Prof. Giovanni Pellegrino

In questo articolo ci interesseremo del paleolitico uno dei due grandi periodi della preistoria. (
che va da 2 milioni e mezzo a 10.000 a.C.)
Con Homo habilis e Homo erectus si entra già nella preistoria ossia nella lunghissima fase della storia umana precedente l’invenzione della scrittura, databile intorno al IV millennio a.C.


La distinzione tra preistoria e storia nasce dal fatto che fu con la scrittura che l’uomo iniziò a disporre dello strumento per accumulare il sapere e per trasferirlo di generazione in generazione.
In tal modo di tale periodo l’uomo fu in grado di conservare la memoria delle cose avvenute: fu cioè in grado di elaborare una “Storia”.

La preistoria viene divisa in due grandi periodi: il paleolitico (“l’età della pietra antica)” che va da 2 milioni e mezzo a 10000 anni prima di Cristo: il neolitico (“età della pietra nuova “) che va da 10.000 anni a circa 3.000 anni prima di Cristo.

Il paleolitico è così chiamato non perché gli unici strumenti impiegati fossero di pietra dal momento che si usavano certamente anche il legno e l’osso. In realtà tale periodo è denominato paleolitico perché i reperti archeologici di questo periodo sono costruiti quasi esclusivamente con la pietra.

 


In questo lunghissimo arco di tempo si verificarono lenti ma continui progressi per tecniche di costruzione degli strumenti.
Si passò dalle prime pietre rozzamente scheggiate alla lavorazione raffinata di pietra avorio e osso per costruire altri strumenti più potenti e precisi quali arpioni lance asce frecce e coltelli.


In base all’evoluzione delle tecniche di lavorazione l’età paleolitica si divide in paleolitico inferiore (da 2 milioni e mezzo a 80.000 anni a.C.) in cui vissero Homo Habilis e Homo erectus; paleolitico medio (da 80000 a 35000 anni a.C.) che ebbe come protagonisti Homo nehardertalensis e Homo sapiens; paleolitico superiore (da 35000 a 10000 anni a.C.)

L’unico protagonista del paleolitico superiore è l’Homo sapiens che costituisce la sola specie di ominidi oggi esistente.
Homo sapiens comparve in Africa circa 200.000 anni fa e dall’Africa si diffuse in tutto il mondo.
Dobbiamo dire che Homo sapiens aveva caratteristiche somatiche ormai pienamente e assolutamente umane. Tali caratteristiche sono scheletri piuttosto gracili e cervello voluminoso caratterizzato da un forte sviluppo della corteccia cerebrale area destinata al pensiero e alla parola.

Ma qual’ è la caratteristica evolutiva più importane dell’Homo sapiens?
La sua caratteristica evolutiva più rilevante è lo sviluppo di un’intelligenza superiore a qualsiasi essere fino a quel momento esistito.
Proprio a causa di tale caratteristica tale ominide è definito Homo sapiens.
Questo nostro progenitore oltre a saper costruire capanne e oggetti raffinati inclusi archi e frecce era in grado di comunicare con un linguaggio complesso.

Inoltre Homo sapiens era in grado di concepire ed esprimere concetti astratti e di realizzare opere d’arte. Dobbiamo dire che tali caratteristiche lo distinguevano oramai da ogni altra specie animale.
Homo sapiens iniziò ad emigrare dall’Africa in un periodo compreso tra i 100.000 e 60.000 anni raggiungendo prima l’Asia quindi l’Australia poi l’Europa e infine le Americhe.

Homo Sapiens fu in grado di emigrare dall’Africa grazie ai “ponti di terra” ovvero le terre emerse dal mare a seguito delle glaciazioni.
Il primo e più importante ritrovamento fossile di Homo sapiens in Europa risale al 1868 nella località francese di Cro-Magnon.
Per questo motivo Homo sapiens viene anche chiamato uomo di Cro-Magnon.


