RELAZIONE DEL GENERALE GEORGE C. MARSHALL
Capo di Stato Maggiore dell'Esercito degli Stati Uniti



LA QUARTA FASE

LA DICHIARAZIONE DI GUERRA

L'attacco giapponese a Pearl Harbor, il 7 dicembre 1941, galvanizzò tutta l'organizzazione militare del paese, mettendoci di fronte all'immediata necessità di proteggere gli Stati Uniti, l'Alaska e la regione del Canale di Panamà contro attacchi improvvisi ed azioni di sabotaggio. Ci costrinse altresì ad accelerare il movimento di ulteriori contingenti di truppe e di materiali, per proteggere le linee di comunicazione navali ed aeree tra gli Stati Uniti e le zone di guerra attuali e potenziali, e per rimpiazzare le perdite subite alle Hawaii. I progetti che erano stati studiati per il caso di guerra vennero attuati, a seconda delle esigenze della nuova situazione creatasi.

Poichè gli attacchi giapponesi contro la flotta del Pacifico nelle Hawaii avevano lasciata scoperta tutta la costa occidentale dell'America settentrionale, provvedemino anzitutto a rafforzare le guarnigioni lungo la costa occidentale, nella regione del Canale di Panamà, nelle Hawaii, e in Alaska. Fu immediatamente iniziato il movimento di forze aeree e di unità antiaeree in volo e per mezzo di rapide navi mercantili. Il 14 dicembre 1941 ebbe inizio il trasferimento sulla costa occidentale di un corpo d'armata, composto di due divisioni di fanteria e di truppe di corpo d'armata; tale trasferimento veniva completato in pochi giorni. Il 17 dicembre le zone più esposte lungo la costa dell'Atlantico e del Pacifico erano sufficientemente protette contro l'eventualità di attacchi aerei o navali.*
(*) Nel febbraio 1942 fu istituita la Commissione Mista di Difesa del Messico e degli Stati Uniti (Joint Mexican-United States Defense Commission), per studiare i problemi concernenti la difesa comune degli Stati Uniti e del Messico. La cooperazione tra i due governi in tutte queste questioni si dimostrò perfetta.

Furono inviate per mare ulteriori unità antiaeree, e rinforzi aerei furono mandati a Panamà in volo. Nelle prime cinque settimane di guerra questi dislocamenti di forze, aggiunti alle truppe già in viaggio per le Hawaii, l'Alaska ed altre basi, richiessero uno spostamento per ferrovia di circa 600.000 uomini con tutti i relativi autoveicoli, cannoni ed equipaggiamento. Le ferrovie assolsero il loro compito con straordinaria efficienza, grazie anche alla precedente accurata organizzazione di porti costieri d'imbarco, con i loro magazzini intermedi e stazioni di smistamento, che si addentravano nel continente fino a Phoenix, nell'Arizona; a Ogden, nello Utah; ed a Harrisburg, in Pennsylvania.**
(**) Il tonnelleggio -ferroviario ammassato alla base militare di Brooklyn nel l'autunno 1941 era superiore a quello concentrato nel porto di New York nel 1918.


Era necessario anzitutto riparare al danno subito alle Hawaii, rafforzare le difese delle Hawaii e di Midway, istituire una catena di basi insulari per proteggere le linee di comunicazione con l'Australia e la Nuova Zelanda, e permettere il trasferimento di apparecchi da bombardamento e da trasporto e il rifornimento degli aeroplani della marina e delle navi. Le navi che si trovavano nei porti del Pacifico furono subito requisite, ricaricate e spedite sulla rotta occidentale con contingenti di truppe combattenti e dei servizi, con equipaggiamento aereo ed altro materiale. Vennero subito organizzati due convogli, che partirono con il loro carico da San Francisco per le Hawaii nei primi dieci giorni di guerra.
Un convogliò diretto alle Filippine fu mandato invece in Australia.

