In
questo articolo prenderemo in considerazione i principali elementi del pensiero
di Comte.
Vogliamo mettere in evidenza che l’unica filosofia della storia che
per vastità di orizzonte anche se non per profondità di pensiero
può essere paragonata alla filosofia della storia di Hegel è
l’opera di Comte.
Entrambe non sono soltanto filosofie della storia ma sono esse stesse anzitutto
filosofie storiche permeate del loro metodo dal senso storico.
Come Hegel anche Comte è convinto che nessun fenomeno può
venir compreso filosoficamente senza esser compreso storicamente mediante
l’individuazione della sua origine e destinazione temporale e della
sua relativa giustificazione nell’intero processo storico.
Sia la filosofia della storia di Hegel sia quella di Comte sono filosofie
post rivoluzionarie, cioè ispirate dallo stimolo liberatore della
rivoluzione francese.
Nello stesso tempo Hegel e Comte tentano di introdurre nella dinamica rivoluzionaria
del progresso moderno un elemento di stabilità: Hegel attraverso
il carattere assoluto dello “ Spirito”, Comte attraverso la
potenza relativa dell’ ”ordine", in cui si secolarizza
la gerarchia cattolica.
La
filosofia positiva di Comte si distingue fondamentalmente da quella teologico-
metafisica in quanto relativizza tutti i concetti che prima erano assoluti.
Mentre la teologia e la metafisica della storia sono assolute nella loro
concezione, la filosofia positiva della storia è relativa nella sua
concezione e determinata nella sua applicazione.
Lo
scopo generale della filosofia della storia di Comte è di chiarire
il progresso dello spirito umano nella sua totalità, il quale perviene
alla sua piena maturità nello stadio scientifico della nostra civiltà
occidentale.
Per
Comte lo sviluppo dell’umanità non è vagamente universale
ma ha il suo punto di partenza unitario e determinato nella razza bianca
del mondo occidentale. Egli utilizza i concetti di ”sviluppo e di
progresso” che in quanto categorie scientifico - positive debbono
escludere ogni valutazione morale, senza negare che il continuo sviluppo
abbia come necessaria conseguenza anche un miglioramento e un perfezionamento
dell’umanità.
Comte
tuttavia si guarda dall’impegnarsi nella sterile controversia sull’aumento
della felicità assoluta nel succedersi delle varie epoche storiche.
Dallo suo studio sullo sviluppo universale Comte dedusse la
“grande legge fondamentale” secondo la quale ogni ramo
della nostra civiltà e della nostra conoscenza percorre successivamente
tre diversi stadi: quello teologico (infanzia), quello metafisico (gioventù)
e quello scientifico (maturità).
Come l’era cristiana fu considerata lo stadio finale, così
anche l’Era scientifica rappresenta l’ultimo stadio che conclude
la tradizione del progresso storico dell’umanita. Tale Era ha avuto
inizio con Bacone, Galilei e Cartesio la cui
opera deve essere ampliata e completata mediante l’elaborazione del
metodo storico- sociologico che fa della filosofia della storia una scienza.
La
gerarchia delle scienze, dalla matematica alla sociologia viene determinata
con metodo omogeneo e culmina nella “fisica sociale”,
cioè nella sociologia, che completa
il sistema delle scienze naturali.
In questo sviluppo progressivo lo stadio teologico costituisce il punto
di partenza, quello metafisico uno stadio intermedio e quello scientifico
la fase finale.
Nel
primo stadio lo spirito umano cerca la vera natura delle cose, le loro cause
prime nonché la loro origine e il loro fine e cioè la conoscenza
assoluta. Tale stadio rappresenta tutti i fenomeni come se fossero prodotti
dall’intervento diretto e continuo di molteplici potenze soprannaturali
(politeismo) o di un’unica potenza divina (monoteismo).
Nello
stadio metafisico queste potenze soprannaturali vengono sostituite
da entità astratte. Le questioni poste dalla metafisica sono ancora
quelle teologiche ma il modo di risolverle è già metafisico.
