Storia dei servizi segreti russi)

Opricnina - Preobrazenskij Prikaz - Ochrana - Ceka

DAI CAVALIERI NERI
DI IVAN IL TERRIBILE
AGLI 007 DEL KGB

 

di Paola Mocchi

La storia dei servizi segreti russi affonda le radici nel lontano 1565, quando Ivan il Terribile fondò l'Opricnina, la prima "polizia politica" della Russia; i membri dell'Opricnina erano riconoscibili per il loro abbigliamento nero e per i cavalli che montavano, anch'essi neri: sulla sella, come emblemi della loro missione, erano disegnati una testa di cane e una scopa che sintetizzavano il motto "fiutare il tradimento e spazzarlo via". Di fatto la designazione dei traditori era molto relativa: talvolta traditrici erano intere città, come Novgorod che nel 1570 fu letteralmente assalita dagli opricniki e sottoposta, dopo cinque settimane di massacri e torture, ad un bagno di sangue.

L'aspetto più sconcertante è che Ivan dedicava molta parte del suo tempo alla preghiera, magari dopo aver devastato un intero villaggio e Stalin, circa quattro secoli più tardi, notava che lo zar avrebbe fatto meglio a pregare di meno e a liberarsi di un maggior numero di traditori. 

Dopo sette anni di stragi, l'Opricnina, fu sciolta. Durante il regno di Pietro il Grande, alla fine del XVII secolo, fu fondata la prima potente organizzazione con il compito di scovare, sventare e soffocare i reati politici, la Preobrazenskij Prikaz. Questa non fece altro che ripristinare il clima di terrore cominciato con l'Opricnina; le carceri e le camere di tortura costituivano una minaccia costante per ogni genere di persona: bastava infatti che si osasse fare dell'ironia contro lo zar, per venire subito imprigionati.

Lo stesso figlio di Pietro, Alessio, fu sottoposto alle torture con il benestare del padre e poco più tardi morì per le sofferenze inflittegli. La Preobrazenskij Prikaz ebbe vita breve e non abbiamo notizia di altre organizzazioni simili fino al 1826, anno seguente a quello della rivolta decabrista (vennero definiti decabristi gli ufficiali della guardia imperiale che congiurarono contro il regime dello Zar; ndr), dopo la quale  Nicola I si convinse che era necessaria la protezione di una polizia specializzata: Il compito fu assunto dalla Terza Sezione della Cancelleria Imperiale la quale, al di fuori e al di sopra della legge, doveva tutelare la sicurezza dello Stato, avendo a disposizione una vasta rete di informatori e parecchie migliaia di uomini che indossavano una tunica blu e dei guanti bianchi.

La Terza Sezione si distinse dalle precedenti non solo per la mancanza di clamorosi atti di forza, ma persino per l'apatia con cui svolse, a tratti, il proprio compito: basti pensare che uno dei Capi dell'organizzazione fu il fratello del generale Michail Orlov, capo di quel movimento decabrista, che la polizia aveva voluto sopprimere con la forza.

La Terza Sezione perse definitivamente il controllo della situazione quando, nel 1878, fu pugnalato in pieno giorno, sotto lo sguardo impotente della sua guardia male armata, il Capo dei Gendarmi, il generale Mezentsov; in seguito si moltiplicarono gli attentati contro lo zar e, nel 1880, si decise di sciogliere la Sezione e sostituirla con un Dipartimento di Polizia, all'interno del quale l'organizzazione della polizia politica prese il nome di Ochrana.

L'Ochrana era l'unico sistema di polizia nell'Europa di quegli anni che poteva operare al di fuori della legge; nei confronti dei crimini politici aveva infatti assoluta libertà di movimento. All'estero il suo compito era quello di controllare gli esuli russi, molti dei quali erano rivoluzionari e stavano preparando, con varie manovre, la caduta dello zarismo. Il quartier generale dell'Ochrana all'estero (Agenzia Estera) era a Parigi, città dove si rifugiava la maggior parte degli esuli politici. Finti portinai, poliziotti in borghese, agenti infiltrati nei gruppi rivoluzionari erano i mezzi più diffusi per la sorveglianza degli esuli. 