Mandammo delle truppe per rilevare la fanteria da sbarco e le forze britanniche in Islanda, ed allo stesso tempo inviammo il primo scaglione di truppe oltre oceano nell'Irlanda Settentrionale, per cooperare alla difesa delle Isole Britanniche e spianare la via a future operazioni militari americane in Europa.
I posti militari avanzati, importanti per la difesa del Canale di Panamà, furono rapidamente rafforzati grazie alla istituzione di basi aeree nell'America meridionale e centrale e di piccoli distaccamenti di artiglieria costiera, muniti di cannoni da 155 mm. per difendere i punti più esposti lungo la costa sud-americana fino al Cile.

Per affrontare la situazione negli Stati Uniti, le regioni contigue alle coste orientale ed occidentale furono organizzate in Comandi di Difesa Orientale ed Occidentale (Eastern and Western Defense Commands) e poste al comando dei tenenti-generali Hugh A. Drum e John L. DeWitt. Tra i compiti di questi comandi era incluso quello di dirigere le operazioni delle forze aeree di intercettazione assegnate alla protezione delle nostre linee costiere. Inoltre il generale DeWitt aveva autorità sul Comando di Difesa dell'Alaska ed il generale Drum sulle truppe degli Stati Uniti e Terranova ed a Bermuda.
Furono intensificati i lavori per la costruzione dell'autostrada militare dell'Alaska, che fu aperta al traffico il 29 ottobre 1942, nonostante notevoli difficoltà date dal tempo cattivo e dalla qualità
del terreno.

STRATEGIA E CONTROLLO

Il 23 dicembre 1941, il Primo Ministro inglese, Winston Churchill, accompagnato dai capi dello Stato Maggiore inglese, arrivò a Washington per conferire col Presidente e coi capi dello Stato Maggiore americano.
La discussioni che ebbero luogo a quell'epoca condussero ad un accordo, che riguardava non solo l'immediata strategia per la condotta comune della guerra, ma anche l'organizzazione di un sistema per controllare e sfruttare, dal punto di vista strategico, le risorse militari americane ed inglesi.
Nessun'altra azione alleata, a mio parere, ha avuto un'influenza così profonda sulla condotta della guerra quanto la rapida istituzione di un sistema. destinato a coordinare ed unificare lo sforzo bellico per mezzo degli Stati Maggiori Generali Riuniti, operanti sotto la direzione dei capi dei rispettivi governi. Questo sistema si è andato a poco a poco allargando, fino ad includere quasi tutte le attività facenti parte dello sforzo bellico, e grazie ad esso abbiamo potuto risolvere i nostri problemi e conciliare i nostri dissensi in maniera semplice ed efficace. Grazie ad esso, abbiamo potuto prendere tutte le decisioni che concernono la condotta di questa guerra globale, quali il controllo del servizio d'informazioni militari, le esigenze di uomini, tipi di truppe e munizioni, il dislocamento di reparti, di materiale e di naviglio, il coordinamento delle comunicazioni, la complicata amministrazione civile da istituirsi alle dipendenze del governo militare nelle regioni liberate od occupate.

In questo primo incontro, che terminò il 14 gennaio 1942, delle autorità militari britanniche ed americane, furono gettate le basi per l'unificazione del comando in Estremo Oriente, per far fronte agli attacchi giapponesi, che stavano rapidamente estendendosi in quelle regioni. Il generale Sir Archibald Wavell, Comandante in Capo in India, che a quel tempo era in Cina col maggior-generale (ora tenente-generale) George H. Brett dell'esercito degli Stati Uniti, fu nominato Comandante in Capo delle forze americane, britanniche, olandesi ed australiane, col generale Brett comandante in seconda. E si può affermare che, sebbene la marea dell'avanzata giapponese, preparata attentamente con ingenti forze, abbia sommerso le Filippine, le Indie Orientali Olandesi, la Penisola di Malacca e la Birmania, i risultati ottenuti, grazie alla creazione, in quel momento tragico, di un comando unificato hanno gettato solide basi per operazioni collettive future.

