BIOGRAFIA
(n. 1443 - m. 1497) - Duca 1496 - 1497


Dopo la morte del piccolo Carlo II, essendosi estinta la discendenza maschile del duca Amedeo IX, la successione del ducato di Savoia passò a Filippo, conte di Bressa, nato a Chambéry il 5 febbraio 1443, quarto fratello di Amedeo IX.

Nella prima gioventù, questo principe irrequieto e ambizioso aveva preso il soprannome di Senza Terra perchè non gli era stato assegnato alcun dominio. La contea di Bressa, l'aveva avuta soltanto, come vedemmo, nel 1460.

La sua vita era già stata piena d'avvenimenti, a molti dei quali, voluti a provocati da lui, accennammo nelle biografie precedenti, e quando egli ebbe finalmente raggiunta la mèta verso la quale si era tumultuosamente affannato, durante i regni di Amedeo IX, di Filiberto I e di Carlo I, si potè logicamente sperare che avesse a rivelarsi buon principe, dotato di molta esperienza, e uomo d'azione capace di rialzare le sorti del paese.

Non ripeteremo qui la narrazione delle ribellioni, degli audaci tentativi e delle imprese guerresche di questo principe. Diremo soltanto che nella maturità, egli era divenuto prudente e moderato, e che durante l'ultima reggenza, dopo avere accompagnato Carlo VIII nella spedizione di Napoli, era stato un amico leale e veramente prezioso per la duchessa Bianca, alla quale aveva dato validissimo aiuto nel sedare le rivolte suscitate in Savoia dal conte de la Chambre.

Quando assunse la dignità ducale, Venezia, Firenze, Ferrara, Milano, il Monferrato, Berna, Friburgo e la Spagna, prevedendo ch'egli stesse per fare grandi cose, mandarono a Torino, presso di lui, i loro ambasciatori che da allora ebbero sede stabile in quella città. Ambasciatore di Milano fu un Visconti; di Venezia, Marin Sanudo.
E grandi cose infatti avrebbe forse compiute Filippo, se la morte non avesse troncato troppo presto il suo regno, la cui durata fu di poco più d'un anno. Egli si spense a Chambéry il 7 novembre 1497, dopo aver dato alla Corte Sabauda uno splendore esteriore che la uguagliò alle maggiori d'Europa.

Fu molto lodato perchè si astenne assolutamente dall'esercitare vendette contro i molti nemici o avversari che aveva avuti, e perché, divenuto sovrano, seppe dimenticare le ingiurie patite come conte di Bressa.
E d'altra parte egli non mancò di compiere, durante il brevissimo regno, alcune notevoli riforme suggeritegli dall'esperienza. Si rese benemerito, inoltre, col munire di fortificazioni Vercelli e Chivasso, col cercare di rimettere ordine nelle finanze dello Stato, col promuovere la costruzione di canali e d'acquedotti, che affidò alle cure di un magistrato speciale, né si deve dimenticare che fu il primo a preferire per le cariche dello Stato e la dignità della Corte i nobili piemontesi.

Ebbe due mogli. La prima, che fu Margherita di Borbone, gli diede due figli: Filiberto II, a cui toccò il titolo ducale, e Luigia, che sposò Carlo di Valois, duca d'Angouléme, e fu madre di Francesco I, re di Francia. La seconda, a cui si unì nel 1486, dopo tre anni di vedovanza, fu Claudina, figlia di Giovanni di Brosse, duca di Bretagna, e da questa ebbe sei figli: Carlo, che regnò dopo il fratello Filiberto II; Filippo, che fu vescovo di Ginevra e poi duca di Nemours e d'Aumale; Luigi, che fu prelato; Filiberta, che andò sposa a Giuliano de' Medici, ed altri due che morirono fanciulli. Ebbe inoltre cinque figli naturali, uno dei quali, Renato, fu poi luogotenente generale del ducato e venne detto Gran bastardo di Savoia.