PIANETA ISLAM

GIHAD: LA GUERRA SANTA
FRA ISLAM E CRISTIANESIMO

segue SHARI'AH la legge islamica

Prof. Giovanni De Sio Cesari
http://www.giovannidesio.it/

Struttura:
KAMIKAZE E MARTIRI - CORANO E VANGELI - MEDIO EVO
NEL MONDO D'OGGI - PUNTI DI VISTA - NOTA ORTOGRAFICA

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KAMIKAZE E MARTIRI

Assistiamo al fenomeno drammatico e per noi occidentale pressocchè incomprensibile di credenti nell'Islam che in attentati suicidi cercano di uccidere il maggior numero possibile di "nemici", spesso civili inermi. Per tali persone noi usiamo il termine del tutto improprio, di "Kamikaze": tale termine si riferisce propriamente a fatti avvenuti alla fine della 2° guerra mondiale in Asia. Quando infatti i Giapponesi stavano ormai per perdere la guerra tentarono di fermare gli Americani con operazioni suicide dei loro combattenti: questi si lanciavano con gli aerei (ma anche a volta con navi) contro navi nemiche cercando ci arrecare il maggior danno possibile. Si riprese allora il ricordo di un fatto avvenuto sei scoli prima: i Mongoli avevano tentato di invadere il Giappone ma una tempesta aveva disperso la loro flotta e il Giappone fu salvo. I Giapponesi del tempo interpretarono il fatto come un intervento divino e la tempesta fu denominata Kamikaze (vento degli dei) . Nel ricordo di queste antiche vicende il nome fu rinnovato: Il fenomeno durò però solo qualche mese e terminò con la fine della guerra.

Il termine Kamikaze è del tutto improprio per indicare quindi il fenomeno attuale dei combattenti suicidi islamici sia perchè si riferisce a un contesto culturale del tutto diverso sia perchè si tratta di fatti molto diversi: i giapponesi agivano in un contesto di guerra "regolare" mentre i combattenti islamici colpiscono civili in un contesto che definiamo generalmente "terrorismo" ma che potremmo anche dire " guerra non convenzionale".

Nel mondo islamico il termine usato e quello di "SHAHID" e va inquadrato nella GIHAD (guerra santa ): "SHAHID" è termine arabo coranico che significa "testimone" e ha lo stesso significato originario del termine cristiano di "martire" e in questo modo viene tradotto correttamente dall'arabo. Il "martire" cristiano infatti è colui il quale "testimonia" la sua fede anche se ciò comportava la morte di fronte all'autorità romana.

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MARTIRIO NEL CORANO E NEI VANGELI

Il termine arabo "SHAHID" ha il suo fondamento nel Corano

SURA Al-Fâtiha (L'Aprente)
"...Secondo un commento di Ibn 'Abbas (che Allah sia soddisfatto di lui) coloro che hai colmato dei Tuoi doni" sono i Sinceri (siddiqûn), quelli che hanno avuto il MARTIRIO TESTIMONIANDO LA FEDE (SHAHADÂ), i Devoti (salîhûn). “

Viene promesso inoltre il paradiso sia a quelli che vincono sia a quelli che cadono nella guerra santa:

"Sura :An-Nisâ' (le donne) ""Combattano dunque sul sentiero di Allah, coloro che barattano la vita terrena con l'altra. A chi combatte per la causa di Allah, sia ucciso o vittorioso,daremo presto ricompensa immensa"

Non si accenna quindi al suicidio che invece è proibito dal Corano. Il combattente islamico non intende suicidarsi (cosi come anche il martire cristiano) ma accetta di cadere in battaglia come il martire cristiano si lascia condannare a morte.

Ciò che stride alla nostra sensibilità è che mentre il combattente islamico è uno che non esita a uccidere anche dei civili inermi, il martire cristiano è un non violento, diremmo un pacifista senza "ma" e senza "se" che accetta le conseguenze del suo gesto secondo le prescrizioni evangeliche :

Luca 21:12-13 "Ma prima di tutte queste cose, vi metteranno le mani addosso e vi perseguiteranno consegnandovi alle sinagoghe, e mettendovi in prigione, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome. Ma ciò vi darà occasione di rendere testimonianza".
Matteo 5:11 - Beati voi, quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e, mentendo, diranno contro di voi ogni sorta di male per causa mia".

Nell'antichità infatti i cristiani mai presero le armi contro i loro persecutori: anzi si affermò il concetto "Sanguis martyrum, semen christianorum," : il sangue dei martiri era seme dei cristiani, le persecuzioni erano lo strumento della diffusione del Cristianesimo: come scriveva Tertulliano :

« Voi potete ucciderci, torturarci, condannarci... La vostra ingiustizia è la dimostrazione della nostra innocenza... A nulla serve la vostra crudeltà .... Più noi siamo da voi falciati, più il nostro numero aumenta: il sangue dei martiri è una semenza! » Tertulliano, Apologia, par. 50.

San Cipriano, vescovo e martire esaltava gli inermi soldati di Cristo, vittoriosi con le sole armi del coraggio:

"La moltitudine dei presenti, commossa, vide il celeste combattimento di Dio e la battaglia spirituale di Cristo; vide fermi i suoi servi, sentì la loro voce franca e coraggiosa, stupì di fronte all'incrollabile saldezza del loro animo, si meravigliò della forza divina che li sosteneva, constatò che, anche se indifesi contro gli strali di questo secolo, erano tuttavia armati delle armi dei credenti, cioé della fede. I torturati si alzarono più forti dei torturatori e le membra percosse e dilaniate vinsero gli artigli che percuotevano e laceravano....Oh di quale genere fu quello spettacolo del Signore, quanto sublime, quanto grande, quanto gradito agli occhi di Dio per la fedeltà e la devozione del suo soldato!
Si verificò quanto lo Spirito Santo dice e proclama nei salmi: «Preziosa agli occhi del Signore é la morte dei suoi fedeli» (Sal 115, 15). Preziosa é la morte di colui che acquista l'immortalità col prezzo del proprio sangue, che riceve la corona di Dio con l'estremo sacrificio".( S Cipriano,Epistola)

In tutto l'Islam è stato univeresalmente accettato nel passato la contrapposizione di DAR AL ISLAM (In arabo, regno dell’islam) e DAR AL HARB (regno della guerra) cioè dei non mussulmani da vincere con la GIHAD (guerra santa) :ai combattenti si assicurava naturalmente il Paradiso.

