Analisi e contributi critici allo studio della storia italiana
di F. R. (Francesco Rossi) e  L. M. (Luca Molinari)

(per "Storiologia" e "Cronologia" )

 
L’ITALIA UNITA - 1861 - 2000     Analisi del sistema politico italiano

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* Il REGIME POLITICO FASCISTA (1922-1943) (di F.R.)
* La Transizione alla democrazia (1943-1948) (di F.R.)

* Il Regime politico fascista (1922-1943) 
  
Il fascismo si instaura col tacito assenso del Re e della burocrazia civile e militare e con l'appoggio di agrari ed industriali. È un regime autoritario, e non totalitario come, ad esempio, il nazismo, poiché permette la sopravvivenza di altre istituzioni ed organismi come la monarchia ed una Chiesa di Stato (la Chiesa Cattolica). Invano, dopo il 1932, Mussolini tenterà di far prendere alla dittatura fascista caratteri totalitari.
La marcia su Roma (28/10/1922) e l'instaurarsi del governo Mussolini non costituiscono un colpo di Stato, poiché il Re non dichiara lo stato d'assedio ed sempre il Re ad affidare l'incarico di formare il governo a Mussolini, dopo la caduta dell'esecutivo presieduto da Luigi Facta. 
  
Fasi 

- 1922-1924: la nascita della dittatura 
- 1925-1932: l'autoritarismo fascista 
- 1932-1943: il tentativo totalitario (fallito) 
  
La nascita della dittatura (1922-1924) 

Il 28 ottobre 1922 ha luogo la marcia su Roma: due giorni dopo il Re affida a Benito Mussolini l'incarico di formare il nuovo governo, che comprende, inizialmente, fascisti, liberali e popolari. 
Nel 1923 viene fatta una riforma elettorale con la legge Acerbo: la lista che ottiene la maggioranza relativa, qualora raggiunga il 25% dei voti validi, ha diritto ai 2/3 dei seggi. 
Il 6 aprile 1924 hanno luogo le elezioni della Camera dei Deputati, dopo che la Camera eletta nel 1921 era stata sciolta con decreto reale: il listone, ossia un'aggregazione comprendente fascisti, nazionalisti, liberali e popolari, vince le elezioni con oltre il 60% dei voti validi. Giacomo Matteotti, deputato socialista, denuncia in aula brogli elettorali, ma poco dopo viene assassinato. 
  
L'autoritarismo fascista (1926-1932) 

Il 3 gennaio 1925, con un discorso alla Camera, Mussolini: 
- si assume la responsabilità politica dell'omicidio Matteotti; 
- si arroga il diritto, quale capo del governo, di nominare i ministri senza la fiducia del parlamento; 
- aumenta i poteri del governo. 

Il 27 giugno tutti i deputati dell'opposizione decisero di abbandonare l'aula parlamentare, chiedendo l'abolizione della milizia fascista ed il ripristino della legge. Fu il cosiddetto Aventino. 
Nel dicembre 1926, infine, i deputati comunisti e aventiniani vengono considerati decaduti e si ha una limitazione delle libertà di pensiero e di espressione. 
Nel 1928 viene creato il Gran Consiglio del Fascismo, per stabilire gli indirizzi politici del regime, e si ha una riforma elettorale in senso plebiscitario (i cittadini devono approvare una lista di 400 deputati). Elezioni plebiscitarie si avranno nel 1929 e nel 1934 ed in entrambi i casi i "sì" vinsero quasi all'unanimità (col 98,34% di voti validi nel 1929 e col 99,84% nel 1934) 
Nel 1929 il Pnf diventa organo dello Stato e due anni dopo la tessera del partito diviene obbligatoria per chi fa parte della pubblica amministrazione. 
È del 1929 anche la firma dei patti lateranensi, concordato tra lo Stato Italiano e la Chiesa Cattolica che pone termine alla querelle che aveva avuto origine nel 1870, con la conquista di Roma. 
  
Il tentativo totalitario (1932-1943) 

Nel 1935 la strategia coloniale del regime fascista porta alla guerra d'Abissinia, a seguito della quale la Società delle Nazioni condanna l'Italia e le impone le sanzioni: in questo periodo il consenso al regime è massimo. 
Nel 1936 comincia l'avvicinamento della Germania nazista, che sarà sancito nel 1938 dalla firma del patto d'acciaio (alleanza con la Germania voluta da Mussolini, nonostante l'opposizione dei gerarchi fascisti) e dall'approvazione di leggi razziali. 
Nel maggio 1940 l'Italia entra in guerra, poiché Mussolini era convinto che servissero “alcune migliaia di morti per sedersi al tavolo della pace” da vincitori. Ma questa previsione fu sconfessata dagli eventi: la guerra non finì in breve tempo e non si limitò ad alcune migliaia di morti: nel 1943 la situazione militare era grave ed il 10/7 le truppe anglo-americane sbarcarono in Sicilia. Ebbero, dunque, inizio dei progetti per liberarsi del regime ad opera di gerarchi fascisti (Grandi, Ciano), di alte gerarchie militari e della corona, con l'obiettivo di chiudere con la guerra e con il duce. Questi progetti ebbero il loro compimento nella notte del 24 luglio 1943, quando il Gran Consiglio sfiduciò Mussolini, che venne arrestato. 
  