Tutto questo con l'approvazione dei servizi di polizia locali, soprattutto dopo che una serie di attentati e assassinii mise a nudo l'esistenza di fitte trame rivoluzionarie (fra questi gli Anarchici): nel 1894 fu assassinato il presidente francese Carnot; nel 1897 il primo ministro spagnolo Antonio Cànovas del Castillo; nel 1898 l'imperatrice austro-ungarica Elisabetta (Sissi); nel 1900 il re d'Italia Umberto I; nel 1901 il presidente degli Stati Uniti Mc Kinley.

In seguito furono aperte altre Agenzie Estere in Gran Bretagna, Germania, Italia e Svizzera. L'Ochrana elaborò tutta una serie di "misure attive" e di "azioni speciali" dirette ad influenzare l'opinione pubblica e i governi locali contro i rivoluzionari: la sua specialità era di ingaggiare "agenti provocatori" esperti nell'elaborare ogni sorta di congiura ai danni degli esuli politici, come ad esempio portare a termine azioni terroristiche contro uomini o fabbriche, da attribuire poi agli esuli.

L'Ochrana assoldava anche giornalisti stranieri perché si facessero garanti della validità delle operazioni dell'economia russa presso gli investitori dei loro Paesi, assicurando così le grosse somme di denaro di cui il regime zarista aveva bisogno. Rackovskij, forse il migliore capo che poté vantare l'Agenzia Parigina dell'Ochrana, personaggio che ebbe tra l'altro un ruolo di rilievo nel definire i rapporti e le alleanze di questo periodo (1891-1902) tra Francia e Russia, si specializzò nella falsificazione dei documenti e nella raccolta di informazioni tramite l'intercettazione e la decodificazione dei dispacci cifrati di altri governi (metodo definito sigint).

Queste intercettazioni venivano eseguite nelle cosiddette "camere nere" installate negli uffici postali delle varie città europee e le informazioni così ricavate venivano usate sia dal Ministero degli Esteri russo sia dai servizi segreti stessi per le proprie strategie.
Ad esempio, nel 1902, il colonnello Batjusin, capo dei servizi segreti russi a Varsavia, scoprì che il colonnello Alfred Redl, ufficiale superiore dei servizi segreti d'Austria, la grande nemica della Russia, era omosessuale e vantava un largo giro di relazioni. Redl fu ricattato e quindi costretto a lavorare per la Russia come agente infiltrato e per dieci anni procurò una gran quantità di informazioni, tra cui i piani di attacco dell'Austria contro la Russia.

Fino alla prima guerra mondiale la Russia si poteva considerare il numero uno in quanto a sigint e i suoi agenti erano efficacissimi nel penetrare le roccaforti nemiche, tanto che più tardi i bolscevichi scoprirono negli archivi del servizio segreto zarista che l'organizzazione e le attività del partito socialdemocratico russo dei lavoratori erano stati scandagliati nei più minuti dettagli come non era mai stato fatto per nessun altro gruppo rivoluzionario.

Nell'ottobre 1917, con la rivoluzione, furono imprigionati i capi dell'Ochrana e Lenin si convinse che l'assetto della società era ormai stato cambiato, il nuovo governo era stato istituito dal popolo e per il popolo e la Russia non avrebbe mai più avuto bisogno di polizie politiche e segrete.