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NEL MEDIO EVO

Sin dall'inizio l'espansione dell'Islam è stato accompagnato dalla guerra, La predicazione del profeta si accompagnò sempre ad azioni di guerra. Poco dopo la sua morte i fedeli di Allah si rovesciarono armi in pugno sulle terre degli Safr (infedeli) e conquistarono quasi tutto il medio oriente, praticamente la maggior parte delle terre civili del tempo e in seguito continuarono la loro opera di espansione in Europa, Asia e Africa.

Tuttavia gli islamici non intesero convertire con la forza alla fede: dopo la conquista seguiva una opera intensa di conversione al credo islamico ma senza che esso fosse propriamente imposto .

Ciò spiega la presenza in tutto il mondo arabo di comunità cristiane come i Copti in Egitto, i Melkiti in Palestina, i Maroniti in Libano, i Caldei in Iraq (questi ultimi diventati improvvisamente notissimi perché ad essi apparteneva il vice premier iracheno Tareq Aziz) Nei paesi cristiani non venne ammesso invece il culto islamico e pertanto nei paesi "riconquistati" dai Cristiani (Spagna e Sicilia) non si trovano più comunità islamiche.

Anche nel mondo cristiano nel medio evo si assiste all'affermarsi della difesa armata della fede: in verità non si pensava, almeno in linea teorica, di diffondere il vangelo con le armi quanto di difendere il mondo cristiano dai suoi nemici.

Tuttavia in questo contesto veniva assimilato al martire anche il combattente per la cristianità, particolarmente nelle crociate.
Dante infatti fa dire al suo avo Cacciaguida , morto combattendo in una crociata:
"...e venni dal martiro a questa pace" (Paradiso, canto XV)

Molti partivano per le crociate per espiare propri peccati sicuri che avrebbero trovato certamente misericordia in quel Dio per il quale essi sentivano di combattere. Anzi fiorirono gli Ordini monastico-cavallereschi i cui membri si sentivano contemporaneamente monaci e guerrieri. Non stupisca troppo l'accostamento: nel medio evo sia il monaco sia il cavaliere si sentivano consacrati al servizio di Dio (cioé della giustizia, del bene) uno con la preghiera e l'altro con la spada : appariva quindi del tutto naturale che le due figure potessero fondersi.

Le due civiltà si sono confrontate alternando periodi e spazi di pace e di cambi con altri di guerra e distruzione: a Lepanto a Vienna e in cento altre battaglie, masse di cristiani e mussulmani si sono affrontati sanguinosamente, sicuri tutti di lottare per il vero Dio. Tuttora si celebra la supplica alla Vergine la prima domenica di ottobre in ricorrenza della vittoria di Lepanto.

Nel mondo cristiano poi il concetto di crociate si estese anche alle lotte contro cristiani di confessione diverse (eretici e poi Riformati): ad esempio una delle maggiori chiesa di Praga è dedicata a Panna Maria Vitezna (Madonna della vittoria) in ricordo della battaglia di Bila Hora ( Montagna bianca) nella quale nel 1620 i cattolici sconfissero i Riformati.

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NEL MONDO D'OGGI

Una lunga tradizione laica si è affermata in Europa fra il 1700 e il 1900 e con essa l'idea della coincidenza fra il bene e una fede religiosa particolare è tramontata. Con essa anche la idea di Crociata nel senso guerriero originario del termine è stato definitivamente abbandonato.

Il termine "crociata " ha assunto semplicemente il significato di lotta in generale contro il male (crociata contro l'alcolismo, la droga, lo sfruttamento dei minori) da cui la famosa "gaffe" di Bush che parlando di lotta al terrorismo usò il termine di "Crusade" (crociata) nel senso laico ormai consolidato da secoli in Europa ma che nei paesi islamici conserva l'antico significato di aggressione dei Cristiani contro i mussulmani: cosi involontariamente Bush dava pienamente ragione a Bin Laden.

Anche il termine di "martire" in occidente ha assunto accanto a quello religiosa una connotazione anche laica: il martire è colui che si sacrifica per una causa ritenuta giusta e superiore. Abbiamo cosi il" Martiri" dell'indipendenza italiana e perfino si parlò di "Martiri fascisti" . Nel mondo cristiano il termine è tornato all'antico significato non violento abbandonando ogni indebita estensione guerresca.

Diversa è stata invece l'evoluzione del termine nel mondo islamico dove non si sono avuti secoli di laicismo come da noi.

Nel mondo contemporaneo si è ricominciato a parlare di "SHAHID"( Martire) islamico nella guerra Iran e Iraq degli anni Ottanta: fra gli iraniani un certo numero di giovanissimi avanzavano sui campi minati contro gli iracheni saltando sulle mine: sui loro passi avanzavano i soldati regolari iraniani. Il fatto destò orrore in Occidente ma nell'Iran di Komeini questi giovani furono onorati come "Martiri" e grande prestigio si riversava anche sulle loro famiglie. La pratica poi è dilagata fra i palestinesi: in questo caso però non si trattava piu di una guerra regolare e si uccidevano prevalentemente civili e quindi in occidente si parla di "terrorismo"

Infine si è passati quindi a colpire anche militari americani con numerosi attentati e infine il caso più clamoroso è stato certamente l'attacco alle torri di New York e al Pentagono del 11 settembre 2001: in questi ultimi casi non c'era nemmeno poi nessuna guerra in atto (come invece avviene in Palestina).

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DIVERSI PUNTI DI VISTA

Un punto di vista che gli occidentali non possono condividere ( e che non riescono proprio a comprendere) è la riduzione di lotte politiche a lotte religiose. Agli occhi di un occidentale la lotta fra palestinesi e israeliani è una lotta politica. I sostenitori dei Palestinesi magari possono interpretarla come una aggressione dell'imperialismo e del capitalismo ma il fatto che gli israeliani siano di religione ebraica e i palestinesi mussulmani non assume rilevanza.

Insomma possiamo anche comprendere che una fede prometta ai suoi aderenti la grazia divina se combattono per essa ( è avvenuta sempre anche da noi) ma non vediamo nelle lotte del medio oriente alcuna lotta religiosa: nè gli europei né tanto meno gli israeliani pensano minimamente di distruggere l'Islam, di convertire con la forza i suoi credenti.

