe occupanti e al fine di mantenere ordine e sicurezza. Solo al fine di conseguire tale scopo la potenza occupante ha la facoltà, come ultima ratio, di procedere alla cattura e alla esecuzione degli ostaggi".

Rappresaglie secondo il diritto internazionale, in particolare la fucilazione di ostaggi, secondo quanto stabilito dai tribunali per i crimini di guerra della seconda guerra mondiale, potevano essere effettuate in presenza di cinque condizioni:

1. Dopo attacchi contro la potenza occupante, laddove la rappresaglia si rendesse necessaria dal punto di vista militare. La rappresaglia serviva innanzi tutto per impedire ulteriori delitti commessi dall'avversario. L'ordine dell'alto comando dell'esercito di data 5 giugno 1941 imponeva "rappresaglie severe" quando esse si rendessero necessarie per la sicurezza della truppa che occupava il territorio.

2. Quando le ricerche degli autori di atti illeciti avessero dato esito negativo. Anche l'ordine "Barbarossa" (13 maggio 1941) contrario al diritto internazionale consentiva l'arresto collettivo di ostaggi "quando le circostanze non consentano una rapida individuazione degli autori di un fatto criminoso".

3. Che esse fossero ordinate da ufficiali superiori.

4. Che tenessero conto della proporzionalità. Nel citato caso n.9 il tribunale di Norimberga confermò che "misure di ritorsione, qualora consentite, debbono essere proporzionate al fatto illecito commesso". Questo è un punto di particolare importanza dal momento che si tratta di vite umane. Nel caso n.7, cioè nel processo a carico dei generali List, von Weichs e Rendulic tenutosi nel 1948, la proporzione accettata dal tribunale di Norimberga come equa era 10.1 vale a dire fucilazione di dieci ostaggi per ogni soldato tedesco ucciso da un atto terroristico.

5. Che la cerchia delle persone colpite dalla rappresaglia fosse in qualche modo in rapporto col reato commesso a danno delle forze occupanti. Che gli ostaggi o le persone destinate alla rappresaglia fossero tratte dalla cerchia della resistenza. Cosa questa che venne applicata anche dai tribunali postbellici francesi.

Per quanto riguarda i criteri di scelta degli ostaggi il diritto internazionale non fornisce chiarimenti. La scelta poteva essere effettuata con criteri di discrezionalità. Come mezzo coercitivo infatti le rappresaglie acquistavano forza particolare soprattutto quando venivano colpite persone innocenti. Nel caso n. 7 giudicato a Norimberga i giudici affermarono: "Il criterio discrezionale nella scelta può essere disapprovato ed essere spiacevole, ma non può essere condannato e considerato contrario alle norme del diritto internazionale. Deve tuttavia esserci una connessione fra la popolazione nel cui ambito vengono scelti gli ostaggi e il reato commesso" (quindi luogo dell'attentato o l'appartenenza a gruppi clandestini che compiono atti terroristici).

L'ordine del comando supremo dell'Est in data 16 settembre 1941 relativo ai movimenti insurrezionali nei territori occupati appariva già di per sé illegittimo dal momento che era una misura di ritorsione contro un determinata razza o un determinato gruppo senza tener conto delle particolari circostanze del caso.
Il diritto alla rappresaglia venne accolto anche alle forze britanniche nel paragrafo n.454 del "British Manual of Military Law". Le forze americane a loro volta prevedevano la rappresaglia nel paragrafo n. 358 dei "Rules of Land Warfare del 1940. Per le truppe francesi, l'allegato I alle istruzioni di servizio del 12 agosto 1936 consentiva all'Art.29 il diritto di prendere ostaggi nel caso in cui l'atteggiamento della popolazione fosse ostile agli occupanti, e il successivo Art. 32 prevedeva l'esecuzione sommaria degli stessi ostaggi se si verificavano attentati.


"Nel 1947 i magistrati militari britannici, nel processo a carico di Albert Kesselring, commentarono che nulla impediva che una persona innocente potesse essere uccisa a scopo di rappresaglia".
(F.J.P. Veale, Advance to barbarism (ed.The Mitre Press. Londra 1968) e dello stesso autore, Crimes discretely veiled (ed. IHR, Torrance, California,1979)

Nell'occupazione del territorio tedesco nel 1944 e 1945, anche gli alleati fecero riscorso a rappresaglie e catture di ostaggi in conformità alle disposizioni che erano in vigore nei loro paesi. Ecco alcuni esempi:

* A Stoccarda il generale francese Lattre de Tassigny minacciò l'uccisione di ostaggi tedeschi nel rapporto di 25:1 se fossero stati uccisi soldati francesi.
*A Marcktdorf erano previste fucilazioni di ostaggi nel rapporto di 30:1.
* A Reutlingen i francesi uccisero 4 ostaggi tedeschi affermando che era stato ucciso un motociclista che in realtà era rimasto vittima di un incidente.
* A Tuttlingen, i francesi annunciarono il 1° maggio 1945 che per ogni soldato ucciso sarebbero stati fucilati 50 ostaggi. (L'originale del manifesto appare nel libro di Spataro che citiamo sotto)

* Ad Harz le forze americane minacciarono di esecuzione punitive nel rapporto di 200:1.

* Quando il generale americano Rose, nel marzo del 1945, rimase vittima di una imboscata, gli americani fecero fucilare per rappresaglia 110 cittadini tedeschi. (In realtà Rose era stato ucciso in un normale combattimento, soldati contro soldati - ma l'imboscata è pur sempre un atto di guerra se si portano le mostrine e la divisa).

* A Tambach, presso Coburg, in data 8 aprile 1945 il tenente americano Vincent C. Acunto fece fucilare 24 prigionieri di guerra tedeschi e 4 civili; accusato di omicidio venne assolto.

* A Berlino l'Armata Rossa che l'occupava minacciò fucilazione di ostaggi nel rapporto di 50:1. Il testo del comunicato era il seguente: "Chiunque effettui un attentato contro gli appartenenti alle truppe d'occupazione o commette attentati per motivi di inimicizia politica, provocherà la morte di 50 ex appartenenti al partito nazista". (Pubblicato sul quoridiano Verordnunsglatt di Berlino in data 1 luglio 1945).

*
A Soldin, Neumark, i russi andarono al di là di questa cifra: furono fucilati 120 cittadini tedeschi perchè un maggiore russo era stato ucciso nottetempo da una guardia tedesca. (che poi risultò essere stato ucciso perchè il russo gli stuprò la moglie (Mario Spataro, Dal caso Priebke al nazi gold, Ed. 7° Sigillo, vol.2, Pag. 913).

* Una delle più gravi fu la strage di Annecy del 18 agosto 1944, in un campo di prigionieri tedeschi gestito da americani e francesi; proporzioni di 80:1.(ib)

* A Bengasi, gli inglesi di Montgomery contro gli italiani applicarono quella del 10:1. (Ib.)

Ma anch in Italia ci furono atti poco consoni ad un esercito "Liberatore". Infatti delle rappresaglie furono fatte da famoso generale Patton (il "generale d'acciaio") allo sbarco in Sicilia il 10 luglio 1943. A lui non importava se erano fascisti, antifascisti o partigiani. L'ordine ai suoi uomini era "Anche se si arrendono non badate alle mani alzate: sparate prima. Non voglio nessun prigioniero". Oggi chiedete agli abitanti di Biscari (oggi Acate) come si comportò Patton. E infatti con quell'ordine molti furono uccisi o messi al muro.

 

Un cappellano locale il mattino del 15 luglio trovò una fila di 34 cadaveri sulla strada che portava al paese di Biscari, e a pochi metri una grande quantità di bossoli americani. Per questa mattanza informò l'alto Comando Americano e questo preoccupato per la brutta immagine che si dava all'esercito americano "liberatore" intervenne.
Patton e i suoi uomini li mandarono sotto processo. Ma si accusavano l'un l'altro. Che l'ordine era di Patton. Ma Patton negava. Alla fine diedero alcuni ergastoli ma nessuno scontò nemmeno un anno. Patton ne uscì del tutto innocente.
Tuttavia gli fu poi tolto il comand; fu inviato in Normandia in previsione dello sbarco. Ma anche qui per il suo modo irrequieto di agire Eisenhower gli impedì di continuare l'avanzata verso Praga. Ribellatosi a quell'ordine, ci fu anche qui la sua destituzione. Ma qualcuno avanza l'ipotesi che ci fu un complotto per sbarazzarzi di lui. Infatti Patton mentre si divertiva andando a caccia, ebbe uno strano un incidente stradale a Spira con un autocarro americano; dove però nessuno rimase ferito ma vi morì solo lui, Patton. Fu sepolto - (lui che aveva goduto di grande prestigio quando guidava le sue forze corazzate) - con una sola una banale crocetta in un quasi anonimo cimitero delle Ardenne.