E invece dopo solo pochi mesi, Lenin dovette ricredersi; l'opposizione contro il nuovo governo infatti veniva sia dai gruppi rivoluzionari antibolscevichi, che minacciarono per alcuni anni il nuovo sistema sia militarmente sia per via elettorale: ad esempio, quando all'Assemblea Costituente la maggioranza assoluta fu conquistata dai rivoluzionari socialisti la "Dieta" fu sciolta con la forza alla prima seduta. Il 20 dicembre 1917 fu fondato a Mosca il "Comitato straordinario di tutte le Russie per combattere la controrivoluzione e il sabotaggio" ( Ceka ); i suoi emblemi erano gli stessi che poi erediterà il KGB e cioè, lo scudo e la spada: proteggere la rivoluzione e colpire i nemici. Il primo leader della Ceka fu Felixs Dzerzinskij, un rivoluzionario polacco che prima, di convertirsi al marxismo, aveva accarezzato l'idea di diventare un religioso cattolico.
Era soprannominato "Felixs di ferro" per la resistenza dimostrata durante i lunghi anni passati in carcere e per la perseveranza, la durezza e l'infaticabilità con cui portava avanti il suo lavoro; si dice che nei primi anni del suo incarico presso la Ceka, non uscisse mai dal suo ufficio, nemmeno per mangiare e dormire. Dzerzinskij fu l'orgoglio della Ceka e alla sua morte divenne un mito e un eroe, tanto che le sue spoglie furono oggetto di venerazione fino all'epoca staliniana. Una delle prime vittime della Ceka fu un famoso clown, Bim-Bom che soleva intrattenere i suoi numerosi spettatori facendo battute di spirito sui bolscevichi.

Un giorno, durante uno dei suoi spettacoli, alcuni cekisti si avvicinarono impugnando delle armi, tanto che il pubblico pensò di assistere a parte della rappresentazione.
Solo quando cominciarono a sparare contro Bim-Bom, gli astanti, presi dalla paura, fuggirono per ogni dove. "Noi rappresentiamo il terrore organizzato e questo va detto con chiarezza" , sono le parole dello stesso Dzerzinskij. E Lenin dal canto suo ribadiva: "...Finché non applicheremo il terrore nei confronti degli speculatori - una pallottola in testa, seduta stante - non arriveremo a niente" .

Le parole non tardarono a tradursi in fatti: il 12 Aprile 1918 alcuni reparti speciali della Ceka assalirono gruppi di abitazioni ritenute nascondigli di anarchici; furono arrestati 520 anarchici, di cui 25 furono sottoposti ad esecuzione sommaria in quanto "banditi". Sempre nel '18 a Kolpino, nei pressi di Pietrogrado, i cekisti spararono su una lunga fila di persone in marcia che protestavano a causa della scarsità di cibo. Se gli scioperi e le manifestazioni aumentavano, in modo direttamente proporzionale aumentava la repressione della Ceka la quale, tra l'altro, soffriva di una vera e propria "mania del complotto" che la spingeva a vedere, dietro ogni azione di protesta, delle intricatissime trame ordite dai paesi europei ai danni del partito sovietico.

Così avvenne nel febbraio del '23, quando, nella base navale di Kronstadt, i marinai di due corazzate si ammutinarono chiedendo maggiori diritti, tra i quali la rielezione a scrutinio segreto dei soviet, libertà di stampa, di parola e il rilascio dei detenuti politici; in pochi giorni si unirono agli insorti migliaia tra operai e soldati che formarono insieme un comitato rivoluzionario provvisorio; la situazione stava precipitando e l'insurrezione rischiava di propagarsi a macchia d'olio. In quarantotto ore furono arrestati tutti i simpatizzanti che non disponevano di armi, la base navale fu assalita e ci furono migliaia di morti da entrambe le parti.

Gli archivi, resi disponibili di recente, hanno mostrato che nei mesi seguenti, verosimilmente in relazione all'episodio di Kronstadt, furono eseguite 2103 condanne a morte e 6459 condanne a pene detentive e a lavori forzati. Per colpire le organizzazioni rivoluzionarie al loro interno, la Ceka mise a segno alcune strategie che sono rimaste nella storia dei servizi segreti russi come modelli per tutti quei piani che furono in seguito elaborati ai danni del SIS, il servizio segreto britannico e della CIA. Una di queste strategie fu l'operazione Trest cominciata nel 1921; la Ceka inventò l'esistenza di un movimento monarchico clandestino, conosciuto con il nome di copertura Trest.