Si aggiunga che la GIHAD viene bandita contro gente anch' esse mussulmane: gli iraniani proclamarono GIHAD contro gli iracheni pur essi mussulmani e i "talibani" contro altre fazioni afgane pure esse profondamente religiose.

Ma secoli di laicismo rendono ormai incomprensibile al mondo europeo una parte di quello musulmano quello che noi definiamo comunemente "fondamentalista". Si noti per inciso che il termine "fondamentalista" è stato coniato per indicare movimenti cristiani radicali soprattutto in USA.

Ma bisogna pure comprendere questo punto di vista con l'avvertenza che "comprendere" non significa certamente "condividere".

Il "fondamentalista " crede che l'influenza dell'Occidente abbia modificato sostanzialmente la vita religiosa dell'Islam perchè nemmeno una parola del Corano puo essere modificata in quanto parole diretta di Dio. Ritiene quindi che i governi arabi più o meno legati all'Occidente e le "elittes" culturali vicine alla cultura occidentali (di destra o di sinistra) abbiamo tradito il vero Islam che deve essere quindi ripristinato. Usando il linguaggio dell'Ayotallah Komeini la lotta contro l'America (prototipo della cultura laicista occidentale) è la lotta contro il "grande satana" e venne combattuta soprattutto contro il "piccolo satana " (l'iraq di Saddam degli anni Ottanta): si tratta di una GIHAD (di una guerra santa) contro i nemici dell'islam nella quale lo SHAID (martire ) è pienamente giustificato.

Leggiamo direttamente le parole di un autore islamico: riportiamo un brano da " Compendio della Dottrina Islamica" di Allàmah Tabatabai testo di recente composizione proposto e tradotto dalla comunità islamica scita Italiana.

Dei casi di GIHAD

L’Islam fa guerra alle seguenti categorie di persone:

1) i politeisti, ovvero coloro che non credono all’Unicità di Dio, alla Profezia e alla Risurrezione. Costoro devono prima essere invitati all’Islam e illuminati sulle sue verità in modo tale che non rimanga loro piú alcun dubbio e che non abbiano piú alcuna scusa. Ora, se si convertono, divengono fratelli degli altri Musulmani e restano solidali con loro nella buona e nella cattiva sorte. Se invece, dopo aver compreso chiaramente la verità, si rifiutano di accettarla e di convertirsi, l’Islam agirà verso di loro secondo il dovere religioso della gihàd.

2) Gli Ebrei, i Cristiani e gli Zoroastriani, che la religione islamica considera come detentori di una religione rivelata e un libro ispirato e credenti all’Unicità di Dio, alla Profezia e alla Risurrezione. L’Islam permette alle comunità ebree, cristiane e zoroastriane, pagando un annuale tributo (chiamato “gizyàh”) alla società musulmana, di godere della sua protezione. Piú precisamente, lo stato islamico, in cambio di un’irrisoria somma di denaro che essi sono tenuti ogni anno a pagare ai Musulmani, dà loro la possibilità di godere della sua tutela, permette loro di conservare la propria indipendenza, di praticare liberamente la loro religione e, al pari dei Musulmani, avere protetta la vita, l’onore e beni. Essi debbono tuttavia guardarsi dal fare propaganda antislamica o dall’aiutare i nemici dell’Islam o dal compiere qualsiasi altro atto sfavorevole ai Musulmani.

3) I ribelli e i corrotti, ovvero i Musulmani ribelli che lottano armi alla mano contro l’Islam e i Musulmani, massacrando la gente. La società islamica lotta contro di loro sino a che non si arrendono.

5) I nemici dell’Islam che attaccano con l’intento di distruggerne le basi o con l’intenzione di rovesciare il governo islamico. In questo caso ogni Musulmano ha l’obbligo di opporsi a tali nemici e di trattarli al pari dei miscredenti harbí. Se gli interessi dei Musulmani e dell’Islam lo rendono necessario, la società islamica può temporaneamente concludere con i nemici dell’Islam un patto di non aggressione; non ha però il diritto di stabilire con loro rapporti di amicizia tali che le parole e il comportamento di questi empi influenzino negativamente i Musulmani, corrompendo le loro menti e la loro condotta".

Si noti l'integrale ritorno alle origini dell'Islam con la distinzione fra "Gente della scrittura" e politeisti con diverso trattamento mentre si ignorano completamente gli atei, la pretesa del tributo (gizyàh) dal valore altamente simbolico e come i punti 4 e 5 allarghino il concetto di GIHAD ponendo le basi a qualunque interpretazione: chi stabilisce quale siano poi i "comportamenti empi che influenzano negativamente i mussulmani" ? Certamente rientra fra essi il gioco d'azzardo, l'alcolismo la prostituzione, in fondo sono vizi anche per noi: ma rientra fra di essi anche la libertà religiosa, la democrazia, la parità dei sessi?

Non tutto il mondo musulmano è su queste posizioni: molti fedeli mussulmani non vedono affatto nella civiltà occidentale il grande satana, credono nella possibilità dell'inserimento dell'islam nel quadro di una cultura occidentale e moderna.

Ma vi è anche un altro islam che interpreta la Gihad come resistenza pacifica ideale,culturale.

Leggiamo quindi da Tariq Ramadan, docente di islamistica nell'università di Friburgo :

"Si parla oggi di conflitti di civiltà ed è vero che in primo piano c'è la dimensione globale: non si tratta pertanto di guerre in senso fisico ma di conflitti in senso ideologico. Il che cambia completamente l'approccio ed i parametri: del resto, Gruppi radicalizzati vorrebbero portarci su questo terreno nella gestione del diritto islamico per mezzo di vecchi concetti come dar al-harb e dar al-islam che, esprimendo "lo spazio della guerra" e "lo spazio dell'islam", propongono una visione binaria del mondo. Questo spostamento di senso è illegittimo, monco e pericoloso. Le prescrizioni islamiche in materia di "diritto di guerra" non lo permettono. Di fronte all'invasione culturale dell'Occidente ed al famoso "scontro" di civiltà, la maggior parte dei movimenti islamici non risponde con le armi e non pensa in termini di guerra armata. Per loro c'è ovviamente il Gihad, ma questa resistenza passa attraverso la promozione dei loro valori, della loro identità, attraverso l'educazione, l'impegno sociale, l'iniziativa economica. Nel cuore delle nazioni soffocate dal peso della dittatura e del sottosviluppo, resistono lottando continuamente per il pluralismo, la libertà d'espressione e la solidarietà. Essi parlano veramente di GIHAD ed è proprio di questo sforzo e di questa resistenza che si tratta. (Tariq Ramadan Peut-on vivre avec l’ Islam")

Noi riteniamo che il futuro del mondo dipende anche moltissimo da quale delle due tendenze riuscirà a prevalere nel dar al-islam (nel mondo musulmano).

