BIOGRAFIA

di AMEDEO (n. 1003- m. 1048?) Signore - 1047 - 1048
di ODDONE (n. 1010 - m. 1060) Conte - 1048 -1060
di ADELAIDE (n. 1016 - m. 1091)

 

I figli di Umberto Biancamano, come risulta dalla Carta d'Aosta del 1040 a cui abbiamo accennato, furono dunque:

AMEDEO,
primogenito (che in quel documento si firma col titolo di conte, sebbene in un documento posteriore, del 1042, si firmi semplicemente Amedeo), nato circa il 1003 e morto verso il 1048 senza discendenti; Burcardo, che fu creduto vescovo, avendo tenuto temporaneamente l'amministrazione del Chiablese e della Veveyse, affidatagli dal fratello Aimone, e che morì verso il 1060; Aimone, vescovo di Lione, nato verso il 1007, che pontificò come vescovo dal 1040, circa, al 1054, anno in cui cessò di vivere;

ODDONE,
nato circa il 1010, quartogenito, che sopravvisse ai tre fratelli e continuò la dinastia, dandole un posto fra le maggiori d'Italia.

Molto discussero gli storici per decidere se Amedeo I, primogenito di Umberto Biancamano, debba o non debba essere annoverato tra i principi regnanti della Casa Sabauda. Il Carutti, per esempio, esclude quasi tutte, se non tutte, le cose narrate su questo personaggio dal Guichenon e da altri storiografi, secondo i quali egli avrebbe tenuto il contado di Savoia e avrebbe accompagnato a Roma Arrigo III a ricevervi la consacrazione ad Imperatore dei Romani, da papa Clemente II, alla fine di dicembre 1046.

Certo, se è vero, come pare dimostrato, che Amedeo I morì nel 1048, e che suo padre si spense parecchi anni dopo, si deve ritenere che egli non abbia mai regnato, e pensare che abbia accompagnato l'imperatore a Roma come inviato del padre, o che, tutt'al più, abbia con questo condiviso il regno per alcuni anni, oppure che il padre gli abbia fatto totale o parziale rinunzia del potere.

Ad ogni modo, tutte queste cose rimangono incerte ed oscure anche per gli storici più diligenti e più acuti. È accertato, invece, che la successione di Umberto Biancamano toccò definitivamente al quartogenito Oddone, unico figlio che a lui sopravvisse.

Di Amedeo I, fosse o non fosse successore del padre quando andò ad assistere alla consacrazione di Arrigo III, si narra che volle presentarsi a questo sovrano con un numeroso codazzo di vassalli, e che vi riuscì malgrado le opposizioni di altri principi. Da questo episodio si fa derivare il soprannome di Coda che distingue il primo Amedeo nella serie dei conti di Savoia. Egli sposò una principessa, Adele, della quale non si conosce la paternità, e pare abbia avuto un figlio, Umberto, che sarebbe morto in tenera età.

Per la loro posizione geografica e politica, i discendenti del Biancamano erano destinati a divenire una dinastia francese. Le porte d'Italia, di cui più tardi diventarono i custodi, furono loro aperte da un matrimonio.

Nel Piemonte, sul finire del secolo IX e al principio del X, la famiglia di Olderico Manfredi era assurta a grande potenza. Olderico discendeva da un Ruggero, forse normanno, il quale, successo ai conti d'Auriate dopo il 902, era stato marchese di una parte della grande marca d'Ivrea.

Da Ruggero era nato Arduino III, soprannominato Glablione, che aveva aumentati i domini paterni; da Arduino III era nato Manfredi I, e da quest'ultimo Olderico Manfredi, che dopo il 1015 aggiunse alla Marca di Torino anche la Marca d'Ivrea tolta agli Auscarici, e la nuova e più vasta marca prese allora il nome di Marca d'Italia.

