-------------------------------------- STORIA UNIVERSALE --------------------------------------

114. LA GERMANIA E LE CAUSE DELLA PROTESTA (RIFORMA)


Le caricatura in Germania che rappresentavano il papa "impaganito" e "predatore"

Da come abbiamo visto nei specifici capitoli precedenti, la Germania, che, nel secolo XIII, era ancora in gran parte investita dalle rozze forme feudali, aveva più tardi compiuto rapidi progressi. Le città erano cresciute come popolazione e come potenza; i commerci avevano preso un vivo slancio; nelle campagne si era incominciato a vivere con un certo benessere, che era segno di una progressiva elevazione civile. Le guerre dell'Impero, i traffici, i rapporti di cultura e di commercio stretti con l'Italia avevano affrettato, nel secolo XV, questo movimento; e già sulla fine di questo secolo il progresso compiuto poteva dirsi meraviglioso. Le arti, la cultura, la filosofia erano penetrate nella rude Germania, e l'avevano profondamente trasformata.

Tre forze principali avevano contribuito a questa profonda trasformazione: la Chiesa, l'umanesimo e il diritto romano.
La Chiesa era stata senza dubbio la forza più possente. Essa aveva saputo intessere anche nell'immensa Germania la trama superba della sua organizzazione gerarchica; aveva creato i suoi potenti monasteri; aveva posto il clero al contatto diretto con le popolazioni, e poteva perciò più rapidamente operare.

La forza della fede si manifestava nelle forme più varie, piegando gli animi ed aprendo le coscienze, e teneva legate le popolazioni delle città e delle campagne ad un sistema di vita e di credenze abbastanza uniforme, che dominava la vita sociale. Naturalmente, come avviene per tutti i trionfatori, valendosi di questa forza, la Chiesa cattolica tendeva come in Italia a guadagnare per sé e per i suoi organi complessi una situazione di privilegio e di libertà assoluta, e ad assorbire in modo eccessivo le attività umane. È vero che, anche in Germania, le autorità civili avevano saputo anch'esse porre qualche limitazione agli eccessi del sistema papale, restringendo la competenza dei tribunali ecclesiastici e rivendicando sempre più nettamente un diritto formale di sorveglianza e di riforma sulle chiese e sui conventi. Ma é certo che, nella complessità e nella fortuna della vita ecclesiastica, sempre più intimamente congiunta alla vita civile, i costumi del clero avevano mutato l'antica austerità in fasto e in lussuria, i freni della disciplina erano stati allentati, le menti spesso divertite dal loro stesso sacro istituto.

Contro queste degenerazioni, si erano elevate, in Germania, non meno che altrove, voci autorevoli, che volevano richiamata la religione ai suoi fini naturali, e che combattevano i privilegi clericali e le dissolutezze del clero. Ma d'altra parte, a questi eccessi non si sapeva mettere riparo. Anzi le necessità
economiche della vita ecclesiastica e dei monasteri spingevano a conservare integra la vecchia organizzazione, capace di tante fortune; sicché le contribuzioni imposte dal clero gravavano sui fedeli, e a questi oneri si aggiungevano quelle collette straordinarie, in occasioni eccezionali, quali quella del giubileo, celebrato ora a periodi più frequenti, da cui la Chiesa di Roma ricavava i maggiori vantaggi.

In secondo luogo, l'umanesimo aveva guadagnato anche in Germania numerosi proseliti. Verso le Università italiane si dirigevano ogni anno a schiere gli studenti amanti del sapere, e ne ritornavano con la mente piena delle visioni luminose del pensiero e dell'arte antica. E già numerose e operose erano sorte le Università in Germania, rivolgendo particolare attenzione alle questioni teologiche e filosofiche, oltre che alla filologia e al diritto.
L'invenzione della stampa contribuiva ormai ad estendere l'opportunità e la passione degli studi. Sennonché gli umanisti tedeschi, pur studiando le letterature classiche, si volgevano di preferenza alla teologia e alla filologia, poiché il loro spirito, ancora legato alla credenza e più spesso alla superstizione religiosa, non poteva apprezzare appieno il contenuto spirituale dei grandi scrittori antichi. Essi giudicavano pericolosi tali scrittori per l'ispirazione pagana e per le forme sottili e indubbie, e preferivano evitarli, disconoscendo e condannando forse tutto quanto di gentile, di sereno, di profondamente umano, al di là. della forma, viveva nello spirito della Grecia e di Roma.