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NOTA ORTOGRAFICA

La trascrizione dei termini arabi in caratteri latini appare sempre complessa. Innanzi tutto vi sono notevoli differenze fonetiche fra l'arabo e le lingue europee: per la prima infatti le vocali assumono un valore secondario che invece è fondamentale per le seconde, e inoltre vi sono suoni fortemente aspirati assenti nelle lingue europee (solo in spagnolo vi la "J" che ha un suono paragonabile) e che vengono resi in genere con una "H" .La trascrizione è avvenuta nel passato tenendo presente il francese e in seguito, piu recentemente l'inglese e infine negli ultimi anni lo sviluppo di comunità islamiche in Italia ha portato ala traduzione delle opere arabe direttamente in italiano con l'adozione quindi delle regole fonetiche dell'Italiano: ne nasce una non piccola confusione grafica . Noi ci siamo generalmente attenuti alla trascrizione fonetica Italiana (preferendo cosi GIHAD al più noto inglese "JIHAD)

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SHARI'AH la legge islamica

Struttura:

INTRODUZIONE - CORANO E VANGELI - DIRITTO ROMANO e SHARI'HA
INTERPRETAZIONE DELLA SHARI'HA - INTERPRETI DELLA SHARI'HA

INTRODUZIONE

Nell'ambito mussulmano viene distinto il "DIN", cioè la volontà di vivere secondo la volontà di Dio dalla "SHARI'AH"che significa in arabo "via" o meglio "cammino verso la fonte ": con essa si intende l'insieme delle prescrizioni legali che sono considerate derivanti dalla Rilevazione divina. il "Din" esiste da sempre, anche nelle rivelazioni precedenti a Muhammad ma sono con Muhammad si è enunciata la legge definitiva, che non potrà mai essere modificata: la SHARI'AH,appunto

Spesso sentiamo che proviene dal mondo islamico la richiesta della proclamazione della SHARI'AH come legge fondamentale dello Stato valevole per di più anche per non mussulmani. Per noi occidentale la cosa pare inconcepibile: a nessuno verrebbe in mente di considerare i Vangeli come legge dello Stato: la richiesta, prima ancora che inaccettabile, apparirebbe a credenti e non credenti occidentali come una cosa davvero "bizzarra" .

Innanzi tutto Secoli di laicismo ci hanno reso del tutto naturale l'idea che le leggi dello Stato sono diverse da quelle religiose:le prime valgono per tutti i cittadini riguardano essenzialmente i comportamenti civili obbiettivamente osservabili: le leggi religiose invece riguardano solo i credenti e in genere fanno riferimento alle intenzione, al profondo della coscienza più che a comportamenti oggettivi. Reati e peccati sono cose ben diverse anche se spesso una stessa azione può essere l'uno e l'altro.Esemplificando se non ci si ferma al rosso di un semaforo si compie un "reato " ma l' "egoismo" è un grave peccato ma non è un reato anche perchè difficilmente definibile in termine di comportamento oggettivo. Vero è pero che l'assassinio è sia una reato che un peccato ma a noi appare chiarissima la distinzione

In secondo luogo poi le Sacre Scritture Cristiane non danno leggi immediatamente applicabili ma offrono principi generali dai quali non è possibile ricavare immediatamente precise regole di comportamento.

Ma dobbiamo pure renderci conto della differenza di vista islamico: occorre innanzitutto prendere in esame il differente carattere del Corano e dei Vangeli al riguardo

CORANO E VANGELI

Generalmente si ritiene che il Corano sia il corrispondente islamico dei vangeli: ciò può essere vero solo nel senso che gli uni e l'altro costituiscono il fondamento delle rispettive fedi. ma a parte ciò si tratta di testi del tutto disomogenei.

Esaminiamone brevemente alcune differenze

I Vangeli sono i racconti della vita di Cristo e riportano quindi, oltre le sue vicende, i principi fondamentali della fede. Secondo la tradizione due di essi sono stati compilati da testimoni oculari (Matteo e Giovanni ) e gli altri due da persone che raccolgono ricordi da testimoni oculari (Marco e Luca). I quattro testi appaiono chiaramente distinti: non tutti riportano gli stessi fatti, a volte i fatti sono riportati con qualche difformità, qualche volta appaiono delle contraddizioni. Tuttavia non vi sono contraddizioni fondamentali e la difformità è considerato effetto di diverse angolazioni che sempre abbiamo nel racconto di testimoni oculari, specie se poi la testimonianza è resa dopo molti anni. Anzi tali difformità sono state considerate dimostrazione della loro effettiva attendibilità storica. Comunque la tradizione cristiana li ritiene ispirati da Dio.

Il Corano (qu'ran: recitazione) non è un testo di storia come i Vangeli. Secondo la tradizione islamica esso riporta esattamente le parole che Dio ha affidato al Profeta che era analfabeta e quindi ha "recitato" le parole divine che solo in seguito sono state trascritte. Non si tratta quindi di un testo ispirato, come nelle Scritture Cristiane, ma opera diretta, immediata di Dio.

Ciò comporta anche un problema linguistico. La lingua nella quale Allah si è espresso è l'arabo: anche se esistono naturalmente traduzioni in tutte le lingue il vero Corano è pertanto solo quello in arabo e in arabo esso deve essere recitato: per questo motivo il termine arabo che indica Dio, cioè Allah, non viene tradotto e anche il nome del profeta che generalmente noi indichiamo in italiano con Maometto viene dai fedeli conservato in Muhàmmad

Nei vangeli invece non vi è una lingua privilegiata: Gesu parlava in Aramaico ma i Vangeli furono scritti in greco, la attuale versione "ufficiale" è in latino. Comunque non esiste una lingua di Dio: infatti la parola "Dio" e Gesu" vengono tradotte in tutte le lingue. Anche le lingue liturgiche quando esistono (latino, aramaico,copto, greco) non pretendono di essere lingue divine.