Nello stadio positivo lo spirito ha finalmente
capito l’impossibilità di costruire concetti assoluti. Esso
rinuncia alla ricerca dei concetti assoluti e limita la sua ricerca unendo
l’osservazione empirica e la deduzione logica alle relazioni immutabili
delle successioni fenomeniche. Lo spirito ricerca le leggi naturali che
sono alla base del progresso scientifico dell’umanità nello
stadio positivo.
La nuova filosofia di Comte è un relativismo
in senso radicale e letterario in quanto si rivolge esclusivamente allo
studio di relazioni. Mentre ogni ricerca sulla natura delle cose deve essere
assoluta, lo studio delle leggi dei processi, deve essere relativo. Esso
presuppone un ininterrotto progresso della ricerca, commisurato al graduale
miglioramento della nostra osservazione, senza che tuttavia la realtà
venga mai rivelata completamente.
Il
carattere relativo dei concetti scientifici
è inseparabile dall’idea delle leggi
naturali. Comte afferma che non vi è alcuna conoscenza, tranne
quella rivelata, che non sia condizionata dall’oggetto agente su di
noi e dall’organismo che reagisce ad esso. Questo relativismo è
soprattutto evidente nella biologia e nella sociologia, ma è fondamentale
anche per tutte le altre scienze positive.
Per
Comte spiegare un fenomeno significa null’altro che stabilire relazioni
tra singoli fenomeni e alcune leggi generali, il cui numero diminuisce sempre
più con il progresso della scienza. L’ideale irraggiungibile
sarebbe la spiegazione di tutti i fenomeni mediante un’unica legge.
Per Comte la filosofia positiva si deve occupare soltanto di questioni che
trovano la loro risposta nell’ambito del nostro orizzonte, mentre
all’uomo primitivo, interessavano solamente quelle questioni alle
quali non era possibile rispondere.
Tali
questioni riguardavano l’origine, lo scopo e l’essenza di tutte
le cose presenti nell’universo. Tuttavia Comte tenta di giustificare
la necessità storica del pensiero teologico. Lo spirito maturo deve
osservare i fatti per elaborare una teoria scientifica. Muoversi liberamente
dentro questo cerchio tra teoria e fatti, o tra interpretazione e osservazione,
sarebbe troppo difficile per una mente scientificamente impreparata. Essa
deve pertanto iniziare la sua ricerca con un metodo più semplice,
e presuppore un ente soprannaturale come causa ultima e diretta degli eventi
osservati.
Se
l’uomo non fosse partito da una sopravvalutazione delle sue capacità
conoscitiva e della sua importanza nell’universo, non avrebbe mai
appreso né compiuto tutto quello che effettivamente è in grado
di fare. La filosofia teologica offrì lo stimolo necessario per incitare
la mente umana al faticoso lavoro, senza il quale essa non avrebbe fatto
alcun progresso.
D’altro
lato per passare dalla speculazione soprannaturale alla filosofia positiva
occorreva il sistema intermedio. Secondo Comte a tale scopo le concezioni
metafisiche furono utili e necessarie, sostituendo alla direzione soprannaturale
della natura e della storia entità corrispondenti.
L’osservazione si rivolse più liberamente ai fatti stessi finchè
le cause metafisiche finirono per diventare mere astrazioni.
Dobbiamo mettere in evidenza che il fine generale a cui tende la storia
universale di Comte è dunque il futuro aperto di un progresso lineare
da stadi primitivi a stadi più evoluti. Questo progresso appare più
evidente sul piano intelletuale che non su quello morale.
Inoltre Comte sostiene che esso si è realizzato più nelle
scienze naturali che in quelle sociali. Pertanto il compito ultimo è
l’applicazione dei risultati delle scienze naturali alla sociologia,
allo scopo di una riorganizzazione sociale.