Ciò spiega come il grande umanista Giovanni Reuclin di Basilea (1455-1522), che pure aveva studiato con fervore le lingue classiche, rivolgesse esclusivamente il suo interesse a sottoporre ad un acuto esame i testi sacri dell'antichità, e come Erasmo di Rotterdam, che aveva scelto Basilea come centro dei suoi studi, pur avendo una comprensione più larga dello spirito classico, contribuisse poi così efficacemente all'opera della Riforma, scagliandosi con i suoi scritti contro il Papato "impaganito e il clero immorale", e sostenendo il ritorno alle dottrine evangeliche.

Finalmente, tra i grandi motori della profonda trasformazione subita dalla Germania nel secolo XV, bisogna mettere il diritto romano, contenuto nei testi giustinianei e studiato nelle scuole italiane, che aveva rapidamente passato le Alpi e invadeva le corti giudiziarie della Germania, obbligando tutta la vita civile ad adattarsi prontamente alle forme evolute e perfezionate del grande diritto e dell'antica civiltà. Proprio sulla fine del secolo XV, si era prodotto quel fenomeno che, nella storia tedesca, si dice «recezione del diritto romano», per cui i testi del diritto giustinianeo, applicati e studiati in Italia, erano stati accolti anche in Germania.

Sotto l'impulso di questa imitazione e di questi studi, già le antiche leggi barbariche avevano ceduto il posto, anche in Germania, ai. nuovi statuti delle città, alle nuove leggi territoriali più evolute dell'Impero e dei principi, al diritto alquanto più complesso dello Specchio svevo o dello Specchio sassone. Ma ora anche questi diritti, che risentivano ancora delle forme rozze, originarie dell'antico diritto germanico, erano diventati superati, fuori tempo dall'avanzare poderoso del diritto romano, il quale tendeva, come si é detto, a diventare il diritto comune di tutto l'Impero.

I numerosi tedeschi che, nei secoli XIV e XV, erano scesi a studiare nelle Università italiane o francesi, ritornavano poi alle loro città e alle loro borgate, portando nella mente le forme semplici ed elette dell'antico diritto, e i testi razionali e persuasivi della giurisprudenza assimilata. Essi contribuivano a versare lentamente, nel miscuglio del diritto barbarico, ancora vigente in Germania, le forme sempre più civili apprese nelle scuole; onde le leggi territoriali della Germania ne uscivano ormai trasformate.
Ma adesso, dopo quasi due secoli di profondo studio del diritto romano, anche da parte dei giuristi tedeschi, si sentiva il bisogno di sostituire interamente alle linee aspre del diritto medioevale le forme perfezionate dell'antica sapienza giuridica.

L'autorità dell'Impero, che si decorava del nome e della dignità dell'antica Roma, spingeva per questa via; e la rapida trasformazione economica, che si era compiuta, dopo il secolo XIII in Germania, col forte impulso dato ai commerci, alla vita cittadina, alla coltura dei campi, induceva naturalmente a prescegliere un diritto più evoluto, che si adattava alle esigenze nuove della vita civile.

Ma l'attento osservatore, che avesse diretto lo sguardo oltre la superficie, si sarebbe forse facilmente accorto, sul principio del secolo XVI, che questa rapida trasformazione religiosa, civile e giuridica, che aveva fatto compiere alla Germania giganteschi passi sulla via del progresso, non rispondeva alle condizioni reali della vasta e multiforme regione; e doveva necessariamente provocare reazione e disordine.