Il punto però essenziale è che i Vangeli danno principi generali e non norme di comportamento bel definite mentre il Corano oltre ai principi generali contiene precise prescrizioni che regolamentano chiaramente non solo il culto ma anche i rapporti sociali familiari e politici: da esso è possibile quindi estrarre una precisa "legge"

Facciamo qualche esempio per chiarire il problema

Per quanto riguarda l'adulterio ricordiamo il notissimo passo evangelico:

"Giovanni 8:3-11 - Allora gli scribi e i farisei gli condussero un donna còlta in adulterio; e, fattala stare in mezzo,gli dissero: «Maestro, questa donna è stata còlta in flagrante adulterio. Or Mosè, nella legge, ci ha comandato di lapidare tali donne; tu che ne dici?».....E, siccome continuavano a interrogarlo, egli, alzato il capo, disse loro: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei».E, chinatosi di nuovo, scriveva in terra. Essi, udito ciò, e accusati dalla loro coscienza, uscirono a uno a uno, cominciando dai più vecchi fino agli ultimi; e Gesù fu lasciato solo con la donna che stava là in mezzo.Gesù, alzatosi e non vedendo altri che la donna, le disse: «Donna, dove sono quei tuoi accusatori? Nessuno ti ha condannata?»Ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù le disse: «Neppure io ti condanno; va' e non peccare più».

Nel brano certamente non viene giustificato l'adulterio: non viene però indicato "come" e "se" la società costituita deve reprimerlo, in fondo non si rigetta nemmeno esplicitamente la lapidazione. Si affermano invece dei principi: il perdono e la comprensione verso chi ha peccato, soprattutto il riconoscere che tutti siamo peccatori: principi appunti, non regole specifiche la cui formulazione viene demandate ad altri

Nel Corano troviamo invece sullo stesso argomento:

Sura XXIV An-NûrLa Luce)

In nome di Allah, il Compassionevole, il Misericordioso.
2 Flagellate la fornicatrice e il fornicatore , ciascuno con cento colpi di frusta e non vi impietosite [nell'applicazione] della Religione di Allah, se credete in Lui e nell'Ultimo Giorno, e che un gruppo di credenti sia presente alla punizione. ....
4 E coloro che accusano le donne oneste senza produrre quattro testimoni, siano fustigati con ottanta colpi di frusta e non sia mai più accettata la loro testimonianza . Essi sono i corruttori,
5 eccetto coloro che in seguito si saranno pentiti ed emendati. In verità Allah è perdonatore, misericordioso.
6 Quanto a coloro che accusano le loro spose senza aver altri testimoni che sé stessi, la loro testimonianza sia una quadruplice attestazione in [Nome] di Allah testimoniante la loro veridicità ,
7 e con la quinta [attestazione invochi], la maledizione di Allah su se stesso se è tra i mentitori.
8 E sia risparmiata [la punizione alla moglie] se ella attesta quattro volte in Nome di Allah che egli è tra i mentitori,
9 e la quinta [attestazione invocando] l'ira di Allah su sé stessa se egli è tra i veritieri.

Non vi è solo e tanto un principio ma una pena precisa e anche un procedimento giudiziario ben definito: si vogliono indicare al fedele precise regole di comportamento alle quali attenersi

Rileggiamo il brano evangelico forse più noto,quello del "porgi l'altra guancia"

Luca 6:29-35 (passim ) ... a chi ti percuote su una guancia, porgigli anche l'altra; e a chi ti toglie il mantello non impedire di prenderti anche la tunica. Dà a chiunque ti chiede; e a chi ti toglie il tuo, non glielo ridomandare.....E se prestate a quelli dai quali sperate di ricevere, qual grazia ne avete? ........Ma amate i vostri nemici, fate del bene, prestate senza sperarne nulla e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo; poiché egli è buono verso gli ingrati e i malvagi.

Certamente sarebbe umoristico pensare a una società cristiana nella dei teppisti potrebbero andare in giro a picchiare e rubare senza che i fedeli potessero reagire nè è pensabile che dei risparmiatori affidino il loro danaro alle banche senza essere certi di poterlo riavere. Si enuncia ancora un principio di amore , di perdono, di sacrificio personale e non di regole di civile convivenza.

Nel corano invece leggiamo:

Mâ'ida (La tavola imbandita)
...38 Tagliate la mano al ladro e alla ladra , per punirli di quello che hanno fatto e come sanzione da parte di Allah. Allah è eccelso, saggio. ...
(Al-Baqara (La Giovenca)

275 Coloro invece che si nutrono di usura resusciteranno come chi sia stato toccato da Satana. E questo perché dicono: "Il commercio è come la usura!". Ma Allah ha permesso il commercio e ha proibito l' usura.

 

Viene enunciata una precisa pena per i ladri, viene chiarito la differenza fra il commercio lecito e l'usura non lecita

Nei Vangeli quindi in effetti sono contenuti dei principi generali ai quali il cristiano deve attenersi ma non vi sono regole definite di comportamento sociale. Esse vengono demandate ad altri. In effetti la Chiesa ( o meglio le molte chiese cristiane ne di fatto esistenti) hanno elaborate regole e leggi abbastanza precise nel corso dei secoli. Si tratta pero di prescrizione fatte alla luce dei principi e quindi possono essere sempre riviste, aggiornate, adattate ai tempi nuovi

Nel Corano invece non si tratta solo di principi generali, ma di vere e proprie regolamentazioni che provenendo direttamente da Dio non possono essere trasgredite: possiamo quindi pensare a una legge di Dio effettivamente utilizzabile nella vita civile.