Secondo Comte la grande crisi politica e morale in cui si trovavano le nazioni
più civili in quel periodo storico aveva il suo fondamento in un’anarchia
spirituale. A detta di Comte la mancanza di stabilità presente nell’ordine
sociale è da ricondurre alla confusa coesistenza delle tre diverse
filosofie: quella teologica, quella metafisica e quella positiva. Ciascuna
di esse potrebbe da sola assicurare un certo tipo di ordine sociale ma
il loro coesistere fa sì che esse si neutralizzino a vicenda
rendendo impossibile ogni ordine sociale.
Comte
sostiene che per controbilanciare la tendenza anarchica al mero potenziamento
dei diritti individuali alla libertà astratta e all’eguaglianza
e per porre fine ai periodi rivoluzionari degli ultimi secoli, occorre riorganizzare
la forza stabilizzatrice dell’ordine sociale.
Soltanto
il sistema sociale capace di unire l’ordine conservatore e il progresso
rivoluzionario può condurre al suo ultimo e positivo fine. Tale fine
è lo stato di cose caratteristico della storia europea dopo la distruzione
dell’ordine sociale medievale. Ordine e progresso che secondo gli
antichi si escludono l’un l’altro, costituiscono invece per
la civiltà moderna due condizioni che debbono venire realizzate contemporaneamente.
Secondo
Comte la loro integrazione rappresnta la difficoltà fondamentale
ma anche il fondamento di ogni autentico sistema politico. L’ordine
sociale non può essere stabilito e mantenuto se incompatibile con
il progresso. Infatti nessun progresso può
compiersi se non è diretto anche al consolidamento dell’ordine
sociale.
Di
conseguenza nella filosofia positiva ordine e progresso sono i due aspetti
inseparabili di un medesimo principio. Comte afferma che storicamente la
chiesa cattolica fu la grande conservatrice della tradizione, della gerarchia
e dell’ordine mentre al contrario il protestantesimo ha promosso lo
spirito critico del progresso.
Nella
società moderna il nuovo ordine sociale non sarà ne’
cattolico ne’ protestante ma semplicemente positivo e naturale come
le leggi della storia sociale.
Comte spiega il progresso sociale relativamente limitato prima dell’avvento
del positivismo con lo scarso sviluppo delle scienze positive. Inoltre la
scarsa conoscenza delle leggi naturali impedì il progresso scientifico
dell’umanità.
Comte mette in evidenza che “ la politica di Aristotele che si avvicina
più delle altre sue opere ad una concezione positiva non rivela ne’
una tendenza progressiva ne’ il minimo barlume delle leggi naturali
della civiltà ovvero della legge dell’evoluzione. All’antichità
classica il corso della storia in generale apparve non come un processo,
bensì come una successione ciclica di fasi ricorrenti. Agli antichi
mancò l’esperienza di una trasformazione diretta versa un fine
futuro.
Comte
sostiene che il primo presentimento del progresso umano fu ispirato dal
cristianesimo che proclamando la superiorità della legge evangelica
su quella mosaica, diede origine all’idea di uno sviluppo progressivo
della storia verso il suo compimento. Esso non potè tuttavia elaborare
una teoria scientifica del progresso sociale che avrebbe contradetto la
sua pretesa di rappresentare lo stadio finale dello spirito umano.
La prima teoria soddisfacente di un progresso generale fu proposta da un
cristiano credente, che era contemporaneamente un grande scienziato ovvero
Pascal. Egli considerò la successione
storica delle generazioni nel corso dei secoli come un unico uomo che continua
ad imparare. Secondo Comte il passo più importante verso una giusta
comprensione della storia sociale fu compiuto da Montesquieu
e da Condorcer. Quest’ultimo autore anticipò
l’idea del continuo progresso della razza umana, idea tanto cara a
Comte.
Detto
ciò consideriamo conclusa il nostro discorso intorno agli elementi
fondamentali del pensiero di Comte.