RELAZIONE DELL'AMMIRAGLIO ERNEST J. KING
Comandante in Capo della Flotta degli Stati Uniti e Capo delle Operazioni Navali


LA GUERRA NAVALE NELL'ATLANTICO

GENERALITA'

Al principio della guerra la nostra attività navale nell'Atlantico consisteva nell'addestramento degli equipaggi alle operazioni belliche e nella scorta dei convogli in Gran Bretagna, in Russia ed in Levante, nonchè ai porti dell'America Latina e delle Indie Occidentali. Occorreva contemporaneamente disporre le grosse unità della flotta Atlantica in modo da poterle impiegare immediatamente, nel caso che le navi tedesche dai porti della Germania, della Norvegia e della Francia, attaccassero i nostri trasporti. Di tanto in tanto, per assicurare una giusta distribuzione delle forze navali alleate e per impedire eventuali operazioni da parte di navi tedesche, alcune nostre unità operavano con la flotta britannica.

In base ad un accordo con l'Inghilterra, confermato a Casablanca e in tutte le conferenze successive, il mantenimento della capacità bellica dell'Inghilterra costituisce uno dei principali impegni degli Stati Uniti. Evidentemente, per soddisfare a tale impegno occorre, come condizione essenziale per il necessario appoggio all'Inghilterra, mantenere le linee marittime di comunicazione, per poter effettuare senza incidenti il trasporto dei materiali inviati alla Gran Bretagna in base alla Legge di Prestito e Affitto, per rifornire adeguatamente le nostre forze e per poter spedire convogli di truppe.

Il compito di proteggere non solo quelle particolari linee di comunicazione, ma tutte le linee di comunicazione dell'Oceano Atlantico spettava all'ammiraglio R. E. Ingersoll, comandante in capo della flotta atlantica. Di fronte alla minaccia della flotta sottomarina tedesca (i metodi impiegati per combattere e vincere questa minaccia sono esposti in altra parte della presente relazione) ed alla possibilità di attacco da parte di altre unità nemiche, era importante soprattutto provvedere delle buone scorte per i convogli.

Al principio della guerra i tentativi nemici per interrompere le nostre linee di comunicazione, pur non riportando decisivi successi, costituivano tuttavia per noi una seria preoccupazione. Ma, grazie alla buona disposizione delle unità di scorta e ad altri mezzi difensivi, i nostri convogli continuavano a passare. Non si potrà mai apprezzare sufficientemente l'importanza di quelle operazioni di scorta, che sono continuate ininterrotte: abbiamo fatto uno sforzo supremo per provvedere le navi ed allenare gli equipaggi l corripimento del loro difficile dovere. Le statistiche concernenti il trasporto di truppe e materiali oltre oceano parlano da sè, e sono sufficienti a dimostrare la nostra efficienza in questo campo.

Un altro compito affidato alla flotta Atlantica era l'appoggio alla flotta britannica in casi di operazioni collettive; anche questa attività ha richiesto un'accurata preparazione ed esecuzione.
Oltre a ciò all'ammiraglio Ingersoll è stata affidata la difesa navale di tutto il nostro emisfero. Ciò ha voluto dire lo stazionamento di unità navali e di squadriglie aeree in varie località dell'America settentrionale e meridionale, nonchè in alcune isole dell'Oceano Atlantico, con i relativi indispensabili cambiamenti tutte le volte che la situazione lo richiedesse. La forza navale dell'Atlantico meridionale, il cui quartier generale è in Brasile, e che è agli ordini del vice ammiraglio J. H. Ingram, ha operato in stretta armonia e collaborazione con la marina brasiliana ed ha contribuito l nostro dominio del mare nell'Atlantico meridionale.

Per facilitare il passaggio dei convogli diretti alla Russia od all'Inghilterra e per provvedere una base per le nostre grosse unità navali, ci siamo serviti dell'Islanda, dove avevamo impiantato delle basi destinate alle unità di scorta dei convogli. Tutte le basi, che sono state ottenute dalla Gran Bretagna in cambio di 50 cacciatorpediniere, sono state continuamente in uso e si sono dimostrate di grande utilità.