La credenza religiosa era ancora legata alla superstizione, e, benché dominasse uno spirito clericale molto acceso, tuttavia esso pareva fondato sul fanatismo, piuttosto che su una profonda coscienza religiosa. Tra il 1507 e il 1509 si era svolto a Berna un famoso processo contro un priore dei Domenicani e tre monaci, che erano stati condannati al rogo, per avere, si diceva, intenzionalmente ingannato il popolo facendosi passare per taumaturghi, operatori di miracoli. Sennonché lo sviluppo religioso si fondava principalmente proprio sulle forme che erano state condannate, e il clero ed i monaci avevano il grave torto, in vista dei loro interessi per il predominio economico e civile, di ricorrere troppo frequentemente a quelle, trascurando l'essenza sublime, ma non sempre accessibile, della credenza religiosa.

Non tutti i riti e i costumi della Chiesa cattolica potevano adattarsi alle coscienze religiose della Germania; e d'altra parte la Chiesa cattolica tendeva a sfruttare questa vasta religiosità per i fini d'interesse economico e politico, che avevano, in parte almeno, snaturato l'indole della fede.
Anche alle menti più rozze e più semplici, ma ispirate da un antico senso religioso profondo, doveva apparire abbastanza vivo il contrasto tra la semplicità della religione, espressa nelle forme sublimi e indubbie dei testi sacri, e gli eccessi di un clero troppo spesso impegnato ad interessi economici e politici, che tendeva a tiranneggiare e a prevalere nella vita civile.

D'altra parte la nuova cultura umanistica imponeva uno sforzo delle menti, che non poteva essere tutto d'un tratto sostenuto. L'antica civiltà, per essere intesa e rivissuta, richiedeva una squisita e educata sensibilità, che non poteva essere improvvisata, e che avrebbe dovuto essere soltanto il prodotto di una lenta evoluzione civile. È facile vedere in quell'antica civiltà, decorata delle forme più sublimi della fantasia e dell'arte, soltanto il lato esteriore e caduco, trascurando il senso profondamente civile che essa contiene. Perciò lo sforzo degli studi umanistici, largamente compiuto anche in Germania, non era sempre apprezzato nel suo giusto rilievo, e già si veniva formando, come già ho accennato, una inclinazione ad opporsi agli studi umanistici, e a preferire le cognizioni teologiche, che l'umanesimo tendeva veramente a trascurare, come se fossero già superate.

Finalmente la recezione del diritto romano, portando, nella vita pratica, una struttura giuridica nuova e in gran parte straniera, non poteva non essere accolta con qualche ostilità. Le forme del diritto romano, adottato nelle scuole d'Italia e applicato nei tribunali sotto le norme del diritto comune, presupponevano una evoluzione civile, che non era in tutto compiuta nella Germania.
I feudatari si opponevano nell' adottare le regole precise della proprietà terriera, che venivano a negare o ad attenuare i diritti vaghi e complessi dell'antico dominio feudale; cosicchè le classi medie della popolazione non erano ancora economicamente abbastanza forti per adattarsi alle regole precise e varie del diritto comune; nè le classi inferiori delle città e delle campagne potevano intendere il valore di un diritto troppo evoluto e complesso.

Il malcontento contro la cultura straniera, contro il diritto straniero, per una forma mentale ancora molto semplice si estendeva anche verso la religione romana; e questa identificazione si era qua e là manifestata. Esso dipendeva anche da profonde ragioni economiche, che toccavano molte classi della popolazione. La classe della grande nobiltà laica, se aveva compiuto notevoli progressi politici, realizzando nei propri possessi feudali e allodiali un sistema di dominio più rigido e più compatto, non aveva raggiunto uno sviluppo economico altrettanto vivace, e si sentiva fieramente contrastata, nelle sue mire di predominio, da una grande nobiltà ecclesiastica, formata dai maggiori dignitari della Chiesa, dai metropoliti, dai vescovi, dagli abati di potenti monasteri, che ai possessi feudali aggiungevano i vasti e prosperosi possessi ecclesiastici, sempre in via d'ingrandimento. E la colpa di tutto questo ancora una volta la si dava a quel tipo di malcontento detto sopra.