LA GUERRA GLOBALE

L'attacco giapponese e le dichiarazioni di guerra della Germania e dell'Italia gettarono immediatamente gli Stati Uniti e la Gran Bretagna in una guerra globale di proporzioni mai raggiunte nella storia del mondo. Non si trattava soltanto di una guerra su due fronti, ma su parecchi fronti, con linee di comunicazione che giravano tutt'intorno alla terra e si estendevano per più di 90.000 chilometri.
Per l'Inghilterra e per gli Stati Uniti le operazioni militari nella zona del Pacifico ed in Estremo Oriente creavano dei problemi logistici senza precedenti, in fatto di trasporti marittimi. La nostra strategia doveva in gran parte adattarsi ai fattori di tempo e di spazio. Lo sbarco ed il mantenimento di truppe in Australia richiedeva più del doppio del tonnellaggio navale che sarebbe stato necessario per operazioni simili in Europa o nell'Africa del Nord. Tuttavia, in quel momento gravissimo, occorreva istituire immediatamente grandi basi di rifornimento in Australia per i bisogni delle truppe sia di terra che d'aviazione, e specialmente per servire da base logistica alle nostre forze nelle Filippine. A tutto il giugno 1942 erano stati inviati nelle regioni del Pacifico meridionale e Sud-Occidentale 150.000 uomini dell'esercito nonchè reparti di Fanteria di Marina e unità per servizi a terra della Marina.*
(*)
* Abbiamo sbarcato unità americane anche nella Nuova Zelanda. Il governo della Nuova Zelanda ed i locali governi municipali hanno collaborato in tutti i modi a provvedere mezzi di trasporto, Servizi ed alloggi necessari alle nostre forze. Truppe della Nuova Zelanda cooperano oggi con le forze americane in varie operazioni belliche ed assolvono i compiti speciali a loro assegnati in completa armonia.

 

La topografia singolare ed il carattere del continente australiano hanno reso il nostro compito estremente difficile. Le distanze in Australia sono enormi, mentre il sistema di comunicazioni (strade, ferrovie, telegrafi e telefoni) erano limitate e complicate dall'assoluta mancanza di uniformità, cosicchè i suoi 7200 chilometri di costa erano tutti esposti a possibili sbarchi giapponesi.

Il Giappone attaccò le Hawaii, le Filippine, la penisola di Malacca, e le isole strategiche del Pacifico centrale. Approfittando di un lungo periodo di preparazione, che era incominciato con numerose azioni preliminari in Cina ed in Indocina per stabilire basi avanzate, e sfruttando l'elemento della sopresa, i Giapponesi lanciarono il loro attacco per impedire il concentramento delle forze alleate, che avrebbero avuto il compito di arrestare l'offensiva nemica diretta contro l'Australia e la Birmania.

LA LOTTA PER LE FILIPPINE

L'ala sinistra dell'avanzata giapponese verso sud aveva lo scopo principale di conquistare le Filippine. Le nostre forze nelle isole a quell'epoca consistevano di 19.000 militari americani, 12.000 Esploratori Filippini e circa 100.000 uomini dell'esercito filippino, mobilitato di recente e soltanto parzialmente istruito ed equipaggiato. Questo contingente comprendeva circa 8000 uomini dell'aviazione con circa 250 apparecchi, di cui 35 Fortezze Volanti e 107 apparecchi da caccia tipo P 40.

Il nemico cominciò a bombardare sistematicamente i campi d'aviazione ed i punti strategici di Luzon, distruggendo moltissimi dei nostri apparecchi; i successi nemici erano dovuti specialmente al fatto che noi avevamo pochi campi d'aviazione supplementari, insufficienti detettori magnetici (radar), mancanza di cannoni antiaerei, e di altro materiale.
Il 10 ed il 22 dicembre i Giapponesi effettuarono degli sbarchi nella parte nord-occidentale di Luzon. Le forze nemiche erano superiori alle nostre; noi mancavamo di equipaggiamento adeguato, non avevamo protezione aerea, utilizzavamo truppe mobilitate di recente ed irreggimentate per la prima volta. In queste condizioni, il generale MacArthur non aveva altra alternativa che un'azione destinata a ritardare l'avanzata nemica.