Eccetto qualche azione anti-sottomarini e sporadici attacchi aerei, le unità della flotta atlantica non sono state impegnate in alcun combattimento importante nell'Oceano Atlantico. Ma, come unità di scorta e di appoggio, hanno accompagnato le nostre spedizioni di sbarco nell'Africa settentrionale e poi in Sicilia, e sulla penisola italiana; in occasione dello sbarco nell'Africa settentrionale ebbero luogo alcuni scontri nell'Oceano Atlantico. I dettagli di quelle spedizioni sono esposti in altra parte della presente relazione.

Allo scopo di addestrare subito, sulla costa orientale americana, gli equipaggi delle nuove navi, che, appena uscite dai cantieri passano alle dipendenze del comandante della flotta atlantica, fu istituito un reparto d'istruzione, comandato dal contrammiraglio D. B. Beary, come parte della flotta atlantica. A tale reparto venivano assegnate tutte le navi (tranne i sottomarini) appena erano pronte a prendere il mare e li venivano sottoposte a tutto l'addestramento necessario, per prepararle ai loro propri compiti. In aggiunta a questo tipo di addestramento, il comandante in capo della flotta atlantica doveva, anche far eseguire vaste operazioni anfibie.

Da quello che precede, appare chiaramente che al comandante in capo della flotta atlantica sono affidati compiti svariatissimi, e che l'opera sua ha contribuito al successo di molteplici operazioni, parte delle quali sono state eseguite dalla flotta atlantica, e parte da altre flotte. Ci sono stati a seconda delle circostanze continui mutamenti nella forza e nella disposizione della flotta atlantica, ed in queste varie occasioni la sua flessibilità e la buona organizzazione nell'effettuare i riadattamenti necessari hanno enormemente giovato alla marina nel suo complesso.

LA GUERRA SOTTOMARINA NELL'ATLANTICO

La guerra sottomarina, e specialmente quella nell'Atlantico, ha costituito una delle più gravi preoccupazioni per noi fin dall'inizio delle ostilità. La necessità di assicurare la continuazione ininterrotta del traffico oceanico è stata sempre, e continua ad essere, uno dei fattori principali di tutti i nostri piani strategici.

Le Nazioni Unite, essendo costrette a servirsi di linee esterne di comunicazione in quasi tutti i fronti di guerra, debbono fare assegnamento soprattutto sui mezzi di trasporto marittimi. Il successo delle operazioni d'oltremare, degli sbarchi su territorio nemico, del rifornimento di truppe all'estero e della fornitura di materiale di guerra alla Russia ed agli altri alleati impegnati soprattutto in operazioni terrestri dipende in gran parte dalla disponibilità di naviglio e dalla possibilità di farlo viaggiare. Il problema delle disponibilità di naviglio ha rappresentato un fattore importantissimo e talvolta dominante in quasi tutte le decisioni che il Comando Supremo Alleato si è trovato a dover prendere.

La minaccia principale alle nostre navi è stata sempre la potente flotta di sottomarini tedeschi. I nostri nemici hanno portato la guerra, sottomarina in tutti i mari, ma il massimo concentrato di sommergibili nemici si è avuto sempre nell'Atlantico, dove operava la maggior parte dei sottomarini tedeschi.

La campagna sottomarina germanica è un'estensione logica di quella della Prima Guerra Mondiale, che riuscì quasi ad affamare la Gran Bretagna ed a costringerla alla resa. Nell'impossibilità di costruire una potente flotta di navi di linea per prepararsi alla Seconda Guerra Mondiale, la Germania si proponeva di ripetere la sua campagna sottomarina su più vasta scala: a questo scopo costruì una ingente flotta di sottomarini. Il primo obiettivo di questa flotta subacquea era di interrompere le linee di comunicazione delle Isole Britanniche: ed infatti il nemico si mise subito vigorosamente all'opera a questo fine.

Gli Stati Uniti si trovarono coinvolti in tutta la faccenda, anche prima di essere formalmente in guerra, perchè le nostre navi venivano affondate sulle rotte transatlantiche. Per conseguenze, nel 1941, prendemmo gli opportuni provvedimenti per assistere la marina inglese, nell'azione di protezione delle nostre navi. Fra questi provvedimenti, elencati più dettagliatamente in altra parte della presente relazione, vi furono il passaggio di 50 vecchi cacciatorpediniere all'Inghilterra e, verso la fine del 1941, l'assegnazione di nostre navi alla scorta dei convogli di piroscafi da carico sulle minacciate rotte transatlantiche.