DIRITTO ROMANO E SHARI'AH

Il Cristianesimo e l'Islam si svilupparono in ambienti profondamente diversi al punto di vista giuridico. L'impero romano aveva un impalcatura giuridica fortissima. Anzi possiamo dire che il vero contributo dato alla civiltà dai Romani fu proprio il diritto e il diritto romano, come è noto , è stato alla base del diritto comune in Occidente fino ai tempi moderni e anche tuttora vengono impiegati termini latini. I cristiani non intesero mai contravvenire alle leggi dell'Impero Romano secondo il detto evangelico:

Marco 12:17 Allora Gesù disse loro:
«Rendete a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio»

Anzi, poichè erano accusati e perseguitati come nemici dell'Impero essi furono sempre molto attenti ad osservarne le leggi a meno che non fossero assolutamente contrari ai principi religiosi: ma in effetti le leggi romane in generale non obbligavano a nulla che fosse contrario ai precetti cristiani anche se permettevano molte cose che non erano compatibili con essi: pertanto un cristiano poteva praticare la sua religione senza contravvenire alle leggi dello Stato: In effetti l'unica norma che essi non osservavano era quella di sacrificare all'imperatore come a un Dio. Ma questa non era una vera e propria norma giuridica, era solo una imposizione politica del tutto estranea alla tradizione giuridica romana , una "finzione" a cui d'altra parte nessuno credeva veramente,

L'Islam invece sorge nell'ambiente arabo in cui non esistevano che consuetudini tribali rozze e incerte, niente di lontanamente paragonabile alla sapienza giuridica romana: nessuna meraviglia quindi che la nuova religione prevedesse anche delle norme di carattere giuridico vere e proprie che dessero ordine alla nascente società islamica.

Anche con il crollo della Impero Romano e il tramonto della civiltà antica non vennero meno tuttavia i principi del diritto romano che lentamente assorbì le rozze norme barbariche e in tutto il medioevo e fino al gli albori della civiltà moderna almeno teoricamente e idealmente il diritto "comune" veniva fatto risalire a quello romano.

Nell'Islam invece in tutte le terre conquistate si affermò invece la SHARI'AH come diritto comune: il ritorno ad essa quindi si pone nei paesi islamici non solo come un fatto religioso ma anche come un ritorno al diritto tradizionale in opposizione alle norme giuridiche imposte dall'Occidente.

Chiariamo con un esempio Le scritture cristiane santificano il matrimonio, esaltano la famiglia ma non accennano minimamente a norme di diritto successorio e familiare. Anzi, per quanto possa sembrare strano in nessun luogo dei Vangeli si accenna alla monogamia che pur tuttavia è una caratteristica peculiare del Cristianesimo. Il sistema parentale e il diritto successorio tuttora vigente in Occidente sono sostanzialmente quelli romani

Nel Corano invece vi sono precise norme per quanto riguarda l'eredita, il matrimonio, il divorzio dalle quali è possibile ricavare un preciso e circostanziato diritto familiare e successorio.

Tutto ciò fa si che mentre il diritto in Occidente è visto come cosa distinto dai precetti religiosi e pertanto riformabili in base a considerazioni sociologiche e ambientali invece nel mondo mussulmano diritto e religione finiscono con il coincidere ponendo il difficile problema del suo adeguamento al mutare delle realtà storiche

insomma nessun problema per un cristiano modificare il diritto successorio:la società lo ha creato, la società può cambiarlo. Ma per un mussulmano la prospettiva può essere molto diverso: se nel corano è scritto

( n-Nisâ' (Le Donne )
Ecco quello che Allah vi ordina a proposito dei vostri figli: al maschio la parte di due femmine. Se ci sono solo femmine e sono più di due, a loro [spettano] i due terzi dell'eredità, e se è una figlia sola, [ha diritto al] la metà. Ai genitori [del defunto] tocca un sesto, se [egli] ha lasciato un figlio. Se non ci sono figli e i genitori [sono gli unici] eredi, ...

Queste sono parole di Dio, espresse nella lingua araba come tali irreformabili, atemporali. nessuna considerazione di carattere storico, sociale e di alcuna altra natura possono scalfire ciò che Allah nella sua infinita sapienza ha prescritto e ciò che ha prescritto non e un principio generale ma una precisa casistica

La SHARI'AH inoltre si pone come una legge naturale, una giusta organizzazione della società anche al di là della fede religiosa e in questo senso anche come applicabile al di fuori della società religiosa da cui la pretesa che essa sia applicabile come legge dello stato anche a minoranze non islamiche. Vi è la fortissima persuasione che la SHARI'AH si affermerà anche nei paesi occidentali

Scrive Abu l'Ala Maududi, importante teorico pakistano:

Ancora ai nostri giorni, certuni non apprezzano tutti i meriti di questo codice (cioè la SHARI'AH), ma il progresso getterà su di esso nuova luce e metterà in evidenza la sua superiorità.

Il mondo, bon gré mal gré, si orienta verso la direzione indicata da molto tempo dal Codice divino. Moltissimi che rifiutavano di accettarlo sono, adesso, dopo secoli di tentativi alla cieca, di prove e di errori, obbligati a adottare certe disposizioni di questa Legge.Coloro che negavano la veridicità della Rivelazione ed accordavano tutto il credito alla nostra fallibile ragione umana, dopo aver commesso gravi errori e vissuto sgradevoli esperienze, adottano, in una forma o nell'altra, le disposizioni della SHARI'AH. Ma quale perdita. Ed ancor oggi ciò è fatto solo parzialmente! (Abu l'Ala Maududi: conoscere l'islam : traduzione in italiano dell'originale in Urdu "Risalaediniyat", proposto dal Centro Islamico di Bologna.)

In Occidente crediamo che i principi della nostra legislazione finiranno con l'imporsi anche nei paesi mussulmani anzi giudichiamo il livello di civiltà di un paese mussulmano dalla adozione di principi occidentali e pensiamo che a Cabul le donne presto riporranno il burqa fra le curiosità del passato : specularmente in Afganistan si crede seriamente e vivamente che un giorno anche a Parigi e a New York le donne andranno velate.

INTERPRETAZIONE DELLA SHARI'AH

Le leggi della SHARI'AH possono apparire chiare ed inequivocabili. Tuttavia la loro effettiva , reale applicazione è tutto altro che semplice. Vediamone i motivi.