La situazione veniva ancora aggravata da un altro sbarco giapponese, effettuato con forze importanti, sulla costa orientale di Luzon. Vincendo grandi difficoltà, effettuammo una metodica ritirata verso la penisola di Bataàn, dove, protette e coadiuvate dalla fortezza di Corregidor, le truppe dovevano resistere fino all'ultimo. Gli aeroplani da bombardamento che ci rimanevano furono inviati a Mindanao (e più tardi in Australia) con l'incarico di stabilire delle basi da cui appoggiare le operazioni a Bataan. Il nemico concentrò rapidamente le sue forze di terra e sferrò forti attacchi contro la guarnigione di Bataan, che si battè eroicamente per ogni palmo di terreno.
(Alla fine di gennaio le truppe giapponesi si erano impadronite dell'importante centro petrolifero di Tararan sulla costa nordorientale di Borneo, avevano conquistato Rabaul e Kavieng nell'Arcipelago di Bismarck e Kieta nell'Isola di Bougainville nel gruppo delle Salomone, stavano rapidamente avvicinandosi a Singapore dal nord (Singapore cadde in mano dei Giapponesi il 15 febbraio 1942) e controllavano le vie di comunicazione navali ed aeree verso le Filippine. Le loro forze, lungo la frontiera di 6400 km. delle Indie Orientali e della Barriera Insulare della Melanesia, erano in posizione tale da minacciare gli altri possedimenti olandesi, l'Australia e le isole a nord e ad est di essa).

Le difficoltà di rifornire Bataan, sottoposta al blocco giapponese, erano enormamente aggravate dal fatto che migliaia di borghesi avevano accompagnato l'esercito a Bataan. Di fronte alla necessità di rifornire rapidamente un gran numero di persone, fu necessario ridurre di metà le razioni militari. Si cercò immediatamente di organizzare un servizio di navi che potessero forzare il blocco dalle Indie Olandesi e dall'Australia e trasportare, per mezzo di sottomarini, medicine, spolette speciali ed altre munizioni indispensabili.
L'impresa di forzare il blocco, finanziata coi fondi messi a disposizione del Capo di Stato Maggiore dal Congresso, presentava numerose difficoltà: per citare un esempio, i proprietari di piccole imbarcazioni e i marinai di Giava, di Timor, e della Nuova Guinea si rifiutavano di accettare assegni sui nostri fondi federali depositati a Melbourne, ma chiedevano denaro in contanti. Bisognava perciò trasportare il danaro in volo attraverso l'Africa e l'India, per essere consegnato a Giava. Non abbiamo mai ricevuto una relazione completa su queste pericolose operazioni. Di sette navi partite dall'Australia, soltanto tre arrivarono a Cebu. Fu impossibile trasferire i rifornimenti da Cebu a Corregidor, perchè il blocco nemico era rigorosissimo. Almeno 15 di questi piroscafi, per un tonnellaggio complessivo di circa 40.000 tonnellate, furono affondati o catturati dal nemico mentre tentavano di portare rifornimenti a Bataan. Anche parecchi cacciatorpediniere di vecchio tipo furono attrezzati come "navi per eludere il blocco," ma nessuno di essi riuscì a raggiungere le Filippine prima della caduta di Corregidor. Durante tutto il tempo dell'assedio continuarono di tanto in tanto le consegne di materiale e l'evacuazione di specialisti per mezzo di sottomarini.
La difficoltà di forzare il blocco giapponese e di rifornire Corregidor non fece se non peggiorare la situazione militare. Le mezze razioni distribuite dall' 11 gennaio in poi erano state ancora ridotte alla fine di marzo, mentre si macellavano cavalli e muli.

Data la potenza nemica in tutto il Pacifico e la nostra insostenibile posizione nelle Filippine, dirigemmo la massima parte dei nostri sforzi ad un rapido concentramento di forze di difesa lungo la nostra rotta verso l'Australia, all'organizazione di una efficace forza di offesa in quel continente ed all'invio di aiuti materiali ai nostri alleati nelle Indie Orientali. Rafforzammo quindi le Hawaii, mandammo delle guarnigioni in altre isole lungo la rotta aerea del Pacifico e provvedemmo un considerevole contingente di forze per le nostre difese della Nuova Caledonia. I contingenti necessari ad una forza aerea ben equilibrata furono spediti in Australia, ed i bombardieri pesanti vi giunsero in volo per la via delle Hawaii o dell'India. Le limitate possibilità di trasporti marittimi ci impedirono il sollecito invio di grandi contingenti di truppe di terra.

