1921

QUANDO SORSE IL PARTITO COMUNISTA IN ITALIA

I comunisti hanno sempre voluto subordinare il potere economico-finanziario e che nel farlo indicavano il regime bolscevico, quello che poteva cambiare tutto dal basso, con la volontà popolare, con l'eliminazione fisica di tutti coloro ritenuti incompatibili e con l'edificazione del comunismo.

Sono solo tante righe nel programma, con tante utopie nei contenuti. Poco per cambiare il mondo. La rivoluzione socialista in Russia generò solo una feroce dittatura. E non a caso Lenin aveva definito il comunismo come "la dittatura del proletariato, un potere non limitato da "nulla", da nessuna legge, non condizionato da alcuna regola". Un programma che descrive perfettamente ciò che è poi avvenuto sotto il suo regime e quello di Stalin. Un secolo buio. Che per fortuna non ha avuto un seguito. Stalin se avesse potuto - con i suoi "Compagni" - avrebbe fatto fucilare lo stesso Marx, che profetico aveva già messo in guardia: “Uno spettro s’aggira per l’Europa, lo spettro del comunismo”.

 

andiamo all'origine....

In Russia la brutta fine dei Romanov inquietò non poco le corone di alcuni monarchi europei. E anche se salvarono la testa, 3 imperi furono spazzati via. L'Europa nei vari Stati aveva cambiato padroni. Anche se pure loro un po' inquieti.
Meno inquieti, anche se non proprio come in Russia, ci fu il risveglio dei socialisti europei, compresi quelli italiani. Fin dal 1883 con la nascita dei "Fasci" e fino al 1921, questi manipoli di violenti" che si dicevano pure loro "socialisti", erano sempre in rivolta con scioperi e occupazioni di fabbriche, contro - come in Russia - i "padroni" gli "sfruttatori". Questi "violenti" venivano chiamati "fascisti". E fra questi fino al 1914 c'era anche un Benito Mussolini.
Ma in Italia voler fare come in Russia una Rivoluzione Proletaria fino agli anni '20, era come dire fare un'altra guerra, per di più civile, e i 5 milioni scontenti reduci non se la sentivano proprio di farla anche se vi erano gravi tensioni sociali (disoccupazione, dissesto economico, rabbia, sdegno per gli illeciti arricchimenti) che la guerra aveva fatto nascere.

Così con il fallimento degli scioperi organizzati dai socialisti (ma ormai erano tanti i modi di pensare al loro interno), la risposta del padronato fu netta, fare le "serrate" e creare la Confindustria e la Confragricoltura ("uniti si vince!").

Le frustrazioni dentro il socialismo italiano andarono solo a creare il rimescolamento di ideologie facendone nascere due del tutto nuove. (anche se entrambe erano di origine socialista).
UNA di queste - con il Programma Sasepolcrista - era nata con Mussolini, - che come ci dicono alcuni - in una forma violenta (ma era tipica dei socialisti- Mussolini compreso).
Ma ALBERTINI il direttore del Corriere della Sera (una voce del "padronato") così lo salutò " Mussolini é l'aspirazione più intensa di tutti i veri italiani" e aggiunse " ha eliminato per sempre il pericolo socialista".

Mussolini - proprio con gli scontenti reduci, oltre che per le gravi tensioni sociali - disoccupazione, dissesto economico, sdegno per gli illeciti arricchimenti - che la guerra aveva fatto nascere, sfrutta queste frustrazioni e rimescolamento d'ideologie per organizzare una sua ideologia del tutto nuova, ma pure questa violenta.
Ma non era però un solitario, si fece interprete di tutti coloro che pensavano allo stesso suo modo. Che non erano pochi! E fra questi gli ex "combattenti" e in sordina via via gli stessi "produttori".
A una rivoluzione russa, dei socialisti diventati nel '21 "comunisti", l'ex rivoluzionario Mussolini (anche lui era stato un socialista violento) non ci credeva.
E sentenziò:
"le dottrine socialiste sono crollate, i miti internazionalistici caduti, la lotta di classe è una favola".

L'ALTRA ideologia - "socialista" diventata nel '21 "Comunista" - non fu meno violenta, stava preparandosi ad agire come in Russia. Ma il comunismo era sì nato lì con la rivoluzione ma poi profondamente si era trasformata subito nel corso dei decenni successivi in bolscevismo: la guerra continuò in casa e in quanto a libertà democratiche nei successivi settant'anni di vita, quella rivoluzione non si potrà per nulla paragonare né a quella francese, né tanto meno a quella americana.

Inutile dire che quando in Italia nel '21 sorse il partito Comunista....