La situazione andava migliorando alla fine del 1941. Le operazioni di scorta stavano divenendo sempre più efficaci; l'aviazione britannica era divenuta una potentissima arma di guerra, operando direttamente contro i sottomarini ed opponendosi anche all'aviazione tedesca, che aveva giovato molto alla campagna sottomarina germanica nell'Atlantico. Data però la necessità di distribuire le nostre limitate forze su molti fronti, non potemmo più, almeno per un certo tempo, affrontare la situazione come sarebbe stato necessario al momento in cui anche noi entrammo in guerra il 7 dicembre 1941.

Tutta la nostra marina mercantile era divenuta un legittimo obiettivo degli attacchi nemici, ed i sottomarini tedeschi, senza diminuire per nulla la loro minaccia alle rotte atlantiche, erano in numero sufficiente per portare distruzione anche nelle zone fino ad allora immuni. Noi ci trovavamo quindi in serie difficoltà, giacchè quella parte della flotta atlantica non ancora impegnata in servizi di scorta era chiamata a proteggere i movimenti di truppa incominciati appena il nostro paese entrò in guerra; non avevamo quindi unità sufficienti per proteggere il traffico marittimo nelle zone ora esposte all'attività dei sommergibili nemici.

I Tedeschi non approfittarono immediatamente della nostra debolezza; infatti, passò più di un mese dalla dichiarazione di guerra prima che i sottomarini germanici cominciassero ad estendere la loro zona di attività. La loro prima azione fu un'incursione nei pressi delle nostre coste, effettuata nel gennaio 1942. Noi, preparati ad una mossa siffatta, avevamo raggruppato sulla costa orientale le nostre scarse disponibilità di navi anti-sommergibili e di aeroplani. La nostra forza in questo campo consisteva soprattutto di un certo numero di yachts e di naviglio di vario genere requisito dalla marina negli anni 1940 e 1941. Per rinforzare questo gruppo di navi, la marina accelerò il suo programma, consistente nell'acquisto di tutte le barche da pesca e da diporto che potevano servire allo scopo, e nel fornirle di tutto l'armamento possibile. Per servizi di ricognizione adoperammo tutti gli aeroplani disponibili, quelli dell'esercito e quelli della marina. Accettammo anche volentieri l'assistenza della Ricognizione Aerea Civile (Civil Air Patrol).

Queste forze eterogenee furono utilissime nelle operazioni di ricognizione ed anche nel salvare gli equipaggi delle navi affondate. Può darsi che esse abbiano anche, fino ad un certo punto, circoscritto la libertà di movimento dei sottomarini nemici, ma le gravi perdite da noi subite nelle acque costiere nei primi mesi del 1942 dimostrarono ancora una volta che delle barchette, sia pure pilotate da eroi, non possono lottare contro un nemico forte com'è il sottomarino.

La marina era profondamente riconoscente a tutti quelli che con entusiasmo rischiavano la vita, valendosi degli scarsi mezzi che avevano a disposizione, ma al tempo stesso riconosceva la necessità di trovare dei mezzi più efficaci; infatti, non si lesinarono gli sforzi per creare un complesso di forze anti-sommergibili adeguate. I cacciasommergibili, la cui costruzione era stata iniziata prima della guerra, entrarono in servizio ai primi del 1942.

Le marine britannica e canadese furono in grado di assegnare alcuni dei loro cacciasommergibili alle nostre unità costiere. In certi casi furono diminuite perfino le scorte oceaniche, per rinforzare le zone costiere. Questi vari provvedimenti resero possibile l'organizzazione di un sistema di convogli costieri verso la metà di maggio 1942. Contemporaneamente, l'aviazione anti-sommergibile aveva perfezionato la qualità degli apparecchi e l'addestramento degli equipaggi. L'aviazione dell'esercito aveva offerto di mettere a nostra disposizione il Primo Reparto da Bombardamento (First Bomber Command), che era particolarmente preparato ed attrezzato per la guerra anti-sommergibili.