Quell''isolato processo statunitense per l’eccidio di Biscari, nessun inglese o americano abbiamo visto fu condannato per uccisione di prigionieri di guerra italiani che erano avvenuti allo sbarco in Sicilia con Patton. Ma altrettanto avvenne anche nelle zone sovietiche. Anche qui nessuno ha subito sanzioni per le morti di prigionieri di guerra italiani oltre che tedeschi. Nè abbiamo mai saputo dove finirono 100.000 prigionieri italiani fatti dai russi. (Togliatti tornato in Italia, pur a conoscenza - lui era in Russia - non diede nessuna informazione riguardo ai suoi "compagni" spariti in Russia).
Purtroppo da sempre, sono i vincitori che processano i vinti, mentre davanti a dei “crimini di guerra” non vi sono né vincitori né sconfitti. Solo ignoti “criminali” e milioni di “vittime”.

Altro che "Diritti Umani". Inseriti in tutte le Costituzioni moderne. Fra l'altro la "Legge Umanitaria Internazionale", contempla che una Nazione in caso di guerra e durante una sua emergenza nazionale, per salvare i suoi cittadini può ricorrere alle sue "risorse", cioè al suoi esercito regolare e alle armi che possiede. L'uso della Bomba Atomica - chi la possiede - é appunto anch'essa una "risorsa". Ma non sarebbe tale se un'altro Stato vorrebbe costruirsela e possederla, la sua sarebbe una minaccia. Quasi tutti gli Stati - volendo creare un periodo di pace - hanno firmato una convenzione per il non proliferare di armi nucleari. Ma alcuni non l'hanno mai firmata - come Israele che potrebbe usare le sue "risorse" quando e come vuole.



Dopo quanto detto sopra, a molti verrà in mente il noto attentato di Via Rasella a Roma il 23 marzo 1944 e la tragica rappresaglia del 10:1 delle Fosse Ardeatine due giorni dopo, il 24-25 marzo.
Su questi fatti esiste  un accuratissima ricostruzione nei due grossi volumi pubblicati nel 1999 da Mario Spataro, moltissimi i documenti, con una lunga serie di immagini, e i resoconti dei vari processi, fino all'ultimo quello di Priebke (lo abbiamo già citato sopra). Ma Priebke, per averlo conosciuto di persona quando abitava nelle nostra casa a Chieti - non era un cinico "fucilatore". (fu lui un giorno a vestirsi in borghese (con un pastrano di mio nonno) e andò a scoprire dov'era recluso Mussolini a Campo Inperatore per organizzare la sua liberazione. Lui eseguiva solo degli ordini. L'accusa fu che compilò la lista dei reclusi a Rebibbia, fatti fucilare dal cinico Kappler alle Ardeatine. Priebke a fine guerra evitò il processo a Norimberga. Ma fu poi in seguito processato (solo nel 1996 !!!) in Italia: con accesi dibattiti, fra tante prescrizioni, "grazie" e dispute varie. Anche Montanelli intervenne ed espresse dei dubbi sulla liceità del processo. "Certo, poteva non eseguire l'ordine, ma rifiutando cosa doveva fare? prendersi lui un colpo da Kapppler o doveva suicidarsi? Ma questo allora lo avrebbe fatto diventare un martire".
Nel 2013 si parlava ancora del suo interminabile processo. Ma ormai lui aveva raggiunto i 100 anni di età e morì a Roma l'11 ottobre 2013, senza onoranze funebri e la salma fu tumulata in un luogo segreto.

Restando su questo argomento delle rappresaglie, prendiamo alcuni passi significativi che riporta Spataro nei dettagli citando alcuni passi di una vastissima bibliografia ufficiale.

"Secondo il diritto internazionale (Art. 1 della convenzione dell'Aia del 1907) un atto di guerra materialmente legittimo può essere compiuto solo dagli eserciti regolari ovvero da corpi volontari i quali rispondano a determinati requisiti, cioè abbiano alla loro testa una persona responsabile per i subordinati, abbiano un segno distintivo fisso riconoscibile a distanza e portino apertamente le armi. Ciò premesso, si può senz'altro affermare che l'attentato di Via Rasella, quale ne sia la sua materialità, è un atto illegittimo di guerra per essere stato compiuto da appartenenti a un corpo sì di volontari che però, nel marzo 1944, non rispondeva ad alcuno degli accennati requisiti. Stabilito che l'attentato di via Rasella costituì un atto illegittimo di guerra, occorre accertare, per le diverse conseguenze giuridiche che ne derivano, quale fosse la posizione degli attentatori nei confronti dello stato italiano in quel preciso momento (e del governo del Sud Badoglio, che aveva diramato l'ordine a tutti gli uomini della Resistenza di evitare di fare attentati nelle città, proprio per evitare quel tipo di prevedibili (e ripetiamo per il nemico legittime) rappresaglie che avrebbero coinvolto anche civili).