Attraverso agenti del servizio di controspionaggio della Ceka, che assunsero la falsa identità di membri della Trest, furono penetrati e colpiti duramente, il supremo consiglio monarchico in esilio, con base a Berlino (VMS) e l'Unione dei servizi congiunti russi (ROVS) con base a Parigi e diretta dal generale Kutepov. Un ruolo fondamentale per la riuscita del piano, fu giocato da Maria Zakarcenko-Schultz, membro del ROVS e donna ingenua dal carattere passionale, che riuscì a convincere Kutepov, per sua natura sospettoso, dell'importanza di prendere contatti con la Trest. Maria in realtà, sedotta durante un viaggio a Mosca da Aleksandr Opperput, agente provocatore della Ceka, iniziò con lui una lunga relazione amorosa, grazie alla quale Opperput riuscì a manovrarla abilmente. E non solo i monarchici russi caddero nella trappola.

Con la Trest fu anche annientata quella che era considerata la più pericolosa spia britannica, Sidney Reilly. In realtà Reilly, soprattutto negli ultimi anni della sua carriera, era descritto dai suoi colleghi di Londra come uno psicopatico afflitto da turbe e da manie, tanto che per un certo periodo di tempo, credette di essere Gesù Cristo. Reilly aveva deciso di rovesciare il governo sovietico mettendo in atto dei piani che, più che contorti, si potrebbero definire bislacchi; il SIS lo degnava della minima considerazione necessaria.

i sovietici vedevano dietro le sue folli idee, la macchinazione del SIS ai più alti livelli. Così venne deciso di attirare Reilly in territorio russo per annientarlo. Inconsapevole aiuto alla riuscita del piano lo diede un amico di Reilly, il capitano di fregata Boyce, anch'egli agente del SIS, il quale, credendo ingenuamente nell'esistenza della Trest ed essendo entusiasta di un movimento in cui vedeva la soluzione per ribaltare il governo sovietico, scrisse a Reilly e lo convinse a prendere contatti con esponenti della Trest a Parigi.

Reilly fece di più e, benché messo in guardia da Whitehall, sede del SIS, di non occuparsi di affari pericolosi, entrò in territorio sovietico per avere un colloquio, direttamente in Russia, con esponenti del movimento monarchico. Fu atteso al varco, arrestato e fucilato. Nel 1926 morì Dzerzinskij che fu sostituito da Menzinskij la cui salute cagionevole e la leadership passiva fecero sì che, di fatto, l'incarico fosse fu gestito dal suo vice, Genrich Grigor'evic Jagoda. Uomo volgare e crudele, sarà ricordato con imbarazzo dallo stesso KGB e Stalin non si fiderà mai completamente di lui a causa dell'evidente opportunismo con cui gestiva il potere.
Con Menzinskij il sistema delle sigint, di cui la Russia zarista era sempre andata fiera, decadde notevolmente, soprattutto a causa della fuga in Occidente di molti esperti crittoanalisti che si misero al servizio dei servizi segreti britannici, rivelando i codici di accesso alle comunicazioni sovietiche. In questo modo intere conversazioni diplomatiche russe ad alto livello, vennero ascoltate punto per punto dagli inglesi, mettendo in luce l'esistenza di attività sediziose oltre agli epiteti poco rispettosi con cui i diplomatici russi solevano riferirsi alle autorità britanniche.

Un altro modo di intercettare i messaggi diplomatici, era quello di seguire i corrieri esteri durante il loro percorso, avvicinarli nei momenti più opportuni, solitamente in treno, e rubare le loro valigie contenenti i dispacci. In questo i Russi erano degli autentici maestri: i corrieri venivano sedotti da avvenenti fanciulle, o drogati con delle bevande e il contenuto delle valigie, dopo essere stato fotografato e riprodotto all'interno di vagoni speciali adeguatamente attrezzati e agganciati all'ultima carrozza del treno, veniva rimesso ordinatamente al suo posto. Circa alla metà degli anni Venti la Ceka, che aveva assunto il nome di OGPU, iniziò una vera e propria caccia alle streghe voluta da Stalin che era ossessionato dalla paura dei complotti (la "psicosi delle spie" aveva investito un po' tutta l'Europa durante la prima guerra mondiale).