I risultati di queste misure si fecero subito sentire nella cosiddetta frontiera marittima orientale (cioè nella zona costiera che va dal Canadà a Jacksonville), dove furono applicate per la prima volta. Dopo l'istituzione del sistema di convogli costieri (al comando del vice ammiraglio Adolphus Andrews, comandante della frontiera marittima orientale), alla metà di maggio 1942, gli affondamenti sulle importantissime rotte lungo la costa orientale furono ridotti a quasi nulla, e tali sono rimasti. Mentre non è mai stato possibile cacciare completamente i sottomarini da quella zona (abbiamo la prova, infatti, che almeno uno o più sottomarini tedeschi si aggirano costantemente presso la nostra costa atlantica), essi hanno cessato ormai da lungo tempo di costituire in quella zona un serio pericolo.

Quando la zona della frontiera marittima orientale divenne troppo pericolosa, i sommergibili tedeschi cominciarono ad operare altrove. Il sistema di convogli costieri fu quindi esteso appena fu possibile al Golfo del Messico (al comando del contrammiraglio j. L. Kaufman, comandante della frontiera marittima del Golfo), al Mare dei Caraibi (al comando del vice ammiraglio J. H. Hoover, comandante della frontiera marittima delle Antille) ed alla costa atlantica dell'America meridionale.

La flotta sottomarina nemica oppose un'ultima forte resistenza nella zona di Trinidad nell'autunno del 1942; ma da allora in poi le acque costiere americane sono state abbastanza al sicuro dagli attacchi nemici.

Il problema era molto più difficile in mare aperto: infatti, i cacciasommergibili, che funzionano abbastanza bene lungo le coste, sono troppo piccoli per fare servizio di scorta in alto mare. D'altra parte, i cacciatorpediniere ed altri tipi di unità di scorta non potevano essere fabbricati con la stessa rapidità con cui si fabbricavano le unità più piccole; avevamo pochi aeroplani adatti per lunghi servizi di scorta transoceanici, e poche navi porta-aerei. Per conseguenza, la protezione delle nostre navi sulle rotte oceaniche lasciava molto a desiderare. Tuttavia, verso la fine del 1942, le cose cominciarono a migliorare, via via che le nostre forze andavano aumentando; e da allora il miglioramento è stato costante.

La campagna anti-sommergibili nell'Atlantico è stata un'operazione condotta su un piano assolutamente internazionale. Durante la prima fase della nostra partecipazione c'era un notevole miscuglio di forze, e si cercava di affrontare la situazione come meglio si poteva. Per un certo tempo delle navi inglesi e canadesi facevano da scorta ai nostri convogli costieri, mentre i nostri cacciatorpediniere operavano con le formazioni inglesi nell'Atlantico e talvolta arrivavano fino alla Russia settentrionale. Quando le forze alleate andarono gradualmente crescendo ed acquistando un certo equilibrio, fu possibile determinare delle zone nazionali, in cui cioè fossero predominanti le forze di uno o dell'altro paese. Questo semplificava i problemi di amministrazione ed operazione; ma c'erano ancora, e ci saranno sempre, delle zone in cui due o più nazioni operano insieme sotto un unico comando: e naturalmente c'è sempre uno stretto coordinamento nella distribuzione delle forze dei vari alleati.

L'ammiragliato ed il comando della flotta americana (e più precisamente le Decima Flotta, che coordina le operazioni antisommergibili nell'Atlantico) mantengono uffici speciali addetti allo studio dei problemi connessi con la protezione ed il controllo delle rotte marittime; essi si scambiano tutte le informazioni raccolte e si tengono in stretto rapporto con l'Ufficio dei Trasporti Marittimi di Guerra (War Shipping Administration) degli Stati Uniti e col corrispondente ufficio in Inghilterra.

Il comando delle forze anti-sommergibili (sia navali, sia aeree) che proteggono le navi lungo le rotte costiere degli Stati Uniti fino l Mare dei Caraibi ed al Golfo del Messico è affidato ai Comandanti delle Frontiere Marittime (Sea Frontier Commanders), ciascuno nella zona assegnatagli. Il comando spetta alla marina, eccetto nella zona di Panamà, dove il Comandante della Frontiera Marittima è alle dipendenze del generale comandante di tutta la regione del Canale di Panamà.