Quanto ai membri molto numerosi della piccola nobiltà, i così detti cavalieri o "Conti d'Allemagna poveri" come li chiamava con disprezzo un legato papale, erano, rimasti, negli ultimi tempi, oppressi dalla grande nobiltà, immiseriti dal deprezzamento delle terre, per la cresciuta importanza del capitale di fronte alla proprietà immobiliare, e trascurati per il mutato sistema militare, il quale, dando il soldo agli uomini delle milizie, i sovrani non avevano più bisogno di ricorrere ai loro servizi, che se erano sempre stati anche questi sempre sgraditi tuttavia davano da vivere; pertanto si erano fatti irrequieti, desiderosi di novità, pronti ad una azione di sommovimento generale, che scuotesse le basi della vecchia società e diminuisse l'efficienza preponderante dell 'alto clero e della grande nobiltà.

Tra queste classi, si era ormai insinuata, anche in Germania, una forte borghesia industriale e commerciale, che doveva pure questa vedere di mal occhio le restrizioni imposte al commercio dai grandi feudatari, protetti dall'imperatore, a dall'eccessiva potenza dall'alto clero legato ad una potenza straniera, a che perciò, nella sua lenta, ma sicura ascesa, doveva mostrarsi pur essa desiderosa di novità.

A questi multiformi fermenti di rivoluzioni o di movimenti sociali a politici, si aggiungeva il profondo malcontento dalle classi minori ed infine dalle città e dalle campagna. L'aumento dalla popolazione, specialmente nelle città, aveva creato anche in Germania un numeroso artigianato e una forte classe di plebe di lavoranti; mentre nelle campagna la progressiva coltura dai campi aveva generato una forte classe di contadini, giuridicamente liberi, ma socialmente ancora soggetti a numerose angherie e taglieggiamenti a favore dei grandi proprietari, della nobiltà e del clero.
Il nuovo sistema della milizia mercenarie, chiamando liberamente alle armi i membri più volenterosi a più avventurosi di queste classi, aveva arrecato un nuovo fermento, che stava ormai per travolgere una società di cui si sentivano vittime.

Si erano formati, nella città e nelle campagna, leghe di resistenza, sotto la protezione di qualche simbolo o di un qualsiasi santo, di cui recavano l'insegna (perfino una scarpa nella bandiera) e queste leghe erano pronte a gettarsi in una lotta violenta, non appena fosse scoppiata, per motivi inconoscibili, contro la classi potenti e sfruttatrici della società.

A tutte queste varia causa, si aggiungeva un sentimento diffuso di misticismo religioso, che coinvolgeva tutte le classi della Germania, ma specialmente le classi colte della popolazione; e questo sentimento non poteva essere soddisfatto dalle forma troppo realistiche del cattolicesimo degli ultimi tempi.

L'umanesimo, come si é detto, aveva contribuito a rivolgere l'attenzione e lo studio ai testi sacri, e con questo aveva diffusa una passione più accentuata per lo spirito evangelico, che é sempre alla base della religione cristiana.

E invece la Chiesa cattolica, che era riuscita a mantenere, nonostante i pericoli e le vicende delle eresie e degli scismi, la sua morale supremazia nella custodia del dogma, nel governo delle coscienze, nelle regole della disciplina ecclesiastica, pur non ignorando l'esigenza di riforme profonde nell'organismo religioso, non si era preoccupata di procedere ad una coraggiosa revisione; anzi, tra le circostanze difficili dei tempi, era stata portata ad assumersi con maggior rigore il dominio di uno Stato terreno, si era presa cura di una potestà secolare, aveva dovuto confondere due mondi, e negoziare con i principi, e anche guerreggiare, provvedendo pure ai mezzi finanziari per queste negoziazioni e per queste guerre, con un impegno e una attitudine che allontanava sempre più il sentimento religioso dalle sue fonti naturali e che contraddiceva più aspramente allo spirito evangelico dei testi sacri.

La Chiesa cattolica, che aveva superato tante difficoltà, si poteva illudere forse di superare anche la nuova tempesta, che si andava preparando oltre le Alpi.
Ma non aveva misurato nel modo giusto lo spirito religioso e sociale che si era formato in Germania; onde si trovò poi battuta dal nuovo movimento, che tante conseguenze storiche doveva recare nel mondo moderno.

Il via alla lotta fu dato proprio per una questione di mezzi finanziari
che la Chiesa volle procurarsi con le indulgenze


LA QUESTIONE DELLE INDULGENZE > >

PAGINA INIZIO - PAGINA INDICE