 
Tutti i partigiani, come detto, non facevano parte di una organizzazione militare inquadrata nella giunta militare. Questa, alla stessa stregua del CLN si poneva come organo sì legittimo dello Stato italiano, ma solo di fatto (temporaneo) e che solo in seguito si sarebbe costituito dopo la "liberazione" ( ma che durò solo due giorni, il Comando lo costituirono gli angloamericani).

L'Italia (ma non gli angloamericani alla Conferenza di Pace a Parigi), solo dopo e successivamente, considerò come "propri combattenti" i partigiani che avevano combattuto contro i tedeschi". (ricordiamo fra l'altro che fino all'ottobre inoltrato l'Italia non aveva ancora "dichiarato guerra" alla Germania. (fu fatto solo su sollecito di Eisenhaur. Anche se fu considerata carta straccia.
Prova ne sia che dopo questa tardiva dichiarazione di guerra non è poi mai seguita una pace con la Germania. Se veramente fosse stata valida, oggi - paradossalmente - noi continuiamo ad essere in guerra con la Germania).

Ma per concludere, alla fine lo Stato italiano dichiarò non punibili (quindi tutti amnistiati) gli atti compiuti dai partigiani, con il decreto legge n. 96 del 5 aprile 1944 (pochi giorni dopo via Rasella) e con il n. 194 del 12 aprile 1945; gli attentati  li considerava quindi come legittimi".

Nello stesso 25 marzo di via Rasella, ai disertori di Forlì si erano uniti ai partigiani finirono fucilati. (leggittimo anche questo?)

 

Ora se veramente tutte le azioni commesse dai partigiani si fossero dovute classificare come atti legittimi di guerra, è fin troppo chiaro che nessun motivo ci sarebbe stato di promulgare il provvedimento n. 96 di sopra e successivamente anche l' amnistia successiva fatta da Togliatti nel nuovo Governo" (ib.)
  
Si veda anche il processo "beffa di Franco" a Milano (nel 1949 !!!!!) , sulle "diserzioni" (o "fuga dalle caserme") dell'8 settembre 1943; anche questo processo sollevò una questione di diritto non facilmente risolvibile, se non con un colpo di spugna generale; altrimenti tutti i "disertori" (che erano i cosiddetti "partigiani" fuggiti dalle caserme e saliti sulle montagne) andavano puniti con le stesse pene (non più con la fucilazione ma con 21 anni di reclusione) come si chiesero per Franco, giudici fatti in buona parte da tutta la nuova classe politica che varò la Costituente, il nuovo Parlamento, la Costituzione, la Repubblica italiana, il governo.

Altrettanto sarebbe accaduto se processavano tutti i partigiani per aver commesso atti illegittimi; proviamo poi ad immaginare quanti (a parte i processi penali) se i responsabili delle azioni terroristiche e di cecchinaggio delle bande erano tenuti anche a risarcire per danni le famiglie delle loro vittime nonchè quelle delle vittime delle rappresaglie. 
Una causa civile per danni fu infatti promossa nel 1949 (!!!!!). Fin dalle prime sentenze di primo e secondo grado della magistratura civile (9 giugno 1950 e 14 gennaio 1954) stabilirono (quindi retroattivamente) che in Via Rasella si era svolta una "azione di guerra" condotta da "legittimi belligeranti". - "L'autorità giudiziaria non può quindi prendere in considerazione una richiesta di risarcimento per quella rappresaglia" concludeva la sentenza emessa dalla magistratura civile alla corte di cassazione il 9 maggio 1957 (!!!!!) . (Rappresaglia provocata dagli attentatori  - si disse durante il dibattimento - pur sapendo che il nemico aveva il diritto di attuarla. Ndr.)

Chiariti questi concetti da una parte (in quella civile), si può esaminare la tesi della difesa in quell'altra (penale), degli esecutori della strage alle Ardeatine, secondo la quale le fucilazioni degli ostaggi  costituirono per i tedeschi una "legittima rappresaglia". E per rappresaglia -si intende una via di fatto contro lo Stato che abbia commesso una violazione di diritto internazionale, posta in essere dallo Stato che abbia subito una occupazione. In questa situazione la rappresaglia può essere disposta, oltre che dall'autorità statale facultata nei rapporti internazionali, anche dal comandante supremo o dal comandante di grande unità.... Dall'accennato rapporto sussistente fra il movimento partigiano e lo Stato Italiano deriva che, in conseguenza dell'atto illegittimo di via Rasella, lo stato occupante aveva diritto di agire in via di rappresaglia. (lo si chiama sempre "Stato Occupante" mentre era fin dall'inizio della guerra il nazista era un "alleato".