Poichè gli aeroplani e le navi da guerra di superficie raggiungono il massimo grado di efficienza quando operano in perfetta collaborazione, si è seguito il sistema (tanto nelle operazioni antisommergibili, quanto in altre attività navali) di riunire le forze aeree e navali in ogni zona sotto un unico comando.

Nell'Oceano Atlantico, l di là della zona costiera, le forze antisommergibili, sia navali che aeree, fanno. parte della Flotta Atlantica agli ordini dell'ammiraglio R. E. Ingersoll. Uno dei gruppi facenti parte della flotta dell'ammiraglio Ingersoll è la squadra dell'Atlantico meridionale (al comando del vice ammiraglio j. H. Ingram), che protegge il traffico marittimo nelle acque lungo le coste a sud dell'Equatore ed in tutta la zona degli Stati Uniti nell'Atlantico meridionale. La squadra del vice ammiraglio Ingram comprende ottime unità navali ed aeree brasiliane. Il Brasile infatti collabora in pieno con noi nella nostra caccia ai sottomarini tedeschi. Sarà opportuno osservare, tra parentesi, che questa squadra non manca di aprire il fuoco contro unità corsare ed altra caccia grossa, quando se ne presenti l'occasione.

Conviene, a questo punto, esprimere la nostra sincera gratitudine alle navi anti-sommergibili olandesi, che hanno dato esemplare prova di efficienza operando come parte della Squadra Navale del Mare dei Caraibi fin da quando noi entrammo in guerra.

La guerra anti-sommergibili è naturalmente un compito essenzialmente navale; ma, seguendo il principio generale di collaborazione tra le varie armi, le forze della marina e dell'esercito, che siano disponibili in un dato momento, si uniscono ed attaccano insieme il nemico, quando se ne presenti l'occasione: avviene così che talvolta l'aviazione dell'esercito si unisca alla marina nella caccia ai sottomarini. L'assistenza dell'aviazione dell'esercito è stata di grande utilità, specialmente nelle prime fasi della guerra, quando le risorse della marina erano insufficienti. Abbiamo un esempio di ciò nella formazione, avvenuta nella primavera del 1942, del reparto di aviazione dell'esercito addetto alla guerra antisommergibili, che ricevette un'attrezzatura ed una preparazione tali, da rendere i suoi equipaggi dei veri specialisti nel loro campo.

Tale reparto operò tanto negli Stati Uniti, quanto nelle altre zone transoceaniche, al comando del brigadiere generale (ora maggiore generale) T. W. Larson fino al novembre scorso, quando la marina ebbe acquistato l'attrezzatura sufficiente per assumere le funzioni fino ad allora ottimamente disimpegnate dall'esercito.

È doloroso che non si possa, a questo punto, riferire i dettagli della nostra campagna contro i sottomarini ne raccontare le numerose eroiche gesta delle nostre unità anti-sommergibili; ma rivelarne i particolari vorrebbe dire compromettere íl successo di operazioni future. La guerra sottomarina è una guerra di astuzia; il sottomarino è un'arma che opera in sordina, e quindi le attività tedesche sono state sempre avvolte in un velo di segretezza. È altrettanto importante mantenere il segreto sui nostri provvedimenti difensivi, ed impedire che essi vengano a conoscenza del nemico. Esiste una continua gara per inventare nuovi mezzi e nuove tattiche da parte dei sottomarini da un lato e delle forze che cercano di combatterli dall'altro. Un elemento importante del nostro successo è il fatto di essere riusciti a tenere il nemico all'oscuro di quello che facciamo e di quella che abbiamo intenzione di fare in avvenire. È anche oltremodo importante che il nemico non sia messo al corrente della nostra tecnica anti-sommergibili, perchè egli non se ne valga a suo vantaggio nelle operazioni contro i nostri sottomarini.

I sottomarini tedeschi non sono stati ancora eliminati dai mari, ma, dopo aver costituito una vera minaccia alla nostra sicurezza, sono diventati oggi semplicemente un problema da affrontare.

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