Le fonti della SHARI'AH sono oltre che al Corano e alle "hadith" (detti attribuiti al profeta,) la "Sunna" cioè il commento svolto nei secoli successivi dagli esperti. La Sunna non viene però accettata dagli Sciti che hanno un loro tradizione di commento

L'ìnsieme delle legislazione viene definita "Al fiqh" e a sua volta si divide in almeno quattro distinte scuole che secondo alcuni sono comunque complementari

Le norme sono molte e devono essere armonizzate, interpretate per essere effettivamente applicate. Anzi più le norme sono numerose più è problematica la loro effettiva applicazione. Nell' ordinamento giuridico italiano esistono un numero enorme di norme legislative ben specifiche e particolareggiate eppure gli avvocati sanno bene che nessuna causa è mai sicuramente vinta in partenza. E' sempre possibile che gli avvocati riescano a trarre fuori un eccezione procedurale, un cavillo, un'altra norma in contrasto. Si pensi per esempio alla occupazione delle scuole da parte degli studenti: teoricamente sarebbe un reato gravissimo passibile di pene severe: in effetti forze dell'ordine , magistratura e autorità scolastiche non intervengono effettivamente in quanto ormai il fatto è tollerato, sentito sostanzialmente come un momento di libera espressione politica e sociale.

Anche per la SHARI'AH abbiamo fatti simili.
Ad esempio è vero che vi è la condanna severissima per l'adulterio pero è anche vero che occorrono quattro testimoni oculari cosa che in effetti è pressocchè impossibile per cui alcuni interpreti vedono la norma più come un principio simbolico, teorico, che come una effettiva possibilità. Ad esempio Tariq Ramadan, docente di Islamistica all'università di Friburgo sostiene:

Certo, queste pene sono menzionate nei testi di riferimento, ma sono accompagnate da clausole di condizionalità che determinano la loro applicazione in modo molto preciso e rigoroso.... quattro testimoni devono aver visto le persone durante l'atto sessuale, in flagrante delitto, e testimoniare quindi quello che hanno visto. L'applicazione di queste pene è quasi impossibile tenuto conto delle condizioni che si devono riunire per farle rispettare. Tuttavia, ciò che sottolineano come insegnamento, è che la fornicazione e l'adulterio sono cose gravissime davanti a Dio, allo stesso modo che sul piano sociale. (Tariq Ramadan: Peut-on vivre avec l’ Islam ?)

Se viene previsto,il taglio della mano del ladro tuttavia viene anche ricordato un episodio:

....la minaccia che Omar aveva fatto ad un ricco che era venuto da lui per lamentarsi del suo impiegato che lo aveva derubato. Omar interrogò l'impiegato il quale affermò che il suo padrone non gli dava abbastanza per vivere e che egli si trovava dunque obbligato a rubare. Omar si voltò verso il datore di lavoro e lo minacciò di prendersela con lui anzichè col povero e di tagliargli entrambe le mani se non dava il necessario per vivere al suo impiegato. (Tariq Ramadan: Peut-on vivre avec l’ Islam?)

Pertanto il furto se fatto in stato di bisogno non deve essere punito almeno con una pena cosi grave e alla fine ogni furto poi viene fatto per bisogno.

La Gihad (guerra santa) puo essere intesa non come azione belliche ma come confronto culturale, ideologico, come pacifica propaganda religiosa:

Di fronte all'invasione culturale dell'Occidente ed al famoso "scontro" di civiltà, la maggior parte dei movimenti islamici non risponde con le armi e non pensa in termini di guerra armata. Per loro c'è ovviamente il jihad, ma questa resistenza passa attraverso la promozione dei loro valori, della loro identità, attraverso l'educazione, l'impegno sociale, l'iniziativa economica. Nel cuore delle nazioni soffocate dal peso della dittatura e del sottosviluppo, resistono lottando continuamente per il pluralismo, la libertà d'espressione e la solidarietà. Essi parlano veramente di jihad ed è proprio di questo sforzo e di questa resistenza che si tratta (Tariq Ramadan: Peut-on vivre avec l’ Islam)

Da questa prospettiva la SHARI'AH puo essere agevolmente adattata a mutate condizioni economiche e sociali senza contravvenire per questo alle prescrizioni coraniche.
Esiste pero tutta un'altra scuola di pensiero quella che noi definiremmo "fondamentalista" che intende effettivamente tornare alla lettera proprio del Corano. considerando ipocrisie e infingimenti colpevoli le interpretazioni "progressive"

Se il Corano cosi prescrive , al ladro deve essere "effettivamente" tagliata la mano, l'adultera deve essere "effettivamente" lapidata, la guerra santa portata "effettivamente" contro gli infedeli.

La disputa può essere paragonata in qualche modo a quella che si agitò nel mondo cattolico nel 600 fra Gesuiti e Giansenisti . I Gesuiti riaffermavano in modo intransigenti i principi cattolici ma poi li applicavano con molta cautela e misura, introducendo la famosa "casistica" secondo la quale bisogna sempre tener presente il caso particolare e specifico che può offrire un gran numero di eccezioni e di adattamenti. Con questo spirito nei" Promessi sposi" Lucia si vede annullato il voto di "verginità" dal pure austero padre Cristoforo perchè si era prima promessa a Renzo e avrebbe quindi chiedere prima a lui il permesso prima di pronunciare il suo voto.( e figurarsi se mai Renzo lo avrebbe dato!)

I Giansenisti invece ritenevano posizioni del genere false , "ipocrite" : un principio è un principio è va applicato sempre, integralmente ,qualunque siano le condizioni e le conseguenze

Le due correnti non si limitano al 600 ma sono state sempre sempre presenti nel mondo cristiano e lo sono tuttora: c'è chi intende adattare il cristianesimo ai tempi moderni e chi ritiene che esso non deve concedere nulla alla "modernità"

Il problema nel mondo musulmano è però particolarmente acuto in questo momento storico in cui il confronto con la civiltà portato dall'Occidente assume aspetti drammatici. Una interpretazione tradizionalista della SHARI'AH isolerebbe irrimediabilmente il mondo musulmano d quello che noi chiamiamo "progresso civile" facendo piombare quel mondo in quello che noi chiamiamo "medioevo": una interpretazione estensiva invece agevolerebbe l'intesa con l'Occidente .

Non è possibile prevedere attualmente quale sarà la scelta dell'Islam: è nostra personale sensazione ( ma non suffragata da elementi oggettivi) che la prima prevalga nelle "elittes" culturali mentre la seconda invece nell'ambito di quello che noi occidentali definiamo "clero" islamico e conseguentemente nelle masse islamiche.