Nel febbraio 1942 il Ministero della Guerra ordinò al generale MacArthur di recarsi in Australia ad assumere il comando di tutto il Pacifico sud-occidentale. Lo Stato Maggiore angloamericano affidava al generale MacArthur il compito di difendere l'Australia, di arrestare l'avanzata nemica lungo le isole della Melanesia, proteggere le comunicazioni navali ed aeree con il Pacifico sud-occidentale e mantenere le nostre posizioni nelle Filippine. II tenente generale Jonathan M. Wainwright, che succedeva al generale MacArthur come Comandante in capo delle Filippine, continuò l'eroica difesa delle isole, che è divenuta ormai una pagina epica di storia americana.

II 31 marzo i Giapponesi, come era prevedibile, iniziarono un assalto su tutta la linea alle posizioni di Bataan, e per i successivi sette giorni non scemarono mai l'impeto del loro attacco. Quando le nostre linee furono finalmente rotte e perfino gli ospedaletti da campo erano sottoposti al fuoco dell'artiglieria nemica, apparve evidente che i coraggiosi, ma esausti difensori della posizioni non potevano più evitare il disastro finale.
Il 9 aprile ricevemmo il seguente messaggio radiofonico del Wainwright da Corregidor:

Questa mattina, abbiamo innalzato la bandiera bianca sulla prima linea e sono cessate le ostilità in quasi tutta Bataan. Verso le 10 a.m. il nemico ha fatto chiamare il generale King, per conferire col comandante giapponese. Ora sono le 7 p.m. ed egli non è ci ha informati dei risultati del colloquio. Dopo la caduta di Bataan l'aviazione nemica ha rinnovato i suoi attacchi a Corregidor. L'isola è stata violentamente bombardata questo pomeriggio, senza subire notevoli danni di carattere militare".

Nonostante la perdita di Bataan, le fortificazioni insulari di Corregidor, Forte Drum, e Forte Hughes continuarono per quasi un mese a resistere agli attacchi nemici con batterie anti-aeree e controbatterie. Il 13 ed il 14 aprile una squadriglia di bombardieri americani attaccò con successo basi e naviglio giapponese nella zona delle Filippine.
Il 5 maggio, dopo una settimana di intenso bombardamento, che fece crollare molte delle nostre difese costiere, il nemico fece una sbarco alla punta settentrionale di Corregidor: Le difese frantumate non riuscirono ad arginare l'avanzata giapponese. Il giorno seguente le nostre forze, esauste e decimate, furono sopraffatte e costrette ad arrendersi.
Lo spirito che animava l'eroica difesa del generale Wainwright appare da un brano di lettera da lui scritta poco prima della caduta di Corregidor:
"
Mentre scrivo, stiamo subendo un tremendo bombardamento da parte dell'aviazione e dell'artiglieria, nemica. Sarebbe folle sperare di poter resistere molto. Ma abbiamo fatto il possibile, tanto qui quanto a Bataan, e, pur sentendoci vinti, non abbiamo di che vergognarci".

Contemporaneamente alla campagna per conquistare le Filippine, il nemico aveva sfruttato i suoi successi nella Penisola di Malacca, per cercare di dominare completamente le Indie Orientali Olandesi. Il concentramento di forze giapponesi in quella regione, nell'Arcipelago di Bismarck e nelle Isole Solomone costituiva una minaccia diretta alle nostre linee di comunicazione nel Pacifico e verso la costa settentrionale dell'Australia.
Questi iniziali successi giapponesi erano dovuti al fatto che gli Alleati mancavano di mezzi militari sufficienti, specialmente per ciò che riguardava aeroplani, ed i relativi servizi di manutenzione e di segnalazione e non potevano affrontare un avversario che, grazie ai suoi spiegamenti di truppe in punti strategici, aveva la possibilità di concentrare su determinati obbiettivi forze di una schiacciante superiorità per terra, in mare, e nell'aria.