Lascito del regime fascista 

- Introduce una politica di massa, coinvolgendo la popolazione in modo massiccio e facendo largo uso dei mass media dell'epoca. 
- Espande l'amministrazione: l'alta burocrazia viene rafforzata e, secondo alcuni, rimane estranea alla penetrazione politica (diversamente dalle amministrazioni locali). 

* La Transizione alla democrazia 

(1943-1948) 
  
Fasi 

- 25 luglio 1943 - aprile 1944 
- aprile 1944 - 25 aprile 1945 
- maggio 1945 - 10 dicembre 1945 
- 10 dicembre 1945 - 2 giugno 1946 
- 2 giugno 1946 - maggio 1947 
  
[I] 25 luglio 1943 - aprile 1944 

Dopo la caduta di Mussolini, il Re dà l'incarico a Badoglio, che forma un governo tecnico: in questo I governo Badoglio non sono presenti esponenti dei partiti antifascisti (Pci, Psiup, Dc, Pli, DL, PdA), unitisi nel Comitato di Liberazione Nazionale (CLN), poiché si rifiutano di collaborare con la monarchia e reclamano una soluzione immediata della questione istituzionale, nonché la fine della guerra. Questa situazione avrà fine con la svolta di Salerno ad opera di Togliatti (aprile 1944), con la quale la questione istituzionale viene rimandata al termine del conflitto. 
Nel frattempo, il 3 settembre 1943, il gen. Castellano ed il gen. Bedell Smith avevano firmato l'armistizio tra l'Italia e gli Usa, che sarà reso pubblico l'8 settembre, e l'esercito italiano che era al Sud aveva dato vita al Comitato Italiano di Liberazione (CIL) e aveva cominciato, a fianco degli angloamericani, la liberazione del paese dalle truppe tedesche. 
  
[II] aprile 1944 - 25 aprile 1945 

L'ultima fase della guerra è gestita dal II governo Badoglio e dai governi Bonomi, nei quali sono presenti i partiti del CLN. 
  
[III] maggio 1945 - 10 dicembre 1945 

Dal 21 giugno 1945, dopo che le candidature di Nenni (Psiup) e De Gasperi (Dc) erano state bruciate per una serie di veti incrociati, si ha la breve esperienza del governo Parri, presieduto, appunto, dal leader del Partito d'Azione. 
I problemi emergenti all'indomani della guerra sono:
1) questione istituzionale;
2) questione economica.
  
 [IV] 10 dicembre 1945 - 2 giugno 1946 

Dopo la caduta del governo Parri, per evitare il ritorno degli esponenti prefascisti, lo stesso Nenni appoggiò la candidatura di De Gasperi a Presidente del Consiglio, rendendo, così, possibile il I governo De Gasperi. 
La decisione sulla forma di Stato, che inizialmente doveva spettare all'assemblea costituente, venne affidata ad un referendum perché l'elettorato Dc era, per l'80%, monarchico, mentre la classe politica era repubblicana. 
La mobilitazione delle classi medie, rovinate dall'inflazione, porta alla nascita del movimento dell'uomo qualunque, polemico verso i partiti e la politica, fondato dal commediografo napoletano Guglielmo Giannini. La Dc accentua la moderazione e compete con l'"uomo qualunque", che, negli anni cinquanta, confluirà nella destra. 
Nel referendum istituzionale vince la Repubblica col 54% dei voti, mentre le elezioni per l'assemblea costituente permettono di riconoscere chi è importante: la Dc ottiene il 35,2% dei voti validi, seguita da Psiup (20,7%) e Pci (18,9%). Il Partito d'azione è nettamente sconfitto (1,5%) e sparirà di lì a breve, mentre liberali, repubblicani e monarchici ottengono un consenso tale da non poter dare vita ad un terzo polo radical-liberale. 
  
[V] 2 giugno 1946 - maggio 1947 

Le elezioni permisero di contarsi e di dare vita ad un governo composto dalle forze maggiori: nacque così il II governo De Gasperi, con l'appoggio di Pci, Psi, Pri e Dc. Il sodalizio di De Gasperi con la sinistra, tuttavia, si ruppe nel 1947: nel gennaio, durante un viaggio negli USA, venne invitato a rompere con la sinistra per continuare ad ottenere gli aiuti americani; tale rottura si consumò nel maggio successivo, dando vita ad un monocolore democristiano al quale però, durante un rimpasto a dicembre, furono aggiunti i leader del Psli (Saragat) e del Pri (Pacciardi), come vicepresidenti. 

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