Nel corso del 1927 si verificarono in Russia una serie di incidenti in diverse fabbriche; in seguito alle indagini svolte, furono scoperti lavoratori ubriachi, direttori di reparto non del tutto efficienti e alcuni sabotaggi che altro non erano se non atti di puro vandalismo; l'OGPU giunse alla fantasiosa conclusione che Varsavia, Berlino e Parigi, stavano architettando un intrigo di portata internazionale. Il ridicolo ma nello stesso tempo terribile processo che si svolse a Mosca nel palazzo dei Sindacati, portò a 11 condanne a morte mentre sei imputati che avevano recitato con diligenza la parte assegnata dall'OGPU, vennero condonati.

Recitare era d'altra parte, uno dei metodi più utilizzati dai sovietici per mettere in atto le loro strategie, come, ad esempio, impedire la fuga di notizie; negli anni '30 l'OGPU riuscì a convincere alcune personalità internazionali di spicco che la più disastrosa carestia della storia moderna che si stava verificando in Russia, era solo frutto della propaganda antisovietica.
L'OGPU organizzava per i propri ospiti visite guidate attraverso l'Ucraina dove "casualmente" si incrociavano bambini rubicondi e felici, animali grassi al pascolo e scorte abbondanti di grano dorato; in questo modo furono positivamente impressionati, tra gli altri, il leader radicale francese Herriot, lo scrittore Bernard Shaw, il corrispondente a Mosca per il New York Times, Walter Duranty, due volte premio Pulitzer per i suoi articoli sulla Russia definiti imparziali e obiettivi.

Ma l'efferatezza dei crimini raggiunse il suo apice quando fu nominato capo dell'OGPU, diventato NKVD, Nikolaj Ezov (1936-1938). Ancora oggi l'epoca di Ezov, "l'Ezovskina", è sinonimo di "epoca del terrore". L'obiettivo definito dai vertici, cioè da Stalin, era di eliminare tutti gli elementi pericolosi per la società, concetto assai vago con cui si intendeva spazzare via la vasta schiera degli "ex": ex kulak, ex criminali, ex funzionari zaristi, ex membri del partito menscevico ed altri ancora. I processi avevano una tale portata, che furono istituite delle troika anche a livello locale in cui era sempre presente un membro del NKVD.

Le procedure del processo erano a dir poco sbrigative, in quanto erano già state fissate in anticipo dal potere centrale "le quote" da completare. Le troika esaminavano parecchie centinaia di casi al giorno e la condanna, senza appello, veniva eseguita dopo pochi giorni. La possibilità di venire sottoposti ad un processo e quindi condannati allo scopo di completare la quota, dipendeva da diversi fattori: casualità geografica, trascorsi individuali, omonimia.
Se le quote non venivano completate, le autorità locali trovavano subito un rimedio: un incendio, per esempio, poteva servire per scovare dei sabotatori. Il motivo ufficiale comunque era sempre lo stesso: nemico politico. Lo stesso NKVD fu purgato per ben due volte: tutti i 18 Commissari per la sicurezza dello Stato agli ordini di Jagoda, dei livelli uno e due, furono fucilati.

Oltre alla psicosi delle spie si aggiunse in questi anni la fissazione di Stalin di dover arrestare e sopprimere tutti i trotzkisti, compreso, naturalmente, lo stesso Trotzkij, fuggito in Messico. Nell'estate del 1937 l'NKVD venne a sapere che uno dei suoi funzionari in Europa Occidentale, tale Ignace Poretskij, aveva preso contatti con il più eminente trotzkista olandese. L'agenzia di controspionaggio fu incaricata di scovare il traditore a Parigi e abbatterlo.