Si pone allora il problema di chi ha l'autorità di interpretare la SHARI'AH

INTERPRETI DELLA SHARI'AH

Il problema della interpretazione nell'ambito mussulmano e particolarmente difficile per la organizzazione stessa della società religiosa mussulmano

Nel cristianesimo noi abbiamo una organizzazione gerarchica molto chiara. In particolare nella Chiesa Cattolica abbiamo un clero chiaramente distinto dai laici, dei vescovi preposti a ogni comunità, conferenze episcopali nazionali e soprattutto il Papa come capo supremo e Vicario di Cristo e inoltre periodicamente i Concili Ecumenici. Anche se le " anime" nel cattolicesimo sono tante tuttavia è possibile definire chiaramente quale siano i principi e gli orientamenti generali: ciascun fedele ha si un'ampia gamma di libere scelte personali ma se non condivide gli orientamenti generali e di fondo è "fuori" dalla Chiesa anche se l'istituto della scomunica non viene più usato. Organizzazione analoghe anche se ristrette all'ambito di una sola nazione si trovano nelle Chiese Orientali Ortodosse. Le Chiese Riformate hanno anche esse una loro organizzazione anche se meno rigida

Ma nel mondo dell'Islam le cose sono molto diverse. Innnanzi tutto, come nella concezione del sacerdozio universale di Lutero, non esistono sacerdoti distinti dai fedeli. Soprattutto però non esistono gerarchie religiose. Noi parliamo spesso di clero mussulmano: in effetti esistono persone che si dedicano espressamente alla religione:vi è chi guida la preghiera nelle moschee e quindi soprattutto puo rivolgersi ai fedeli un discorso (corrispondente alla omelia della messa cattolica) , abbiamo esperti di diritto islamico, studiosi della Corano, maestri delle scuole coraniche , uomini particolarmente pii. Manca però una organizzazione che medi, che dia pareri generali, che insomma possa parlare per tutti.

Anche nei rapporti con la società e le autorità italiane ci troviamo di fronte a questo problema. Nel nostro paese infatti si sono stipulati concordati analoghi a quelli per la chiesa cattoliche con molte altre chiese che pure hanno consistenza numerica molto limitata. Non è stato possibile però stipulare una concordato con i mussulmani perchè non esiste una "chiesa" mussulmana, cioè una organizzazione che li rappresenti. Anche quando cerchiamo di conoscere gli orientamenti dei mussulmani in Italia non sappiamo bene a chi rivolgerci perchè non è chiaro "chi rappresenti chi": nei dibattiti televisivi si invitano spesso sedicenti "rappresentanti" mussulmani ma essi parlano a nome personale e non si sa mai quanto le loro idee siano effettivamente condivise dagli altri fedeli dell'Islam. In sostanza se vogliamo conoscere l'orientamento di una chiesa cristiana individuiamo chiaramente le persone che hanno la "autorità" per farlo, ma presso i mussulmani non esistono "autorità" ma solo persone che hanno un loro "prestigio" in un ambito più o meno ampio per cui sussistono i pareri più diversi.

Ad esempio, per quanto riguarda il famoso " velo islamico" abbiamo pareri affatto diversi:alcuni ritengono che deve essere integrale (burqa) altri si limitano a coprirsi il viso (chador) per altri basta solo coprirsi i capelli e altri ancora non lo usano affatto: tutti sono convinti di attenersi al Corano ma nessun è in grado di dare una "interpretazione autentica" valevole per tutti

L'ayatollah Koimeni non era il "capo" degli Sciti e nemmeno il capo degli Sciti iraniami ma solo una persona che ha avuto nel suo paese e anche fuori di esso un grande prestigio e autorità:egli proclamò la GIHAD contro gli iracheni ma fu smentito da altre "autorità" religiose di altri paesi mussulmani:

Il famoso Mullah Omar ,capo del Talebani afgani in effetti era un oscuro "prete" di provincia di cui praticamente non si sapeva niente eppure a un certo punto impose regole di comportamento che proibivano di far udire il suono dei passi femminili , la musica la televisione e addirittura i giochi dei bambini ( il famoso divieto di far volare gli aquiloni) ,tutte regole che non vigevano in nessun altra parte dell'Islam e che furono aspramente criticati anche dai non certi "moderati" Ayatollah iraniani . In base a quale autorità il Mullah Omar poteva dettare queste regole? la risposta è che erano leggi contenute nel Corano o nella tradizione islamica e quindi l'autorità derivava da Allah stesso e non certo da Omar che era un semplice lettore o studioso (taliban) delle Sacra Libro. Con questo criterio ognuno finisce con il leggere quello che gli pare nel Corano e considerarlo come l'unica, assoluta sicura volontà divina e tutti gli altri come nemici della "vera" fede con effetti veramente devastanti.

Accade cosi che anche Bin Laden che non rivestiva nessun ruolo nell'ambito religioso si è sentito in diritto di proclamare la GIHAD contro gli americani e, assicurando il paradiso ai suoi seguaci , scatenare una crisi internazionali dagli effetti incalcolabili.

Abbiamo cosi una legge che se da una parte appare rigida e irriformabile, dall'altra parte presenta applicazione concreta reale quanto mai incerta perchè non esistono persone che hanno una specifica, riconosciuta autorità per farlo.

Insomma è come se noi volessimo applicare le leggi italiane senza pero che esistessero magistrati con precise competenze individuate dalle leggi stesse.

Un fenomeno simile esiste anche nel mondo cristiano : soprattutto negli Usa: proliferano sette che proclamano di attenersi strettamente alle Sacre Scritture: cosi c'è chi pensa che anche la poligamia sia lecita, chi rifiuta le trasfusioni di sangue, chi pensa che sia essenziale santificare il sabato e non la domenica , chi sostituisce alla medicina la preghiera, chi vuole il ritorno integrale alla natura, Molti sono in buona fede, alcuni lucrano sulla buona fede dei molti.

Il fenomeno pero è diverso: innazitutto le sette interessano un numero in genere molto limitato di persone e soprattutto non intendono imporre le proprie leggi a tutta la comunità e quindi si esauriscono nell'ambito dell'ampia libertà religiosa vigente a meno che non rientrino nei reati di truffa, violenza e simili.

Nel mondo islamico invece la SHARI'AH si pone come una legge della società nella sua interezza: ma in concreto chi decide la sua effettiva applicabilità ai casi singoli e particolari ?

La mancanza di una risposta precisa pone problemi gravissimi, apre la strada a ogni estremismo, a ogni interpretazione faziosa e strumentale.

Prof. Giovanni De Sio Cesari
http://www.giovannidesio.it/

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