Rappresaglie che non erano solo nell'ordine della legge internazionale, ma erano già state preannunciate, minacciate e in altri casi già eseguite dai tedeschi con manifesti; che sembra nessuno abbia mai visto, ma però non è sparito il Messaggero e Il Piccolo di quel giorno che riportavano l'avviso.


( ..."assume il comando" (agli ordini dei tedeschi)!!!



Seguì poi l'Ordinanza del 14 settembre fatta sempre da Calvi Di Bergolo - genero del Re che con Badoglio avevano lasciato a Roma proprio a Calvi l'esercito italiano allo sbando prima della sua precipitosa fuga la mattina del 9. (temevano di finire con la gola tagliata se ci fosse stato veramente lo sbarco degli americani).

Anche se - il giorno 8 ( già fatta la firma dell'armistizio il giorno 3) - Il Re e Badoglio dovettero sostenere l'infuriato assalto di Rahn; lui già immaginava il "Tradimento" e aveva perfino già informato Hitler e Goebbels che già temevano proprio la resa con gli americani. BADOGLIO aveva tranquillizzato il preoccupato ambasciatore : "Sono il piu' vecchio generale d'Italia, mi chiamo Badoglio, mi riesce incomprensibile la diffidenza di Hitler; vi do' la mia parola d'onore (!!!!) che marceremo con voi fino in fondo, abbiate fiducia". (!!!)


Un Esercito che poi Calvi 2 giorni dopo (il 10) (non essendoci stato il tanto temuto sbarco degli americanI) consegnò ai tedeschi dichiarando che "era un onore appartenervi".
Poi con un PROCLAMA successivo ha ordinato a tutti i militari italiani sbandati di presentarsi nelle caserme per consegnare ai comandi (ora a Roma diventati tedeschi) le armi individuali o di qualsiasi altro tipo in possesso.
(i fatti e il Proclama li possiamo leggere in queste pagine >>>>>>>>>>

E minacciò (vedi l'immagine sopra) con una ordinanza con pene severe per chi avrebbe abbracciato delle armi contro di loro "giudicato e fucilato per giudizio sommario".
Ciononostante a Roma ci furono alcuni che le armi le abbracciarono per davvero contro i tedeschi e negli scontri ci furono anche dei morti; ma durò molto poco. Tutto cadde nell'indifferenza dei romani; nella stessa sera era tutto finito con ristoranti, cinema e teatri già tutti aperti.

Ma poi anche per Calvi Di Bergolo venne la sua ora, i tedeschi non si fidavano più del genero del "traditore"; il RE a Brindisi si era già messo nelle braccia degli americani. E quindi non solo il Re e Badoglio, ma tutti gli italiani da quel momento furono considerati traditori; e ribadirono ciò che aveva già detto Calvi: "....fucilati per giudizio sommario"

Nell'ambito di un dibattito etico, politico e storico la questione se l'attentato di via Rasella era veramente necessario farlo è una cosa, ma non assume rilevanza giuridica alcuna ai fini delle norme inserite nelle convenzioni citate sopra e accettate da tutti gli eserciti di ogni Stato. Quindi la prevedibilità di una reazione tedesca era non solo scontata ma era giuridicamente legittimata.

La questione poi dei cinque (o sei) in più fucilati è tutt'altra questione. Ma anche la famosa lista originale dei prelvati non è mai stata trovata. E alcuni dei fucilati (7) sono sempre rimasti ignoti. Ma sappiamo che furono prelevati molti che erano degli antagonisti dei GAP (come Montezemolo) e che per spiate varie erano finiti in galera. Nemmeno ignoti i 65 ebrei prelevati dal carcere, dove vi erano finiti per una singolare segnalazione di una "Pantera" dentro il Ghetto (già funestato dalla famosa deportazione) che per denari segnalava al suo innamorato fascista gli indirizzi di facoltosi ebrei che abitavano non nel Ghetto ma a Roma.

Del resto non si sa nemmeno quanti civili perirono nell'attentato di Via Rasella (
Anche se Il Messaggero del 28 marzo 1944, quattro giorni dopo l'attentato, già accennava a sette vittime civili) (Ib.) Poi é sparito anche questo.

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