...... il Marxismo (Marx 1818-1883) differiva già molto dalle formulazioni originarie, incentrate sul capitalismo della allora appena nascente Prima Rivoluzione Industriale. E anche se Marx indicava già un carattere collettivistico non vi era ancora una netta discussione del principio di proprietà. Vi era solo un'analisi del capitalismo e il suo superamento. Ma questo capitalismo era appena iniziato negli anni di Marx. Ricordiamo che il Manifesto del Partito Comunista é del 1848 - e "Il Capitale" é del 1867. Ed è in quest'ultimo per i suoi meccanismi produttivi lui affermava essere un sistema di sfruttamento, e che é il profitto a creare lo sfruttamento. Quindi il proletariato deve prendere coscienza della sua forza e, attraverso una rivoluzione violenta, deve abbattere il sistema far cadere la borghesia, lo Stato, la cultura e la morale borghese e le religioni. (ricordiamo che Marx era ebreo). Bisogna edificare la dittatura del proletariato. Un fantasma si aggira per l'Europa: il COMUNISMO

Ma Marx aveva visto ancora poco. E anche in un modo parziale e quindi superficiale. Insomma non aveva ancora visto gli anni ruggenti del capitalismo dopo il 1883 (anno della sua morte).
Il vero e proprio movimento socialista nasce e si sviluppa assieme alla Seconda Rivoluzione Industriale, e questa dà un notevole impulso al nascente proletariato, con opifici che da poche decine di operai diventano nell'arco di 40 anni industrie con migliaia di operai; che addirittura col il "fordismo" gli uomini diventano solo numeri nella sua catena di montaggio. ("non serve nè esperienza ne studi, ci possono operare anche storpi e ciechi" (By Ford)
Ed è proprio qui che allora si torna a parlare delle teorie di Marx e che un certo Lenin (1870-1924 - ebreo pure lui) ripropone quando il capitale ha iniziato fortemente a valorizzarsi penetrando - con la sua potente finanza - sempre più in tutti i gangli della società e della politica dell'intero occidente. Fra l'altro durante e dopo una sanguinosa guerra, dopo l'abbattimento di 3 vecchi imperi, e dopo una (Mussolini la chiama effimera) rivoluzione avvenuta proprio in Russia.

Ma a parte le 2 rivoluzioni industriali così determinanti...
Già la Rivoluzione Francese (che poi ha fatto scuola nel mondo) aveva iniziato a spazzare via gli abusi feudali con l'abolizione di tutti i privilegi collettivi ed individuali; aveva soppresso senza indennizzo i diritti signorili e reali; nel luglio 1793 la Convenzione abolì senza indennità tutte le rendite signorili, di qualunque tipo, conferendo piena libertà alla proprietà fondiaria, borghese e contadina.
Questa era prima concentrata nelle mani di ristretti ceti privilegiati, che avevano a disposizione una grande massa di contadini analfabeti, nullatenenti privi di terreni perfino di un orto per vivere. Questi furono gli stimoli per fare la Rivoluzione.

Poi pur imitandola la Russia - 100 anni dopo - non fu sufficiente la SUA RIVOLUZIONE. Anzi peggiorarono le cose proprio nel sociale.
Spodestati gli zar e quel 10% di proprietari terrieri che avevano in mano il 90% del territorio, nacquero poi con Lenin e Stalin sì i grandi complessi fondiarî, gestiti collettivamente da una massa di lavoratori. Ma nel creare queste comunità di contadini non misero capaci imprenditori, ma uomini di partito, dimostratisi subito incapaci del ruolo affidatogli. Ma erano stati imposti dai Comitati Centrali e quindi (ne bastò a Lenin per non fallire - di richiamare gli imprenditori zaristi nelle loro ex aziende) i sogni dei singoli contadini svanirono quando furono inquadrati nei Kolchoz, chiamate Cooperative agricole di produzione (per lo Stato). Così, né con l' ingegno né con la loro laboriosità i contadini ebbero l'occasione - come in occidente e soprattutto in Italia (col fascismo) di poter guardare oltre.
Eppure i comunisti in Italia fin dal 1921 non nascondevano invece le loro simpatie per quel bolscevismo che (si narrava, subdolamente) distribuiva a tutti latte e miele; mentre invece (questo fino al crollo del muro ) la realtà era ben diversa, miserevoli contadini anelavano inutilmente a una personale - anche se piccola - proprietà. Pur avendo realizzato Stalin con i suoi Piani Quinquennali, grandi industrie, soprattutto nella metallurgia e nella industria delle armi, tale da potersi permettere poi nel '44 di annientare gli efficienti - ma non abbastanza - nazisti.