La figlia di Olderico Manfredi, Adelaide di Susa, o di Torino, sposò verso il 1040 Oddone I, figlio di Umberto Biancamano e più tardi unico erede dei domini paterni.
Adelaide era primogenita di quell'Olderico e di una Berta, figlia del marchese Alberto II, progenitore degli Estensi, e aveva già avuto due mariti : Ermanno di Svevia, investito marchese d'Ivrea dopo la morte del suocero, ed Enrico di Monferrato. Non avendo avuto figli nè dal primo nè dal secondo marito, ella era rimasta erede dei possedimenti di entrambi, e così i suoi domini erano aumentati considerevolmente. Al terzo marito, Oddone I di Savoia, portò dunque in dote la maggior parte della Marca di Torino e d'Italia, di maniera che Oddone, per questo matrimonio e per l'eredità paterna, ebbe domini di qua e di là dalle Alpi.
Egli possedette la Savoia, il Belleye, e le terre del Viennese, in Francia. Essendo padrone dalla contea d'Aosta, della Moriana, e di parte del Valdese e del Chiablese, ebbe in suo potere i principali passi delle Alpi, e fu considerato come uno dei più potenti signori della Borgogna e dell'Italia superiore.

Da Adelaide, Oddone ebbe tre figli maschi: Pietro I, Amedeo II, Oddone (che fu vescovo di Asti), e due femmine, una delle quali si chiamò Berta, l'altra Adelaide come la madre. Dopo il matrimonio, egli portò sempre il titolo di marchese, e dagli stranieri fu chiamato Marchio de Italia, oppure Marchio Italorum. Con la moglie visse circa vent'anni, cioè fin verso il 1060, poichè in un atto per una cospicua donazione ad una chiesa di Torino, il quale porta appunto la data del 20 giugno di quell'anno, la marchesa Adelaide si dice, nella firma, "Vedova del fu Oddone marchese".

(ADALASIA o ADILA o ADELAIDE DI SUSA (o di TORINO)
(n. ca. 1016 - m. 1091 )

Le notizie sulla prima gioventù di questa principessa che riempì di sè più di mezzo secolo della storia della Casa Sabauda, sono assai scarse ed estremamente incerte in tutte le cronache.
Adelaide ebbe un unico fratello, morto poco prima del padre (che si spense sul finire del 1034), e due sorelle che si chiamarono Immilla e Berta. Fra queste tre figlie il marchese Olderico divise i suoi vasti possessi, dei quali però Adelaide, la grande erede subalpina, ebbe la parte maggiore.

Veramente, ella non avrebbe potuto succedere in tutto al vecchio guerriero, poichè la potenza di lui era stata in gran parte militare; ma si trovò modo di rimediare a ciò, maritandola presto ad un principe che nelle cose militari potesse rappresentarla degnamente.
Perciò la troviamo, sedicenne appena, sposa ad Ermanno duca di Svevia, figliastro dell'imperatore Corrado il Salico. Ma questo duca morì di peste, l'anno 1038, nel Napoletano, dove era andato a combattere contro gl'Imperiali.
Passata a seconde nozze con Enrico di Monferrato, Adelaide restò vedova per la seconda volta nel 1045. E fu allora che, essendo necessario per lo Stato anche il terzo matrimonio della principessa, ella si unì a ODDONE I di Savoia, figlio di Umberto Biancamano, aggiungendo ai possessi ereditari di questo principe le contee di Torino, d'Asti, d'Albenga, di Oirado e di Bredolo.

Oddone si chiamò da allora marchese d'Italia, poichè la contea di Torino, essendo sul confine del paese italiano, era detta Marca d'Italia.
L'unione di Oddone con Adelaide fu sterile per parecchi anni, ma poi ne nacquero i cinque figli che abbiamo già nominati. Berta, la quartogenita, fu promessa a tre anni e data in sposa a quattordici al figlio di Enrico III, che, successo al padre nell' impero, fu poi il famoso Enrico IV. La sorella di Berta, Adelaide, poco dopo divenne moglie di Rodolfo duca di Svevia.