Ma l’uomo di Cro-Magnon non era solo: nel 1856 nella Valle di Neander in Germania furono scoperti i primi resti fossili di una specie di ominidi che è stata perciò chiamata uomo di Neanderthal.
I neandertaliani presenti nell’Eurasia già prima dell’arrivo dall’Africa di Homo sapiens erano presenti in un’area amplissima che andava dalla Spagna al Medio Oriente all’attuale Kazakistan.
Essi possedevano una cultura evoluta testimoniata dalla loro abilità nella lavorazione della pietra e dalla pratica delle sepolture segno del fatto che era già presente il culto dei morti.

Fecero la loro comparsa 300.000 anni fa e si estinsero intorno ai 40.000-30.000 anni fa per cause ancora misteriose.
L’ipotesi più plausibile è che essi siano stati sconfitti nella competizione per il cibo il territorio e le risorse proprio dal temibile rivale Homo sapiens.

Homo sapiens è l’unica specie del genere Homo sopravvissuto.
Il caso dell’uomo di Neanderthal ci fa comprendere che non bisogna immaginare l’evoluzione umana con una lite continua e progressiva che va da un ominide originario all’uomo moderno.
Più che a una linea continua l’evoluzione umana somiglia a un cespuglio: diverse specie di ominidi sono vissute contemporaneamente e estinguendosi o evolvendosi in base alle loro capacità di adattarsi all’ambiente di trasformarlo di trasformarsi.

Che l’evoluzione non sia una linea continua lo conferma anche una recente scoperta in Sudafrica. Si tratta di una specie finora sconosciuta del genere Homo denominata Homo naledi traducibile con “Uomo delle stelle” perché il ritrovamento è avvenuto in una caverna nota come “grotta delle stelle”.
Questo ominide ha alcuni caratteri simili a quelli dell’uomo moderno (bipedismo mani forti dimensione e peso) insieme ad altri che lo apparentano agli altri australopicheti come il cervello piccolo o le dita incurvate da abile arrampicatore. Come se questo Homo fosse costituito di pezzi diversi o per meglio dire appartenenti a diversi stadi di evoluzione della specie.

Per sopravvivere l’uomo del paleolitico poteva disporre di due principali strumenti: la pietra ed il fuoco.
L’economia in questa fase era un’economia di rilievo basata non sulla produzione di beni ma sulla caccia la pesca e la raccolta. La raccolta era effettuata soprattutto dalle donne che nel corso dei millenni avevano imparato a riconoscere i vegetali commestibili e la loro disponibilità stagionale.

Le donne sollevavano funghi frutti bacche e radici di ogni genere.
Gli uomini cacciavano prevalentemente animali di grossa taglia perché preferivano procurarsi una grande quantità di cibo in una sola volta.
Dalle ossa trovate negli scavi e dalle pitture delle caverne sappiamo che gli animali cacciati erano molti tra quali riteniamo opportuno citare l’ippopotamo l’elefante il mammuth il rinoceronte il cavallo il bue.

Gli antropologi chiamano bande le piccole comunità (da 20 a 50 individui) che costituivano le società umane nel paleolitico.
Dobbiamo dire che un’organizzazione sociale costituita da piccole comunità erano più adatte a un’economia di caccia e raccolta.
Infatti tale tipo di economia imponeva continui spostamenti alla ricerca di nuove nicchie ecologiche ovvero di ambienti che permettessero la sopravvivenza della presenza abbondante di frutti o di selvaggina. Per tale ragione il nomadismo era un'altra caratteristica fondamentale di queste comunità del paleolitico.
Tali comunità erano certamente molto instabili anche nella loro composizione.

Infatti una famiglia poteva unirsi ad una banda in una fase di caccia o dell’inseguire la selvaggina migrante. Ma tale famiglia poteva cambiare banda in un periodo dedicato alla raccolta. Proprio per questa ragione queste comunità del paleolitico erano molto instabili.
Per quanto riguarda le abitazioni dobbiamo dire che erano costituite dalle grotte o da capanne costruite con muretti in pietrisco e strutture in legno rinforzate da ossa di grandi animali su cui poggiavano coperture protettive di pelli o di paglia.

In estrema sintesi queste erano le caratteristiche principali della società del paleolitico.

 

 

Prof. Giovanni Pellegrino

PAGINA INIZIO - PAGINA INDICE