L'operazione fu gestita da Michail Spigelglas che prese contatti con il residente dell'NKVD a Parigi, Krivitskij, a cui rivelò la missione, facendo una dettagliata descrizione di Poretskij. Questi aveva ingenuamente appena consegnato ad un'agenzia commerciale, un plico sigillato da trasmettere a Mosca. Spigelglas lo intercettò, lo aprì e lo illustrò a Krivitskij: il testo era esplicito, vi erano infatti illustrati i crimini di Stalin e si proponeva una lotta senza quartiere contro lo stalinismo. Il suo destino era segnato. Gertrude Schildbach, un'ebrea comunista esiliata, fu incaricata di contattare Poretskij chiedendogli urgentemente aiuto per una certa questione. Così Poretskij con la moglie si incontrarono con la Schildbach in un caffè di Losanna.

Poretskij fu attirato in una strada laterale e ucciso da una raffica di mitragliatrice sparata a bruciapelo. In realtà anche la moglie era stata condannata a morte, ma all'ultimo momento la Schildbach non aveva avuto il coraggio di consegnarle una scatola di cioccolatini alla stricnina, scatola che fu trovata in seguito dalla polizia svizzera. L'NKVD cercò di depistare le indagini della polizia elvetica inviando una lettera anonima in cui veniva rivelata l'identità della vittima nella persona di un contrabbandiere internazionale di armi. Il depistaggio non sortì alcun effetto perché l'amante del killer rivelò ogni dettaglio alla polizia la quale, perquisendo l'abitazione del sicario, trovò tra le altre cose, la pianta dettagliata della casa di Trotzkij in Messico.

Trotzkij infatti era sorvegliato dall'NKVD, fin dal suo arrivo in Messico e, nonostante la sua casa fosse stata trasformata in un arsenale, tra guardie fidate, filo spinato e sofisticati sistemi di allarme, furono trovate in seguito, presso le sedi dei servizi segreti russi, fotogrammi in cui Trotzkij era ripreso con i suoi famigliari in momenti di tranquilla vita quotidiana: mentre giocava con il nipotino e il cane, o mentre prendeva il tè con la moglie.

Nel 1940 un agente infiltrato riuscì ad entrare in contatto con Trotzkij, a conquistare la sua fiducia, a diventare un assiduo frequentatore della sua famiglia; dopo aver aspettato per alcuni mesi il momento opportuno, un giorno, sorprese alle spalle la sua vittima e gli spaccò la testa con una picozza da ghiaccio: l'irriducibile nemico di Stalin morì il giorno dopo in ospedale.

Negli anni '30 i nemici principali della Russia erano il Giappone e la Gran Bretagna, contro i quali furono adottati i più sofisticati sistemi di sigint e i migliori sistemi di spionaggio, attuati soprattutto attraverso agenti infiltrati. Il Giappone era considerato una minaccia militare molto più insidiosa della Germania e la paura non era infondata, tanto che un messaggio cifrato arrivato all'ambasciata giapponese di Mosca ed intercettato, sosteneva chiaramente che l'attacco contro l'Unione Sovietica era diventato ineluttabile.

Da quel momento la Russia si fece più attenta all'evoluzione della situazione; nel 1936, grazie all'infiltrazione a Berlino di un agente dell'NKVD, Mosca poté seguire l'evolversi delle trattative tra il Giappone e la Germania, fino a quando culminarono nel Patto Anticomintern; il patto fu reso pubblico alcuni mesi più tardi, ma l'Unione Sovietica ne era già a conoscenza ed era anche in possesso di quelle clausole del patto destinate a rimanere segrete.

Anche la Gran Bretagna fu tenuta sotto stretto controllo, soprattutto da quando l'NKVD riuscì ad ingaggiare un gruppo agenti britannici, chiamati i "Magnifici Cinque", che permisero alla Russia di accedere ai più reconditi segreti di Whitehall e di mettere segno alcune tra le più memorabili imprese di cui i servizi segreti sovietici sono sempre andati fieri. 

di Paola Mocchi

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