Oddone I morì giovane verso il 1060, e pochi anni dopo questa data, lasciando tutti i figli quasi fanciulli. Allora Adelaide, vedova per la terza volta, resse con mano forte e con senno virile il governo dei domini d'Italia e di quelli di là dalle Alpi, regnando in nome dei figli Pietro I e Amedeo II, ed in unione con loro.
Fu questa la prima reggenza nella storia della Casa di Savoia.
Donna straordinaria per intelligenza e ardimento, degna nipote di Arduino da cui discendeva direttamente, Adelaide aveva trascorso gran parte dell'adolescenza fra le armi, aveva visto da vicino guerre e stragi, aveva cinta ella pure la spada e indossata l'armatura. « Bella della persona e di volto, potente per nascita e per posizione - così scrive un suo biografo - stimava cose fragili e passeggere la beltà e la ricchezza, e sola gloria illustre ed eterna la virtù. Questi concetti metteva ella in pratica nelle cose pubbliche, come in quelle intime e famigliari. Quando ne era il caso, castigava con severità anche Vescovi e Grandi, e all'occasione premiava con larghezza le nobili imprese. Preveniva i nemici, difendeva con le armi la patria e gli oppressi, si compiaceva delle arti gentili e le incoraggiava ».
I nomi di Adelaide, « la marchesana delle Alpi Cozie » e di suo figlio Amedeo II sono collegati ad uno dei maggiori avvenimenti della storia del Medio Evo il viaggio in Italia che fece Enrico IV imperatore, per sottomettersi al pontefice Gregorio VII che lo aveva scomunicato come ribelle alla supremazia papale, dopo essersi sentito chiamare da lui usurpatore a danno dell'Impero e «non mai papa, sibbene falso monaco ».

Per recarsi a Canossa, l' imperatore avrebbe dovuto seguire la facile via delle Alpi Carniche, a preferenza di ogni altra, ma quell'itinerario l'avrebbe obbligato a transitare per le terre dei suoi nemici di Baviera e di Carinzia, assai pericolose per lui, ed egli quindi preferì passare per la Borgogna. Con la moglie Berta (figlia di Adelaide), con scarsi mezzi e con una scorta esigua, giunse a Besanzone, dove sostò, bene accolto da Guglielmo il Grande, e sul finire del 1076 mise piede nei possessi della suocera e del figlio di lei, Amedeo II, che l'onorarono e lo confortarono, ma seppero anche trar profitto dalla sua triste condizione.

Infatti, la "grande marchesa" si mostrò disposta ad aiutare Arrigo, desideroso di riconciliarsi col papa, ed ottenne, in compenso dei promessi aiuti, che egli assegnasse al cognato Amedeo II di Savoia quasi tutte le terre che Rodolfo III aveva donate alla regina Ermengarda.

Adelaide e Amedeo accompagnarono poi l'imperatore fino a Canossa, dove Gregorio VII lo aspettava con la celebre contessa Matilde, che era cugina di Adelaide. Queste due illustri donne contribuirono a fare assolvere Enrico IV, dopo la famosa penitenza, ma certo Adelaide e suo figlio videro con intima soddisfazione la grande e indimenticabile umiliazione subita dall'imperatore, anche perchè avevano motivi di rancore contro di lui, che aveva resa infelicissima e voluto ripudiare Berta di Savoia.

Adelaide conservò ed accrebbe la potenza della famiglia in cui era entrata, anche quando, morto suo figlio Amedeo II verso il 1080, rimase ancora sola a reggere le sorti dello Stato. Ormai vecchia, dotata d'indomita energia, era, in verità, più temuta che amata, ma i suoi grandi meriti erano riconosciuti da tutti i suoi sudditi.
Morì in Canischio, presso Ivrea, mentre era all'apogeo della sua potenza, il 19 dicembre dell'anno 1091.

Come sposa e come madre, lasciò fama di essere stata esemplare, benchè qualche storico osservi ch'ella esercitò sulla sua Casa una preponderanza dispotica ed eccessiva, viventi il padre ed il marito, e più ancora durante l'oscura vita dei figli.

 

 

A Susa, nella cattedrale di San Giusto, si vede in una nicchia un' antica statua di legno verniciata a bronzo la quale rappresenta la Marchesa d'Italia genuflessa in atto di preghiera, e al disopra di quella nicchia si legge:
" Questa è Adelaide, cui l'istessa Roma Cole, e primo d'Ausonia onor la noma".