In Italia sia nel primo come nel secondo dopoguerra, 3 milioni di contadini avevano solo un piccolo podere. Ci pensò poi la nostra costituzione del '46 con il capoverso dell'art. 44 promuovendo la ricostituzione delle unità produttive della piccola e media proprietà.
Il (decr. legisl. 24 febbraio 1948, n. 114) poi recò altre numerose agevolazioni creditizie e fiscali nella compravendita e nella concessione di fondi che poi via via andarono a creare e costituire efficienti proprietà contadine.

Ma qui non si può negare che prima - durante il fascismo - c'era già stata una trasformazione con l'esproprio di ampie superfici malariche o terreni non coltivati; seguirono le assegnazione a decine di migliaia di famiglie di lavoratori agricoli; espropri questi che altro non erano che atti di una parziale riforma agraria, detta anche "colonizzazione".
E infatti furono proprio queste riforme poi a suggerire del dopoguerra il citato art. 44 e quindi ci fu una vera e propria "Riforma Agraria". Quasi tutti i partiti politici italiani furono d'accordo. Salvo qualche comunista che vedeva ancora il suo faro solo a Est.
Fu quella una vera e propria (salutare) ristrutturazione per la produzione agricola. Che durò però poco; la forte industrializzazione del nord, portò - oltre che a privare di giovani braccia il sud - a produrre più auto che non trattori, come invece facevano in Francia, Olanda, Germania. Le allegre importazioni diedero poi il colpo di grazia a quello che prima era il giardino ortofrutticolo d'Italia e anche d'Europa. Il sud si ritrovo ad essere nuovamente una palla al piede, come se non bastassero le rapine già fatte con l'Italia unita sabauda.

Tuttavia con l'industrializzazione e con il successivo consumismo (miracolo economico) dei primi anni sessanta, fu anche -via via - la fine del Comunismo in Italia. Con all'interno sempre diviso su cosa fare, come risorgere e con quali capaci capi di partito. Alla fine scelsero pure questi nel voler appartenere alla casta, agli ambienti culturali d'élite, ai snobistici radical-chic.
Addio alle riforme o a cambiamenti politici e sociali dai contenuti poco sostanziali, e - negli anni destroidi berlusconiani - senza più alcun riferimento ad un comunismo (sociale) ormai deteriorato dall'età.
Meno uno che col nome "comunista" ancora negli anni 2000 è rimasto solo quello dell' 80enne Bertinotti, unico continuatore della sinistra "tradizionale", che però alle ultime elezioni ha preso lo 0,1% di voti. Pochi, poco più di 45.000 elettori italiani aventi diritto di voto - come lui - tutti ottantenni. I suoi vecchi amici, poi si chiamarono democratici. Ma solo ideologicamente legati ai valori della sinistra, volendo rapporti di collaborazione pure con i cristiano-sociale, con i socialisti craxiani, con i repubblicani, con i liberali. Insomma tentando aperture con laici e cattolici. E con i capi che saltavano da un partito all'altro pur di conservare le poltrone. (ideologie? acqua sporca da buttare).
Saltavano? No, saltano ancora oggi. Un tale è riuscito a rimanere in Parlamento per 36 anni, spaziando dalla DC a FI, poi con altri, fino ad arrivare alla sinistra di Renzi. Insomma un bel "Casino"!!

Del resto dopo i molti spariti con tangentopoli, la sinistra per poter esistere si unì perfino alla destra di un singolare imprenditore sceso in campo, che fregandosene della famosa Legge Scelba vinse addirittura con l'appoggio del partito fascista, con dentro perfino una Mussolini . Poi un po' in crisi lo stesso partito non disdegnò di andare anche a sinistra (col Nazareno). Ma non fu sufficiente. Troppi a voler comandare. Risultato: crisi a destra (ingrassata troppo) come a sinistra (sempre più dimagrita).

Oggi ci si chiede a chi i comunisti in futuro chiederanno i voti? Forse alle "nuove risorse" che stanno da un po' di tempo a spada tratta "coccolando" ? Ma siamo sicuri che questi "abboccheranno"?.
Oppure l' alternativa sarà quella suggerita da Togliatti ancora nel '36. Di smettere di fare dell'"antifascismo"!!! Ma unirsi a quelli che loro seguitano oggi a dirci essere "fascisti", e che invece sono solo ITALIANI DI OGGI.
I rarissimi fascisti e i rarissimi partigiani - entrambi oggi i pochi ancora vivi - possono affermare l'incontrario?.


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