Si cominciavano ora a sentire le conseguenze della disperata resistenza opposta al nemico da parte degli eserciti filippino ed americano, che erano riusciti ad impegnare considerevoli forze nemiche. Durante il tempo così guadagnato, fu possibile inviare uomini e materiali in Australia, in Nuova Caledonia e nelle altre isole del Pacifico. L'accresciuta forza delle Nazioni Unite nel Pacifico sud-occidentale era preannunciata dalle nostre forze aeree, che cominciavano ad eseguire bombardamenti a grande distanza delle nuove basi giapponesi nelle Isole Bismarck ed in Nuova Guinea e rendevano sempre più difficili ai Giapponesi i bombardamenti di Port Moresby e dell'Australia settentrionale. Il bombardamento del Giappone per opera degli aeroplani americani comandati dal tenente colonnello (ora maggior generale) Doolittle fu un avvenimento incoraggiante in tutto quel fosco periodo.
Nonostante le gravi perdite di uomini e di materiale, subite dagli Alleati nella penisola di Malacca, nelle Indie Orientali Olandesi e nelle Filippine, la situazione militare stava avviandosi verso l'equilibrio. L'iniziativa non era più completamente lasciata al nemico.

L'INIZIO DELLA PARABOLA DISCENDENTE PER IL GIAPPONE

I preparativi del Giappone per un'offensiva contro l'Australia dalle basi delle Bismarck e delle Salomone Settentrionale erano prova evidente della sua intenzione di sfruttare le precedenti vittorie. II 4 maggio 1942 questa nuova avventura culminò nella conquista del porto di Tulagi nelle Salomone Centrali.

Tra il 7 e l'11 maggio, tuttavia, una lunga colonna di navi da guerra e da trasporto che si dirigeva verso Sud nel Mare dei Coralli, subì una sconfitta decisiva da parte di forze navali ed aeree alleate al largo dell'Arcipelago delle Luisade. Avendo subito gravi perdite, il nemico si ritirò nelle sue basi delle Isole del Mandato. L'aviazione dell'esercito appoggiò questa azione con ripetuti attacchi alle basi giapponesi di Lae, Salamaua, Rabaul, Kieta e la zona detta delle Shortland nella parte meridionale dell'Isola di Bougainville, dove concentramenti di naviglio nemico offrivano ottimi obbiettivi.
L'azione del Mare dei Coralli segnò il culmine della conquista giapponese nel Pacifico sud-occidentale. La possibilità che il nemico facesse divergere la sua forza a nord, per attaccare Midway o le Hawaii, ci consigliò di raggruppare diversamente le nostre unità navali e di rafforzare le unità aeree e terrestri alle Hawaii, a Midway ed in altre basi insulari avanzate. Bombardieri pesanti ed apparecchi da ricognizione di base a Midway ebbero importanti missioni di ricognizione e di attacco in vaste zone oceaniche.

La mattina del 3 giugno un apparecchio navale avvistò dei piroscafi da trasporto nemici circa 755 km. ad occidente. Il giorno dopo, quando fu avvistata un'altra colonna di naviglio con parecchie grosse navi porta-aerei a circa 290 km. a nord di Midway, apparve evidente che il nemico concentrava e convogliava il maggior contingente di forze navali fin qui impiegate per le operazioni nel Pacifico e si proponeva come pruno obiettivo la conquista di Midway. Tutte le portaerei disponibili e l'aviazione dell'esercito e della Marina delle basi terrestri furono concentrate contro il nemico. Nella storica battaglia che ne seguì, e che durò due giorni, furono inflitte gravi perdite di navi e di aeroplani ai giapponesi, che si ritirarono immediatamente.

Le battaglie del Mare dei Coralli e di Midway ristabilirono l'equilibrio navale nel Pacifico a favore degli Stati Uniti e resero meno grave la minaccia ai nostri possedimenti del Pacifico. Midway segnò una svolta dei nostri primi sei mesi di guerra ed iniziò una nuova fase delle operazioni nel Pacifico. L'offensiva nemica era stata definitivamente arrestata: le Nazioni Unite tenevano fermamente la catena di basi insulari, che si estendono dagli Stati Uniti all'Australia; le nostre forze avevano cominciato a sferrare attacchi efficacissimi, ed i nostri comandanti potevano ora preparare i piani di azioni offensive.

LA QUINTA FASE
LE ISOLE SALOMONE > >


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